venerdì 29 gennaio 2010

Vita da cani

La Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana ha l'autorità sul cittadino, quasi pari alle tavole di Mosè per il popolo di Israele: la lista delle leggi e l'obbligo di rigare dritto, che l'ignoranza non è ammessa;
il fattore peggiorativo è che Dio spesso perdona. La burocrazia no.
Entrambi hanno a disposizione un'eternità, per far arrivare il castigo ma, se dietro al Padreterno ci può stare anche la misericordia, la Gazzetta trascina la macina: se entri in quegli ingranaggi, rimani stritolato.
La Gazzetta è un tuttologo su leggi, regolamenti, norme, atti pubblici e privati; nulla che le genti devono sapere è lasciato al caso o all'improvvisazione, e neppure ad un popol bue è permesso fare orecchie da mercante.
- «Ehi, plebe, mica vi posso raggiungere dappertutto: tu mi devi cercare e leggere, che se salti qualcosa e domani caschi nella rete, fai la fine del pesciolino fritto e condito con sale e limone.»
Un esempio dell'ultima ora:
"Arriva il patentino per i proprietari di cani [...] decreto ad hoc, collegato all'ordinanza del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sulla tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani, in vigore nel giorno della pubblicazione, fortemente voluto dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini".
Ripenso al caro Mosè, alla fortuna d'essere nato nel momento giusto.
Si è dovuto portare due lastroni, ma c'erano scolpite solo dieci regolette.
Se il buon Dio fosse stato logorroico come la legislazione italiana, sai cosa e quanto avrebbe dovuto portarsi appresso!
Non accoppare. Punto.
Non fare il porcellone con la donna d'altri. Punto.
Non fregare. Punto.
Poche parole e un bel sigillo finale e poi, in stampa!
La Gazzetta no: ti porta in un labirinto di notule, postille, codicilli, omissis, integrazioni, bis, tris, quater e un'infinità d'altri filamenti, che legano altri peduncoli, che arrivano a nodi da cui si dipanano matasse, che trovano intersezioni, tangenti, ambi, terni quaterne e cinquine.
- «Cara la mia vecchietta, preparati, che ci fanno fare il corso di agility, i nuovi percorsi formativi: dieci ore la durata del corso base, con rilascio del patentino dopo un test di verifica finale. Se non mi danno la patente, sarò io a mettermi collare e guinzaglio, e tu a portarmi a sporcare fuori!»
Con la pazienza di quelli carichi d'anni, la mia sedicenne pelosa bassottina, allungata e pisolante nella sua morbida cuccetta, inarca mollemente e pigramente una palpebra, mi guarda con occhio bieco e poi fa ricadere la saracinesca, ricominciando a ronfare;
e già: mica è lei che si deve impegnare.
- «Ehi, che fai: neppure cerchi di partecipare alle mie tribolazioni?»
La vigliacca cambia posizione, mostra il posteriore, come ad invitarmi a dialogare con quello.
- «Dovrò seguire con diligenza le materie previste: sviluppo comportamentale del cane nelle diverse fasi di vita, principali cause di sofferenza dell'animale, errori di comunicazione nella relazione.»
La pulciosa da una nervosa scrollata di spalle e si ricompone a ciambella.
- «Fai mica la schizzinosa, che se ti catalogano tra quelli con problemi comportamentali, ti schedano pure in un apposito registro e poi facciamo come i ripetenti, che ci fanno rifare la scuola!»
L'insensibile, irritata e disturbata nei suoi sogni, prende tra i denti la copertina e s'infila sotto il letto, dalle cui profondità, dopo un niente, ancora mi raggiunge un sonoro e beato russare.
- «Miao...miao.»
Come una palla sparata dal fucile, l'ammasso di pelo spunta dal basso del lettone: prima il naso arricciato, i denti digrignati, poi la fronte aggrottata e gli occhietti, che dardeggiano a destra e manca.
"Un gatto nel mio territorio? Mò lo sfascio!", avrà pensato.
- «Miao!»
Mi guarda con fare di rimprovero, come a voler dire che alla mia età dovrei smettere di fare simili scherzi da prete.
- «Ti faccio la tinta di un bel nero inchiostro, ma tu impara, d'ora in poi, a miagolare, a far le fusa e arrotare le unghie sulla corteccia degli alberi, e cerca di socializzare con i gatti del vicinato, che un domani ti possono dare asilo politico; non rincorrere più il postino e piantala di fare la civetta con il pastore tedesco della casa appresso, altrimenti finiamo nel mirino del Comune, delle Asl, degli accalappiacani e ci sbattono dietro le sbarre, ognuno secondo la sua specie.»
E magari domani, con la patente, finiamo a dover fare come con le automobili: uscita a targhette alterne, controllo delle emissioni gassose (addio scatoletta, con fagioli e cotiche!) t'infilano la catalitica, lo zainetto con il triangolo, giubbotto catarifrangente e le luci di posizione.
Mamma mia, che vita da cani.
Ah, se non ci fosse la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, come vivremmo abbrutiti dall'ignoranza!


Io, secondo me...29.01.2010

lunedì 25 gennaio 2010

Feti da pompa

Una pompa da bicicletta: ce l'ho;
un vasetto...capita a fagiolo: ho appena finito quello della Nutella, barattolone da tre chili;
una cannetta...trovata!
Ora prendo il tappo...ci faccio tre forellini: al primo ci metto il tubo di gomma, e ci applico il gommino della pompa, con la valvola interna rovesciata, che deve aspirare, non soffiare;
all'altro buco, il tubo gommato, con all'estremità la cannula;
l'ultimo foro: il manometro, per misurare la giusta pressione giusta nel vaso, perché la giusta depressione che va a creare risucchi la schifezza di cui sbarazzarsi.
Più semplice di così...si muore.
Beh, il sistema sembra un poco casereccio, ma si spende nulla, rispetto al più costoso aspirapolvere domestico, anche se, con questo, sai quante ciucciate in più ci fanno!
Così pensava e faceva la Bonino, l'Emma, di Radicale stemma, oggi ancora ad aspirare: ieri feti, oggi poltrone, su cui poggiare l'augusto popò, premio e frutto per tanto andar di pompa.
E tanti - migliaia solo lei - di piccoli embrioni, ne ha fatti sparire così: dal produttore al consumatore, dalle tube di mamma al tubo di scarico;
ai fortunati, ai nati, che non hanno trovato sulla loro strada simili figuri, è stato dato grazia di vivere, bene o male, in disgrazia e in povertà o ricchezza e benessere, ma con una possibilità di giocarsi la vita, frutto delle proprie azioni e in virtù del libero arbitrio;
chi c'ha avuto un colpo di culo, può dire, sì, che di mamma ce n'è una sola.
Gli altri, le scartine, invece, che le.."Emmammane" erano troppe!
- «Ma non vorrete mica paragonare la mia alta tecnologia» sbotta la Bonino «con quelle megere, che rovistavano tra le gambe con il ferro da calza!»
Eggià, vogliamo mica mettere, il mostriciattolo che, invece d'essere uncinato, se ne va leggero: un pompino e via!
Quanta misericordia, che pietà, quale compassione, che bonina carità, quanto umano buon cuore, anzi, che onore, morire per mano di Emma, la lavatrice dei panni sporchi, la "levatrice centrifuga".
- «Quante volte, figliola? Quanto, la fetida pompa ha tolto il respiro, ai feti da pompa?»
Tanto c'ha goduto, a ravanare tra le gambe, che la mammana di tutti gli aborti si era pure fatta fotografare, nel lontano 1976, mentre praticava quello che ancora era un'operazione fuorilegge ma, si sa: la storia è piena di gente che faceva di testa propria, sicura d'avere verità rivelata e di convivere con un mucchio di pirla che, per il loro bene, andavano purgati;
via, via, simili aborti, ignoranti, che rallentano il cammino del progresso e degli illuminati.
La morte di un bambino sarà una tragedia, ma se sono tanti, siamo alla pura statistica, a sterilizzare ogni problema di coscienza.
Non si vorrà mica considerare e chiamare un tot di merdose celluline in brodaglia - né carne né pesce - dando patentino d'umana polpetta?
Vogliamo scherzare?
C'è un confine.
di qua, un puro cartoccio di ruffo: pollice verso, licenza di uccidere;
oltre, la grazia, pollice alzato: continui pure a lievitare.
Mi viene da pensare che tutti siamo stati, per un momento, "merdose celluline": fortuna che mamma avevamo, e non "Emmammana";
e che, nei paraggi, non girasse nessuno, pronto a fare lavoro di succhio.

- «Ave, Bonino: morituri te salutant: 'fanculo tè e la tua feti da pompa!»


Io, secondo me...25.01.2010

venerdì 22 gennaio 2010

giovedì 21 gennaio 2010

Magdi Cristiano Allam corre...per la carica di Governatore della Basilicata

Frattaglie

- «Ehi, Eliyahou, portami il bidoncino, che le budella di questo ancora fumano e le possiamo vendere come la pizza: al trancio, un tanto al metro!»
Eliyahou arriva pronto e, con cazzuola da muratore, scava, estraendo le viscere con la stessa voluttà con cui si succhia il midollo dall'osso buco;
- «David, portami la pellicola d'alluminio, che ci devo incartare il fegatino di quest'altro, per fare poi un bel risottino, con il rognoncino di vitello.»
David guarda ammirato il suo superiore, il sergente Yits'aq;
ne sa una più del diavolo, che c'ha ragione: il riso fa...buon sangue!
- «Ariel, vieni qua, brutta bestiaccia! Molla il femore, che già ti sei mangiucchiato una tibia, e sai quanto ci fanno comodi per gli innesti!»
Ariel, peloso bastardo di un cane, raccattato a Gaza durante l'operazione "Piombo Fuso", molla l'osso, abbassa orecchie e coda e si defila, intimorito dal cazziatone appena preso: sa d'avere a che fare con gente che non scherza e conviene andarci con i piedi di...piombo.
- «Yoel, portami la scodella, che a questo c'ho infilato la baionetta per sbaglio e adesso sprizza sangue da tutti i pori!»
Intanto che la tazza è all'abbeverata, Yoel pensa bene poi di chiedere consiglio all'amico italiano, il Beppe Fontana, che gli diceva quanto i suoi vecchi sapevano fare bene con il sangue del maiale, che ci facevano i...i...come diavolo si chiamavano...ah, ecco: i sanguinacci!
Intanto Binyamine, il cuoco del reggimento, passa accanto al calderone, dove Yaacov sta mescolando una poltiglia di carnosa ribollita, fatta con spezzatini d'alluci, dita, bulbi oculari, orecchiette e frattaglie varie;
- «'sto stufato è un poco insipido: aggiungi sale.»
Binyamine rilegge il ricettario di nonna Esther;
"...prezzemolo, sedano, carota, cipolla, trancetti di carne bagnati nel marsala...sale!"; c'ha ragione il cuoco.
- «Quest'altra carne sa di selvatico», urla Yoh'anan.
- «Lasciamola qualche giorno a frollare», risponde il saggio Chmouel.
Amos osserva disperato la distesa, dove quintali di derrate lanciate dagli elicotteri hanno schiacciato quelli che non hanno fatto in tempo a scansarsi.
- «E mò, come li utilizziamo?»
Binyamine, prontamente interviene:
- «Raccogliete tutto e mettete assieme, che poi maciniamo e facciamo polpette, polpettoni e ragù, che la pasta poi ce la facciamo spedire dall'Italia, dal Beppe Fontana!»
Il generale Eleazar guarda gongolando l'intera scena: il terremoto di Haiti è proprio arrivato a fagiolo, che stavano finendo gli spezzoni palestinesi e i pezzi d'organo di ricambio scarseggiavano.
- «Ma guarda tè che stronzate: girano in rete degli articoli falsi e tendenziosi, dove si afferma che noi israeliani si darebbe sostegno alle popolazioni terremotate di Haiti per trafficare in organi umani!»
Yirmiyahou smette per un attimo di incartare due cosine, grosse come olive, e mormora pensieroso:

- «Una cosa che si trova in abbondanza sono proprio i coglioni!»


Io, secondo me...21.01.2010

mercoledì 20 gennaio 2010

martedì 19 gennaio 2010

Agca nisciuno è fesso

- «...ccà nisciuno è fesso!»

Voglio credere e uso dire, all'occorrenza, che c'ho la faccia, ma non sono scemo;
in deroga a quanto, lascio correre il perder fiato quando davanti mi si para uno che, come si dice, è "fuori come un balcone" - nel senso che non ci stai troppo con il cervelletto - a meno che m'accorgo che mi sta prendendo per i fondelli, come il nostro Ali, l'Agca, il "lupo grigio" che il 13 maggio 1981 sparò a Papa Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro.
Dopo 29 anni di galera il bischero è stato rilasciato dalle autorità turche, e subito ha cominciato a fingersi fuori di cozza con dichiarazioni talmente folli, da pazzia galoppante.
Forse che, non più protetto dalle massicce mura del carcere, vuole rassicurare i mandanti dell'attentato che se ne starà buonin buonino, muto come una tomba e che lo lascino campare?
- «Sono pazzariello...che volete...sono la vispa Teresa, tra l'erbetta a rincorrer al volo gentil farfalletta, per poi gridare 'L'ho presa! L'ho presa!'»
Come il nonnino con l'Alzheimer, fa tenerezza: non lo si vorrà mica abbattere come un cane?!
Campare però bisogna, e qualche fessacchiotto bisogna trovare pronto a scucire quel tanto di palanche per legare il pranzo con la cena.
- «Yuhu...c'è nessuno? C'ho tante cose da raccontare, per qualche milioncino di dollari o Euro!»
Ma come: fa il matto e poi cerca rogne e vuole parlare, accettando interviste in cui vuota il sacco?
Tutti gli si fanno attorno, spingono e si urtano pur di farsi largo, di arrivare a toccargli le vesti, ad abbeverarsi del santo verbo;
- «Eccolo, eccolo! Ora s'affaccia...silenzio, che parla: ora ci dice chi gli ha dato incarico di sparar pistolettate al Papa!»
Finalmente appare - ma che c'ha addosso, il maglioncino di Marchionne? - magro come un'acciuga, il viso scavato, i quattro peluchi in testa, che più che lupo pare topo, ma Gigio più che grigio.
- «Ssssss...fate silenzio, che l'infame sta finalmente per svelare tresche e scoprire gli altarini!»
La bocca prende la forma del culetto di gallina, nel mentre sforna l'ovetto di giornata.
- « Io proclamo la fine del mondo. Avverrà in questo secolo!»
E te credo! Appena farai i nomi scoppierà proprio quello: il finimondo!
Tutta l'Italia trema d'impazienza: dopo l'alzata di toga del Montanaro di Bisaccia, il Di Pietro, e la gonna della D'Addario, salterà fuori certamente ancora il nome dell'onnipotente prezzemolo: Silvio, il Berlusca, il mandante di Ali!
Di piombo ora non ci pensa più, ma a sparare continua, anche se cazzate.
- «Io sono il Cristo, incarnato e reincarnato!»
Dalla folla all'ammasso è tutto un cascar di braccia e s'alza un brusio di delusione e disapprovazione, quando la promessa e premessa di rivelazioni - di quel che si voleva gemellato con il pentito di mafia, "Gola Profonda" Spatuzza - fa cilecca, e dalla pistola esce stanghetta e bandierina, con scritto "Bum!";
- «Non sono figlio di Dio, ma il supremo servitore di Dio in eterno!»
All'unisono, dalla massa si leva in coro la risposta di Di Pietro e Grillo, camuffati da "tricoteuse", le magliare che, sotto la ghigliottina, sferruzzavano intanto che le teste recise scivolavano nel paniere.
- «No, tu sei un gran figlio di putt***»
Fortuna volle che il forte mormorare della folla indispettita coprisse il resto della frase.
- «...il Vangelo è pieno d'errori. Io riscriverò il vero Vangelo!»
Paraculo d'un Ali, che cerca d'arruffianarsi il mondo e i fratelli musulmani, compagni di merende del Muhammad Ammara, membro del Centro di ricerche islamiche dell'università di al-Azhar, definita "il Vaticano dell'islam", defecatio mentis di una subcultura che disprezza il prossimo, un parossismo di priapismo religioso che pensa solo d'essere unico a tenere le cose dalla parte del manico;
pure questi ce l'hanno con il Vangelo, dicendolo corrotto e falso, prodotto dalla schiumarola di racconti paragonati più ad orinali che orali.
"Uuuuh, che noia qui al bar, che noia la sera, la sera vedersi qui al bar. Che noia qui al bar [...] Ma per fortuna che c'è il Riccardo, che da solo gioca a biliardo, non è di gran compagnia ma è il più simpatico che ci sia", cantava il rimpianto Giorgio Gaber;
beh, a noi c'è rimasto solo una macchietta, l'Ali, che non gioca al biliardo, ma di palle le sa far girare, eccome;
ci rimane la consolazione di poterlo mandare affanculo, perché...

- «Agca nisciuno è fesso!»

O si?

Io, secondo me...19.01.2010

lunedì 18 gennaio 2010

Divin azione

"Se lavori, ti tirano le pietre. Non fai niente e ti tirano le pietre [...] qualunque cosa fai, ovunque te ne andrai, per sempre pietre in faccia prenderai";
così cantava Antoine, al festival di Sanremo del 1967, e il titolo del motivetto non poteva che essere uno: "Pietre".
Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?
Questi sono e ancora rimangono i massimi quesiti esistenziali dell'uomo ma, a valer nella vita spicciola, il quotidiano pretende tempi più stretti e risoluzioni alla "tiriamo a campare", tipo: è bravo chi indovina o indovina chi è bravo?
Di là del mezzo, che se lo ripari cammina, altrimenti no, la divinazione è arte di culo;
tanto ne deve avere chi c'azzecca, per trovare la giusta via, che spesso il lanciare una monetina è meglio che investigare in sfera di cristallo e rischiare tarocco, più che interrogar tarocchi.
Ancora siamo ad ammantare scienza "spannometrica" indossando paramenti, con tanto di lustrini e alamari, a nascondere umile ignoranza con brillantezza di smalto, a far soggezione gonfiando il petto, per far credere d'essere più grandi del vero.
Per quanto vero che all'ingegno umano tanto si deve, nel riconoscere merito d'averci portato dalla caverna alle stelle, certo anche a dover riconoscere i limiti umani, che "del doman non v'è certezza", neppure negli astri.
Ieri, ad usar l'aruspicina, branca dell'arte divinatoria, a rovistare in viscere, fegato ed intestini di poveri animali, sacrificati per trarne segni, ad anticipare il futuro;
oggi siamo a farlo nei nodi delle memorie elettroniche di potenti elaboratori, che con lumi, scintille e luccichii sono a creare effetti speciali, le nuove vesti sacerdotali che servono a dar credito e credenza alla religione digitale.
Quelli che c'hanno convinto ad uscire con la pelliccia e investire in borsa, il giorno del solleone e prima del crollo, facevano parte di questa verità rivelata, osannati e riverite bocche della verità, ma c'hanno fatto venire i sudori caldi e freddi, anche quando ormai in mutande.
Abbiamo perso soldi, lavoro, sogni, progetti, grazie alla santificazione e ai fumi d'incenso dietro cui si nascondeva l'eterna variabile impazzita, quel piccolo refolo d'aria da cui deriva l'uragano, quell'effetto di battito di farfalla che trasmette e cresce, come il sassolino che scende dal pendio nevoso, per montare poi a neve, fino a giganteggiare e spazzare ogni superba certezza d'invulnerabilità e onnipotenza.
Quando il dubbio non è più il guanciale del saggio, l'incoscienza e l'incosciente regnano sovrani.
Oggi, qualcuno non ha indovinato, quindi non è stato bravo: per tanto errore, siamo a piangere l'orrore della morte di 184 milioni...di euro;
poveretti: si erano impegnati a che non fossero milioni di esseri umani a doverci lasciar le penne, non arrivando ad accettare una scommessa che altrimenti avrebbe reclamato la vincita in cotiche umane e non in moneta.
"Fare o non fare, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender il portafoglio contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, sognare forse...".
Ecco, avessero dormito, l'avrebbero indovinata;
avessero indovinato, avrebbero dormito, scommettendo sul fatto che il virus A/H1N1 sarebbe svaporato come neve al sole - come pare abbia fatto - ma la posta sarebbe stata bilanciata con, sul piatto, le nostre vite!
Ebbene: facile ora recriminare, ma alzi la mano chi avrebbe accettato l'azzardo del risparmio guardando la puntata, che era i nostri figli, mogli, genitori e affetti migliori!
I vecchi cimiteri delle montagne dei miei nonni ancora nascondono tracce di piccoli loculi, a ricordare quanti bambini morirono, assieme a moltitudine d'anime adulte, per colpa della terribile influenza spagnola, "la Grande Influenza", che fra il 1918 e il 1919 uccise circa 50 milioni di persone nel mondo.
All'inizio era tosse, dolori lombari, febbre; poi i polmoni cominciavano a riempirsi di sangue e trapassavi nel giro di poco: la più grave forma di pandemia della storia dell'umanità, che uccise più persone della peste, la sia pur terribile "Morte nera".
Se oggi per noi finisce qui, un poco più poveri, con i magazzini pieni di vaccini inutilizzati ma vivi, sia reso grazia a Dio, alla Provvidenza, al caso o al culo, come ognun crede, ma anche a coloro che si fecero carico di non correre rischio alcuno, nel rispetto del valore della vita umana.
L'arte della divinazione non c'è stata amica e abbiamo toppato di brutto, ma mai fu più bello il perdere scommessa di tal calibro: la cassa da morto non avrebbe portato consolazione a chi avesse perso puntata, presentando l'anima al gioco del diavolo.
Chi oggi alza la voce e sale in cattedra, luminari della filosofia da cazzeggio, con la mente trilla come registratore di cassa solo quando si apre il cassetto per infilare denaro.
Nessuna assicurazione è buon investimento, ma sicuramente ogni...investimento ha bisogno di una buona assicurazione.
"Qualunque cosa fai, capire tu non puoi se è bene o male quello che tu fai [...] qualunque cosa fai, ovunque te ne andrai, per sempre pietre in faccia prenderai".
Ci hanno guadagnato le case farmaceutiche?
Va bene così.
Che siano benedetti i soldi spesi per niente, che quel che poteva essere non è stato;
guardiamo l'alba, il sole che sorge e siamo grati d'aver speso per nulla;
in quanto a divinazione varremo pure un cazzo, ma forse, una "divin azione" ci ha miracolati;
...grazie a Dio, alla Provvidenza, al caso o al culo, come ognun crede.


Io, secondo me...18.01.2010

mercoledì 13 gennaio 2010

martedì 12 gennaio 2010

Or in azione

"Or in azione, m'avvio, a cercar la fonte paglierina dal cui getto scaturì fiamma";

anzi, meglio: m'accingo a legar assieme l'atto del fare con quel del menzionare l'origine della cosa;
un passo in più e s'arriva al nocciolo della questione, che è minzionare orinazione, gesto meno eroico ma viscerale, a far sprizzare fuori cattivi e compressi umori.
E vi spiego quel che diventò guerra solo per mostra di pisello, e come pistola possa uscire non da tasca, ma da coglione; quella e questo hanno faccia di carbone e pur nome: si chiama Ayiva.
Pur vero è che quando scappa, scappa, e nessuna diga, per quanto possente, riesce ad arginare quel che il bacino non ha capienza per raccogliere ma - sant'Iddio! - finanche un cane trova una giusta frasca per salvar faccia e pudende e nasconder vergogne!
Macche: zampillo monta e, al calar di braga, il cannello piscia.
Caso o volontà vuole che, alla finestra del murello di casa, fosse a mirar la piazza volto di giovin donna, che certo non ebbe a gradire quel bel tenebroso mozzicone, e tanto meno il disprezzo con cui la proboscide innaffiava sul suo.
Disgrazia vuole che il marito di lei fosse tra le mura, e il prode Lancillotto, non trovando spada o mazza, e neppur cartuccia a pallettoni, s'accontentasse di tirare al pigro mozzicone una compressa di pallini, riempiendo di pungenti spilletti il moretto salsicciotto.
- «Ahi, che male, fratelli miei: il petto del campione mio si sgonfia, si ritira ed esala respiro!»
Ecco che il telefono senza fili comincia a formare il rosario, perdendo per strada alcuni chicchi ed aggiungendo nocciole al posto dei dispersi, e così, man mano a crescere, da un soffio portare l'uragano.
- «L'hanno ammazzato, l'Ayiva...no, anche un altro...sono morti in due, no, in tre...quattro!»
Ecco che dai pallini si passa alle balle, e tanto a raccontarne che dal sassolino s'arriva alla valanga, che il rotolare al basso degli istinti può solo raccattar per strada di che far massa e scaricarne la furia.
Ayiva e il suo plin-plin ha solo dato goccia per far traboccare il vaso.
Uno...cento...mille: la rabbia monta, accavalla, accatasta, raccoglie assieme spranghe e taniche di benzina, animi infiammati e braccia nervose, a rovesciare macchine, bastonar vetrine e crani, che è facile individuare il bianco e farlo diventare nero.
Or però ecco che s'applica la legge, non quella dell'arma, ma la terza, della fisica la parte dinamica, il terzo principio, che dice:
"Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria", e il bastone e la spranga cambiano campo, ed è il nero a divenir più nero, facile a trovare nel campo bianco.
E tutto per un rigagnolo di piscio, che nessuno avrebbe pensato veder nascer da liquido fiamma.
A nessuno piace veder la propria casa devastata, ma nemmeno all'altro averne cura e lavorarvi per ricever paga da fame da tanto servizio, a dover dimorare in tuguri e topaie e ricevere umiliazioni, insulti ed esser trattati peggio del cane di quelli a cui si offre per poco il tanto proprio sangue, sudore, lacrime e fronte per gli sputi.
Errore fu il rispondere con il randello, per difendere, del prode Ayiva, l'onta del pisello;
attenzione però pure ad ignorare che dignità dell'uomo deve sempre essere rispettata, in chi per noi lavora, non da servo ma da aiutante, a sporcarsi mani e spezzar schiena per salvare le nostre.
Giusto è conoscere e sapere, avere un nome con cui chiamare l'altro, sapendo di lui però che ci è amico e non che in patria era malvivente e non perseguitato, fuggito per non ricevere giusto castigo e ricominciare altrove la carriera di delinquente.
Questo è imperativo, per un'equa società dell'accoglienza, che il garantire sicurezza vuole obbligato l'uso del setaccio, a far sì che solo la buona farina, e non quella del diavolo, sia ad impastare il pane del giusto, che non è come ingoiare rospi per forza, per rassegnazione o per impotenza.
E allora ben venga, che l'Italia non è razzista o xenofoba, anche se tanti cercano di far chiasso usando quello dell'albero che cade piuttosto che far udire il fruscio dell'erba che cresce.
Io onoro, rispetto e m'inchino davanti a chi attraversa in lungo e in largo il mio paese, a raccattar, secondo orto e stagioni, aranci e clementine, mandarini, limoni, mele o patate, talvolta a campare con un tozzo di pane e dormire sotto le stelle pur di mandare qualcosa a casa, per chi laggiù aspetta da loro, come una nidiata la madre, che torna con il cibo.
E sono a disprezzare quanti di bipede forma, ma di quadrupede bestialità, sono a cavalcare l'onda della miseria e della disperazione per propri fini;
così per la malavita organizzata, che li vorrebbe neutri attrezzi da lavoro;
e una sporca "politicanza", che li userebbe da grimaldello, per forzare le cerniere di una democrazia che li ha cacciati;
o fessa raccolta di braccianti, da trasformare in sicari, da dedicare al dio di una religione di morti, becchini alla ricerca d'animi decomposti da esplodere in casa d'altri, a piantare tombe e cimiteri nel mondo.
L'Egitto dei fratelli - quelli musulmani - oggi ne mena vanto e bandiera, pronto a navigare sul piscio di Ayiva per marcare territori fuori del loro, che di quei poveri disgraziati non frega nulla, tanto che ne hanno fatto transfughi, ben lontani dall'avere idea di tornare da tanto "parenti-serpenti".
Disposti a chinare la testa da noi, piuttosto che vedersela rimbalzare in terra natia.
L'Egitto dei miei stivali, che ce l'ha con l'Italia per come ha trattato i musulmani, che gioca a scimmiottare democrazia in vece nostra, dove vige "[...] una campagna d'aggressione e violenze, subita da arabi immigrati e minoranze arabe e musulmane" e necessita di "[...] misure necessarie per la protezione delle minoranze e degli immigrati".
Quelli che vorrebbero appellarsi alla comunità internazionale, a che intervenga sulla questione della «discriminazione religiosa, razziale e l'odio contro gli stranieri "[...] per evitare che questo tipo d'incidenti si ripetano in futuro", fanno di peggio a quelli di nostra fede, che se contiamo i morti che c'hanno fatto, viene da chiedersi se hanno parlato a testa in giù, guardandoci negli occhi e dando fiato ad altra uscita, che non fosse di bocca.
Per quanto dura, nessuno da noi sgomita per prendere il primo aereo che li riporta in patria, che se l'età di Roma è finita, pure quella dei grandi Faraoni sta sotto la sabbia, come la testa di tanti str... struzzi cairoti!

E tutto sto casino, solo per un'orinazione!


Io, secondo me...12.01.2010

lunedì 11 gennaio 2010

Ehia ehia al allah

"L'uomo nasce cristiano, perché quella è la sua religione naturale e che poi diventa altro unicamente per opera di stravolgimento della vera fede, operata dalla famiglia!";
da quanto, si desume che ogni deviazione da questa linea è contro natura e che, chi ha il pedigree giusto, il certificato d'iscrizione al libro genealogico - la Bibbia - può affermare, senz'ombra di dubbio e smentita che, signori si nasce...e io lo nacquetti!
Ogni aberrazione va combattuta, ogni tentativo di insidiare le pecorelle del sacro gregge rintuzzato, anche eliminando fisicamente la cosa e la causa della tentazione, che chi vuol rimanere all'ombra del peccato, sia costretto a figliare solo nel recinto - ed indicato come facente parte - di una specie bastarda;
le azioni, opere e missioni, il pensiero e il fiato, sterilizzati.
Anzi, di bastonate ancora ne arrivino, fosse anche a dover solo pronunciare il nome del vero dio, modulandone verbo con labbra blasfeme!
Ebbene, solo avessi osato iniziare un discorso di tal fatta, non sarei neppure arrivato alla prima sillabazione che già c'avrei addosso, non dico gli altri, ma miei simili, galline e galletti di stesso pollaio, in forma d'incestuoso cannibalismo tra fratelli di nidiata, schifati se scoprissero d'aver per compagno uno che la pensa in tal modo.
Nel bene come nel male, questo è l'illuminato mondo-pensiero di Francois-Marie Arouet, più noto con lo pseudonimo di Voltaire, che riassunse il più alto grado d'umanità, civiltà e pensiero in "Non sono d'accordo con ciò che pensi, ma sono pronto a lottare fino a morire affinché tu possa continuare a pensarlo".
Ma qui traccio una linea - che io chiamo della merda - una demarcazione, una zona di sfumo di grigi, una terra di nessuno, dove lo sconfino è pascolo per gli ignoranti.
"[...] crudele, vendicativo, capriccioso, iniquo, geloso, meschino, spietato megalomane, sanguinario, arrogante, maschilista, genocida, istigatore all'odio razziale, figlicida, misogino, omofobo, ignorante, razzista...": questa è la pastura, foraggio per bovidi portati all'alpeggio e all'abbeverata.
"L'uomo nasce musulmano, che L'Islam è la sua religione 'naturale' e che poi diventa cristiano od ebreo unicamente per l'opera di stravolgimento della vera fede operata dalla famiglia!";
La frase all'inizio non fu mai nostra, ma "sbrodolato" di tal al Buhhari, un hadith, un racconto, una narrazione, parte costitutiva della cosiddetta sunna, la seconda fonte della Legge islamica, la shari'a, dopo lo stesso Corano.
Mica però un semplice bao-bao, micio-micio che, sì, ce l'hanno propinata, ma è tolla venduta per oro, anche se "Sbarlusc", come dicono a Milano: roba che luccica, ma solo specchietti e collanine per allocchi.
Un mondo di bauscia, che già mettono mani avanti, a cercare di marchiare pure quel che non gli appartiene, secondo i geni di famiglia, di predoni e ladri cammellati per nascita e censo, che anche un asino rivestito di seta rimane tal quale.
Il mio cartiglio - affermano - è perfetto, così com'è: un dio incartato in pagine increate.
Certo: e chi li sbandiera è l'unto, il prescelto, "Er mejo fico der bigonzo ", come i contadini magnificavano il frutto migliore, deposto nel contenitore.
Come direbbe ancora Totò: signori si nasce...e io lo nacquetti;
Ed ecco gli spacconi e i bravacci di una sponda che si crede al di fuori di un mondo, da guardare e trattare dall'alto in basso, da marcare come fa la belva in un territorio che ritiene riserva d'esclusiva caccia.
"Non sono d'accordo con ciò che pensi, ma sono pronto a lottare fino a farti morire, affinché tu non possa continuare a pensarlo";
indubbio che anche il dio che si creano, ad immagine e somiglianza, debba soggiacere a tale "Forma mentis", ad essere, l'un per gli altri, "Crudele, vendicativo, capriccioso, iniquo, geloso, meschino, spietato megalomane, sanguinario, arrogante, maschilista, genocida, istigatore all'odio razziale, figlicida, misogino, omofobo, ignorante, razzista...".
Ecco allora il prossimo ridotto ad essere tollerato solo quando servo e tributario, altrimenti morto e sepolto che, se devono rimanere soli vincitori, si divorerebbero prontamente l'un l'altro, come istinto di specie comanda.
Ecco perché ai cristiani gli si spara, si impiccano, si bruciano e si crocifiggono.
A palate, come il milione e mezzo sterminati dal 1984 in Sudan, ed altri in Somalia, in Egitto, in Zimbawe, in Pakistan, in Indonesia, dove falciati come mosche.
L'ultima e la più aberrante forma d'arretratezza mentale come di troglodita e cavernicola muscolarità arriva dall'Islam della Malesia, a voler difendere la più alta forma di cretineria umana, l'ennesimo sacro peto: il nome del dio solo pronunciabile dai soli musulmani!
Parola dell'alto consiglio nazionale delle fatwe - una macchinetta distributrice di decreti religiosi - che, nel maggio 2008, tanto s'impegnò a far uscire l'anima del fagiolo da naturale pertugio.
Ecco oggi, il mondo islamico, a dover decidere, se seguire il dio di Averroè o quello di Bin Laden!
E, se il secondo, allora moriam contenti, con l'antico grido di fascia memoria: ehia ehia alalà!
Forse meglio, con il nuovo Fascislam:

- «Ehia ehia...al allah!»


Io, secondo me...11.01.2010

venerdì 8 gennaio 2010

giovedì 7 gennaio 2010

mercoledì 6 gennaio 2010

Landri d'identità

- «Ai Landri, ai Landri: c'hanno rapito i corrieri che portavano i regali!»

Maledetti, pur di sgraffignare al prossimo fanno man bassa di tutto, non rispettando neppure un luogo sacro come la cattedrale di San Gerlando, in quel di Agrigento.
Scatta la caccia ai manigoldi e ai cofanetti degli ori: i chierichetti armati di ceri e candelabri ispezionano gli anfratti più bui, mente il sagrestano e la perpetua esplorano tabernacolo, confessionale e acquasantiera, casomai quei balordi si fossero sbarazzati dei tre annegandoli nell'acqua benedetta, mentre il prevosto mena il turibolo come Davide la fionda, pronto a scaricarlo sulla testa dei furfanti sacrileghi;
- «Gasparre...Melchiorre, Baldassarre: se ci sentite battete un colpo, che veniamo a liberarvi!»
In un angolino defilato, dal fondo di una capannuccia, sale un pianto dirotto: con tutto quel chiasso hanno svegliato il piccolo Salvatore;
- «Smettetela di gridare e far chiasso, che mi avete spaventato il bambino!», urla mamma Maria, che c'aveva messo un bel pò a farlo addormentare.
- «Banda di mammalucchi: se non la finite vi faccio la riga sui capelli con la pialla!», aggiunge babbo Giuseppe, il falegname.
Un robusto raglio e l'energico muggito del mite bue rincarano la dose, rimbalzando il suono tra le navate.
- «Vi prego signori, per Caritas, smettetela di sbraitare: quei tre non li ho fatti venire io e se leggevate il cartello evitavate di far cagnara per nulla», dice serafico il Valerio Landri, direttore della Caritas di Agrigento.
Gli occhi di tutti si rivolgono a quel piccolo manifestino, l'annunciazione, con il complice timbro del Francesco Montenegro, arcivescovo e padrone di baracca e burattini:
"Attenzione. Si avvisa che quest'anno Gesù Bambino resterà senza regali: i Magi non arriveranno perchè sono stati respinti alla frontiera, insieme agli altri immigrati".
Una vecchietta afferra minacciosa la statuetta del pastorello, mentre un anziano frequentatore del posto fa lo stesso con l'incudine del fabbro e un gruppo di suore inizia ad alzare una pesante panca "Dono della famiglia Mammaliturchi", il seminarista un pesante candelabro e i piccoli servitori di messa, chi un moccolo e l'altro la bottiglia della trielina, dopo essersi accertati che recasse il marchio della fiammella e la scritta "Infiammabile";
Il Valerio arretra davanti alla massa che lo incalza:
- «Volevo solo fare una provocazione, rivolta ai fedeli agrigentini e a tutta la comunità civile sul tema dell'immigrazione.»
Intanto che facevo scattare l'accendino, guardavo il bambinello, nella mangiatoia e pensavo: lui ancora non lo sa, ma finirà in croce, e di Landri ne avrà a fianco ben due, e il suo accusatore e giudice si chiamerà...FrancesCaifa!
Intanto che me ne andavo e mi passavano davanti le autopompe dei pompieri a sirene spiegate, attirate dal falò, mi ripromettevo che, basta: mi lascio dietro tutta questa tristezza;
- «Anno nuovo, vita nuova!»
Dal cassetto tiro fuori il novello calendario, anno domini 2010, almanacco diffuso dal giornale cattolico "La Settimana", periodico della Diocesi di Adria-Rovigo;
Chiodino, martello: bim...bum...bam!
Eccolo lì, bello e appeso, che pare un quadro.
- «Chi ben comincia è a metà dell'opera: il buongiorno si vede dal mattino», dico a me stesso, mentre fischio allegrotto.
Con la coda dell'occhio percepisco che qualcosa non va, e lo zufolare pian piano mi si smorza;
...pochi santi...San Massimiliano, San Francesco, Santo Stefano...
Beh, l'avranno fatto per contenere i costi della carta e dell'inchiostro;
Giovedì Santo, che il Gesù ci mise il Sacramento dell'eucaristia...manco lui c'è.
Se non fossi sicuro d'averci dato fuoco, giurerei che anche qui c'ha messo mano il Valerio Landri.
L'avranno mica spento prima che la fiamma lo portasse a consumazione?!
Comincio a sfogliare freneticamente...il 16 Maggio, non c'è l'ascensione di Nostro Signore...Giugno...Luglio...ascensione del Profeta...
A Luglio, in piena canicola, con le code sulle strade e l'esodo in Egitto e nei luoghi di villeggiatura?
Maometto...il Profeta - "P" maiscola - Maometto?
Forse era uno degli astronauti, ascesi e morti nello spazio, poi fatto santo?
No: è proprio "quel" Maometto...l'islaMaometto!
E che c'azzecca, con il calendario della parrocchia Cristocattolica?
Un atroce sospetto mi prende...occhio, Beppe, ricordati delle coronarie intasate, della pressione alle stelle, delle placche di colesterolo, della tachicardia al fulmicotone, dell'infarto che sta in agguato, nell'età critica!
Agosto...Assunzione di Maria vergine - "v" minuscola...vabbè, sarà un refuso - però c'è l'Immacolata Concezione di Maria...tra il capodanno musulmano e la giornata internazionale dei diritti umani!
Settembre...bel mese: ci sono nato, è quello del mio compleanno;
Quinta giornata per la salvaguardia del creato...Lialat Al qudir, la fine del Ramadan.
Tum! Tum! Tum!
Il polso pulsa come una delle pompe del Titanic, mentre cercava di svuotare la nave dall'acqua che la stava facendo affondare, dopo che aveva sbattuto il muso su una montagna di ghiaccio.
Bum! Bum! Bum!
Il cuore...stavolta le giunture saltano.
Porca vacca, ecco l'ennesima raccolta differenziata, dove si costruisce l'uomo di Frankenstein assemblando frattaglie, dove identità e differenziazione sono invece il sale e il lievito della crescita, patrimonio dell'umanità e non una catena di montaggio che usa formine e stampino.
Adesso capisco cosa significa il saluto dell'arabo importato, il "Salam aleik": salame a lei!
Ecco il motivo per cui, quando ti salutano, sorridono.
Con un salamelecco prendono tanti piccioni, più che con la proverbiale fava, e costa pure meno che un piatto di lenticchie!
E non devono neppure fare la fatica d'imparare la lingua del posto, che i babbei d'Occidente ci mettono del loro, a rendersi ridicoli con un bel corso di arabo, dove si invertono le parti ed è la montagna ad andare da Maometto;
ecco che a Paullo, paesotto alle porte di Milano, ci fanno il corso di "lingua salamelecca", lezioni di arabo classico - quello puro, del Corano - per favorire l'integrazione.
L'integrazione, sì...della costola indigena nel costato dell'ultimo arrivato.
Speriamo che gli abitanti di Paullo, i pangrulli, non abbiano a fare scuola ma, se proprio, impariamo il filippino, utile - come l'ucraino - per dare istruzioni alle badanti, o lingua e pittogrammi cinesi e il parlato dell’India, nostri nuovi datori di lavoro.
E basta con le pagliacciate di tanti tontoloni in tonaca e militanti di un buonismo contorto e fesso, in cerca di un'asola dove affrancare l'anello che portano al naso, che se si vergognano del proprio, vadano a fare gallina e uovo nel pollaio d'altri!


Io, secondo me...07.01.2010

martedì 5 gennaio 2010

Coniglio Internazionale

- «Torre di controllo, qui volo Delta: l'abbiamo preso, con le mani...nelle mutande!»

Ben li aveva nascosto il plastico - l'esplosivo intendo, non la protesi - il manigoldo.
Povero Abdul: più che sfigato, è proprio scoglionato, che per un'anomalia nell'innesco proprio i gemelli di famiglia sono scoppiati, assieme alla salamella.
Spero ora che Farouk Abdulmutallab sia incarcerato assieme a dei bei maschioni, che solo di donna ormai gli sono rimasti attributi e i suoi coinquilini s'accontentano di una, al posto delle settantadue vergini, tanto basta un pertugio a far vedere un poco di luce, anche se non sarà foro d'uscita, ma comunque occasione d'evasione.
Lasciamo al suo destino la dolce Abdullina e parliamo di maschia e muscolare virilità che "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare".
- «Statte accuorto guagliò: tu e i tuoi compari non la farete franca!»
La pertica, "Uessei Obama", gran gross, ciula e baloss, si erge in tutta la sua filante statura, minacciosa come quella di un'antenna televisiva in balia dei venti.
Certo gli affiliati di Al Qaeda sentiranno i polsi tremare e i brividi lungo la schiena, cercando di non farsela addosso dal terrore dal sentire e vedere, dal vocione baritonale, amplificato da tanta grancassa.
Ben gli sta: da ora in poi si guarderanno bene dal tentare altre sortite, che l'Obama l'hanno proprio fatto incazzare.
M'immagino, il suicida di turno: pallido...morto di paura.
- «Ai terroristi ci spezzeremo le reni in Pakistan, la faccia in Iran e un culo grosso così, dall'Afghanistan allo Yemen!»
Ciumbia!
Che ardore, che passione, che slancio, che maschia baldanza.
- «Ehm...Presidente...a Sana'a abbiamo chiuso l'ambasciata, come hanno fatto Francia e Gran Bretagna.»
Lo spilungone fa ballare l'informazione da un neurone all'altro, poi sbotta:
- «Riapritela, che altrimenti penseranno che siamo dei cacasotto!»
Non si capisce, ma sotto l'abbronzatura s'infiamma.
- «Dobbiamo essere come sotto una campana di vetro: trasparenti, che non si veda che ci si nasconde!»

760 United Nations Plaza, New York, NY 10017, USA...la campana di vetro, anzi, il palazzo, sede centrale delle Nazioni Unite;
una delle istituzioni più inutili, inefficaci, inaffidabili rimaste sulla faccia della terra, crosta d'ingrasso per "mezzemaniche", impiegatucci alla Ugo, ma Fantocci, non Fantozzi, dediti più a manovre e percorsi dove le scartoffie fanno la mina e il burocratese da richiamo, piuttosto che lottatori, per portare e mantenere pace democrazia nel mondo.
Quando il gioco si fa duro...Onullità fugge.
Troppi rischi, a restare in Pakistan, dopo gli ultimi due attentati, che hanno fruttato un centinaio di macellati allo stadio e la sua metà, "bombati" durante una processione religiosa.
No, non va bene: lì si fa sul serio, e le truppe da operetta non sono addestrate per sporcarsi lustrini, mostrine, alamari e luccicanti fibbie e bottoncini d'ottone.
Almeno, "Er mutanda" - Abdul Farouk Abdulmutallab - prima di cercare d'esplodere con l'aereo su cui viaggiava, nelle mutande portava le palle, c'ha avuto coraggio;
i pagliacci alla Ban Ki-Moon, per disgrazia ricevuto, tuttora segretario generale dell'Onu, neppure delle olive secche, come quando, a Bagdad, una bomba di mortaio scoppiò poco distante da dove era in conferenza, con il premier al-Maliki: l'ammasso di gelatina fu l'unico a nascondersi sotto il tavolo.

L'Onu - chi lo abita - non è più un Consiglio, ma un coniglio internazionale!

Barak, 'O Bamba, invece, sta imparando quanto è differente la politica estera da quella sotto il cupolone di casa sua e la guerra di palazzo da quella che si combatte nella savana;
bell'idea chiudere la prigione di Guantanamo e lasciar uscire dei provetti, scafati e collaudati maestri dello stragismo e del terrore, ora ad aprire succursali a destra e manca.
Più che il Nobel per la Pace, dovevano dargli il Mongolino d'oro!

Io, secondo me...05.01.2010

lunedì 4 gennaio 2010

beppEpifania a tutti !!

Pesci in acquario

All'anagrafe del mio comune, quindici anni fa, la mia piccola bestiola l'ho registrata come cane: bassotto, a pelo lungo, di padrone umano a pelo raso
Menzogna: invece è leone!
"Se ne avete uno in casa potreste contagiarvi, con i rispettivi malumori. Ma con Marte a favore, quello riprende vitalità: è il momento giusto per fargli seguire un corso adatto alla sua razza".
Bene: vorrà dire che, con la mia pelosa compagna - il cane, non la moglie - faremo un bel corso di agility, coronarie permettendo.
M'immagino la bassottina, abbracciata al primo ostacolo, con la coda a toccare terra e il naso in cielo, incastrata e incapace di andare avanti come ritornare con i piedi per terra;
ed io sotto il defibrillatore, con un infermiere, ex lottatore di Sumo, che mi pratica la respirazione bocca a bocca.
Continuo a leggere l'oroscopo canino del mio leone:
"[...] è il momento giusto per rinfrescagli le regole della casa".
L'astrologa dei miei stivali, che campa sui creduloni, mi fa proprio cadere le braccia;
che regole gli rinfresco, ad un animaletto quasi novantenne, nel rapporto età, con quella mia?
Mi parrebbe di mettere a stecchetto il mio povero nonno, se ancora ci fosse, a volergli sradicare consolidate abitudini, frutti d'anni di democratiche condivisioni, mediazioni, tavole quadre e rotonde, d'estenuanti trattative, sfociate in un quieto vivere e lasciar vivere.
A te la poltrona e a me il divano, a te la cuccia imbottita e a me il letto, la ciotola in ceramica e a me il piatto in porcellana;
a te la lattina con teneri bocconcini, che i dentini ormai fan fatica a sgranocchiare le crocchette e il secco;
a me la scatoletta della carne in gelatina e l'insalata scondita, quando c'è la moglie, e la placca di cioccolato nascosta in uno dei libri (quale, maledizione, che divento vecchio e perdo la memoria!) e la pastasciuttona, quando sfuggo dalla premurosa vigilanza della dolce metà, attenta che io non diventi un intero;
Cerco di agguantare un biscottino al cioccolato, ma la mia "Regiura" - la "padrona di casa", come nell'antico dialetto padano era detta la consorte - m'assesta una mestolata sulle dita.
"[...] avete in casa uno scorpione?", prosegue l'astrale e lunatica esperta;
soffiando sulle nocche doloranti, almeno qui mi sento di darle ragione.
"Con Saturno, attenti, che tendete ad avere infiammazioni all'inguine, salvo una retrocessione della Vergine".
E già, perché allora sarà quella ad avere problemi.
"[...] Bilancia, Capricorno e Cancro: in soggetti anziani o in razze predisposte, i disturbi alle articolazioni sono in agguato".
E qui c'azzecca: Antonio Di Pietro sotto costellazione conferma la regola, che di problemi ad articoli ed articolazione di parola ce ne ha, compreso ai verbi adduttori, al calloso soggetto cranico e artrosi al predicato verbale;
- «Cat vegna un cancher», esclamò la levatrice, quando le due bulbose palle oculari del neonato Tonino la fissarono e quello esclamò: «Io a te ti sfascio!»
Geronimo, rosso e affusolato, invece è nato sotto il segno dei pesci: ascendente acquario, mi guarda e boccheggia dalla vaschetta;
aspetta la razione di mangime, e quindi è sotto l'influenza della bilancia, il mio segno, che il futuro della sua pappa è nelle mie mani.
"[...] Marte, quando è positivo, indica il momento migliore per far sterilizzare i vostri amici";
beh, non so se resteranno tali, i miei amici, quando avrò messo in pratica il consiglio delle stelle.
"[...] Giove a favore: quando è così, fa aumentare appetito e taglia";
'sta carogna è stato generoso, che mi ha ricoperto di favori...con cicciosi strati!
Mi verrebbe da ridere, se un sospetto non mi facesse attorcigliare le budella:
vuoi vedere che le bolle che scoppiano, con i nostri risparmi, e i teatri di guerra che si aprono e si chiudono, così come tattiche e strategie politiche, sociali ed economiche, accadono nei momenti, sono frutto e nel segno di decisioni prese interrogando l'oroscopo, sul giornale, della cartomante o del maghetto di corte?
In fin dei conti, anche i suicidi di Al Qaeda si fanno esplodere sotto lo zodiaco: quello della vergine...o meglio, delle vergini; ben settantadue, per l'esattezza.
Che volete: quando Marte entra nella Vergine...


Io, secondo me...04.01.2010

domenica 3 gennaio 2010

I nuovi supereroi: da Spider Man agli Spandi Merd

Il Grilletto Di Pietro

- «Gli facciamo grazia della vita: se ne vada, con il suo menestrello e le mignotte di corte; magari alle isole Cayman, dove certamente troverà qualche cavallo o stalliere di fiducia. Finalmente liberi, senza più leggi fatte a misura a maglia larga, per chi vuol scappare dalla rete; finalmente avremo carta stampata e televisioni liberate, finalmente torneremo ad essere un paese normale, degno dell'Europa democratica»
Iran? Cina? Corea del Nord? Ex Birmania? Riserva talebana?
Certo, chi ha fatto queste affermazioni sarà ora steso in una piazza di Teheran, in una buca a pozzetto in Cina o pronto a ricevere un colpo di pistola, allo stadio del popolo zafferano; oppure ad essere sparato, nella terra dove il figlio coreano scemo di altrettanto padre, gioca ai soldatini, come un bambino lasciato solo nella stanza dei bottoni di lancio dei missili.
In Iran muoiono ogni giorno dei giovani, e certamente solo una piccola contabilità del massacro passano carta stampata e televisioni blindate: una spicciolata, a confronto di quelli nascosti, non sotto il tappeto, ma imbucati nella terra, con l'indifferenza e naturalezza con cui s'infila una lettera nella casella della posta;
destinazione: l'altro mondo.
Abbiamo fatto appena in tempo a vedere una ragazzina morire sotto i nostri occhi, in quel di Teheran; e pure una camionetta della polizia passare volutamente sul corpo di un dimostrante a terra, travolto come se fosse stato solo un sacco di patate.
Chi è ora - oggi - il coraggioso, con peso numerico di quattro gatti a seguito, che fa il bauscia, offrendo addirittura clemenza al proprio nemico, basta che se ne vada alle Cayman, così che la di lui tirannia cessi e la libertà sfugga dalla gabbia, dove l'infame l'avrebbe rinchiusa?
No, non è un giovane dell'onda verde, di quelli che sono massacrati in Iran, ma uno sciacallo che urla alla luna, libero di farlo, senza che nessuno gli tiri sia pure una innocente scarpata, per tanto fastidioso latrare.
Questa è l'Italia, fatta da un grande popolo che, nel bene o nel male, vota che vuole e preferisce, legge i giornali che gli pare, segue e meno il Papa e la Chiesa, a seconda di come la pensa e pienamente consapevoli di rispondere alla propria coscienza, avocando a sé il diritto anche di sbagliare, ma con pieno libero arbitrio.
Libero Stato in libera Chiesa, cazzo!
Quando mai è stato più vero: quando si insulta gratuitamente e impunemente ogni autorità, dal Capo dello Stato a quello del Governo e si impedisce addirittura alla massima autorità della cattedra di San Pietro - e non quella di Di Pietro - di parlare in una Università?
Nessun pallone gonfiato deve venire a dire che le votazioni che l'hanno trombato sono merito di una pura numerazione di braccianti della schedina, ma che le teste pensanti stanno solo nella propria riserva di fighetti;
nessuno nemmeno a voler indicare la moltitudine come una massa di cretinetti, incantati da un pifferaio magico, quando per novant'anni la loro progenie di creduloni ha seguito la scintilla, scaturita sfregando due sassi, scambiandola per il sol dell'avvenire!
Men che meno sono a gracchiare e girare in tondo corvacci ed avvoltoi, ad invocare fame, miseria e pestilenze, masochisti dello spasimo e del dolore, a chiedere alla sfiga di farsi vedere, offrendole sacrifici pur che si manifesti, a soddisfare le proprie brame di godimento estremo.
Senza contare quelli che, talmente censurati da far quattrini a palate, vendendo libri e pellicole in cui si sbeffeggia e si insulta chi governa e amministra, in un paese - guarda tè - dove queste contraddizioni umane non dovrebbero neppure esistere, che non ho mai visto dissidenti ingrassare come maiali, in casa dei Rais, che casomai la mela ce l'avrebbero in bocca e la carota nel...lasciamo perdere.
Mai visto gente che parla la propria lingua peggio di uno appena sbarcato da un gommone, andare all'estero e scrivere in lingua straniera, usando un miserabile traduttore trovato nelle patatine, facendo - e facendoci - fare la figura di coglioni, sgrammaticando a destra e manca e denunciando dittature nel proprio paese per poi tornarci e starci così bene, come un verme nella polpa della mela.
Solo i pidocchi hanno altrettanta fortuna, che anche quando l'animale si gratta quelli si uncinano ancora di più.
Come se una zecca si lamentasse del cane che la porta, incazzata perché pure vorrebbe fare il manovratore, oltre che avere vitto e alloggio gratis!
C'ho le balle piene di quelli entrati in politica perché rende meglio ed è meno rischioso che ti mettano una bomba sotto il culo, per una paga da fame, ma che tengono la vecchia toga sotto il cuscino e ogni tanto la indossano, credendo d'avere diritto a mantenere i vecchi privilegi d'essere un gradino sotto Dio, che del giudizio loro rispondono a nessuno, se non a una congrega di propri simili, quando si sa che cane non mangia cane!
Quando sbagliano gli fanno un buffetto sulla guancia e una tiratina d'orecchi e, per punizione, li promuovono e li spostano altrove, come quelli che avevano massacrato Enzo Tortora, innocente incarcerato, svergognato e sputtanato;
e ben tanti, assieme ai colpevoli, si sono trovati dietro le sbarre, che non so quanto il dare e l'avere alla fine abbia chiuso in guadagno, quando l'apertura della gabbia c'era solo se accettavi la catena di sant'Antonio: ti libero se mi fai i nomi di altri;
stesso metodo dell'Inquisizione o delle purghe staliniane, tanto oggi chi mai s'interessa alla vita frantumata degli incolpevoli, che non solo Erode ormai si può fregiare di migliore massacratore d'innocenti e meritarne benemerito titolo e primato.
Poco male poi se, nel delirio d'onnipotenza di chi si sente intoccabile e infallibile, magari per darsi ragione da solo, si "aggiusta" un poco il teorema, concedendo indulgenze, perdono, protezione, nuova identità e palanche al peggior macellaio nelle patrie galere, che piuttosto di marcirvi venderebbe pure la madre sua!
Fa niente: Spatuzza e merda, e si spalmi, che tanto gli italiani la scambieranno per Nutella!
Una quarantina di macellati, un ragazzino strangolato e sciolto nell'acido, bombe e sparamenti non bastano a farne letame, che c'è chi è disposto ad infilarci le mani pur di poterla lanciare contro il nemico, tanto non si sporcano, perché la toga già è nera di suo.
Visto che la vacca non ha dato latte, ora sono a cercare di farla mungere dal suo fattore, che forse conosce le parole giuste per riempirne le tette;
- «Non posso parlare: mi tenete rinchiuso, in solitudine; come faccio a prendere contatto, che questo crudele isolamento, anzi, mi fa star male...pregiudica la salute.»
Poveretto, c'ha ragione il Giuseppe Graviano, mastro becchino e maestro di fossa.
Pensa un po: durante la detenzione era tanto in isolamento che la moglie gli è rimasta incinta;
immacolata concezione, o forse il Berlusca - il vero capo dei capi, secondo la fantascemenza "magistrisinistra" - c'ha applicato il "Jus primae noctis", il diritto a darci il primo colpetto?
Beh, basta guardare: se il bambino c'ha un dente in meno, il labbro spaccato, il naso che cola sangue e il riporto in testa, ebbene si: l'infame Silvio è proprio un diavolo d'uomo!
Allora bisogna chiamare fare lo scongiuro e chiamare l'esorcista:
il Di Pietro, che ormai è arrivato alla miccia, più che al lumicino, accoppiato con Beppe, il Grillo.

Dai, Antonio - che fa: ora pure...Tartaglia? - mira al cuore e tira...il Grilletto!

Io, secondo me...04.01.2010