venerdì 25 novembre 2011

mercoledì 23 novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

giovedì 17 novembre 2011

mercoledì 16 novembre 2011

Snafu




La ricerca è spasmodica, che la stagione lo richiede;
non per catene da neve, ma mutande di ghisa.

ASAP.

Mario Monti, ne vorrebbe un paio, ben rinforzate, per affrontare quel che lo aspetta, per non fare la fine del predecessore che, per non offrire il fianco al nemico, aveva trascurato quel lato in ombra, che brucia di più quando colpito: il retro.
Ora che la presa è riuscita e il parafulmine Berlusconi è stato rimosso, ma la tempesta non accenna a diminuire, bisogna “precipitevolissimevomente” sostituirlo, a che un altro si prenda le immancabili saette in arrivo, per conto terzi.

ASAP.

Il capro espiatorio non ha mai da mancare: il catalizzatore delle colpe dell’umanità deve essere sempre, come il catino dell’acqua per Pilato.
Se è vero che ognuno ha la sua croce, non è detto che si debba finirci sopra quando, all’occasione, si riesce a scambiare la chiodatura di Gesù con quella di portantino, alla Simone di Cirene.

ASAP... As Soon As Possible, il prima possibile.

Il Mario non è del tutto scemo: vuole, nell’armata Brancaleone, anche dei politici.
Il giorno in cui ci fosse da tirare di conto, quando non basterà offrire alla “culona” e al bauscia di Francia l’immaginetta con il “santino MarioMonti” per garanzia, al lancio di pomodori e uova il nostro eroe - prima bocconiano poi boccaccesco - vorrebbe offrire al tiro anche altre facce, di bronzo e di tolla, su cui spiaccicare tanta abbondanza;
e teste, quando, al grido di «Maestà, il popolo ha fame e manca il pane», ancora ci sarà chi risponderà «Dategli delle brioches!»

SNAFU.

Al Marietto, giusto per convincerlo a levare le castagne dal fuoco, camminando a piedi nudi, sui carboni ardenti, l’hanno unto con balsamo ed unguento lenitivo;
una bella carica di Senatore a vita, e palate di palanche: venticinquemila “eurini” al mese.
Ci scappa già il primo paio di mutandoni rinforzati;
male che andrà, camperà lo stesso - lui - grazie a quell’aggiunta: “a vita”.

SNAFU.

Sangue, sudore, lacrime, pane e merda al popolo bue.
Pagnotte e companatico alla casta, che mai dovrà tirare cinghia, avendo il giro-vita a fisarmonica, onde adeguare contenitore di panza alla crescita.

SNAFU.

“Ogni mattina una gazzella si sveglia: sa che deve correre più in fretta del leone o sarà uccisa;
ogni mattina un leone si sveglia: sa che deve correre più della gazzella, o morire di fame;
non importa se tu sei il leone o la gazzella: corri!”.

Nell’Europa, dove l’aggiunta del termine ”Unita” indica solo l’ammucchiata, la parte del leone la fanno i banchieri:
il resto, sono gazzelle...siamo noi.
Pochi leoni, - e i loro sciacalli: Moody's, Standard & Poor's e Fitch - che il branco delle loro prede, per numero, potrebbe caricarli e calpestarli con facilità.
Ma sono a spostarsi litigando tra loro, troppo presi a mordersi deretano, groppone e collo per accorgersi che i più esterni stanno cadendo e presto saranno loro ad essere esposti.
Bastano pochi e spelacchiati leoni a fare strage - tra i litiganti, godono - che a spingere tra le fauci la polpa sono proprio quelli che la pelle se la dovrebbero salvare, lavorando di concerto e sulla forza del numero.
Cadono Irlanda e Grecia, traballano Spagna e Portogallo, in affanno pure la Francia, mentre i crucchi cantano, avendo - per ora - i garretti ancora buoni: saranno solo gli ultimi a stramazzare, quando soli a correre.
“Grandeur” e “Über Alles”, sono a vantare, anzi, pretendere, titolo di “Boss del quartierino”.
Ognuno, ad ammollare i propri calli.
Tra poco saranno a comandare...guardiani e reggitori di camposanto.

SNAFU.

“Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale.
Vengo anch'io. No, tu no.
Per vedere come stanno le bestie feroci
e gridare aiuto, aiuto è scappato il leone,
e vedere di nascosto l'effetto che fa.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no”!

I leoni puntano l’Italia.
Le sale con i nostri (sic!) rappresentanti sono un caravanserraglio, uno stipo di bestie all’ingrasso, più attente alla greppia e al trogolo pieno che al resto della stalla, dove invece vacche magre.
Ruttano per l’ingordigia, a rasentare l’indigestione, mentre dal basso arriva il gorgoglio di stomaci in sofferenza.
“Culona” e “Bauscia” si sono guardati complici, con quel sorriso cretino, quando chiesto di noi.
La “Razza eletta” non considera il bestiame, che deve solo sfornar loro ovetto di giornata, latte da mungere e lana di stagione.
Non concertano, ma fanno duetto: nella disgrazia, quando le formiche cercano di salvare la comunità, sono a fare i grilli canterini.

“Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore.
Vengo anch'io. No, tu no.
Dove ognuno, sì, e' già pronto a tagliarti una mano
un bel mondo sol con l'odio ma senza l'amore
e vedere di nascosto l'effetto che fa.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no”!

SNAFU.

Cadono Irlanda e Grecia, traballano Spagna e Portogallo, in affanno pure la Francia.
Le zanne ora sono negli stinchi dell’Italia.
I banchieri hanno voluto l’Europa.
“Unita”, perché fosse più facile raccogliere per la macellazione.
Per i tacchini poi, arriva il “Tanksgiving Day”, il “Giorno del Ringraziamento”.
Nel momento della spolpa e del ciucciare le ossa, il “Banchierleone” ruggisce.
Educato, ringrazia.
Ringrazia i polli che, nell’attesa del piatto, sempre più sono a credersi e fare i galli, nella gabbia.

“Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale.
Vengo anch'io. No, tu no.
Per vedere se la gente poi piange davvero
e capire che per tutti è una cosa normale
e vedere di nascosto l'effetto che fa.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no”!

SNAFU...Situation Normal, All Fucked Up.

Nulla di nuovo, tutto a puttane!


Io, secondo me...16.11.2011

lunedì 14 novembre 2011

martedì 8 novembre 2011

lunedì 7 novembre 2011

PDi di marzo


Imodium di dire





Vivono di quei momenti.
In quello, ci navigano, come un surfista sulle onde.

Ronzano come quei mosconi cangianti, quelli che fanno contorni elaborati su cumuli tremolanti e fumanti di colore terreo e alito fetido.
Come quelli, cercano con ostinazione quel burroso escremento, contenti solo quando ci si possono infilare a capofitto e poi spanderlo, benedicenti.

Sono i segugi degli alati brusenti, quelli che si piccano di sentire puzza di bruciato quando ancora altri sono lungi dall’afferrarla e ti assediano, nel tentativo di aggiungerti all’allegra brigate;
ti tampinano, ti sfiancano, ti svuotano, ti prosciugano massacrando i maroni o scassando i cabbasisi, come direbbe un rappresentante d’eccellenza della specie: il Camilleri, l’Andrea.

Ripetono all’infinito gli stessi concetti, senza inflessioni, senza varianti, senza creatività o tentando di addolcire tanta crudezza e rozza sgrossatura, a falcetto e martello.
La cultura della goccia, che alfine ti buca persino la roccia più dura.
La razza è dei devastatori, dei demolitori, del provocare macerie, basta che sotto ci restino quelli che hanno demonizzato, indifferenti al fatto che, per ottenere tanto, la conta dei morti sia in terra grassa.
Sono come quei parassiti infestanti, che continuano a moltiplicare e crescere esponenzialmente la tanta carica batterica, sino ad ammazzare il corpo che li ospita e loro con quello.
Gliel’hanno scritto nei cromosomi, è insito, il caricare a testa bassa, al grido di:

«Io a quello lo sfascio!».

La barca c’ha dei buchi e uno c’infila le dita per tapparli, sperando che gli altri gli diano una mano, a galleggiare: ma quelli, nisba!
Giù mazzolate sul groppone, perché gli sta sulle palle e lo vogliono mazzolare, ora che non ha modo di rivolgere loro le unghie, troppo occupato a tenere timone, rotta ed emersione.

Sono talpe, che vedono lo scavo pochi centimetri di là dal loro naso e dalle poche diottrie: inutile credere e sperare siano mai in grado di una visione oltre.

Come un formicaio, un termitaio o un alveare, sono specializzati nel fare una cosa sola: curare le uova, o fare a botte, lo stallone per la regina o buchi nella terra e nel legno.
Tanti, nell’acqua.
Vallo a dire, a quello addetto al trapano, che non sta bene bucare verso il basso, quando sei su una zattera;
o a quello addestrato a menare le mani, che la baracca brucia, mentre fai a cazzotti.
Lasciando stare chi del prossimo se ne fotte, prendendo pure per i fondelli!

Per il bene del paese, ovviamente.

Sono pericolosi, perché sono presuntuosi, prepotenti, invadenti, sgomitano ed offendono.
Parlano di democrazia, quando lo zuccherino è loro;
regime, quando la conta dei voti gli è contro.

Ma qui, rasentano l’assurdo, invocando cambio di regole e gioco, giustificando e approvando come lecito ogni mezzo per sovvertire quanto non li ha appagati per vanità, quando lo specchio delle urne non ha riflesso Narciso.
Sono minoranza, ma di qualità, in confronto al "popollame" bue, con abbondanza di sola quantità.
Sono la crema, figli del Palmiro, conosciuto non per nulla come “Il Migliore”;
i più intelligenti, quelli che leggono libri e giornali, che si addormentano leggendo Kant... Emmanuel, il filosofo, non Eva, la donna di Diabolik.
Mica con il paginone centrale con la gnocca biotta, di Playboy!
La massa che gli ha rotto il giocattolo, la “gioiosa macchina da guerra”, andrebbe “rieducata”;
bastonata e purgata, ma con misura: tante pecore danno comunque buona lana e polli ottime uova.
Non è una scheda che li fa sentire “eletti”, ma l’”unto del Soviet”, di cui si sentono cresimati e figli prediletti.

eredi di una dottrina che nel mondo ha fatto vagonate, milioni e milioni di morti, dove chi c’era sotto doveva tenere coda e orecchie abbassate e lingua a posto, pena la cancellazione fisica;
eccoli a ragliare senza freno, volendo far credere di vivere sotto il tallone di quel che è stato più storia di loro derivato e deriva.

Un Pol Pot, un Mao, uno Stalin, ma pure un Mussolini o un Hitler, avessero latrato come oggi, li avrebbero trasformati in fertilizzante.
Questi invece insultano, offendono, umiliano, “pomponeggiano” e pontificano indisturbati, incancreniti, cisti, radicati nel tessuto che vorrebbero invece far credere li voglia fagocitare.
Non sono abituati a confrontarsi con gli anticorpi, a credere mai esistere un organismo che li può rifiutare, combattere, isolare, contenere.

Ignoranti o falsi, Giuda e bugiardi, mistificatori e illusionisti, sono a predicare persino l’assurdo, facendosi poi credere madonnine infilzate.

«Ai miei tempi, sotto il fascismo, si era molto più liberi d’oggi» tuona il Camilleri.

Certo: se le cose le pensavi senza dirle, da che parti stavi e con che velocità riuscivi a rivoltare la camicia, quando l’aria cambiava.

L’Italia berlusconiana sarebbe “illiberale”, secondo l’Andrea.
Nostalgia di gioventù, Andreino, dove si stava meglio quando si stava peggio?

L’età e il tremolio gliela fatta fare fuori del vasino, ritenendo non solo che il paese sia razzista ma:

«Rispetto alle leggi razziali fasciste molto è addirittura mutato in peggio, nell’atteggiamento degli italiani.»

Una provocazione...un modo di dire?

No: un...Imodium di dire;
per incontinenti: gioventù del Littorio.


Io, secondo me...07.11.2011

venerdì 4 novembre 2011

mercoledì 2 novembre 2011