giovedì 30 aprile 2009

panDHIMMIa


Non so se tra quei quattro gatti che mi leggono c'è pure un astronomo:
se si, l'invito a guardare alto nel cielo, le "lune gemelle".

.- «Beppe, guarda che non esistono lune gemelle, nel nostro quadrante astronomico, fuori della porta di casa.»

Certo che no: l'amico avrebbe perfettamente ragione, sul piano di costellazioni, astri e sferoidi, ma non sulle palle.
Sono le mie, e orbitano e girano...oh, si: eccome se girano!
Santa pazienza: e come si fa a fermare il frullino, quando ti tocca sentire, per l'ennesima volta, il solito coretto di pappagalli, che sale in cattedra e sentenzia.
Oh, buon Dio, guarda bene, nel tuo laboratorio, che forse di qualcuno c'hai lasciato la polpettina grigia;
sai, di quella che sta tra quei distanziatori chiamate orecchie: nel vuoto che c'hai lasciato si formano correnti d'aria, che poi uno si agita, suda e poi muore.

- «Ecco dimostrata l'infallibilità della fede musulmana che [...] l'Islam non avrebbe vietato di magiare la carne di maiale se l'animale non fosse la causa di gravi danni alla salute degli uomini [...] è una punizione divina contro gli occidentali, che per la loro blasfemia non hanno saputo attenersi al volere di Allah".

E te pareva, che il prezzemolo non ritornasse in tavola.
Tempo addietro, la stessa manica d'imbecilli era ancora a pestare sui preziosi gemelli e ragliare identica litania:

- «Il terremoto? Il castigo di Allah!»

Ma, mi chiedo: non c'ha nient'altro da fare? Qualcosa di buono, almeno per sbaglio, non gli riesce di fare?
Alla fine, cosa siamo: degli oggetti per giochi sadomaso?
E daje, con la menata di torrone: e questo è immondo, e quello è infetto, e quell'altro c'ha un difetto, e questo è fallato, è sbeccato, è basso, è alto, è pelato, è bianco, è rosso, è nero, è infedele, è miscredente, è peccatore, e di qui, e di là, e questo e quello.
Mi viene naturale chiedere chi le ha fabbricate, 'ste cose: neanche ero nato.
Una cosa doveva fare Lui, e nessuno gli correva dietro: poteva prendersi tutto il tempo che voleva;
l'eternità, se necessario.
Comincia con gli angeli: belli di papà loro.
Gli si rivoltano contro.
Ritenta con l'uomo: bello di papà suo.
Peggio che andar di notte.
Che, ci devi mandare a loro gli accidenti?
E io, povero esserino, a difendermi c'ho solo un avvocato: quello del diavolo!

- «Ussìgnur, grazie per lo scampato pericolo, merito di saggezza divina, che ci rende immuni a questo nuovo flagello, abbattutosi sugli apostati», recita il bischero beduino.

Uccello, maiale, uomo...Allah la prende alla larga, gioca di sponda.
Nessuno di questi è però il vero colpevole: il carognino è il virus, un altro uscito dalla bottega artigianale di chi s'è messo ad impastare gli elementi.

- «E adesso, che fò?», avrà pensato il cuoco; «Che gli racconto a quelli, che mi adorano, convinti che mi riesce tutto bene?»

Errata corrige: non mangiate il maiale.
Il porcello è d'accordo.
E poi prende il più fessacchiotto dell'opera bipede lo fa berciare:

- «La Legge di Allah accade sulla Sua creazione ed Egli ha fatto alcuni della Sua creazione una prova (fitnah) per gli altri. Così, dalla creazione ha fatto credenti e miscredenti, ricchi e poveri, intelligenti e ignoranti, e questo era dalle massime ragioni per il loro differire».
Una prova...ma va a da via i ciapp!
Si è fatto di necessità virtù.

- Ti massacro, ma lo faccio per il tuo bene: ti frullo la carne, ma salvi l'anima.»

"Grazie per lo scampato pericolo, la saggezza divina ci ha reso immuni a questo flagello, scodellato sugli apostati".

- «Ohè, pirlotto: guarda che si trasmette attraverso l'aria, non il cibo! L'immunità ce l'hai solo se smetti di respirare. Non te l'ha detto il papi? Il tuo manuale del piccolo dottore ha bisogno di qualche aggiornamento e della ristampa.»

Studia, ignorante.
E poi: alla conta dei morti, il povero suino - così per cani e scimmie - resta abbondantemente staccato, che la spada di Allah e del suo profeta ne ha fatti molti, tanti di più!
Peggio della pandemia, c’è solo la...panDHIMMIa.


E guarda che non è stagione di castagne: piantale di rompermi i marroni!


Io, secondo me...04.05.2009

Tutto il mio affetto, l'ammirazione e un grazie alla Brigata Ebraica

mercoledì 29 aprile 2009

Lampi, tuoni e fulmini

- «Cari amici, esce oggi in libreria il mio nuovo libro "Europa Cristiana Libera" [...] siete tutti invitati a partecipare alla prima presentazione [...] a Milano, presso l'Auditorium Don Bosco, in via Melchiorre Gioia 48».

Vorrai mica mancare, mi sono detto;
forse che il codice del virile cavaliere non recita: "Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo"?
Guardo dalla finestrella dell'ufficio, al calduccio delle quattro mura, sommerso e coperto dalle scartoffie, i tanti fogli che formano le coperte del "mezzemaniche", il guerriero da scrivania:
- «Ragazzi, questo pomeriggio non ci sono: prendo un permesso e sgommo viaۛ».
Dal gruppo dei ragionier Fantozzi non c'è stato neppure un lieve segno d'ammirazione per l'ardimentoso, che affrontava coraggiosamente il diluvio del mondo di fuori.
E fu così che nell'anno del Signore 2009, in quel 28 d'Aprile, sfidai le cateratte, sperando di ben ricordare la promessa di Dio, dopo l'incavolatura che portò al diluvio universale:
- «Non invocherò più il male sul suolo a causa dell'uomo [...] non accadrà più un diluvio per ridurre in rovina la terra».
Vorrai mica che proprio ora ci tiri un bidone, mi sono detto.
- «Orsù, coraggio, che la vita è di passaggio, come i temporali: diamoci alla vestizione!»
Scarponi e giaccone in Gore-Tex, garantiti impermeabili che, se affondi, ci vai sotto con la testa ma quelli li ritrovano, che restano a galla, tranquilli e asciutti, come i pannolini;
ombrello ampio, che si può riciclare quando si va in spiaggia: quando passi con quello, spazzi via la concorrenza, che gli striminziti degli altri, quando incocciano, pare di vedere il rimbalzo di un'utilitaria contro un autotreno.
Il tutto non raccogliendo gli accidenti che ti mandano gli sfortunati, che si devono far da parte per non vedersi accartocciare il misero riparo allo scroscio torrentizio.
Mors tua vita mea, mi dicevo: se stai sotto tu, io tocco e non affondo.
Con questo spirito...cristiano, mi sono avviato all'incontro con Cristiano.
Fluttuando sulle acque - non come Gesù, ma perché la testa mi fa da galleggiante - mi riesce d'arrivare, dopo aver sadicamente goduto nel vedere quelli in moto che s'infilavano nei rivoli e scappare quando a farlo era l'autobus di linea, che sollevava il ruscello che ti scorreva a fianco trasformandolo in onda anomala.
Vero era che ero impermeabilizzato, ma la muraglia alzata dalle auto, se non ti faceva nulla di fronte, ti assaliva dall'alto, arrivando tra il collo e caviglia, e tu diventavi come un collo di bottiglia che prendeva il pieno dalla damigiana!
Graziato dalla pietà divina, arrivo alla meta, prendo la copia da far firmare dal caro Cristiano nostro, procedo alla stesa dei panni e allo sgocciolamento e mi accomodo sul soffice cuscino della poltroncina: posizione frontale, a veder chi parla nelle palle degli occhi, che all'amico sul palco devo avere fatto l'effetto dello spaventapasseri.
A dire il vero, in un primo momento ho avuto timore di aver sbagliato presentazione e di essere capitato in quella dell'Amplifon, la nota casa di protesi acustiche: i tipi nerboruti che entravano dalla porticina laterale portavano tutti un apparecchio alle orecchie.
- «Poveretti», mi sono detto «così giovani e già con problemi d'udito».
Poi, quando hanno cominciato a parlare, ho capito: era la scorta.
- «Va bene, fate entrare Magdi Cristiano Allam: l'unico che potrebbe creare problemi è in terza fila, ma se non gli inciampa nel naso non rischia nulla».
Avrei voluto replicare ma, visto la stazza e considerato che ero appena stato dal dentista, ho pensato prudente sorvolare.
L'addetta alla cinepresa, prima sul mio lato destro, ha poi cambiato di posto.
- «Non si sa mai: se quello si gira di profilo mi toglie l'inquadratura», ha borbottato.
Ancora non ho capito a chi si riferisse, anche se una delle addette all'organizzazione dei posti in sala mi ha consigliato di guardare sempre fisso il palco.
Fa sempre piacere che qualcuno pensa a te, nel timore di una distrazione, a perdere qualcosa del nostro protagonista.
Cara ragazza!
La serata è passata piacevolmente, visto il relatore di razza: liscia come l'olio, così come l'esposizione dei fatti e delle opinioni.
Ecco arrivare il momento della dedica "griffata", sulla pagina di "Europa Cristiana Libera";
qui Cristiano si tuffa e nuota tra la gente come Paperon de Paperoni nelle monete del suo deposito.
Per ogni pagina che firma, non mette una dedica: ci scrive un romanzo.
Ognuno che gli si presenta davanti è diverso, per specifica unicità.
Nessuna scritta con lo stampino, nessun pensiero costruito in catena di montaggio e l'attenzione per il prossimo è viva, non di circostanza, del generico "Volemose bene", del politicamente corretto, dell'opportunità o del tornaconto piuttosto che del buonismo coreografico.
Lui ama il prossimo suo e, se non come se stesso, perché di più;
ed io non lo conosco da poco, ma da tempi non sospetti e quando ancora non aveva la forza del richiamo d'oggi.
Il suo candore spesso lo rende incauto, che gli è scappato un: «Ti fermi al ristorante?»
Caro, grande, e stoico uomo, che avrebbe infierito su se stesso aggiungendo altra pazienza nell'avermi ancora tra i piedi, nonostante esperienza e prudenza gli avrebbero dovuto insegnare altrimenti.
No, Cristiano, non ce l'ho fatta: quella era una giornata maledetta per me.
Ventiquattro anni fa, il 20 di Aprile, mi sposai; otto giorni dopo, ritornando dal viaggio di nozze trovai mio padre morto, stroncato da un infarto.
Non ne ho avuto coscienza ma, uscendo in strada, il ricordo di quel momento deve avermi fatto partire un colpo involontario verso il buon Dio e le sue volontà, perché l'acqua era a catinelle e i fulmini a far corona.
- «Starà mica prendendo la mira?», mi dicevo.
Certo che c'era un bella differenza tra i lampi di genio di Cristiano e quelli che illuminavano la via.
Comunque mi sono permesso di rammentare all'altissimo, rivolgendo gli occhi all'insù:
.- «Ricordati la promessa! Non accadrà più, hai detto, e mi venga un accidente se non è vero...anzi, no, mi sono sbagliato; però, fidati: è scritto nero su bianco, sul tuo libro. Giurin giuretta, non lo faccio più!»
Immerso - è il caso di dirlo - nei miei pensieri, ho girato l'angolo del marciapiede, nel mentre il semaforo era da pochi secondi al verde e le macchine erano partite, come allo sparo sul nastro di partenza del circuito di Monza.
E si, il Padreterno ne sa sempre una più del diavolo: tolto i fulmini e impossibilitato ad annegarmi, per antica e improvvida promessa, almeno mi ha fatto dare benedizione, che mi pareva d'essere come la pera nella grappa.
- «Vuoi sempre avere l'ultima parola, eh?»
Fortuna che avevo ben stretto e chiuso il prezioso sacchettino con il materiale elettorale da distribuire e il mio libro con pensierino Cristiano: quello all'asciutto c'è rimasto.

- «Come dite...cosa ha detto Magdi Cristiano Allam? Mica volete che ripeta, a pappagallo: è tutto scritto nel suo libro!»

Buona lettura.


Io, secondo me...29.04.2009

domenica 26 aprile 2009

La bella e la bestia

"O bella ciao, ciao, ciao...una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor".

Beh, la giornata del 25 Aprile, festa della liberazione, non poteva cominciare in altro modo;
eccolo li, "l'organetto di Stalin", come lo chiamo io: fisso come un pilastro, fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano - gran barbone ormai color "ghiaccio sporco" e il tabarro - suona, solo e sempre, l'immancabile motivetto:

"O bella ciao, ciao, ciao..."

Da tempo che ci passo via, non manca mai, e il repertorio è sempre lo stesso.
Quando gli lasci l'Euro - o sarebbe meglio un rublo? - ti vien voglia di apostrofare:

- «Ehi, Marx, non sarebbe ora di cambiare il Manifesto?»

Poi lo guardi e ti viene un groppo in gola, un misto di pietà e tenerezza: è li, ma in un altra dimensione, imprigionato in un universo parallelo, vicolo cieco dell'evoluzione, ormai dipendente dal quotidiano sniffo ideologico che ne ha frullato il cervello, da tempo all'ammasso.
Passo oltre quel che ormai è fossile.
Voglio vedere di più: l'intera foresta di pietra.

"Siedi sulla riva e aspetta. Vedrai passare il cadavere del tuo nemico", amava ripetere uno che, ai tempi, fu da simil gente tanto ammirato.

Bene: questo l'ho fatto mio.
La mia riva era un muretto, lungo Corso Venezia, dove loro, i "Compagnosky", dovevan passare per poi raccontarsi solite barzellette, chiamare zuppa il pan bagnato e friggere stessa aria, all'ombra del Duomo;
vien da ridere a vederli sotto le guglie di un tempio che, per loro scuola atea, avrebbero voluto nella polvere, come quella di quell'oppio che, dicevano, da li esce, per esser dato ai popoli.
Sicuramente la Madonnina ne avrà avuto indulgente compassione, da lassù.

- «Compagni», anzi, no «Figli...figli che sbagliano», avrà pensato.

Poveri esserini, bisogna capirli: alla fine, sono rimasti orfani di tutto;
da quando gli è crollato addosso un muro, a Berlino, non sono più gli stessi, che han capito d'aver costruito sulla sabbia.
A corto d'argomenti sono a ricalcar stessa scena, a metter medesimi, logori panni, cavalcar senile ronzino e ripetere spettacolo e copione, che ognuno conosce a memoria e mena a noia.
Visto uno, visti tutti e la sfilata per la liberazione dall'invasor non è stata da meno.
E pure questo morbido cuscino, su cui hanno poggiato da sempre le sacre parti della rivoluzione, gli sta per essere sfilato da sotto, che si son scoperti gli...altarini, alzati i tappeti dove nascosto il ruffo e gli armadi con gli scheletri, marca Foiba; e il "Triangolo rosso" non era quello pubico di una bella emiliana, ma di regolamenti di conti tra quelli che di rosso portavano e accettavano tutto, ma non su personale conto e tornaconto.
Di quel poco tempo - per fortuna - che hanno avuto in mano la manovella del manovratore, ne hanno fatto di cotte e di crude, che gli han levato patente, per intervento di voto ed elettori.
Ora sono a cercar di salvare il salvabile: mantenere quel che spacciato per articolo e manifattura di casa, su cui menar vanto e marchio di fabbrica.

- «Ma no», ci dice la Storia «non furon i partigiani a risalir penisola, con a fianco pochi sparuti soldati americani, inglesi, brigata ebraica, polacchi, francesi e compagnia bella, ma il contrario e fecero solo di ramazza o azzannarono calcagni di chi già in ritirata, incalzati e vinti, non da "Urbi", ma dagli "Orbi"».

E non erano solo rossi a combattere e morire, ma colori variegati, che la bandiera arcobaleno già c'era da allora.
Mai furono primi, mai i soli, mai ebbero esclusiva, ma si presero allori, bagnandosi con oro e incenso.
Onore ai nostri padri, con le divise del color dell'iride.

- «Ehi, compare, passami un manifestino!»
Al meschinello non par vero: non gli riusciva di rifilare a qualcuno il fogliame, ed ecco che almeno uno lo chiede;
è troppo soddisfatto per spegnere il sorriso con cui tira innanzi, confessando che avevo dimenticato il blocchetto degli appunti e cercavo qualcosa su cui inchiostrare i pensieri, a descrivere lo spostare di ultimi esemplari in via d'estinzione, della foresta di pietra.
E passano strisce, striscette e striscioni, ed uno mi fa sogghignare: su una porzione, classico rettangolo rosso con impresso falcemartello giallo e stella di pari colore, sulla testa del mazzapicchio;
sul resto del lenzuolo, tanti pari stampini: sfondo bianco con "falcemartellostella" blu, arancione, nera e verde islam, che per un attimo mi par di vedere mezzaluna e lumino incrociato con scimitarra.

- «Accidenti», mi è sorto dubbio «vuoi vedere che pure Bin Laden c'ha mandato una rappresentanza?»

Non faccio a tempo a realizzare che mi passa da sotto il camino l'intera famigliola: padre, madre e due bimbi ancora acerbi, tutti in maglietta sanguigna, che tentano di pareggiare ritmo a poter distendere il telo porporino con su qualcosa che pareva il faccione di un messia del partito.

- «Sant'Iddio», mi son detto «sarà mica un altra sindone, con impressa la sagoma del Lenin?»

Ancora non mi è dato conoscere, che genitori ed addomesticati mi si sono sfilati via.
Ed ecco "gli antenati", quelli che si erano bevuti fino in fondo la panzana togliattiana, che dal baffone ci stava il paradiso in terra e, se non altro, il titolo de "il Migliore" al ballista glielo si deve riconoscere, che gli è riuscito di scamparla alle purghe di là e di farci fessi d qua.
Ebbene, questi del vecchio stampo li riconosci dalla deriva dei continenti, che lo spostarsi e arrotondar d'ombelico gli fa andare stretta la maglietta dei lontani tempi e il grigiore delle tempie si accompagna a quello di una vita scialba dove, fallita la rivoluzione e il potere al "poppolo", non c'hanno più nemmeno quello di riuscire ad allacciarsi le scarpe.
A passar oltre, arrivano i manzi dei centri sociali, a zoccolare, e poi ecco: i tatuati, i borchiati, gli imbullonati, i cuciti e ogni altra forma di sartoria, che sembrano usciti da uno scontro e poi rimessi assieme alla belle meglio, con tinture, chiodi, viti, anelli ed ogni altro tipo di saldatura.
Fortuna che, per l'età, comincio ad avere un udito più appannato, altrimenti il camioncino abbeveratoio-spaccatimpani con la musica a tutto volume mi avrebbe spanato il padiglione di Eustacchio.

"O bella ciao, ciao, ciao...una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor".

Chissà se, quando Beppone Stalin e l'Adolfo fecero inciucio e si spartirono le fette di torta, la cantavano in Finlandia, Cecoslovacchia e Polonia.
E già, perché quelli dovrebbero farne due, di giornate della liberazione, così come, più tardi, l'Ungheria;
e la primavera di Praga fu rovente e cingolata, non bella e calda stagione!
Di questo comunque ne diedero esaustiva anticipo e spiegazione prima il Machiavelli, con il manuale di quanto stronzo e carognone debba essere un capo, e poi George Orwell, con il famoso libro "La fattoria degli animali", da dove si ricava che "pesce piccolo mangia il grande" e ogni rivoluzione si traccia con l'aratro e si difende con la spada.
Le ultime righe le ho scritte guardando le terga dello sciame, assieme ai carabinieri e ai poliziotti;
ai lati della strada, lattine e bottiglie rotte, vuote e semivuote e una miriade di manifestini, che nessuno ha voluto tenere, come per i santini.
Bugie e verità hanno trovato giusto posto: chi nella polvere, chi nel portafoglio, assieme alla fotografia della famiglia e degli affetti.
Alla fine, si trova più comodo portare appresso solo le proprie di balle, che il resto è solo zavorra.
Giusto finale: come a vedere una armata sconfitta, quando lascia dietro di se ogni cosa possa essere d'impaccio.
Io non so quante divisioni ha il Papa, ma quelle di Stalin si, dopo la pesa di rottami e avanzi della ritirata...di Russia.
Diranno che erano centomila, un milione, un miliardo, tutti con i piedi nella piccola bacinella sotto la croce.
Sicuramente, se fatto lo scorporo dei curiosi, dei turisti, dei passeggiatori di bella giornata, dei compulsivi della compera, militi, bancarellai, edicolanti, baristi, camerieri e piccioni;
se ancora ricordo come si tira di conto: peso lordo meno il netto, restano loro.
Questa volta, o mia bella Madonnina che luccichi da lontano, c'hai avuto la soddisfazione di vedere il tuo cortile con le carcasse degli elefanti, venuti a morire nel cimitero del tempo perduto.

La bella e la bestia.

Io, secondo me...26.04.2009

venerdì 24 aprile 2009

Incensini di zolfo

Una volta c'era il maestro, di Vigevano;
la storia, interpretata da Alberto Sordi, raccontava la vita grama del povero Mombelli, sballottato tra difficoltà economiche e frustrazioni di una categoria rispettabile ma sottopagata, allora come oggi.
Parrocchia di San Dionigi in Francesco:
è di scena il sagrestano, Angelo Idi, 51 anni, campanaro all'ombra della croce...uncinata.
Deve essersi smarrito, come quei bambini che si perdono in spiaggia.
Fortuna sua che, come la mia cagnolina, si porta addosso il tatuaggio: la mia, un numero e il bipede la svastica.
Angelo nostro deve avere un cervello più bucherellato di una forma di gruviera o la vista pari a quella di una talpa, per non essersi accorto della differenza d'incrocio tra la forma di quella che porta orgogliosamente al braccio e l'altra, che spolverava quotidianamente sull'altare;
forse ha scambiato lo sbuffo di candela, sotto le narici del nazareno, con i baffetti quadrati dell'idolo teutonico.
Entrambi, per le rispettive parti, sono ritenuti pari a Dio, ma su fronti diversi: uno di pace e l'altro di guerra.
Mi par di vedere la faccia dei pii parrocchiani quando, con il santino in mano, hanno capito di avere imbroccato una giornata storta, come i braccini della crocetta, piegati in modo innaturale.
Forse che era una variante "ergonomica" di quella patibolare romana, per stendere e appendere meglio i panni sporchi?
- «E no», avrà sbottato uno dei più attenti «quella era al collo dell'Adolfo, quel gran figlio di Germania che fece dei campi di concentramento una catena di...smontaggio».
A questo punto, il nostro "black angel" deve aver capito d'aver sbagliato casacca, non più adatta alla nuova aria che tira.
Malaccorto, si è dimenticato del cambio di stagione e che si deve fare il cambio d'armadio e di maglie.
- «Guarda l'uccellino e sorridi»,
Click...click...click, e giù fotogrammi a raffica.
L'Angelo sarà pur pratico di sacramenti, ma di quanti ne ha lanciati non c'è dato sapere, per essere stato ritratto con quel marchio di fabbrica.
Maldestro di suo, ha pure aggiunto male al peggio, che era pure la giornata in cui in Israele si ricordavano le vittime della Shoah!
- «Sono d'estrema destra e fiero di esserlo», spiega con orgoglio «E seguace della Repubblica di Salò».
Beh, anche a spiegarlo non è facile far capire ad un dinosauro che la specie è quasi estinta: per lui il giurassico è ancora caldo, appena ieri.
Sarebbe come entrare in una moschea, dove prega Bin Laden e dire:
- «Sono un infedele e fiero di esserlo, e ho fatto la prima crociata con Goffredo di Buglione!»
Quando alcuni hanno cominciato a tirarsi su le maniche della camicia, deve aver capito che non era per il caldo o per la donazione di sangue ma, se proprio, per prenderne del suo.
Ma come, ci si chiede: se proprio vai fiero delle tue radici, sguazza nel tuo brodo, come il topo nella fogna, lo scarafaggio nell'immondizia e le mosche sulla...vabbè, lasciamo stare che ci siamo capiti.
- «L'importante è che faccia bene il mio lavoro».
E che ci vuole a tirare la corda del campanaccio o lustrare la coppa delle ostie, che se fossi furbo la prima la dovresti tagliare e di ostie te ne posso dare tante, del tipo che si lanciano all'osteria quando, alticci, uno impreca contro l'altro.
- «Allora, se vogliamo essere pignoli, andiamo a vedere quanti, cattolici, votano a sinistra oppure si sono espressi a favore dell'aborto», controbatte l'infiltrato.
E qui ti do ragione, camerata, ma bisogna sempre raccogliere e gettare quando si sporca strada facendo.
Mai sentito la frase "L'abito non fa il monaco"?
Fa parte di un sano metabolismo, ogni tanto, rilasciare l'indigesto e, quando te ne liberi, ti senti più leggero.
Come per te, Angelo: le uniche cose nere che ti devono girare attorno non sono le tonache dei preti, ma mosconi, a ruotare sopra proprio centro d'interesse.
- «Siamo ancora in un paese libero, o no?», replica il ducetto.
Tranquillo Angeluccio: è vero.
Libero perché, come per le zanzare, ad una prima sana disinfestazione è seguita sempre prevenzione, ad impedire che altre uova infette possano più dischiudere.
E non dire: «Tutti mi vogliono male perché sono piccolo e nero...»
Non è questione di forma o colore, ma di sostanza, e tu c'hai troppe mosche attorno per non capire cosa sei!
Con tutto il mio disprezzo: Beppe, il Fontana.

Io, secondo me...24.04.2009

giovedì 23 aprile 2009

Carta carbone

"Dio li fa, poi li accoppia";

e in genere c'azzecca, visto l'abbondanza di tempo che c'ha avuto, per affinare la difficile arte di mettere assieme le cose e farcele stare.
Anzi, meglio: dopo il primo impasto e sputo, tanto per dare abbozzo e avvio, ha lasciato il resto all'opera della Natura che, a sua volta, ha dato in subappalto i lavori all'Evoluzione, l'ultimo manovale a trovarsi sulle spalle soma e somari.
Ad onor del vero, non è possibile riconoscergli un comportamento brillante: va a spanne, tira avanti a tentativi.
Ogni tanto, il capomastro, la "siora" Natura, passa all'ispezione: è di una pignoleria che peggio non si può, tanto da essere stata la prima ad usare ed applicare "Tolleranza zero".
A distanza d'anni, secoli, millenni e via andare, all'improvviso, capita sul cantiere, valuta l'opera e poi decide:
questo di qua, l'altro in discarica.
Le volte che ha chiuso un occhio o s'è accontentata di una via di mezzo, del compromesso, ecco capitare Lui, il Sommo, e lì non ce n'è per nessuno:
- «Ma cosa è 'sta chiavica? Via, via : è 'na schifezza. Diamoci un colpo di spugna...gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!»
Alla faccia del colpo di spugna, poi: ce ne sono voluti d'assorbenti per asciugare dopo il diluvio che, tanto per fare le cose in grande, l'ha fatto Universale.
Beh, è il padrone e fa quel che gli pare.
Abbiamo provato a gabbarlo, cercando di adularlo e fare opera di lecchinaggio, per ingraziarcelo:

"L'uomo propone e Dio dispone... chiedere è lecito e rispondere è cortesia".

Non c'è stato verso: ha continuato ad usare bastone e carota e lasciar fare ai galoppini, Natura ed Evoluzione.
Abbiamo avuto voglia di provare a bruciargli incenso, salmodiare e suonar d'arpa, offrire frutti della terra o sacrificare animali, arrivando a mettergli su un piatto d'argento pure i nostri simili.
Nulla e niente l'ha smosso: è rimasto tale e quale, rigido, incorruttibile, inamovibile, ostinato.
Giusto per non darci modo di fare orecchie da mercante, c'ha pure scolpito nella pietra ben dieci comandamenti, che non si può far finta di non vederli e così, più che di stucco, c'ha lasciati di sasso!

Non so quando avrà modo di fare il prossimo giro, di tornare in cantiere ad indagare maestranze e avanzamento lavori, ma vorrei il più tardi possibile: spero capiti in un periodo di siccità, che almeno non ci annegherà lasciando ancora aperto i rubinetti.
Chi glielo va a dire dei suoi, che avevano vinto l'appalto per i lavori e li abbiamo licenziati: Natura ed Evoluzione lasciati in mezzo ad una strada.

Passerà accanto al tabellone delle opere ed ecco: il nome degli ingegneri è cambiato, come lo scopo dell'opera e i mezzi forti.

"Dio li ha fatti, e noi si copia";

Non so, ma l'istinto mi dice che saranno cavoli amari: non credo che dirà più, con orgoglio di Padre...Padre Nostro:

- «Quello l'ho fatto io: è una pasta...un impasto d'uomo!»

Non ci riuscirà più di tirare a campare, e neppure di trovare un buon avvocato, sia pure...del diavolo.

- «Vostro Onore, guardi che bellezza sono stati la pecora Dolly e il toro Romeo; e ora, Injaz, il dromedario: uguali agli originali, gocce d'acqua, ricalcati nei minimi particolari, usando ingegno genetico e carta carbone».

Beh, fino a qui ancora ce la caveremmo: quale genitore negherebbe ai propri ingegnosi pargoli di giocare con il meccano? Ma è qui che casca l'asino.
Mi par di vederlo, stropicciarsi la candida barba con quelle manone da fabbro:

- «Ma so' cose 'e pazzi, Tu si' tutto scemo, ca si' nato baccalà: Acca' nisciun 'è fess'».

E già, dove lo nascondiamo ora il dottor Zavos Panayiotis, il nuovo direttore lavori?

- «Ho clonato embrioni umani, anche da tre persone morte, inclusa una bambina di 10 anni, Cady, morta in un incidente stradale; e altri undici, impiantati nell'utero di quattro donne».
Giusto per far capire che la sua non è una bufala ( avrà clonata pure quella?) si è fatto riprendere, durante il taglia-incolla: il tutto, filmato da un regista-documentarista.
Tutto vero, scritto e descritto nero su bianco, anzi: su carta carbone.

- «La mia ambizione è aiutare le persone. Ho ricevuto richieste da parte delle famiglie di defunti, che mi hanno pregato di usare le cellule dei loro cari per gli esperimenti».

L'andrologo americano, d'origini cipriote, è titolare di cliniche nel Kentuky e a Cipro, ma gli "effetti speciali" sarebbero impasto di laboratori segreti, in Medio Oriente.
La strada è aperta, e presto arriveremo a portare Lazzaro a Frankenstein e questo alla razza perfetta.

E l'uomo creò Dio a sua immagine e somiglianza, fatto e spiaccicato...grazie alla carta carbone.

Arrivederci...forse. A Dio piacendo.


Io, secondo me...23.04.2009

martedì 21 aprile 2009

La porca figura

Come si usa dire, lui la sua porca figura l'ha fatta, c'è riuscito a farsi bello agli occhi di quelli che contano: possibili candidati ad essere compagni di merende, appena c'avrà tra le mani la bombarda.
Le sue centrifughe stanno lavorando a tutto spiano e presto gli riuscirà di sfornare il primo bombolo nucleare.
Ci tiene: è protesi e simbolo fallico, che gli permetterà di non sentirsi più come l'ottavo nano.
Avrà finalmente modo di assumere quella postura eretta, che ha permesso all'uomo di evolvere: un'erezione, finalmente!
Bella l'entrata: da bauscia, stile Arthur "Fonzie" Fonzarelli, il bulletto della vecchia serie televisiva "Happy Days", che si presentava con il giubbotto di pelle, il pettine nella tasca posteriore, i jeans, gli stivaletti a punta e il ciuffo malandrino.
Beh, il pelo c'è l'ha, specialmente sullo stomaco, il Mahmoud Ahmadinejad, lo spaccone di Teheran.
La fodera in pelle è la cotica, quella che si porta dietro dalla nascita e, più che una forchetta per i capelli si dovrebbe portare appresso trebbia e rastrello, mentre degli stivaletti non c'ha bisogno, perché è a noi che farà le scarpe.
Durban 2 e la continuazione e brutta copia della prima, che serve solo da cassa di risonanza per sputare contro Israele.
La conferenza Onu sul razzismo comincia proprio con uno dei peggiori, il Mahmoud, che considera l'ebreo come un insetto, buono solo per essere infilzato con lo spillone.
Ti entra in aula con un sogghigno malizioso, pregustando e ben sapendo chi e cosa andrà a provocare.
Vestitino in tinta con la personalità: grigio e già visto in altre occasioni, ma tanto caro ad ognun che vuole supplire all'invisibilità "centimetrica" con l'effetto "asino che vola": vai sempre contromano, che ti devono notare per forza.
Camiciola sbottonata al collo, quel tanto che basta a dare aria dinamica, non ingessata, ma quel tanto scomposta e selvaggia, a passare messaggio di maschia vitalità e suggerire il passare del frullatore nel ventre molle di un budino.
Appena sul palco, s'è sentito come quando gli mettono il tacco con lo spessore sotto i piedi: un gigante.
Nano-nano comincia a sparar cazzate: a togliere l'audio, tutti riuscirebbero a doppiarlo, che tanto la minestra è sempre quella, e riscaldata;
porco qui, porco la, poveri palestinesi e questo e quello, colpa di Israele e colpa dell'America, e il Satana di qui, e le sue corna di la, e questo e quello, la mamma ha fatto gli gnocchi e se non è zuppa e pan bagnato.
E gli riesce pure di nascondere sei milioni di ebreucci - sterminati nei campi di concentramento nazisti - sotto il tappeto, come il ruffo che non si vuole, ma che non sta bene bello in vista.
I paesi più svegli, conoscendo già il corto...metraggio e finale di sceneggiata, si erano ben guardati dal mandare propria manovalanza, a far belle statuine e tappezzeria;
degli improvvidi, il piccolo lanuto s'è beato veder alzata di terga e migrare rosei culetti all'uscita di sala che, se pari figura di palta è stata la fuga, così la riapparizione: al conteggio finale, son tornati a poggiar chiappa 22 paesi su 27, a firmare carta, del valore di quella straccia, contro il razzismo, in quel di Ginevra.
Una passata di cipria su pallore di cadavere.
Ci si è limitati, alla fin della fiera, a presentare forzuta protesta, sdegnata disapprovazione, energico disdegno, robusta cagnara...e docile ritorno alla stalla.
Mai ci fu più umiliante, avvilente e vergognosa vigliaccheria pari questa.
Inutile arrampicarsi sui muri e spalmarsi di grasso d'anguilla, che nessun bizantinismo, nessun rifar di facciata può nascondere l'impotenza di quanti sono con una mano davanti e l'altra dietro, a salvare tutto tranne che la faccia.
Una pioggia di fiori accoglie in patria il ritorno di Ahmadinejad, che neppure al Messia ci hanno speso tanto.
Ci si è giocati - e perso - d'un sol colpo fiducia, rispetto, stima, amor proprio e affidabilità.
Tutti i peggiori, da ora in poi, si sono accorti d'aver a che fare con un gigante dai piedi d'argilla ed essi sono come Dio: a sputarci sopra, non per plasmare l'uomo, ma a lubrificare baionetta d'assalto all'armata Brancaleone.

Si, quella mezza sega di Mahmoud l'ha fatta, la sua bella e porca figura.
Noi, solo una, la peggiore: quella sporca.


Io, secondo me...21.04.2009

domenica 19 aprile 2009

Avvoltoi

La fotografia che sto guardando è una delle tante, ma cara al Vauro, caricatura più delle sue stesse vignette e giustamente allontanato a calci in culo dalla trasmissione Annozero, dove questo spennacchiotto sbatacchiava le alucce e girava in tondo sulla vittima di turno, all'ombra di quelle più maestose di Capo Avvoltoio: il Santoro.
Data l'età, lei è nonna e madre e sta piangendo su delle "cubature", i nuovi spazi abitativi e valore aggiunto su cui i due pennuti in odor di carogna amano volteggiare, in attesa di infilare becco e pasteggiare in tanta grazia mediatica;
è tipico di loro provenienza, natura, credo, dottrina, specialità e dogma intendersi di morti.
China e piangente, sotto di lei due bare: una più grande, di mogano scuro; l'altra sopra, piccola, bianchissima, corta, immacolata e poggiata su quattro gambette, quella di un bambino...figlio e mamma abbracciati ancora, nella vita così nella morte.
La pagina dopo, mi attanaglia il cuore altrettanto: visto dal cielo, dove Dio è messo, anche noi, poveri mortali, siamo a vedere le quattro strisce rosse, dove allineate quasi trecento casse, ognuna con il suo bravo occupante disteso, nell'eterno riposo;
a fronteggiare questo spicchio di umanità ormai spenta, uno sciame, un formicaio brulicante di sopravvissuti: parenti conoscenti, mariti a guardare dove giace la moglie, madri a guardare dove sta il figlioletto, anziani a cercare il posto dove giace la compagna o il compagno, che li ha accompagnanti nel tempo della vita.
C'è già di che piangere e tanto basta, senza avere tra i piedi avvoltoi, che sgambettano alla cerca di qualcosa da spolpare, addestrati a cercare e rimestare nel marcio, che è l'unica fonte di cibo che conoscano.
Non gli frega nulla del "chi è", ma di quello "che c'è" rinchiuso dentro una bara o schiacciato sotto la trave: la loro pappa è quella, e sti "Papponi" ci campano, per aumentare gli ascolti del becero spettacolo che sono usi rappresentare.
La notizia è sempre quella di chi getta la vecchietta sotto l'auto, non di quello che l'aiuta ad attraversare la strada;
e quando non c'è, si cerca e, se non si trova, si inventa pure, che tutto fa brodo per vendere e vendersi: in fin dei conti, pure i becchini speculano e guadagnano sui morti, no?

«Quelli non fanno un cazzo!»

Vuoi mica non trovare un vigile del fuoco o un volontario che si siede un attimo, per subito individuare e intervistare un terremotato, frastornato e arrabbiato con il mondo per aver perso tutto, che si presta ad essere saccheggiato di uno sfogo "Urbi et orbi", da lanciare poi come anatema sull'intera categoria?
E in mezzo a tanto bailamme, un altro che si lamenta che nessuno ancora gli ha dato una bottiglia d'acqua per dissetarsi?
Tra miliardi di mosche, se ne troverà pure una bianca, no?
Ma la topica, prima o poi, coglie al varco l'incauto inventore mediatico di cazzate.

«Maledetti! E all'ultracentenaria, che avete fatto: eccola la, abbandonata a se, a mille metri di quota, senza casa e senza amore. Criminali, senza cuore, beccaioli, feccia!»

Al tritacarne di Michelino Santoro e relativi attributi, una vocina di rimando, di uno di quelli "che non fanno un cazzo":

«Ehm...scusi, signore...lei, sì, lei che sbraita, rosso come un gambero: è la vecchina che non si vuole schiodare; noi abbiamo dovuto bivaccare a pochi metri da lei e mettere in piedi, alla buona, un presidio sanitario, con tanto di medico per assisterla».

Figuraccia di merda.
«Ah» avrà pensato un meditabondo Mike Santorello: «ai bei tempi delle purghe, questi controrivoluzionari li caricavamo a bastonate sui carri bestiame e via, in Siberia, in un bel Gulag, a far capire chi comanda!»

L'Italia, longilinea, con un testone sopra, il piedone d'abbasso, in Sicilia, e lo sperone in Puglia, c'ha la spina dorsale ballerina: lungo quella dorsale si scaricano i brividi.
Nessuno è in grado di capire quando arrivano e neppure, ragionevole sospetto, dove e cosa andranno a colpire: inevitabile che, a botta avvenuta, tutti saranno bravi, tutti sapranno.
Sapranno, non sapevano. Dopo.

Li chiamano "vizi occulti", ma non hanno nulla a che fare con pruriti e perversioni sessuali: sono pecche nascoste, sì, ma con il marcio sotto.
«Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra!»

No, proprio tutti no: tanti sono rimasti in piedi; di edifici, intendo.
Prova che il terremoto non era dei peggiori, stavolta: poteva tranquillamente essere assorbito e digerito, se non fossero scesi in campo altri avvoltoi.
Leggo da una rivista:
"Bruno Canale, classe 1950, di Onna, Aquila. La casa costruita da lui è in piedi, senza un graffio, una crepa, una minima fessura".
Tabula rasa invece, per il rimanente: uno dei paesi più pelati della mia testa.
Lungi dall'essere Gesù, eccolo ad insegnare nel tempio, ai sapienti, a dettare la ricetta del ben fatto.

«Scavi le fondamenta e stendi uno strato di brecciolino, un cuscino di sassolini che drena l'acqua e fa da ammortizzatore. Sopra ci metti il "madrone", una piatta di cemento ben spesso, armato di tondini di ferro da 16, zigrinati, per meglio aggrappare il pastone; per i pilastri, quattro quintali di cemento a metro cubo, non meno. Ognuno dei piloni poi, con dentro otto ferri da 16, agganciati a regola d'arte. I muri perimetrali: al primo piano con blocchetti di cemento da 40, a salire, da 30, per non caricare troppo il peso sulla struttura portante. Per lo stesso motivo, il tetto con intelaiatura in legno».

Mi compiaccio con lei, signor Bruno, non maestro del bla-bla-bla e del dire, ma del fare.
Neppure Vissani o il più titolato dei cuochi potrebbe mai eguagliare la ricetta, perché la sua contiene un ingrediente essenziale: il buon senso.
Spendo non il più, ma non meno dell'indispensabile, a salvare capra e cavoli...il portafoglio e il prossimo.
La frittata è fatta ed esistono priorità, precedenze.
Prima fra tutte, la ricostruzione, e poi sarà la caccia al ladro, che tanto quelli non andranno lontano.

Lo dice anche la Bibbia:
"C'è un tempo per ogni cosa: uno per vivere e uno per morire, uno per ridere e uno per piangere...".

Passeremo anche dal tempo del tondino a quello del Tontino.

A Santoro, Vauro e Travaglio si aggiunge l'altro pennuto: Tontino Di Pietro, padre-padrone dell'Italia Dei Veleni, rissaiolo d'osteria e truce barbaro della grammatica italiana.

- «A morde duddi! Gui gi vuole l'olio di rigino, il manganello. Duddi in galera e, ber brimo Berlusconi, ghe su di lui gi ho faddo la groge e mi sda andipadigo!»

Praticamente questo sfasciacarrozze è venuto alle mani con tutti, come ben sanno quelli che c'hanno avuto la malasorte di prenderlo a rimorchio, che si sono trovati con la mano azzannata pure quando gli davano la pappa.
Questo mestatore ha bisogno di alzare polveroni e fango, scavare tra le immondizie e cercare rifiuti: è nelle acque torbide che meglio riesce a pasteggiare, avvantaggiandosi di un migliore adattamento, favorita evoluzione della specie che l'ha sgravato.
Ha fatto carriera con i metodi degli inquisitori della Linguadoca, contro i Catari:
- «Ammazziamoli tutti: ci penserà Dio poi a dividere i suoi dagli altri!»
Beh, magari lui è un passo sotto costoro, che almeno avevano un credo e una cultura di base, anche se deviati.

«In galera: gi benseranno i giudigi a gondannarli duddi, e gli innogendi usicranno, brima o boi».

Tontino è l'elefante nel negozio di cristalleria, a cui preme muoversi con comodo più che preservare quel che c'è di bello, che non sa, non conosce il valore alle perle.
Uomo di cagnara, assume pari il governare vacche al pascolo come l'accompagnare gente alla stalla.
Forcaiolo per natura, sarebbe ad annodare nodi scorsoi in tempo di peste!

Santoro, Vauro, Travaglio, Tontino...quanti erano i cavalieri dell'Apocalisse?

Avvoltoi.

Io, secondo me...19.04.2009

Bim bum bam

E bim, e bum e bam!

'Na faccia come una bistecca passata al pestacarne: una bella borsa sotto un occhio, color vinaccia e tonda come il culo del fiaschetto;
i due fanali ai lati del naso sono gonfi come un dente con l'ascesso, lo zigomo fracassato, mentre bende, garza e cotone sono a tenere assieme la zucca, su cui hanno bastonato senza pietà.
Spesso si sente minacciare in giro, durante un alterco: «Io ti spacco la faccia!»
Ecco: qui l'hanno fatto, e il muso ce l'ha messo Remigio...Remigio Radolli, di Cinisello, nella cintura del milanese, di professione gioielliere;
e quella era l'ennesima rapina, la classica violenza, inflazionata e noiosa, ma puntuale e brutale, come le tasse e la morte.
Questa volta però, siamo all'eccezione, allo strappo della regola, ad applicare detto che "Non sempre le ciambelle riescono con il buco", anzi, no: il buco c'è riuscito, ma nella carcassa di "Albània", che stavolta il piombo se l'è preso il rapinatore.
Remigio non ha difeso il territorio, la proprietà, il pane e il companatico, ori e allori, ma la pelle che, come sappiamo, è come la mamma: di quella e di questa ce n'è una sola!

- «Remigio, ma sei scemo?! La difesa deve essere rapportata all'offesa, mai eccedere. Quanti colpi c'hai sparato al povero "Albània"...sette, otto? Quasi l'hai accoppato!»

Mi par di vedere lo sbigottimento e la meraviglia del Remy:

- «Ma...ma...mi ha menato, era armato, aveva una pistola!»

Scontata la risposta del signor "Filosofia spicciola", quello che pontifica e sentenzia sulla pelle altrui:

- «Era finta. E poi, mica puoi ammazzare a destra e manca soltanto perché qualcuno ti ha dato qualche bottarella qua e la!»

E già: stavolta la pistola era finta, ma il calcio di quella sarebbe bastato a spaccare una testa, come fa lo schiaccianoci con il guscio.

- «Scusi, signor rapinatore: sa che lei è fuorilegge? Sulla punta dell'arma manca il tappino rosso, e io come faccio a sapere che è un giocattolo? Lo dico per il suo bene, che così è libero di bastonarmi, secondo copione».

Povero sfigato di "Albània", che non ha fatto in tempo a mostrare le terga; a nemico che se la squaglia non puoi impallinare le chiappe: all'aggressore che fugge, ponti d'oro, all'aggredito, ponticello con denti finti.

E bim, e bum e bam!

Tabaccai, orefici, baristi e polli da spenna in genere, hanno regole ferree: buscarle e soffrire in silenzio e, quando va male, morire con dignità, senza fare tante storie e cagnara.
Caro Remigio, guarda e impara da quelli che sono trapassati a miglior vita: accoppati, ma senza metterla giù dura;
o come marito, moglie e figlio, nel loro cascinale di Leini, paesotto a un ...tiro di schioppo da Torino: botte da orbi e pargolo all'ospedale, con emorragia al cervello e scatola cranica sfondata, ma con composta frattura e dignità.
E vuoi mettere,Enrico, Enrichetto Vescovi, nella centralissima Asiago, che eroicamente ha cercato di difendersi, ma evitando danni agli "Albània" di turno, incassando legnate equamente divise, in perfetta comunione di beni: metà a lui, il resto alla moglie.
Capito, Remigio: li devi sfiancare, prendere per sfinimento che, quando stanchi di maciullarti, gli cascano le braccia.
Come a noi.

E bim, e bum e bam, secondo legge, si, ma quella del menga e dei compagni...di merende!

Io, secondo me...19.04.2009'

giovedì 16 aprile 2009

BURQuerelA

- «Pssst...psssst...ehi, se c'è qualcuno in ascolto, risponda. Parlo a bassa voce perché ho letto su l'Occidentale, quotidiano on-line, che ci sono in giro quelli dell'UCOII, l'Unione Contro Occidentali Infedeli Infami, che ha sguinzagliato ronde per retate su altrimenti pensanti: ti trovano e poi i loro Killavvocati caricano a querela lo schioppo e te lo infilano...il Burqa sulla lingua».
Sono nello scantinato, con il solo lume di una candela, che ho preso in Chiesa, rinunciando ad accenderla al Santo per poter vedere i tasti e battere queste poche righe, utilizzando la vecchia macchina per scrivere sperando che il rumore sui bottoni sia confuso con i passetti dei topi, che qui mi fanno compagnia.
Divido con loro parte del mio formaggio, con l'accordo che mi fanno da guardiani e m'avvisano di sconosciuti e pericoli in arrivo.
Cerco di andare a capo il meno possibile perché il trillo del campanellino può farmi scoprire.
Tic,tac...tic tac...ta-ta-ta-ta...Drin driin...scrunck.
Se mai un domani qualcuno leggesse queste mie, si ricordi che ho difeso il diritto d'opinione, e abbia pietà nel raccogliere le mie ossa: lasciatele ai miei amici ratti, anche loro così disprezzati, come scimmie e porci.
Dio mi protegga e assista.
Il mio, ovviamente: il loro c'ha del fumino, nel senso dell'incazzo e dello sbuffo, che esce dopo ogni bombarola messa tra la gente, per lui e nel suo nome, ovviamente.
Scribble...scribble...scribble.
Sento grattare, come un pennino sulla carta.
Guardingo, tengo alzato il mio moccolo, ed esploro cautamente uno dei rami dell'oscuro budello.
Avanzo dopo aver messo il tappo con lo stoppino sulla bottiglia di grappa: dovessi incocciare i beceri, accenderei e sacrificherei il prezioso liquido, usando l'infiammato per abbrustolire le loro ignobili carcasse.
A togliere loro ogni difesa, ho scaricato tutti gli estintori e otturato gli idranti.
Se è il caso, piuttosto mi sacrificherò, gridando «Muoia Beppone con tutti i Talebanistei», che ormai di quelli ce ne ho piene le palle, anzi, c'ho...d'UCOIIoni grossi cosi!
Pronto al rogo, svolto d'improvviso l'angolo;
- «Ma ma...Magdi Cristiano Allam, che ci fai qui? E il Carlo, il Panella...anche te? E Valentina Colombo...Souad Sbai! La redazione di Libero. E là, nell'ombra più scura, il ciclostile de La Stampa, il Tazebao del Corriere della Sera, penna e inchiostro di Tempi e l'Opinione, l'Occidentale, la Padania...tutti qui, nelle tenebre».
Allibito quanto me, Cristiano abbassa la punta del pennino, minacciosamente rivolta a me, mi riconosce e m'abbraccia: da principio credevo che, nella giacca di misure più larghe, ci stessero in due o più, poi m'accorgo che c'hanno tutti una faccia da funerale, smagriti che paiono grissini in un sacchetto.
- «E voi, che ci fate qua?»
Ancora è Cristiano, che anticipa la triste combricola:
- «C'hanno tutti querelati, siamo segnati ormai e condannati, destinati all'estinzione per aver osato trattare male il mondo islamico con i nostri articoli!»
Allora capisco: «Ah, già, la famosa fatwa, la bolla d'ignominia, l'avviso di garanzia: la BURQuerelA!»
Sono commosso e una lacrima cerca d'uscire dall'angolo dell'occhio: su un tavolino vedo un Presepe...e là, su un altarino di sassi, il Crocefisso...e ancora, la bandiera della Crocerossa, i biscotti e le vignette danesi, le campane, che danno fastidio ai beduini, il discorso di Ratisbona, trascritto su pergamena, i santini, un salamino, una bottiglietta di liquore...aria, aria di casa mia.
- «E tu, Beppe, che ci fai qui?»
Mostro a quel gruppo di spettri un foglietto ingiallito e sgualcito, pieno di sigilli e timbri:
"Nell'articolo, il cui contenuto è integralmente diffamatorio, vengono propalate notizie false e giudizi denigratori nei confronti della mia assistita".
- «Con questa formula, ego te...dissolvo, c'è scritto alla fine».
Pian piano vedo quella schiera di miseri tirar fuori di tasca pari carta, e mostrare stessa maledizione.
Come Leonida e i suoi trecento morituri, alle Termopili, anche noi abbiamo lasciamo un messaggio ai posteri, inciso sui muri dello scantinato:

"O viandante, annuncia agli Italiani che qui noi morimmo per aver obbedito alle loro leggi".


Io, secondo me...16.04.2009

venerdì 10 aprile 2009

Restallah !

Me la sentivo; una vocina suggeriva:
- «Statte accuorto cumpà...fatt e' cazz tuoj», fatti gli affari tuoi e non t'impicciare, che magari poi, come dice un comico: ti agiti, sudi, ti viene il mal di gola...e poi muori !»

Si so, lo so: che se fossi stato uno dei sette nani mi sarebbe toccata la parte di Brontolo, che ce l'ho sempre con qualcuno e qualcosa e anche nella mia Milano non è la prima volta che il malcapitato che m'incoccia ha poi a maledire:

- «Ma se ho fai de mal per vega tra i pè un gras de rost simil», cosa ho fatto di male per avere tra i piedi un grasso d'arrosto simile, scarto che cola;

ma, come la portinaia, c'ho proboscide abbondante per ficcare naso nei fatti del belpaese; nello specifico, nel condominio Italia.
Quando non in casa di Barbara, passo da Stefania, a prendere la quotidiana razione d'aceto e bile:
tanto per intenderci, la "casa" è in via http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/ e, per quel ragionare d'oggi, http://unpoliticallycorrect.ilcannocchiale.it/
Da una o dall'altra, so di trovare sempre acido per gargarismi, sciacquo di notizie, dall'estratto in pappa di cervelli bacati, catturati dal buco nero nell'estremo universo di "Bin Maomettallah", nella galassia forumbeduina.

- «Oh Allah, uccidili e falli vagabondare».

Volendo continuare a farmi del male, continuo a seguire l'informazione:
"[...] questo uno dei tanti commenti apparsi in diversi forum jihadisti in lingua araba su Internet, dopo il sisma che ha messo in ginocchio l'Abruzzo".
La contabilità dei becchini cammellati "attraverso i numerosi siti d'informazione arabi, seguono il dramma della popolazione abruzzese colpita dal sisma, aggiornando velocemente il bilancio delle vittime", alla ricerca d'orgasmi multipli nel godere degli accidenti del prossimo.

- «Oh Allah, rendi stabili presso di loro il terremoto e le disgrazie [...] maledici l'Europa, Israele e gli Stati Uniti, fai salire queste cifre, distruggi i nostri nemici e aiuta i musulmani».

Guardo negli occhi la mia cagnolina, e vedo intelligenza e comprensione che nessuno di queste bestie bipedi potrà mai aspirare di raggiungere: mai nell'intera loro inutile esistenza, se non dopo la scomparsa, da concime.
Per questi guarderei pure Dio, fisso negli occhi, sfidandolo se ne ha coraggio, a ripetere che ci ha fatto TUTTI a sua immagine e somiglianza !

"Qui giacciono i resti di chi possedette bellezza senza vanità, forza senza insolenza, coraggio senza ferocia e tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi".
Il degno epitaffio è sulla tomba di un essere che dimostrò amore: il cane terranova Boatswain del poeta George Byron, presso l'Abbazia di Newatead.
Cani, e persino porci e scimmie, valgono di più d'ogni "Homo Maoallah Binladensis", che si compiace della e di procurare morte; miseri contabili tombali.

E giusto per capire e far capire chi disprezzo, continuo nel raccattare budino intestinale.

"[...] sono andato a mangiare qualcosa [...] e mi sono seduto al tavolo che scelgo di solito. Dinanzi a me una coppia [...] dall'aria strana e istintivamente antipatica: erano lesbiche. Irritato dal fatto che due probabili candidate al fuoco, salvo possibile conversione, fossero anche solo per caso vicino a me, con una scusa chiesi alla cameriera di cambiare posto [...] in modo che non potessi vederle ne sentirle".

- « Ma và da via i ciapp, balabiott d'un balabiott: va a ca tua, e...restallah !»


Io, secondo me...10.04.2009

lunedì 6 aprile 2009

Il silenzio degli incoscienti

Si vantano pure, metabolismo di scarto del genere umano, le camole di Hamas:

- «Sta in una buca profonda, e non gli facciamo neppure vedere la luce del sole!»

Gilad Shalit, dal lontano 25 Giugno 2006, è così imprigionato, torturato e umiliato, da una massa di trogloditi, che più non ce n'è.
Sono ormai alla stregua d'animali, addestrati al cannibalismo "Urbi et Orbi", ovvero alla città e al mondo, avendo fagocitato i fratelli di Al Fatah e macellando ogni carne appresso, cani orami al guinzaglio d'altri interessi, da cui ricevono osso e rosicchiano polpa: con Hezbollah, fanno gemelli, tra cui spunta la testa dei bombardoni iraniani.
Se questi gli attributi, immaginiamoli alla catena dei "mètre a penser" di Teheran, da cui ricevono abbondanza di ferraglia da guerra.

- «E manco gli facciamo vedere i genitori o lasciamo che lo visitino quelli della croce rossa o di qualsivoglia organizzazione umanitaria: questa è casa nostra, e comandiamo noi e se non siete d'accordo, guardate l'uccellino dalla canna e sorridete».

Bauscia.
Bulli da quattro soldi, che quando si trovano a dover venire alle mani con quelli spallati si nascondono dietro a donne e bambini o in buche più profonde di quelle dove lasciano a macerare e marcire il povero e sfortunato Gilad Shalit.

Straccioni e zotici, che quando gli hanno lasciato un pezzo di terra subito c'hanno spianato la semina per far posto alle polveri dei missili, martellando per anni un paese, Sderot, dove non c'era da colpire che civili inermi e impossibilitati a difendersi, per poi frignare come poppanti quando c'è stata la reazione di chi, con "campanelle" piene, non ce l'ha fatta più ad offrire l'altra guancia, che pure Gesù Cristo c'avrebbe fatto partire un colpo, una volta che una gota e poi l'altra, a furia di prendere schiaffoni, si gonfiava a palla.
Ignoranti bipedi su vibratili ciglia ameboidi!

Ma, oltre ad essere "Sburòn", sboroni, come indicano i romagnoli per i burini, zotici ed esibizionisti, prendono pure per i fondelli;
Di pochi mesi fa, le immagini crude; leggo:
"[...] in Italia non sono state mandate in onda da nessuno dei canali nazionali: ad aprire il corteo, una gabbia dove, all'interno, era stato sistemato un manichino con la divisa dell'esercito israeliano; al posto del viso, un primo piano del volto di Gilad Shalit".
Bestie!
I loro detenuti in Israele ricevono visite mediche, hanno avvocati, televisione nelle celle, libertà di pregare e muoversi all'interno della struttura, e questi buoi sono ad irridere ogni forma d'umana pietà, usandola come carta igienica!
E invocare Guantanamo, per dar a costoro una parvenza di comune disumanità e alibi, è come pareggiare la sberla con un colpo di maglio.
La croce rossa dovrebbe chiamarsi gambero rosso, che di passi per Gilad non ne ha fatti alcuno, così il menefreghismo di Amnesty International a riguardo è diventato proverbiale, come le varie organizzazioni che si dicono "umanitarie" ma, di fatto, "Forti con i deboli e deboli con i forti";
cosa volete: Israele non ti spara o ti mette la bomba sotto le chiappe, mentre Hamas, Hezbollah o Al Qaeda si, e questi sono anime belle, nate dai lombi e con i cromosomi di Don Abbondio.
"Mille e non più mille" ammonivano, nei secoli bui, i nostri avi, tremanti nell'essere a cavallo del termine secondo cui, per interpretazione evangelica, si diceva l'avvento dell'Apocalisse, della fine del mondo.
Io non voglio questo, ma vorrei vedere libero Gilad, e che il "Mille e non più mille" sia monito di un Occidente meno pavido e masochista, a porre un termine alla sudditanza con i quattro pirla di Hamas.

Ma da noi silenzio...il silenzio degli incoscienti;
Persino un verme, a paragone della nostra "intellighenzia", ha sfumatura di spina dorsale!

Io, secondo me...06.04.2009

mercoledì 1 aprile 2009

Talebanalismo

Forse è perché lavoro in banca che la parola "liquidi" mi suona rassicurante e, per associazione d'idee, mi vede ben predisposto verso questi.
La voce mi trova pronto, obbediente al messaggio subliminale e addomesticato a reagire al riflesso condizionato, come i cani di Ivan Pavlov che sbavavano al suono di un campanello, e gli veniva l'acquolina in bocca perché quel tintinnare precedeva l'elargizione della bistecchina.
Sarà la partita doppia o la stesura del bilancio, dove i "liquidi" sono esenziali e, come l'erba del giardino del vicino, si sperano e vedono sempre e più di colore verde, contrapposto al rosso del fallimento;
o forse, e più semplicemente, perché ancora non ho raggiunto lo stadio del massimo cretino, la cima dell'involuzione della dottrina del "Talebanalismo".
Ogni bilancio nell'economia del mondo, per costoro, si chiude immancabilmente nello "sprofondo rosso".
Sono la scala dell'evoluzione, ma percorsa dalla cima al fondo, il ritorno a passo sostenuto allo stadio di ameba.

- «Quei liquidi portati dagli americani rendono sterili; anzi, portano pure al contagio: ti becchi anche l'Aids».

Nella valle dello Swat, nel nord del Pakistan, questo ritornello risuona e centrifuga i cervelli, come una lavatrice con le lenzuola.
C'hanno paura che i bimbi nascano a stelle e strisce, variegati tra il bianco, il blu e il rosso.
Al bando, il vaccino antipolio, che "[...] è strumento degli sporchi imperialisti...rende infecondi" e non permette di portare la popolazione musulmana a raggiungere quei milioni di baionette, che serviranno ad infilzare le chiappe degli infedeli.
Questa fesseria non è relegata a quel buco fetido e covo di serpi;
fosse così, ci si adatterebbe, ma di contagio, più che della polio, è da temere quello dell'ignoranza e del fanatismo, perché altre teste vuote sono ad aggiungere questo detersivo, per lavaggio di "capi" delicati.
Come i loro corpi cavernosi, questi cavernicoli del sapere sono a far eco, usando le orecchie come passaggio per correnti d'aria.

Come sempre poi, c'è la gara a chi riesce di più a gabbare il santo, a fabbricare la fettuccia elastica per rendere meno rigida la pancera che il buon Allah e il suo profeta avevano confezionato, in tempi dove l'unica scienza e conoscenza era quella dei tarocchi, degli oroscopi e del sistema spannometrico.

- «Cura il tuo corpo, oltre che lo spirito», è la sintesi del buon Dio.

E già: la fa bella lui, che ai suoi tempi, come si dice da noi, in Brianza: "A chi tuca taca", a chi toccava, toccava;
di virus e immunizzazioni niente si sapeva e la sopravvivenza era legata alla "legge del salmone": monta e semina che, tra tante uova, qualcuno se ne schiudeva e la continuità era garantita.
A dimostrare che tutto il mondo è paese, al grido di "Passata la festa, gabbato lu santo", ogni fanatico trova sempre modo di imbrogliare pure la divinità, quando non vuole che siano i comandamenti a modellarlo, ma lui quelli.
Siamo al mercato della fatwa.
Allah è il Corano, si è "incartato", è diventato carta e, come un pacco, così confezionato te lo tieni;
la Sunna - ovvero gli hadit, detti e fatti del profeta Maometto - è valore aggiunto;
la Shari'a, come Tex Willer, afferma: "Io sono la legge" !
Peccato che il "pacco" non riesce a contenere tutto quanto di nuovo sopravviene ma, non potendolo aprire, attorno si mettono tanti altri pacchettini, come i regali sotto l'albero di Natale, fino a che ci vuole qualcuno che poi riesca a mettere ordine nel mucchio, e qui...casca l'asino, che ognuno raglia a modo suo.

- «Vaccinare i bambini è peccato; è contro la religione prendere medicinali per prevenire una malattia che deve ancora manifestarsi», dice Muslim Khan, in nome del "governo" talebano dell'infelice valle di Swat.
Lui e i suoi fanno i bauscia, da quando hanno avuto tacitamente in cambio quello spicchio di terra dal governo agonizzante d'Islamabad, dove fare i propri...porci comodi, a patto di non rompere più i gemelli con altri attentati terroristici.
Ecco che condannano a morte migliaia di bambini, dopo aver scacciato le varie organizzazioni umanitarie, gli operatori sanitari, chiuso le scuole femminili, allontanato le maestre, imposto il divieto totale al genere femminile di lavorare, uscire al sole senza il tendone addosso - il Burqa - uscire da sole e perfino avere una carta d'identità;
in fin dei conti cosa conta la carta, senza identità?
Dalla macchinetta del distributore automatico, ecco uscire la loro fatwa.
Altri, con altri spiccioli, ecco selezionarne un altro: in Afghanistan il presidente Hamid Karzai si presta a testimone per la campagna nazionale contro la poliomelite: si alla vita;
Altri "illuminati", altri sapienti o saccenti hanno detto che no, non è peccato preservare la vita.

Mutande elastiche, indossate per fasciare ogni tipo di forma e calzare su ogni modello.

Al basso, si agitano solo dei protozoi, in una pozza marcescente: i talebani, con il loro talebanalismo.
Dio ci scampi da tanta putredine: una cancrena che, dove attecchisce, fa marcire e decomporre ogni frutto.


Io, secondo me...01.04.2009