giovedì 30 luglio 2015


C’è posta per te

Molti dei guai di oggi li dobbiamo a lui, che pure li avrà fatti in… buona fede, ma tant’è!
Tutta colpa di quella che si rivelò poi un’insana abitudine, comune al suo pari, il Michele.

Se non ci va per primo nella caverna, ci entra per far due parole con chi l’ha preceduto.

Ha proprio una predilezione per gli stambugi, le grottarelle e tutti quei monolocali scavati nella roccia.
Vero è che sono buoni posti per riprendersi dalla fatica, rilassarsi e togliersi le scarpe, che soffocano piedi gonfi dal tanto camminare; un poco di frescura quando c’è la canicola, un riparo dal maltempo, defilati dalla calca, dalla confusione e dalla folla.

Il lavoro è duro: sempre in giro per il mondo, a portar messaggi a questo e quello, tanto che ancora oggi è benvoluto ed eletto a protettore delle comunicazioni (radio, cinema, televisione), dei postini, degli ambasciatori, dei giornalai e dei corrieri.

Come tutti quelli che lavorano da soli, quando trova quello giusto, prende il pallino e non lo molla più: ti fa una capa tanta, parla solo lui e racconta, racconta, racconta; e non c’è verso di interromperlo, che diventa incazzoso e minaccioso, con quello spadone che si porta appresso.

«Scusi sa… c’avrei un incontro dal dentista…»

S’infiamma… passa tutti i colori che neppure il camaleonte possiede in catalogo.
Magia, mistero, apparizioni, sparizioni: spunta dappertutto, come il prezzemolo.
Se ti punta, cancella pure ogni appuntamento in agenda: c’ha l’esclusiva ed è meglio non contraddirlo o interromperlo, grande, grosso e fumino com’è.
Una vera forza… di Dio.

L’inizio, il motivo della sua celebrità, fu brillante, da par suo.
Spulciando le cronache dell’epoca:
“[…] fonti ben informate del Giudaismo affermano che Gabriele avvisò Noè di prendere gli animali prima del grande diluvio; evitò ad Abramo di uccidere Isacco, lottò con Giacobbe e fu voce del cespuglio infiammato. Apparve ad Abramo per annunciargli che, Sara sua moglie, avanti negli anni e ritenuta sterile, gli avrebbe dato un figlio, da cui nascerà un popolo eletto. Sara incredula ride e l'Angelo la renderà muta, fino al momento del parto”.
E già il fare ciò fu impresa titanica, che ancora oggi a nessun uomo riesce formula per imitarlo.

E già, perché “lui” non è un “quaraquaquà” qualunque ma Gabriele, l’angelo, anzi, l’Arcangelo: un graduato, una specie di sergente.

E non finisce qua l’elenco dei meriti.
“[…] rivela a Zaccaria che Giovanni Battista nascerà da Elisabetta e, a Maria, che diverrà la madre di Gesù”.
E qui c’ha avuto il suo bel daffare, nel convincere lo sposo Giuseppe, che il concepimento è avvenuto mediante lo Spirito Santo e che non era il caso di far tanta cagnara e pensare di non sposarla più.
Non so quanti oggi si sarebbero fatti convincere, ma il Beppe dall’ora era una brava persona.

Voci di corridoio circolavano: lo davano come quello che seppellì Mosè o che sarebbe l'angelo non identificato del Libro della Rivelazione, l’Apocalisse di Giovanni che, soffiando nel corno, annuncerà il Giorno del Giudizio.
Tutto ciò però non scalfì la stima per lui e neppure si pensò a un portasfiga ma, un giorno…

«C’è posta per te!»

Maometto aveva trovato quel pertugio sul monte Hira, vicino alla Mecca, ottimo per schiacciare il pisolino quotidiano lontano da disturbatori, ed ecco che uno di quelli arriva pure lì.
«Leggi, in nome del tuo Signore, che ha creato l'uomo da un grumo di sangue! Leggi! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, Colui che ha insegnato l’uso del calamo, ha insegnato all'uomo quello che non sapeva.»
Era una tecnica che funzionava sempre: un’interrogazione così creava sempre curiosità;
in risposta, una serie di domande e di perché: un modo per socializzare.
Di solito poi si arrivava ai soliti luoghi comuni: “Non ci sono più le donne di una volta”, “Una volta ci si divertiva con poco”, “Le nevicate di adesso non sono più quelle, ”Non ci sono più le mezze stagioni”, Si stava meglio quando si stava peggio“…
Preso dal panico, l’altro invece fuggì a precipizio dalla caverna, in direzione della propria abitazione;
Peccato, pensò Gabriele: avrebbe volentieri fatto due chiacchiere, ma la dipartita gli lasciava l’alloggio.
L’altro, dallo spavento cominciò ad avere delle visioni. La notte gli compariva in sogno una figura enorme e si avvicinava per afferrarlo. Durante il giorno, mentre camminava per la campagna, sentiva delle voci uscire dai sassi, dai muri e dal ventre degli animali;
voci che gli dicevano: "Salute, o apostolo di Dio".

Una notte, mentre stava dormendo, la figura enorme gli si presentò di nuovo in sogno. Aveva in mano un copriletto di broccato: sopra c'era scritto qualcosa. Gli disse: «Leggi!»
Erano i primi versi del Corano.
Un’esperienza simile l’avevano avuta Ezechiele e Giovanni nell’Apocalisse, ma poi lo scritto lo dovettero ingoiare: lui l'aveva fatto diventare parte del cuore e del corpo… altrimenti gli sarebbe toccato digerire un copriletto di broccato!

l'islam divenne così la religione del loro dio Allah, che si è fatto testo e che si “incarta” nel Corano, dopo essere stato rivelato a Maometto attraverso l'Arcangelo Gabriele.
Per i musulmani quindi il Corano è Allah stesso, è della stessa sostanza di Allah, opera increata al pari di Allah, a cui ci si sottomette e che non si può interpretare perché si metterebbe in discussione Allah stesso.

Questo giusto per dire che non ci potrà mai essere dialettica, interpretazione o compromesso di alcun tipo.

Così era, così è, così sarà, nei secoli dei secoli.
Il cervello all’ammasso e l’anello al naso.

Maometto si risvegliò e rispose: «Eccomi, che debbo fare?».
E Gabriele (nel sogno): «Alzati, avverti gli uomini e chiamali a Dio.»
“Dio gli rivelava tutte le cose, anche il luogo dove si era perduto un cammello nel deserto o dove si era impigliata la sua briglia”.
Fosse bastato, saremmo stati tutti bene: noi a fare i cazzi nostri e loro a cercar cammelli.

Stanchi dei cammelli, cercarono di monetizzare;
il Corano diventa Il sigillo delle rivelazioni: conferma, corregge e completa quelle precedenti.
Fedeli al detto che gli ultimi saranno i primi, eccoli a pretendere che la conta cominci dal fondo.
Il testo rivelato a Medina rafforzerà le differenze tra l'islam, l'ebraismo e il cristianesimo.
Il Corano è il ritorno alla purezza della religione di Abramo, il suo perfezionamento e Maometto, il sigillo della Profezia.
L’islam è l’unico erede di Abramo, accusa di falsificazione delle Scritture i suoi predecessori e si proclama come unica vera religione.

Ed ecco risuonare quanto di peggio per il genere umano: la presunzione, la prepotenza delle armi quando possibile;
bile, rabbia e rancore quando altrimenti, affilando le spade per tempi migliori.

«Allah Akhbar! Allah Akhbar! Ash-hadu an-la ilaha illa Allah, Ash-hadu anna Muhammad-Rasul Allah.» «Allah è, non c'è altro dio all'infuori di Allah e Maometto è il suo Messaggero.»

Già il Corano è un crogiolo di maledizioni verso chi non la dovesse pensare uguale;
senza a ciò aggiungere i famosi Hadit o detti attribuiti a Maometto;
le prime raccolte cosiddette “Sahih” o “solide, autentiche” di hadith sono state scritte oltre 200 anni dopo la morte di Muhammad.
Qualche dubbio sul “passaparola” ci sta, come ben sa chi ha giocato ai tempi al “telefono senza fili”, dove una frase del primo della file arrivava all’ultimo completamente stravolta nel significato e ben diverso dalla propria genesi.

C’è posta per noi.

Destinatari: i miscredenti, gli infedeli, impuri come cani, maiali e scimmie.
Mittente: Allah… il Compassionevole, il Misericordioso.

 “O voi che credete! Non abbiate amici tra gli Ebrei e i Cristiani […] Allah darà una più grande ricompensa a coloro che combatteranno per lui […] I musulmani devono arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove […] circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell’Islam senza sosta […] tagliate loro le mani e la punta delle loro dita […] se un musulmano non si unisce alla guerra, Allah lo ucciderà […] I musulmani devono far guerra agli infedeli che vivono intorno a loro […] brutali con gli infedeli […] un musulmano può uccidere ogni persona che desidera se è per giusta causa […] chiunque combatta contro Allah o rinunci all’Islam per abbracciare un’altra religione, deve essere messo a morte o crocifisso o mani e piedi siano amputati da parti opposte […] chiunque abiuri la sua religione islamica, uccidetelo”.

Alla faccia del compassionevole e del misericordioso: non oso pensare cosa sarebbe altrimenti.

O forse si, andando avanti a leggere.

"Abbiamo preparato la Fiamma per i miscredenti, per coloro che non credono in Allah e nel Suo Inviato […] colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! […] non obbedire ai miscredenti; lotta invece con essi vigorosamente […] uccideteli ovunque li incontriate […] combattili fino a quando non ci sia più tumulto o oppressione, e prevalga la giustizia e la fede in Allah ovunque e […] ai miscredenti saranno tagliate vesti di fuoco e sulle loro teste verrà versata acqua bollente, che fonderà le loro viscere e la loro pelle. Subiranno mazze di ferro, e ogni volta che vorranno uscirne per la disperazione vi saranno ricacciati […] il loro rifugio sarà l’Inferno, qual triste rifugio! […] e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati […] in verità è gente che nulla comprende”.

Una domanda sorge spontanea: esisterà mai un “Islam moderato”?

Facendo orgogliosamente parte della “gente che non comprende”, mi rivolgo al mio, di Dio e prego:

«PADRE nostro che sei nei cieli…»

Dall’altra parte, lascio a “quelli che comprendono”, fare lo stesso:

«PADRONE mio che sei nei cieli…»

E se becco Gabriele, giuro che lo tiro giù con una schioppettata!!


Io,  secondo me... 30.07.2015

mercoledì 22 luglio 2015


Don Formentonto

Mi par di vedere e pure sentire, il portavoce dei transumanti, ordinare:
«Col cazzo a Cagliari… si va a Reggio!»

Certo non da dire a un tedesco, al francese o all'inglese, a spagnolo, greco o a turco, ma al comandante italiano, sì.
 Dai l’indirizzo: lo programmi come il navigatore che si usa in automobile.

Nel paese degli “scodinzolotti”, puoi lanciare il bastoncino, che vanno a raccoglierlo.

«Vogliamo andare in Calabria, non in Sardegna. Sterza capitano!»

ARROGANZA.

La nave ha virato di bordo e si è diretta a Reggio Calabria.
Dico: una nave, mica un tandem, un taxi o il pulmino della Caritas o dei bambini dell’asilo!

Verrebbe da pensare all’imperativo di un Ammiraglio o un dirottatore.

«Manco p'ò cazz!» direbbero a Napoli.

«L'è rivaa el padrun de la melunera» avrebbero detto i nostri nonni, a Milano: il padrone del campo dei cocomeri, per indicare un prepotente.

Leggo:
“[…] 550 immigrati, imbarcati a bordo della nave Bourbon Argos, di Medici Senza Frontiere, hanno inscenato una rivolta […] scoprendo di essere diretti alla volta di Cagliari […] ma ha dovuto invertire la rotta, dopo le proteste dei passeggeri”.

Sempre dal buon dialetto milanese... Padrun cumanda, caval el trota: padrone comanda, cavallo trotta.
Peccato che neppure abbiamo del cavallo, ma più dell’asino!

L’ennesima figura di merda e un rafforzativo, per chi ormai vede nell’iali(di)ota paese quello del Bengodi, dove il masochismo è alla ricerca del sadico.

Se questa è gente che fugge da guerre, persecuzioni, miseria o altro, fanno presto a cambiare pelle e da pecore diventare leoni.
E non sono casi isolati.

“[…] quella struttura, a San Rossore di Pisa, è troppo isolata dalla città e non c’è neppure linea wi-fi. In quell’altra, un hotel a Campiglia Marittima (Livorno), vivono già anche donne sposate e per la religione islamica non si può convivere con loro, inoltre la cucina è in comune e le camere sono un po’ strette”.

Inammissibile questo peggioramento della logistica rispetto alla precedente sistemazione, in Sicilia: non uno spazio dove cucinare autonomamente e il dover alloggiare in camerette d’albergo e non in spazi più ampi, com’erano abituati nel precedente soggiorno.
E senza wi-fi.
Anche qui, calate le braghe, eccoli  accontentati e sistemati in mini appartamenti, solitamente utilizzati per le vacanze.

ARROGANZA.

Questa è la parola che più si adatta a personaggi che tutto hanno, ma non del disperato.

«E io pago!» diceva un comico come Totò, ma ora la frase non fa più ridere, perché oltre al danno c’è restituita la beffa, dalla marmaglia.
E non è questione di razzismo: sono fatti, ben documentati e provati, freschi di questi ultimi mesi.

ARROGANZA.

Spostiamoci nel tempo del mese “marzaiolo”;
Il copione non cambia e continua la ricerca dell’”erba voglio”, quella che si diceva non crescesse neppure nel giardino del re.
Ma in Italia, sì.
“[…] circa 300 immigrati, ospiti del Cara (il centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto, hanno inscenato una manifestazione bloccando la statale ionica 106”.

«VOGLIAMO il wifi libero nella struttura, più denaro, in luogo dei pocket money e le lasagne fanno schifo!»

Nel mese di aprile, altro posto stessa storia.

“[…] Borgetto, rivolta nel centro di prima accoglienza […] trasferiti in un hotel tre stelle, rifiutano l'alloggio. Protagonisti alcuni nigeriani richiedenti asilo politico, trasferiti da Geraci Siculo a Corleone […] nonostante la sistemazione fosse più che buona (ex hotel Belvedere di tre stelle, panoramico, immerso nel verde e a soli 600 metri dal paese) […] si sono rifiutati di scendere dal pullman perché ritenevano la sistemazione troppo isolata e hanno PRETESO di essere trasportati a Palermo".
Mentre lo Stato (noi) risparmia per ogni cosa che riguarda la sanità, l'istruzione e la sicurezza in particolare, per i migranti non c’è crisi che tenga e, peggio: l'hanno sempre vinta.

ARROGANZA.

Peschiamo sempre nel torbido.
“[…] quarantasette migranti - giovani e in ottima salute - provenienti da Napoli, giunti in pullman davanti all'albergo Janas di Sadali, un piccolissimo paese della provincia di Nuoro, cui erano destinati, hanno organizzato la rivolta: per tutta la notte hanno bivaccato davanti all'albergo, rifiutandosi di entrare dentro. Non ne vogliono proprio sapere di stare in un paese con meno di mille abitanti, lontanissimo e mal collegato dai grandi centri dell'Isola […] non si stancano di ripetere che VOGLIONO andare in una grande città della penisola o almeno a Cagliari dove ci possiamo muovere agevolmente […] qualcuno ha minacciato di tagliarsi le vene se non fosse stato portato via”.

Ma da dove cazzo sono arrivati questi?
Forse che sono partiti dal paesello con pestilenza, carestia, guerra e persecuzioni per avere il wi-fi, la paghetta e sputare sulle lasagne nel piatto?

Probabilmente, se andiamo a cercare, tanta gente di casa nostra sta peggio, dai pensionati con la minima agli anziani, dai disoccupati a quelli che, in fila per ricevere una casa, si vedono continuamente scavalcati per “motivi umanitari” e tanti vanno a raccattare avanzi dopo che i mercati rionali chiudono e lasciano la roba invenduta e mezza marcia.
Senza contare quelli che dormono in macchina - se ancora non è stata pignorata - perché lavoro e casa sono ricordi di tempi migliori, prima della caduta - loro sì - in disgrazia.

Mazziati e cornuti, quando pure un Alfano qualunque arriva a grattarsi la pelata, con una domanda esistenziale.
«Come mai questi stranieri sono giunti a Sadali contro la loro volontà? L'accoglienza non può essere fatta con questo PRESSAPPOCHISMO!»

Una «Sta minchia!» in risposta ci scappa.

Forse che la sua politica “spannivendola” non puzza di pressapochismo?
L’invasione delle cavallette ce la dobbiamo smazzare noi, che l’”unione” europea si defila, chiudendo frontiere, mettendo paletti, muri e filo spinato: quelli che da noi sono profughi, improvvisamente diventano “clandestini”, da respingere!

I centri di raccolta collassano, gli sbarcati s’incazzano, per il pessimo servizio di alberghi, menù e mancetta e danno di matto.
Urge soluzione: idee poche ma confuse.
L’ideona arriva allora a qualcuno che ha “sniffato” roba tagliata.
Carichiamo, arriviamo all’improvviso e lasciamo il “pacco” in palazzine, residence e comuni, che si trovano da un momento all’altro a maneggiare la patata bollente.
Ti svegli la mattina e ti trovi i nuovi vicini di porta, di casa o di quartiere.
La cosa brucia, quando neppure ti hanno preparato al colpo con una prima spalmata di vaselina.
Affanculo vanno le tue attività, il turismo, dove è d’uso, il valore dei tuoi beni e i servizi che, già carenti nella quotidianità, vanno a puttane nell’emergenza.

E la frase dell’Angelino ha sapore dello sfottò… l'accoglienza non può essere fatta con questo pressappochismo;
ma è come al tempo dell’olio di ricino, quando la purga te lo facevano ingoiare di forza.

Questa non è demagogia, e neppure populismo.
Questi sono FATTI e non c’è pressapochismo nell’esporli… casomai, sintesi, che gli episodi si sprecano.

La ciliegina sulla torta ce la mettono poi quelli alla “franchino” Formenton, il “Don”, parroco di Sant'Angelo in Mercole a Spoleto.
Il Gianfranco appiccica un bel cartello sulla porta della chiesetta sua:

“In questa chiesa è vietato l'ingresso ai razzisti. Tornate a casa vostra”.

La tonaca ha voluto così replicare ai cittadini di Quinto di Treviso, che si erano opposti all'insediamento di un centinaio di clandestini nelle villette adiacenti alle loro.

La nera sottana ha pure lanciato l’anatema della sfiga, in tipico carattere inquisitorio dei bei tempi dei focherelli e dei roghi.

“Ero straniero e non mi avete accolto... lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno".

E già… il fuoco… che nostalgia è, caro Gianfranchino… ti ci vedrei ben ai piedi della pira, con il fiammifero in mano.

Caro “carbonella”, ricorda che quella dove stai è la casa di Dio e tua: ce l'hai in "comodato d'uso".
Se tu, con arroganza, pretendi di far entrare o lasciar fuori qualcuno, vuoi che io no, per casa mia?
Chiami razzista gente esasperata, cui è stato imposto con la forza non di “accogliere”, ma di “raccogliere” quel che tutta Europa rifiuta, ma ci si può guadagnare.

Mafia Capitale ha insegnato che “con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”.

Che dici, li arrostiamo un pochettino oppure hanno la tua benedizione?
Alla fine, sempre accoglienza è stata.

“In questa casa è vietato l'ingresso a preti Formentonti. Tornate a casa vostra”.

Frank, mi presti due chiodini, che lo devo appendere sulla porta di CASA MIA?


Io,  secondo me... 22.07.2015

venerdì 10 luglio 2015


    

Braghetta Facebook

L’avrà fatta di corsa o a piedi?

Acc… gli occhiali… me l'è brüt diventa vecc, dicevano i nostri nonni, nel dialetto milanese.
Beh, dai, consoliamoci: se è brutto diventare vecchi, peggio è il contrario.
Inforco gli occhiali… ecco… adesso lo vedo.

Certo, la scalinata non è quella del Philadelphia Museum of Art, con i suoi settantadue gradini;
 e neppure il tipo in cima è Robert, il “Rocky” del film omonimo;
visto il personaggio, neppure avrà avuto come sottofondo la mitica colonna sonora di “Gonna Fly Now”:
non c’ha il “physique du rôle”, il fisico per sostenere la parte dell’eroe, tonico e muscoloso, com’era Balboa, il pugile interpretato da “Sly”, Sylvester “Gardenzio” Stallone.
Che in cima, esultava con le braccia alzate, non con i pantaloni alle caviglie.

Ora togliamo l’imponenza al tutto: Siamo in Italia, a Brescia;
un uomo, in pieno giorno e in pieno centro, si fa il bidet nella fontana di piazza della Vittoria.
Ecco che fa bella (si fa per dire) mostra di sé in cima ai pochi gradini del complesso.
Mi pare addirittura di sentire il rumore del “birillo” e delle “maracas”, mentre se li sbatacchia come campanacci di vacca.
Neppure disdegna una bella grattugiata nel solco del vaporoso deretano e magari dà pure sfogo a una liberatoria “bombardino di culo”.

Se Atene piange, Sparta non ride: Roma risponde!

«Voi suonerete le vostre trombe e noi le nostre campane» risponde invidiosa, seconda a nessuno!

E via allo spettacolino di emuli, che urinano, defecano e si fanno il bidè per strada o in fontane pubbliche.
Stazione Termini: in uno scatto che ci sputtana e sta facendo il giro del web, un uomo defeca in un angolo, proprio vicino l'ingresso della stazione.
Senza contare di chi ha fatto i propri “bisognini” alla luce del sole, in piena piazza dell'Esquilino, di fronte a Santa Maria Maggiore.
Pantaloni abbassati, il colorato filamento si snoda fumante, accolto dalla piazza e ammirato da passanti e turisti.
Un altro scatto, che si aggiunge a quello di qualche giorno fa in cui due persone “scopavano” come ricci tra i rifiuti e non erano “operatori ecologici”. Spazzini, per comprendersi.

Immagini comunque che rimbalzano in rete e sui vari mezzi d’informazione, per “Urbi et Orbi” e purtroppo i secondi non sono degli ipovedenti, ma all'Urbe e all'Orbe, cioè "Alla città e al mondo".

Fischio, prima ammonizione, seconda… cartellino rosso: espulso!

Non per il cagone, purtroppo, ma a Magdi Cristiano Allam, finito nelle maglie “braghettone” di Facebook.
Almeno la consolazione: poteva finire nelle mutande!

“Cari amici, per l’ennesima volta Facebook mi ha bloccato […] una foto non rispetta gli standard della comunità di Facebook in relazione alle immagini di nudo […] una persona fotografata a Roma mentre defeca su un marciapiede […] sospensione per due giorni e diciannove ore”.

Al nudo di Magdi (non quello personale), c’hanno messo le braghe, come fecero per quelli "scandalosi" del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, del grande “Mike”: Michelangelo Buonarroti.
Il poverino fu sfigato doppio: era già morto all’epoca dei fatti, nel 1564, un anno dopo la fine del Concilio di Trento.
Fu un collaboratore e amico di Michelangelo, Daniele da Volterra, a coprire la nudità delle figure con le famose "braghe", cosicché da allora è stato soprannominato il Braghettone.
La maggior parte delle braghe è dipinta a tempera sopra l'affresco originale, che quindi si è conservato di sotto alle ridipinture ma…nel caso di Santa Caterina d'Alessandria e di San Biagio, il Braghettone ha distrutto l'affresco di Michelangelo e ha rifatto le figure.
Basta guardare i santi dipinti da Michelangelo e quelli rifatti da Daniele da Volterra: Santa Caterina era completamente nuda e San Biagio era accovacciato alle sue spalle, in una posizione molto indecente.
Oggi, diremmo una tipica posizione a luci rosse, da “doggy-style-porn videos”.
Alla Santa è stato fatto un bel vestitino verde, salvando la testa, le braccia e la ruota dei martiri originali.
San Biagio non è più piegato sulla Santa e guarda, molto devotamente, verso il Cristo giudice.

Se il buon Daniele da Volterra non fosse intervenuto, magari neppure l’opera del sommo “Mike” avrebbe visto luce, nel modo di “Braghetta Facebook”.

Braghetta ha la regola:
“[…] Facebook limita la diffusione d’immagini di nudo perché alcune parti della nostra comunità globale sono particolarmente sensibili a questo tipo di contenuti, soprattutto per via della loro età e del loro background culturale. […] le nostre policy a volte possono portare alla rimozione di contenuti [… ] continuiamo a lavorare per trovare un equilibrio tra il desiderio di espressione e le necessità di una comunità così grande e diversa”.

Gioie.

Beh, qualche sberla l’hanno presa.
La prima da tribunale francese, dopo che un utente si era visto rimuovere l’immagine del celebre quadro “L’origine del mondo” di Gustave Courbet (una “ariosa” vagina) dove dallo slargo delle gambe di donna si vede che il buco nero non è il “Big Bang”, il gran botto da cui si dice sia nato l’intero universo.

L’altro ceffone: la protesta di un gruppo di mamme, dopo la censura d’immagini di allattamento.

A furia di metter braghette…

Jamie Mc Cartney, classe 1971, ha fatto dell’organo genitale femminile la sua fortuna artistica.
 “[…] summa di questo lavoro […] una parete, a Berlino nel 2008: un fregio lungo nove metri con 400 calchi vaginali diviso in dieci pannelli; vulve di ogni età”.
Un bel lavoro, per “Braghetta Facebook”: che facciamo, oscuriamo o ordiniamo 400 mutande per poterla vedere pubblicata?

“[…] Ammessi saranno anche i nudi artistici, dalle sculture ai quadri, o le foto delle madri che allattano”.

Gli schiaffi hanno avuto effetto.

Il povero Magdi non è stato una mosca bianca.
Ogni mezzo d’informazione ha denunciato e mostrato gli “attributi”, con relativi prodotti urino-fecali all’imbratto.
Quelli “particolarmente sensibili a questo tipo di contenuti, soprattutto per via della loro età e del loro background culturale” devono ritirare la testa da sotto la sabbia, guardare e non aspettare sempre che siano altri a fare il “lavoro sporco”, e rifiutarsi di vedere la realtà, seppure cruda… o cotta, visto che ogni tanto è fumante.
Non sono costoro il nostro metro di misura: pesci nella boccia, relegati in confini mentali ristretti e visione deformata del mondo.

No, il motivo della censura di “Braghetta Facebook” è un altro e richiama il saggio, quando afferma che è prudente essere “forte coi deboli e debole coi forti”.

Scaviamo un poco più a fondo e… scopriamo il velo.
In un commento a parte, Facebook riconosce la complessità di dover operare in Stati e culture diverse, dicendo di SCENDERE DI FATTO A COMPROMESSI CON LE LEGISLAZIONI LOCALI.
“[…]  Alcuni sostengono che dovremmo ignorare le richieste dei governi di rimuovere alcuni contenuti che ritengono illegali anche se non violano i nostri standard […]  anche se ciò significa far bloccare l’intera piattaforma, ma la scelta corretta è in primis quella di restare in un Paese, come senso di responsabilità verso gli altri utenti che si affidano alla piattaforma”, spiega il comunicato.
Prima gli affari, il business, i buoni rapporti e derivati: i danè, le palanche, i piccioli, l'argent, money;
il rispetto per chi ha i muscoli, è più grosso di te o possibile e futuro riconoscente del “Do ut des”,  dell’io do affinché tu dia.
Chi ora governa baracca e burattini sarà debitore verso “Braghetta Facebook”, che toglie di mezzo fastidiosi moscerini, disturbatori del manovratore;
a maggior ragione se megalomane e occupato a credere e far credere di essere una via di mezzo tra l’Arthur Herbert Fonzarelli, il "Fonzie", il simpatico bulletto della serie americana Happy Days e MacGyver, la persona più utile della terra, capace di disinnescare una bomba usando degli stuzzicadenti e chiudere un buco nella diga con una cccola del naso!

Vediamo di salvare Magdi Cristiano Allam dall’esilio.
Si potrebbe, attraverso un fotomontaggio, sostituire i “cago-piscioni” con Il David di Michelangelo, che ha un bel culo tonico e un pisello da sogno!
No… forse non funzionerebbe.
Anche per lui vollero le braghe;
era i 2013: una copia fu donata alla cittadina di Okuizumo, in Giappone.
«Se la vogliamo tenere, almeno copriamogli le parti intime: provoca imbarazzo. Mettiamogli le mutande!»
Credo che il buon David ci sia rimasto male… di sasso, dicono.

Caro Magdi, l’hai fatta grossa.
Nella centrale di “Braghetta Facebook” è scattato il DEFense readiness CONdition, la condizione di prontezza difensiva.

Da defcon 1 a DefEcon 5!
  

Io,  secondo me... 10.07.2015

martedì 7 luglio 2015


Black Flag

«È mezzanotte e tutto va bene!»

La sera, dopo aver sbarrato gli accessi, la ronda passava sugli spalti e pronunciava la rassicurante frase.
Porte chiuse o ponte levatoio alzato: non si entra e non si esce.

Ci si sentiva al sicuro allora, nelle fortezze con le ciclopiche torri, la cinta coronata dai merli, rialzi in muratura eretti a intervalli regolari, che coronavano i possenti muri perimetrali zeppi di feritoie, da dove far piovere frecce sugli eventuali assalitori.
Nei punti strategici, calderoni pronti a far bollire olio e pece, da versare sul groppone e “squamare” i furfanti che volessero scavalcare.
La “Fortezza” Italia è sicura.
“!” per gli “Alfarenzi”.
“?” dico io.

«In 1/2 ora e tutto va bene!»'

A febbraio il presidente del Consiglio, in studio da Lucia Annunziata, affermava che gli sbarchi di migranti non sono un problema per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica.

Evoco il buon Fausto Biloslavo, penna eccellente de “Il Giornale”, e il suo articolo del 17 aprile:

“[…] li hanno buttati in pasto ai pesci, perché erano cristiani. Dodici disgraziati, con l'unica colpa di credere in Gesù, sono morti annegati dopo essere stati scaraventati in mare dai compagni musulmani di viaggio […] la strage è stata provocata dall'odio religioso […] i cristiani superstiti della Nigeria e del Ghana hanno raccontato in lacrime la mattanza”.

Sto pensando a questi coglioni, quando sbarcati sul suolo italiano, penisola e piattaforma in mezzo al mare… un gommone un poco più grande: quanti altri cristiani da buttare a mare!
Se non hanno avuto pietà di compagni di sventura, con che animo e come si comporteranno su un barcone più grande, con più infedeli?

Il fardelli dei disperati sono colmi di violenza, estorsioni, ricatti a non finire;
per le donne - mogli, figlie, madri o fidanzate - abusi e stupri;
repressioni se ti ribelli, fino all’abbandono, se diventi un peso: peggio di un cane, che almeno lo lasciano sull’autostrada.
Sull’acqua, solo Gesù sia riuscito a camminarci sopra, ma i comuni mortali affondano, tanto che neppure i pesci tengono più la conta di quanti sono diventati loro pasto!

Partiamo dalla piramide… quella di Maslow, non d’Egitto.
Il nostro Abraham, ne ha costruita una che, se non è come quella dei Faraoni, non è meno importante.
Negli anni '50, ha elaborato una teoria denominata "scala dei bisogni" o "piramide dei bisogni" e ne spremiamo il succo:

“[…] si presentano secondo una precisa scala gerarchica, e un bisogno di livello più elevato non è motivante per un individuo se egli non ha soddisfatto prima i bisogni di livello inferiore”.

Come dire: sono organizzati secondo una precisa graduatoria, per cui uno è irrilevante sino a che sono soddisfatti quelli di livello inferiore, nella scala di priorità.

“[…] alla base della piramide vi sono i bisogni fisiologici, legati alla stessa SOPRAVVIVENZA DELL'UOMO: fame, sete, riposo, riparo […] solamente quando appagati, sorgono nell'individuo le altre necessità di livello superiore”.

Ebbene, l’imperativo di chi è sul gommone dovrebbe essere solo uno: sopravvivere… e lascia vivere!

Sofismi, filosofia, la religione e cazzeggi derivati, sono zavorra.
Se devo combattere per rimanere vivo - e ci tengo - non mi frega un cazzo di dove uno porta il culo a pregare.
Se no, allora vuol dire che la mia vita non è importante, quanto il servizio a un dio-padrone.

«Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti. Colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi […] Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi!»

Getterò il terrore… non a mare ma qualche pirla zelante c’è sempre e ogni villaggio ha i suoi scemi.

Ma “gli sbarchi di migranti non sono un problema per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica”.

Insomma, Renzi come Alfano: «Nessun jihadista sui barconi!»

Fino all’arresto di Abdel Majid Touil, il marocchino che ha pianificato ed eseguito il tirassegno al museo del Bardo di Tunisi, con ventidue morti innocenti: sui barconi, era arrivato per ben due volte, nel nostro Paese!
Da allora, ecco partire la giostra dei “distinguo”, del “sono stato frainteso”, quando non al darci degli ignoranti, perché “non abbiamo capito” o tradotto peggio l’Angelinpensiero o il Renzipontificare.
I “Ponziopilati” hanno individuato prontamente il nocciolo del problema, la causa di tutti i mali, ciò che attira i fulmini su di noi.

“[…] ospitare la massima autorità del Cristianesimo e la vocazione filo atlantista e la tradizionale amicizia dell’Italia con gli Usa sono due dei principali elementi che esporrebbero il nostro Paese al rischio di attentati, come confermato anche da fonti d'intelligence israeliane e americane”.

Mai visto delle talpe peggiori di queste.
Anche dovessimo esiliare il Papa e la sua Curia a Lampedusa e interrompere ogni “compagnia di merende” con l’”O’bamba” americano, non sposteremmo l’asticella dell’allarme rosso di uno sputo!
L’Occidente ha una banda di ciechi e “minus habentes” mostruoso, in politica estera e conoscenza del nuovo corso degli avvenimenti e dell’evoluzione in Medio Oriente.

Abu Bakr al-Baghdadi è nato dai lombi di questi imbecilli, che l’hanno generato, allattato e armato.

Obama lo ha foraggiato, per rovesciare il “crudele” Assad di Siria: la sola amministrazione Obama ha investito un miliardo di dollari nei gruppi anti-Assad e partecipato all’addestramento di circa diecimila combattenti;
con prontezza volse le spalle a Mubarak, in Egitto: perfetta banderuola al servizio di dove tira il vento.
Ci volle un generale con i controcoglioni, Abdel Fattah Al Sisi, per spuntare le unghie ai “Fratelli musulmani”… fratelli di Abu Bakr al-Baghdadi, sicuramente.

Un capolavoro di destabilizzazione lo fece un nanerottolo: Nicolas Paul Stéphane Sarközy de Nagy-Bocsa. Il “Nicolino” francese, con il nome più lungo della sua altezza, quando mandò affanculo l’equilibrio dell’intero scacchiere mediterraneo, facendo ammazzare Gheddafi.
Quelli che noi definiamo dittatori, erano e sono i “tappi” che chiudevano le fogne.
Tolto il tombino, tanti scarafaggi - che aprono negozietti in franchising, “ISIStyle” - ce li troviamo ora in casa e la disinfestazione non sarà facile!

Al-Dawla al-Islāmiyya ha avuto padrini Occidentali, che ora hanno un bel daffare nel cercare di negarne paternità.
Il Califfato, guidato dal califfo Abu Bakr al-Baghdali, con capitale Al-Raqqa, una propria moneta, il Dinaro dello Stato Islamico, un proprio inno nazionale e un proprio motto.

Bāqiya wa Tatamaddad… CONSOLIDAMENTO ed ESPANSIONE.

Il territorio si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla regione di Diyala, nell’est dell’Iraq: trentacinquemila chilometri quadrati e oltre sei milioni di persone sotto il suo controllo;
con l’ambizione di fagocitare il cosiddetto “LEVANTE”, cioè l’area del Mediterraneo Orientale: Siria, Giordania, Palestina, Libano, Israele e Cipro!

Al-Dawla al-Islāmiyya, l’ISIS, è il gruppo terroristico più ricco e potente del mondo: gestisce petrolio ed energia elettrica, saccheggia città occupate, ricicla denaro e finanziamenti privati derivanti da alcuni stati del golfo.

La litania è sempre la stessa: l’ISIS lo schiacciamo quando ci pare, dicono i “generaloni” occidentali.
Lo stesso del drogato: «Smetto quando voglio!»

Il Jihadistan ha già messo radici profonde… CONSOLIDAMENTO ed ESPANSIONE.
Ma le ha anche allungate.

Dopo la conquista di Palmira, l’ISIS controlla più della metà del paese e i prossimi obiettivi saranno Aleppo, dove sono presenti anche altre forze ribelli e la capitale Damasco già parzialmente occupata.
Caduta questa, ci si concentrerebbe su Bagdad.
In Iraq, acchiappata Ramadi, hanno preso controllo dei rubinetti della diga sull’Eufrate: Baghdad rischia di restare a secco e la sua chiusura addirittura creerebbe un’emergenza umanitaria, costringendo le popolazioni a un esodo di massa, con conseguente caos, dove gli jihadisti… sguazzerebbero.
La caduta di una capitale così storicamente importante, darà al Califfato un enorme ascendente sull’intera comunità sunnita mondiale e attirerebbe combattenti come mosche sul miele, percependone il gusto.

Qualcuno obietterà: l’Occidente non starà guardare e interverrà, quasi a dare l’impressione di un gigante, che ancora scaccia delle mosche fastidiose ma, al momento giusto, le schiaccerà.

Ci penseranno le cellule dormienti, svegliate all’occorrenza, a rintuzzare l’attacco.
Con pazienza, le pedine sono già state disposte e lo scacchiere europeo sarà messo a ferro e fuoco, con azioni sincronizzate: fino ad ora abbiamo visto solo alcune (perfettamente riuscite!) prove.

L’ISIS ormai è un cancro che ha già prodotto metastasi.

In Libia continua la propria avanzata allargando il proprio territorio attorno alle città di Sirte e Derna e minacciando sempre più seriamente le città di Bengasi e di Misurata: la conquista del paese ne farebbe la base della Jihad nell’intero Nord Africa e nel Sahel, dove si ricongiungerebbe a Boko Haram e ai gruppi islamisti che controllano vaste zone del deserto.

Intanto martellano la Tunisia, per ammorbidirla e creare dissesto economico, per poi procedere alla conquista territoriale.

I contemporanei attentati alle moschee sciite in Yemen e in Arabia Saudita provano, senza ombra di dubbio, che il Califfato picchia duro e dappertutto e anche i “fratelli” nella fede, ma sciiti, vanno fatti arrostire;
In Yemen i qaedisti controllano parte del paese e se non già fatto e subito, un’alleanza con il Califfato, se non utile, sarà inevitabile.
L’esercito saudita ha dimostrato di non essere preparato a terra e le buscherebbe da jihadisti pronti al martirio.

Di Afghanistan e Pakistan è quasi inutile parlare: martoriati dall’estremismo islamico dei Talebani e di al-Qaeda, alleanza tra i Talebani e l’ISIS sarebbe come l’incontro naturale tra il culo e la camicia.

Recenti attacchi da parte di guerriglieri kosovari-albanesi islamici in territorio macedone, ne denunciano contaminazione e ammorbamento. In Kosovo e Bosnia fanno comunella con l’ideologia del Califfato. Attraverso i Balcani, vista l’instabilità e le frammentazioni economiche e politiche della regione, l’ISIS vi entra bene, come il verme nella mela.

CONSOLIDAMENTO ed ESPANSIONE… ma tanto che viene facile, perché non dare qualche colpettino a cerchio e botte, tanto per “marcare” il territorio, come fanno gli animali con il piscio?
Solo da noi regna la calma, come nell’occhio del ciclone:
“Gli sbarchi di migranti non sono un problema per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica”.

Stiamo entrando nelle tenebre della civiltà: dove questi hanno preso posto, il mondo è tornato indietro di secoli e secoli: dalla scimmia all’uomo, ora il ritorno.

Credo che anche Abu Bakr al-Baghdadi, come l’imperatore Costantino, abbia fatto un sogno e un a voce gli abbia sussurrato che “In hoc signo vinces”…: con questo segno vincerai.
Una bandiera nera… sopra il vessillo, la scritta in bianco, la Shahada, la professione di fede della religione islamica:

“Testimonio che non c’è divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muhammad è il suo Messaggero”.

La seconda parte della Shahada è scritta sulla bandiera dell’Isis, all’interno di un cerchio bianco:
rappresenta il sigillo del profeta.
Secondo la tradizione Maometto avrebbe firmato così le lettere inviate ai primi califfi, così come i documenti ufficiali da lui scritti.
Al-Baghdadi - il vero EREDE DEI PRIMI CALIFFI ISLAMICI - ha voluto una scritta che richiamasse in modo esplicito l’antica grafia musulmana utilizzata al tempo di Maometto.

Black Flag… in hoc signo vinces!

Funziona.


Io,  secondo me... 07.07.2015