mercoledì 27 aprile 2011

Napoleoncino



Carte, ori, primiera, settebello e napola...c’ha inchiappettato, pure con la scopa!

E bravo il nano.

Noi, a guardare oltre le sponde, l’Africa, laggiù, in fondo, pensando di avere le spalle coperte...e poi, il bruciore, della fregatura.
Le bombe che si sta prendendo Gheddafi non sono nulla, a confronto di quelle che ci ha scaricato addosso il Sarkozy, dove le macerie le avremo al momento della resa dei conti, quando capiremo davvero cosa ci ha colpito, tanto da fare tabula rasa della nostra economia, dove ci troveremo sfilato da sotto i contratti con la Libia, dallo sfruttamento del petrolio e del gas e tutto l’indotto, dall’edilizia alle strade, senza contare quel che vendevamo e ci compravano a buon prezzo.
Ora, comunque vadano le cose, siamo tagliati fuori;
Sarkozy aveva bel pasturato, facendo incontrare i capoccia degli eroici rivoltosi dai suoi servizi segreti, per preparare il trappolone, che doveva prendere due piccioni con una fava: eliminare il beduino e fottere l’Italia.
Che fosse un dittatore, se ne sono accorti solo ora, dopo quarant’anni, ma di questi il mondo ne è pieno: non per questo siamo a far guerra a questo e a quello.
Litigare costa e, se non c’è ritorno di spiccioli, si lascia che i fuochi si spengano da soli.
Come in Ruanda quando Hutu e Tutsi si menarono, nel ’94: si stette al balcone, a godersi lo spettacolo della macellazione di quasi un milione di persone.
Ma lì, non c’era niente da ramazzare.
In Siria, come nelle piazze in Iran, dove ragazzi vengono tranquillamente sparati, si volta il collo dall’altra parte: mica sarebbe una passeggiata, come si pensava e si crede in Libia;
lì, non essendoci stata una “spontanea” rivolta di popolo, ma l’ingaggio di bande armate, non c’è stato quel ribaltamento tanto sperato, perché l’esercito è rimasto compatto, con il Gheddafi, così come tanto della popolazione.
Prova sono proprio i filmati e il muovere degli stessi rivoltosi, dove quel che arrivava da quelli erano solo miserabili spezzoni di quattro pirla, che sparano alle quaglie e alle dune;
e sorridono, come cretini, nell’immortalarsi per tanta coglionaggine; salvo poi chiamare la mamma, quando li menano.
Tanto è vero che, il napoleoncino ha dovuto mettere in campo l’artiglieria visto che, dalla sua armata Brancaleone, gli ritornavano solo fiaschi e non barili di petrolio.
E qui ha raggiunto il massimo del cinismo e del menefreghismo, mettendo i letargici alleati europei e il bradipo americano nelle condizioni del fatto compiuto e di dover muoversi prima a strascico, poi a rincorsa ed infine a ritmo del tamburo, che scandiva la remata gallica.
Ad un logorante e lento embargo, ad una inefficace “No fly zone”, che avrebbe coperto solo i cieli, lasciando scoperto il culo dei ribelli, preso difilato da carri armati e missileria, ha dovuto scoprire le carte, denunciando al mondo i suoi veri progetti: essere il Giuda dei trenta denari, tradire, imbrogliare, ingannare, pugnalare alla schiena i suoi dirimpettai, lasciandoli in mutande, sfilandogli pure il portafoglio;
alla faccia di tante anime belle, che ancora credevano nelle favole ed erano a magnificare la riscossa e il riscatto dei buoni, che cacciavano il cattivo.
No, la guerra non andava dichiarata a Gheddafi, ma a Sarkozy!
Di tanti denunciato massacri in Libia, non c’è mai arrivato nulla, dai rivoltosi, dediti più all’autoritratto, a mandare immagini di scemi che sparavano dietro gli angoli, dove non c’era nessuno o in cielo, dove al massimo colpivano qualche pennuto: come ci sono arrivate quelle frescacce, perché non allora anche carne macellata?
Ora ci fanno vedere qualcosa, ma le bombe francesi e dei buoi al pascolo, che si sono trascinati dietro, sicuramente hanno mietuto del loro;
prima dei droni ora messi in campo - che un poco di vista ce l’hanno - quel che cadeva aveva l’intelligenza selettiva del “a chi tuca taca”, a chi tocca, tocca, colpendo nel mucchio:
Anche le armate di Gheddafi si erano fatte furbe, smettendo la divisa e indossando gli stracci, a confondere le idee alle costose ferraglie di quegli “aiuti umanitari”, dove si era messo in campo un cannone per colpire la zanzara.
Dopo aver toccato il ridicolo - “gente, non c’è più un missile” - delle scorte belliche in riserva, alla santabarbara da rifocillare, alla polvere da sparo che stava per finire, ora sono riusciti a far aprire il magazzino per munizioni anche all’Italia, a pompare altra ferramenta nel serbatoio dei fuochi d’artificio, che erano alla canna del gas.
E noi, mazziati e cornuti;
altro che carte, ori, primiera, settebello, napola e scope a non finire: dobbiamo pure servire al tavolo “Napoleoncino”, che gli sono venute altre voglie.

Anche noi, lo stesso, arriveremo in fondo.

Nudi.

Nudi alla meta.


Io, secondo me...27.04.2011

Alì Ben Tettamanz


venerdì 22 aprile 2011

martedì 19 aprile 2011

venerdì 15 aprile 2011

Amici miei

"Ebrei razza maledetta!".

L’hanno impiccato.

Non quelli, gli ebrei, i “topi di fogna”, i “maledetti”, quelli che “dovevano scomparire”, secondo l’amor Vittorio;
l’hanno conciato per le feste, l’Arrigoni: tanto di cravatta, con il nodo all’ultimo grido, quello scorsoio!
Giusto il tempo di abbrancarlo, dargli una manica di botte ed estirpargli il fiato dalla carcassa;
neppure a rispettare la scadenza dell’ultimatum, per vedere se le condizioni per la sua liberazione sarebbero state soddisfatte o no.
Rapito nella Striscia di Gaza da un gruppo islamico salafita, la “Brigata Mohammed Bin Moslama”, ecco la proposta al governo di Hamas di liberare i compagni detenuti: questi per quello.
Ma non ce l’hanno fatta, a resistere alla tentazione, all’istinto d’accoppare, che si portano dentro, nei cromosomi.
Hamas non ce la fa a rimanere senza fare a botte con qualcuno: quando non con i dirimpettai - i “topi di fogna”, i “maledetti”, quelli che “dovevano scomparire” - si spararono in famiglia - parenti serpenti, come con quelli di Al Fatah;
oggi, continuando con i pruriti tipici dei “Cercarogna”, sono ai ferri corti con altri “fratelli”: la corrente armata dei Salafiti, piccoli ma fastidiosi, ideologicamente vicini all’Al Qaeda di Bin Laden, di cui vorrebbero fosse imitata la più sanguinosa violenza.
Per loro, che riconoscono solo l’obbedienza e la lealtà assoluta dovute a Dio, all’islam e ai musulmani, Hamas è troppo morbida, oltre che complice di regimi stranieri e sciiti - Iran e Siria - considerati eretici perchè non sono sunniti. I Salafiti vogliono la fondazione di un Emirato islamico; Hamas no.
Antiche e mai sopite beghe...di campanile.
Ma quando c’è l’odio nei cuori, ogni pretesto è buono, per scannarsi a vicenda e in famiglia.
L’Arrigoni ha fatto la parte di quello che sta tra l’incudine e il martello.
Unica foto ricordo che rimane di lui, è quella dove una mano lo tiene per i capelli, gli occhi bendati e la faccia pesta e lacera, di un bel colorito rosso, tipo “bistecca al sangue”.

La fine del Vittorio, inviato del manifesto, attivista e cooperante, innamorato della causa di quegli attaccabrighe dove, tra i due litiganti, non è stato quel che gode.

Povero Vito: impegnato a diffondere propaganda contro Israele, si è speso a sputarci contro, ad inventarsi un nemico che non c’era, a cercare il diavolo davanti quando invece ci stava seduto sopra.
Per la sua innamorata ha mentito, ha inanellato collane di bugie e menzogne, finto, spergiurato, tanto da farsi l’ennesima canna, come ai tempi dei sogni d’infanzia, quando delirava del bel “Sol dell’avvenire”, quello che non tramontò, perché neppure ebbe a nascere, a vedere...la luce.
L’oppio dei popoli lo aveva in casa, e se ne fece, di spipazzamenti.
Alla fine ha cambiato il pusher, ma sempre di schifezza si è riempito, tanto da tirar le cuoia.
Pacifista alla “L’unico ebreo buono è quello morto”, ha trovato altri “pacifisti” di pari stampo.
Ora la pace con Israele l’ha raggiunta: la migliore, la più lunga, quella eterna.
I topi che l’hanno segato, erano quelli della fogna di famiglia;
la “razza maledetta” non gli ha torto un capello: la sua, invece, gli ha attorcigliato il collo.
quelli che “dovevano scomparire” non lo avevano neppure ca...considerato: i suoi, invece si, che l’hanno “scomparito”.
Mazziato e cornuto;
e che si aspettava, da criminali, torturatori e macellai, che ancora hanno tra le mani il povero Gilad Shalit, prigioniero da 5 anni, dove il Vittorio brillò in sarcasmo e sadica goduria, scrivendo:
"Mi riferiscono che i telegiornali nazionali in questi giorni intasano l’etere illuminando i riflettori sulla vicenda del soldato Gilad Shalit, unico prigioniero israeliano nelle mani dei palestinesi, prigioniero di guerra".

Sia chiaro: il Vito non è un martire, ma un povero estremista che aveva fatto dell’odio scopo di vita.
Gli amici l’hanno fregato, avendone fatto scopo di morte.

Bello scherzo gli hanno tirato i compagni di merende.

Il bel Vittorio ci avrebbe potuto girare un film, rubando il titolo al compianto regista Mario Monicelli.

Amici miei.


Io, secondo me...15.04.2011

Processo breve

lunedì 11 aprile 2011

Profustini

No, “Profustini” non è una riedizione della famosa pubblicità del detersivo, quella del «Le offro due fustini in cambio del suo Dash», dove un sorridente Paolo Ferrari si scontrava contro un muro di provata fedeltà casalinga, verso quella polverina incantatrice.

Profustini è il prodotto della fusione di due parole che, mescolate assieme, riportano alla formula dell’intruglio che trasforma il dottor Jekyll nel mostruoso mister Hyde;

la mutazione, nel nostro caso, è dipendente dal chilometraggio: quel che rappresenta carne per il buon Samaritano a Lampedusa, irrita il delicato nasino dei francesi e diventa puzza, tanfo e fetore.
Parte uno come “profugo” e arriva “clandestino”, simile ad un bandito, da prendere a schioppettate.

Malta non li vuole, tanto da aver persino negato loro aiuto sotto naufragio;
Germania nemmeno, dopo che le gloriose fornaci sono state spente e non sanno altrimenti come e dove cucinare quelle portate di carne;
la Spagna mostrò già carità e misericordia nelle sue enclave di Ceuta e Melilla, in Marocco.
Era l’ottobre del 2005 quando il sinistro Zapatero schierò l’esercito con l’ordine di sparare:
sulla costa arrivarono duemila militari armati in aggiunta agli uomini della Guardia Civil, per fronteggiare l’assalto di quelle centinaia di disperati, dell’ex Marocco spagnolo.
La vicenda si finì con durissimi scontri che costarono la vita a cinque persone, compreso un neonato.
La Grecia non fu da meno: per bloccare l’immigrazione clandestina, proveniente oltre che dal Maghreb anche dall’Iraq, Afghanistan, Iran, Pakistan ecco l’idea di un muro alto cinque metri e lungo dodici chilometri al confine con la Turchia, nella regione del fiume Evros vicino alla cittadina di Orestiada.

Ma quel che mi fa incazzare è la Francia, con il suo rispolverare la mai presunzione di “Grandeur”, esaltata dalle azioni del Sarkozy, nanetto malefico che si crede Napoleone, ma a quello pari solo in statura: quella centimetrata, non di genio militare o politico.
Tutto sto casino lo ha provocato lui, il megalomane in miniatura, che gioca ai soldatini con la visione tattico-strategica di un ritardato.
C’era una diga e l’imbecille ne ha tolto il tappo!
Prima ha mandato i suoi servizi segreti a contattare e contrattare con i futuri capi di quelli che poi sarebbero figurati come “eroici rivoltosi” ma, a tutti gli effetti, straccioni da armata Brancaleone.
Poco male: dovevano e devono essere solo “asino che trotta”, comparse da operetta, come quelle bolse di Cinecittà, che facevano i centurioni con pancetta e prestanza da rachitico.
“Chissenefrega”, ha pensato il “peduncolo de France”: faccio passare quei quattro pirla - che si mettono in posa e sparano alle quaglie, sorridendo come per una foto ricordo - come prodi combattenti per la libertà e quelli per e con Gheddafi, come feroci stragisti, e poi li bastono, con la “geometrica potenza” dei bombardoni aerei;

Et voilà, rien ne va plus, les jeux sont faits!

Una beata fava.

Dopo aver usato e messo gli “alleati” davanti al fatto compiuto, li ha obbligati a prendere posizione: la sua dove, avendo dato il “la”, pensava di avere la bacchetta per dirigere l’orchestra.
Fregando agli italiani le concessioni e le patenti privilegiate per gestire l’estrazione del petrolio libico.
Un colpo al cerchio e una alla botte...anzi, all’autobotte!

Con la rivolta del pane, quella di piazza Tahrir, in Egitto, quella della piazza siriana o iraniana, in Yemen, quella della Libia centra come i cavoli a merenda.

L’appoggio, il sostenimento, la fedeltà a Gheddafi non si è squagliata come per Mubarak o in Tunisia, con il Ben Alì;
Anche sotto le bombe “misericordiose” francesi e inglesi, i missili americani e bombarderia varia, gente che combatte per il Muammar c’è e non molla.
Segno che la rivolta è da operetta, fatta più da bande con mentalità tribale, piuttosto che insofferenti sotto la tirannia.
Prova è che, prima che apparisse l’avventuriero nanuto, dai barconi di profughi mai scese un libico.
Un perché non se ne fuggirono - già da allora - dal loro paese, ci sarà, no?
Forse la vitaccia non era proprio cavallina, come si suole dire.
Ora, dopo che i bombardieri del galletto formato mignon, hanno colpito alla “a chi tuca taca”, a chi tocca tocca, non sanno più a cosa mirare: anche senza aerei ed elicotteri, il perfido beduino continua a mazzolare quei quattro pistola da farsa;
il cammelluto non ne vuol sapere di crepare.
Dovesse farcela, a mettere in stallo tutta la ferramenta bellica occidentale e mantenere i pozzi dell’oro nero, tra tutti i litiganti andrebbe a finire che la torta se la mangerebbero i cinesi!
Ideona.
Dividiamo la Libia in due: Gheddafi con la parte sabbiosa e dall’altra, le vasche del “latte di Poppea”, dove la mezzacalzetta francesina vorrebbe farsi il bagno.
E che il frutto di tanto “farsiicazzisuoi” ricada pure su quei fessi d’italiani, dove tutti hanno pensato di sigillare le proprie frontiere per lasciare aperto solo i buchi del colabrodo italiota!
Alla faccia di quella che sempre più è Eurabia, dove ognuno pensa ai propri calli, fregandosene - anzi, fregando - dell’altrui.

Per questo, vorrei tanto che la “Grandeur” si smarrisse tra le sabbie del deserto, e rivivesse un’altra Dien Bien Phù e Gheddafi diventi Vo Nguyen Giap;

no, meglio: il gemello di Pierre Jacques Étienne visconte di Cambronne, generale francese che, a Waterloo, all’intimazione inglese di «Granatieri, arrendetevi!», rispose con il meglio che sarebbe per “Nanozy”.

«Merde!»


Anche a nome dei “Profustini”.

Io, secondo me...11.04.2011

venerdì 8 aprile 2011

Imammuth

«Pensa ai cassi tò!»

Pensa agli affari tuoi...

beh, detto magari in maniera un pochino più volgarotta, nel bel dialetto meneghino.
Ma così i miei vecchi apostrofavano gli impiccioni, quelli che entravano pesantemente e a gamba tesa nella vita e nel privato d’altri, nell’orticello personale, dove ognuno coltiva del suo, in un fazzoletto che confina e termina dove inizia la libertà d’altri.

Ora, nessuno può biasimare chi opina del proprio, si affaccia ad osservare e discute di come si è seminato nella terra appresso; ma la cosa deve terminare lì, dove ognuno poi raccoglierà dell’opera sua, bene o male a seconda di come ha saputo fare.
Si andrà al mercato e si esporrà la merce, il frutto del proprio lavoro: piace, ci sarà chi compra;
fa schifo: tornerai al focolare con la coda tra le gambe e le pive nel sacco:
imparerai una lezione e, se avveduto nel capire dove l’errore, sarà motivo per far meglio la volta prossima.

Un bel “Pensa ai cassi tò!” se l’è beccato Abdul Qavi, imam di un posto qualunque del Pakistan.
Il fustigatore è andato in ebollizione, nel vedere le cosce scoperte di Veena Malik - soubrette, showgirl, velina o attrice che dir si voglia - durante un a trasmissione televisiva, il programma indiano “Big Boss 4”.

“Puttana” è uno dei tanti appellativi che l’Abdul gli ha lanciato, ovviamente tradotto dal linguaggio suo, seguito da lanci d’insulti in crescendo.
Veena non ha capito d’aver a che fare con un residuato, un rottame d’altri tempi, che oggi vive tra noi come il giapponese che, non avendo mai saputo della fine della guerra, continuava a farla, nell’ignoranza più assoluta che essere rimasto indietro.
Abdul sicuramente mette lo chador o il burka anche alle coscette di pollo o di coniglio, prima di mangiarle e, se capita di vedere qualche pezzo di quelle carni bianche, sicuramente arrossisce di vergogna e si picchia il pisello con l’incudine, castigandolo per essersi affacciato pure lui a guardare l’impudico arto!

Succede una cosa inaudita: Veena, una DONNA, l’essere valutato per metà valore di un uomo, domestico come il cane, impudica come il maiale e sciocca come una scimmia, ribatte, rimbecca e cazzia l’UOMO.

«Imam, non ho fatto nulla di male, non ho infranto alcuna legge o la legge islamica. Sono tutti contro di me perché sono una donna e un bersaglio facile? Cosa dice il suo islam, sir?»

Pazzesco.
Come si dice da noi, e Abdul concorda: a questo mondo, non c’è più...religione!
Abdul, Abdul...come ti capisco: quella che per te è solo una vacca da latte, una puledra da monta, una pecora da tosare, una gallina ovaiola, ora si ribella.

Inconcepibile, assurdo, sacrilego, esecrabile, empio e blasfemo: è venuto il momento di tirarle il collo!

Veena ha ricevuto minacce di morte dagli islamisti e alcuni religiosi hanno emesso una fatwa di morte contro di lei per avere “umiliato l’islam” e disonorato il proprio paese.
La fatwa è pari al piantare spilloni nel corpo di un’immagine rappresentante la vittima, come nel rito Voodoo, perchè peste la colga.
I cavernicoli del fondamentalismo islamico ormai la tirano in ballo in ogni momento, con la stessa frequenza ormai con cui si prendono le bottigliette di aranciata ai distributori automatici.
Questi subumani hanno clonato pure Allah, creandone uno ad immagine loro, della loro crudeltà, della loro voglia di sangue e morte; e pure sadico, per masochisti che godono nell’essere servi e succubi di uno che li maltratti.
Con la misericordia, la pietà e il perdono, loro soffrono pene atroci e d indicibili: godono nella tortura, vogliono un essere che li domini e abusi del loro corpo, tanto da vantarsi nell’adorare il martirio, tanto da non avere paura di morire, quanto di vivere.
Forse hanno ragione: si sento inadeguati per questo, che richiede fatica, mentre il crepare è facile.

Di Abdul Qavi ce ne sono ancora, ma tante Veena Malik sono stanche di dover servire questi sottosviluppati mentali.

Forse ci siamo: sta per avvicinarsi l’estinzione degli Imammuth;

Insciallah...a Dio piacendo!


Io, secondo me...06.04.2011

martedì 5 aprile 2011

Spurghi

«Se avessi saputo allora ciò che sappiamo oggi, il rapporto sarebbe stato differente.»

Imbecille.

Mica eri al Bar Sport, per dar fiato alle trombe mentre il cervello era in arieggio per il ricambio d’aria!

«Oggi sappiamo molto di più su quanto avvenne [...] rispetto al periodo nel quale condussi l’inchiesta per conto del Consiglio Onu sui Diritti umani.»

Allora sei proprio scimunito!

Aspettare il giusto tempo, per poter raccogliere quel di poi che serviva, no, è?
Ti bruciava il culo, di dire le tue cazzate, o forse ti sono venute in anticipo, le tue cose, con le perdite di materia grigia nel pannolone degli incontinenti?
Ecco lo scemo del villaggio: Richard Goldstone, che firmò il famigerato rapporto della commissione d'inchiesta ONU, che porta il suo nome
A questo giudice sudafricano fu affidato tanto e lui si allineò al vento, con l’attitudine delle mezze seghe a far da banderuola: Israele fu accusato di crimini di guerra, per l’operazione “Piombo Fuso”, atto militare lanciato su Gaza, alla fine del 2008.
Gaza: gli israeliani lasciarono quel pezzo di terra senza condizioni, ai palestinesi, che subito ne fecero una caserma - dopo aver azzerato le infrastrutture che si era trovate in regalia - piantando, al posto di alberi e sementi, missili;
una selva, che neanche un istrice aveva tanti aculei, come Hamas razzi sulla cotica.
Da allora, dal 2005, una pioggia incessante piovve sui villaggi israeliani al confine di quel lascito: peccato che quelle gocce che cadevano, esplodevano!
Seimila bombarde dal cielo, da allora, incessantemente, puntualmente come le tasse e la morte, sono state rovesciate sui civili israeliani: goccia a goccia, giorno per giorno, mese per mese, anno dopo anno.
Tra l’indifferenza, il silenzio e, dico, anche il disprezzo, di gran parte del mondo occidentale: quello ipocrita, che vuole regole e giustizia a senso unico, per gli scarafoni suoi.
Ovvio aspettarsi che non poteva durare in eterno, che anche un elefante sopporta la zanzara ma, quando è troppo, la schiaccia.
E noi - che se la vicina di casa, del balcone sopra, ci scopa in testa, poco manca che finiamo al coltello - ci si scandalizzò, quando venne la rappresaglia, dopo l’ennesimo avvertimento, debitamente inascoltato.
Anni erano passati, mica bruscolini: nessuno, neanche un cane allora bacchettò gli straccioni di Hamas;
nessun “Goldstone” usò il buon senso, del “meglio prevenire che curare”.
Salvo poi, quando i rompicoglioni hanno cominciato a prendersi sberloni di ritorno, dare del manesco a chi, fino allora, le aveva prese senza reagire.

Manica di pirla!

«Se avessi saputo...oggi sappiamo molto di più... sarebbe stato differente...sbagliato il mio rapporto.»

Cretino;
bastava avesse letto lo statuto di Hamas, dove c’è scritto - nero su bianco - la volontà, di cacciare gli ebrei, ma nel senso di selvaggina, da impallinare.
Bastava seguire la scia dei seimila missili.

Quanti Goldstone ci sono in giro?
A fare il censimento, si fa prima a trovare il sano, non lo scemo del villaggio che, nel frattempo, ha figliato a conigliera.

Giusto per finire: due o tre giornali hanno dato notizia del “Mea culpa” del Richard “bamba” Goldstone, e non certo a caratteri cubitali.
Quel che allora si annunciò con rombo di tuono, ora si smentisce con soffice peto.

Ciliegina sulla torta: il mio personale sputo sui tanti fighetti, che si danno tanto da fare per quei “poveri” palestinesi bombaroli;

25 giugno 2006...ricorda nulla?
No, è?
Memoria corta, come i filamenti dei loro neuroni.
In quella data fu catturato, da un commando palestinese, il soldato israeliano Gilad Shalit.

Ad oggi, anno del Signore 2011, del mese di Aprile, ancora è ostaggio, in loro mani.
Non è dato vederlo, non è permesso sentirlo, sapere se ancora è vivo, se sta bene o l’hanno fatto diventare una larva d’uomo, dopo tante torture;
Persino per un assassino seriale come Saddam, si scomodarono, nel tentativo di salvargli la cotenna.
Per Gilad Shalit, nessuna misericordia, dai teorici della pace, dai difensori dei diritti umani, dagli estimatori della vita e dalle madonnine infilzate.

Niente da fare: la “specie Goldstone” prolifica, fruttato dei lombi della madre degli imbecilli, che continuamente sgrava.

Avanti così, continuiamo nel letargo, che prima o poi la festa finirà: quando ce la faranno gli altri!


Io, secondo me...05.04.2011

Giochi di guerra

Ignazio La Rissa e il ritorno...di fiamma