mercoledì 30 luglio 2008

Topo scaccia topo

C'è un vecchio proverbio che recita "Chiodo scaccia chiodo":
un male che ci affligge può essere eliminato dal sopraggiungere di un'altra evenienza, che lo rimuove;
ecco così trovare corrispondenza, nel pensare che "Topo scaccia topo".
Beh, la notizia c'avrebbe pure del ridicolo, non fosse che è parte della pastura quotidiana, alimento per i trogoli cranici di piattole terroriste.
A costoro puoi fornire sbobba d'ogni tipo: tanto è l'ignoranza congenita che li accompagna da farne peso morto, vuoto, depressione e buco nero, dove il cervello c'ha riversato il grigio della materia lasciando la tara.

"[...] la parte araba di Gerusalemme è stata invasa da Supertopi, per rendere la vita dei palestinesi impossibile [...] i toponi sono grossi, aggressivi, superiori ad ogni gatto, prolifici, immuni dal veleno e capaci di distinguere un ebreo dall'arabo".

Ovviamente, il topastro è un prodotto sionista, mutato geneticamente per nuocere al "povero" arabo;
mi par di vedere la scena: il ratto, a cui sono state date a fiutare le mutande del nemico, trova il fetuso, lo stana, lo sbrana e, una volta riportata al kibbutz la prova, la kefiah, il gran copricapo bianco e nero con le frange, è premiato con una fetta di gruviera, per avere eliminato quel che ci stava sotto.

- «Ma và a dà via i ciapp !»
Da dove è spuntata una tale consorteria di creduloni, sfornati da fertile mamma d'imbecilli ?
Ora, fossero quelli di Hamas a dire certe fesserie, già lo capirei di più: a quelli non interessa la terra, ma sopprimere fisicamente ogni ebreo, accomunati in questo con l'altro peloso, il Mahmoud, l'iraniano Ahmadinejad.
Tragico è che a giocare di cazzate è il giornale Al Hajat al Jadida, con un suo pari, Al Ajjam, attributi sottocoscia di Abu Mazen, padre padrone di Al Fatah, che si spaccia per la parte "buona", disponibile a trattare, che si è presentata a tutti gli appuntamenti con il premier israeliano Ehud Olmert, accettando pure un rapporto amichevole con gli "iuessei", quasi pomiciando con quelli di Washington.
L'arte della dissimulazione, della menzogna del doppiogiochismo, della faccia di tolla unita a quella di merda, sembra venire così naturale, a questi personaggi, che da tempo ho perso ogni fiducia in qualsivoglia processo di pace, in quell'area, dove al massimo ci può essere tregua, un riprendere fiato e serrare le fila per la guerra prossima ventura.
C'è, o è percepito come tale, un ottimismo nelle armi e nella forza dell'oggi, a poter domani sferrare un attacco risolutivo e vittorioso, ad aprire caccia e forni contro e verso l'odiato ebreo.
Cortine fumogene e fumi d'oppio sono stati spinti verso tanti guerrafondai, che stiano in Siria o in Iran, che usino sicari come Hezbollah in Libano o trovino ed appoggino pari bestiame e bestialità con Hamas.
Pacifinti, pacifessi, pacibuonisti, paciopportunisti e pacicomunisti hanno soffiato su queste braci, attizzato il fuoco e pompato l'ego di tanti megalidioti, trasportando, trasformando, traghettando e spandendo il succo animale di terroristi, versando tanto fiele e veleno nel piatto della gente di Israele, a cui hanno sovrapposto l'immagine e la forma dei loro amici assassini, naturali "Kompagni" di merende, riuniti in gruppi, anzi, Brigate Rosse.
Percezioni.
- «Una volta non avrebbero mai partecipato ad un negoziato senza pretendere l'arricchimento dell'uranio. Stavolta hanno accettato, senza condizioni».
Il dipartimento di stato americano aveva messo fine a trent'anni di chiusura diplomatica, inviando il sottosegretario di stato William Burns ai colloqui di Ginevra.
- «[...] la presenza di un alto rappresentante americano è stata una vittoria, di là da ogni risultato [...] l'Iran islamico oggi possiede seimila centrifughe, entrate in funzione nei laboratori di Natanz».
L'apertura ha creato la sensazione che ce la si può fare: ecco il segno del cedimento, della debolezza, di un muro che si sgretola, basta continuare a picchiarci la testa contro.
I suoi fidati pasdaran l'hanno acclamato e proclamato "Eroe nazionale del nucleare": il mito Ahmadinejad è bello che pronto, così come nel pentolone si sta bollendo la broda radioattiva, da mettere nelle "pentolacce" che andranno rovesciate su Israele...oggi...domani si vedrà, a chi tocca, che si sa; l'appetito vien mangiando !

Torniamo a Gaza: la televisione di Hamas mostra immagini di bambini, con grandi chiavi al collo, che ricordano quelli iraniani, mandati al macello, a suicidarsi sulle mine, nella guerra contro i soldati iracheni, con pari chiavi, che dovevano aprire loro le porte del Paradiso;
Speriamo che, nel frattempo, Allah non abbia cambiato la serratura.
Al Fatah si adegua e, sulla carta, inchiostra: i piccoli "Shahid", i martiri, sono "un esempio assoluto, a seguitare a combattere sulla via dei puri martiri".

A tutto questo aggiungiamo l'opera di leccaculaggine verso Hezbollah, per aver saputo riportare a casa Samir Kuntar, un sanguinario, che spaccò la testa di una bambina ebrea, di quattro anni, contro le rocce;
o la carcassa di Dalal Mughrabi, una sottana terrorista e suicida, che si fece esplodere portando a morte 37 turisti, su un autobus, compresi 12 bambini.
Abu Mazen s'è congratulato verso quelli, davanti a cui addirittura dei nostri sono scattati sull'attenti, obbedienti soldatini, messi in linea e diventati ostaggi, invece che forza d'interposizione !
Hamas freme, Abu Mazen tiene piedi in più scarpe, Hezbollah ha riempito gli scantinati di missili, la Siria sta alla finestra, pronta a cavalcare il migliore e il Mahmoud iraniano ha terminato quasi la cottura della bombolona atomica.
Ha pronta la lavatrice: prima la strizzata, poi le centrifughe, ma non per pulire i panni sporchi di casa.
Si può fare. Questa è la volta buona.
Appena inizierà il concerto, tutti vorranno suonare, e Israele lo sa, che ancora una volta li avrà tutti addosso.
Grazie anche alla stupidità di chi ha dato corda, fiducia e ambigui segnali di "cagasottismo", ai suoi nuovi carnefici.

La guerra ci sarà; sappiamo il come, il dove: restiamo nell'attesa del quando.

Magari esistessero e intervenissero, i Supertoponi !


Io, secondo me...30.07.2008

domenica 27 luglio 2008

FEZzerie

L'ultima dell'Antonio, il "Tontino" Di Pietro:

- «Ci vuole la mazza, quella ci vuole !»

Avendo spazio, entrerebbe in aula con il suo trattore, e tutto l'armamentario del campagnolo: forcone, roncola, zappa, badile;
davanti a sé, come apripista, porcelli e vacche, capre e montoni e il vecchio asinello: l'armata Brancaleone, zoccoli duri della sua fattoria.
La testa di questo Masaniello è un frullato nostalgico del manganello e, invece che purga, farebbe ingollare al paese un altro intruglio, a diventare sputacchiera, Italia dei Veleni;
Il nostro è incazzato con il capo dello Stato, il caro Napoletano, reo d'aver avvallato il lodo Alfano, che concede temporanea inattaccabilità alle quattro maggiori cariche dello Stato, per la sola durata del mandato, a poter ottemperare a quei compiti, che un sostanzioso voto di corposo elettorato ha DEMOCARTICAMENTE concesso loro.
Uscito dalle aule di tribunale, lasciato la toga, l'uniforme nera, s'è portato dietro la dote: la prepotenza di un potere, secondo a niente e nessuno, di puntare l'indice e far tintinnare la collana di catene e manette, di mandare dietro le sbarre o sputtanare a piacimento, che tanto nessuno c'è, a cui rendere conto di cazzate fatte: immunità, impunità e assoluzioni sono viatici d'appartenenza ad una categoria d'intoccabili.
Passato da aule muffe, piene d'aria viziata, eccolo a riempire polmoni d'arie e saccocce di palanche, che il mestiere d'Onorevole rende meglio, regala visibilità e termina le frustrazioni di megalomane costretto, per troppo tempo, in panni stretti.
Maestro di FEZzerie, ha riempito la piazza con le caccole insultanti delle sue mandrie, e ora invoca pure il bastone, il randello, la clava, per aggiustare le schiene di chi non rispetta la menata al pascolo, rompendo quelle righe, dove vorrebbe incanalato il pensiero bolso e fesso di un popolo bue, che solo lui è capace di raddrizzare.
Si muove, parla e si comporta come uno che ritiene la Camera un'osteria e il Senato bettola, regno di rudi, nerboruti e virili gorilloni, dove è lui a decidere chi resta o chi esce, secondo legge e regola della mazza e sotto la minaccia, per il disubbidiente e il ribelle, di una promessa:

- «Io quello lo sfascio !»

Ora, il Berlusca può piacere o no, così come la sua corte, ma una vagonata di voti vuole abbia modo di tentare di governare nella stabilità, che non deve essere disturbata dai giochetti stantii, manuali d'arte e guerriglia terroristica, ciclostilati negli scantinati di botteghe oscure, specializzati nell'insegnare come spalare merda addosso al prossimo.
Centinaia di toghe rosse si sono avvicendate nello sperperare soldi comuni tentando, per poi mai riuscire, di mettere il Silvio in condizioni di non nuocere, a farlo diventare come il Pellico, patriota risorgimentale, famoso per avere scritto "Le mie prigioni": il malefico è reo d'aver bloccato gli ingranaggi della possente macchina da guerra, di geometrica potenza, che altrimenti gli sarebbe riuscito di menare il paese incontro al bel sol dell'avvenire.
Cancellati i nostalgici di Baffone e Baffino, una valanga d'elettori hanno fatto una scelta e una scommessa senza ambiguità, ma eccoli subito inascoltati, disprezzati, scherniti, canzonati e assimilati a quantità d'imbecilli ed ignoranti, a confronto di qualità, al meglio, anzi, al prototipo del "Migliore":

- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»...parole e messaggio messianico di "Red" Max D'Alema, per i "Massanalfabeti".

Nell'opportunità e utile che "Il nemico del mio nemico è mio amico", ecco spurgo di ritorno:

- «Con questo decreto sono mandati nei forni crematori»,

a contestare una manovra che parrebbe dimenticare il Sud e rottamare i lavoratori precari.
Magari il decreto sarà pure un...decretino, ma i forni crematori sono simboli della cancellazione di milioni d'esseri umani, che non hanno ancora - per fortuna - eguali, e non devono essere nominati invano, come il nome di Dio, in bocca ad un produttore di FEZzerie.

- «Ci vuole la mazza...no, cazzo: il manico, ci vuole e, oltre la pratica, tanta grammatica, caro Tontino !»

Io, secondo me...27.07.2008

giovedì 24 luglio 2008

Arciballe

- «Guarda, per me è la tipica bellezza argentina: bella donna, naso regolare ed affilato, occhi brillanti, lucidi come uno specchio, dopo la passata di Vetril, corpo slanciato, da ballerina di tango...», e così via, che mi sono lanciato in un profluvio di bla-bla-bla, coinvolgendo la povera consorte in un usurante e snervante ascolto di dottica beppesca nell'arte indovina del "Chicazz'è".
Ristorantino sul mare, aria da stravaccato vacanziere, con abbondanza di tempo da dedicare al pazzeggio mentale, mi cresce naturale il callo della portinaia: guardare attorno e pettegolare come una betonica, ovvero, impicciarsi della fauna confinante.
Lei sedeva nella tavolata a fianco, con il marito, che il mio dottorato suggeriva essere un cinese abbronzato;
Disperata, in cerca di una via di salvezza, mia moglie rompe gli indugi, attacca bottone con una scusa qualunque, intavola una chiacchierata con la donna e le due partono in un fitto brusio, come solo loro sanno fare.
Finito il tutto, raccontato e concentrato in uno sputo di tempo la rispettiva storia di un'intera vita, la mia dolce metà mi fissa: la piega delle labbra a segnare un risolino sardonico e, negli occhi, quel lampo, che anticipano la consumazione di una vendetta, troppo a lungo sopita;
- «...lei è di Bergamo, e lui cileno !»
Credo d'aver finito il piatto di scampi e gamberoni senza neppure spellati della parte coriacea, che l'umiliazione del mio ego avrebbe coperto pure gli effetti di una fialetta di cianuro.
'azzarola: che figura di m... !
Intento a leccarmi la ferita, cosparsa di sale, ecco che la provvidenza mi porge il balsamo:
- «...sono stati tre italiani !»
Se non fossi un uomo, ti bacerei, caro Alessandro, "compagno" di pirlaggine.
In quel di Roma, ne campo nomadi di Via Candoni, eccoti una bella e provvidenziale sfiammata, ennesima conferma di un popolo italiota xenofobo, razzista, forte con i deboli quanto vile al contrario;
L'Alex, intruppato nell'Arci ( una delle tante costellazioni, sigle, groppuscoli, compagnie, compagni di merende e truppe cammellate, che godono di lucrosi contributi, elargiti con generosità, con controlli all'acqua di rose ), che veglia sui campi di quella gente errabonda e girovaga, chiama le forze dell'ordine, per un incendio, e denuncia il dolo, lasciando l'accorato appello al soccorso ben inciso sul nastro magnetico dei militi.
Una schiumarola di tipacci, arrivati su più auto, avrebbe lanciato bombe Molotov sul campo, innescando le fiamme; ma il peggio arriva dopo:
- «Ho visto le fiamme alte...SONO STATI tre ITALIANI»
Come il ritornello di una vecchia canzone, mi viene spontaneo esclamare ( che volete, resto grossolano: sono nato e rimango ruvido campagnolo ):
- «Minchia signor Capitano ! E che, l'abbiamo scritto in fronte: io sono un italiano, un italiano vero...o forse avevano le braghette con il tricolore; Caro Alex, non è che hai fatto come me, con l'argentina e il cinese abbronzato ?»
No, è peggio.
Il nostro, dell'Arciballe, si era inventato tutto, sbugiardato dai rilevamenti di Polizia e dei Vigili del Fuoco e pure sputtanato dai rom stessi: il fuoco è nato da sé, non c'era nessuno e il nostro ballista si era bevuto il cervello e, se c'erano bottiglie, non avevano tenuto benzina, ma il Barbera che si era scolato e una parte dei fumi proveniva da lì !
L'Arcialex ( penso male, ma l'essere una carogna spesso mi ha dato ragione ), ha tirato acqua al suo mulino e, preso per i piedi e ribaltato, scommetto che gli cade una tessera, di color Lambrusco.
Le prime reazioni a caldo, ormai automatizzate, come i nastri registrati delle segreterie telefoniche, partono con accuse prestampate:
"Intolleranza, xenofobia e razzismo, attizzate dal messaggio pericoloso ad uso e consumo di un estremismo di destra voluto dal governo, sulla caccia alle streghe intorno ai campi nomadi; sulla deriva antidemocratica".
- «Contrordine, compagni: è tuta una bufala !»
Troppo tardi, per coprire il gioco, ormai scoperto, di tirare fuori i ventilatori del Cremino, per poi lanciare nel flusso d'aria il prodotto merdaiolo di una piazza lasciata ai Petores falcematelluti, pataccari e cascame di una paccottiglia di Tontini, teste Di Pietro, i Borgia dell'Italia dei Veleni.
Come a Verona, quando prendono a calci e ammazzano un ragazzo: nazisti, aizzati dalla vittoria della Lega in Veneto;
presi, si presentano per quel che sono: teppisti, che avrebbero fatto lo stesso per chicchessia, bianco o rosso, purché burroso e morbido da sfondare, che l'importante era menare le mani.
E il tipo del Pigneto, a Roma, che devastò il negozio di un extracomunitario ?
- «Azione squadrista !»
Era di sinistra, con tanto di faccione del Che Guevara tatuato sull'avambraccio.
Fa niente: a furia di spandere, qualcosa rimane attaccato, come l'Arciballa sotto la suola delle scarpe !

Io, secondo me...24.07.2008

martedì 22 luglio 2008

Boss(ol)i

Occhio ragazzi, stiamo in pista, che questo c'ha ben trecentomila bergamaschi in armi e memorabile rimane il suo accenno a che una pallottola costa poco, e dal Bossi ai bossoli il passo è breve;
certo, qualche centinaio di migliaia di schioppi non sono otto milioni di baionette e non bastano a spezzare le reni, come neppure il passare dalle camicie nere alle verdi, che il confronto numerico rimane ancora - fortunatamente - da frattaglie, avanzi da armata Brancaleone, buoni per un film di ridolini.
A dire il vero, sono il "popolo di pancia", la base, la testa d'ariete, a cui dare rumine per digestione in pillole, con foraggio elementare, leggero, semplice, per nulla elaborato, che l'assorbimento deve impegnare lo stomaco, non il cervello;
ecco l'ampollina riempita dall'acqua del Po, l'estrema unzione del novello Masaniello, agitatore di boccette, vasetti e fiale d'acqua santificata, per aspergere il capo al seguito: il popolo eletto, dei bossoli.

- «Signora, quello lo metta al cesso !»
No, non era riferito al rotolo di carta igienica, ma il tricolore, che una poveretta, a Venezia, fece incautamente sventolare, mentre il Berto passava con l'ampollina sacra, come a Napoli, con il sangue di San Gennaro;
il nostro eroe troverà e riesumerà presto un antico testo sacro, dove profezia vuole un Messia venuto dal Nord che, dopo lunga marcia, riuscirà ad espugnare Roma, "la ladrona", per poi purgarla da peccati e peccatori.

- «L'Italia, schiava di Roma ? Noi la libereremo !»
Uno dei suoi, andato oltre lo sfogliare i fumetti di Tex Willer, tentò di arginare la cappellata del suo duce:
- «Ehm...capo...nell'inno della Repubblica italiana, quello di Mameli, è la vittoria ad essere schiava di Roma, affrancata dai tempi dei Cesari; l'Italia poi s'è desta e ha cinto l'elmo di Scipio...Scipione, l'Africano...vincitore di Cartagine».
L'Umberto lo squadrò con occhi acquosi:
«Bene: libereremo anche Carta...quella roba lì...Cartagine ! E poi c'è una pallottola pure per quel terrone...el terùn, l'africano, che già ce n'abbiamo troppi di marocchini !»
Nessuno fece caso allo sparo, che al suicidio del tesserato della Lega si preferì credere alla disgrazia, un colpo accidentale, scappato dalla canna di fucile di un bergamasco.
In suo onore, il Senatùr Bossi promise:
. «Quel motivo lo metterò al cesso ! E poi, a me mi piace l'altro, quello del Piave, che mormorava calmo e placido, al passaggio dei fanti: "Non passa lo straniero !"...e i terùn via, a cà sua !»

Quel che preoccupa il Berto è il passaggio del testimone, perpetuare la linea di sangue, la schiatta dei Bossidi, che c'è pericolo che si estingua politicamente e precocemente con lui, che il figlio rischia domani di restare senza dote;
Dopo l'ultima scoppola che prese, che quasi ci lasciò le penne, ancora mezzo rintronato, pensò bene di lanciare un messaggio agli armigeri de Berghem e ai suoi sottopancia;
affacciandosi al balcone, per benedire e dar di verbo, ecco mostrare, a "Urbi et Orbi", il frutto dei suoi lombi, a far capire chi dovrà prendere in mano la prossima brocca del Po: Renzo, suo figlio, continuatore di Dio, del Re e della dinastia dei faraonidi, di stirpe norditaliota, il Bossi Secondo...secondo lui;
Per l'investitura del futuro nuovo Imperatore, nordico purosangue e figlio di papà, urge un inno più maestoso, degno d'esaltare il momento in cui corona cingerà capo dell'erede.
Qualcuno mormora ( non il Piave ):
- «Capo, perché non il "Và pensiero", di Giuseppe Verdi ?»
Al Bossi Primo luccicano gli occhini e s'appannano gli occhiali:
«Verdi...come le mie fedeli camicie; mi piace...Và pensiero...bello».
Povero Umberto...Và pensiero: è da un pezzo che il suo se n'è andato.

- « Papà, mi hanno bocciato per la seconda volta».
'O Re scuote la spelacchiata criniera:
- «Terùn ! Ma appena trovo i trecentomila vi caccio a pedate nel culo, e poi, su, un bel muro: noi di qua e voialtri di là !»
... "Và pensiero"...sventoliamo i fazzoletti...verdi, ovviamente !


Io, secondo me...22.07.2008

lunedì 21 luglio 2008

Fighetti tartufati

Allora...
789 grammi di Divina Commedia, edizione compatta, della Garzanti;
478 grammi di Pirandello, mischiando "Il fu Mattia Pascal" con "Sei personaggi in cerca d'autore";
680 grammi de "La Storia del mondo", di John Van Duyn Southworth, che nessuno conosce ma c’ha un nome che mette soggezione;
413 grammi appena, "La Storia della filosofia greca", scritta in linguaggio povero, per il ristretto vocabolario del volgo, del popolo, che comincia ad imparare a leggere muovendo i primi passi con l'abbecedario, l'abc del novizio, e non me ne voglia i caro ed amato maestro, Luciano De Crescenzo;
e, tanto per stare tra i dilettanti del sapere, mettiamoci pure 546 grammi di "Una giornata nell'antica Roma", del buon Alberto Angela.
Negli anni sessanta, il compianto maestro Manzi insegnò a leggere e a scrivere a milioni di italiani, ancora analfabeti, ammaestrando dal tubo catodico della neonata televisione, con la trasmissione "Non è mai troppo tardi";
De Crescenzo e gli Angela, padre e figlio, sono benemeriti divulgatori, e quindi tollerati ma snobbati dai "Fighetti tartufati", che prediligono il dire le stesse cose, ma con termini elaborati, criptati, con incomprensibili formule divinatorie, per iniziati, che rendono complicato il semplice per poi dimostrare quanto, per loro, il complicato è semplice.
Tanto per dare un esempio, pendiamo un tartufato di fighetto a caso: Massimo D'Alema;
uomo dall'ego smisurato, sarcastico, impetuoso e prepotente nel predicare vangelo suo che, in forma e costrutto di Messia e Maestro, con dogma da "In peto veritas", per tanto d'aria che porta nel suo copertone, da fiato al trombone:
"Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese".
Agghiacciante: stessa considerazione e rispetto che si può avere nell'infilzare un insetto da mettere sotto vetro, da mostrare alla ragazza..."Vuoi salire da me a vedere la mia raccolta di farfalle ?", e in un sol colpo si fotte l'uno e l'altra.
Già avevano inventato "il migliore", quel Togliatti complice degli assassini delle purghe, gran mentitore, bugiardo, falso, cinico, opportunista, banderuola di Stalin, a cui tenne gioco e copertura di chiappe, per salvare le proprie, tornando a noi con la balla del sol dell'avvenire e della promessa del potere al popolo...nei Gulag o nelle fosse !
Da tale "formica regina", ecco la prole, sangue nobile di razza eletta: i migliori.
Della cultura hanno fatto "esproprio proletario", scippando e rapinando, come i brigatisti rossi con le banche, rubando e avocando a sé il valore di un sapere comune, banditesco autofinanziamento, per il fighettume dei compagni di merende.
Caro Massimo, di te me ne faccio un baffo, anzi, un baffino;
dirò di più: dei tuoi peli faccio segnalibro per le mie letture, che la mia biblioteca non comprende i tomi del vostro sapere, stampati nei sotterranei del Cremlino e i fascicoli li avete avuti con i bollini premio, dopo aver completato la tessera di partito !
La vostra è cultura al pomodoro, una salsa rossa stemperata in insalata russa, con una maionese impazzita per l'aver montato a neve il sangue di tanti innocenti.
Eccoli salire in cattedra, che i loro libretti rossi li hanno colorati intingendo, come un biscotto, nelle piaghe, nelle ferite e scarnificando MILIONI di morti, che nessuno ne ha fatti come l'evangelo comunista.
Migliori, sì...ma nell'arte della macellazione, "[…] quelli che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese".
I fighetti tartufati della rivoluzione, esperti in demolire, quanto incapaci poi ne costruire, che le fondamenta del loro operato erano scheletri, impalcature di ossa di morti.
I libri mi sono "compagni" da sempre, e il giornale è come la michetta quotidiana, ma non per questo mi sento migliore di nessuno:
se proprio, più informato, aggiornato, fortunato per aver avuto mezzi o essere nato nel contesto migliore;
e se è caduto il muro di Berlino, la genia assassina di Lenin e Stalin, e sono spariti i nostalgici dagli scranni di Camera e Senato, vivaddio:
sia reso grazie ai tanti, ai più, che non hanno bevuto benzina dalle bottiglie e fumato gli stoppini;
gli altri, insofferenti alla democrazia, presuntuosi, rosi e rossi di rabbia, affastellati in brigate, sciamano nelle piazze, a dimostrare il proprio sapere nell'iperbole dell'insulto, povero, misero e miserabile;
hanno letto tanto loro, ma nessuno li ha avvisati che erano le scritte scure da scorrere e studiare e, leggere tra le righe, non era cantilenare il nulla;
poveri pseudo-intellettuali, che si scambiano medaglie l'un con l'altro, prodotti in catena di montaggio, polli in batteria, pappagalli dello slogan.
Fighetti tartufati pieni di sé, convinti che "In peto veritas", nel peto la verità !
Straccivendoli, da sei politico.


Io, secondo me...21 Luglio 2008

giovedì 17 luglio 2008

Bestiallah

Come fosse stato uno scambio, un baratto al mercatino dell'usato, in stile
"Io do una cosa a te, tu dai una cosa a me",
l'annuncio e il peso dello scambio è apparso nelle distratte pieghe interne dei notiziari:
quasi fossero acciughe in scatola, i resti mortali di Ehud Goldwasser e Eldad Regev sono tornati a casa, nella LORO terra, in due casse nere.
Rapiti nel 2006, sono stati parte di una cruda e crudele coreografia, tenuta in piedi dal movimento Bestiallah, altrimenti conosciuto come Hezbollah - "partito di dio", uno rimaneggiato per atri e altrui scopi- accudito e tenuto assieme con lo sputo, dal loro segretario, Hasan Nasrallah;
Questi si è preso le frattaglie di un centinaio di assassini, "bonificati" negli ultimi trent'anni, mentre tentavano atti di terrorismo in territorio altrui e prontamente disinfestati dall'intervento dei soldati, messi a difesa della gente di Israele.
Di costoro m'importa una sega, ma preoccupano i cinque vivi, restituiti col pattume, in special modo il piccoletto e cicciottello, con gli occhi cerchiati come fondi di bicchiere, le sopracciglia cespugliose come pelo attorno al...ci siamo capiti, lo sguardo ottuso del somaro che non capisce quelli e perché battono le mani a lui attorno.
Giuro che, a guardarlo, se vero il detto che gli occhi sono lo specchio dell'anima, in quelli è come ammirare una fossa biologica !
Samir Kuntar è la tipica caccola lasciata dall'evoluzione durante la sua marcia;
questo "eroe", prodotto finito ed eccellenza dei Bestiallah, modello ideale, viene fatto zoccolare su un bel tappeto rosso, circondato da selve di bandiere gialle di Hezbollah, timbrato, imbucato e spedito a Beirut per essere mostrato ad esempio a tutta la consorteria di macellai, pari suoi;
il maestro avrà modo e tempo di istruire ora tanti emuli, acerbi e grezzi apprendisti di bottega:
spiegherà loro la tecnica di entrare in una casa di civili, ammazzare l'uomo e rovesciare il cervello della figlioletta di quattro anni, sbattendole il cranio sulla pietra, come fece nel 1979.
A simile escremento umano plaudono oggi i signori Hasan Nasrallah, che si porta ormai appresso e dove vuole Fouad Siniora, presidente libanese, marionetta ed ostaggio;
a menare coda, in attesa del lancio dell'osso, pure il camaleonte-banderuola, Mahmoud Abbas di Al Fatah, che misura il piede in due scarpe che, non si sa mai, un domani, bisogna essere in condizione di galleggiare a turacciolo, se la nave dovesse imbarcar acqua o, peggio, affondare:
mai mettere tutte le uova in un paniere.
Ehud Goldwasser e Eldad Regev...uccisi anche dai compagni di merende italidioti, che s'accompagnarono a braccetto con i loro assassini, sinistri Bindalema, che hanno pure mandato a far da cuscinetto i nostri soldati, con la raccomandazione di tenere gli occhi aperti...verso Israele, mentre dietro le italiche chiappe i Bestiallah si riarmavano, che tanto sono loro i padroni della baracca.
Povero Ehud, povero Eldad, poveri ragazzi miei:
mentre voi eravate avanzi sul banco di macelleria, i nostri grandissimi pirla erano a pigolare e fare finti scioperi di fame e sete per chiedere la grazia per le ultime merdacce di Saddam Hussein, a che non gli si torcesse il collo.
Una Eurabia con posizione a 90 gradi, invece che lungimirante visione a 360, è specchio, copia e forma deformata dei sinistroidi italioti, quelli che, in adorazione, per eredità e cromosomi hanno trovato gemellaggio, storia, vissuto e parentela - linea...di sangue - con i Bestiallah.
Ehud, Eldad: una manica di vili ed imbecilli erano e sono a ricordare eccezioni, come il carcere di Abu Grahib o Guantanamo, ma infami nel perseguire la regola del quotidiano, dagli sgozzamenti alle teste mozze, dalle bombe nei mercati, fuori dalle scuole e negli zaini dei bambini;
Israele: grazie di essere un paese civile, capace, laborioso, democratico, dove la cultura semina per il futuro, che l'alternativa sarebbe il ritorno, sulle vostre terre, delle cacche di pecora.
Ehud, Eldad: per voi, per i vostri genitori, per la gente di Israele, io prego, come so e come posso, sperando che la mia goccia cada nell'oceano, dove si specchia Dio.
Io e voi sappiamo che non esisterà pace, che è solo illusione e fumo per confondere e dare alibi ad una parte d'occidente ormai all'Olio Santo
Speriamo che questo morto abbia almeno un anima, che ormai le radici sono secche.
Ehud, Eldad, vi hanno riportati a casa;
c'è tempo per piangere e uno per ridere, uno per vivere e un altro per morire...
Samir Kuntar, comprati un orologio.


Io, secondo me...17 Luglio 2008

martedì 15 luglio 2008

Giallo estate

Pam !
L'uomo che incautamente ha preso il fazzolettone, per detergersi dal sudore, centrato in piena fronte, ondeggia, barcolla e cade: giustizia è fatta;
Accanto a lui, l'altro, spaventato, balza in piedi e, inavvertitamente, fa cadere il rotolino di carta igienica che aveva a fianco, che si svolge e rotola per tutta la sua lunghezza.
Pam !
Secondo centro perfetto e, mentre il cecchino si compiace di tanta precisione, il poveretto cade all'indietro, come un birillo scalzato dalla boccia.
Il vecchio della fila sopra, inebetito, mette la cornetta all'ottuso orecchio, che gli pareva d'essere stato schiaffeggiato dall'aria, come se uno schiocco violento l'avesse compressa muovendo il suo usurato timpano.
Pam !
Un altro pericoloso sovversivo è stato cessato.
Gente accorre, soccorre, si assembra: chi agita il pugno chiuso verso la minaccia, chi agita allarga e incrocia le braccia a ventaglio, come ad indicare che sono inoffensivi e disarmati, chi sventola un libretto rosso, quello che accende il registratore, chi fotografa a casaccio attivando il flash e un altro con una sofisticata telecamera, sperando di catturare la causa e venderne le immagini…
Pam ! Pam ! Pam ! Pam ! Pam ! Pam !
Meglio che al Luna Park, che invece dell'orsetto gli daranno sicuramente una medaglia e una promozione.
Huang Keying, vicedirettrice per i "servizi" agli spettatori, del comitato organizzatore delle Olimpiadi in Cina, gongola soddisfatta;
aveva avvertito: niente bandiere, striscioni o trobette, vietati manifestazioni politiche o religiose, come pure mostrare libri di contenuto commerciale, militare, relativo ai diritti umani, all'ambiente e alla difesa degli animali.
"Cazzo", pensò (in cinese ) : "per colpa e riguardo a quei maledetti devo anche rinunciare ad una succulenta bistecca di carne di cane, vietato per non urtare la suscettibilità dei barbari occidentali !".
Incivili, buzzurri, indisciplinati, disubbidienti;
Li si era avvisati: ben 26 erano le proibizioni e i divieti, studiati per inquadrarli ordinatamente, come già per un miliardo e passa di formichine gialle cinesi.
"Ma perché", si chiedeva Huang Keying, "non trattarli a schioppettate, come i nostri campagnoli che c'hanno sempre da dire perché muoiono di fame mentre la città progredisce: loro sono nati per lavorare come somari e crepare come mosche, che è per questo che sono stati concepiti numerosi".
Il comunismo è potere al popolo...ma solo dopo che quello ha dato il potere l comunismo !
"Attento: guarda quello...là, con il fischietto"...
Pam !
Colpito e affondato.
"E l’atro, quello che urla cornuto all’arbitro !".
Pam !
Ecco, ora capiranno che le leggi sono in linea con la Carta olimpica e sono state pensate per garantire l’ordine e la sicurezza.
"Quello, becca quello ! Il pelato, con il nasone e la pancetta, che sta usando il computer portatile; colpiscilo !".
Sento un colpo secco e qualcosa mi sfiora la calvizie: me ne scappo, meglio cambiare aria.
Non capita due volte un cecchino imbranato e cecato che, al grido di mirare al bersaglio grosso, va in palla, dubbioso se era riferimento alla pancia o al naso !

Io, secondo me...15 Luglio 2008

venerdì 11 luglio 2008

Dubai, son guai

E si: più che Dubai, per la Michelle, d'ora in poi diventerà DuGuai;
ma, dico io, si può essere più scemi di così ?

Se proprio devi fare quattro salti in padella, facendoti sbattere come la maionese da uno stallone locale e in piena ciucca alcolica, rotolando in un frullato di sesso e carnazza, vedi di farlo nello sbattitore adatto, che gli emirati arabi non sono aperti come te, per queste cose.
Possiamo stare qui fino alla consumazione dei secoli a sbattere labbra e mugugno a menare il torrone di quanto sono indietro per usi e per tradizioni, rispetto ai tempi, ma è casa loro e, se ci vai, è normale, educato e civile comportarsi da ospiti obbedienti a regole e regolamento di condominio.

La notizia:
"[...] Michelle Palmer, 30 anni, ubriaca, era in intimità con un uomo [...] a Dubai è stata arrestata sulla spiaggia di Jumeirah, dove un poliziotto l'aveva scoperta"...scoperta, veramente;
rischia sei anni di carcere con le accuse di relazione sessuale fuori del matrimonio, oltraggio al pudore, ubriachezza in pubblico, resistenza ad agente di polizia.

Per certo è che ha già perso il lavoro:
"[...] lavorava per una casa editrice che l'ha subito licenziata [...] a seguito di un comportamento che viola i valori morali e culturali del Paese".

La Michelle aveva partecipato ad un festino, con colleghi della comunità straniera, dove si era bevuto molto, fiumi di champagne gelato, e la festa era andata avanti per ore;
così carburata, l'imbarazzo, la timidezza e il buon senso cadono, come i vestiti;
le cose precipitano in orizzontale, e dal Kamasutra la posizione è cambiata in piega...una brutta, quando dal privato si passa a far cinema all'aperto e ci si fa pizzicare, non dal compagno ma dalla polizia.
Siamo a Dubai, e il mischiare birra e sesso porta, più che al pene, alle pene, e nel paesello - garantito - si gonfiano di più le seconde che il primo.

A peggiorare le cose, la cretinetta ha apostrofato il milite con un sonoro «fucking muslim», cercando addirittura di colpirlo con una scarpa dal tacco alto;
magari pensava che quello fosse valore aggiunto, un bel maschione da...incorporare e, vuoi mettere che bello, se è anche masochista e ama i tacchi a spillo ?
la femmina era ormai come una lattina di Coca Cola, aperta dopo lo sbattimento: schiumava.

Mi spiace, ma ignoranza e arroganza non sono ammesse: trovo giusto che paghi le conseguenze della propria imbecillità;
stavolta sono io ad appellarmi alla misericordia della corte, non dopo aver fatto prendere a quella una bella strizza, a che impari rispetto e disciplina in casa altrui dove, se proprio c'è qualcosa che va stretto e non gli calza, siano le gambe !

Resta inteso che stessa reciprocità pretendo sia da me, dove non voglio il "Michelle Palmer muslim system", che l'esser preso per i fondelli brucia assai !


Io, secondo me...11.07.2008

giovedì 10 luglio 2008

Scrociati

Tutto cominciò allora, nel 312 dopo Cristo, in una delle tante battaglie: quella di ponte Milvio;

- «In Hoc Signo Vince !!», in questo segno vincerai;

leggenda vuole che Costantino il grande, alla vigilia della battaglia decisiva contro Massenzio per il controllo dell'Impero romano, vide in sogno una croce con relative istruzioni per l'uso.
Avesse vinto Massenzio ora la finale vedrebbe affrontarsi "Giove contro Allah";
uno scontro titanico, tempi supplementari e ricorso ai rigori per sbloccare il risultato:
roba da perderci la testa.
Vinse Costantino e l'altro, scornato, ci mise...una croce sopra, che morì annegando nel Tevere, nel tentativo di rientrare in Roma per l'ultima difesa.
Per scaramanzia o per convenienza, il vincitore usò e impose il simbolo come stampino, oggetto propiziatorio, divinatorio, totemico, e distintivo dei nuovi sacerdoti e intermediari con il divino.
Non ci capiva e non gli fregava un cazzo del messaggio che vi era dietro ma, mentre lui sfrondava con la spada, altri seguivano, ad illustrare la novella;
e non fu lo spadone a convincere le genti, ma l'evangelo rivoluzionario, che assegnava pari opportunità d'entrare in Paradiso allo schiavo come al re, lasciando a Cesare del suo, ma a livella con il resto del mondo e senza crediti e privilegi speciali per l'aldilà.
Da allora, altri vagheggiarono e millantarono incroci, innesti o incastri: da martellofalce a martellouncinatofalce, falcemartello e scimitarra sino a cercare l'orgia, con tutto assieme, a celebrare dottrine da macelleria.
Volpi, usarono pelle di pecora per entrare nell'ovile;
potere al popolo, al proletariato, al cittadino o al compagno, nella legalità, in fraternità e uguaglianza:
scipparono un già detto, vecchio di duemila anni !
Ma, con i fatti soffocarono la parola, con le baionette la vita e con la ghigliottina la testa:
quelle furono le lame con cui tagliarono e portarono a misura del basso chi era in alto e allungato nella fossa il corto.
Il popolpollo, il popolconiglio e il popolpecora era sì eguale, ma nello stomaco dell'onnivoro ed ingordo lupo.
Sino ad ora, nella polvere sono caduti tutti quei simboli malefici, dalla falcemartello alla croce uncinata, e la croce ha contenuto la scimitarra, ma i bastonati si leccano le ferite, s'attorcigliano assieme e ritornano.

- «In Hoc Signo Vince !!»...in questo segno vincerai;

hanno capito quanto questo segno è stato forte, oltre il valore dei Costantini e dei monaci guerrieri, dei Crociati;
è la fede, fiamma ravvivata in quel segno e nel simbolo, che deve essere spenta, schiodata dai cardini: la fortezza cade lasciando aperto il portone.
Togli quel segno e spogli dell'armatura, a trovare il ventre molle.
Figli e cloni del Baffone, del baffoquadro e di BinAllah, i Binzapatero di turno, sono a voler sterilizzare l'Eurabia e marcarne confini, con modi e istinto da fiera.
Il serpente sibila all'orecchio: «Guarda il sol dell'avvenire: cogli la mela e sarai simile a un Dio !»

Nel Marxsogno martella una voce, sferzante come una falce e tagliente come scimitarra, che uncina la preda:

- «In Hoc Signo Vince !!», in questo segno vincerai, KameradKompagnosky e poi...Dhimmi se non ho ragione !


Io, secondo me...10.07.2008

mercoledì 9 luglio 2008

giroTontini

E dai, che alla fine il Tontino di Pietro, duce riconosciuto dell'Italia Dei Veleni, ce l'ha fatta a scaricare in piazza l'avanzo di letame, che gli è rimasto dopo aver trebbiato e concimato del suo, nell'orticello di casa, nel piccolo podere di famiglia.
Anzi, da buon campagnolo, pure ha svuotato il pitale dalla finestra, in Piazza Navona, che anche quello fa bene alla terra: la ingrassa.
Più che piazza, è stata una piazzata, la dimostrazione - se mai ce n'era bisogno - di livore e rabbia di cani bastonati, che hanno avuto nulla e alcuni solo briciole, dalla sporta degli italiani e ora, incarogniti, tornano a fare quel di sempre: sputtanare.
Gli italiani ?
Cretini: vanno corretti, con bastone e manette, se è il caso;
Il Presidente della Repubblica: un addormentato, che si fa raggirare con facilità da quel furbone del Berlusca:
meno male che c'è chi capisce tutto, vigila e c'azzecca.
Le ministre ?
Moniche Lewinsky di bocca buona;
Il cavaliere ?
Un puttaniere, un lenone, un magnaccia, uno psiconano, una mantide, che "prima si fa una scopatina e poi ammazza Veltroni", un nostalgico della P2, un...un...uno che c'ha avuto culo, grazie a milioni d'imbecilli che gli hanno creduto.
E già: il tanti figli del "Migliore", migliori si sentono pure loro e, da quello hanno imparato a pettinarsi il pelo sullo stomaco e movenze da agile ratto, per natura signore delle fogne;
Attorno a questo zoccolo duro, non poteva che orbitare l'intero bue, con cervello tontino.
Ed ecco coagulare l'odio: i tonti a saltare come Grillo, anime in Travaglio, a...Guzzanti ingegno, a rilasciare sputo di veleno e diarrea dialettica, a usare volgo e volgare dell'insulso con ricchezza d'insulto:
"Napolitano complice dormiente per [...] appartenenza alla «banda dei quattro»";
"Benedetto XVII, che andrà all'infermo e sarà tormentato da diavoloni omosessuali attivi e non passivi";
Berlusca s'accoppia con "sgualdrinelle che confortano le sue notti", signore con la "fica in leasing", "le ministre che la danno" e ce n'è pure per il Vaticano: "Pecunia, antica saggezza, non olet".
E poi, alla plebe:
- «Italiani, è tutta una presa per il culo !», dice il...Grillini parlante, «fatevi un bel passaporto e andate tutti a fanculo !»
Pilatino Di Pietro fiuta la mala parata, d'essere all'osteria, si dissocia e prende le distanze, cospargendosi di grasso d'anguilla:
- «Guardare solDanto le sbavature e non vedere il lago d'immoralità e d'illegaliDà, che all'inDerno delle istituzioni commeDDono coloro che devono governare, vuol dire ancora una volDa guardare il diDo perchè si ha vergogna di guardare la luna di cui si fa parDe».
Tontino, fremente, con il pugno chiuso, mira l'unico dito teso e minaccioso, puntato verso gli altri: il medio;
davanti al salsicciotto c'è l'intera luna, i milioni di votanti che hanno dato fiducia e mandato all'uomo del suo:

- «Io quello lo sfascio !»

Il saggio Grillo parlante, compagno di merende e piazza, gli direbbe:

- «Fatti un bel passaporto e vai a fanculo !»


Io, secondo me...09.07.2008

martedì 8 luglio 2008

le t(r)ame

Le trame del demonio metabolizzano letame e, in quello, a macerare, ci finisce lo sprovveduto, che ci capitombola dentro.
Fuori della nostra porta il mondo ci pare già così lontano, e le quattro pareti come massicce mura di castelli, sufficienti a proteggerci da ogni male: basta rinchiudersi, barricarsi, chiudersi a riccio, in difesa, fidando nello spessore dei mattoni.
Intanto, attorno e contro quest'illusione di cartapesta, si prepara il soffio dell'inferno.

Lo stallatico di turno arriva dallo sceicco Abu-Bakar Naji, stratega di Al Qaeda e il vasino dei bisogni è un libro:
"Governance in the Wilderness", governare in un mondo selvaggio, in arabo "Edarat al-Wahsh";
il succo del discorso è già nel titolo: è il rendere selvatiche e desolate, caotiche e incontrollate le tante terre, a permettere d'arrivare sulla preda, già consumata dai morsi nei calcagni, durante un lungo ed estenuante assedio.
Sono avvoltoi e sciacalli che volteggiano e corteggiano carne tremula e morente.

"[...] nessuno dovrebbe sentirsi al sicuro se non si sottomette [...] l'islam deve puntare a trasformare il mondo in una serie di regioni selvagge [...] solo coloro che vivono sotto la legge del jihad avranno sicurezza e coloro che vi rifiutano dovranno pagare un prezzo alto".
Questo libro non è una fisarmonica di fogli infarcita di pensieri peregrini: è pensato come un manifesto del jihad.
Il sugo di tanta spremitura si distilla in questo:
"[...] l'unico modo per vincere è per mezzo della guerra totale in cui nessuno più si senta al sicuro".
Il terrorismo è quanto, madre della paura e del panico, che scompagina, scompone e confonde le masse, così che l'isolata particella ne diventa carne e polpa, per denti e artigli.
Davanti a ciò, non è la tana che salva la vita, ma la mandria che carica la belva, calpestandola con gli zoccoli.
Solo serrando le file si può fare muro, contro cui far spezzare tante ossa.

Secondo l'Abu Bakar, "[...] è impossibile creare uno stato islamico autentico in un solo paese, perché il mondo attuale è dominato da crociati [...] il movimento islamico deve essere globale, lottare dovunque, sempre e su tutti i fronti [...] e colpire prima i paesi musulmani, dove c'è la possibilità di rovesciare i rispettivi regimi";
su tutti i fronti...anche sotto e davanti la porta di casa nostra, perché "nessuno più si senta al sicuro" !
Non sottovalutiamo le prove di forza, le provocazioni, i pungoli: girare con il Burqa, piuttosto che occupare e pregare sui marciapiedi di CASA NOSTRA, sono colpi d'assaggio, che il pugile porta prima del colpo di grazia.

Naji continua:
"[...] gli islamisti nelle "zone selvagge" devono creare società parallele, accanto a quelle già esistenti, somiglianti a «zone liberate» [...] sotto gli stessi occhi delle autorità, operando come società segrete con le proprie regole, valori e forze".
Ecco l'ennesimo babbeo, caduto nella trappola:
"[...] Lord Nicholas Addison Phillips, capo del sistema giudiziario d'Inghilterra e Galles, afferma che non c'è alcuna ragione per cui i principi della sharia [...] non debbano fornire le basi per una mediazione o per altre forme di composizione delle dispute".
E poi, giù botte, con
"[...] molteplici piccole operazioni che rendano la vita quotidiana insopportabile [...] l'infedele deve uscire di casa ogni mattina con la paura di non rientrare più".
E, ad uso di pacifessi, buonisti e belle menti:
"[...] si raccomandano rapimenti, la detenzione d'ostaggi, l'uso di donne e bambini come scudi umani e attentati suicidi [...] per rendere la vita quotidiana impossibile".
Ma, l’umiliazione, sta in due righe:
"[...] la civiltà occidentale è destinata a cadere [...] manca della volontà di combattere una lunga guerra [...] ama la vita e la tratta come una festa continua".

Capolinea: si scende, Eurabia Felix !


Io, secondo me...08.07.2008

lunedì 7 luglio 2008

Dalla mano al braccio

Un vecchio adagio recita:
"Dai una mano e si prenderà l'intero braccio", riferito ad una controparte ingorda, che non s'accontenta di concessione, seppure generosa, quando ha percezione di potere avere tutto.

Il baritonale e virile «Chi osa vince !» cancella il debole, avaro e rachitico «Chi s'accontenta, gode».

Sempre e dove ce ne sia bisogno, perché andare per il fine, che quello vero, che conta, giustifica il mezzo;
Quando si è o ci si crede "più", perché usare finezza di modi e forme, ricami di fioretto quando si può tagliare con la roncola, dare retta alla formica quando la si può schiacciare, dar ad intendere quando viene facile imporre, usare la piuma quando si può pesare con il ferro, rispettare quando si può essere temuti, chiedere, quando invece comandare e godere nell'essere serviti, stare a sentire i belati quando si può ruggire ?
La voce del padrone non è tremula o esile, soffice o carezzevole, che altrimenti l'asino non tira la macina con il dovuto impegno: il suono delle trombe sveglia i morti, non la litania di suppliche e lamenti.

Animali che non hanno tana, alla fine trovano meglio scacciare chi ne ha di sua, che è belle che pronta e semplice da arredare, coprendo con le proprie cose quelle dell'altro.
In fin dei conti, spesso non c'è neppure bisogno di combattere, che sono le pecore ad invitare i lupi, offrendo l'altra guancia, sottopancia e costina.
E poi, come poter stimare e considerare chi non ricorda più o ha radici, con nulla da difendere, come un impotente con una bella sposa: forse non è più giusto che di lei si serva e goda chi ha mezzi per darle soddisfazione ?
Ci sputano in faccia e ci tornano disprezzo, che hanno capito quanto il ventre nostro sia molliccio e la nostra sposa insofferente d'essere stata messa da parte: un vecchio continente è arrivato al capolinea della sua storia, all'estrema unzione dei suoi muffiti giorni, ormai sazio di mollezze, ad accettare il funerale, purché senza scossoni.

Monsignor Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e dialogo dell'Arcidiocesi di Milano, ha detto che "Impedire la preghiera è roba da fascisti";
da tempo, una lunga passatoia, un'autostrada di tappeti tappezza i marciapiedi nell'ora della preghiera, fuori della moschea di Viale Jenner: non penso che sia quello il posto dove fare i cazzi propri e, se i tanti e salmodianti oranti sono a tracimare, non sono parroci babbioni a dover offrire spazi oratoriali o proporre costruzioni di "micro-moschee", vicine ai luoghi di lavoro e alle abitazioni dei fedeli islamici e sputare e sparare accuse idiote di "impedismi" e "fascismi vari" !
A casa mia vedo famiglie che, quando arrivano i figli, traslocano, alla ricerca di spazi adeguati e, se non possono permetterselo, si stringono, si adattano, ma non rompono i coglioni al prossimo spandendo la prole sulle scale, negli androni, nelle cantine, in ascensore, nel giardino condominiale o in ogni buco che può ospitare la conigliera.
Ci sono regole - da prima che costoro venissero a noi - e sono quelli a doversi adattare a queste, non il contrario; devono imparare a coniugare anche la parola "doveri", almeno fino all'avvento della spada:
allora balleremo noi sul filo di quel rasoio, grazie alla "babbeodottrina" di tanti Bottoni e Tettamanzi.
E, caro monsignor Bottoncino, bada bene di non rinfacciarmi di fascismo, che non è la tua veste che io servo e certo non ti adoro: sappi, studia e sforzati di capire, che stiamo attaccando metastasi, non il corpo !
Questo episodio è un quotidiano multiforme e strisciante: un’affermazione di sicumera, di forza, di cultura, di religione, un braccio di ferro e una dimostrazione di "Noi siamo noi" contro il "[...] e voi non siete un cazzo !".
Inseriti nel mosaico questi avvenimenti formano un disegno una chiave di lettura.
Deambulare con il Burqa, quel tendone sotto il quale si costringe una donna, che vede solo grazie ad una griglia di tombino sugli occhi, trova ormai la "bambatoga" di turno che lo giustifica e tollera, perché:
"[...] non è una maschera, ne costituisce un mezzo atto ad evitare il riconoscimento;
parole con cui il Consiglio di Stato ha cancellato l'ordinanza del Comune di Azzano Decimo, che proibiva l'uso di quel telone da impacco.
Sentenza grottesca, ma è l'ennesimo segno di come ci si vende dignità, autorità e credibilità per un piatto di lenticchie.
Giusto è allora che ci vedano non servi, ma addirittura schiavi di servi;
ma non sono qui ad attaccar...Bottoni: tanto non tengono, per le perdite di questo vecchio (in)Continente.


Io, secondo me...07.07.2008

venerdì 4 luglio 2008

ENTRARE in lei

- «Da noi si usa così».

Dovrebbe essere il cartello che ognuno che entra si trova alla frontiera, ad imporre autorità e fermezza, che dove inizia del mio finisce il tuo e il passare oltre significa consenso, che altrimenti resta dove sei e "usa così" in casa tua;
nessuno ti ha invitato, nessuno ti ha implorato di venire a rompermi i coglioni, nessuno ti rimpiange se ritorni sui tuoi passi, se ti abbiamo deluso.
L'ignoranza non è ammessa e si balla al ritmo della musica, che "da noi si usa così";

Si compra un pezzo di polpa di dodici anni, al mercato di casa sua, dai genitori dei lei, la bambina;
porta da noi il quel sacchetto di carne, se lo palpa, lo spolpa e s'ingozza lasciandoci briciole: se la spupazza e la ingravida a casa nostra, dove non si usa così, cazzo !!

Poverino, c'ha pure speso sopra ben diciassettemilaeruro, rispettando contratti e regole...di Kosmitrovica, nell'ex Jugoslavia, sezione Islam;
aveva fatto passare parola, al mercato, ed ecco che arriva dalla Serbia, dai genitori della bambina, la fotografia della merce da trattare e, dopo il tradizionale mercanteggiare per lo sconticino, l'articolo viene consegnato clandestinamente da noi, l'ormai riconosciuto paese del Bengodi, dove tutto è permesso, basta presentare lo scontrino della garanzia, con il timbro "Da noi si usa così".

- «Da noi no, grandissimo figlio di...»

E pure, siamo alle comiche, quando si scopre che la poveretta ignorava che da un rapporto sessuale sarebbe potuto nascere un figlio.
La mamma non gli aveva detto niente...per diciassettemila ragioni.

L'avvocato del bigoloide s'arrampica sui vetri, facendo da cassa di risonanza nel ribadire una difesa che denuncia già nell'assunto l'assurdo, di chi entra in casa d'altri e costruisce muri, a fondare piccole dittature che sono bubboni e metastasi, per il corpo che li ospita.
- «[...] è un caso riconducibile ad usi e costumi rom, ma anche musulmani che prevedono matrimoni organizzati, con il consenso delle famiglie e che avvengono anche quando gli sposi sono giovanissimi»;
ed ecco che il nostro cerca di farci sentire in colpa, fuori moda e dal tempo, arretrati nel giudizio, quasi periferici, villani e trogloditi della globalizzazione:
- «[...] entrambe le famiglie sono distrutte, non capiscono che cosa stia succedendo; la ragazza, tra l'altro, era legatissima alla famiglia del mio assistito».
E già, legatissima, a doppio filo, a formare un tessuto a maglia...di catena.

Caro Enzo, di Trommaco stirpe, nobile toga: che, gli studi li hai fatti con Ahmad al Mub'i ?
Costui, "Responsabile islamico di matrimoni" - recentemente intervistato da parte del canale satellitare dell'emittente Tv libanese Lbc - ha candidamente chiosato che:

- «[...] non c'è età minima per accedere alle nozze. Si può avere un contratto di matrimonio anche con una bimba di un anno, per non parlare di bambine di nove, sette od otto anni a patto di restare casti».

Alla conseguente domanda:
- «Qual'è l'età giusta per ENTRARE nella sposa per la prima volta ?»
come se si stesse discutendo del passaggio di un Treno ad alta velocità, in un traforo, ecco il tempo del trapano:

- «Il Profeta Maometto è il modello che noi seguiamo: egli ha preso in sposa Aisha che aveva sei anni, ma ha consumato il matrimonio entrando in lei quando ne aveva nove».

E allora, perché continuare il discorso e perdere tempo: il soggetto del mio dire ne aveva ben dodici;

ormai, una carampana di vecchio pelo !

Io, secondo me...04.07.2008

giovedì 3 luglio 2008

Vecchio grembiule

"Vecchio grembiule, quanto tempo è passato, quanti ricordi fai rivivere tu"...

Ad onor del vero, era "Scarpone" l'oggetto e il soggetto della canzone, interpretata da Gino Latilla, al Festival di San Remo, nel '53, ma...
lasciatemi, per un attimo, tornare a quel tempo, che anche questa è stata la mia storia e, a chi è oggi quel che io fui, consiglio lo spegnere quel sorrisino di compatimento o di sottile derisione;
il mio nascere non fu senza radici, il crescere senza speranze, l'avanzare senza sogni e il futuro senza domani;
e se proprio qualcuno volesse leggere del mio e arrivare al fondo, pensando "Ecco, il vecchio scarpone ! ", lo pago con anticipo, spendendo le parole che vidi scolpite nella pietra, ai piedi di un piccolo altarino, dove un teschio, in bella vista, ammoniva:

- «Io ero come tu sei, tu sarai come io sono».

Messo a posto le cose, con gli uomini con le mani sui gioielli e le donne a far le corna dietro le spalle, a scongiurare il mio "Chi mi prende per i fondo, peste lo colga !", tirem innanz, proseguiamo.

"Sopra le sedie con fiocco ordinato,
lungo le sponde accarezzate dei banchi,
per giorni e notti con te ho studiato
senza riposar"...

Allora avevo i capelli - tutti - il nasino lievemente ad arco, ma non ancora a gobba di cammello, come oggi e - incredibile ma vero - ero magrolino, formichina tra le tante, a zampettare con il mio - allora - grembiulino nero, con il colletto bianco e morbido e il fiocco: azzurro per noi maschietti, rosa per le femminucce.

Quel pannicello scuro, che ora qualcuno vorrebbe riesumare, per le scolaresche, mi ha scaraventato indietro di qualche milione d'anni.
Ancora non ho capito, se accettato, come sarà, che per alcuni, ad esempio, era azzurro con nastrino bianco, ma poco importa: non sarebbe una divisa da soldatino, ma la veste della miglior democrazia, uniforme del "Siamo tutti uguali", alla facciazza delle grandi firme, a cui tante famiglie si devono inchinare, pagando pesante tributo, affinché il loro bimbo non cominci a sentirsi figlio di un dio minore già da subito e, se pari si facesse con cartella, penne, pennelli e pennini, s'arriverebbe pure a fare la quadratura del cerchio e i bulli farebbero i bauscia per un magro bottino...per un pugno di matite.

Tic, tac...tic, tac...tic tac...

Qualcuno sta cercando di portare indietro le lancette del tempo - a riempire le saccocce di quel panno con biglie, figurine cestino della merenda - e forse non sarebbe sbagliato, se anche la tradizione anglosassone usa la gonnellina per le "Femminielle" e cravattina per i "Masculi", che cancellano le differenze di classe, di razza e di religione, diventando - come diceva Totò per la morte - 'na livella !

Forse non ce la si farà, ma tentar non nuoce e a quelli come me, rimarrà malinconia di quel bel tempo che fu.

"Vecchio grembiule come un tempo lontano,
in mezzo al fango con la pioggia o con il sol
forse sapresti se volesse il destino
accompagnarci ancor".

Io, secondo me...03.07.2008

mercoledì 2 luglio 2008

Scaricabarillopoli

Da un articolo di coda di Toponi, direttore de "Il ratto", quotidiano di settore, di libero e indipendente pensiero e senza peli sulla lingua:
"Emergenza rifiuti a Napoli: la questione si fa drammatica; il proliferare di case, in mezzo al pattume, si sta facendo insostenibile e pure s'aggiunge, con l'arrivo del caldo, il pericolo di malattie; sempre più si vedono muovere napoletani, potenziali vettori d'epidemie. La memoria dei più vecchi di noi ricorderà ancora, con terrore, la terribile moria dovuta al bacillo Partenopestis".
Il ricordo d'ognuno corre lontano e, in cuor suo è a maledire Bassorattolino, che promise il Rinascimento prossimo venturo per poi, complice la sorciolina Topoiervolina, lasciandoli tra i veleni di quelle sostanze nocive non assimilabili, perché non marce, putride, guaste e maleodoranti, condizioni necessarie allo sviluppo della comunità rattopesca.
L'analisi di Toponi continua, impietosa:
"Bande fuori controlli di parasorci hanno cominciato a bruciare casanapoletti e, quando fuori si sono precipitati i loro abitatori, la combustione ha provocato pericolosi fumi tossici, che hanno contaminato il buon formaggio fetido, che ha cominciato a presentare tracce di mozzzabufala, facendo crollare gli scambi con l'estero del famoso puzzone nazionale. Nonostante l'infestazione, nessuno vuole davanti alla propria tana la carbonella per incenerire i pestiferi napoletani e i loro escrementi, inattaccabili da ogni sano vomito di disgregazione".
Toponi continua l'inchiesta:
"Il mondo d'Eurotopolandia ha accettato di farsi carico di una parte delle sostanze da avviare alla marcita, ma ancora tanto rimane da smaltire; Italiotopolandia e alcune sue tanaregioni si stanno convincendo a dare pure loro una zampa, ma a fronte di una raccolta differenziata dei napolitaners da termovalorizzare e trasformare in sostanze in forma energetica riciclabile e rinnovabile per ogni roditore. Intanto non passa giorno che si trovino discariche abusive, dove resti incorrotti sono a far bella mostra di sè".
Rattobande si sono ammonticchiate, ad impedire che gli spurgatori di napoletani fossero approntati davanti a tana loro:
- «Lontano dalla mia topaia», è il grido che ricorre «il mAcerratore si faccia altrove !»
I sorci bergamaschi, bresciani e milanesi storcono naso e baffi, ma sono destinati a far buon muso a cattivo gioco.
Il nuovo progetto Silviotopoli vuole che non si perda più tempo che, senza più i benefici miasmi, ogni topo rischia la pelle, anzi, il pelo.
Silvio, Rex Toporum, deve incassare l'attacco dei partiti d'opposizione, i "Ratt de foss", che gli stanno con il "Baffino" sul collo, nonostante sia stata la loro panteganopolitica a portare la sorceria al collasso.
Forte è la consorteria del partito, più che di nettopoli, di Niettopoli, i monocordi del Niet, altrimenti detto no.
No a questo, no a quello, no a quell'altro, no, no, no...
Pure RatTony Di Pietro, sorcio campagnolo, lascia la battaglia del grano per marciare su Roma, a voler vedere il Rex Toporum lasciare la poltroncina, andandosene...gatton gattoni.
- «Silvio in gabbia !» è l'imperativo che, si sa: "Via il gatto, i topi ballano".
RatTony, come il Panda con il bambù, allevato solo a formaggio, da quando s'è fatto quello...grana, sempre più vuole avvicinarsi ad essere Napoleon, il principe dei maiali, quello descritto nel romanzo "La fattoria degli animali", di George Orwell, duce della rivolta animalesca contro la tirannia dell'uomo, per poi imporre quella dei porcelli sugli altri animali, una volta preso il potere.
Il regno di Mondezzolandia va riportato in zampe esperte: quelle di RatTony e dei suoi compagni di merende, i Maxbaffini.
Per questo tutto Niet: solo impedendo l'ordine Topolandia può tornare a vivere nell'escremenzia, che è culla propria della razza topona;
e intanto, nessuno s'accorge di fare a cazzotti nella stessa barca, che affonda.

Come diceva Albertopeinstein «Tutto è relativo: dipende dal...fondo d'osservazione»;

...glu...glu...glu.


Io, secondo me...02.07.2008

martedì 1 luglio 2008

Impronte

"Il pollice dice ho fame,
l'indice dice ho sete,
il medio: come faremo?
l'anulare: ruberemo!
Il mignolo: no no no rubare non si può !!! ".

E già...rubare no, ma si deve, altrimenti ti spezzano le gambe, anzi, le dita o, meglio: quel mignolo recalcitrante.

La coscienza tace, se si è veloci nello scavalcare quei bambini: di fuori delle Chiese, dai cimiteri, lungo i marciapiedi, negli anfratti e negli angoli, alla periferia di nostra casa e percezione;
o sgommando prontamente, se si avvicinano all'auto, a perderli subito di vista, coperti dallo spurgo di fumi di scarico, vomitati dalla salvifica "sgasata".
Cortine di nebbia, con cui ci si libera anche da fastidiosi e noiosi "barboni", irritanti mendicanti, irruenti "puttane", minacciosi "tossici" e froci "culattoni": termini e sputi rettiliani, quando non filtrati e sotto la lente, che ci condiziona altrimenti ad essere ipocriti, falsi corretti e castigati, barando nel contegno, ma con gli affilati artigli del disprezzo e del sarcasmo piegati e infilati nei guanti del civile vivere e convivere.

Ora, dei "generi" menzionati, i più indifesi sono i bimbi;

i mendici-vagabondi hanno fatto della sopravvivenza un'arte;
tante delle "allegre signorine", non potendo sfuggire al loro destino o destinato, s'illudono sia una forma transitoria di lavoro, una condizione di stato temporaneo, e alzano scudo e corazza mentale, ripetendo:
- «Prima o poi finisce: riscatto la libertà e mi rifaccio una verginità».
Non contando quelle che, di tanta merce e mercato, c'hanno trovato volontariamente fonte di reddito e rendita, ricchezza e futuro: casalinghe perennemente insoddisfatte, studentesse che preferiscono lo spoglio di mutande allo sfoglio di libro, arrampicatrici sociali, donne in carriera e pornoguitte, che si dicono muse dell'arte e non pollame da troiaio e veline un tanto al chilo;
il tossico vive di crosta e callo, masticando, biascicando e macerando l'allucinazione, l'allucinogeno e l'allucinante fumopensiero:
- «Tanto io smetto quando voglio»;
gli ultimi hanno trovato il proprio "Grillini parlante", l'ammucchiarsi in ordinata e solida falange, che ne ha fatto forza d'urto da sbarcare nei frequenti G-Day, dove la G non indica punto orgasmico, ma l'orgoglio d'essere Gay.
Sono usciti dall'inferno, parcheggiati in un limbo purgatoriale, per oggi sperare nel Paradiso dell'avvenire.
Buona fortuna a loro;
qualcuno gliel'ha fatta a risalire la china, e chi oggi li apostrofa con vecchio dispregiativo ne ottiene di ritorno biasimo: come avere sputato controvento.

I bambini, santiddio, appaiono e subito scompaiono: non per statura, ma perché piccoli nel tornaconto mediatico;
sono "tascabili", facili piaghe da nascondere nelle pieghe della coscienza comune e gettare, come il libercolo delle vacanze.
Basta togliere lo sguardo, non fissarli;
come si fa con la bruttezza, la morte, il dolore e la sofferenza, il decadimento fisico, comodo per scacciare la ripugnanza di guardare in faccia i nuovi lebbrosi: gli anziani, i deboli, i perdenti, tutto un mondo che ci sbatte in faccia quanto siamo fragili, nonostante le palestre, i saloni di bellezza, le protesi al silicone e le pompette al botulino, a non voler accettare e affrontare la lotta, sia contro il tempo che le altre avversità.
I bimbi sono la parte più vergognosa, rimorso acerbo e straziante, per un mondo che campa di protesi, di apparenze:
mortale pigrizia del comodo vivere, di una società fatta da tacchini felici d'ingrassare, nella spensierata dimenticanza del Natale a venire.

Il barbone si scavalca;
la puttana, come il guanto: si usa e si getta;
il tossico è tappezzeria e il "lesbogay" va di moda;
il bambino è come il maiale: di lui non si getta niente !

"Il pollice dice ho fame,
l'indice dice ho sete,
il medio: come faremo?
l'anulare: ruberemo!"
...e il mignolo ?
Non c'è più, ma nessuno se lo ricorda, che non ha lasciato...impronta:
non importa; come per il Papa: morto uno, avanti l'altro.

"Quant'è bella...spensieratezza, che si fugge tuttavia ! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v'è certezza".


Io, secondo me...01.07.2008