mercoledì 24 settembre 2008

Silvio Mussoloni

Chillo tiene 'a capa tosta;

"Non t'amo, o pio bove,
e truce un sentimento al cor m'infondi,
o che funereo come un monumento
tu guardi i campi...santi,
o che al giogo tuo vorresti inchinati e contenti
ed esorti, pungi e co 'l lento giro de' incazzosi occhi minacci.
Da la larga narice umida e nera fuma il tuo spirto.
Il mugghio nel cupo aer si perde;
E del grave occhio glauco, entro il fascio austero,
si rispecchia catena e manetta...
No, non t'amo, o pio bove ! "

Porca miseria, ho sbagliato: quello non conosce l'italiano e ancor meno il Carducci che, se lo nomini, ne cerca traccia tra le scartoffie della Santa Inquisizione, secondo la legge di San Tontino del Sasso, che per ognuno ha da bastonare, al grido di «Io a quello lo sfascio !»
Dovrei tradurre, farmi capire e declamare, secondo quello, di "dolce stil nuovo":
"Non d'amo, o bio bove,
e druce un sendimento al cor m'infondi,
o che funereo come un monumendo..."

Dovunque e comunque si muove, presenta solo bocche da fuoco, dialettica da scaricatore, arte petorica, cavernicolo grugnire, disciplina di campagnolo nel voler correggere e menare oche, asini e porcelli, vacche e altri, cornuti e zoccole;
Solo lui conosce i pascoli migliori, come i suoi polli, che reclama e richiama a far d'ova:
- «Bio...bio...bio...bio»
L'Italia, tutto il paese è estensione e visione di sua stalla e, molti di noi, solo concime organico per ingrassare le parti sue.
Non è nè...garne né besce, che la campagna lo reclama, ma è la Camera che lo ospita, anche se lo stile è da seghe e gazzosa, piuttosto che caviale e champagne.
No, proprio non lo posso soffrire, che è un botolo da rissa, un piantagrane da osteria, che se ti punta, carica all'impazzata, calpestando e buttando per aria ogni cosa davanti al testone basso.
Ottuso ma determinato.
Che oggi mira Berlusconi, ma la noce tra le orecchie reagisce allo sventolare d'ogni panno, che basta a farlo innervosire e menare fendenti.
Il paese è mangiatoia, la rabbia il suo cibo, il mettere contro, la dottrina, che si muove come in casa sua, in questa nostra Italia, Italia Dei Veleni.
Quando aveva la divisa nera, da Magistrato era nel suo brodo, ma era minestra da poveraccio:
randellava molto, purgava tanto, ma aveva il portafoglio delle vecchiette, quello con le monetine;
ora che ha quello a fisarmonica, gli manca il bastone per le teste, e la carota, e non da infilarti in bocca, il pigiare, l'accartocciare, piegare e spegnere il disgraziato di turno, come per il mozzicone di sigaretta.
Si è fatto strada sfasciando tutto, mandando in galera buoni e cattivi, usando il sistema del "La smetto di spremerti i coglioni se mi dai i nomi di altri", che il gioco de "Una ciliegia tira l'altra"è la tipica "Catena di sant'Antonio" del torturatore per eccellenza, dei sicari di Torquemada come della sbirraglia di Stalin.
Stiamo attenti alla verginità del Tontino Di Pietro, che con l'acqua sporca ha buttato anche il bambino;
è uomo di fatica, animale da tiro, non da pensiero: un giustiziere tra quello della notte e Tex Willer, dove la legge non sta dietro, ma si forma davanti alla benna della ruspa !
Silvio Berlusconi non è Silvio ( Benito ) Mussoloni e merita la galera quanto l'intera categoria imprenditoriale italiana, che pagava le mazzette ai politici puttanieri, regolate da tariffari scolpiti su targhette da bordello:
la "davano via" al grido di "Na lavada e na sugada la par nanca aduperada", una lavata e un'asciugata non sembra neanche adoperata !
La delega e la rappresentanza del popolo non era in mano ai padroni, ma a quelli ingrassati con il nostro lavoro quotidiano.
Gli italiani non sanno più come far capire a degli emeriti imbecilli quanto vogliono, in questi momenti difficili, armonia e cooperazione e non veder comari da ringhiera che si litigano, strappandosi i capelli.
C'hanno le sacche scrotali piene di prenderla nel retrobottega nel nome delle ideologie, quando manca il pane, si rischia la mensa dei poveri, si perde e non si ritrova il lavoro e il fetente di turno violenta, ruba e ammazza, quasi la nostra terra è una riserva di caccia.
Si cercano soluzioni, non saggi dotti e dottorali sui problemi: solo usciti dalla merda, ci domanderemo come ci siamo finiti, e per colpa di chi;
non abbiamo voglia di rimanerci, caro "Io a quello lo sfascio".

No, non t'amo, o pio bove", anzi... "Non d'amo, o bio bove" !


Io, secondo me...24.09.2008

Nessun commento:

Posta un commento