giovedì 27 settembre 2012

Chi sogna nuovi gerani


Chi sogna nuovi gerani… forse Pepito Sbazzeguti?

No, ho trovato: tutta colpa “dell intruso salassa”!

Gli piaceva un mondo, al Giovannino, il giocare d’anagramma.

“Chi sogna nuovi gerani” era quello del nome suo.

Giovannino Guareschi… un mito, modesto nel presentare l’opera sua (sosteneva di non usare più di 200 parole, nella stesura dei capitoli di Peppone e don Camillo), ma un gigante nel cuore dei lettori suoi.

La gente lo amava perché era dei loro, mentre la ruvidezza e l’essere diretto, come il pugno del pugile, lo faceva odiare da altri, che avevano altarini e scheletri da nascondere nell’armadio e che lui portava alla luce.

Memorabile il Peppone-don Camillo, sintesi della lotta tra il diavolo e l’Acquasanta: il comunista e il prete.

Ma quello era un Peppone-Stalin all’acqua di rose, capace ancora di tenere un’anima e un cuore, sotto il corpaccione da torello.

Convinto veramente della lotta sua e non aderente per convenienza, per vicinanza di greppia, da cui riempirsi “panzatrippa” e portafoglio, in stile Lusi-Belsito-Fiorito dei giorni nostri, tanto per capirsi.

Stupenda la scena della vincita milionaria al totocalcio, di tal Pepito Sbazzeguti.

Tutto il paese s’interrogava su chi fosse costui, che nessuno l’aveva mai sentito nominare.

Poi, don Camillo sgama Peppone, rivelando la vera identità dell'introvabile vincitore di dieci milioni al totocalcio: è l’anagramma suo, del comunista di ferro Giuseppe Bottazzi!

«Avete visto, Signore, che effetto fanno i soldi ai comunisti?» commenta sprezzante il nervosismo di Peppone, dopo che questi ha ritirato i soldi della vincita al totocalcio.

E qui casca l’asino.

«Gesù: Eh, è facile disprezzare il denaro quando uno è prete! Ti vorrei vedere se avessi una moglie e sei figli!»

Ricorda quella barzelletta del comizio, dove l’oratore prometteva di togliere ai ricchi per dare ai poveri.

«Compagni: con noi al potere, toglieremo le case a chi le ha per darle al voi!»

Osanna dalla folla di poveracci.

«Compagni: con noi al potere, toglieremo le automobili a chi le ha per darle al voi!»

Standing ovation.

«Compagni: con noi al potere, toglieremo le biciclette a chi le ha per darle al voi!»

Silenzio di tomba… poi, un urlo:

«E no, un momento… io la bicicletta ce l'ho!»

Della serie: è facile fare i froci col culo degli altri, ma non quando è il tuo, a rimetterci.

I famosi espropri proletari, che non sono altro che la rapina della cicala alla dispensa della formica (“espropri proletari”, “okkupazione”), dopo che questa c’ha messo sangue, sudore e lacrime per riempirla, mentre l’altra cazzeggiava.

Guareschi sempre lottò contro quell’ideologia, che riempiva cimiteri, non pance.

Nelle elezioni politiche del 1948 s'impegnò moltissimo affinché fosse sconfitto il Fronte Democratico Popolare (alleanza PCI-PSI).

Indimenticabili i suoi slogan.

"Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no";

il manifesto: lo scheletro di un soldato dietro i reticolati russi.

L’accusa:«Centomila prigionieri italiani non sono tornati dalla Russia. Mamma, votagli contro anche per me!»

Povero Giovannino, quanti sputi e insulti ebbe da quella marmaglia!

Come oggi, se non sei allineato al carro dei loro “nipotini”.

Sei sputtanato, reietto, umiliato e, come arma, usano gli amici nei tribunali, quelle toghe che ormai, senza pudore, ammettono che «Un magistrato deve essere imparziale, ma sa da che parte stare. Io confesso di non sentirmi del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano!»

Quindi, combattente e di parte... e "sopra le parti" un paio di ciuffoli!

Da“Interpreti della legge” a “Inventori di legge”, "pro domo" famiglia loro.

Toghe nere in cuori rossi, talmente forti da confessare partigianeria… senza…arrossire!

“dell intruso salassa”, come Giovannino, ha sempre osteggiato costoro e chi ne foraggia ideologia.

Alessandro Sallusti… “dell intruso salassa”.

Guareschi provò patimenti e privazioni, nei campi di prigionia tedeschi di Częstochowa e Benjaminovo in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel, assieme ad altri soldati italiani.

Tornato a casa, proseguì la lotta contro ladri e corrotti della politica, in maniera eguale, da destra a sinistra, scrivendo sul mitico “Bertoldo” e poi sul“Candido”.

Poi, come Sallusti, scivolò su una buccia di banana: toccò il nervo scoperto di qualcuno troppo in alto; prima il processo Einaudi, poi De Gasperi.

Come a mettere le mani addosso al Papa, solo che quelli non erano disposti a offrire l’altra guancia!

Einaudi, sulle etichette del vino di sua produzione, permetteva che fosse messa in evidenza la sua carica pubblica di "senatore".

Una vignetta denunciava questo giochetto e " Guareschi - che NON ERA L'AUTORE MATERIALE DEL DISEGNO, fu comunque condannato con la condizionale, a otto mesi di carcere, in quanto direttore responsabile del periodico (!).

Questo, sommato al dopo, creò il precedente, che lo portò in galera.

Nel 1954 Guareschi fu condannato per diffamazione su denuncia dell'ex presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Guareschi era venuto in possesso di due lettere autografe del politico trentino, risalenti al 1944.

In una di esse il futuro presidente del Consiglio, che all'epoca viveva a Roma, avrebbe chiesto agli Alleati anglo-americani di bombardare la periferia della città allo scopo di demoralizzare i collaborazionisti dei tedeschi.

L'avvocato difensore chiese ai giudici di sottoporre le lettere a perizia, ma il Collegio giudicante respinse l'istanza motivandola così: “ le richieste perizie chimiche e grafiche si appalesano del tutto inutili, essendo la causa sufficientemente istruita ai fini del decidere”.

Le uniche prove accettate furono le parole di De Gasperi, che aveva sporto personalmente querela, il quale dichiarò che le lettere erano assolutamente false.

La bilancia della giustizia già allora lavorava con pesi drogati.

Un magistrato deve essere imparziale, ma sa da che parte stare…

Guareschi fu condannato in primo grado a dodici mesi di carcere. Non presentò ricorso in appello poiché ritenne di avere subito un'ingiustizia:

E si cuccò tutta la pena.

Alex… “dell intruso salassa”… rischia la fregatura.

… UN MAGISTRATO SA DA CHE PARTE STARE…ne sono convinto: IO, SECONDO ME.


Io, secondo me... 27.09.2012

chi TOGA muore !


mercoledì 26 settembre 2012

Duralex SEX lex

 

«Signora, si spogli!»


La “Carabiniera” infila il guanto di lattice.
 

«Non penserete che nasconda documenti segreti nelle mutande?» prova a sdrammatizzare l’Anna Maria.

La “militaressa”, senza capire la sottile ironia, si sgranchisce e fa scroccare le dita, fasciate dal lattiginoso guanto. Chiude il pugno lasciando sull’attenti il solo dito medio.

«Chiavette USB, microschede e memorie elettroniche oggi sono talmente piccole che si possono infilare dappertutto» ribatte l’”ispettrice”.

L’Anna Maria Greco forse avrà pensato anche al CD, indovinando dove la tipa si sarebbe spinta nella ricerca, avendo bene a mente la forma del supporto e la naturale scanalatura, dove potrebbe essere ospitato!
 

“Dura lex, sed lex”: la legge è dura, ma è la legge.
 

Questo, in sintesi, il succo del discorso che le fecero i “Rambo” in divisa (una donna e quattro uomini!), dopo essersi presentati, poco prima della nove di mattina, in quel di febbraio, nell’anno del Signore 2011.

Tutte le portinaie e le pettegole del vicinato (migliori delle spie del KGB!) saranno ancora oggi a raccontarsi di quella muscolare prova di forza bruta e a malignare che, per tanto casino, qualchhe scheletro nell’armadio l’Anna lo doveva avere.

«Te l’avevo detto che  nascondeva qualcosa: quello sguardo fuggente, sempre di fretta, con cartellette e borse piene di documenti… sicuramente compromettenti! E poi... lavora al Giornale, quel fogliaccio destroide, dove lavora quel tipo pelato con la zucca da Duce… l’Alessandro Sallusti, ecco!»

Senza saperlo, le betoniche, esperte nel farsi i cazzi degli altri, almeno in questo avevano fatto centro.

L’Anna era dalla parte sbagliata della barricata, quella avversa ai rossi… e alla rossa: l’Ilda Boccassini, una toga che contava, nel palazzone di Giustizia di Milano.

Il Giornale, aveva riportato una notiziola succulenta, su quella che sentenziava sui costumi - o dei non costumi - del Berlusca, il satiro depravato, affetto da priapismo e sempre a caccia delle “patatine”.

La moralizzatrice, il Savonarola meneghino, fu pescata con la veste alzata, mentre giocava al dottore con un giornalista di sinistra.

Mica un pettegolezzo campato in aria, ma riportato in atti giudiziari: un processo, dove l’Ilda doveva spiegare cosa ci faceva in luogo pubblico con la toga ad altezza ombelico e un maschietto a occupare lo spazio lasciato - momentaneamente - libero.

Ora, se le notizie più goderecce e "porcellose" sono proprio quelli come lei, a tollerare che escano dalle muffe mura, per ingrossare le ventole che poi ne spandono merda al mondo, contro quelli che gli stanno antipatici o lo sono per “amici di merende”, passi.

Ma non sia mai il contrario!

Occorreva un atto di terrore, onde scoprire la “gola profonda”, che aveva rivelato quanto anche gli inquisitori erano votati all’orgasmo del “Dura lex… SEX lex!”.

Sulle vergogne loro c’è un cartello con un teschio, come quello sulle linee elettrificate:

“Chi CI tocca muore!”.

A tanto, per fortuna, mancando la possibilità di infliggere la pena di morte, non possono arrivare, ma hanno talmente tanto potere e nessuno “sfogatoio”, che quando scoppiano fanno massacri.

Contro l’Anna Maria hanno sventagliato tutta la feròcia che può solo un nido di calabroni, quando è violato!

Truffatori, malversatori, ricattatori e spacciatori spesso non hanno pari trattamento.

Ben cinque armigeri - dicasi cinque - per irrompere in casa di una madre e moglie, alla buonora.

Un avvertimento… colpirne uno per educarne cento!

Vergogna, umiliazione, terrore… tanto bastava: uomo - o donna - avvisato…

 

Oggi tocca all’Alessandro prendersi una bella… lavata di capo!

 

Sallusti dimostra di non essere stato tra i cento educati e di tenere “Testa de coccio”.

Occorre provvedere e risvegliare la “Santa Inquisizione”.

Per farlo, sono tornati a pescare nella spazzatura, riportando a galla putride croste di formaggio dal fondo della  pattumiera.
Roba vecchia, frattaglie e avanzi da riutilizzare quando manca di meglio, da cucinare “Pro domo loro”.
 
Il nastro del film è riavvolto ancora più indietro nel tempo: febbraio 2007.

Alex Sallusti era allora Direttore di Libero, che pubblicò un corsivo anonimo, per cui un giudice (arieccoci!), si sentì diffamato e denunciò per tanto.

Che avesse torto o ragione, la cosa fu liquidata - come dovrebbe, per cazzate simili - con una pena pecuniaria, dove generalmente l’entità dovrebbe coprire ogni qualsivoglia danno fosse stato cagionato, quando provato il reato e la colpa.

Ebbene no… colpirne uno per educarne cento!

Botteghe e toghe oscure vorrebbero affondare il colpo e aggiungere pena detentiva: quattordici mesi di galera!

Non sarà forse confermata, ma il segno rimarrà, a futura memoria.

Per le strade intanto girano liberi criminali della peggior specie, perché nelle patrie galere non c’è più posto.

Di tutto e di più, ma hanno l’accortezza di non rompere gli zebedei agli “Intoccabili”.

Io, secondo me… così pensa il Bepp… Mister X!!
 

Io, secondo me... 26.09.2012

martedì 25 settembre 2012

Salsiccione e i Filistei


«Muoia Salsiccione con tuti i Filistei!»

Ai lati di “Fatman”, più che Batman, non stanno Jakhun e Beoz, le colonne che tenevano in piedi il Tempio di Salomone;
e neppure sono quelle del “Circolino”, dove i Filistei gozzovigliavano prendendo per i fondelli il povero Sansone della Bibbia: il culturista forzuto, vanto degli Israeliti, che se lo mandavano avanti quando c’era da menare le mani.
Sansone era ipertrofico: bicipiti, tricipiti, quadricipiti, pettorali, polpacci e caviglie erano grossi come nodosi ceppi di quercia. Menava le mani come pale da mulino e colpi pesanti come macine.
Forse fu per questo che Dalila, la moglie filistea del palestrato, dapprima lo adorò, pensando che, se tanto prometteva tanto… che notti, che corse alla cavallina!
Poi, si accorse che il colosso era come i Bronzi di Riace: l’unico muscolo che serviva a lei, era rimasto rachitico.
Incazzata come una biscia, gli tagliò… i capelli, da dove gli derivava la possanza: per uno strano fenomeno, Sansone, proprio da quelli traeva la forza mostruosa. Forse erano unti e grassi e rilasciavano anabolizzanti.
Fatto è, che pelato come una boccia da biliardo, divenne un budino, perse vigore, fu sopraffatto e incatenato a due colonne, nella trattoria, dove i suoi nemici andavano a riempirsi la pancia.
Ciucchi da far paura, non si accorsero che sul crapone dello sfigato il pelo ricresceva.
Tanto bastò per dargli la forza di buttar giù i pilastri e far diventare tutti spessi come carta velina.

«Muoia Sansone con tutti i Filistei!»

Memorabile!

Ritornando a noi.

A confronto, il nostro “Salsiccione”, Franco Fiorito, fa la figura de ‘na fetecchia, seppur ci sta, per polpa!

Il nostro “surrogato” c’ha i muscoli nella trippa: ‘na panza da far paura e salvagenti ai fianchi che, se li avesse avuti il comandante Edward John Smith, del Titanic, col cavolo che sarebbe affondato con il suo barcone!

«Me so magnato dodici bignè allo zabaione!»

Con tanti zuccheri nel sangue, scuote le colonne del tempio dei “Magna-Magna”.
Mica scemo del tutto (leggeva Topolino a tre anni, confessa la mammina sua), avuto incautamente le chiavi della dispensa, ci si è subito infilato.
Gongolando allegramente, dava il via all’abbuffata con un sonoro bramito di raccolta.

«‘nammo a maggnà!»

Due vassoi di fettuccine con i funghi porcini, quattro bistecche, ma al dolce rinuncia.

«Non posso…devo stare attentino alla glicemia!»

La morosa sua sospira e confessa, alla vicina di tavolo:

«Sì, vabbè: prima s’è vuotato una scatola con 24 Baci Perugina!»

Tra un ruttino e l’altro, canticchiava: “Così fan tutti!”.

Uomo “de panza” e di peso, 180 chili distribuiti a caso, neppure gli riuscì di stare in piedi sulla moto: da fermo, si ribaltò.

“Un pomeriggio, in garage, si mise a cavallo di una fiammante Harley Davidson. Non appena i quattro amici che lo tenevano mollarono la presa, non riuscì a ingranare la prima e, con un tonfo sordo, bestemmiando, cadde su un fianco”.
Brutta cosa il baricentro, quando naviga nella ciccia.

Da allora, fu soprannominato “Batman”.
Era meglio “Fatman”, giacché l’ingordigia l’ha fatto spumeggiare di lardo.

Donne… anzi, fighe e Champagne (e le ostriche per stuzzichino), stridono con le abitudini del resto del paese, che gli va bene se ancora riesce a mantenere ancora la gazzosa, con le seghe!
E questo, seppur volgare, è dire di popolo!

Salsiccione si permette pure di prendere per i fondelli il popol bue, mentre ciuccia l’ostricuccia sua:

«In Ciociaria, prima di me, conoscevano solo il tonno in scatola!»

Che barbari!

Luigi Lusi della Margherita… Francesco Belsito della Lega… ora Fatman.
Anche qui, come per il Titanic, abbiamo sbattuto solo contro la punta dell’iceberg!
Quanti altri intrallazzatori e fantasiosi delle armate Brancaleone sono in giro, a usare i soldi che gli italiani hanno avuto la malaugurata idea di lasciare nelle mani di costoro e dei loro capoccia?
Che, guarda caso, cadono dal pero: nessuno si accorge del proprio sottopancia, che improvvisamente naviga nell’oro, acquista SUV, terreni, case, tromba biondone come un riccio e, al “pesce azzurro”, preferisce caviale Beluga e Champagne Bollinger Grand Année  '88… mescolato, non agitato.

Tutto quanto è frutto di una truffa agli italiani, che avevano votato un referendum contro il finanziamento ai partiti, dopo che un altro letamaio simile era emerso.
Hanno allora inventato i “rimborsi elettorali”, dove comunque ciò che è ritornato non è piè di lista, quanto veramente speso, ma in eccesso.
I partiti hanno talmente tanta carne al fuoco da lardello - e non osso - ai loro “cani” più che capi partito e amici di merende!
Quel che assurdo è che l’oro di Creso continua a fluire anche ai morti: partiti non più in essere assicurano agli eredi redditizie entrate.

E pensare che qualche “professore” da strapazzo bolla indignazione e protesta popolare in merito, come “Populismo”, quale fosse mugugno d’ignoranti pezzenti.
I Lusi, i Belsito e i Fioroni sono stati fatti con lo stampino.
Sono dappertutto, anche se ora le varie strutture si stanno organizzando per creare cortine fumogene.
Siamo appestati, da questi parassiti.

Oltre a questo, sempre il “Sotuttoiovoisietescemi”, continua a insinuare che siamo noi, zotici, ad avere creato lo sconquasso, perché “vissuti sopra le proprie possibilità”.
Il becchino dal tono piatto si fa bello dell’opera di un altro, veramente meritorio: Mario Draghi.

Lui sì, che ha veramente agito con decisione e capacità, spuntando le armi degli speculatori.
Nessun “teorico delle scartoffie” avrebbe potuto salvare, dal dentro, il paese;

il pallino era nelle mani di speculatori internazionali, fuori dal controllo di campanile.
Ora, grazie ad un Drago, il pavone fa ruota e passerella, prendendosi meriti di altri.
In casa la miseria impera, grazie alla sua specialità di organizzare funerali invece che matrimoni.

Cazzo gli frega: tanto è Senatore a vita e c’è ancora chi vuole rinnovare la sua faccia, ripresentarela Mario… netta.
Il vecchio che avanza: tolto Matteo Renzi, il resto del gerontocomio si ripresenta.
Bersani, Casini, Fini, D’Alema, la Rosy Bindi, “Bambolone” Rutelli… mi pare di averli già visti.
Bersani non sapeva una beata fava di quel che faceva il suo amichetto, il Penati;
Bambolone, nulla di Lusi.

E hanno il coraggio di ripresentarsi: se non sono collusi, sono inetti e incapaci, e il vigilare certo non è il loro forte e questo crea i buchi nelle nostre tasche.

Un giudice arrivò a voler colpevolizzare comunque Berlusconi solo perché “Non poteva non sapere”.
Lo applicasse anche per i buoi della sua stalla, non si salverebbe nessuno!
Lusi, Belsito e Fioroni sono figli legittimi di questa stirpe di vecchiardi, sempre avidi di potere e palanche.

Presi l’uno per l’altro, tesorieri di tal fatta hanno professionalità nulla, per il mestiere.
Ma, lasciati pascolare, vengono buoni per prendersi le colpe, quando presi con le mani nel sacco, mentre i padri si nascondono dietro il pilatesco “Non sapevo”.

Meglio figura da scemo che con le manette ai polsi!

Salsiccione non ci sta, a fare la quaglia e di trascinare nella caduta i complici Filistei, cariatidi e mercanti del Suk.

«Muoia Salsiccione con tuti i Filistei!»

Dai gigante, pensaci tu: una bella scrollatina e forse le piattole stavolta si staccano!

Io, secondo me... 25.09.2012

giovedì 20 settembre 2012

mercoledì 19 settembre 2012

martedì 18 settembre 2012

martedì 11 settembre 2012