lunedì 30 aprile 2012

domenica 15 aprile 2012

auMONTI

Per un momento ho avuto un rigurgito, un senso di colpa: (s)parlare ancora del Monti, come sparare alle quaglie, quando, all’apertura della caccia, sono offerte a pallini e pallettoni delle doppiette.

Durato poco: l’umana pietà è stata brutalmente sostituita dall’animalesco istinto di veder saltare per aria il variopinto piumaggio del vanitoso pavoncello, preso a schioppettate dal pubblico disprezzo di tanti che, oltre al pelo di tosa ora sono ad essere scarnificati pure di pelle, che si vorrebbe lasciata alla gabella pure quella!

L’esercito dello sputo piombato è numeroso e sempre più si ingrossa: disoccupati, “esodati”, spolpati e tartassati, scippati di pensione, condannati al lavoro eterno - quando c’è - prossimi al licenziamento, al “cambio” del “far fuori il vecchio per il giovane”… e i nonni.

Verso questi hanno messo in pratica una forma di eutanasia politica, di “Soluzione finale”: un modo pulito e legale per svenarli, che ormai sono inutili e costosi, come i lavoratori datati, da trovar modo di liberarsene.
I “Tecnici dello sterminio” si sono inventati lo “Zyclon B”, per portarli alla canna del gas;
l’arma di distruzione di massa, il “Copa el vecio”, l’accoppa il vecchietto perfetto: il dissanguamento tramite tassa sulla seconda casa!

Durante l’esistenza, le “zavorre” si erano fatti - vanto dell’operosità italiana - la casa, o l’avevano ereditata dai genitori.
Bene su cui hanno sempre pagato ogni immaginabile e non balzello.
S’invecchia, si sa: prima o poi, agli sfortunati, che sono i più, arriva momento del collocamento… in ospizio o casa di riposo.
Del bene del nido, che giocoforza hanno dovuto lasciare, ora sono pure a subirne pene e pena: non è più residenza, quindi, seconda casa!!
Come se il nonnino fosse a svernare in lidi più accoglienti, in stagione sfavorevole, li prendono per il portafoglio, oltre per il culo, che già essere in quelle strutture “di parcheggio”, costa un occhio della testa.
Fa nulla: potessero, i nostri grassatori, sarebbero anche a raccogliere le ossa dalle tombe, per rosicchiare pure l’interrato.

Quel che fa roteare i coglioni come pale di elicottero, è la motivazione demenziale portata a difesa dai tecnici della disinfestazione:

«Dobbiamo farlo: il rischio è che un’agevolazione di questo genere spinga i familiari a mettere gli anziani in una casa di riposo, per usufruire di una tassazione più leggera sulla loro casa di abitazione!»

‘fanculo!
Ma sai che valanga di quattrini costa la degenza in quello che non è un mattatoio per anziani?

Salvo casi particolari, ai genitori si vuole un bene dell’anima e si sa quanto costi (anche in palanche, ciula di un tecnico!) in termini affettivi e di umiliazione personale il doverli sradicare dalla loro casa, perché non ci si può permettere di lasciare un lavoro il cui stipendio garantisce la sopravvivenza, il mantenere la propria famiglia, i figli e lo sfortunato genitore stesso.

Pirlotto… tu che vivi in una torre d’avorio, ven giò dalla pianta.
Prova a stare tra i comuni mortali, a vivere al lumicino, grazie a quelli come te, tecnico del menga!!

Anche uno sprovveduto conosce l’effetto valanga: l’innalzamento di ogni punto di imposta, di ogni centesimo sulla benzina;
lo vede quando fa la spesa, quella spesa che deve ridurre perché non ce la fa a star dietro agli aumenti conseguenti, che gravano come ciccia di porco su gambetta di libellula.
Anche un deficiente conosce la regola della domanda e dell’offerta:

“No domanda, no party”, finisce la festa.

Tu, tecnico dei miei stivali, con i “Compagni di merende”, stai compiendo omicidi seriali, stai ammazzando il vitello in pancia alla vacca, come dicevano i vecchi.
Peggio: sei - siete - complici dei “Poteri forti”, quelli che non avete vigliaccamente toccato;
ussignùr… che ingenuo, dimenticavo: ne fate parte o li avete sempre serviti, come sguatteri di bettola.
Cane non mangia cane.

Nessuno dei “culetti d’oro” c’ha lasciato un obolo: all’armiamoci e… patite, solo il popol bue, oltre ad essere cornuto ci rimane mazziato.
I “generali” della Caporetto d’oggi, stragisti dell’economia e del risparmio di tante formichine, non pagano, intanto che le ossa degli sconfitti biancheggiano al sole.
Li abbiamo ingrassati come maiali, convinti che, senza l’incubo della fame, prendessero cibo - o caramelle, come ebbe a dire “La” Fornero - da sconosciuti.

Peggio delle puttane, invece di marchette ne hanno accumulate: tante che neppure s’immagina e sanno di avere, quando addirittura in casa propria si fanno sgraffignare la paghetta da scarsi ma furbi “ragiunatt”, ragionieri di bottega.

Di cui, ovviamente, si fidavano, non sapevano, sono stati raggirati.
Pur di non aver manette ai polsi, ammettono candidamente quello di cui ci si era già accorti: che sono una manica di ignoranti e rincoglioniti!

Salvo rimanere ben avvinghiati all’albero della cuccagna: l’Italia nostra, cui sono stretti come l’edera che, , alla fine, con l’abbraccio ciuccia linfa e poi soffoca.

Qui ormai non si fa più demagogia o populismo: si è incazzati neri e il nervo è scoperto.
Sfacciati e impuniti, lardo senza cervello, tale è l’ingordigia da non aver lasciato neppure “Panem et circenses”, la michetta e il giochino, “sfogatoio” per la rabbia della gente, per abbassare la tensione.

Un turacciolo sullo sfiatatoio della pentola a pressione!
Chissà se nel calendario cinese esiste l’anno della quaglia…

Ultim’ora: alla prossima calamità naturale si farà fronte con… auMONTI della benzina.

«Che te possino…accise!»


Io, secondo me... 15.04.2012

venerdì 13 aprile 2012

amMONTInamento

fallimOnti

The Family

amMONTInamento

Figura di merda.

Rieccola, la logora, abusata e “italiota” pratica dello scaricabarile esportata di la dai confini, a farci ancora riconoscere per il peggio che siamo.
Le vittorie hanno tanti padri e le sconfitte, tutte orfane di genitori.

L’ennesima prova - se mai ancora dubbi - di una Unione Europea che non c’è, di un’anima senza fissa dimora, di una visione “talpoide”, che non supera l’ombra del campanile;
e quel che è peggio, che a spenderla è stato pure uno che non abbiamo votato, che non ha nessuna delega dell’elettorato per poterlo - poterci - rappresentare: il Mario Monti!

Parto e pargolo imposto da” Monsieur le Président de la République italienne”, Il Napolitano;
“Chef d'État italien et représente l'unité nationale”, messo a decoro dai compagni di merende - capoccione e figurante del gruppone nazionale - che mai pensavano potesse un giorno sconfinare dai limitati confini del “taglianastri”, a sforbiciare paesani striscioni tricolori di caserecce iniziative.
Il nostro, invece, con un’impennata di coda, c’ha fatto ingoiare il rospo, dando a credere che al “Mariolo” bastava volergli bene, magari dargli un bacio, perché si trasformasse nel principe azzurro.

“Monsieur Giorgiò”, come il Giovanni Battista, ha pescato “la matta” dal mazzo, prendendosi pure il merito d’essere stato paragnosta, nel celebre discorso, non della montagna ma del… Monti:

«Io non posso, ma lo farà uno che ha studiato: indegni a slacciare lui neppure il legaccio dei sandali, vi farà le scarpe, battezzando con il legno e infilzo di carota!»
Detto fatto, al capo si sono aggiunti i bastoni: il tutto chiamato, con fare rassicurante, governo “tecnico”.

«Ohibò!» riverberò eco d’italiche sponde «… ‘ndo cazzo spuntano questi!?»

Di punto in bianco i gregari italici si sono scoperti d’aver tirato la volata a una manica di ladroni, a congreghe di gatti e volpi che li hanno depredati di tanti sacrifici e sudati risparmi;
aggiunto al danno, la beffa:

«Gli italiani hanno vissuto sopra delle loro possibilità!»

«Minchia!» imprecò l’un coniuge contro l’altro «porto le corna?»

Nell’aria, odore di tradimenti; che la persona con cui si dividevano “i migliori anni della propria vita” avesse dilapidato, in torbidi amplessi, anche la parte dell’ignaro e “mazziancornuto” dirimpettaio di vita in comune, comunità e comunione di beni.

«Ghe pensi mì» ci penso io, tuonò minaccioso il Marietto, di cattedratica cultura «sangue, sudore e lacrime saranno ricino olio per portafogli pigri: sfornate uova, scucite le palanche, gallinelle mie!»

Da principio si guardò l’ammasso “High Tech”, pieno di lucine, fantasmagorie ed effetti speciali, con soggezione, che ci erano stati presentati con biglietti da visita pieni di svolazzi e altisonanti titolazzi, quasi fantozziani: “Megadirettore, grandufficial, gran farabutt. ladr. matricolat. paracul…”.

Tutto il paese li guardò, come lo sbarco marziano nel film “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.

Marietto Monti aveva pure il “Phisique du role”, ovvero fisico per il ruolo: lungo, lungo, magro magro... un acciughino; occhialoni a oblò navale, testone a uovo e falcata a strascico, come le reti da pesca.
Mancavano le antennine, ma il colorito pallido lunare lo metteva in buona luce.

Dietro di lui, una specie di madonnina infilzata spargeva goccioloni lacrimali;
il Messia venuto dalla Bocconi snocciolava, come grani di rosario, le tante palline di lassativo, che sarebbero state distribuite “Urbi et Orbi”, alle moltitudini.

Tassa di qui, tassa di la; aumento di qui, aumento di la; esborsi di qui e saccheggi di saccocce di la.

Insomma, il vecchio sistema della medicina degli avi: applicazione di sanguisughe per salassi!

«… ’azzarola!» rispose il parco buoi «la scorrazzata mariola è una cagata pazzesca!»

Non contento, Mariolino lo spaccino prese a esorcizzare.

«Crescitalia… salvaitalia… aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape'e alice e cape d'aglio!»

Il diavolo, stavolta, come Superman: invulnerabile, quel che gli è scagliato addosso, rimbalza.
Risultato: declassamento e seguente recessione per un popolo di svaligiati, che risponde:

«Bamboloni, non c’abbiamo più ‘a lira!»

Il vecchio anatema, che vorrebbe colpa e capro espiatorio a chi venuto prima, cade miseramente.
Colpo di grazia: si allarga la forbice, lo “Spread”, il differenziale tra il tasso di rendimento di un'obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento;
con il crucco, il nostro fa figura di parente povero, che vien dalla campagna.

Marietto si rassetta il cravattino e sbotta:

«Per gli spread in rialzo non ci sono ragioni specifiche italiane, stiamo pagando di rimbalzo la crisi spagnola!»
E te pareva.

Rajoy di Spagna non glielo manda a dire e, ”di rimbalzo”, lo cazzia.

«Se l’Italia va male, la colpa è della crescita economica che manca.»

E certo: il purgante Monti, come nella barzelletta del Gran Capo.

Gran Capo indiano è stitico.
Lo stregone da un bicchiere di lassativo.

«Grande Capo niente cacca!»

Lo stregone, “L’uomo della medicina”, alza la dose: un secchio.

«Grande cacca… niente capo!!»

Ecco, l’Italia del Monti: nella cacca più completa!

E il “Supermario” si prende pure del vigliacchetto, dall’ispanico.

«Puntare il dito su altre capitali, come ha fatto Monti, è da irresponsabili, perché equivale a suggerire alla speculazione il bersaglio su cui infierire!»

Pare che l’italico Mariotto abbia trovato scappatoia.

«Tutta colpa dei giornalisti: sono stato mal interpretato!»

Male che vada, il capo non sbaglia mai.
Tutta colpa degli italiani, scansafatiche e fannulloni.

Che potrebbero vanificare il tutto, ribellandosi, facendo… amMONTInamento.

Spero tanto nell’uomo della medicina… grande cacca, niente capo!!


Io, secondo me... 13.04.2012

mercoledì 11 aprile 2012

Sorci del grano

Scimes, pures e pioeugg

«Damm a trà, balabiott: fam minga girà i ball!»


Quando mi fanno incazzare, parte l’embolo meneghino, quel sacramentare in milanese che fa arrossire anche la “bèla Madunina, tüta dòra e piscinina”, in cima al “Domm de Milan”, al pinnacolo della chiesona milanese.

E mi girano i santissimi!
Non so quanti Ave e Pater mi costerà, di penitenza, tutto questo, ma qualche attenuante la posso pure invocare, davanti al “Signûr säntissim”, al buon Gesù.
Per gioco di sponda, mi sento tirato in ballo, anche se la boccia ha colpito altro pallino.

“A seguito di alcune contestazioni da parte di soggetti che in passato si sono contraddistinti per fanatismo religioso […] ritengo opportuno chiarire definitivamente che Io amo l’Italia è un movimento politico nazionale laico e non è e non sarà mai una setta religiosa”.

Così Magdi Cristiano Allam: un amico, prima di tutto;
che seguo, per quel che, come e posso fare, con la piccola scatola degli arnesi che la natura mi ha dato in dote.

Ancora ai tempi del Cristiano che non era, di “Noi e gli altri”, un francobollo di finestra sul monumentale “Corriere della Sera”, che scrisse il primo articolo sul prestigioso foglio - se non erro - il 3 settembre 2003.
“Un forum di libero e civile confronto sui temi più dibattuti nell’Italia che guarda al mondo plurale e globalizzato: immigrazione, islam, dialogo tra le civiltà, identità nazionale, diritti dell’uomo”.

Per me, fu come “Non è mai troppo tardi”, il “Corso d’istruzione popolare per il recupero dell'adulto analfabeta”, del mitico, rimpianto e galantuomo maestro Alberto Manzi, che raggiunse il fine di “Insegnare a leggere e a scrivere agli italiani che avevano superato l'età scolare”.
Era l’inizio: il 15 Novembre del 1960.
Un’età giurassica, per molti, che si chiederanno quale sia la mia vera età e come possibile che non sia scomparso con i dinosauri!

L’Alberto… con rapidi tratti di carboncino, disegnava efficaci schizzi e bozzetti su una lavagna a grandi fogli; Il linguaggio era semplice e piacevole, scorrevole e per nulla pedante.
Incantava.
Come la mamma quando, da piccoli, raccontava le fiabe e le mosche entravano dalla bocca spalancata di noi piccoli.

Ecco: con “Manzi Allam” cominciai a tracciare segni sul foglio, a mettere assieme lettere, parole, frasi, pensierini, fino a riuscire a farmi capire dal resto del mondo.
Formidabili quegli anni.

Gli anni del “Magdi… chiii??”.

Era il lontano 2005, quando entrato in una libreria chiesi se avevano “Kamikaze made in Europe. Riuscirà l'Occidente a sconfiggere i terroristi islamici?”… che già a dirlo tutto si andava in apnea;

«Magdi… chiii??» mi rispose una tizia, con le saracinesche degli occhi completamente alzate e i bulbi che si gonfiavano dalla meraviglia.
Riuscimmo a trovare uno - dicasi uno - libercolo, che mi sa teneva in equilibrio una delle sedie del negozio, con la gamba sghemba.

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e Cristiano nostro ha messo in piedi e fatto camminare un sogno: passare dal dire al fare, trasformare tanti bei bla-bla-bla, tante teorie in pratica.
Nonostante quelli come me, pessimisti per natura, preoccupati per un amico che si credeva pericolosamente avviato verso il ciglio di un burrone, un entrare in politica, che tutto corrompe.

E pure mi permisi criticare il simbolo “Forattiano”: quella croce dorata che attraversa la bandiera italiana, che mi dava - ma ancora ora lo credo - troppo “Sabauda” e, d’insieme, da sensazione di tolto dalla naftalina.

Di la dal “Beppepensiero”, che comunque Cristiano ha sempre rispettato-compatito, da tempi non sospetti, mi sono trovato - e oggi ancor di più - a vivere con lui nella sostanza delle cose, in una comunanza di pensiero, di obiettivi e traguardi, che ci avvicinano.
Come tanti che si sono aggiunti e continuamente lo fanno, volendo e credendo possibile trasformare sogni in realtà, anche nello sconforto e smarrimento, in cui ci vorrebbe il devastante putridume e il marcio che galleggia attorno alla quotidianità.

Ecco che gli appestati vorrebbero contagiare il sano.
Eccoli a tentare di spandere la merda in cui sono, a spacciarla per oro, nonostante la puzza!

«Ocio: quella di Magdi è una setta!» intendendola nel significato più sprezzante, quasi fosse una combriccola, un’associazione per delinquere, di fanatici, senza capire che lo specchio riflette ma non è.
Si credono e si vedono in grande e in meglio, solo per la dimensione, dove il cervello ha rapporto con l’intelligenza come la mongolfiera per la quantità d’aria che contiene.

“Scarliga merluss
che l'è minga el to uss
che chi ch'inscì
ghè nient de fa”.

Via, via, scimes e pures, cimici e pulci, che questa non è la vostra porta: qui non c'è niente da fare!

Siete come “cagnòtt” e “càmole”, vermi e tarme… pioeugg, pidocchi sul pelo e la pelle del Prossimo.
Parassiti.

“Grattacuu” e “Impestaa”, fastidiosi e infetti.
“Bambaluga e balista… citrulli e contafrottole; indré da cutüra, ritardati nella crescita, forse perché “Da pìcul, burlà giü dal cadrégùn”, da piccoli, caduti dal seggiolone!

Avete ben da tentare di “paciugà” e “mètt giò la piva”, di preparare intrugli e tenere il broncio, ma restate quel che siete: fàcia da cü da can da càcia!

E questo non lo traduco: basta che vi pettinate specchiandovi nel didietro di un cane da caccia.

Con tutto il mio disprezzo, e con il sincero “parlà foeura di dent”: il dire di voi quel che penso.

Voi, scimes, pures e pioeugg dell’umanità!


Io, secondo me... 11.04.2012

domenica 8 aprile 2012

mercoledì 4 aprile 2012

Tagli e ritagli

E rieccoci: Il capo non sapeva.

Ancora in me è vivido il ricordo dei vecchi, che ripetevano - più per convincersi che per convincere - lo stesso per Mussolini, a non dover amaramente ammettere di essere stati coglionati: ingenui ed ignoranti, quando non complici.

Il capo non sapeva… altrimenti… e quel minaccioso ”altrimenti” pareva lo spalancarsi delle porte dell’inferno, l’applicare di pene spaventose, di effervescenti purghe intestinali, di corpo e di gruppo.
Mai successo, e mai succederà, perché “Cane non mangia cane”… tra simili non ci si sbrana, attenti che se oggi hai denti per mordere, domani potrebbe non essere e prudenza vuole tacito patto di non aggressione, dove anche tra ladri ci si deve parare il culo a vicenda.

E ritorna l’eterno dubbio: se, quando presi con le mani nel sacco, sia meglio essere ritenuti cretini che furbi, babbioni invece di scafate faine.

Per il villano, il volgo del popol bue, nessuna pietà: la legge non ammette ignoranza.

Non si poteva non sapere!

Per gli “eletti”, indulgenza plenaria.

"Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine patris el Filii et Spiritus Sancti”;
al pari del vecchio saggio meneghino:
“Na lavada, na sugada, la par nanca duperada”… quando voluto per l’adoperata della gemma femminile, a bastar poca acqua e un bel colpo di spugna per rimetterla in sesto, che “la par nanca duperada”, ad Accorgersi d’esser stata mai neppure stropicciata.

Nel mondo della politica, lavare, asciugare, ricucire e ritornare vergini è un tutt’uno.
Assoluzione per mancanza di reato.
Anche di cassa, ma è solo un dettaglio.
“Tira, molla e messeda, al fin della fera càmbia negót": dagli, picchia e mena, finita la festa non cambia niente…’na beata fava!

Non per nulla - e ci si guardi addosso - sempre quelle sono i pidocchi che ci tiriamo ancora dietro, che anche dove relativamente giovani d’età, decrepiti sono per anzianità di mastice sotto le chiappe, tenace adesivo per pelle: di fondello e poltrona.

Non sapevano, gli “albanesi” della Prima Repubblica: quelli spiaggiati con il gommone, dopo aver abbandonato la nativa nave del formaggio, nelle cui stive arano nati, avevano pasteggiato ed erano ingrassati.

Non potevano non sapere… ma fecero faccia meravigliata e contrita, da gnorri e ciula.

La stessa faccia di m….bronzo con cui poi si dissero preparati e pronti a dirigere il vapore Italia;
dove, se non quando e complici di ladri, dovevano essere abbandonati sull’autostrada, per “manifesta ignoranza” e incapace gestione della “Res Pubblica”, della cosa pubblica… i nostri danee, i ghelli, le palanche, i denari!

Le conseguenze siamo a pagarle oggi quando, ancora portati dai “soliti noti” alla bancarotta, siamo a svenarci per quelli;
che si sono defilati prudentemente da sotto le piante che, durante la tempesta attirano i fulmini.

Pensano di poter tornare dopo i bombardamenti, quando gli agnelli di Pasqua e i tacchini di Natale saranno a contare i superstiti.
Con poche granaglie quelli si presenteranno, come i vecchi depravati con le caramelle, per poi aprire l’impermeabile e mostrare le vergogne.

Fanno i giunchi sotto l’uragano: si piegano per non spezzarsi, per poi ridiventare rigidi bastoni, da calare prontamente sui nostri gropponi quando a portare al pascolo e poter mungere di nuovo, in tempo di vacche grasse.
I cornuti oggi sono magri: se ne lavano le mani, dando in gestione la stalla e le bestie ai fittavoli, che devono strizzare le sgonfie mammelle e macellare chi è a secco, quando ottime anche le costine, alla brace.
I sopravvissuti, ritorneranno alla padronanza, una volta passato il pericolo che “La fattoria degli animali” possa mai praticare azioni bellicose vendicative e rivoluzionarie, verso chi ne ha troppo approfittato della pazienza degli “animali da riproduzione”.
I “fittavoli” come gli armigeri dello sceriffo di Nottingham, esattore e lama del re: il braccio armato, che si doveva “sporcare le mani”, levare le castagne dal fuoco e raffreddare le patate bollenti, per lui.

Memorabile la foto ricordo, dei riuniti “Compagni di merende”, la famosa classe “ABC”: Alfano, Bersani e “sor Bretella”, quel Casini con le traversine elastiche belle in vista;

in mezzo a tanti attributi, ritto come una pertica, il Marietto Monti, “Lo Sceriffo”.
Belli, pacioni e piacioni, sorridenti quando non c’è motivo, soddisfatti, come i tedeschi dopo i bombardamenti di Londra.

Cazzo c’era da ridere… boh!

Parevano becchini dopo una pandemia!

Siamo con il paiolo per terra, in recessione;

le agenzie di rating, arcigni notabili del patentino, ci hanno sputtanati, togliendoci punti;
la pensione ce l’hanno sfumata: dello spessore di un capello, linea d’orizzonte lontana ormai anni luce, nello spazio e nel tempo;
“esodati”, vittime della “retroazione”, come i comuni mortali con alcuni balzelli: perverso meccanismo, che permette di far partire la "grattata" dal passato remoto, invece che dal momento in cui deciso l’inganno.
Prossimi alla pensione, eccoli accordarsi con la ditta: ti verso i contributi per quel francobollo che ti manca, e tu te ne vai prima dal posto di lavoro; peccato che il francobollo si è allungato, come la muraglia cinese, facendoli rimanere in mutande, disoccupati e con il rischio di far la fame per mancanza d’introiti.
Si spera trovino una soluzione, altrimenti diverranno… “ex” odati!

Con le tasse alle stelle, reintrodotte fino le vecchie dismesse, e pure elevate all’ennesima potenza, eccoli, i “tecnici”;
cianciano di “Crescitalia” e di “Ripresa”, quando ormai si sente l’odore di decomposto.
Presentati e imposti come toccasana, illuminati e innovatori, sono stati a fare l’esatto del passato, salvo nel numero delle coltellate, che sono di più.
In un paese che vive sul trasporto su gomma, eccoli ad alzare le accise sulla benzina alle stelle, creando un effetto domino di proporzioni inimmaginabili, gioco al massacro economico che è come il lievito per la torta;

non ho più soldi, non domando o compro, se non lo stretto necessario, dice il piccoletto;
non ho domanda, non vendo: riduco e chiudo, dice “el cumenda”, prima di impiccarsi, spararsi o darsi fuoco!

Posto di lavoro come la pentola sul fuoco, con il pollo dentro l’acqua prossima all’ebollizione, mentre i volponi si leccano i baffi, in attesa della cottura.
Di un sol colpo, distrutta “la terra di mezzo”, quella media borghesia che faceva da collante e da cerniera.
Scardinata dai piedi di porco.
Addio risparmio, addio futuro;
insicurezza, paura e panico stanno per colmare l’improvvisa depressione che si è creata;
un gorgoglio di pulsioni ancestrali s’incanalano in feroce vorticare: l’occhio ancora calmo, di un uragano che sta montando tutt’attorno!

I “Crapapelada”, con il “Sor Bretella” sorridono beati: in fra mezzo, in posa eretta, la Maestà loro, il Mariettomonti.
Mi ricordano Luigino e la Maria Antonietta, quella del “S'ils n'ont plus de pain, qu'ils mangent de la brioche”, se non pane, mangino brioches, riferita a un popolo affamato.
Frase infelice, non da dire… se hai la testa sulle spalle!

“La storia del passato / ormai ce l'ha insegnato / che il popolo affamato fa la rivoluzion […] la pancia che borbotta è causa del complotto / è causa della lotta / abbasso il direttor” era l ritornello di una simpatica canzone.

“Panem et circenses”, pane e giochi, raccomandavano di non far mancare al popolo gli antichi romani, che la sapevano lunga del com’era pericoloso il tirar troppo la corda.

Ecco, i devastatori sono oggi a finire la presa per il culo, nel fare faccia stupefatta di chi fregava nella casa loro le palanche, alfine nostre.

Bersani non sapeva che il suo paraculato Penati sgraffignava fondi;
così come il “bambolone” Rutelli, del Lusi amministratore suo, che avrebbe soffiato da sotto il naso milioni e milioni di Euro, mentre lui “Non sapeva”;
lo stesso nella lega, dove i capoccioni nulla sapevano dei Boni e Belsito, che “distraevano” fondi per ingrassare ingranaggi di parte e per il “Capofamiglia”.
Gente che faceva vacanze “a gratis” o si trovava pagato mutui o ristrutturazioni di casa.

«Cazzo, chi è stato… non sapevo!»

Sangue, sudore e lacrime al vil popolaccio: nulla a rinunciare dei privilegi loro.

Quanto può reggere ancora la sopportazione?
quanto ancora chi, alla canna del gas, sceglierà d’essere boia di sè e non risolutore della causa?

La vecchia “Tricoteuse” ha messo nel cestino ferri e maglia, assieme alla brioche, in attesa che sia allestita la ghigliottina.

Il capo non sapeva…

Zac!
Tum… tum… tum…ploff…

«Canestro!»

Il “capo” che non sapeva, dell’Antonietta, ritrovò quello del Luigino;
la sua… dolce metà, nel cestone delle zucche!

“LA STORIA DEL PASSATO / ORMAI CE L'HA INSEGNATO / che il popolo affamato fa la rivoluzion…”.

Sia mai… ma non è detto!

Io, secondo me... 04.04.2012

Tax killer

martedì 3 aprile 2012

In cauda venenum

Horresco referens. Rabbrividisco a raccontare;

“Mors et fugacem persequitur virum”… la morte raggiunge anche l'uomo che fugge;

Lo diceva Orazio: non il marito della mucca Clarabella, dei tanti personaggi fantastici di Walt Disney.

Quinto e Flacco, noto ai “Latinorum” del suo tempo come Quintus Horatius Flaccus: per noi, acerbi studenti dei miei tempi di banco, l’Orazio.

Non un normale baio-bao, micio-micio, ma un “er mejo”, dei poeti dell'età antica: elegante nello stile e pungente per ironia;
cui sono oggi a chieder perdono, augurandogli proseguo d’eterno e, soprattutto, sereno riposo;
in pace e tranquillità, spoglio da incubi e d’agitazione sepolcrale, nell’aver avuto in me il massacratore della lingua sua, ai tempi di mio scolastico macellare di latina grammatica.
Da par mio, spero vero sia il detto “Mortui non mordent”, i morti non mordono, che altrimenti sarei spolpato dal suo volersi vendicare.
Alfine, sfortunato Maestro caro, a modo mio sono a ricordarti;
da vecchio che, non potendo far retrocedere anni ormai dissolti, vi ritorno volentieri con la memoria, nell’essere “Laudatores tempore acti”: nostalgico del tempo passato.

Magister… avevi ragione: la morte corre sempre più veloce e il vile lo prende prima, perché corre in ginocchio!
Maestro, come te il buon Virgilio raccomandò attenzione, che “Latet anguis in herba”, nell’erba sta nascosta una serpe.

L’erba mia, rimpianti avi, si chiama Eurabia, quel posto che ben rappresenta la frase dell’anonimo:
“In praetoriis leones, in castris lepores”.

Nel palazzo leoni, nell'accampamento lepri.

Dentro le mura contano e impilano monete, digrignando i denti e difendendo quelle, peggio del cane che con la ciotola del mangiare.
Fuori, vigliacchi come non mai, nel non avere tanta difesa e timorosi che quel tesoro gli sia sfilato.
Lasciano alle volpi libertà di assalire altrui pollai, pensando di essere così al riparo e continuare a far frittata, con le uova d’oro dei polli loro;
ormai il sole ha cambiato posto, e l’ombra che allungava il nano ormai non nasconde più il verme che è.

“Il Real Madrid ha scelto di eliminare la piccolissima croce, che dal 1920 appariva sul suo stemma”.

Vabbè, verrebbe da dire: anche l’occhio vuole la sua parte e una riverniciata alla facciata magari svecchia un poco e ci si allinea con i tempi e i suoi nuovi simboli.
Fosse solo questo, passi, ma il motivo è ben più gretto e meschino, coinvolgendo non solo la crosta, ma l’intero motivo di quadro e dell’opera;

“ […] ostacolo alla costruzione di un fantasmagorico impianto turistico miliardario nell'isola di Ras-al-Khaimah degli Emirati Arabi Uniti”.

Peggio di Esaù, non stiamo svendendo la primogenitura, ma il culo per intero!
“[…] alberghi e ristoranti di lusso, piscine e campi sportivi, un piccolo stadio che si affaccia direttamente sul mare, un parco a tema e un museo del Real Madrid”… valgono bene un inchino?

Indocti discant et ament meminisse periti… imparino gli ignoranti e, quelli che sanno, amino di ricordare!

Così nel piccolo così nel grande: errore madornale credere insignificante un refolo di vento, quando è da quel poco e nulla che nasce ogni uragano.
E neppure è prima volta.
Appena dietro l’angolo, dicembre del 2007;
"L’Inter offende i musulmani [...] la maglia bianca con la croce rossa sul davanti, adottata in occasione del centenario della società. […] è un attentato all'Islam […] un avvocato turco, Barsia Kaska, ha chiesto alla Uefa di multare la società […] ricorda il simbolo dei Templari”.
Fosse stata solo la sparata di un pirlotto, passi, ma…

“[…] si sono accodati diversi mezzi d’informazione turchi che hanno accompagnato la foto della maglia con le immagini dei monaci soldati […] maglia razzista […] ricorda giorni sanguinosi”.

E poi, il massimo della “presinculite”:

“[…] una forma esplicita di superiorità razzista di una religione”.

Fatto calcolo del come sono stati trattati i cristiani da loro - sgozzamenti e sparamenti compresi - vien da chiedersi quanto scemi siano per evoluzione e quanto per dote genetica.
E sarebbero sti... "mamelucchi", che si vorrebbe far entrare nella Comunità Europea, con la complicità di una banda di fessi nostrani “de noatri”, che tiene aperto la porta!

Diverrebbero “Imperium in imperio”: uno Stato nello Stato.

Tuto questo però è la frana: il sassolino che la provocò iniziò da allora, in quel fatidico 26 Giugno 2005, quando persino la Croce Rossa, per superare le “differenze religiose”, sostituì lo storico e tradizionale segno con un cristallo rosso.
Il baratto della sostanza per la forma, l’identità per il vestito!

Per non offendere, restiamo offesi, meritevoli del passare da “Homo Sapiens Sapiens” a “Calabraghensis Minus Habens”… calabraghe minorato.

Dalla testa, eccoci arrivati ai titoli di coda;

Ecco il “Memento mori”, il rammentar che qui si appresta a morire Il mio scrivere e, nell’attesa di “Ire ad patres”, di andare dagli antenati, arrivato sono alla fine.


In cauda venenum… nella coda, il veleno.


Io, secondo me... 02.04.2012

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