martedì 28 luglio 2009

Tett and the city

I "Carletti" sì che ci sapevano fare, e ben sono a farmi prestare l'arte loro nel presentare quanto di mio è ben più misero, a confronto di quelli.
"Ste regazzette co' tutto defòra,
zinne, chiappe, bellicoli e panzette [...]
Quanno ch'uno de loro s'innamora / Sceje tra tutte quante 'ste sciacquette / Sempre quella che cià un ber par de tette / Nun cià importanza che sii bionna o mora".
Certo che se ne intendeva, er sor Carlo Alberto Salustri, altrimenti conosciuto come Trilussa, romano de Roma, che già ai tempi suoi era più quel che stava "defòra" che nel contenitore suo, già nello straripar di tette, chiappe e pancette.
Giusto a saper quanto, dal villano al signore, piace sta merce, ecco far rimbalzo un altro dialettal poeta: Porta, Carlo pure lui, che al sedere dedicò pure un Inno.
"Sura Caterinin, tra i bej cossett / Che la gh'ha intorna e che ghe fan onor / Gh'è quell para de ciapp e quij dò tett / Ch'hin degn de guarnì on lett de imperator. / Oh che tett! Oh che ciapp plusquam perfett!"
...tra le tante cose che c'ha attorno ci sono quel paio di chiappette e due tette, degne di decorare il letto di un imperatore.
Straripano i fiumi e pure i torrenti, quando i corsi sono stretti, non si vuole che valga pure per i corsetti e le mutandine?
"Tutti ala mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare...", cantava negli anni settanta la Gabriella Ferri;
Niente di più facile allo sguardo quando ormai, al castigato mutandino, generose procacità preferiscono un misero cordino, poco più largo di una stringa da scarpe.
Oggi più di una venere emerge dalla spuma del mare e il silicone fa galleggiare meglio del salvagente: neppure i dromedari c'hanno gobbe così bene imbottite, che sulla cima viene voglia di piantarci una bandiera!
Promontori e respingenti ormai costellano l'orizzonte visivo, dalle spiagge ai cartelloni pubblicitari fino al televisore, che è l'unico ormai ad essere piatto naturale tanto è vero che, alla fortunata serie televisiva "Sex and the city", dovrebbe seguire "Tett and the city".
Anche la nonna ormai, detta in dialetto meneghino, "la scorlìss i tett", scuote i seni e la senti dire:
- «Pover tett, nèe ! Te sentet com'hin froll?», povere tette, come sono molli;
e pensa di approfittare dal gommista, a far pompare quelle assieme alle gomme dell'auto, che la pensione non basta per il chirurgo plastico.
Come a distillare la grappa, via la testa via la coda rimane solo il cuore: via il frollo e l'eccedenza, rimane il giusto lustrar d'occhi, che ormai le poppe al vento sono normalità e non l'eccezione.
Beh...quasi.
"Madonna di Campiglio, 28 luglio 2009: Una mamma che stava allattando la propria figlia è stata invitata a nascondersi".
Pensavo che solo i talebani arrivassero a tanto, a voler snaturare qualcosa di così tenero, a svilire l'atto più normale della maternità: l'allattare, il nutrire la propria creatura.
- «Qualche cliente si è lamentato» - ha spiegato il direttore dell'albergo «e dunque è pregata di allattare fuori dalla sala ristorante».
La mamma della piccola Bianca ha tenuto a precisare:
- «Ero solita allattare in camera, prima di scendere al ristorante [...] è capitato che la bimba si mettesse a piangere: l'ho presa in braccio e, con discrezione, l'ho allattata per pochi minuti al seno; si è addormentata, l'ho rimessa nella carrozzina.»
Dov'è lo scandalo, la sconvenienza o il fastidio;
dove sta la sgradevolezza nel vedere un capezzolo, che offre il pasto alla necessità di un cucciolo d'uomo?
- «Ci sono state proteste, noi dobbiamo ascoltare le ragioni di tutti i clienti. In fondo, abbiamo semplicemente chiesto alla signora Rossini di spostarsi con la piccola in una saletta, a lato del ristorante», rispondono.
Alla prossima vedremo le mamme allattare con indosso il Burqa, perché beghine e baciapile ancora vivono tra noi, a caccia del malefizio, svezzate dalla lettura de "Il martello delle streghe", il "Malleus Maleficarum", trattato di stregoneria tanto amato dai principi del rogo, gli inquisitori del 1500.
Sicuramente questi ipocriti figuri viaggiano con le taniche di benzina in macchina: non per riempire il serbatoio, ma da gettare sulla catasta di legna, dove bruciare impudiche mamme dai seni scoperti!


Io, secondo me...28.07.2009

venerdì 24 luglio 2009

Minorenni sotto spirito

SCOOPata

La pollastra non è più di primo pelo e il mestiere di darla via, si sa, è usurante.
Dagli oggi, dagli domani, prima o dopo finisce l'olio e ogni pistone che vuole scorrere nella camicia, si grippa.
Hai voglia poi di botulino e silicone, a spianare rughe d'asfalto e rassodare i gonfiabili: per quanto t'impegni, il tempo avrà la meglio e la pelle ti si raccoglierà a fisarmonica, ammucchiandosi in grinze, pieghe e montagnole, come un sipario lasciato cadere;
è l'età, bellezza!
Quando arriva quel momento, l'elefante si ritira nel suo cimitero, la nave nel bacino e l'automobile alla rottamazione, ma le prostitute no: quelle danno fuoco alle polveri, sparano le ultime cartucce e deflagrano, in un fottio di fuochi d'artificio.
Poi, acqua cheta: cercano di che campare, sempre di non fare un cazzo, s'intende, ma a vivere di rendita.
Come hanno fatto nella nel periodo dell'oro, sempre dei coglioni cercano, e mi si perdoni l'essere volgare, ma non sto parlando di crocerossine o di dame di san Vincenzo.
O vanno alla cerca del giovane figlio di papà, pieno di grana e stanco di carne fresca, in vena di fare il mozzo su un naviglio storico, oppure il nonnetto ancora arrapato, in perenne fregola seppur con la canna spuntata: poco importa, che quel che vale lo porta nei pantaloni, bene imbottito, ma si chiama portafoglio.
Meglio ancora del bamboccio quindi è la mummia, ancor più da mungere se minacciabile di sputtanamento, vuoi perché tiene famiglia, è sposato o, stanco di una vita o immagine da santarellino, vuole spendere l'ultima pastiglia di Viagra, togliendosi tutte quelle morbosità che un'esistenza puritana gli ha impedito di esplorare, preferendo ora l'esistenza puttana.
La signorina dispensatrice di grazie, che la vulgata popolare collega al grosso topo di fogna, che frequenta nottetempo i marciapiedi - da qui, "Zoccola" - allora cerca prima l'approccio morbido, il lisciare in direzione del pelo, la tecnica della leccaculaggine, insomma:
- «Amore, ma sei un trapano, uno stallone infaticabile; basta, smetti che non ce la faccio più, mi hai spompata. Non ce la fo a starti dietro...davanti o sotto. Però...ho visto un braccialettino di diamanti che è uno schianto. Non potresti metterci una buona parola per quella particina per me, con i tuoi amici nel mondo dello spettacolo o della moda? Dai, amore, su...solo a pensarci mi è passato il mal di testa...dai, passerotto...su con la vita!»
Finche...dura, va avanti così, la cosa;
ma appena tira aria che la salma la sta scaricando o non ce la fa più, la caravella, sgamata da tanti abbordaggi, cambia vento.
Annusato che è arrivato il tempo di chiudere...bottega, eccola a cercare qualcosa di più morbido per appoggiare l'incallito culetto: il ricatto.
Facendo suo l'antico e dotto detto "Do ut des", io do affinché tu dia, lo trasforma in un bel "Te l'ho data, ora mi dai".
C'ha ragione: la signora non ha forse offerto i migliori...ani della sua vita?
E poi, bisogna capire: una volta si sarebbe messa in proprio, avrebbe aperto un bel bordello di cui sarebbe divenuta tenutaria e, da puttana d'alto bordo, sarebbe diventata imprenditrice, altrimenti chiamata "Maitresse", e avrebbe messo su bottega, anzi, casa...di tolleranza;
e le marchette, per il buon servizio, le avrebbe ritirate e non più consegnate.
Ma non si può più, perché l'ipocrisia strisciante ha sposato la tecnica dello struzzo, che ignoranza vuole e dice che è uso nascondere la testa sotto la sabbia, cosa che, nell'uomo, denuncia il nascondere lo sguardo per non voler vedere le vergogne attorno.
Il tutto accade dovunque e fuori controllo, ma non importa: occhio non vede, cuore non duole.
Non tollerando la casa, seppur chiusa, la società costringe la nostra meretrice - dal latino meretricium, da merere, ovvero guadagnare - a correre ai ripari, altrimenti rischia per la prima volta di non trovarsi nulla in mano, e quindi passa dalla tattica alla strategia, che non gli frega più meritare la battaglia, ma vuole vittoria di guerra e poter drizzare altra asta, che è bandiera di vittoria;
e qui, andiamo sul sodo, tocchiamo con mano quel che riassume quanto sinora esposto, che il tempo cambia le forme, ma non la sostanza.
Quel che una volta doveva accadere e morire nell'ombra, ora avviene alla luce del sole. Anzi: dei riflettori.
Quel che un tempo legava un mondo sommerso con un filo che vedeva "La maman et la putain", la matrona, veterana e ormai svezzata, con la novizia, oggi vede la mignotta - da "Mater ignota", madre ignota, la cui mancanza ascriveva la facilità del cadere così in basso - cambiar veste e diventare "Escort".
- «Ohibò! Chi è costei?»
Tranquilli: è sempre quella dei secoli passati, e sempre a fare il mestiere più vecchio del mondo, ma si sa: un abito diverso spesso riesce a far facciata, bella copertina per un libro altrimenti da poco...di buono.
Il cieco e l'orbo diventano ipovedenti, lo spazzino si trasforma in operatore ecologico, il matto, gli storpi, gli sciancati, i guerci, nella categoria generica dei diversamente abili e...Escort.
Le Escort sono prostitute camuffate da "accompagnatrici", in realtà alla fine offrono gli stessi servizi: solo, in una cornice più raffinata e artefatta; da lì si spiega il costo, spesso sproporzionato, delle prestazioni.
Sono sempre delle belle donne - continuamente aggiornate...dal chirurgo plastico - e con una certa classe.
Come a dire: la differenza tra la nouvelle cuisine e la paninoteca, il "Donne e champagne" contro "Seghe e gazzosa".
Per il teatrino Berlusconi- D'Addario, più che accompagnatrice la Patrizia dovrebbe qualificarsi come badante, ma resta invariato il sistema dell'incastro, ovvero: come ti frego il nonneto, che al posto di una bell'automobile Ford, modello Escort, si è preso quella di derivazione terminologica anglosassone, con cui quelli d'oltremanica chiamano l'immarcescibile porcella, anche se abituata a leccare caviale al posto di Nutella.
Dimmi dove lavori e ti dirò chi sei;
sei una pornodiva? Allora sei attrice;
sei una mediocre ma disponibile gnocca, nel mondo dello spettacolo? Artista, certamente.
Casalinga, studentessa, operaia, bonona dell'Est? Troia, di sicuro.
Te la fai con il popolo bue, il burino sporco d'olio di macchina o con il puzzo di pesce, piuttosto che di formaggio o di cavoli lessi?
Maiala da bassofondo.
Sempre la prugna stai a dare, ma vuoi mettere incartata in lenzuola di seta, piuttosto che straccetto stampato in Cina?
Te la sciacqui con acqua di colonia o dopobarba? 'Na chiavica!
Te la profumi con Chanel numero 5? Una Venere.
Se poi fai come la Patrizia D'Addario, che tra le gambe ci mette pure un piccolo registratore, allora sei al massimo.
Fosse stato un telefonino cellulare, messo su vibrazione, si sarebbe pensato ad una forma di autoerotismo, ma questo, no.
Non era un gadget, un piccolo regalino, un ricordino, un souvenir da mutanda, ma un nuovo assorbente, di suoni, di rumori, di parole dette e sussurrate: la tipa se l'era infilato per poter far fesso il povero e incauto bacucco.
La Silfide aveva premeditato e pianificato tutto, visto che pure aveva fotografato e filmato il luogo che aveva predestinato a suo giaciglio, a vendere a peso d'oro quella fortuna che si portava appresso, sotto l'ombelico.
Ora la beata dorme su due guanciali e viaggia con il vento...in poppe, tutti la vogliono, tutti la cercano, fotografata come mamma l'ha fatta, per i pruriginosi bisogni manettari del volgo.
Silvio, mio caro, diciamocela tutta: so fatti tuoi, ma tu si stato 'nu poco scemo, che quelle carrozzate non s'accontentano di Nutella e gazzosa.
Quelle camminano come sulle uova, c'hanno la puzza al naso e sono ben co(n)sce che "Tira più un pelo di fica che un carro di buoi", come insegna la saggezza; popolare forse, ma sempre "Vox populi, vox Dei", voce di popolo, voce di Dio.
Tu ti sarai forse pure goduto una bella scopata, ma quella s'è fatta di meglio: la SCOOPata;
e ti ha proprio preso davanti e dietro: per le palle e per il culo!
La prossima volta che ti fai una Escort, vedi di scegliere meglio la carrozzeria:
Con quattro ruote e non su e tra due gambe, che altrimenti sei tu a subire gli abbordaggi e il fuoco delle bombarde.

E te lo dice uno che non ti vede come il fumo negli occhi, né ti fa la morale, che non c'ho gli attributi.
Per la morale, s'intende.
Con affetto: Beppe, il Fontana.

Io, secondo me...24.07.2009

venerdì 10 luglio 2009

épandeur de merde

Con la bella stagione tanti campi vanno concimati perché - piaccia o no - dal fiore al frutto, tanto in natura nasce dalla merda, supremo ed economico riciclo del mondo;
da qui, l'uso di "spanditori": una volta carri di letame da dove, poveracci con il forcone, lanciavano il letame, prezioso unguento per della terra altrimenti sterile o avara.
Oggi il tutto è automatizzato, e lo "spargino", lo spruzzino è frutto di moti oleodinamici e nebulizzatori computerizzati, che studiano scientemente la miglior "performance", la giusta "location", frutto di una perfetta "governance" e di una lungimirante visione della "mission".
Insomma: anche a spandere liquame ci vuole una bella testa!
Certo che, andando a zonzo, non fa certo piacere sentire quel penetrante puzzo ma, se si pensa che è per il nostro bene, ben arrivata cacca!
Segno d'abbondanza e ricchezza è lo sguazzarci dentro: meglio se è Campobasso, che quel fumante Montenero risalta meglio ed ognuno si può riepir Bisaccia!
E benedetti sono quelli che pensano a noi, donando e privandosi pure della loro.
Benedetta sia anche la sacra terra molisana, la cui fertilità ha fatto sbocciare il miglior rappresentante di "épandeur de merde" che io abbia mai conosciuto: Tonino, il bell'Antonio Di Pietro.
Ecco l'innesto, l'ibrido tra il fustigatore di costumi e il cacciatore di streghe, il lubrificante naturale per ogni attrito sociale, la divina pianta del ricino, acciarino e stoppino per ogni rogo d'eretici, giudice e giuria d'ogni cosa, calice della verità e detentore del divino volere, con licenza decidere quel che è giusto e quel che no.
Ecco l'eletto, l'illuminato, la candela nel buio, la lampadina in un mondo di tenebra, anche se ancora c'è chi non s'è accorto che qualche filamento di quella sinapsi s'è fulminato.
- «Voi non gabide un gazzo, ma lasgiade fare a me, che c'azzecco. Altrimenti vi sfasgio!» che, tradotto in dolce stil novo significa che noi si è limitati nel comprendonio ma, siccome c'è lui che sa, tanto basta, e non dobbiamo insistere, altrimenti - ma per il nostro bene - ci tira un cazziatone.
Molti - spero - che mi leggono, a questo punto saranno meravigliati nello scoprire che so le lingue, sono poliglotta, ma mi sento, per onestà, di dire che no, non è farina del mio sacco: i geroglifici del dipietrese li decifro utilizzando la mia stele di Rosetta, il traduttore di Google!
C'ho dato in pasto la vulgata Pietrina e quello è partito, gorgogliando come una lavatrice, che prima carica l'acqua, la mescola e ci aggiunge sbiancanti, smacchianti e vari reagenti, per poi torcere, torchiare, spremere e centrifugare gli straccetti e infine, con un rutto liberatorio di scarico, segnala l'avvenuta digestione, aprendo la bocca da cui pende tanto di quanto mi pareva da principio oscuro, brutto e sporco.
Ecco il bucato, belle che pulito: basta stendere.
Beh, non è proprio così: il nostro Tonino c'ha la scorza del montanaro, la ruvidezza del campagnolo, l'arrampicata del trattore, il battistrada del cingolato, il motore di un Caterpillar, la dolcezza della carta vetrata, la carezza della lima da mazzo e la sensibilità di una grattugia.
Verso il prossimo c'ha l'istinto del toro quando in giro ci sono le vacche, ovvero l'arte del montone, che cavalca con prepotenza perché la natura l'ha predisposto così, che è volere della creazione e del Creatore.
Questione d'attrezzeria e di dote, che lui c'ha esuberanza di materiale da ferramenta, ed è già tanto che talvolta, in un barlume di tenerezza, ci avverte e prepara, con una domanda:
- «Ti ha detto niente la mamma?»
E zac! Prima che ti dai una pettinata, ti entra con un bel fallo...fallo da rigore, s'intende.
Come per il Bastian contrario, ce ne ha per tutti, che di buono c'è solo il suo, come pensa ogni buon Narciso con l'ego in perenne erezione.
Le tavole della legge gli sono state date da Dio, ma sicuramente sotto dettatura del Pietro, facendo tesoro di toninconsigli e dipietrinsuggerimenti.
Si sente come Mosè e gode nel pronosticare piaghe a tutti dopo aver volutamente aperto il vaso di Pandora per punire con mille tribolazioni chi non lo riconosce come inviato da Dio, tutti a mostrare terga, intenti ad adorare il vitello d'oro.
Non gli passa neppure per l'anticamera del cervello che noi non lo si capisce: Mosè almeno, cosciente di non avere la favella facile, si appoggiò a quella fluente di Aronne;
Tonio invece si sente re, come l'orbo in un mondo di ciechi, ossia tutti quelli che parlano l'italiano!
Lui spende e spande il suo verbo...ma lascia senza madre il pronome, il soggetto, l'articolo e il congiuntivo, ogni sostantivo, sorvola l'avverbio, la preposizione, spesso anche il moto a luogo ( si dimentica dove deve andare ) e finanche il predicato verbale, ad indicar che cosa sta facendo il soggetto dei suoi fulmini.
Non contento di violentare la lingua madre, ora s'infila pure in altro letto: quello d'Albione, con la bella inglesina.
Ussignur, bisogna ammettere: ha pagato per poterlo fare, con la complicità del marito di lei, che ha lasciato la sua bella ad altro stallone.
In groppa vuole starci lui, ed è normale cerchi di disarcionare il...Cavaliere.
- «In Idaglia non c'è demograzia ma diddadura e gorruzione: tutti fasgisdi! La sdamba è di regime. Berlusgoni è il Duge!»
Non contento di aver sputato come il Lama, l'animale andino famoso per citare spesso, il nostro épandeur de merde va in trasferta, a portare la sua saliva in giro per il mondo, comperando pagine di giornali stranieri per dar ingannevole impressione e sostenere imbroglio che, da meschino, è costretto ad elemosinare carta di rotolo altrui per pulirsi, che la sua è finita.
Come per quel di casa sua, anche l'uso dell'altrui lingua è in forma "maccheronica", insipida per mancanza di sale, che è quello indispensabile per la zucca, ma non dei tortelli fatti con la stessa.
Le urne - e alcune sono ancora calde - hanno sempre confermato il volere del popolo di mantenere delega a chi tira oggi la carretta, ma quel che un tempo aveva nel suo simbolo - quanta veggenza! - l'asinello, ora vorrebbe dar ad intendere che son proprio le sue orecchie lunghe ad aver sentito il vero messaggio degli dei, da far accettare più con il bastone che con la carota;
magari reso più penetrante, usando l'olio di ricino.
Non il messaggio, ma il nerbo.
Ogni muro, ogni foglio, ogni pertugio ed angolo della penisola risuonano dei ragli di un'opposizione che mai è stata ridotta in stalla e ha sempre pascolato scegliendo i propri pascoli.
Invettive, insulti, insinuazioni, sputtanamenti sono talmente inflazionati che proprio c'è prova che nessuno porta bavagli, ma l'épandeur de merde, si sa, ha codificato il programma già dal concepimento.
Uomini di tutto il mondo, io vi supplico: date al Tonino la carta di cui ha bisogno, che si deve pulire l'orifizio labiale, dopo tanto trabocco!
Un consiglio, Tony: vedi di passare anche da Teheran o da Pechino d parlare di "diddadura", ma non disdegnare pure un rinfresco di lingua nostra, che pure i tanti migranti che hanno fatto dei corsi ormai la sanno meglio di te.

E vedi d'annà a... 'naltro paese: e stacci!

Io, secondo me...10.07.2009

giovedì 9 luglio 2009

Guardian...contrario

Me lo chiedo spesso: per fare il giornalista occorre il porto d'armi?
Tanti "Signori grandi firme" maneggiano la penna inchiostrandola nella propria bile, nel fiele del proprio abbrutimento professionale, usando il mezzo d'informazione da aspersorio, per benedire con soda caustica il prossimo.
Una bella parte sono amanuensi, estensori sotto dettatura, polli in batteria che si passano la velina uno con l'altro, così come il turibolo pieno d'incenso, con cui amano affumicarsi a manetta, in moto rettilineo alternato;
così come nell'indossare il serto d'alloro, spesso a contornare cotanto fumo, ma in totale assenza d'arrosto.
Altra fetta sono i Lanzichenecchi, usi ad usare gli spadoni e a tagliar all'ingrosso, come il macellaio di vecchia memoria: «Ecco fatto...un tanto il chilo: che faccio, lascio?»
Pennaioli da miglior offerente;
come si dice in milanese: "Un cicinin taglia giò cul falciott", sgrossati con il falcetto.
Mi viene a mente quegli allevamenti di galline, affiancate, a sfornar ova, dove il becchime è dato e serve solo per ingrassare, non la carne ma il prezioso passaggio del pregiato cocco, non di mamma ma con tuorlo e albume.
Eccoli, li vedo...i pennuti di Repubblica, di El Pais, di El Mundo, del Daily Telegrafh, del Times piuttosto che del Guardian: tanta fanteria contro un solo...Cavaliere.
Il battitore sul tamburo a gridare a quelli ai remi, a dare il tempo come a controllare le contrazioni per lo spurgo.
- «Forza, spingete: mi dovete far uovo di giornata; voglio tette, culi e No(e)mi importanti, su cui spander liquame. Su, su, datemi il frutto dei vostri lo(m)bi; meningi spremute, a dar di zanne contro chi ci aizza il padrone!»
Pazienza.
Si capisce: fan gioco di scuderia, a secondo di dove hanno attacco per l'anello al naso.
Come l'inchiostro loro, sono neri nell'animo e nell'anima: i Black Bloc dell'occhiello, i maestri del catenaccio, i "colpobassisti" della Testata, i magliari del Frontespizio, i cesellatori della circolare e dell'ellittica, i mestatori corpo e della pancia tipografica, i professionisti del som(m)ario.
Non giustifico ma comprendo, che di carta devono campare, e non dell'obolo di san Pietro che, se non d'informazione gridata, non rifilano e guadagnano del loro, al mercato.
- «Venghino, signori, venghino. Non ve la dò per tre e neppure per due e neanche per uno: Qui non si vende: si regala!»
Imbonitori, mercanti in fiera, presentatori da baraccone, intrallazzatori da circo Barnum, quello famoso per presentare le mostruosità della natura.
Come ogni foresta, nella sua maestosità nasconde il sottobosco, rovi e ramaglia secca, che ci si deve abbassare per arrivare all'altezza e vederne gli scarti.
Ogni maestà ha la sua "Corte dei miracoli", i suoi nani e le ballerine, tanti disperati alla catena, il Fido cane che s'accontenta dell'osso del «Primum vivere», altrimenti detto "Tiriamo a campare".
Tra il mediocre e l'artista, il vegetale e il genio, c'è sempre un "terra di nessuno", un limbo d'anime perse, dannati da Purgatorio, attenti a non scivolare all'Inferno.
Anime, anime perse, anime morte, alla Gogol.
Per pochi che arrivano a toccare la vetta, i sentieri sono lastricati d'ossa, e tanti s'accontentano dei piani bassi, a scartar cartoccio di pane e formaggio e un gotto...di rosso.
Normale grigiore, tra il bianco e il nero.
Beh, m'accontento di sputar controvento, che anche io, nel mio piccolo, non vivo di colore assoluto.
Ma una cosa mi fa incazzare come una bestia: i Savonarola, i talebani del crocefisso, gli untorelli sempre a gridare «Crucifige!»
Di Crociata ce n'è stata più di una, e di Mariano basta la devozione alla Madonna, che c'ho gli zebedei pieni di chi gira ancora con il bastone e l'ampolla con la purga, ululando alla luna condanna:
- «[...] disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile, che invera la parola lussuria [...] esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista [...] libertà intesa come sfrenatezza e sregolatezza».
Di tanta "penitenziaggine" sarebbe, anzi...sharia ora di spulciarsi!
Il tempo delle Marie Goretti è un altro, e don Sciortini e Mariani non hanno a dover dire che «No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all'inferno», in special modo quando sono loro stessi a far da cassa di risonanza e offrire altre pale per i ventilatori, quelli usati da spanditori per quel che è cattiva s(c)emenza.
Una cosa mi agghiaccia, del Mariano, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ed è altra sua bolla:
- «Non si deve pensare che non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti d'affari privati, soprattutto quando sono implicati minori».
Indubbio che neppure il dito riesce a nascondere per chi era la stoccata e la verginella insidiata.
Ma forse sono io diffidente e sospettoso, e il nostro "monsignIORe" si riferiva all'ombrosa pedofilia da sagrestia, ad indicare che il diavolo si dimena non solo sotto le gonne, ma anche nelle pieghe della tonaca.
Se così è, faccio ammenda e chiedo perdono per tanta mia ignoranza.
Chiudo baracca seguendo quell'invito che tanto hanno fatto agli italiani, di lasciar stare e andare al mare.
Vado.
Al mare.
Prima che qualcuno mi mandi altrove, magari al diavolo o affanculo.


Io, secondo me...09.07.2009

re PRESS ione