venerdì 10 luglio 2009

épandeur de merde

Con la bella stagione tanti campi vanno concimati perché - piaccia o no - dal fiore al frutto, tanto in natura nasce dalla merda, supremo ed economico riciclo del mondo;
da qui, l'uso di "spanditori": una volta carri di letame da dove, poveracci con il forcone, lanciavano il letame, prezioso unguento per della terra altrimenti sterile o avara.
Oggi il tutto è automatizzato, e lo "spargino", lo spruzzino è frutto di moti oleodinamici e nebulizzatori computerizzati, che studiano scientemente la miglior "performance", la giusta "location", frutto di una perfetta "governance" e di una lungimirante visione della "mission".
Insomma: anche a spandere liquame ci vuole una bella testa!
Certo che, andando a zonzo, non fa certo piacere sentire quel penetrante puzzo ma, se si pensa che è per il nostro bene, ben arrivata cacca!
Segno d'abbondanza e ricchezza è lo sguazzarci dentro: meglio se è Campobasso, che quel fumante Montenero risalta meglio ed ognuno si può riepir Bisaccia!
E benedetti sono quelli che pensano a noi, donando e privandosi pure della loro.
Benedetta sia anche la sacra terra molisana, la cui fertilità ha fatto sbocciare il miglior rappresentante di "épandeur de merde" che io abbia mai conosciuto: Tonino, il bell'Antonio Di Pietro.
Ecco l'innesto, l'ibrido tra il fustigatore di costumi e il cacciatore di streghe, il lubrificante naturale per ogni attrito sociale, la divina pianta del ricino, acciarino e stoppino per ogni rogo d'eretici, giudice e giuria d'ogni cosa, calice della verità e detentore del divino volere, con licenza decidere quel che è giusto e quel che no.
Ecco l'eletto, l'illuminato, la candela nel buio, la lampadina in un mondo di tenebra, anche se ancora c'è chi non s'è accorto che qualche filamento di quella sinapsi s'è fulminato.
- «Voi non gabide un gazzo, ma lasgiade fare a me, che c'azzecco. Altrimenti vi sfasgio!» che, tradotto in dolce stil novo significa che noi si è limitati nel comprendonio ma, siccome c'è lui che sa, tanto basta, e non dobbiamo insistere, altrimenti - ma per il nostro bene - ci tira un cazziatone.
Molti - spero - che mi leggono, a questo punto saranno meravigliati nello scoprire che so le lingue, sono poliglotta, ma mi sento, per onestà, di dire che no, non è farina del mio sacco: i geroglifici del dipietrese li decifro utilizzando la mia stele di Rosetta, il traduttore di Google!
C'ho dato in pasto la vulgata Pietrina e quello è partito, gorgogliando come una lavatrice, che prima carica l'acqua, la mescola e ci aggiunge sbiancanti, smacchianti e vari reagenti, per poi torcere, torchiare, spremere e centrifugare gli straccetti e infine, con un rutto liberatorio di scarico, segnala l'avvenuta digestione, aprendo la bocca da cui pende tanto di quanto mi pareva da principio oscuro, brutto e sporco.
Ecco il bucato, belle che pulito: basta stendere.
Beh, non è proprio così: il nostro Tonino c'ha la scorza del montanaro, la ruvidezza del campagnolo, l'arrampicata del trattore, il battistrada del cingolato, il motore di un Caterpillar, la dolcezza della carta vetrata, la carezza della lima da mazzo e la sensibilità di una grattugia.
Verso il prossimo c'ha l'istinto del toro quando in giro ci sono le vacche, ovvero l'arte del montone, che cavalca con prepotenza perché la natura l'ha predisposto così, che è volere della creazione e del Creatore.
Questione d'attrezzeria e di dote, che lui c'ha esuberanza di materiale da ferramenta, ed è già tanto che talvolta, in un barlume di tenerezza, ci avverte e prepara, con una domanda:
- «Ti ha detto niente la mamma?»
E zac! Prima che ti dai una pettinata, ti entra con un bel fallo...fallo da rigore, s'intende.
Come per il Bastian contrario, ce ne ha per tutti, che di buono c'è solo il suo, come pensa ogni buon Narciso con l'ego in perenne erezione.
Le tavole della legge gli sono state date da Dio, ma sicuramente sotto dettatura del Pietro, facendo tesoro di toninconsigli e dipietrinsuggerimenti.
Si sente come Mosè e gode nel pronosticare piaghe a tutti dopo aver volutamente aperto il vaso di Pandora per punire con mille tribolazioni chi non lo riconosce come inviato da Dio, tutti a mostrare terga, intenti ad adorare il vitello d'oro.
Non gli passa neppure per l'anticamera del cervello che noi non lo si capisce: Mosè almeno, cosciente di non avere la favella facile, si appoggiò a quella fluente di Aronne;
Tonio invece si sente re, come l'orbo in un mondo di ciechi, ossia tutti quelli che parlano l'italiano!
Lui spende e spande il suo verbo...ma lascia senza madre il pronome, il soggetto, l'articolo e il congiuntivo, ogni sostantivo, sorvola l'avverbio, la preposizione, spesso anche il moto a luogo ( si dimentica dove deve andare ) e finanche il predicato verbale, ad indicar che cosa sta facendo il soggetto dei suoi fulmini.
Non contento di violentare la lingua madre, ora s'infila pure in altro letto: quello d'Albione, con la bella inglesina.
Ussignur, bisogna ammettere: ha pagato per poterlo fare, con la complicità del marito di lei, che ha lasciato la sua bella ad altro stallone.
In groppa vuole starci lui, ed è normale cerchi di disarcionare il...Cavaliere.
- «In Idaglia non c'è demograzia ma diddadura e gorruzione: tutti fasgisdi! La sdamba è di regime. Berlusgoni è il Duge!»
Non contento di aver sputato come il Lama, l'animale andino famoso per citare spesso, il nostro épandeur de merde va in trasferta, a portare la sua saliva in giro per il mondo, comperando pagine di giornali stranieri per dar ingannevole impressione e sostenere imbroglio che, da meschino, è costretto ad elemosinare carta di rotolo altrui per pulirsi, che la sua è finita.
Come per quel di casa sua, anche l'uso dell'altrui lingua è in forma "maccheronica", insipida per mancanza di sale, che è quello indispensabile per la zucca, ma non dei tortelli fatti con la stessa.
Le urne - e alcune sono ancora calde - hanno sempre confermato il volere del popolo di mantenere delega a chi tira oggi la carretta, ma quel che un tempo aveva nel suo simbolo - quanta veggenza! - l'asinello, ora vorrebbe dar ad intendere che son proprio le sue orecchie lunghe ad aver sentito il vero messaggio degli dei, da far accettare più con il bastone che con la carota;
magari reso più penetrante, usando l'olio di ricino.
Non il messaggio, ma il nerbo.
Ogni muro, ogni foglio, ogni pertugio ed angolo della penisola risuonano dei ragli di un'opposizione che mai è stata ridotta in stalla e ha sempre pascolato scegliendo i propri pascoli.
Invettive, insulti, insinuazioni, sputtanamenti sono talmente inflazionati che proprio c'è prova che nessuno porta bavagli, ma l'épandeur de merde, si sa, ha codificato il programma già dal concepimento.
Uomini di tutto il mondo, io vi supplico: date al Tonino la carta di cui ha bisogno, che si deve pulire l'orifizio labiale, dopo tanto trabocco!
Un consiglio, Tony: vedi di passare anche da Teheran o da Pechino d parlare di "diddadura", ma non disdegnare pure un rinfresco di lingua nostra, che pure i tanti migranti che hanno fatto dei corsi ormai la sanno meglio di te.

E vedi d'annà a... 'naltro paese: e stacci!

Io, secondo me...10.07.2009

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