martedì 30 giugno 2009

Pulizie di fino per il G8

(o)nanismo da iranano

Se non una caricatura, poco ci manca, nel presentarsi e nel vestire.
Sembra una via di mezzo tra l'impermeabile del tenente Colombo e la coperta di Linus, quel suo indossato.
Così sgualcito, così vetusto, polveroso, che sembra di sentir la naftalina che lo ha pennellato, a voler salvare dalle tarme della storia quel liso straccetto, ormai di fili e trame sfilacciato, a far da sacchettino per tenere assieme quella polpetta che lo porta in giro.

Ecco in nano, l'Ahmadinejad, nell'immancabile uniforme civile sciita: abito grigio, simbolo di spenta vitalità, camicia bianca e assente cravatta, barba sempre di qualche giorno, accuratamente, volutamente trascurata, da bel tenebroso, su occhi bulbosi da rospetto, in stile "baciami, e diventerò un bel principe azzurro".
Anzi, meglio: forse in fondo si crede l'unghia incarnita del dodicesimo imam scomparso, che già, quando appena sindaco, voleva chiudere al traffico una delle arterie principali di Teheran dove secondo lui il Mahdi sarebbe passato.

E già, perché lui ci crede alla favoletta dell'ultimo Highlander, l'immortale, personaggio del film omonimo, famoso per durare nelle centinaia d'anni a venire, se solo nessuno pensava a mozzagli la testa, unico modo per terminare la corsa nei secoli dell'arzillo e indistruttibile vecchietto.
Le ultime notizie lo davano scomparso misteriosamente a Samarra, nel nono secolo, e da allora atteso dagli sciiti come una sorta di Messia.
Il nostro piccolo Mahmoud sono quasi convinto che addirittura si crede lui, il reincarnato, il predestinato, l'eletto;
il piccolo Narciso si guarda allo specchio e trova in tanto vagheggiare la zeppa da aggiungere per dare spessore all'essere tappo, godendo di tanto (o)nanismo.

L'evocare l'imminente venuta del salvatore, a cui spesso si sovrappone, entrando nella parte, è come la devozione di Linus per la divinità del Grande Cocomero, una sorta di Babbo Natale, a cui si rivolge avvolto nel grigiore e negli straccetti che indossa come abiti sacerdotali, sentiti come la coperta del personaggio della striscia a fumetti Peanuts, di Charles M. Schultz, da lui chiamata "coperta di sicurezza", mai abbandonata e biglietto da visita, come l'immancabile succhiare il pollice.
Con il piccolo Ahmadinejad, Linus van Pelt porta somiglianza: ha una predisposizione sfrenata all'uso della fantasia, come testimonia l'invenzione o l'utilizzo immaginario di vari animali feroci, di cui si sente minacciato, e il creare castelli di sabbia incredibilmente elaborati e campati in aria, destinati a breve a crollare.
Mahmoud parla in nome di Dio, prediligendo gli avvertimenti apocalittici ed inviti alla conversione.
E qui diventa Snoopy, il bracchetto razza beagle e, pronunciato nel maccheronico "bigol", non per nulla ha assonanza con bigolo, che non è un complimento ma, per lui, un complemento e completamento.
Come il nostro "iranano", anche Snoopy cominciò la sua vita nelle strisce come un cane ordinario, ma col passare del tempo si trasformò nel personaggio più dinamico delle strisce, fino a diventare uno dei più famosi personaggi di fumetti nel mondo.
Snoopy sogna di fare lo scrittore, ma a nessuno è interessato a pubblicarlo;
il suo immutabile incipit, "Era una notte buia e tempestosa...", è proverbiale.

Più che bracco il nostro brocco invece, di suo, mandò solo due lettere: una all'allora Presidente George "dabliù" Bush e l'altra a Benedetto XVI, scimmiottando quella che l'ayatollah Khomeini aveva scritta a Gorbachev il primo gennaio 1989.

- «Insisto vivamente affinché nell'abbattere i muri delle fantasie marxiste tu non incappi nella prigione dell'Occidente e del Grande Satana. Ti richiamo a studiare seriamente e a condurre delle ricerche sull'Islam.Ti annuncio pubblicamente che la Repubblica islamica dell'Iran, essendo la base maggiore e più importante del mondo islamico, è in grado di aiutare facilmente a riempire il vuoto ideologico del tuo sistema»;
con fare da maestro, l'Ayatollah Ruhollah mandava in castigo, dietro la lavagna, l'asino di turno.

- «Penitenziaggine! Convertititi, miscredente. Aspetta e spera, che già l'ora s'avvicina! Quando staremo vicino a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro re!»; questo, in pratica, il succo del discorso invece, del Mahmoud.

Cambia un poco la forma, ma la solfa è sempre quella:
- «Ascoltami, dammi retta: io so. Io Tarzan, tu Cita. Non ti preoccupare, che in qualche modo ti salverò dalla dannazione, a costo di scucirti l'anima dal corpo!»

Il Papa, in particolare, è trattato come l'Amministratore Delegato di una Multinazionale, dove tutto è subordinato alla Allah S.p.A. and Company. Poco più che un amanuense, un segretario scribacchino ed archivista, il perfetto Fantozzi occidentale.
Era solo il 2005 quando, rapito dall'estasi dello smarrito imam, l'Ahmadinejad, all'assemblea generale dell'Onu farneticò:

- «O Dio onnipotente, io ti prego perché tu affretti la venuta del tuo ultimo depositario, colui che ci hai promesso, quell'uomo perfetto e puro, che colmerà il mondo di pace e giustizia.»

Dietro le quinte, confidò:
- « Mentre dicevo questo, sono stato avvolto da una luce, e l'intero auditorio ne è stato rapito.»

Colombo-Linus-Snoopy continua ad essere caricatura, ma nulla a far ridere, che più che in fumetto vorrebbe gli altri in fumo.

Manie persecutorie da nanismo, anzi: (o)nanismo da "iranano".


Io, secondo me...30.06.2009

mercoledì 24 giugno 2009

martedì 23 giugno 2009

lunedì 22 giugno 2009

venerdì 19 giugno 2009

Tett e Ciapett

Lo stanno marcando stretto, il Berlusca, quasi fosse una delle vestali, le antiche sacerdotesse romane che dovevano custodire il tempio e il sacro lumicino, la fiamma che dentro bruciava di continuo;
quelle curavano il fuoco e altri la loro verginità, quasi che la mancanza di questa agiva da spegni candela, usato una volta nelle chiese per soffocare la fiammella dei ceri.
Non c'erano ancora i paparazzi e i teleobiettivi, che catturano pure il pelo superfluo, ma il "guardone" si chiamava Pontifex Maximus e, per tutti e trenta anni di servizio delle fanciulle, badava che quelle tenessero ben stretta la fonte dell'innocenza e non prendessero il servizio...sotto gamba.
Chi sgarrava, era portata nel "Campus Sceleratus", in una fossa, dotata di un giaciglio, di una lanterna e di poco cibo. Chiusa la fossa, se ne pareggiava il terreno per far sparire ogni traccia delle colpevoli.
Così, se ne cancellava ricordo mettendoci - è il caso di dirlo - una pietra sopra.
Oggi, il "Custode delle pudende" è un reporter sardo, Antonello Zappadu, che ha passato l'ultima era geologica volteggiando in circolo o appollaiato sui rami, cercando scarti e frattaglie, tipica alimentazione della specie sua.
Me lo immagino in piena canicola, sudato come una bestia, disteso in agguato e fumante, con tante mosche attorno che cercano un posto dove atterrare, su quella e tremula gelatina che fotografa a raffica e fissa le immagini di "Tett e Ciapett".
Ecco la prova: Berlusca ha perso la virtù e la Vestale della Repubblica deve essere punita e murata viva.
In un mondo dove l'emancipazione femminile fa sfilare - quanto ben di Dio: grazie, Signore! - tante belle figliole, poppe al vento e patatina coperta da una stringa da scarpe, ci si vuole far scandalizzare perché, in una proprietà privata, circolano donnine ignude.
Te le vedo sui cartelloni pubblicitari, in televisione a tutte le ore, sulle spiagge e in ogni dove, coperte da minigonne che sono come l'ascensore fermo all'ultimo piano.
Talmente c'è abbondanza che rischio l'eiaculazione precoce ormai solo quando ne vedo di vestite.
Però un brivido l'ho avuto, quando ho visto il pisellone di Topolanek, che non è il fratello maggiore di Topolino, dei fumetti di Walt Disney, ma il Mirek Topolanek, che è stato un pezzo da novanta della Repubblica Ceca.
Sempre nella tenuta a Villa Certosa, residenza sarda del premier Silvio Berlusconi, il tipo era su una terrazza, completamente nudo e con il biscione, l'iguana srotolato per tutta la lunghezza, pigro e gonfio come quei serpentoni che digeriscono laboriosamente la preda appena ingoiata.
Ciumbia: roba da far fibrillare la virilità e venir voglia di rischiare la cecità, come ci dicevano da piccoli, se si cede al piacere del gioco di mano!
Nel parco girano delle ninfe con le tettine al vento e i giovin capezzoli inturgiditi e a mirar il sole tesi.
Dalla Repubblica delle Banane siamo a quella della prugnetta, la patatina peccaminosa, la farfallina vellutata che, si dice, sia la ricchezza su cui siede ogni bella gnocca.
A dire il vero, il "cecchino" Zappadu, è entrato in scena nel teatrino dopo la sciura Berlusca, quella Veronica Lario che, da tipica moglie incazzata con il marito, per togliersi il sassolino nella scarpa, getta quella assieme al fastidio.
"Il nemico del mio nemico è mio amico", recita il manuale del buon combattente: eccola andare a frignare nell'armeria del giornale Repubblica, che subito usa la “defecatio mentis” per riempire i propri fogli e farne gavettoni mediatici.
La sinistra parte, mazzolata dall'elettorato e costretta all'angolo, con armi ormai spuntate e toghe partigiane usurate dal troppo strisciare e strusciare, improvvisamente si trova tra le mani una nuova arma di distruzione di massa: quella Veronica che, come per l'evangelica protagonista, asciuga il volto del maritino a cui ha posto croce in spalla e ne vuol catturare su pellicola la smorfia dolorosa.
"Il volto è bagnato dal sudore, è rigato dal sangue, è coperto di sputi insolenti. Chi avrà il coraggio di avvicinarsi? Una donna! Una donna esce allo scoperto e asciuga il viso".
Con il paginone di Repubblica, la mogliettina vendicativa stampa l'immagine sofferente del Silvio.
- «Ecco il maialone, che si circonda di veline porcaiole, il vecchio satiro che adesca e insidia le vergini bambine!»
L'illibata sotto imboscata si chiama Noemi e rischia da verginale a divenire vaginale strumento per le insane bramosie sessuali di un diabolico vecchietto, che la vorrebbe trastullo per il proprio gineceo.
Tra le righe d'inchiostro, il giornaletto infila quelle intinte nel veleno, lasciando intendere focosi soddisfacimenti e contorsionismi sessuali, con complicità e benedizione addirittura dei genitori della candida e ingenua fanciullina.
Come per il fuochista dei vecchi treni, la Veronica ha spalato merda nelle caldaie del vapore, e la locomotiva ormai sbuffa, fischia e rumoreggia gagliarda, spandendo dal fumaiolo quanto metabolizzato nella fornace.
Nel sottobosco dei giornalisti da raccolta differenziata si schiuma il meglio dei ricercatori da discarica, dei mestatori da cassonetto e miscelatori di pattume, abili a cucinare con resti, bucce e rifiuti, schifati pure da mosche, topi e scarafaggi.
Ecco uscire dal mucchio il Gino Flaminio, moroso scaricato della Noemi, operaio e quindi ottimo per far credere scartato per il più blasonato e ricco partito, simbolo di una lotta di classe che ha sempre la peggio contro il cattivo capitalista.
Peccato che la fedina penale del Flaminio vanta una rapina a suo carico;
no, non va bene: è un altro compagno...un compagno che ha sbagliato.
Come una meteora, il Ginetto brilla e si spegne, dopo aver fatto del suo nulla da dire mercanzia da svendere a giornaletti da poche lire: informazione povera per poveracci di aree intellettualmente depresse.
Non c'è nulla da fare: per allontanare gli Zappadu e gli scribacchini in voli pindarici, alla ricerca di carogne, si deve fare come il contadino nel campo, dopo una semina: mettere degli spaventapasseri, quei semplici ed efficienti strumenti atti a tenere alla larga le passere.
Caro Silvio, ascoltami: da ora in poi, in casa tua, invita solo le Rosy Bindi, le Annunziate, le Margherita Hack, e vedi che fai subito pace con tua moglie e con l'incontinenza ormonale, che subito il tutto si ammoscia.
L'ultima grana arriva con una imprenditrice: a dire il vero, è una professionista del...del...come si dice, del c... ah! del cavolo, ma terra terra, che vola basso, che tira. A campare.
La Patrizia D'Addario è una esperta in scosse, come il buon Baffin D'Alema, mago della sfera di cristallo, aveva preannunciato sarebbe successo al presente governo.
Lei e altre ragazze a pagamento, avrebbero frequentato feste e si sarebbero trattenute per la notte nelle residenze del presidente del Consiglio Berlusconi a Roma e in Sardegna.
Come massaggia la Patrizia non c'è nessuno, e la musica che sa suonare con il piffero è celestiale, quando la carne ondeggia, freme, vibra e palpita e tremula, all'apice della "Eiaculatio praecox".
Un popolo volgare, rozzo e zotico simil fauna l'etichetta come "Zoccole", e non perché usano portare calzature di un certo tipo.
Ma il popolo è bue, si sa.
Se non fosse perché già adoperato userei, per quella e le sue emule, il termine di "Altrimenti abili".
Se si può dare una mano al prossimo, perché non godere di tanto talento.
Come per gli Zappadu e i Gino Flaminio, anche le Patrizie sono a reagire, come i cani di Pavlov, ad un unico riflesso condizionato: i soldi, i danee, i ghelli, l'argent, i baiocchi, la pecunia, i piccioli.
Tett e Ciapett son come Bacco, tabacco e Venere, che riducono l'uomo in cenere;
come i Ciapett tanto bramate da un altro Silvio, il Sircana, ai tempi portavoce di Prodi, "pizzicato" mentre seguiva quelle di un transessuale brasiliano - Sandra - lungo le strade buie del quartiere Parioli, che di notte si popolano d'auto d'ogni cilindrata, guidata da persone in cerca d'emozioni forti.
E non scordiamo Tett e Ciapett nel letto dell'albergo Flora, a Roma, del caro Mele, il Cosimo, padre di famiglia con moglie e tre figli: lo "scaldino" si chiamava Francesca Zenobi, che si era sentita male mentre sollazzava il dolce augello dell'esponente dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, in un'ammucchiata festaiola a base di cocaina, alcol, sesso e carnazza.
La mia povera maestra delle elementari usava dire:
- «Non si possono sommare mele e pere!»
E no, cara maestra mia: le pere della Francesca ben si schiacciavano su Mele.
Anche la matematica è diventata un'opinione.
Ah, è proprio vero quel principio fisico, che dice:
"Tira di più un pelo di f...che un carro di buoi! "
Più che quello nell'uovo, siamo oggi a cercare questo, di filato, tanto da aver fatto venire prurigine anche alla vecchia Europa che cavalcando...l'onda, sfoglia l'Italia come per il paginone centrale di Playboy, alla ricerca delle grazie esposte della Playmate - in vista, più che visita, ginecologica - del mese.
In tutto questo, in storie di corna, cornetti e bulbose protuberanze, siamo a sentire il bue che da del cornuto all'asino.
Ma ne usciremo, ne saremo presto fuori;
magari per poco...per un pelo!


Io, secondo me...19.06.2009

lunedì 15 giugno 2009

Ovulazionislam

- «Maometto è il profeta non solo dei musulmani ma di tutte le genti»;

'azzarola, che rivelazione!
Cumpà, non t'allargare.
Che si voglia o no, il Muammar però in qualcosa c'azzecca...nel senso che ci attacca il suo luminoforo al pelo, come un francobollo sulla busta: così "timbrati", marchiati come i cornuti al pascolo, eccoci destinati a poppe lattifere, ad essere, più che eletti, i "munti" di Allah.
Senti, beduino della Jamahirya: tieniti il tuo profeta, che io faccio con il mio, ad accompagnarci ognuno col proprio simile, e non pretendere che l'ultimo arrivato sia maestro a chi prima di lui;
e se lo pensi, statte accuorto guagliò: rumina nei confini del tuo praticello, che mai fu più vero il detto nostro, del "Moglie, buoi...e profeti dei paesi tuoi"!
Da parte mia, applico la regola della prevenzione, che raccomanda: "Se lo conosci, lo eviti", che preferisco un annunciatore di vita che un corteggiatore della morte.

- «[...] se Gesù fosse stato vivo ai tempi di Maometto lo avrebbe seguito».

Meglio il navigatore satellitare o l'antica bussola, che con quelli almeno non ci si perde.

Più facile che se Maometto fosse stato ai tempi di Gesù, avrebbe fatto comunella con Barabba, e a pagare trenta denari per appiccare qualcun altro in croce, al posto suo.
Gesù donò misericordia e un posto in Paradiso, nell'estremo respiro, anche all'ultimo dei ladroni, lasciando ad ognuno, per libero arbitrio, di giocarsi l'animaccia sua;
Maometto e i suoi sono a dirmi invece che non si fanno sconti, che altrimenti l'anima te la scuciono dalla pelle, scorticata con il coltellaccio da cucina.
Io non appartengo che a me stesso, ai miei cari e alle mie genti, ai miei padri e agli antichi avi, che hanno costruito la mia identità, bella o brutta che sia;
sulla terra che ha succhiato il sangue dei miei antenati e ne ricopre le ossa, io reclamo possesso;
che entrino pure in casa mia, espongano merce e vendano del loro, ma mai a voler apparecchiare e presentare propri rospi da ingoio.
Ritornino a quel deserto mentale sabbioso e sterile, che li partorì, se s'avvicinano al prossimo con l'istinto del predone.
Rispetto a costoro, sono più felice riconoscere come fratello il mio cane, che l'impurità non è certo del fedele e fidato batuffolo peloso.
E non si offendano, più di quanto lo fanno a me, quando disprezzano il mio Maestro, quale fosse di categoria inferiore.

- «I cosiddetti Vecchio e Nuovo Testamento sono stati falsificati, furono scritti centinaia d'anni dopo Gesù [...] se vogliamo vivere nel villaggio globale dobbiamo cercare la vera Bibbia perché quella attuale è falsa».

Bene: il mungitore di cammelli sale in cattedra e sputa nella ciotola del mio mangiare;
normale è che io risponda mordendo.
Lasciami indovinare, Muammar: non è che l'hanno già trovata, la vera Bibbia, e si chiama corano?
Immagino che sarà così antico da essere stato scolpito scheggiando la pietra, e avrà le pagine nel formato delle lapidi, da mettere in testa a chi osa contraddire una panzana così colossale, visto che Maometto c'aveva ancora le dita sporche d'inchiostro fresco quando scrisse del suo, rivoltando una frittata che già c'era.
Le uova le aveva fregate dalla dispensa d'altri, oltre alle vite e agli ori loro, grazie alle scorrerie.
D'altronde, chi t'arriva in casa e ti ruba ori e argenti, poi si agghinda con quelli, facendosi bello come la cicala, dopo aver saccheggiato i magazzini delle più laboriose e previdenti formiche.
E poi, sulla cima della montagnola delle tante ruberie, ecco a buttare la spada del vincitore, e dire:
- «Sono l'ultimo e il sigillo».
E già, mica usa lo stampino di ceralacca per il bollo: ci viene meglio con il sangue raggrumato!

- «Abbiamo 50 milioni di musulmani in Europa e la trasformeranno in un continente musulmano in pochi decenni», continua Gheddafi e «Allah sta mobilitando la nazione musulmana della Turchia collegandola all'Unione Europea».

Come il ragno che, dopo averti avvolto e paralizzato nella ragnatela, inietta un veleno che avvia il processo di digestione, riducendo le interiora in pappa e poltiglia, e poi ne succhia il succo, come si fa con la cannuccia.
Ecco, secondo il Gheddafi, l'islam è in piena ovulazione e il suo maschio in fase e-rettile:
l'evoluzionismo, in casa dei Muammar, non tira, ma il "Celodurismo" si.

Anche il parassitismo è in natura: a noi impedire che siano a vivere dei e con i nostri di frutti.

Ovulazionislam in progress...


Io, secondo me...15.06.2009

venerdì 12 giugno 2009

mercoledì 10 giugno 2009

Tendopol(l)i

"L'ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza", recita un proverbio, ad indicare che, se l'ospitalità dura più del previsto, può incominciare ad infastidire.
Il nostro pesce...scusate, ospite, arriva già scongelato, che già il tanfo attanaglia la gola;
Il leader libico Muammar Gheddafi viene a trovarci, e ce lo dobbiamo sorbire per almeno quattro giorni.
Si trascina dietro le tante tossine, assorbite negli anni in cui è sguazzato in uno stagno, che ha intorbidato con le proprie deiezioni, più che azioni.
Megalomane quanto basta, ha avuto una fase discendente quando le smargiassate furono ridimensionate dalle bombe americane, ma ora riprende la camminata da bauscia, grazie alla forte presa sui testicoli di un occidente che boccheggia, per mancanza più di petrolio che d'ossigeno, per colpa di un metabolismo dipendente da liquido e metano piuttosto che d'aria fresca.
Grazie a questo, da noi il beduino si impone e ai suoi si propone: eccomi, sono il padrone del vapore, quel che tiene il manico sia del coltello che del pisello!
Come per il Messia, sono i segni ad annunciarne venuta: le figure sono più semplici dello scritto, il visto che il sentito, il simbolo che la sostanza, l'istinto che la ragione, il percepito che il reale.
Non importa quello che è, ma quanto si crede sia.
Il maschio alfa, il dominante, passa sopra servi e schiavi che, distesi, lo spulciano e usano, muti, la lingua per leccare; e mostrano pudende, a presentare resa, rassegnazione e sottomissione.
L'Italia non s'è desta, ma chinata, nell'accettare riparazione, con 5 miliardi di dollari, per gli oltre 30 anni di colonialismo, cominciato nel lontano 1911;
intendiamoci: per Muammar sono spiccioli, resto da lasciare in elemosina al cencioso di turno.
A lui interessa la riverenza e il capo chino, di chi si umilia e accetta d'essere menato a guinzaglio per una ciotola d'abbeverata e una crosta di pane...inzuppato nel petrolio, certo, ma sempre pancotto è: se non zuppa, è pan bagnato.
Dobbiamo sorridere ed incassare, costretti in ginocchio, a far novanta per fifa e gradi, dove oltre a denti e cinghia siamo a stringere anche altro, e fortuna che l'oro nero è olio lubrificante!
Il Gheddafi marcherà il terreno, come quei cani rognosi che invasero Piazza Duomo a Milano, chini a riempire lo spazio mostrando il viso alla Mecca e il culo alla nostra chiesa, ostentando rispetto, facce e sorriso diverso per il dio loro e il nostro, modulando suoni da labbra diverse: alloggerà nella sua tenda "beduina", preparata a Villa Doria Pamphili, in quel di Roma.
I petroldollari piovono in società italiane come UniCredit ed Eni;
la Libia fornisce un quarto del greggio importato dall'Italia e collabora con Roma contro l'immigrazione clandestina.
Guai allo sgarro: si chiuderebbero i rubinetti dell'uno e si aprirebbero le cateratte dell'altra!
Siamo al ri(s)catto di un credito o del debito, in conseguenza della risposta: come per i cani di Pavlov e i riflessi condizionati, a rispondere immediatamente con lo zuccherino o la scossa in base alla scelta, giusta o meno.
L'eterna regola del premio e della punizione, a governare la legge, a seconda e che asseconda il più forte.
- «Ormai ci unisce una ritrovata amicizia e soprattutto una gran comunanza d'interessi. Vogliamo portare in Europa molte buone ragioni della Libia, che oggi torna sulla scena internazionale come un partner riconosciuto», siamo a mentire, per un piatto di lenticchie, per un pugno di barili e di dollari.
Sicuramente saranno passati anche a rimuovere i cartelli: "Vietato calpestare le aiuole: i trasgressori saranno severamente puniti";
chissà quante multe, a chi ci ha portato i cani a sporcare.

Forse la cacca di cammello è meglio.

E il bischero è pure recidivo, come riporto a prova e ricordo, in uno scritto del settimo giorno di Gennaio del 2008.

Tutti, bauscia e megalomani, usano anticipare l'arrivo della propria magnificenza annunciando e mandando segnali: vuoi armate, vuoi trombette, trombe e tromboni - ambascerie e leccaculi di professione - o esplicite richieste che, accolte, marcano il territorio e delimitano i confini del proprio ascendente.
Da Lisbona a Parigi, il "Beduinbauscia" ha voluto la tenda, che altrimenti la Spagna di Josè Zapatero o la Francia di Sarkozy si sarebbe attaccata al tram, piuttosto che al rubinetto dei petrodollari.
Gesù entrò in città su un asinello: la gente lo osannava, sventolando frasche di palma;
il beduino è arrivato e, al posto di turibolo ed incenso, annunciato da vapori di petrolio nebulizzato, fumo profumato che dà lo "sballo", meglio che le foglie di coca.
La tenda è messaggio forte per menti deboli, pronte a vedere maturazione dei tempi, guida della Sharia per il Jihad: tempo d'imbottigliare, che la...mezzaluna è quella giusta!
La tenda non è la nostra, nostalgia di momenti giovanili, che si girovagava avendo quella per tetto e coperta;
questa è richiamo di malinconici e nostalgici tempi, quando il piantare quella indicava che, sotto di lei e i piedi, anche la terra era di possesso.
Magdi Allam, sempre attento e conoscitore di queste realtà, ben disegna il pericolo di dare percezione di sottomissione a certi personaggi che, come il lupo, tendono sì a perdere il pelo, ma non il vizio: i denti restano a posto, pronti a mordere, qualora l'occasione offrisse all'uomo la possibilità di tornare ladro.
Nell'articolo "I petrodollari non valgono l'anima", il caro Magdi implora di non arrivare a barattare quella per soldi, ma ormai abbiamo venduto pure le radici per un pugno di lenticchie...o di dollari.
No, non c'è da preoccuparsi: Gheddafi non bivaccherà davanti a san Pietro, che noi c'hanno già preso per il naso, e pure infilato l'anello.
Nessuno ci tiene a visitare la casa del servo, men che meno quel beduino che, al massimo, da noi ci manda il figlio, a dare due calci al pallone nel cortile di casa...dopo avere comprato sia il campo che le comparse.
Tranquillo, Magdi, tranquillo: quello non ci visiterà, con le decine di femminee gnocche, personale "guardia" del corpo e trastullo, a dimostrazione che non è necessario farsi esplodere per averle dall'altra parte...anche se vergini!
Per ora s'accontenta d'essere l'ennesimo serpente, ad indicare la rossa mela...e le fontane, dove abbeverare i cavalli.

'azzarola, mi sbagliavo: il Muammar se n'è impipato, e ha montato la sua tendopol(l)i anche qui;

è proprio vero quel che diceva il mio parroco: «Non c'è più religione!»

Quella dei beduini non so, ma la nostra sicuramente!


Io, secondo me...10.06.2009

Finalmente l'Europa sarà un po meno Eurabia...benarrivato, Cristiano !

martedì 9 giugno 2009

In memoria di Ilan


Vale la pena leggere la storia del povero Ilan, per capire uno dei volti dell'islam animale (http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/)!

venerdì 5 giugno 2009

dal Verme

"Giovedì 4 Giugno, ore 20.45: troviamoci dal Verme...".

Certo, per i malfidenti questo messaggio potrebbe apparire sibillino: chi è "il Verme"?
Sicuramente è l'appellativo di un poco di buono, viscido e abituato a lavorare, più che sott'acqua, sotto terra, nel mondo sommerso della malavita.
Bella compagnia frequenta il Fontana, avrà pensato la comare, abituata a spiare il mondo da dietro la cortina, non di ferro ma delle tende.

"...in S. Giovanni sul muro..."

La "gola profonda", la perfetta spiona, tipica d'ogni condominio che si rispetti, gongolerà al pensiero d'aver scoperto un altro altarino, l'ennesimo scheletro nell'armadio del prossimo suo, ovviamente sempre dedito alle pruderie e alle faccende più morbose.
- «Lo dicevo io, che quella faccia da santino del Beppe se la fa con gente equivoca: pure frequenta quei maledetti che scarabocchiano su sacre pareti, ragazzini impertinenti e impenitenti che conciano le facciate e i muri con schifezze, con macchie e ghirigori.
Inutile spiegare che Giovanni è un santo, e mai lo è diventato per aver disegnato sui muri.
- «E guarda te», e qui la nostra portinaia regola al massimo gli ingrandimenti del telescopio «che sul foglietto anonimo c'ha pure la fotografia del suo complice e compagno di merende; faccia da bravo ragazzo, abbronzato, allampanato e tirato a lucido come un figurino, occhialini seriosi e sorridente, come un arcangelo: Lucifero che si nasconde l'anima nera dietro la luce!»
Puntando il potente microfono direzionale, la guardona con le orecchie a scodella, custode delle virtù e della verginità, catturerà i suoni del perfido inquilino, in conversazione con un vicino, sicuramente anche lui tra i sospetti e in odor di zolfo.
- «...Magdi Cristiano Allam, arabo, d'origine egiziana...ha studiato dai Salesiani...prima musulmano...»
Mi par di vederla, la "velata delle tendine", quando batte spazientita su quel capriccioso ricevitore, ordinato per corrispondenza, garantito come l'ultimo ritrovato, protesi per prolungare il senso dell'udito ed entrare meglio negli altrui affari.
- «Ecco! lo sapevo che quell'ipocrita di un Fontana non la contava giusta: oltre che i mafiosi, i teppistelli imbrattatori, anche con i terroristi se la fa; e quell'Allam deve essere uno dei peggiori, che appartiene alla cellula dei Salesiani, sicuramente di Bin Laden!»
Beh, come si dice, nessuno è profeta in patria e, comari, portinaie, gole profonde e spioni permettendo, mi concedo il piacere di incontrare un vecchio amico e altri che gravitano attorno, pianeti e pianetini nell'orbita solare di un uomo di tale spessore e fatta; e il teatro Dal Verme vale bene una messa...a punto dei propri convincimenti ed impegni sul campo, a favore della ricerca: dell'anima, certo, di quella sperduta nelle nebbie della nostra cultura e storia patria e di una Europa smarrita in pari foschie.

- «Ragazzi: una bella bionda mi ha abbracciato, contenta di avermi incontrato!»
- «Che donna coraggiosa!», ribatte uno;
- «C'ha proprio il gusto dell'orrido!», risponde l'acido;
- «Aveva sicuramente lasciato gli occhiali nella borsetta!», ironizza il perfido;
- «Manco se tieni il cuscino sulla faccia lo farebbe, se non per calcarlo meglio!», infierisce l'ennesimo.

Ammetto che, quando l'ho vista precipitarmi incontro, pure io sono rimasto perplesso: sicuramente, sarà come nei film di Fantozzi, dove il poveretto, ben lungi dall'aver ricevuto grazia d'aspetto, si vede la sirena arrivare a fronte e subito scansarlo all'ultimo, per abbracciare, alle sue spalle, il belloccio di turno, rimanendo scornato, a tirar su il moccio al naso, la lacrimuccia d'umiliazione e i pantaloni ascellari.
E no: Valentina Colombo non mi ha schivato, confermando una normale abitudine della famiglia Allam-Colombo, nel far sentire - accogliere - ognuno di noi come uno di famiglia, talvolta quasi unico e, conoscendoli da tempo, ancora più fa piacere perché senti, percepisci che non mi - ci - vedono solo con gli occhi della mente, ma con quelli del cuore, che arriva ancora più lontano.
In questa famiglia ci senti la felicità, la gioia, la completezza, l'amore, la ricchezza di sentimenti, il valore aggiunto dai loro figli, a cui poi, in un filmato, hanno manifestato dediche appassionate e toccanti.

Martino, che ho avuto il piacere finalmente di conoscere in carne ed ossa;
il piccolo Davide, che ho visto poco avanti a me, teneramente pronunciare una delle due più belle parole - oltre a "mamma" - in direzione del palco, all'entrata di Cristiano: «papà!»
Ghighè, piccolo aeroplanino magico, ultimo arrivato, sigillo e grazia di due cuori che si sono dichiarati e trovati perché "era scritto nelle stelle", che assieme li vogliono, "da qui all'eternità".
Sofia e Alessandro, che non conosco di persona ma che saluto;

Nel mio piccolo, anche io faccio il mio bagno di folla: tanti amici, tanti visi, tante persone eccezionali che ho avuto modo di conoscere, attirati, catturati, mossi dal magnetismo di Cristiano.
Ecco il caro Andrea Sartori, i suoi genitori, la dolce Alessandra Boga;
un signore per eccellenza, nei modi, nei fatti, nelle opere, nei rapporti umani: Elio Fumi;
e Mauro...Mauro Farbene, dalla sensibilità e bontà smisurata;
intravedo, subito riassorbito dalla calca, Giuseppe Samir Eid, che da sempre segue Cristiano come un angelo custode;
Elena Rizzi, la nostra candidata per il Nord Est: sempre sentita al telefono, finalmente la piacevole vista e conoscenza dal vivo; deliziosa e, come per la nostra Sara Occhipinti, candidata circoscrizione Centro, da ammirare, sia per bellezza che intelligenza, e scusate se è poco!
E tanti altri avrei da aggiungere e difetta più la memoria dei nomi che lo spazio per ricordarli, ma nel cuore non ne manca nessuno, che di ognuno l'immagine vi è scolpita.
Ecco che, alla spicciolata, entrano poi loro, i componenti dell'arma dei carabinieri, ben amata, oltre che benemerita: un corpo di fedeli e generosi, che è un piacere vederli proteggere Cristiano, ma pure averli attorno, per ogni dove, a vegliare pure noi!
Entra Magdi Cristiano Allam.
Un grande, per tutti, non solo per come si presenta, ma per ciò che rappresenta:
un uomo preceduto, affiancato e seguito solo da un grande amore per il prossimo.
Prima di salire sul palco, ti passa, uno ad uno, tutta la prima fila;
penso che qualcuno, senza farsi notare, alla fine della linea, gli abbia tolto alcune pile dall'alloggiamento, altrimenti avrebbe continuato a passare da uno all'altro.
Kippà a scodellina, in testa, viso lungo e affilato, allungato da una lunga barba che, come i capelli, è resa importante dal colore sale-pepe, che suggerisce pacatezza, saggezza, disposizione e rispetto: così il rabbino, rappresentante della comunità ebraica; intenso e vibrante l'abbraccio tra lui e Magdi Cristiano Allam.
Questo uno dei punti che più mi ha emozionato: qualcosa nel mio profondo mi ha, da sempre, fatto sentire vicino ad Israele, alla sua gente, parte di loro; non è solo la testa con loro, ma tanto del mio cuore me li fa sentire cari.
Lunga vita, Israel!
Cosa è successo poi? Cosa ha detto Cristiano?
Io lo so: io c'ero!
Non è mio compito o volere fare informazione o cronaca: ci penseranno giornali e televisione;
io ho solo voluto dare testimonianza, emozioni, sensazioni, tentare di trasmettere quell'entusiasmo e quelle motivazioni che mi hanno fatto sentire gruppo, appartenenza, risvegliato anima e corpo, voglia di essere.

Protagonista. Anche io.

Io l'ho sentito: io c'ero!


Io, secondo me...05.06.2009

martedì 2 giugno 2009

Don Beppe

In nome del Padre, del Figlio e...

Quante volte lo abbiamo fatto il segno, quello della croce: quanto i nostri padri e nonni, e così andando all'indietro con la memoria;
già, la memoria, le nostre radici, la Storia di chi ci ha preceduto in un lungo cammino: una staffetta, dove il testimone è passato da chi stava per cadere a chi avrebbe continuato per lui.
Dietro quel segno c'era - c'è - un messaggio che in sé è universale, perché predica la pace, l'uguaglianza tra gli umani, l'amore per il prossimo, la denuncia della propria fragilità ma anche che è in noi la possibilità e la responsabilità di correggere le nostre azioni, gli immancabili errori, per poi comunque risponderne.
La Speranza, perdio!
Ci è stato dato il dono più grande: comunque hai disgrazia e disgrazie nel nascere, una livella alla fine restituirà pari altezza ad ognuno, e non solo nel fisico di nani e storpi.
Fino all'estremo respiro, per quanto male ed errori fatti, la parabola dei lavoranti della vigna ci dice che, anche all'ultimo momento, il signore potrà concedere pure ai ritardatari pari mercede;
il perdono nel pentimento.
Mai prima di allora una figura così era stata; mai il messaggio di un Dio misericordioso, piuttosto che minaccioso, invadente, talvolta crudele, quando non ingiusto, al fianco di questo contro quello, che pareva un mercenario al soldo di una fazione, come oggi quello dei Bin Laden.
Il messaggio di Gesù - che lo si pensi uomo o Dio, ad ognuno scoprirlo - lascia sbigottiti, in un epoca, l'ennesima, di un trascorso in cui violenza, sopraffazione, crudeltà e carneficine parevano far parte della normalità, come le stagioni.
"Ama il prossimo tuo come te stesso...offri l'altra guancia...se non ami anche il tuo nemico, che merito hai?"
Da allora, più nulla fu come prima.
Tu - io - uomo hai nelle mani il destino ultimo: i talenti ti sono stati rivelati e dati e il farli fruttare o avvizzire è nell'uso che ne farai.
Non un essere supremo e superiore ora giocherà con te, come facevano i vetusti dei;
se gioco ci sarà, è nel vender questa primogenitura, riconosciuta a quell'essere chiamato uomo, per un piatto di lenticchie, un tiro di dadi.
Da quel momento, maledire Dio sarà solo l'alibi per chi ha sotterrato i suoi talenti perché, prima di questi, avrà seppellito sé stesso.
Potrai barare, se vorrai, ma all'ultima partita sarà la morte a vincere il banco, e alla fine rimarrà una moneta: quello per Caronte, il traghettatore;
e il tuo cuore sarà pesato e, per contrappeso, una piuma, come raccontavano gli antichi egizi.
Mai disprezzare chi ci precedette, perché anche loro prediletti da Dio, quando l'anima è pura.
Il mio Maestro non mi parla di morte, di conquista, di vittorie, di terre o maestà.
Non di questa terra sarà il mio lavoro, anche se a Cesare dovrò dare del suo.
Non è a dirmi che sono meglio o peggio di questo o quello, perché ognuno ha da dare qualcosa che l'altro non ha.
Forse che in una famiglia, se tuo fratello sta male, non lo aiuti; e lui domani, quando le parti inverse?
Il mio Maestro morì con noi, uomo tra gli uomini: non mandò altri a farlo per lui.
E nessuno può vantarsi di essergli succeduto, a fare da sigillo, dopo avere rimaneggiato quanto già c'era e averlo riscritto, cucendone vesti su proprie forme, a misura di bocca sua!
Un buon albero si vede da ciò che offre e quel che puzza di cadavere può pure fiorire, ma mai costringermi a dire che ha frutti migliori.
Gesù morì in croce, e quel segno non è maledetto, e ce lo fece capire quando portò con sé uno dei ladroni, che entrò nella vigna del Signore ottenendo comunque uguale premio, che Dio per lui, figliol prodigo e quasi perso, preparò il banchetto migliore.

In nome del Padre, del Figlio e...

Nessuna paura, a farmi il segno di quella croce: lassù nacque il nostro riscatto, altro che le settantadue vergini e la speranza di una scopata in un bordello di lusso!
Ora me lo vogliono cancellare, questo simbolo.
Offende la "sensibilità" di Tizio, Caio e Sempronio, mi dicono.
Cazzo! E la mia, quelli così delicati di stomaco, non la contano?
Cosa è per loro: un anatema, una macumba, un rito vudù
Ignoranti!
Prima di parlarne, se si offendono, ne capiscano il significato, la portata, il messaggio.
Ah, già, dimenticavo: chi si agita davanti a tal segno serve un dio da tanto al chilo, che più carne macelli e meglio gode.
Ci guardano e pensano io Tarzan, tu Cita.
Ognuno preghi come meglio crede, con i segni esteriori che più gli aggradano.
Solo, non occupando marciapiedi o piazze dove il presentare "cul in aria", al cospetto del tempio d'altri, mostrando segni e prepotenza del beduino, l'animo del predone rapace, il cervello grippato dalla sabbia del deserto e il manuale del piccolo conquistatore!
E liberiamoci dei nostri Esaù, i Prospero Bonzani, sacerdoti-imam, che svendono la croce e la vogliono in soffitta, per non offendere la sensibilità di animi così delicati;
o degli arrabbiati con Dio e il mondo, tipo Raffaele Cortesi, sindaco che arriva a vietare pure ai morti di avere sulla testa il segno della propria fede, solo perché da radici giudaico-cristiane e non leniniste-staliniste, come le sue!
Non è colpa nostra se, al cimitero e sulla tomba, si preferisce, incrociati, i legni del Salvatore e non la falce e martello!

In nome del Padre, del Figlio e...

Mettiamoci una...croce sopra e finiamola qui, e in special modo te, Prospero, che quello dove c'hai bronzi e batacchi si chiama campanile, non minareto.
Ma guarda un po se mi tocca ricordare il mestiere e far la predica a quelli usciti dal seminario...volevo dire: seminato.

Manco fossi Don Beppe!

In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


Io, secondo me...02.06.2009