C'ha il classico sacco di patate rovesciato sulla testa, trattenuto e avvoltolato sulle tempie da quello che pare lo spago che chiudeva le valigie dei nostri nonni, che migravano;
barbetta caprina e baffi rivolti all'ingiù, a sciabola e, su un nasino pacioccone, degli occhialini a montatura leggera in forma rettangolare, dita che paiono macinato di porcellino infilato nel suo budello su panzotta a globo;
e due belle guanciotte, paffute e rubiconde, gemellate con quelle di seduta, con pomelli rossi, da alpino pieno di grappa e cotto al rosso dal calore di una vicina stufa.
Questo è Omar Bakri, sceicco originario della Siria, che ha istituito e dirige l'Islamic Religious Court a Londra ed è a capo dell'organizzazione islamica Al-Muhajiroun. Tiene lezioni e conferenze in Inghilterra e nel mondo.
Beh, "lezioni" è un termine un poco edulcorato, che le parole usate sono l'equivalente del bastone con cui il mandriano allinea e guida delle vacche, talvolta riottose, ma sempre ottuse.
Spero che, a questo punto del mio esporre, a nessuno scappi un sorrisino, che i cornuti al pascolo siamo noi...almeno secondo la stirpe sOmar !
- «[...] nel mio metodo d’educazione sono contrario all'idea d’integrazione. Non crediamo che sia consentito integrarsi nelle società in cui viviamo. Non sono un sostenitore dell'isolamento dalla società e non sono un sostenitore dell'integrazione in essa. Sono un sostenitore di cambiare la società per mezzo della mia religione, non per essere cambiato da essa».
Capito l'antifona ?
Le mele non con le pere, ma neppure la macedonia: il pelo superfluo si taglia con la scimitarra, a lasciar crescere solo per mezzo della selezione della specie...di Omar Bakri.
Ergo: «L'Islam trasformerà l'Occidente», parola di sceicco.
- «[...] un regime islamico per invasione esterna o culturale. Se Allah vuole, trasformeremo l'Occidente in Dar Al-Islam [ sotto la regola islamica ] per mezzo di un'invasione dall'esterno. Se uno Stato islamico cresce e invade l'Occidente noi saremo il suo esercito e i suoi soldati dall'interno. Altrimenti cambieremo l'Occidente attraverso un'invasione ideologica da qui, senza guerra e uccisioni».
Vuoi con il bastone, vuoi con la carota, sempre lì ce li vogliono infilare.
- «[...] noi predicheremo ed accetteranno l'Islam, o [...] il futuro regime islamico imporrà regole islamico-religiose».
Ciumbia: una vera democrazia, fatta e sputata...di più sputata!
- «[...] Allah ha detto: Non obbedite agli infedeli e agli ipocriti»...
o, poverino: e che, quando ha impiantato la catena di montaggio e ha cominciato a sfornare gli uomini, l'infedele e l'ipocrita gli è scappato...eh, non ci sono più gli dei di una volta !
- «Porca miseria !» avrà pensato: « e mo, che faccio ? Idea: creo l'homo sOmar islamicus, gli infondo riflesso condizionato, l'imprinting dell'oca e lo mando a fare il servizio scopa».
Ecco il risultato:
- «[...] l'Islam è una religione della legge della natura. Quando un uomo incontra problemi egli utilizza la legge della natura».
Giusto.
Ingoiato il rospo, lo dobbiamo digerire ma, alla fine, utilizzando le leggi della natura, eliminare, in "forma defecatio": brutta fine, per il batrace sOmar !
Seguono amenità del tipo "non mischiamo i sessi" e "tagliamo la mano ai ladri" fino alla consacrazione, che "il movimento talebano e Osama bin Laden come il gruppo che sarà salvato il Giorno del Giudizio";
cazzate di contorno, come le patatine attorno alla braciola.
- «[...] noi brandiremo le armi contro chiunque ci combatterà !»
Ma che minchia dice, sto scimunito: non ci frega nulla di lui e del suo caravanserraglio culturale e mentale;
basta che, in casa d'altri, tenga le mani e la lingua a posto, sennò, smammare: fuori dai coglioni...secondo le leggi di casa mia !
Vai a trombonare tra i cammelli e la sabbia, da dove sei nato.
Ma il meglio del sOmar arriva quando gli si chiede dei morti innocenti dei bombaroli:
- «[...] sono vittime innocenti. Vengono uccise per sbaglio, come danni collaterali, non intenzionalmente».
Come no: una bombarda al mercato, in un bar, su un autobus o un treno, davanti ad una scuola, e via andare, sono sbagli, che lì credevano di trovarci soldati e armigeri !
Pirla !
- «[...] ci sono due tipi di terrorismo: quello benedetto e quello deplorevole. Lo stesso è per la violenza».
E già: ovviamente, se gli infili un siluro nel culo, siamo maledetti; se lo fa lui a noi, è una supposta curativa.
Ma dove c***o è la valvola, per far sfiatare sto pallone gonfiato ?
Io, secondo me...30.09.2008
martedì 30 settembre 2008
lunedì 29 settembre 2008
Canossa, Matilde e noi
- «A Canossa, a Canossa...»
No, non con il capo cosparso di cenere, in umiliazione penitente, come fu per l'Enrico IV, "sciur paròn" del Sacro Romano Impero, che ebbe la malaugurata idea di questionare con l'allora Papa, Gregorio VII, a chi toccava stare sopra e a chi sotto.
Gregorio, incazzato, giocò la carta migliore che poteva: la scomunica.
Cavoli amari, per i tempi: liberava i sottopancia dall'obbedienza e il capoccia da autorità e autorevolezza.
Da un momento all'altro, dalle stelle alle stalle, il passare dall'essere seduto su cuscino di raso al cuneo di pietra.
Peggio: la certezza d'essere preso a calci da ognuno, come un pallone.
Visto che la partita di calcio l'avrebbe giocata in tanti, sempre pronti a fregarti la sedia da sotto i guanciali, meglio strisciare ai piedi dell'arbitro, a pregare di ritirare il cartellino rosso.
Enrichetto nostro partì dai suoi lidi nel mese più gelido e freddo che cronaca ricordava, dentro un sacco da penitente, arrivando un paio di mesi dopo ( non c'erano ancora i viaggi organizzati, l'Alitalia e i "Last minute", le occasioni dell'ultima ora, da prendere...al volo ) sotto le mura canossiane, dove la signora del maniero, Matilde, ospitava il rappresentante sampietrino: sostò e smoccolò in cuor suo per tre giorni e tre notti, innanzi al portale d'ingresso della fortezza Matilda, mentre imperversava una bufera di neve, prima d'essere accolto e perdonato.
Per la cronaca, Enricone poi si riprese e si vendicò e, anni dopo, andò fino a Roma, prese per il bavero il Pontefice e, a pedate, lo mandò in esilio, mettendo sul trono di Pietro una sua marionetta, ma non riuscì a fare lo stesso con Matilde che, come tutte le donne, ne sapeva sempre una più del diavolo.
Ma adesso basta, che non voglio mettere soggezione a chicchessia, sciorinando la mia vastissima cultura storica e padronanza del suo insegnamento;
chi volesse proseguire e godere di tanto mostruoso sapere, s'avvicini alla mia cattedra...un piano sostenuto da quatto gambe, nell'aula Fontanorum: la cucina.
Detto questo e quanto, a confronto peccatorum, io me la cavo ancora con il classico "Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti", una tiratina d'orecchi e la recita di qualche Ave Maria e Pater Noster, che anche per le trasgressioni valgo come il due di picche, cioè nulla.
Sono padrone di un Impero su cui il sole non tramonta mai, libero da ipoteche e illuminato sempre, che la luce elettrica mi fa sentire come Carlo V, quando fece lo sborone e lanciò la famosa frase, ad indicare l'ampiezza di possedimenti che mai restavano al buio in simultanea perché, se da una parte era il tramonto, nel lato più estremo, l'alba.
Pagando regolarmente la bolletta, anche io regno sul tre locali e doppi servizi, ed il sole me lo regolo da me.
Vivo sottotraccia ( non posso dire sottoprofilo, perché la proboscide mi frega ! ), e il Papa neanche minimamente sospetta della mia esistenza, e men che meno posso minare il suo potere, e quindi rischiare la scomunica.
Essendo padrone di possedimenti così esigui, non ho manie di grandezza e pretese d'egemonia su nulla e nessuno e a Canossa ci sono andato sbracato e girovago, da turista.
Matilde e il tesoro dei Canossa...io l'ho trovato: tanti amici.
L'anfitrione, il paziente e generoso "tessitore" dell'incontro, il buon pastore che ha riunito una parte di noi, amici di Magdi Cristiano Allam, è stato Elio Fumi, che praticamente giocava in casa.
- «Ehila, Beppe ! Mi vieni a trovare a Reggio Emilia, che ti erudisco sulle vicende canossiane, che c'è una bella mostra sull'argomento ?»
Io, che bramo il pane della conoscenza come il cavallo lo zuccherino e la foca il pesce, mi sono subito sentito interessato.
- «...e poi ci ritroviamo tutti in un bel ristorantino che conosco io, che sai: da noi si mangia da Dio».
Alla seconda parte del discorso, un automatismo ha scollegato il cervello per attivare lo stomaco, e mai confesserò al caro Elio chi veramente ha elaborato e accettato il suo invito, che alla fine ci tenevo a dire: «Io c'ero !»
E allora, «A Canossa, a Canossa...»
Sono partito, con un navigatore e un angelo custode: tom-tom e Claudia;
Il primo, fetente, manco s'è preoccupato di svegliarmi, all'uscita dell'autostrada, che se fossi stato per lui ora sarei a cercare Reggio Emilia sull'altopiano della Sila, che basta gli spostino una stradina e ti porta a galleggiare sull'acqua del Po;
Beh, forse è il caso che compri l'aggiornamento, che c'è ancora segnato il percorso d'Annibale attraverso le Alpi.
Claudia, più affidabile e di compagnia, è stata la madrina del piccolo Davide - il "mio" Gighè, figlio di Cristiano e Valentina - valida coordinatrice e collaboratrice del sito, la signora “H”, come il nostro piccolo tesoro la chiama e riconosce.
Lei, una giornata stupenda, l'incontro con Elio e tante facce nuove, la "gente di Cristiano", non poteva che essere l'oasi migliore a cui abbeverarsi, e meglio non poteva esserci, neppure l'intero tesoro dei Canossa.
E nel girovagare per stradine e musei, non poteva mancare la telefonata e una parola per tutti, da lui: Cristiano.
Da parte mia, devo ammettere: sconvolge !
Ha sempre un pensiero per ognuno, un'attenzione per chiunque, il ricordo per tanto che gli è caro:
ti fa sentire unico, prezioso, importante, utile, indispensabile.
E non è finzione, un copione e una recita, la pacca sulla spalla e l'invito elettorale a pranzo, per chiedere alla fine: «Vota per me !»
Lui ama la sua gente.
Vive per loro.
Per noi.
E questo è contagioso, che in un tempo di diffidenza ed egoismo ci fa avvicinare ed essere vasi comunicanti, ad ottenere un equilibrio travasando l'uno all'altro quel che, a nostra volta, è dato.
Quanti fili s'intrecciano, altrimenti vanamente ad agitarsi, nel tentativo di trovare un contatto ?
In un mondo virtuale, d'immagini e visi, più immaginati e immaginari che veri, siamo pian piano ad incontrarci, a toccarci, a dimostrare che siamo veri, che dietro idee c'è qualcosa, c'è qualcuno.
Cristiano e Valentina non stanno costruendo un'associazione: stanno costruendo l'uomo.
Attorno a lui nascerà l'associazione, non viceversa.
La nostra giornata è finita nel migliore dei modi, nel capire che c'è un mondo reale, non di gusci vuoti.
Noi ci siamo.
Io, tu, egli, noi, voi, essi: qualcosa, qualcuno che vale.
Grazie, Elio, grazie Cristiano e Valentina;
e grazie a quelli che mi sono stati attorno, di cui ho dimenticato forse i nomi, ma ho catturato i volti:
con il cuore, prima che con la macchina fotografica.
Grazie Matilde, grazie Canossa;
e grazie a Dio per avermi donato tutto questo.
Io, secondo me...29.09.2008
No, non con il capo cosparso di cenere, in umiliazione penitente, come fu per l'Enrico IV, "sciur paròn" del Sacro Romano Impero, che ebbe la malaugurata idea di questionare con l'allora Papa, Gregorio VII, a chi toccava stare sopra e a chi sotto.
Gregorio, incazzato, giocò la carta migliore che poteva: la scomunica.
Cavoli amari, per i tempi: liberava i sottopancia dall'obbedienza e il capoccia da autorità e autorevolezza.
Da un momento all'altro, dalle stelle alle stalle, il passare dall'essere seduto su cuscino di raso al cuneo di pietra.
Peggio: la certezza d'essere preso a calci da ognuno, come un pallone.
Visto che la partita di calcio l'avrebbe giocata in tanti, sempre pronti a fregarti la sedia da sotto i guanciali, meglio strisciare ai piedi dell'arbitro, a pregare di ritirare il cartellino rosso.
Enrichetto nostro partì dai suoi lidi nel mese più gelido e freddo che cronaca ricordava, dentro un sacco da penitente, arrivando un paio di mesi dopo ( non c'erano ancora i viaggi organizzati, l'Alitalia e i "Last minute", le occasioni dell'ultima ora, da prendere...al volo ) sotto le mura canossiane, dove la signora del maniero, Matilde, ospitava il rappresentante sampietrino: sostò e smoccolò in cuor suo per tre giorni e tre notti, innanzi al portale d'ingresso della fortezza Matilda, mentre imperversava una bufera di neve, prima d'essere accolto e perdonato.
Per la cronaca, Enricone poi si riprese e si vendicò e, anni dopo, andò fino a Roma, prese per il bavero il Pontefice e, a pedate, lo mandò in esilio, mettendo sul trono di Pietro una sua marionetta, ma non riuscì a fare lo stesso con Matilde che, come tutte le donne, ne sapeva sempre una più del diavolo.
Ma adesso basta, che non voglio mettere soggezione a chicchessia, sciorinando la mia vastissima cultura storica e padronanza del suo insegnamento;
chi volesse proseguire e godere di tanto mostruoso sapere, s'avvicini alla mia cattedra...un piano sostenuto da quatto gambe, nell'aula Fontanorum: la cucina.
Detto questo e quanto, a confronto peccatorum, io me la cavo ancora con il classico "Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti", una tiratina d'orecchi e la recita di qualche Ave Maria e Pater Noster, che anche per le trasgressioni valgo come il due di picche, cioè nulla.
Sono padrone di un Impero su cui il sole non tramonta mai, libero da ipoteche e illuminato sempre, che la luce elettrica mi fa sentire come Carlo V, quando fece lo sborone e lanciò la famosa frase, ad indicare l'ampiezza di possedimenti che mai restavano al buio in simultanea perché, se da una parte era il tramonto, nel lato più estremo, l'alba.
Pagando regolarmente la bolletta, anche io regno sul tre locali e doppi servizi, ed il sole me lo regolo da me.
Vivo sottotraccia ( non posso dire sottoprofilo, perché la proboscide mi frega ! ), e il Papa neanche minimamente sospetta della mia esistenza, e men che meno posso minare il suo potere, e quindi rischiare la scomunica.
Essendo padrone di possedimenti così esigui, non ho manie di grandezza e pretese d'egemonia su nulla e nessuno e a Canossa ci sono andato sbracato e girovago, da turista.
Matilde e il tesoro dei Canossa...io l'ho trovato: tanti amici.
L'anfitrione, il paziente e generoso "tessitore" dell'incontro, il buon pastore che ha riunito una parte di noi, amici di Magdi Cristiano Allam, è stato Elio Fumi, che praticamente giocava in casa.
- «Ehila, Beppe ! Mi vieni a trovare a Reggio Emilia, che ti erudisco sulle vicende canossiane, che c'è una bella mostra sull'argomento ?»
Io, che bramo il pane della conoscenza come il cavallo lo zuccherino e la foca il pesce, mi sono subito sentito interessato.
- «...e poi ci ritroviamo tutti in un bel ristorantino che conosco io, che sai: da noi si mangia da Dio».
Alla seconda parte del discorso, un automatismo ha scollegato il cervello per attivare lo stomaco, e mai confesserò al caro Elio chi veramente ha elaborato e accettato il suo invito, che alla fine ci tenevo a dire: «Io c'ero !»
E allora, «A Canossa, a Canossa...»
Sono partito, con un navigatore e un angelo custode: tom-tom e Claudia;
Il primo, fetente, manco s'è preoccupato di svegliarmi, all'uscita dell'autostrada, che se fossi stato per lui ora sarei a cercare Reggio Emilia sull'altopiano della Sila, che basta gli spostino una stradina e ti porta a galleggiare sull'acqua del Po;
Beh, forse è il caso che compri l'aggiornamento, che c'è ancora segnato il percorso d'Annibale attraverso le Alpi.
Claudia, più affidabile e di compagnia, è stata la madrina del piccolo Davide - il "mio" Gighè, figlio di Cristiano e Valentina - valida coordinatrice e collaboratrice del sito, la signora “H”, come il nostro piccolo tesoro la chiama e riconosce.
Lei, una giornata stupenda, l'incontro con Elio e tante facce nuove, la "gente di Cristiano", non poteva che essere l'oasi migliore a cui abbeverarsi, e meglio non poteva esserci, neppure l'intero tesoro dei Canossa.
E nel girovagare per stradine e musei, non poteva mancare la telefonata e una parola per tutti, da lui: Cristiano.
Da parte mia, devo ammettere: sconvolge !
Ha sempre un pensiero per ognuno, un'attenzione per chiunque, il ricordo per tanto che gli è caro:
ti fa sentire unico, prezioso, importante, utile, indispensabile.
E non è finzione, un copione e una recita, la pacca sulla spalla e l'invito elettorale a pranzo, per chiedere alla fine: «Vota per me !»
Lui ama la sua gente.
Vive per loro.
Per noi.
E questo è contagioso, che in un tempo di diffidenza ed egoismo ci fa avvicinare ed essere vasi comunicanti, ad ottenere un equilibrio travasando l'uno all'altro quel che, a nostra volta, è dato.
Quanti fili s'intrecciano, altrimenti vanamente ad agitarsi, nel tentativo di trovare un contatto ?
In un mondo virtuale, d'immagini e visi, più immaginati e immaginari che veri, siamo pian piano ad incontrarci, a toccarci, a dimostrare che siamo veri, che dietro idee c'è qualcosa, c'è qualcuno.
Cristiano e Valentina non stanno costruendo un'associazione: stanno costruendo l'uomo.
Attorno a lui nascerà l'associazione, non viceversa.
La nostra giornata è finita nel migliore dei modi, nel capire che c'è un mondo reale, non di gusci vuoti.
Noi ci siamo.
Io, tu, egli, noi, voi, essi: qualcosa, qualcuno che vale.
Grazie, Elio, grazie Cristiano e Valentina;
e grazie a quelli che mi sono stati attorno, di cui ho dimenticato forse i nomi, ma ho catturato i volti:
con il cuore, prima che con la macchina fotografica.
Grazie Matilde, grazie Canossa;
e grazie a Dio per avermi donato tutto questo.
Io, secondo me...29.09.2008
mercoledì 24 settembre 2008
Silvio Mussoloni
Chillo tiene 'a capa tosta;
"Non t'amo, o pio bove,
e truce un sentimento al cor m'infondi,
o che funereo come un monumento
tu guardi i campi...santi,
o che al giogo tuo vorresti inchinati e contenti
ed esorti, pungi e co 'l lento giro de' incazzosi occhi minacci.
Da la larga narice umida e nera fuma il tuo spirto.
Il mugghio nel cupo aer si perde;
E del grave occhio glauco, entro il fascio austero,
si rispecchia catena e manetta...
No, non t'amo, o pio bove ! "
Porca miseria, ho sbagliato: quello non conosce l'italiano e ancor meno il Carducci che, se lo nomini, ne cerca traccia tra le scartoffie della Santa Inquisizione, secondo la legge di San Tontino del Sasso, che per ognuno ha da bastonare, al grido di «Io a quello lo sfascio !»
Dovrei tradurre, farmi capire e declamare, secondo quello, di "dolce stil nuovo":
"Non d'amo, o bio bove,
e druce un sendimento al cor m'infondi,
o che funereo come un monumendo..."
Dovunque e comunque si muove, presenta solo bocche da fuoco, dialettica da scaricatore, arte petorica, cavernicolo grugnire, disciplina di campagnolo nel voler correggere e menare oche, asini e porcelli, vacche e altri, cornuti e zoccole;
Solo lui conosce i pascoli migliori, come i suoi polli, che reclama e richiama a far d'ova:
- «Bio...bio...bio...bio»
L'Italia, tutto il paese è estensione e visione di sua stalla e, molti di noi, solo concime organico per ingrassare le parti sue.
Non è nè...garne né besce, che la campagna lo reclama, ma è la Camera che lo ospita, anche se lo stile è da seghe e gazzosa, piuttosto che caviale e champagne.
No, proprio non lo posso soffrire, che è un botolo da rissa, un piantagrane da osteria, che se ti punta, carica all'impazzata, calpestando e buttando per aria ogni cosa davanti al testone basso.
Ottuso ma determinato.
Che oggi mira Berlusconi, ma la noce tra le orecchie reagisce allo sventolare d'ogni panno, che basta a farlo innervosire e menare fendenti.
Il paese è mangiatoia, la rabbia il suo cibo, il mettere contro, la dottrina, che si muove come in casa sua, in questa nostra Italia, Italia Dei Veleni.
Quando aveva la divisa nera, da Magistrato era nel suo brodo, ma era minestra da poveraccio:
randellava molto, purgava tanto, ma aveva il portafoglio delle vecchiette, quello con le monetine;
ora che ha quello a fisarmonica, gli manca il bastone per le teste, e la carota, e non da infilarti in bocca, il pigiare, l'accartocciare, piegare e spegnere il disgraziato di turno, come per il mozzicone di sigaretta.
Si è fatto strada sfasciando tutto, mandando in galera buoni e cattivi, usando il sistema del "La smetto di spremerti i coglioni se mi dai i nomi di altri", che il gioco de "Una ciliegia tira l'altra"è la tipica "Catena di sant'Antonio" del torturatore per eccellenza, dei sicari di Torquemada come della sbirraglia di Stalin.
Stiamo attenti alla verginità del Tontino Di Pietro, che con l'acqua sporca ha buttato anche il bambino;
è uomo di fatica, animale da tiro, non da pensiero: un giustiziere tra quello della notte e Tex Willer, dove la legge non sta dietro, ma si forma davanti alla benna della ruspa !
Silvio Berlusconi non è Silvio ( Benito ) Mussoloni e merita la galera quanto l'intera categoria imprenditoriale italiana, che pagava le mazzette ai politici puttanieri, regolate da tariffari scolpiti su targhette da bordello:
la "davano via" al grido di "Na lavada e na sugada la par nanca aduperada", una lavata e un'asciugata non sembra neanche adoperata !
La delega e la rappresentanza del popolo non era in mano ai padroni, ma a quelli ingrassati con il nostro lavoro quotidiano.
Gli italiani non sanno più come far capire a degli emeriti imbecilli quanto vogliono, in questi momenti difficili, armonia e cooperazione e non veder comari da ringhiera che si litigano, strappandosi i capelli.
C'hanno le sacche scrotali piene di prenderla nel retrobottega nel nome delle ideologie, quando manca il pane, si rischia la mensa dei poveri, si perde e non si ritrova il lavoro e il fetente di turno violenta, ruba e ammazza, quasi la nostra terra è una riserva di caccia.
Si cercano soluzioni, non saggi dotti e dottorali sui problemi: solo usciti dalla merda, ci domanderemo come ci siamo finiti, e per colpa di chi;
non abbiamo voglia di rimanerci, caro "Io a quello lo sfascio".
No, non t'amo, o pio bove", anzi... "Non d'amo, o bio bove" !
Io, secondo me...24.09.2008
"Non t'amo, o pio bove,
e truce un sentimento al cor m'infondi,
o che funereo come un monumento
tu guardi i campi...santi,
o che al giogo tuo vorresti inchinati e contenti
ed esorti, pungi e co 'l lento giro de' incazzosi occhi minacci.
Da la larga narice umida e nera fuma il tuo spirto.
Il mugghio nel cupo aer si perde;
E del grave occhio glauco, entro il fascio austero,
si rispecchia catena e manetta...
No, non t'amo, o pio bove ! "
Porca miseria, ho sbagliato: quello non conosce l'italiano e ancor meno il Carducci che, se lo nomini, ne cerca traccia tra le scartoffie della Santa Inquisizione, secondo la legge di San Tontino del Sasso, che per ognuno ha da bastonare, al grido di «Io a quello lo sfascio !»
Dovrei tradurre, farmi capire e declamare, secondo quello, di "dolce stil nuovo":
"Non d'amo, o bio bove,
e druce un sendimento al cor m'infondi,
o che funereo come un monumendo..."
Dovunque e comunque si muove, presenta solo bocche da fuoco, dialettica da scaricatore, arte petorica, cavernicolo grugnire, disciplina di campagnolo nel voler correggere e menare oche, asini e porcelli, vacche e altri, cornuti e zoccole;
Solo lui conosce i pascoli migliori, come i suoi polli, che reclama e richiama a far d'ova:
- «Bio...bio...bio...bio»
L'Italia, tutto il paese è estensione e visione di sua stalla e, molti di noi, solo concime organico per ingrassare le parti sue.
Non è nè...garne né besce, che la campagna lo reclama, ma è la Camera che lo ospita, anche se lo stile è da seghe e gazzosa, piuttosto che caviale e champagne.
No, proprio non lo posso soffrire, che è un botolo da rissa, un piantagrane da osteria, che se ti punta, carica all'impazzata, calpestando e buttando per aria ogni cosa davanti al testone basso.
Ottuso ma determinato.
Che oggi mira Berlusconi, ma la noce tra le orecchie reagisce allo sventolare d'ogni panno, che basta a farlo innervosire e menare fendenti.
Il paese è mangiatoia, la rabbia il suo cibo, il mettere contro, la dottrina, che si muove come in casa sua, in questa nostra Italia, Italia Dei Veleni.
Quando aveva la divisa nera, da Magistrato era nel suo brodo, ma era minestra da poveraccio:
randellava molto, purgava tanto, ma aveva il portafoglio delle vecchiette, quello con le monetine;
ora che ha quello a fisarmonica, gli manca il bastone per le teste, e la carota, e non da infilarti in bocca, il pigiare, l'accartocciare, piegare e spegnere il disgraziato di turno, come per il mozzicone di sigaretta.
Si è fatto strada sfasciando tutto, mandando in galera buoni e cattivi, usando il sistema del "La smetto di spremerti i coglioni se mi dai i nomi di altri", che il gioco de "Una ciliegia tira l'altra"è la tipica "Catena di sant'Antonio" del torturatore per eccellenza, dei sicari di Torquemada come della sbirraglia di Stalin.
Stiamo attenti alla verginità del Tontino Di Pietro, che con l'acqua sporca ha buttato anche il bambino;
è uomo di fatica, animale da tiro, non da pensiero: un giustiziere tra quello della notte e Tex Willer, dove la legge non sta dietro, ma si forma davanti alla benna della ruspa !
Silvio Berlusconi non è Silvio ( Benito ) Mussoloni e merita la galera quanto l'intera categoria imprenditoriale italiana, che pagava le mazzette ai politici puttanieri, regolate da tariffari scolpiti su targhette da bordello:
la "davano via" al grido di "Na lavada e na sugada la par nanca aduperada", una lavata e un'asciugata non sembra neanche adoperata !
La delega e la rappresentanza del popolo non era in mano ai padroni, ma a quelli ingrassati con il nostro lavoro quotidiano.
Gli italiani non sanno più come far capire a degli emeriti imbecilli quanto vogliono, in questi momenti difficili, armonia e cooperazione e non veder comari da ringhiera che si litigano, strappandosi i capelli.
C'hanno le sacche scrotali piene di prenderla nel retrobottega nel nome delle ideologie, quando manca il pane, si rischia la mensa dei poveri, si perde e non si ritrova il lavoro e il fetente di turno violenta, ruba e ammazza, quasi la nostra terra è una riserva di caccia.
Si cercano soluzioni, non saggi dotti e dottorali sui problemi: solo usciti dalla merda, ci domanderemo come ci siamo finiti, e per colpa di chi;
non abbiamo voglia di rimanerci, caro "Io a quello lo sfascio".
No, non t'amo, o pio bove", anzi... "Non d'amo, o bio bove" !
Io, secondo me...24.09.2008
martedì 23 settembre 2008
Plin plin
Ecco che, nella serenissima prima decade del mese di Settembre, si ripete il rito di santo Umberto da Giussano;
l'ampolla alzata al cielo, poi l'aspersione simbolica, a "urbi et orbi", con l'acqua del Po, che anche fosse solo quella minerale, poco conta: l'importante è che "buscia", cioè frizza, come quella delle polverine che una volta servivano a dar un poco di vivacità all'indefinito e insapore liquido di rubinetto;
Ti vien voglia di dire: «...ti rende "bello dentro e bello fuori" e poi fa fare tanta plin plin», ma lo pensi solo, se non altro per i "trecentomila bergamaschi", la guardia pretoriana che gli sta attorno, pronta ad infilzarti, come con i famosi "osèi" in letto di polenta.
- «Abbiamo fatto il miracolo !» grida l'Umberto, il Bossi della padana Lega.
Nemmeno Gesù, trasformato l'acqua in vino, ha fatto tanto il "bauscia", il bava, ma il Berto, sì.
Il povero nazareno bazzicava le sponde del Giordano: il nostro spadella tra il Po, il Piave e il Tagliamento, facendo prelievi e riempiendo boccette, come l'infermiera quando vai all'esame e ti stimola a fare tanta pipì:
- «Pssssss...psssssss...e dai, zampilla, che tra un poco finisco il turno !"»
e tu via, che strizzi, per paura che la giunonica tipa te lo faccia usando i tuoi zebedei come la spugna del lavandino.
Rosso, nero e verdone...i colori cambiano ma le camicie restano, a conferma che piccoli ducetti crescono, ognuno a dettare la moda sua.
O Dio, a dire il vero il nostro è un teatrante, una macchietta, un tarocco, una scadente imitazione di un qualcosa di marca: per fortuna.
Diciamo che il parlamento e il popolo padano, le migliaia in armi, le duecento lire per una pallottola, le camicie dell'erba di casa mia, lo scomodare i Celti e il prendere e perdere le acque, è come il bambino che gioca a soldatini e fa Bum ! con la bocca;
La liturgia della Lega non vuole rinunciare a questi messaggi, che hanno stesso valore delle figure per gli analfabeti: far stivare nella testa un messaggio dal produttore al consumatore, senza passaggi intermedi.
Come inserire il programma sulla schedina di memoria di un elettrodomestico, che tanto quel poco deve fare, e basta.
Ah, potenza di specchietti e collanine !
...scifff...sciaff...sciofff...
con il pennello da barba s'intinge l'acquetta dell'ampollina e si doccia il popolo della "polenta e osei".
Gridolini orgasmici, mugolii e sospiri, accompagnati da polluzioni precoci, s'alzano dalla moltitudine, fino al liberatorio AAaaaaahhh ! di un qualcosa di troppo trattenuto e finalmente ritornato alla terra padana.
Come d'uso, una bella scrollata a tutto l'armamentario e si ripone l'attrezzatura, nell'attesa della prossima annaffiatura.
Il "Celodurismo" torna a mezz'asta, si ripiega e si ripone nella custodia penica e l'acqua si cheta.
Il Bossi, ora che ha fatto breccia a Porta Pia, certamente immalinconito, sarà a ricordare i bei tempi, il Veneto Serenissimo Governo e il "putsch" di Venezia: l'assalto al campanile di San Marco del 9 maggio 1997 e di quegli eroici otto ragazzi con il loro il "Tanko", il carro armato in cui si rinserrarono, prima che lo aprissero con l'apriscatole.
Autonomia, indipendenza e il "Tanko"...formidabili quegli anni !
Oggi a Roma, più che Bossi, è il Boss, anzi, il Papa e il papà della "trota", come ha definito il figlio Renzo, a chi gli chiedeva se fosse il suo delfino;
Il Renzino si muove smarrito e perso, imbarazzato, quasi vergognoso, con quella maglietta ridicola: una polo verde padania con l'immagine di un bel dito medio alzato e la scritta "Schiavi di Roma mai";
talmente si trova a disagio e confuso, che sembra giustificare:
- «No, non è un segno ingiurioso e volgare: mi hanno bocciato due volte alla maturità e i professori, quando richiesto il quoziente d'intelligenza, con quello l'hanno dato, volendo indicare uno !»
Povera trota, che ne deve fare di strada per arrivare anche a quest'infimo livello: parte...da asino.
...Plin plin...pssssss...psssssss...scifff...sciaff...sciofff...
Io, secondo me...23.09.2008
l'ampolla alzata al cielo, poi l'aspersione simbolica, a "urbi et orbi", con l'acqua del Po, che anche fosse solo quella minerale, poco conta: l'importante è che "buscia", cioè frizza, come quella delle polverine che una volta servivano a dar un poco di vivacità all'indefinito e insapore liquido di rubinetto;
Ti vien voglia di dire: «...ti rende "bello dentro e bello fuori" e poi fa fare tanta plin plin», ma lo pensi solo, se non altro per i "trecentomila bergamaschi", la guardia pretoriana che gli sta attorno, pronta ad infilzarti, come con i famosi "osèi" in letto di polenta.
- «Abbiamo fatto il miracolo !» grida l'Umberto, il Bossi della padana Lega.
Nemmeno Gesù, trasformato l'acqua in vino, ha fatto tanto il "bauscia", il bava, ma il Berto, sì.
Il povero nazareno bazzicava le sponde del Giordano: il nostro spadella tra il Po, il Piave e il Tagliamento, facendo prelievi e riempiendo boccette, come l'infermiera quando vai all'esame e ti stimola a fare tanta pipì:
- «Pssssss...psssssss...e dai, zampilla, che tra un poco finisco il turno !"»
e tu via, che strizzi, per paura che la giunonica tipa te lo faccia usando i tuoi zebedei come la spugna del lavandino.
Rosso, nero e verdone...i colori cambiano ma le camicie restano, a conferma che piccoli ducetti crescono, ognuno a dettare la moda sua.
O Dio, a dire il vero il nostro è un teatrante, una macchietta, un tarocco, una scadente imitazione di un qualcosa di marca: per fortuna.
Diciamo che il parlamento e il popolo padano, le migliaia in armi, le duecento lire per una pallottola, le camicie dell'erba di casa mia, lo scomodare i Celti e il prendere e perdere le acque, è come il bambino che gioca a soldatini e fa Bum ! con la bocca;
La liturgia della Lega non vuole rinunciare a questi messaggi, che hanno stesso valore delle figure per gli analfabeti: far stivare nella testa un messaggio dal produttore al consumatore, senza passaggi intermedi.
Come inserire il programma sulla schedina di memoria di un elettrodomestico, che tanto quel poco deve fare, e basta.
Ah, potenza di specchietti e collanine !
...scifff...sciaff...sciofff...
con il pennello da barba s'intinge l'acquetta dell'ampollina e si doccia il popolo della "polenta e osei".
Gridolini orgasmici, mugolii e sospiri, accompagnati da polluzioni precoci, s'alzano dalla moltitudine, fino al liberatorio AAaaaaahhh ! di un qualcosa di troppo trattenuto e finalmente ritornato alla terra padana.
Come d'uso, una bella scrollata a tutto l'armamentario e si ripone l'attrezzatura, nell'attesa della prossima annaffiatura.
Il "Celodurismo" torna a mezz'asta, si ripiega e si ripone nella custodia penica e l'acqua si cheta.
Il Bossi, ora che ha fatto breccia a Porta Pia, certamente immalinconito, sarà a ricordare i bei tempi, il Veneto Serenissimo Governo e il "putsch" di Venezia: l'assalto al campanile di San Marco del 9 maggio 1997 e di quegli eroici otto ragazzi con il loro il "Tanko", il carro armato in cui si rinserrarono, prima che lo aprissero con l'apriscatole.
Autonomia, indipendenza e il "Tanko"...formidabili quegli anni !
Oggi a Roma, più che Bossi, è il Boss, anzi, il Papa e il papà della "trota", come ha definito il figlio Renzo, a chi gli chiedeva se fosse il suo delfino;
Il Renzino si muove smarrito e perso, imbarazzato, quasi vergognoso, con quella maglietta ridicola: una polo verde padania con l'immagine di un bel dito medio alzato e la scritta "Schiavi di Roma mai";
talmente si trova a disagio e confuso, che sembra giustificare:
- «No, non è un segno ingiurioso e volgare: mi hanno bocciato due volte alla maturità e i professori, quando richiesto il quoziente d'intelligenza, con quello l'hanno dato, volendo indicare uno !»
Povera trota, che ne deve fare di strada per arrivare anche a quest'infimo livello: parte...da asino.
...Plin plin...pssssss...psssssss...scifff...sciaff...sciofff...
Io, secondo me...23.09.2008
lunedì 22 settembre 2008
ABBAsta !
- «Fermi tutti, questa è una rapina !"
Bruno, il padrone della gioielleria, era reduce da due precedenti rapine: estrae da sotto la cassa la pistola e spara al tipo che gli si para innanzi, minaccioso, con il bavero rialzato e la mano in tasca, che riceve in pieno petto una palla di piombo.
Fine dei giochi. Quelli di Luciano...Luciano Re Cecconi !
Figlio di un muratore, lavorò come carrozziere, prima di trasformare il suo passatempo, il calcio, in mestiere, diventando ben presto un gran campione: l'angelo biondo, com'era soprannominato per il colore dei suoi capelli.
In quel 18 Gennaio 1977 compie la sua cazzata, nel posto e nel momento sbagliato e paga con la vita, per tanta leggerezza ed incoscienza.
Allora ci si interrogò, se era possibile morire così, banalmente, solo per uno scherzo;
lo stesso oggi, per un pacchetto di biscotti.
Abdul "Abba" Samir Guibre è stato accoppato dalla rabbia e dal sospetto: la prima per aver rubato, il secondo pensando che era scappato con l'incasso.
Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, proprietari del bar Shining avevano inseguito quelli che li avevano derubati, ed è stato l'atto, non gli attori, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e portato alla reazione più inconsulta e incontrollata, e il colore della pelle centra un cazzo !
Nella rissa, un «Negro di merda !» ci sarà pure scappato, che se era uno del sud sarebbe stato «Terrone di merda !» e via andare, secondo la tipologia dei soggetti coinvolti: ho sentito di peggio nelle discussioni tra automobilisti e temuto maggiormente duelli all'ultimo cric e spadaccini che incrociavano cacciaviti o tentavano di strozzare con i cavi per collegare le batterie, senza contare gli estintori, alla Carlo Giuliani !
No, il razzismo o la xenofobia ci sta come i cavoli a merenda: nessuno si è unito all'inseguimento, nessuno a lanciare suppellettili dalle finestre, contro i "negri", al grido di «Dagli all'untore»:
dove l'odio per il diverso fa da padrone, il branco si compatta e partecipa alla caccia, mandria impazzita che calpesta tutto davanti a sè;
a dire il vero, una massa mugghiante c'è stata, ma scientemente diretta, ad usare la figura di Abba come una clava, da oggetto e utensile per servire chi ne vuol fare piede di porco, per scardinare l'ordine democratico.
Nei momenti precedenti la manifestazione ero a Milano per mio conto e ho avuto modo di assistere alla preparazione, alla fase di "pastura" del campo di battaglia;
mentre si stavano disponendo le forze dell'ordine, le telecamere e i primi arrivi, ecco l'apparizione di quelle che io chiamo "le Remore", simpatici pesciolini che attorniano i pescecani e vivono degli avanzi delle loro prede.
Ecco i "Ferramenta", i borchiati, con il naso, le labbra, la lingua e quant'altro, infilati di spille ed anelli in ogni dove, che se passano in prossimità di uno sfasciacarrozze, rischiano di essere calamitati e messi nella pressa;
e poi, gli "Imbianchini", con la cresta gialla, verde, arancione...arcobaleno;
le facce contornate da carboncino e nerofumo;
e i "CircoIncisi", intesi come tatuati per tutta la circonferenza corporea, fino a terminare con quelli posti all'apice della catena: "l'insalata...rossa", la somma di tutto, per ferramenta, colore e incisione.
Come la puzza precede chi non si lava, ecco che il prologo precede l'epilogo, fino ad introdurre la teppaglia dei Centri Sociali, e i "Magutt", i manovali, assemblati di volta in volta, alla bisogna:
"[...] improvvisamente hanno preso la testa del corteo circa 200 africani, apparsi quasi dal nulla; Non sappiamo chi siano, dicono i dirigenti della questura, e gli organizzatori della manifestazione".
Sono questi, e un pari numero di "Centrosocialini" a dare il via al tentativo di usare, dirottare e dirigere l'intero gregge, dirigendosi verso il luogo dove Abba è morto, distruggendo e danneggiando ogni cosa davanti e spargendo terrore tra i passanti.
La fortuna o un sotterraneo e provvidenziale «Contrordine compagni !» sembra poi averli richiamati alle stalle, lasciando dietro la "zoccolata" arredi urbani a frantumi e brandelli, motorini rovesciati, auto in sosta con vetri sbriciolati e carrozzeria con protuberanze concave e convesse e passanti spaventati e impauriti.
I parenti del povero Abdul avevano voglia di invitare a non svilire una richiesta di giustizia in istigazione alla rissa, il ricordo del loro ragazzo ad essere adesivo, alibi e manifesto per una politica che riconosce e trova, nell'allarmismo e nel terrorizzare, propria rivincita e ritorno dall'oblio e dall'esilio politico.
Ed ecco l'eterno schema, che al bastone si alterna la carota, la feccia del nerbo con la faccia di quelli "[...] che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese":
gli attori Moni Ovadia e Ottavia Piccolo e l'europarlamentare Vittorio Agnoletto, in circolo, a tentare una seduta spiritica con Umberto Eco e compagni di merende, ad evocare ed invocare il ritorno dei cari estinti, un razzismo e un fascismo che darebbe loro modo di riportarci ad una nuova "Reichskristallnacht", la Notte dei cristalli, brandelli tanto apprezzati dalle Remore, che girano d'intorno, che sono loro a pensare agli "affari sporchi".
Riposa in pace, nella tua terra, Abdul "Abba" Samir Guibre: per te una preghiera e che la terra che ti ricoprirà sia soffice e lieve, come la carezza dei genitori e di chi ti ha voluto bene.
E per voi, infami, che vorreste l'odio nella mia patria e tra la mia e l'altrui gente, spero un domani sia nera e pesante, come vostra anima e coscienza !
Io, secondo me...22.09.2008
Bruno, il padrone della gioielleria, era reduce da due precedenti rapine: estrae da sotto la cassa la pistola e spara al tipo che gli si para innanzi, minaccioso, con il bavero rialzato e la mano in tasca, che riceve in pieno petto una palla di piombo.
Fine dei giochi. Quelli di Luciano...Luciano Re Cecconi !
Figlio di un muratore, lavorò come carrozziere, prima di trasformare il suo passatempo, il calcio, in mestiere, diventando ben presto un gran campione: l'angelo biondo, com'era soprannominato per il colore dei suoi capelli.
In quel 18 Gennaio 1977 compie la sua cazzata, nel posto e nel momento sbagliato e paga con la vita, per tanta leggerezza ed incoscienza.
Allora ci si interrogò, se era possibile morire così, banalmente, solo per uno scherzo;
lo stesso oggi, per un pacchetto di biscotti.
Abdul "Abba" Samir Guibre è stato accoppato dalla rabbia e dal sospetto: la prima per aver rubato, il secondo pensando che era scappato con l'incasso.
Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, proprietari del bar Shining avevano inseguito quelli che li avevano derubati, ed è stato l'atto, non gli attori, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e portato alla reazione più inconsulta e incontrollata, e il colore della pelle centra un cazzo !
Nella rissa, un «Negro di merda !» ci sarà pure scappato, che se era uno del sud sarebbe stato «Terrone di merda !» e via andare, secondo la tipologia dei soggetti coinvolti: ho sentito di peggio nelle discussioni tra automobilisti e temuto maggiormente duelli all'ultimo cric e spadaccini che incrociavano cacciaviti o tentavano di strozzare con i cavi per collegare le batterie, senza contare gli estintori, alla Carlo Giuliani !
No, il razzismo o la xenofobia ci sta come i cavoli a merenda: nessuno si è unito all'inseguimento, nessuno a lanciare suppellettili dalle finestre, contro i "negri", al grido di «Dagli all'untore»:
dove l'odio per il diverso fa da padrone, il branco si compatta e partecipa alla caccia, mandria impazzita che calpesta tutto davanti a sè;
a dire il vero, una massa mugghiante c'è stata, ma scientemente diretta, ad usare la figura di Abba come una clava, da oggetto e utensile per servire chi ne vuol fare piede di porco, per scardinare l'ordine democratico.
Nei momenti precedenti la manifestazione ero a Milano per mio conto e ho avuto modo di assistere alla preparazione, alla fase di "pastura" del campo di battaglia;
mentre si stavano disponendo le forze dell'ordine, le telecamere e i primi arrivi, ecco l'apparizione di quelle che io chiamo "le Remore", simpatici pesciolini che attorniano i pescecani e vivono degli avanzi delle loro prede.
Ecco i "Ferramenta", i borchiati, con il naso, le labbra, la lingua e quant'altro, infilati di spille ed anelli in ogni dove, che se passano in prossimità di uno sfasciacarrozze, rischiano di essere calamitati e messi nella pressa;
e poi, gli "Imbianchini", con la cresta gialla, verde, arancione...arcobaleno;
le facce contornate da carboncino e nerofumo;
e i "CircoIncisi", intesi come tatuati per tutta la circonferenza corporea, fino a terminare con quelli posti all'apice della catena: "l'insalata...rossa", la somma di tutto, per ferramenta, colore e incisione.
Come la puzza precede chi non si lava, ecco che il prologo precede l'epilogo, fino ad introdurre la teppaglia dei Centri Sociali, e i "Magutt", i manovali, assemblati di volta in volta, alla bisogna:
"[...] improvvisamente hanno preso la testa del corteo circa 200 africani, apparsi quasi dal nulla; Non sappiamo chi siano, dicono i dirigenti della questura, e gli organizzatori della manifestazione".
Sono questi, e un pari numero di "Centrosocialini" a dare il via al tentativo di usare, dirottare e dirigere l'intero gregge, dirigendosi verso il luogo dove Abba è morto, distruggendo e danneggiando ogni cosa davanti e spargendo terrore tra i passanti.
La fortuna o un sotterraneo e provvidenziale «Contrordine compagni !» sembra poi averli richiamati alle stalle, lasciando dietro la "zoccolata" arredi urbani a frantumi e brandelli, motorini rovesciati, auto in sosta con vetri sbriciolati e carrozzeria con protuberanze concave e convesse e passanti spaventati e impauriti.
I parenti del povero Abdul avevano voglia di invitare a non svilire una richiesta di giustizia in istigazione alla rissa, il ricordo del loro ragazzo ad essere adesivo, alibi e manifesto per una politica che riconosce e trova, nell'allarmismo e nel terrorizzare, propria rivincita e ritorno dall'oblio e dall'esilio politico.
Ed ecco l'eterno schema, che al bastone si alterna la carota, la feccia del nerbo con la faccia di quelli "[...] che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese":
gli attori Moni Ovadia e Ottavia Piccolo e l'europarlamentare Vittorio Agnoletto, in circolo, a tentare una seduta spiritica con Umberto Eco e compagni di merende, ad evocare ed invocare il ritorno dei cari estinti, un razzismo e un fascismo che darebbe loro modo di riportarci ad una nuova "Reichskristallnacht", la Notte dei cristalli, brandelli tanto apprezzati dalle Remore, che girano d'intorno, che sono loro a pensare agli "affari sporchi".
Riposa in pace, nella tua terra, Abdul "Abba" Samir Guibre: per te una preghiera e che la terra che ti ricoprirà sia soffice e lieve, come la carezza dei genitori e di chi ti ha voluto bene.
E per voi, infami, che vorreste l'odio nella mia patria e tra la mia e l'altrui gente, spero un domani sia nera e pesante, come vostra anima e coscienza !
Io, secondo me...22.09.2008
martedì 16 settembre 2008
Cazziatoni
- «Bravo, Gianfranco, che un bel cazziatone proprio ci voleva !»
Dall'alto dello scranno di Presidente della Camera e in forza di terza carica dello Stato, ecco che il caro Fini, leader storico di Alleanza Nazionale, tira un bel ceffone, più che sulla schiena, sul faccione, a fermare i rigurgiti dei suoi bambocci, l'Alemanno e il La Russa, rei d'aver manifestato rutti e riflussi intestinali, prima di aver aver messo la mano sulla bocca o essersi presi un bel Guttalax, un buon purgante per sciogliere incrostazioni biologiche;
è questione d'educazione, di cultura e formazione democratica, che qui non vale il tarallucci e vino, al grido di "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordammuce u passato, simmu tutti paisà !".
I ragazzi di Salò sbagliarono su tutti i fronti e, a meno di dar loro del cretino, riconosciamogli pure la buona fede...ma sempre fascista era !
Sempre una dittatura.
Sempre un soffocare libertà: di parola, di pensiero, d'opinione e di scelte.
Sempre una forma, una forza e una sostanza assassina, che chi non la pensava come loro finiva a randellate o sparato.
I ragazzi di Salò fecero una scelta scellerata, assumendo le responsabilità di tanto, combattendo per difendere quello: per primo, fu la Storia a condannarli, mettendovi sopra una pietra...tombale.
Posso provare, e provo pietà per errore ed orrore per quelli, tanto incoscienti da gettare la propria gioventù e strozzare il proprio respiro;
meglio furono di chi si riciclò, cambiando casacca per tempo, vantando oggi d'esser...Nobel uomo e Bocca della verità, rinnegando, negando, dimenticando prontamente dove servirono, a chi giurarono fedeltà o cosa firmarono e contro di chi;
Al tracollo, si ritirarono sui monti con la camicia nera e tornarono a valle, sul carro dei vincitori, con quella rossa.
Oggi sono ad insegnare quanto l'ebreo è buono solo da morto e la Chiesa una levatrice d'asini, concedendo la nuova verginità al "Migliore" sulla piazza con cui gemellarsi e porti dote: "Il nemico del mio nemico è mio amico".
O a firmare nuovamente liste e fare fronda contro chi denuncia il nuovo terrorismo che, passando dal rosso al nero, ora vira al verde "BinLadIslam";
è un modo per riconoscersi, sempre e ovunque, che il colore è solo una divisa, ma il macinato è sempre di carne !
Il ComuNazIslam è camaleonte di colore, ma l'anima è sempre allo zolfo.
No, non basta la buona fede, il credere in qualcosa, la passione, il gridare di fare in nome di un dio multiforme e dai tanti nomi: la sacralità della vita è come la livella, che trova nell'essere tutto su un piano equilibrio e misura.
Certo, il fascismo non fu un "male assoluto", ma solo perché non ebbe il modo, i mezzi e il tempo per crescere e diventarlo: dovette accodarsi e prendere la medaglia di bronzo, che quella d'argento fu data al Nazismo, e la d'oro, al Comunismo, secondo una classifica che conta i morti, non le buone intenzioni, oppio dei popoli !
- «[...] la destra deve finalmente abbracciare i valori dell'antifascismo».
Vero. E quello non è esclusivo di partigiani o di vincitori, che sono poi a riscrivere la Storia, adattandola a proprie forme e misure.
Ma il male, quello fu, senza ambiguità, senza revisionismo, senza se e senza ma.
A Dio in cielo, il giudizio finale, a Cesare, sulla terra, quello suo, ed è pollice verso.
Punto e basta.
Se così non fosse, saremmo a dover fare lo stesso e riabilitare o rifare facciata a tutti i terroristi, dai talebani di Bin Laden ai pezzenti di Hamas, ai criminali Hezbollah e ad ogni bombarolo che mette bombe in chiese, moschee, mercati e in ogni dove siano presenti persone innocenti ed indifese.
Non vorrei un domani sentire dire che Hamas fosse stato "male minore", Hezbollah "compagni che sbagliarono" e gli sgozzatori e stragisti, "poveri ragazzi".
Però...c'è un però, che antifascisti e portatori dei "valori della resistenza" furono pure gli assassini delle Brigate Rosse, ma non per questo diversi: erano fascisti pure loro, rossi ma fascisti, che volevano fare la rivoluzione del proletariato, sfasciando vetrine, picchiando passanti e "giustiziando" chi non la pensava come loro, alla faccia di "libertà" ed "eguaglianza";
dove la differenza ?
Ma, mentre i fascisti "furono", la mentalità e il seme del Brigarcomunismorosso "sono".
Il terrorismo nostrano si assolve, quando ne "le memorie di Adriano", il Sofri, si ricava che il loro:
"Non fu terrorismo, ma atto di giustizia",
dimenticando che la sua, di giustizia, si sovrapponeva a quella di uno Stato in cui vige la Democrazia, che non si abbatte con le pallottole ma con la maggioranza dei voti, anche se e quando
"Il centrosinistra è minoranza, ma il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese";
O forse i "valori" dell'antifascismo non sono rigide stecche di un busto, ma comodo e lasco abbraccio di mutandoni elastici, da adattare ad ogni forma ?
- «Facciano pure le riforme che credono ma, se verrà approvata una legge elettorale che penalizza i piccoli partiti, non vengano a lamentarsi se poi qualcuno si ritrova con un proiettile conficcato in una gamba !»
Parole di Francesco Caruso, "disobbediente" arrabbiato ed ex deputato di Rifondazione.
Le regole ?
Quelle di "[...] italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese".
No, non si può ragionare con le tessere e non basta leggere libri e giornali ed essere parte acculturata, che anche il cuore deve pulsare, oltre al cervello, altrimenti non ci si lamenti quando ci spareranno!
Io, secondo me...16.09.2008
Dall'alto dello scranno di Presidente della Camera e in forza di terza carica dello Stato, ecco che il caro Fini, leader storico di Alleanza Nazionale, tira un bel ceffone, più che sulla schiena, sul faccione, a fermare i rigurgiti dei suoi bambocci, l'Alemanno e il La Russa, rei d'aver manifestato rutti e riflussi intestinali, prima di aver aver messo la mano sulla bocca o essersi presi un bel Guttalax, un buon purgante per sciogliere incrostazioni biologiche;
è questione d'educazione, di cultura e formazione democratica, che qui non vale il tarallucci e vino, al grido di "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordammuce u passato, simmu tutti paisà !".
I ragazzi di Salò sbagliarono su tutti i fronti e, a meno di dar loro del cretino, riconosciamogli pure la buona fede...ma sempre fascista era !
Sempre una dittatura.
Sempre un soffocare libertà: di parola, di pensiero, d'opinione e di scelte.
Sempre una forma, una forza e una sostanza assassina, che chi non la pensava come loro finiva a randellate o sparato.
I ragazzi di Salò fecero una scelta scellerata, assumendo le responsabilità di tanto, combattendo per difendere quello: per primo, fu la Storia a condannarli, mettendovi sopra una pietra...tombale.
Posso provare, e provo pietà per errore ed orrore per quelli, tanto incoscienti da gettare la propria gioventù e strozzare il proprio respiro;
meglio furono di chi si riciclò, cambiando casacca per tempo, vantando oggi d'esser...Nobel uomo e Bocca della verità, rinnegando, negando, dimenticando prontamente dove servirono, a chi giurarono fedeltà o cosa firmarono e contro di chi;
Al tracollo, si ritirarono sui monti con la camicia nera e tornarono a valle, sul carro dei vincitori, con quella rossa.
Oggi sono ad insegnare quanto l'ebreo è buono solo da morto e la Chiesa una levatrice d'asini, concedendo la nuova verginità al "Migliore" sulla piazza con cui gemellarsi e porti dote: "Il nemico del mio nemico è mio amico".
O a firmare nuovamente liste e fare fronda contro chi denuncia il nuovo terrorismo che, passando dal rosso al nero, ora vira al verde "BinLadIslam";
è un modo per riconoscersi, sempre e ovunque, che il colore è solo una divisa, ma il macinato è sempre di carne !
Il ComuNazIslam è camaleonte di colore, ma l'anima è sempre allo zolfo.
No, non basta la buona fede, il credere in qualcosa, la passione, il gridare di fare in nome di un dio multiforme e dai tanti nomi: la sacralità della vita è come la livella, che trova nell'essere tutto su un piano equilibrio e misura.
Certo, il fascismo non fu un "male assoluto", ma solo perché non ebbe il modo, i mezzi e il tempo per crescere e diventarlo: dovette accodarsi e prendere la medaglia di bronzo, che quella d'argento fu data al Nazismo, e la d'oro, al Comunismo, secondo una classifica che conta i morti, non le buone intenzioni, oppio dei popoli !
- «[...] la destra deve finalmente abbracciare i valori dell'antifascismo».
Vero. E quello non è esclusivo di partigiani o di vincitori, che sono poi a riscrivere la Storia, adattandola a proprie forme e misure.
Ma il male, quello fu, senza ambiguità, senza revisionismo, senza se e senza ma.
A Dio in cielo, il giudizio finale, a Cesare, sulla terra, quello suo, ed è pollice verso.
Punto e basta.
Se così non fosse, saremmo a dover fare lo stesso e riabilitare o rifare facciata a tutti i terroristi, dai talebani di Bin Laden ai pezzenti di Hamas, ai criminali Hezbollah e ad ogni bombarolo che mette bombe in chiese, moschee, mercati e in ogni dove siano presenti persone innocenti ed indifese.
Non vorrei un domani sentire dire che Hamas fosse stato "male minore", Hezbollah "compagni che sbagliarono" e gli sgozzatori e stragisti, "poveri ragazzi".
Però...c'è un però, che antifascisti e portatori dei "valori della resistenza" furono pure gli assassini delle Brigate Rosse, ma non per questo diversi: erano fascisti pure loro, rossi ma fascisti, che volevano fare la rivoluzione del proletariato, sfasciando vetrine, picchiando passanti e "giustiziando" chi non la pensava come loro, alla faccia di "libertà" ed "eguaglianza";
dove la differenza ?
Ma, mentre i fascisti "furono", la mentalità e il seme del Brigarcomunismorosso "sono".
Il terrorismo nostrano si assolve, quando ne "le memorie di Adriano", il Sofri, si ricava che il loro:
"Non fu terrorismo, ma atto di giustizia",
dimenticando che la sua, di giustizia, si sovrapponeva a quella di uno Stato in cui vige la Democrazia, che non si abbatte con le pallottole ma con la maggioranza dei voti, anche se e quando
"Il centrosinistra è minoranza, ma il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese";
O forse i "valori" dell'antifascismo non sono rigide stecche di un busto, ma comodo e lasco abbraccio di mutandoni elastici, da adattare ad ogni forma ?
- «Facciano pure le riforme che credono ma, se verrà approvata una legge elettorale che penalizza i piccoli partiti, non vengano a lamentarsi se poi qualcuno si ritrova con un proiettile conficcato in una gamba !»
Parole di Francesco Caruso, "disobbediente" arrabbiato ed ex deputato di Rifondazione.
Le regole ?
Quelle di "[...] italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese".
No, non si può ragionare con le tessere e non basta leggere libri e giornali ed essere parte acculturata, che anche il cuore deve pulsare, oltre al cervello, altrimenti non ci si lamenti quando ci spareranno!
Io, secondo me...16.09.2008
venerdì 12 settembre 2008
Arabia (pedo)felix
Ah, che brutto quando l'amore finisce è lei lo vuole lasciare:
"[...] un giudice del tribunale saudita di Riad ha aggiornato una causa di divorzio [...] per dare sufficiente tempo alle controparti di riconciliarsi".
Bravo, signor giudice, che bisogna mettersi nei panni del pover'uomo, quel maritino rifiutato, condannato a rimanere solo e reietto, destinato ad uscire di scena cantando:
"[...] Addio anni di gioventù, perché perché non ritornate più
[...] la donna sincera aspettai, compagna dei giorni miei
[...] addio sogni di gloria, addio castelli in aria
[...] meglio tacer le memorie o vecchio cuor mio, sogni di gloria addio".
Ahimè, sfortunato, che la sua bella lo getta nell'immondizia, abbandonandolo come si fa per un cane sull'autostrada;
certo, la moglie che ti molla è un dramma: spiace per lui, per i figli...la famiglia che si sfascia.
E già...ma se proprio "Lei", la moglie, ha otto anni e lui cinquanta, che, più che padre, gli potrebbe fare da nonno ?!
Da noi si chiamerebbe pedofilia, ma là, nella penisola arabica, l'Arabia (pedo)felix...siamo al libero baratto, che un uomo nella zona di al Unaizah, nella provincia di al Qusaim, si era messo d'accordo con un cinquantenne per "scambiarsi come mogli" le figlie minorenni.
C'è chi fa lo scambio di coppie, chi di figlie, e neppure maggiorenni.
De gustibus non est disputandum, sui gusti non si discute;
o si ?
Venuta a sapere del matrimonio della figlia, che frequenta la quarta elementare, la madre, di fronte al rifiuto del marito di annullare il contratto di matrimonio, lo ha portato davanti ad un tribunale, dove il giudice non ha potuto fare altro che temporeggiare, sperando magari di prendere in mano la patata quando non sarà più così bollente o, meglio, lasciare ad un altro il cavare la castagna dal fuoco.
Ora, di là dallo specifico, a me fa ghiacciare il sangue nelle vene un altro articolo:
"Una stima per difetto conta che le spose bambine islamiche sono 60 milioni e hanno meno di 13 anni";
sessanta milioni...l'intera fauna della penisola italiana !
Qui non possiamo applicare l'ottimistico e speranzoso proverbio che dice:
"Una rondine non fa primavera", che decine di "rondinelle" la bella stagione la fanno sì, per i nidi, anzi, i letti, di spennacchiati e stagionati galletti.
In una comunità tanto vasta e prolifica, non esistono piccoli numeri o piccoli drammi:
le cifre di impiccati - minorenni compresi - anche per motivi insignificanti;
donne ( tante ) e uomini ( meno ) sono lapidati regolarmente, in pubbliche piazze, con sadismo e goduria, usando pietre di grandezza sufficiente a far morire di dolore ma senza uccidere all'istante.
Per non parlare poi di amputazioni, flagellazioni, "consigli" a ragazzini per suggerire quanto è bello il suicidio e l'omicidio, e altre amenità.
Davanti a tanto non si squalifica quindi la storia delle spose bambine;
come quella che arriva dallo Yemen dove Nojoud, una bambina di otto anni ( è proprio un vizio ! ) si è presentata da sola in tribunale dicendo di essere stata costretta dal padre a sposare un trentenne, che l'aveva picchiata e forzata ad avere rapporti sessuali...e poi hanno il coraggio di dare del maiale agli infedeli !
In questi casi, il marito è sempre un uomo parecchio più anziano, mai incontrato prima, non escluso un parente.
Leggo le classifiche dei paesi più "attivi" in mercimoni e matrimoni di tal fatta:
"[...] il Niger è al primo posto, seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia.
Altri seguono, ma sono scarsi: le pecore nere della specie Pedofelix.
Continuo la lettura delle atrocità:
"[...] L'attività sessuale precoce cui sono obbligate, le gravidanze e i parti procurano loro danni terribili, oltre a contagi d'ogni genere. Una volta malate, sono emarginate dai propri mariti e dalle comunità [...] due milioni di ragazzine sono affette da fistole vescico o retto-vaginali in seguito a lacerazioni prodotte dal feto. Ciò le rende incontinenti per il resto della loro vita, e il loro odore di urina è talmente forte che dalla loro gente sono ghettizzate, scansate, abbandonate sole.";
una forma di take away, carne da asporto, destinata all'usa e getta.
A fronte di tutto ciò, veniamo edotti da un'intervista rilasciata dall'ambasciatore saudita in Gran Bretagna, Ghazi Al-Qusaibi, che dichiara:
«Flagellazione, lapidazione e amputazioni sono, agli occhi musulmani, il nocciolo della fede, e la cultura occidentale è ridicola, è una cultura perversa e inferiore».
Per simili figuri e d "eminenti religiosi" è normale invece emettere "[...] una serie infinta di fatwa di condanna contro qualsiasi attricetta, scrittore o vignettista satirico; verso le barzellette i sacerdoti musulmani sono molto attenti", mentre si ostenta, si"pavoneggia" la crudeltà primitiva di cui è permeata certa cultura musulmana, l'assenza d'ogni valore religioso e umano di certe tradizioni spacciate per coraniche, il peggior maschilismo retrogrado e oscurantista chiamato a proteggere il potere maschile di questi aguzzini, pedofili ed assassini.
Costoro sono a negare alla donna il diritto di scegliersi il marito e di divorziare; affermano il diritto maschile alla poligamia e al ripudio; sanciscono la disparità in tema di eredità; rifiutano alle donne il diritto alla custodia dei figli in caso di divorzio, manifestando una sessuofobia martellante ed opprimente, interpretando, plasmando e piegando la Sharia, la legge islamica, a proprio scopo e piacere.
E qui mi fermo, che pure essendo di bocca e stomaco buono, mi viene il trabocco intestinale.
E quella che fu Arabia Felix (voce latina, dal greco Eudaimonia Arabia, a designare le regioni più meridionali della Penisola arabica), oggi eccola declassata, ad essere Arabia (pedo)felix !
Io, secondo me...12.09.2008
"[...] un giudice del tribunale saudita di Riad ha aggiornato una causa di divorzio [...] per dare sufficiente tempo alle controparti di riconciliarsi".
Bravo, signor giudice, che bisogna mettersi nei panni del pover'uomo, quel maritino rifiutato, condannato a rimanere solo e reietto, destinato ad uscire di scena cantando:
"[...] Addio anni di gioventù, perché perché non ritornate più
[...] la donna sincera aspettai, compagna dei giorni miei
[...] addio sogni di gloria, addio castelli in aria
[...] meglio tacer le memorie o vecchio cuor mio, sogni di gloria addio".
Ahimè, sfortunato, che la sua bella lo getta nell'immondizia, abbandonandolo come si fa per un cane sull'autostrada;
certo, la moglie che ti molla è un dramma: spiace per lui, per i figli...la famiglia che si sfascia.
E già...ma se proprio "Lei", la moglie, ha otto anni e lui cinquanta, che, più che padre, gli potrebbe fare da nonno ?!
Da noi si chiamerebbe pedofilia, ma là, nella penisola arabica, l'Arabia (pedo)felix...siamo al libero baratto, che un uomo nella zona di al Unaizah, nella provincia di al Qusaim, si era messo d'accordo con un cinquantenne per "scambiarsi come mogli" le figlie minorenni.
C'è chi fa lo scambio di coppie, chi di figlie, e neppure maggiorenni.
De gustibus non est disputandum, sui gusti non si discute;
o si ?
Venuta a sapere del matrimonio della figlia, che frequenta la quarta elementare, la madre, di fronte al rifiuto del marito di annullare il contratto di matrimonio, lo ha portato davanti ad un tribunale, dove il giudice non ha potuto fare altro che temporeggiare, sperando magari di prendere in mano la patata quando non sarà più così bollente o, meglio, lasciare ad un altro il cavare la castagna dal fuoco.
Ora, di là dallo specifico, a me fa ghiacciare il sangue nelle vene un altro articolo:
"Una stima per difetto conta che le spose bambine islamiche sono 60 milioni e hanno meno di 13 anni";
sessanta milioni...l'intera fauna della penisola italiana !
Qui non possiamo applicare l'ottimistico e speranzoso proverbio che dice:
"Una rondine non fa primavera", che decine di "rondinelle" la bella stagione la fanno sì, per i nidi, anzi, i letti, di spennacchiati e stagionati galletti.
In una comunità tanto vasta e prolifica, non esistono piccoli numeri o piccoli drammi:
le cifre di impiccati - minorenni compresi - anche per motivi insignificanti;
donne ( tante ) e uomini ( meno ) sono lapidati regolarmente, in pubbliche piazze, con sadismo e goduria, usando pietre di grandezza sufficiente a far morire di dolore ma senza uccidere all'istante.
Per non parlare poi di amputazioni, flagellazioni, "consigli" a ragazzini per suggerire quanto è bello il suicidio e l'omicidio, e altre amenità.
Davanti a tanto non si squalifica quindi la storia delle spose bambine;
come quella che arriva dallo Yemen dove Nojoud, una bambina di otto anni ( è proprio un vizio ! ) si è presentata da sola in tribunale dicendo di essere stata costretta dal padre a sposare un trentenne, che l'aveva picchiata e forzata ad avere rapporti sessuali...e poi hanno il coraggio di dare del maiale agli infedeli !
In questi casi, il marito è sempre un uomo parecchio più anziano, mai incontrato prima, non escluso un parente.
Leggo le classifiche dei paesi più "attivi" in mercimoni e matrimoni di tal fatta:
"[...] il Niger è al primo posto, seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia.
Altri seguono, ma sono scarsi: le pecore nere della specie Pedofelix.
Continuo la lettura delle atrocità:
"[...] L'attività sessuale precoce cui sono obbligate, le gravidanze e i parti procurano loro danni terribili, oltre a contagi d'ogni genere. Una volta malate, sono emarginate dai propri mariti e dalle comunità [...] due milioni di ragazzine sono affette da fistole vescico o retto-vaginali in seguito a lacerazioni prodotte dal feto. Ciò le rende incontinenti per il resto della loro vita, e il loro odore di urina è talmente forte che dalla loro gente sono ghettizzate, scansate, abbandonate sole.";
una forma di take away, carne da asporto, destinata all'usa e getta.
A fronte di tutto ciò, veniamo edotti da un'intervista rilasciata dall'ambasciatore saudita in Gran Bretagna, Ghazi Al-Qusaibi, che dichiara:
«Flagellazione, lapidazione e amputazioni sono, agli occhi musulmani, il nocciolo della fede, e la cultura occidentale è ridicola, è una cultura perversa e inferiore».
Per simili figuri e d "eminenti religiosi" è normale invece emettere "[...] una serie infinta di fatwa di condanna contro qualsiasi attricetta, scrittore o vignettista satirico; verso le barzellette i sacerdoti musulmani sono molto attenti", mentre si ostenta, si"pavoneggia" la crudeltà primitiva di cui è permeata certa cultura musulmana, l'assenza d'ogni valore religioso e umano di certe tradizioni spacciate per coraniche, il peggior maschilismo retrogrado e oscurantista chiamato a proteggere il potere maschile di questi aguzzini, pedofili ed assassini.
Costoro sono a negare alla donna il diritto di scegliersi il marito e di divorziare; affermano il diritto maschile alla poligamia e al ripudio; sanciscono la disparità in tema di eredità; rifiutano alle donne il diritto alla custodia dei figli in caso di divorzio, manifestando una sessuofobia martellante ed opprimente, interpretando, plasmando e piegando la Sharia, la legge islamica, a proprio scopo e piacere.
E qui mi fermo, che pure essendo di bocca e stomaco buono, mi viene il trabocco intestinale.
E quella che fu Arabia Felix (voce latina, dal greco Eudaimonia Arabia, a designare le regioni più meridionali della Penisola arabica), oggi eccola declassata, ad essere Arabia (pedo)felix !
Io, secondo me...12.09.2008
martedì 9 settembre 2008
Cazzandrata
"In principio la terra era informe e deserta, e le tenebre ricoprivano l'abisso".
Mercoledì 10 Settembre, anno del Signore 2008: ore 9 e 11 minuti, ora locale;
un sacerdote, atipico per l'immaginario comune, salirà le scale della sua Cattedrale, vestirà i panni di una dottrina per soli iniziati, terrà una liturgia per addetti ai lavori intonando una litania tra il profano, il sacro e il sacrilego.
- «Carissimi, siete qui convenuti senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione: l'uomo osi separare ciò che è unito e riceva quest'anello, segno d'amore e fedeltà alla Scienza. Principio creatore dell'universo, che hai formato i cieli e la terra, ti riconosciamo e promettiamo di esserti fedeli sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della nostra vita».
Ecco che al Centro Europeo di Ricerca Nucleare, cento metri sotto terra, al confine tra Svizzera e Francia, il tempo si fermerà, così come il cuore in gola, nell'attesa del Messia, tanto agognato ma mai ancora visto: il bosone di Higgs, la "particella di Dio", creatore della materia e della massa, decifratore della materia oscura genitore d'ogni altra particelle e padrone delle dimensioni sconosciute.
Il Ministro del Culto, "Signore dell'anello" accompagnerà due fasci di particelle in un tunnel lungo 27 km: lo scontro tra queste, ognuno provenienti da direzione opposta, scatenerà una temperatura di gran lungo superiore a quella del cuore del Sole, tanto da bastare a far collassare la struttura atomica degli elementi, la cui fusione potrebbe addirittura portare a creare il cannibale della materia: un Buco Nero, macinino d'ogni cosa.
La paura dei detrattori del "Large Hadron Collider" è che potrebbe crescere di dimensioni e potenza, fino a risucchiare la Terra, divorandola completamente nel giro di quattro anni.
I nuovi dei rispondono: "L'acceleratore è sicuro [...] Il pericolo è privo di fondamento scientifico".
"Quando vidi l'Agnello rompere il sesto sigillo, ci fu un tremendo terremoto. Il sole divenne nero come il carbone e la luna si fece rosso sangue Allora le stelle caddero dal cielo sulla terra, come fichi acerbi da un albero scosso da un forte vento. Il cielo si ritirò, come una pergamena che si arrotola, e tutte le montagne e le isole furono spostate".
Non si vorrà dare credito all'Apocalisse: che ne sapeva il suo estensore del potere dell'uomo d'oggi, che può arrivare a, e forse diventare lui stesso un Dio?
Ricordiamo quante volte si gridò "Al lupo, al lupo ! ", senza che mai questi poi comparisse.
Così tremava dal terrore la gente del Medioevo, nella notte fra 31 dicembre 999 e 1 gennaio 1000, per via del vecchio detto "mille e non più mille";
così la paura, all'alba del Terzo Millennio, per il baco mangia programmi, il "Millennium Bug": avrebbe dovuto sgretolare il sistema informatico, reggitore del sistema sociale, sprofondando l'umanità nel caos più profondo.
Già, ma può anche darsi che, a giocare lo stesso numero per tante volte, alla fine ci si azzecchi;
magari proprio l'antico popolo Maya, con una profezia: Sabato, 22 dicembre 2012..."Game over" !
L'esperimento avrebbe lo scopo di portarci indietro nel tempo, esattamente alla situazione vissuta nel momento della creazione della Terra;
se non ci riesce a capirne l'inizio, speriamo di non vincere il premio di consolazione: protagonisti della fine.
- «Ma non diciamo cazzate !» tuona la Scienza: «qualora si formasse, il buco nero evaporerebbe subito»;
certo, qualcosa che evapora alla fine ci sarà: speriamo a farlo sia il buco o la bufala e non noi.
"Alla fine la terra era informe e deserta, e le tenebre ricoprivano l'abisso".
Bene, gli uomini possono smettere, per scaramanzia, di tenere la mano sui gioielli;
e le donne di fare corna di scongiuro dietro la schiena.
Scherzavo !
Io, secondo me...09.09.2008
Mercoledì 10 Settembre, anno del Signore 2008: ore 9 e 11 minuti, ora locale;
un sacerdote, atipico per l'immaginario comune, salirà le scale della sua Cattedrale, vestirà i panni di una dottrina per soli iniziati, terrà una liturgia per addetti ai lavori intonando una litania tra il profano, il sacro e il sacrilego.
- «Carissimi, siete qui convenuti senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione: l'uomo osi separare ciò che è unito e riceva quest'anello, segno d'amore e fedeltà alla Scienza. Principio creatore dell'universo, che hai formato i cieli e la terra, ti riconosciamo e promettiamo di esserti fedeli sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della nostra vita».
Ecco che al Centro Europeo di Ricerca Nucleare, cento metri sotto terra, al confine tra Svizzera e Francia, il tempo si fermerà, così come il cuore in gola, nell'attesa del Messia, tanto agognato ma mai ancora visto: il bosone di Higgs, la "particella di Dio", creatore della materia e della massa, decifratore della materia oscura genitore d'ogni altra particelle e padrone delle dimensioni sconosciute.
Il Ministro del Culto, "Signore dell'anello" accompagnerà due fasci di particelle in un tunnel lungo 27 km: lo scontro tra queste, ognuno provenienti da direzione opposta, scatenerà una temperatura di gran lungo superiore a quella del cuore del Sole, tanto da bastare a far collassare la struttura atomica degli elementi, la cui fusione potrebbe addirittura portare a creare il cannibale della materia: un Buco Nero, macinino d'ogni cosa.
La paura dei detrattori del "Large Hadron Collider" è che potrebbe crescere di dimensioni e potenza, fino a risucchiare la Terra, divorandola completamente nel giro di quattro anni.
I nuovi dei rispondono: "L'acceleratore è sicuro [...] Il pericolo è privo di fondamento scientifico".
"Quando vidi l'Agnello rompere il sesto sigillo, ci fu un tremendo terremoto. Il sole divenne nero come il carbone e la luna si fece rosso sangue Allora le stelle caddero dal cielo sulla terra, come fichi acerbi da un albero scosso da un forte vento. Il cielo si ritirò, come una pergamena che si arrotola, e tutte le montagne e le isole furono spostate".
Non si vorrà dare credito all'Apocalisse: che ne sapeva il suo estensore del potere dell'uomo d'oggi, che può arrivare a, e forse diventare lui stesso un Dio?
Ricordiamo quante volte si gridò "Al lupo, al lupo ! ", senza che mai questi poi comparisse.
Così tremava dal terrore la gente del Medioevo, nella notte fra 31 dicembre 999 e 1 gennaio 1000, per via del vecchio detto "mille e non più mille";
così la paura, all'alba del Terzo Millennio, per il baco mangia programmi, il "Millennium Bug": avrebbe dovuto sgretolare il sistema informatico, reggitore del sistema sociale, sprofondando l'umanità nel caos più profondo.
Già, ma può anche darsi che, a giocare lo stesso numero per tante volte, alla fine ci si azzecchi;
magari proprio l'antico popolo Maya, con una profezia: Sabato, 22 dicembre 2012..."Game over" !
L'esperimento avrebbe lo scopo di portarci indietro nel tempo, esattamente alla situazione vissuta nel momento della creazione della Terra;
se non ci riesce a capirne l'inizio, speriamo di non vincere il premio di consolazione: protagonisti della fine.
- «Ma non diciamo cazzate !» tuona la Scienza: «qualora si formasse, il buco nero evaporerebbe subito»;
certo, qualcosa che evapora alla fine ci sarà: speriamo a farlo sia il buco o la bufala e non noi.
"Alla fine la terra era informe e deserta, e le tenebre ricoprivano l'abisso".
Bene, gli uomini possono smettere, per scaramanzia, di tenere la mano sui gioielli;
e le donne di fare corna di scongiuro dietro la schiena.
Scherzavo !
Io, secondo me...09.09.2008
domenica 7 settembre 2008
afFARComunisti
- «O, che gelida manina...se la lasci riscaldar».
Ecco Ramon Mantovani ( una volta capo della sezione esteri di Rifondazione Comunista ) che tiene sulle ginocchia Raul Reyes, con più buchi di un colino, traforato che sembra una maglia a rete fatta ad uncinetto, non fosse per i fori d'impiombatura: i soldati del presidente Alvaro Uribe, dopo anni di gioco a nasconderello, l'hanno acchiappato e messo sotto...terra;
e si: il nostro dalla manina fredda di mestiere faceva il terrorista, vice-comandante delle Farc, che in Colombia avevano rapito e tenuto in prigionia per più di sei anni Ingrid Betancourt, senza dimenticare le altre sfortunate come lei, che ancora sono là, a fare da bambola gonfiabile e figliare per quelli, stanchi di una rivoluzione da mezze seghe, l'altra metà del lavoro di manetta.
Il povero Mantovani, e quanti della specie, si ritrova orfano nel momento peggiore della sua vita: il popolo italiano l'ha sbattuto fuori dalla stanza dei bottoni assieme ai compagni di merende, la sua "corte dei miracoli";
d'un botto si ritrova cornuto e mazziato, spogliato di scettro e del serto d'alloro, nudo, con una mano davanti e l'altra dietro, a pararsi degli spifferi che volano bassi, da un'aria che tira male.
Gli affari vanno di male in peggio: come direbbe Beppe Grillo, a rotoli, affanculo; anzi, gli afFARComunisti vanno proprio... afFARCulo !
Fosse ancora in buona con i vecchi alleati dei bei tempi di razzie, che li hanno invece scaricati come lebbrosi, sarebbe andato pure lui con D'Alema, a braccetto, affiancando l'esponente Hezbollah di turno, giusto a non perdere l'abitudine allo struscio, accompagnandosi con terrore, terroristi e terrorismo, categorie tanto care e utilizzate da nonno Lenin e papà Stalin, dalle cui costole derivano e alla cui ombra crescono, ben pasciuti.
Ma quelli, che dello scemo c'hanno solo la faccia, hanno fiutato per tempo l'affondamento, ed hanno messo in pratica la famosa ginnastica Pilates...Ponzio Pilates: se ne sono lavate le mani e li hanno disconosciuti, che della rivoluzione a loro frega un cazzo, che non gli garantisce la stessa abbondanza di "magna-magna", traboccante nelle pastoie della democrazia.
Ecco che gli afFARComunisti si stemperano nel mimetismo, il nascondere la vecchia polvere muffosa sotto il tappeto e gli scheletri negli armadi di scantinati e malinconiche, dismesse ma mai dimenticate...botteghe oscure.
- «Compagni, si cambia, che la possente macchina da guerra di geometrica potenza, a furia di metterla nelle Molotov, ha finito la benzina !»
Parcheggiata in seconda fila, coperta dal telo falcemartelluto, mai in demolizione, con i suoi custodi aspetterà tempi migliori, quando il manto della dissimulazione e della menzogna potrà essere rimosso, a mostrare ancora, con onore e ostentazione, il marchio di Caino. Ci sarà tempo per riammettere e riportare nei ranghi profughi e suppellettili, una volta che, scacciati dalla porta, passeranno dalla finestra, perché i primi amori non si dimenticano mai !
Ecco allora che il cerino, per accendere la fiaccola olimpica della rinascita, è dato al tedoforo Veltroni, praticone delle arti cinematografare, alla ricerca di effetti speciali; ma - ahi noi - si trova ad avere a che fare con un autentico mago in materia: il Berlusconi.
Che ti pensa il ùalter ?
Come agli esami scolastici, se è vero che il lavoro si ruba, lui copia, diventando una carta carbone da cui si ricalca l'originale: l'acronimo del partito su sfondo tricolore, il programma pari all'altro, il promettere, il muoversi, il presentarsi, il magnificare terre, città e paesi, il lisciare peli, è caricatura di un'arte che l'avversario però recita per dono e ha in dote, non da copione e come scimmia che mima !
ùalter si esalta, ci crede, si illude talmente tanto da affermare prima il pareggio, se non il sorpasso, arrivando addirittura a mandare dei suoi in America - non in Russia ! - a studiare i metodi di Obama, candidato alla Casa Bianca e protagonista di una campagna elettorale incredibilmente efficace.
Perfino il regista Moretti, il Nanni, una volta girotondino e gran fustigatore, per un attimo resta senza parole, ma il gioco dura poco, che subito da noi si ridimensiona, a diventare...i Nan(n)i di Obam(b)a e scadere nel ridicolo, che subito il nostro, di elettorato, li spernacchia, lasciandoli al palo.
Tanto ci rimangono di merda che il fighetto di partito emette sentenza lapidaria:
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»;
La qualità ce l'abbiamo noi: il resto e cascame, pontifica...il Migliore !
In un batter di ciglia, ecco risolversi l'annosa crisi della mondezza di Napoli, che ci ha tanto squalificato agli occhi del mondo, mentre uno dei suoi maggiori artefici - il Bassolino - fa cantare il gallo rinnegando il passato e cercando di pararsi il culetto per il futuro, mentre il Sindaco Iervolino ( la famosa voce a gesso su lavagna o lametta su vetro ) è candidata alla trasmissione "Chi l'ha visto ? ", anzi, chi l'ha più vista ?
Ipocriti, si, ma emuli de "Il Principe" di Machiavelli, a metà tra "Il fine giustifica i mezzi" e "Di necessità, virtù".
Non sono i primi, ne saranno gli ultimi, che altri sono a voler salire sul carrozzone del vincitore, che hanno capito che il remare contro fa incazzare gli italiani, stanchi di una classe politica - la casta - avida ma incapace e di nessuno spessore, che possa giustificarne sugoso salario. E prepotente, nel modo di guardare e trattare quel cittadino, che la mantiene.
- «Siori e siore, accorrete: non siamo qui a vendere, ma a regalare !» è il classico richiamo degli imbonitori da fiera popolare.
Da regalare era la nostra Compagnia di Bandiera, l'Alitalia, con tanto d'aeroporti, veicoli, rotte e maestranze.
- «Questo matrimonio non s'ha da fare !» tuona il Berlusca: via i francesi, che da noi c'è una cordata pronta ad intervenire, a salvare capra, cavoli, la più parte dei lavoratori e il portafoglio degli azionisti.
ùalter risponde : «Non è vero: ormai, più che una Compagnia di Bandiera, lo è di bandierina !»
E già: però la Regione Lazio, nei panni del suo presidente, il Marrazzo, ora che la cordata si è materializzata, ci vuole entrare; e come lui anche il sior Penati, gemello della Lombardia, non ne vuole restare fuori.
Strano tanto frettoloso interesse, per una compagnia di "bandierina".
Berlusca sta per fare filotto: è meglio accodarsi, ad accontentarsi di una sia pur poca luce riflessa, ma è sempre meglio della lampadina del sol dell'avvenire, che si è fulminata anzitempo !
E il giro di vite ?
Basta asini a scuola e scaldasedie negli uffici pubblici: onore al merito e calci nel fondoschiena al resto !
I sindacati, poli e ideologizzati sino al midollo, restano distanti anni luce dal lavoratore.
Pur di mantenere i pochi privilegi che gli rimangono, abbozzano, cercando di non accelerare quella corsa al suicidio che li ha visti rinnegati pure da chi ha sottoscritto la tessera, ma che li ha affossati, votando quelli della Lega, più vicini alla strada e nelle fabbriche, che nelle cattedrali d'avorio.
Alitalia potrebbe essere la loro Caporetto: salvata proprio dai "cattivi", quegli imprenditori tanto demonizzati che, certo, non menano la coda per niente, ma neppure le greppie di partiti, il portafoglio degli onorevoli e i forzieri dei sindacati sono pieni d'aria !
E un mondo funzionale ma retto da filosofi e poeti, funziona solo nell'immaginario di Cementano, dopo che le tarme nel suo cervello c'hanno scavato le gallerie.
Certo che avrebbero preso con filosofia e magari pure dedicato un carme alla scarcerazione dei delinquenti del Napoli calcio, quella teppaglia che gode nel distruggere e uccidere indossando e camuffandosi con il mantello della tifoseria, alibi e scudo per ogni nefandezza.
E qui abbiamo raggiunto l'apoteosi, che il povero ùalter c'ha sclerato: tanto ne ha di scossoni e botte da andare in tilt, come i vecchi flipper di una volta;
- «Colpa del governo, che è forte con i deboli e tremebondo con i forti !»
Peccato che ad aprire la fossa biologica siano invece stati i giudici, altra categoria che annovera falangi di sinistroidi usati e usi a fare l'ariete contro il Silvio Berlusconi e pronti, all'occasione, a fargli dispetti di tal fatta, che hanno in Tontino Di Pietro, pappone - nel senso di gran padre e padrone - dell'Italia dei Veleni, che dei Valori ha solo riferimento al conto in banca.
Il suo senso della giustizia si riassume in una sua celebre e ricorrente frase:
- «Io a quello lo sfascio !»
sintesi di una pervicace ed ossessiva missione che si è imposto, non migliore dallo zelo, l'ostinazione e la mania persecutoria del sicario per la vittima, da eliminare ad ogni costo e declassata da soggetto ad oggetto.
Persino Luciano Violante, una volta giudice ed oggi esponente di spicco del Partito Democratico, si è preso un sonoro cazziatone dal manettaro Di Pietro, per avere osato impattare con il "Tontinopensiero";
l'ex commissario Manetta vorrebbe purgata la frase eretica e che Luciano ne facesse seguire abiura:
- «Basta con lo scontro: è ora di dialogare con il Partito delle libertà sulla nuova giustizia».
Tony Catenaccio risponde : «Mai: la giustizia sono io !»
M'aspetto una marcia su Roma con trattore, forcone, roncola, zappa e rastrelli.
Intanto, con i soldati, si tenta un esperimento: farli uscire dalle caserme, dove facevano le belle statuine, per affiancarli a polizia e carabinieri, a dar modo ai più di questi di incidere ed intervenire soprattutto sulla sicurezza e per l'incolumità dei cittadini, piuttosto che controllori, simili ai bigliettai sui treni.
Apriti cielo: è stato raccolto il fior fiore del peggio sinistroide e manovali della penna, pronti a far cagnara e gridare al ritorno del fascismo, di cui sentivano persino l'odore, forse perché molti non si erano ben levati la precedente buccia, che sentiva ancora puzzo delle vecchie tane;
vorrei sapere quanti di loro o dei padri erano allora a far numero nelle folle oceaniche, per poi lavorare di scolorina sulle fumose camicie, quando il rosso rimpiazzò il nero, che quelli non si sono estinti, ma diluiti, come inchiostro in abbondante acqua.
E la storia delle impronte digitali dove la mettiamo ?
Arrivano da noi frotte di "Chicazz'è", che si muovono in lungo e in largo, chiamandosi Tizio di qua, Caio di là e Sempronio al prossimo giro di giostra: i bambini sono tra le prime vittime di un mercato di schiavi, che li comprano, li usano, se li scambiano, per far fare loro i lavori più turpi, dallo spaccio al furto.
I casellari giudiziari e le questure sono pieni delle infinite identità che ognuno di questi si attribuisce, ogni qualvolta colti in fallo: non solo le impronte servono, ma anche l'esame del DNA, per verificare legami di famiglia, veri o presunti, a ricostruire un complesso mosaico partendo da frammenti mischiati.
Chi lo dice ?
Ma io, no: Beppe...Giuseppe Garibaldi !
Io, secondo me...08.09.2008
Ecco Ramon Mantovani ( una volta capo della sezione esteri di Rifondazione Comunista ) che tiene sulle ginocchia Raul Reyes, con più buchi di un colino, traforato che sembra una maglia a rete fatta ad uncinetto, non fosse per i fori d'impiombatura: i soldati del presidente Alvaro Uribe, dopo anni di gioco a nasconderello, l'hanno acchiappato e messo sotto...terra;
e si: il nostro dalla manina fredda di mestiere faceva il terrorista, vice-comandante delle Farc, che in Colombia avevano rapito e tenuto in prigionia per più di sei anni Ingrid Betancourt, senza dimenticare le altre sfortunate come lei, che ancora sono là, a fare da bambola gonfiabile e figliare per quelli, stanchi di una rivoluzione da mezze seghe, l'altra metà del lavoro di manetta.
Il povero Mantovani, e quanti della specie, si ritrova orfano nel momento peggiore della sua vita: il popolo italiano l'ha sbattuto fuori dalla stanza dei bottoni assieme ai compagni di merende, la sua "corte dei miracoli";
d'un botto si ritrova cornuto e mazziato, spogliato di scettro e del serto d'alloro, nudo, con una mano davanti e l'altra dietro, a pararsi degli spifferi che volano bassi, da un'aria che tira male.
Gli affari vanno di male in peggio: come direbbe Beppe Grillo, a rotoli, affanculo; anzi, gli afFARComunisti vanno proprio... afFARCulo !
Fosse ancora in buona con i vecchi alleati dei bei tempi di razzie, che li hanno invece scaricati come lebbrosi, sarebbe andato pure lui con D'Alema, a braccetto, affiancando l'esponente Hezbollah di turno, giusto a non perdere l'abitudine allo struscio, accompagnandosi con terrore, terroristi e terrorismo, categorie tanto care e utilizzate da nonno Lenin e papà Stalin, dalle cui costole derivano e alla cui ombra crescono, ben pasciuti.
Ma quelli, che dello scemo c'hanno solo la faccia, hanno fiutato per tempo l'affondamento, ed hanno messo in pratica la famosa ginnastica Pilates...Ponzio Pilates: se ne sono lavate le mani e li hanno disconosciuti, che della rivoluzione a loro frega un cazzo, che non gli garantisce la stessa abbondanza di "magna-magna", traboccante nelle pastoie della democrazia.
Ecco che gli afFARComunisti si stemperano nel mimetismo, il nascondere la vecchia polvere muffosa sotto il tappeto e gli scheletri negli armadi di scantinati e malinconiche, dismesse ma mai dimenticate...botteghe oscure.
- «Compagni, si cambia, che la possente macchina da guerra di geometrica potenza, a furia di metterla nelle Molotov, ha finito la benzina !»
Parcheggiata in seconda fila, coperta dal telo falcemartelluto, mai in demolizione, con i suoi custodi aspetterà tempi migliori, quando il manto della dissimulazione e della menzogna potrà essere rimosso, a mostrare ancora, con onore e ostentazione, il marchio di Caino. Ci sarà tempo per riammettere e riportare nei ranghi profughi e suppellettili, una volta che, scacciati dalla porta, passeranno dalla finestra, perché i primi amori non si dimenticano mai !
Ecco allora che il cerino, per accendere la fiaccola olimpica della rinascita, è dato al tedoforo Veltroni, praticone delle arti cinematografare, alla ricerca di effetti speciali; ma - ahi noi - si trova ad avere a che fare con un autentico mago in materia: il Berlusconi.
Che ti pensa il ùalter ?
Come agli esami scolastici, se è vero che il lavoro si ruba, lui copia, diventando una carta carbone da cui si ricalca l'originale: l'acronimo del partito su sfondo tricolore, il programma pari all'altro, il promettere, il muoversi, il presentarsi, il magnificare terre, città e paesi, il lisciare peli, è caricatura di un'arte che l'avversario però recita per dono e ha in dote, non da copione e come scimmia che mima !
ùalter si esalta, ci crede, si illude talmente tanto da affermare prima il pareggio, se non il sorpasso, arrivando addirittura a mandare dei suoi in America - non in Russia ! - a studiare i metodi di Obama, candidato alla Casa Bianca e protagonista di una campagna elettorale incredibilmente efficace.
Perfino il regista Moretti, il Nanni, una volta girotondino e gran fustigatore, per un attimo resta senza parole, ma il gioco dura poco, che subito da noi si ridimensiona, a diventare...i Nan(n)i di Obam(b)a e scadere nel ridicolo, che subito il nostro, di elettorato, li spernacchia, lasciandoli al palo.
Tanto ci rimangono di merda che il fighetto di partito emette sentenza lapidaria:
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»;
La qualità ce l'abbiamo noi: il resto e cascame, pontifica...il Migliore !
In un batter di ciglia, ecco risolversi l'annosa crisi della mondezza di Napoli, che ci ha tanto squalificato agli occhi del mondo, mentre uno dei suoi maggiori artefici - il Bassolino - fa cantare il gallo rinnegando il passato e cercando di pararsi il culetto per il futuro, mentre il Sindaco Iervolino ( la famosa voce a gesso su lavagna o lametta su vetro ) è candidata alla trasmissione "Chi l'ha visto ? ", anzi, chi l'ha più vista ?
Ipocriti, si, ma emuli de "Il Principe" di Machiavelli, a metà tra "Il fine giustifica i mezzi" e "Di necessità, virtù".
Non sono i primi, ne saranno gli ultimi, che altri sono a voler salire sul carrozzone del vincitore, che hanno capito che il remare contro fa incazzare gli italiani, stanchi di una classe politica - la casta - avida ma incapace e di nessuno spessore, che possa giustificarne sugoso salario. E prepotente, nel modo di guardare e trattare quel cittadino, che la mantiene.
- «Siori e siore, accorrete: non siamo qui a vendere, ma a regalare !» è il classico richiamo degli imbonitori da fiera popolare.
Da regalare era la nostra Compagnia di Bandiera, l'Alitalia, con tanto d'aeroporti, veicoli, rotte e maestranze.
- «Questo matrimonio non s'ha da fare !» tuona il Berlusca: via i francesi, che da noi c'è una cordata pronta ad intervenire, a salvare capra, cavoli, la più parte dei lavoratori e il portafoglio degli azionisti.
ùalter risponde : «Non è vero: ormai, più che una Compagnia di Bandiera, lo è di bandierina !»
E già: però la Regione Lazio, nei panni del suo presidente, il Marrazzo, ora che la cordata si è materializzata, ci vuole entrare; e come lui anche il sior Penati, gemello della Lombardia, non ne vuole restare fuori.
Strano tanto frettoloso interesse, per una compagnia di "bandierina".
Berlusca sta per fare filotto: è meglio accodarsi, ad accontentarsi di una sia pur poca luce riflessa, ma è sempre meglio della lampadina del sol dell'avvenire, che si è fulminata anzitempo !
E il giro di vite ?
Basta asini a scuola e scaldasedie negli uffici pubblici: onore al merito e calci nel fondoschiena al resto !
I sindacati, poli e ideologizzati sino al midollo, restano distanti anni luce dal lavoratore.
Pur di mantenere i pochi privilegi che gli rimangono, abbozzano, cercando di non accelerare quella corsa al suicidio che li ha visti rinnegati pure da chi ha sottoscritto la tessera, ma che li ha affossati, votando quelli della Lega, più vicini alla strada e nelle fabbriche, che nelle cattedrali d'avorio.
Alitalia potrebbe essere la loro Caporetto: salvata proprio dai "cattivi", quegli imprenditori tanto demonizzati che, certo, non menano la coda per niente, ma neppure le greppie di partiti, il portafoglio degli onorevoli e i forzieri dei sindacati sono pieni d'aria !
E un mondo funzionale ma retto da filosofi e poeti, funziona solo nell'immaginario di Cementano, dopo che le tarme nel suo cervello c'hanno scavato le gallerie.
Certo che avrebbero preso con filosofia e magari pure dedicato un carme alla scarcerazione dei delinquenti del Napoli calcio, quella teppaglia che gode nel distruggere e uccidere indossando e camuffandosi con il mantello della tifoseria, alibi e scudo per ogni nefandezza.
E qui abbiamo raggiunto l'apoteosi, che il povero ùalter c'ha sclerato: tanto ne ha di scossoni e botte da andare in tilt, come i vecchi flipper di una volta;
- «Colpa del governo, che è forte con i deboli e tremebondo con i forti !»
Peccato che ad aprire la fossa biologica siano invece stati i giudici, altra categoria che annovera falangi di sinistroidi usati e usi a fare l'ariete contro il Silvio Berlusconi e pronti, all'occasione, a fargli dispetti di tal fatta, che hanno in Tontino Di Pietro, pappone - nel senso di gran padre e padrone - dell'Italia dei Veleni, che dei Valori ha solo riferimento al conto in banca.
Il suo senso della giustizia si riassume in una sua celebre e ricorrente frase:
- «Io a quello lo sfascio !»
sintesi di una pervicace ed ossessiva missione che si è imposto, non migliore dallo zelo, l'ostinazione e la mania persecutoria del sicario per la vittima, da eliminare ad ogni costo e declassata da soggetto ad oggetto.
Persino Luciano Violante, una volta giudice ed oggi esponente di spicco del Partito Democratico, si è preso un sonoro cazziatone dal manettaro Di Pietro, per avere osato impattare con il "Tontinopensiero";
l'ex commissario Manetta vorrebbe purgata la frase eretica e che Luciano ne facesse seguire abiura:
- «Basta con lo scontro: è ora di dialogare con il Partito delle libertà sulla nuova giustizia».
Tony Catenaccio risponde : «Mai: la giustizia sono io !»
M'aspetto una marcia su Roma con trattore, forcone, roncola, zappa e rastrelli.
Intanto, con i soldati, si tenta un esperimento: farli uscire dalle caserme, dove facevano le belle statuine, per affiancarli a polizia e carabinieri, a dar modo ai più di questi di incidere ed intervenire soprattutto sulla sicurezza e per l'incolumità dei cittadini, piuttosto che controllori, simili ai bigliettai sui treni.
Apriti cielo: è stato raccolto il fior fiore del peggio sinistroide e manovali della penna, pronti a far cagnara e gridare al ritorno del fascismo, di cui sentivano persino l'odore, forse perché molti non si erano ben levati la precedente buccia, che sentiva ancora puzzo delle vecchie tane;
vorrei sapere quanti di loro o dei padri erano allora a far numero nelle folle oceaniche, per poi lavorare di scolorina sulle fumose camicie, quando il rosso rimpiazzò il nero, che quelli non si sono estinti, ma diluiti, come inchiostro in abbondante acqua.
E la storia delle impronte digitali dove la mettiamo ?
Arrivano da noi frotte di "Chicazz'è", che si muovono in lungo e in largo, chiamandosi Tizio di qua, Caio di là e Sempronio al prossimo giro di giostra: i bambini sono tra le prime vittime di un mercato di schiavi, che li comprano, li usano, se li scambiano, per far fare loro i lavori più turpi, dallo spaccio al furto.
I casellari giudiziari e le questure sono pieni delle infinite identità che ognuno di questi si attribuisce, ogni qualvolta colti in fallo: non solo le impronte servono, ma anche l'esame del DNA, per verificare legami di famiglia, veri o presunti, a ricostruire un complesso mosaico partendo da frammenti mischiati.
Chi lo dice ?
Ma io, no: Beppe...Giuseppe Garibaldi !
Io, secondo me...08.09.2008
martedì 2 settembre 2008
Homunculus Bauscensis
Dalle mie parti, dicasi "bauscia" il bulletto, il prepotente che si da delle arie, una volta riconoscibile dalla camminata ammortizzata, su gambe storte ed arcuate, braccia penzoloni, che muove a pendolo - ora il destro, poi il sinistro, come a militare, durante la marcia - con il palmo rasoterra e rivolto all'indietro, stile gorilla in avvicinamento, a voler dare sensazione d'avvertimento, anticipo della minaccia e poi della carica.
Se mai ci fosse ancora bisogno di provare che l'uomo deriva dalla scimmia, ecco, l'anello di congiunzione;
il primate, con il pelo: il suo derivato con il cranio rasato, ma il giubbotto di pelle;
l'avo con stecchi, per rovistare nei formicai alla ricerca di cibo, o con bastoni, per arrivare a far cadere i frutti, a randellare il predatore o il simile, simbolo del prolungamento del pene, a rammentare virilità e maschia gerarchia, quella del dominante, ovviamente;
il bingo-bongo che c'abbiamo oggi, al bastone preferisce il manganello, il tubo di ferro, la mazza da carpentiere, aste, bulloni, catene, coltelli e altro, raccattato dall'ambiente dove si muove: lavandini divelti, bottiglie infrante, usate come rasoi, assi, mattoni da cantiere o blocchetti di porfido, scalzato dalla strada, cartelli stradali sradicati e ogni altra cosa, corpo contundente o da taglio, possa essere adattato alla bisogna;
serve distruggere, frantumare, sbrecciare o ridurre a brandelli, quando cose; pestare, fracassare, tagliare o bucare, fratturare, ferire e uccidere, quando la bestia lavora in gruppo ed è in caccia: ottima protezione e comodo alibi per sommare le forze e dividere responsabilità, che anche quando ci dovesse scappare il morto, mica l'ha accoppato Tizio, Caio o Sempronio, ma l'altro, il branco.
La vera pericolosità della massa impazzita è rendere il soggetto oggetto e nello stemperare in forma omeopatica l'efficacia dei freni inibitori, nati per fermare una bicicletta, non la locomotiva.
L'Homunculus Bauscensis si forma sin da piccolo che, quando i genitori lo vedono prendere a schiaffi il prossimo, lo guardano incantati:
- «Meno male che nostro figlio si farà rispettare; nessuno gli metterà i piedi in testa».
E già, che non succederà: è proprio grazie a loro che un nuovo piccolo delinquente cresce e, quando ne avrà modo, assalirà una camionetta dei carabinieri, cercando di linciare chi c'è dentro, o ucciderà il poliziotto di turno, durante i tafferugli di un prima o un dopo partita, pretesto che ne vale un altro per aggiungere una tacca al manico del proprio coltello, che lui ce l'aveva scritto dalla nascita, e benedetto da babbo e mamma, il suo destino
...si farà rispettare; nessuno gli metterà i piedi in testa.
La sua è legittima difesa: mamma e papà gli hanno dato tutto, tanto e troppo, e questo lui s'aspettava di ricevere ancora, prima che gli mostrassero il dito medio, che l'erba voglio non cresce neppure del giardino del re !
L'ordine, l'autorità costituita, la disciplina, il dover dividere con altri, leggi e regole, gli mettono i "piedi in testa", e lui gli farà vedere, li metterà al posto loro, e "mami "e "papi" saranno ancora orgogliosi di lui...ah, no: li aveva sprangati, quando sono mancati i soldi per la dose abituale di eroina.
Ingrati, dopo che lui gli aveva dato tante soddisfazioni, regalando i migliori anni della sua vita !
Poverini: ancora si ricorda, con tenerezza, quando insultarono il maestro e presero per il bavero il professore, che dicevano di lui che era intelligente, ma non si impegnava: ma perché farlo, se tutto gli era concesso e dovuto ?
E non era forse riuscito ad avere la licenza elementare, con il punteggio massimo: il "sei politico" ?
Oggi, campa facendo ora il manovale, lo scaricatore, lo spaccino e, nei tempi morti, il disoccupato;
la società lo evita, lo emargina, ma ne ha timore, ne ha paura,e questo è come una pompata di adrenalina, il vero sballo: quando è solo lo insultano, lo scacciano come un cane rabbioso ma, con quelli come lui, allora si, che cambia la musica !
Mancando i genitori, che "lo campavano", vive nei centri sociali o in case occupate, espropriate, come nelle tane dove la bestia più grossa frega alla piccola.
E sul treno ci sale senza biglietto, che il controllore non si fa vedere; e la pula li conta e li evita, e il resto del mondo scende dalle carrozze a calci in culo, si defila, scappa, come coniglio impaurito e tremebondo.
Formiche, solo formiche, che è bello calpestare, che i suoi genitori l'avevano educato ed insegnato bene a come era grande e quelle piccole, insignificanti...e facile a mettere il piede in testa !
Questa feccia dell'umanità è comoda manovalanza per gli affari sporchi, per chi non si vuole lordare le mani ed è alla cerca di sicari, bastonatori o picchiatori, che il loro randagismo mentale, l'ignoranza, la stupidità, la semplicità dei processi cognitivi, il rancore del perdente, l'incapacità a fare altro, li rende malleabili, plasmabili: come mandrie di vacche, si possono raccattare, ammucchiare e gettare contro ogni ostacolo.
Eccoli, mercenari tuttofare, a bruciare bandiere, insultare patria e patrioti, occupare piazze, quando serve l'amo per i bambascioni, i pacifinti-fessi, per i palestinesi, o i "resistenti" Taleban o di Al Qaeda, impedire opere e il fare, immobilizzando, paralizzando, violentando, bruciando e devastando città e cose, in ogni loro zoccolare.
Partite di calcio e violenza allo stadio sono solo palestre, per mantenersi in allenamento, indottrinando e facendo impratichire i novizi.
Frega e sanno un cazzo del perché tutto questo: alla loro "Squola" sono usciti "imparati" così, Homunculus Bauscensis, che alla penna preferiscono la clava, simbolo fallico caro a papà e mammà.
E che non mi si contraddica...che non mi faccio mettere i piedi in testa !
Io, secondo me...02.09.2008
Se mai ci fosse ancora bisogno di provare che l'uomo deriva dalla scimmia, ecco, l'anello di congiunzione;
il primate, con il pelo: il suo derivato con il cranio rasato, ma il giubbotto di pelle;
l'avo con stecchi, per rovistare nei formicai alla ricerca di cibo, o con bastoni, per arrivare a far cadere i frutti, a randellare il predatore o il simile, simbolo del prolungamento del pene, a rammentare virilità e maschia gerarchia, quella del dominante, ovviamente;
il bingo-bongo che c'abbiamo oggi, al bastone preferisce il manganello, il tubo di ferro, la mazza da carpentiere, aste, bulloni, catene, coltelli e altro, raccattato dall'ambiente dove si muove: lavandini divelti, bottiglie infrante, usate come rasoi, assi, mattoni da cantiere o blocchetti di porfido, scalzato dalla strada, cartelli stradali sradicati e ogni altra cosa, corpo contundente o da taglio, possa essere adattato alla bisogna;
serve distruggere, frantumare, sbrecciare o ridurre a brandelli, quando cose; pestare, fracassare, tagliare o bucare, fratturare, ferire e uccidere, quando la bestia lavora in gruppo ed è in caccia: ottima protezione e comodo alibi per sommare le forze e dividere responsabilità, che anche quando ci dovesse scappare il morto, mica l'ha accoppato Tizio, Caio o Sempronio, ma l'altro, il branco.
La vera pericolosità della massa impazzita è rendere il soggetto oggetto e nello stemperare in forma omeopatica l'efficacia dei freni inibitori, nati per fermare una bicicletta, non la locomotiva.
L'Homunculus Bauscensis si forma sin da piccolo che, quando i genitori lo vedono prendere a schiaffi il prossimo, lo guardano incantati:
- «Meno male che nostro figlio si farà rispettare; nessuno gli metterà i piedi in testa».
E già, che non succederà: è proprio grazie a loro che un nuovo piccolo delinquente cresce e, quando ne avrà modo, assalirà una camionetta dei carabinieri, cercando di linciare chi c'è dentro, o ucciderà il poliziotto di turno, durante i tafferugli di un prima o un dopo partita, pretesto che ne vale un altro per aggiungere una tacca al manico del proprio coltello, che lui ce l'aveva scritto dalla nascita, e benedetto da babbo e mamma, il suo destino
...si farà rispettare; nessuno gli metterà i piedi in testa.
La sua è legittima difesa: mamma e papà gli hanno dato tutto, tanto e troppo, e questo lui s'aspettava di ricevere ancora, prima che gli mostrassero il dito medio, che l'erba voglio non cresce neppure del giardino del re !
L'ordine, l'autorità costituita, la disciplina, il dover dividere con altri, leggi e regole, gli mettono i "piedi in testa", e lui gli farà vedere, li metterà al posto loro, e "mami "e "papi" saranno ancora orgogliosi di lui...ah, no: li aveva sprangati, quando sono mancati i soldi per la dose abituale di eroina.
Ingrati, dopo che lui gli aveva dato tante soddisfazioni, regalando i migliori anni della sua vita !
Poverini: ancora si ricorda, con tenerezza, quando insultarono il maestro e presero per il bavero il professore, che dicevano di lui che era intelligente, ma non si impegnava: ma perché farlo, se tutto gli era concesso e dovuto ?
E non era forse riuscito ad avere la licenza elementare, con il punteggio massimo: il "sei politico" ?
Oggi, campa facendo ora il manovale, lo scaricatore, lo spaccino e, nei tempi morti, il disoccupato;
la società lo evita, lo emargina, ma ne ha timore, ne ha paura,e questo è come una pompata di adrenalina, il vero sballo: quando è solo lo insultano, lo scacciano come un cane rabbioso ma, con quelli come lui, allora si, che cambia la musica !
Mancando i genitori, che "lo campavano", vive nei centri sociali o in case occupate, espropriate, come nelle tane dove la bestia più grossa frega alla piccola.
E sul treno ci sale senza biglietto, che il controllore non si fa vedere; e la pula li conta e li evita, e il resto del mondo scende dalle carrozze a calci in culo, si defila, scappa, come coniglio impaurito e tremebondo.
Formiche, solo formiche, che è bello calpestare, che i suoi genitori l'avevano educato ed insegnato bene a come era grande e quelle piccole, insignificanti...e facile a mettere il piede in testa !
Questa feccia dell'umanità è comoda manovalanza per gli affari sporchi, per chi non si vuole lordare le mani ed è alla cerca di sicari, bastonatori o picchiatori, che il loro randagismo mentale, l'ignoranza, la stupidità, la semplicità dei processi cognitivi, il rancore del perdente, l'incapacità a fare altro, li rende malleabili, plasmabili: come mandrie di vacche, si possono raccattare, ammucchiare e gettare contro ogni ostacolo.
Eccoli, mercenari tuttofare, a bruciare bandiere, insultare patria e patrioti, occupare piazze, quando serve l'amo per i bambascioni, i pacifinti-fessi, per i palestinesi, o i "resistenti" Taleban o di Al Qaeda, impedire opere e il fare, immobilizzando, paralizzando, violentando, bruciando e devastando città e cose, in ogni loro zoccolare.
Partite di calcio e violenza allo stadio sono solo palestre, per mantenersi in allenamento, indottrinando e facendo impratichire i novizi.
Frega e sanno un cazzo del perché tutto questo: alla loro "Squola" sono usciti "imparati" così, Homunculus Bauscensis, che alla penna preferiscono la clava, simbolo fallico caro a papà e mammà.
E che non mi si contraddica...che non mi faccio mettere i piedi in testa !
Io, secondo me...02.09.2008
venerdì 29 agosto 2008
Nontiscordardime
Si chiama Myosotis, ha fiori azzurrini con il centro giallo: gli antichi lo consideravano "L'erba sacra", simbolo della salvezza da tutti i mali;
una leggenda medievale germanica narra che due giovinetti, passeggiavano lungo un fiume, raccogliendo questi graziosi fiorellini: il giovane cadde e, mentre fu portato via dalla corrente, urlò alla dolce amata, "non ti scordare di me !", gettandole il mazzetto.
Da allora, i "nontiscordardime" sono sacri all'Amore eterno.
Gilad Shalit, il soldato israeliano, rapito il 25 giugno 2006 dalla feccia palestinese di Hamas, è scivolato nel torrente limaccioso, nelle fogne di spurgo di quegli assassini, e il "nontiscordardime" è qui, a ricordarlo.
- «Guardatelo, annusatelo, ipocriti vigliacchi, tremolati budini con l'animo di Don Abbondio: ve lo sbatto sulla faccia, figli della tremarella !»
L'Occidente si presenta più di culo che di faccia, tanto guarda pavidamente altrove;
così i soldati in Libano, a contemplare in aria il passare degli aerei, mentre dietro le chiappe transita indisturbata la missileria di Hezbollah.
Di Gilad da più di due anni non si sa nulla: la Croce Rossa - o il Rombo Rosso ? - non ha mai avuto possibilità di vederlo, se ne sbattono dei diritti di prigioniero di guerra, sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e cominciano a girare notizie che il poveretto sarebbe custodito in un pozzo, trattato peggio di una bestia.
Anzi, Hamas si vanta pure che non gli permette nemmeno di vedere la luce del sole e ai suoi genitori non è mai stato permesso di incontrarlo né di parlargli.
E che Israele abbia liberato 199 detenuti palestinesi festosamente accolti a Ramallah e restituito a Hezbollah alcune merdacce sue in cambio di due cadaveri, non frega a nessuno, anzi: mi par di vedere risolini sardonici, che si fanno beffe di simili atti, usi ed abituati come sono ad ammazzarsi pure tra fratelli, a farsi schermo dei propri figli, a piazzare armerie proprie volutamente vicino a strutture civili, a sistemare bombarole in mercati, cinema, bar, autobus e simili.
A costoro frega un cazzo e considerano prova di debolezza, non tentativo di comunicare, di vedere oltre la logica del "io sparo a te, tu schioppetti me".
Ora, io non mi meraviglio più di tanto, di avere a che fare con subumani di tal fatta: quel che mi fa diventar fumino è il gregge nostro, con il paraocchi e portato a zoccolare in strada a senso unico: pacifisti-pacifinti-pacifessi, gli "urlatores" dei diritti a carnefici della serie 'ndo cojo cojo, gli "applauditores" dei Samir kuntar, specializzati in "spaccacranio" di bambini, "leccatores", al soldo di “chi la vusa pusè la vaca le sua", chi urla di più si aggiudica la mucca, che sono a scambiare bassa macelleria per "braviècosìchesifa", come imparato sui banchi e dai testi sacri di un comunismo che, in fatto di purghe, ne sa molto.
Nei mezzi e nei modi si ritrovano, che per il momento si può fare comunella, che c'è tempo di arrivare al duello finale, alla resa dei conti, a dirsi: "Uno di noi è di troppo ! "
Nontiscordardime
All'opposto, ecco le carceri di Israele;
non certo luoghi d'amena ricreazione, ne convengo, ma neppure scolaretti sono quelli dentro, che godono però d'ogni diritto, concesso loro da un'entità sconosciuta: la Democrazia.
Ogni prigioniero ha degli avvocati, pagati dallo Stato, che lo difendono durante le varie fasi del processo;
riceve le visite dei parenti, moglie compresa;
lo vengono a trovare quelli della Croce Rossa Internazionale, che ne verificano lo stato di detenzione e le condizioni fisiche;
Dorme in un letto, mangia in un piatto e rilascia interviste a chi gli pare;
I più sono responsabili di aver eseguito o reso possibile attentati, per uccidere o mutilare cittadini sugli autobus, nei locali pubblici, nelle case e negli alberghi; non hanno di che lamentarsi, che sono trattati per ciò che non sono: esseri umani.
No,caro Gilad, di te mi ricordo sempre, che il mazzetto di "nontiscordardime" mi serve per nascondere i cattivi odori, della fossa biologica di casa.
Io, secondo me...29.08.2008
una leggenda medievale germanica narra che due giovinetti, passeggiavano lungo un fiume, raccogliendo questi graziosi fiorellini: il giovane cadde e, mentre fu portato via dalla corrente, urlò alla dolce amata, "non ti scordare di me !", gettandole il mazzetto.
Da allora, i "nontiscordardime" sono sacri all'Amore eterno.
Gilad Shalit, il soldato israeliano, rapito il 25 giugno 2006 dalla feccia palestinese di Hamas, è scivolato nel torrente limaccioso, nelle fogne di spurgo di quegli assassini, e il "nontiscordardime" è qui, a ricordarlo.
- «Guardatelo, annusatelo, ipocriti vigliacchi, tremolati budini con l'animo di Don Abbondio: ve lo sbatto sulla faccia, figli della tremarella !»
L'Occidente si presenta più di culo che di faccia, tanto guarda pavidamente altrove;
così i soldati in Libano, a contemplare in aria il passare degli aerei, mentre dietro le chiappe transita indisturbata la missileria di Hezbollah.
Di Gilad da più di due anni non si sa nulla: la Croce Rossa - o il Rombo Rosso ? - non ha mai avuto possibilità di vederlo, se ne sbattono dei diritti di prigioniero di guerra, sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e cominciano a girare notizie che il poveretto sarebbe custodito in un pozzo, trattato peggio di una bestia.
Anzi, Hamas si vanta pure che non gli permette nemmeno di vedere la luce del sole e ai suoi genitori non è mai stato permesso di incontrarlo né di parlargli.
E che Israele abbia liberato 199 detenuti palestinesi festosamente accolti a Ramallah e restituito a Hezbollah alcune merdacce sue in cambio di due cadaveri, non frega a nessuno, anzi: mi par di vedere risolini sardonici, che si fanno beffe di simili atti, usi ed abituati come sono ad ammazzarsi pure tra fratelli, a farsi schermo dei propri figli, a piazzare armerie proprie volutamente vicino a strutture civili, a sistemare bombarole in mercati, cinema, bar, autobus e simili.
A costoro frega un cazzo e considerano prova di debolezza, non tentativo di comunicare, di vedere oltre la logica del "io sparo a te, tu schioppetti me".
Ora, io non mi meraviglio più di tanto, di avere a che fare con subumani di tal fatta: quel che mi fa diventar fumino è il gregge nostro, con il paraocchi e portato a zoccolare in strada a senso unico: pacifisti-pacifinti-pacifessi, gli "urlatores" dei diritti a carnefici della serie 'ndo cojo cojo, gli "applauditores" dei Samir kuntar, specializzati in "spaccacranio" di bambini, "leccatores", al soldo di “chi la vusa pusè la vaca le sua", chi urla di più si aggiudica la mucca, che sono a scambiare bassa macelleria per "braviècosìchesifa", come imparato sui banchi e dai testi sacri di un comunismo che, in fatto di purghe, ne sa molto.
Nei mezzi e nei modi si ritrovano, che per il momento si può fare comunella, che c'è tempo di arrivare al duello finale, alla resa dei conti, a dirsi: "Uno di noi è di troppo ! "
Nontiscordardime
All'opposto, ecco le carceri di Israele;
non certo luoghi d'amena ricreazione, ne convengo, ma neppure scolaretti sono quelli dentro, che godono però d'ogni diritto, concesso loro da un'entità sconosciuta: la Democrazia.
Ogni prigioniero ha degli avvocati, pagati dallo Stato, che lo difendono durante le varie fasi del processo;
riceve le visite dei parenti, moglie compresa;
lo vengono a trovare quelli della Croce Rossa Internazionale, che ne verificano lo stato di detenzione e le condizioni fisiche;
Dorme in un letto, mangia in un piatto e rilascia interviste a chi gli pare;
I più sono responsabili di aver eseguito o reso possibile attentati, per uccidere o mutilare cittadini sugli autobus, nei locali pubblici, nelle case e negli alberghi; non hanno di che lamentarsi, che sono trattati per ciò che non sono: esseri umani.
No,caro Gilad, di te mi ricordo sempre, che il mazzetto di "nontiscordardime" mi serve per nascondere i cattivi odori, della fossa biologica di casa.
Io, secondo me...29.08.2008
giovedì 28 agosto 2008
La legge del menga
"[...] accertato che il veicolo [...] ha violato l'art. 146, comma 3 C.d.S. perché proseguiva la marcia nonostante il semaforo proiettasse luce rossa nella sua direzione di marcia, infrazione rilevata per mezzo d'apparecchiatura elettronica a postazione fissa... "
Multa.
Ben gli sta, che d'incidenti ne abbiamo fin troppi per l'indisciplina di taluni.
Peccato che era la macchina con il feretro del povero defunto, che marciava a passo d'uomo ed era debitamente anticipata dalla presenza di un vigile, seguita dal sacerdote e dal chierichetto con la croce, i parenti dolenti e lo sciame d'accompagnatori.
Al semaforo, all'incrocio prima del cimitero, il vigile di scorta ferma il traffico e fa passare il corteo funebre, subentrando d'autorità e sostituendo per potere l'impianto con tanto di telecamera.
L'oculo elettronico fotografa, che serve a quello;
l'immagine è elaborata, stampato il cartaceo della sanzione, prontamente spedito all'indirizzo della ditta di pompe funebri.
Alla contestazione, il sindaco, che è tutto tranne che un creativo, antepone rigidamente la regola, indifferente all'uso del buon senso, al fatto che le eccezioni vanno interpretate e risolte per quel che sono, "talebanizzando" il codice e applicando la legge del menga.
Impeccabile, irreprensibile, incontestabile.
Come sulla giostra, altro giro, altro premio: passiamo dalla Kabul italiana a Venezia e all'esatto contrario.
Siamo al classico tendone su gambe, con feritoia per i fanali oculari:
chi cazzo e cosa ci sta sotto non c'è dato sapere.
Il fagotto vuole entrare il Cà Rezzonico, celebre palazzo del Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano;
dato per scontato che sotto vi sia una donna, questa indossa il niqab, che si differenzia dal burqa solo perché quest'ultimo copre pure gli occhi con una retina, che pare la grata di un tombino.
Due leggi dello stato regolano la materia: il testo unico di pubblica sicurezza del 1931 e la legge 152 del 1975;
il primo vieta il comparire mascherati in luogo pubblico, mentre la seconda proibisce ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.
Il sorvegliante del museo ha fatto il proprio dovere, secondo legge, per questo pagato dall'obolo della comunità.
Ha chiesto al bipede nella tenda di farsi riconoscere, ma la "cosa" rifiuta e smamma, insalutato ospite, secondo regole dello Stato, non dell'osteria.
Che stupidino.
- «Un fatto sgradevole, discriminatorio e stupido, non condiviso né da me personalmente né dal resto della direzione dei Musei civici [...] prenderemo provvedimenti».
Ecco che il responsabile, Filippo Pedrocco e i Musei civici sono diventati autorità sovranazionali;
"[...] sta al buon senso del personale valutare in quali casi sia richiesto far vedere il viso, la signora aveva il diritto di visitare il museo".
Signora ?
- «Oh, Filippo: l'hai vista tu, che era una signora ? Se sotto c'era un Orango, uno Yeti o Bin Laden, neppure lo sai adesso !»
L'assurdo è che, in un'intervista alla "Nuova Venezia", il nostro Pedrocco candidamente ebbe a dire:
"[...] per questioni di sicurezza persone con il volto con il volto coperto non hanno accesso alle sale espositive; a Carnevale, quando molti entrano mascherati, chiediamo ai visitatori di scoprirsi il viso".
Due pesi e due misure, in linea con il saggio "Forte con i deboli e debole con i forti", a pararsi il culo, secondo la legge del volga ( Chi l'ha preso nel c... se lo tolga, e lo metta in quello del vicin ), che quella del menga (chi ce l'ha in c... se lo tenga ) l'applica al suo custode e a noi tutti.
Mentalità da budino, della marca Don Abbondio.
E, per favore, non mi si venga a buttare nel cesso le mie, di leggi, subordinate al diritto della musulmana, a che fossero rispettate le sue, di tradizioni:
se andiamo al paese di quella, figlie, mogli e sorelle si devono intabarrare in ampie lenzuola, fino a coprire i piedi e devono portare copricapi, ma accettiamo di farlo, che non siamo in casa nostra.
E non si meni il solito torrone, con la pirlaggine del razzismo e del fascismo rampante, che in Italia non c'è, se non nel complementare del rosso e delle sue brigate, che fanno come il bue che da del cornuto all'asino !
Rovistiamo nel bidone della spazzatura, a tirar fuori le ultime baggianate.
Si chiama Abdul Zainai, originario del Bangladesh, con precedenti per associazione a delinquere ed estorsione, zampillato di galera grazie all'indulto;
all'uscita gli era stata notificato un decreto d'espulsione che, preso alla lettera, dopo avere espulso, aveva usato quella carta per pulirsi.
Lo beccano a vendere merce contraffatta, che ora di mestiere fa il venditore abusivo: i vigili lo prendono, lo alzano da terra, dove si era gettato per fare la sceneggiata e non farsi sequestrare i tarocchi, lo portano alla macchina e mettono la merce nel bagagliaio.
Tamburi e tamburelli, alla ricerca d'ogni osso, pure già rosicchiato, per avvalorare la favola dell'uomo nero che ritorna, suonano le grancasse si mettono a giocare d'immaginazione, a colorare e insaporire il niente:
"[...] picchiato, trascinato e umiliato dai vigili urbani, trattato come una bestia perché immigrato e chiuso nel baule".
Abdul stesso, oggi è a dire che:
nessuno lo ha pestato e scaraventato a terra:
è stato lui stesso a buttarsi sul marciapiede, per difendere le cianfrusaglie;
i vigili l'hanno trattato correttamente.
Anche le notizie hanno seguito la legge del menga...
...della nigeriana, fotografata sdraiata sul fondo di una cella, con le chiappe al vento, in un angolino, "sacco di carne buttato sul pavimento".
E chi ce l'aveva messa ? La posizione migliore e più comoda se l'era scelta da sola !
Sedia e lettino c'erano, ma lei, che per abitudine e mestiere è abituata a stare distesa, per riflesso condizionato lì si era messa.
Che si doveva fare: manganellarla per farla stare in piedi o seduta con la schiena al muro, sollevarla di peso mettendola a letto, rimboccargli le coperte e cantare una ninna nanna ?
Al momento della retata aveva offerto resistenza feroce, scalciando, insultando e reagendo selvaggiamente alle forze dell'ordine.
In gabbia è il suo posto, e la postura probabilmente richiama la sua natura.
Smettiamola di pestarci i coglioni martellandoli sull'incudine: leggi e regole, come la matematica, non sono un'opinione, e servono a garantire le formiche operaie, a che mandino avanti la baracca senza essere calpestate.
Un dovere rispettato porta ad un diritto acquisito;
livella, è democratico, ha valore universale, tanto per il ricco che per il povero, per urbi come per Orbi, in modo che nessuno sia a doversi presentare di retro e prono, alla presenza della legge del menga !
Io, secondo me...28.08.2008
Multa.
Ben gli sta, che d'incidenti ne abbiamo fin troppi per l'indisciplina di taluni.
Peccato che era la macchina con il feretro del povero defunto, che marciava a passo d'uomo ed era debitamente anticipata dalla presenza di un vigile, seguita dal sacerdote e dal chierichetto con la croce, i parenti dolenti e lo sciame d'accompagnatori.
Al semaforo, all'incrocio prima del cimitero, il vigile di scorta ferma il traffico e fa passare il corteo funebre, subentrando d'autorità e sostituendo per potere l'impianto con tanto di telecamera.
L'oculo elettronico fotografa, che serve a quello;
l'immagine è elaborata, stampato il cartaceo della sanzione, prontamente spedito all'indirizzo della ditta di pompe funebri.
Alla contestazione, il sindaco, che è tutto tranne che un creativo, antepone rigidamente la regola, indifferente all'uso del buon senso, al fatto che le eccezioni vanno interpretate e risolte per quel che sono, "talebanizzando" il codice e applicando la legge del menga.
Impeccabile, irreprensibile, incontestabile.
Come sulla giostra, altro giro, altro premio: passiamo dalla Kabul italiana a Venezia e all'esatto contrario.
Siamo al classico tendone su gambe, con feritoia per i fanali oculari:
chi cazzo e cosa ci sta sotto non c'è dato sapere.
Il fagotto vuole entrare il Cà Rezzonico, celebre palazzo del Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano;
dato per scontato che sotto vi sia una donna, questa indossa il niqab, che si differenzia dal burqa solo perché quest'ultimo copre pure gli occhi con una retina, che pare la grata di un tombino.
Due leggi dello stato regolano la materia: il testo unico di pubblica sicurezza del 1931 e la legge 152 del 1975;
il primo vieta il comparire mascherati in luogo pubblico, mentre la seconda proibisce ogni mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.
Il sorvegliante del museo ha fatto il proprio dovere, secondo legge, per questo pagato dall'obolo della comunità.
Ha chiesto al bipede nella tenda di farsi riconoscere, ma la "cosa" rifiuta e smamma, insalutato ospite, secondo regole dello Stato, non dell'osteria.
Che stupidino.
- «Un fatto sgradevole, discriminatorio e stupido, non condiviso né da me personalmente né dal resto della direzione dei Musei civici [...] prenderemo provvedimenti».
Ecco che il responsabile, Filippo Pedrocco e i Musei civici sono diventati autorità sovranazionali;
"[...] sta al buon senso del personale valutare in quali casi sia richiesto far vedere il viso, la signora aveva il diritto di visitare il museo".
Signora ?
- «Oh, Filippo: l'hai vista tu, che era una signora ? Se sotto c'era un Orango, uno Yeti o Bin Laden, neppure lo sai adesso !»
L'assurdo è che, in un'intervista alla "Nuova Venezia", il nostro Pedrocco candidamente ebbe a dire:
"[...] per questioni di sicurezza persone con il volto con il volto coperto non hanno accesso alle sale espositive; a Carnevale, quando molti entrano mascherati, chiediamo ai visitatori di scoprirsi il viso".
Due pesi e due misure, in linea con il saggio "Forte con i deboli e debole con i forti", a pararsi il culo, secondo la legge del volga ( Chi l'ha preso nel c... se lo tolga, e lo metta in quello del vicin ), che quella del menga (chi ce l'ha in c... se lo tenga ) l'applica al suo custode e a noi tutti.
Mentalità da budino, della marca Don Abbondio.
E, per favore, non mi si venga a buttare nel cesso le mie, di leggi, subordinate al diritto della musulmana, a che fossero rispettate le sue, di tradizioni:
se andiamo al paese di quella, figlie, mogli e sorelle si devono intabarrare in ampie lenzuola, fino a coprire i piedi e devono portare copricapi, ma accettiamo di farlo, che non siamo in casa nostra.
E non si meni il solito torrone, con la pirlaggine del razzismo e del fascismo rampante, che in Italia non c'è, se non nel complementare del rosso e delle sue brigate, che fanno come il bue che da del cornuto all'asino !
Rovistiamo nel bidone della spazzatura, a tirar fuori le ultime baggianate.
Si chiama Abdul Zainai, originario del Bangladesh, con precedenti per associazione a delinquere ed estorsione, zampillato di galera grazie all'indulto;
all'uscita gli era stata notificato un decreto d'espulsione che, preso alla lettera, dopo avere espulso, aveva usato quella carta per pulirsi.
Lo beccano a vendere merce contraffatta, che ora di mestiere fa il venditore abusivo: i vigili lo prendono, lo alzano da terra, dove si era gettato per fare la sceneggiata e non farsi sequestrare i tarocchi, lo portano alla macchina e mettono la merce nel bagagliaio.
Tamburi e tamburelli, alla ricerca d'ogni osso, pure già rosicchiato, per avvalorare la favola dell'uomo nero che ritorna, suonano le grancasse si mettono a giocare d'immaginazione, a colorare e insaporire il niente:
"[...] picchiato, trascinato e umiliato dai vigili urbani, trattato come una bestia perché immigrato e chiuso nel baule".
Abdul stesso, oggi è a dire che:
nessuno lo ha pestato e scaraventato a terra:
è stato lui stesso a buttarsi sul marciapiede, per difendere le cianfrusaglie;
i vigili l'hanno trattato correttamente.
Anche le notizie hanno seguito la legge del menga...
...della nigeriana, fotografata sdraiata sul fondo di una cella, con le chiappe al vento, in un angolino, "sacco di carne buttato sul pavimento".
E chi ce l'aveva messa ? La posizione migliore e più comoda se l'era scelta da sola !
Sedia e lettino c'erano, ma lei, che per abitudine e mestiere è abituata a stare distesa, per riflesso condizionato lì si era messa.
Che si doveva fare: manganellarla per farla stare in piedi o seduta con la schiena al muro, sollevarla di peso mettendola a letto, rimboccargli le coperte e cantare una ninna nanna ?
Al momento della retata aveva offerto resistenza feroce, scalciando, insultando e reagendo selvaggiamente alle forze dell'ordine.
In gabbia è il suo posto, e la postura probabilmente richiama la sua natura.
Smettiamola di pestarci i coglioni martellandoli sull'incudine: leggi e regole, come la matematica, non sono un'opinione, e servono a garantire le formiche operaie, a che mandino avanti la baracca senza essere calpestate.
Un dovere rispettato porta ad un diritto acquisito;
livella, è democratico, ha valore universale, tanto per il ricco che per il povero, per urbi come per Orbi, in modo che nessuno sia a doversi presentare di retro e prono, alla presenza della legge del menga !
Io, secondo me...28.08.2008
mercoledì 27 agosto 2008
Torno subito
Oggi mi sento di cambiar d'abito, di riporre per un momento quello di buffon di corte e travestirmi da "bauscia", da saccente un tanto al metro.
Erano veramente simpatici quei cartellini di una volta con, sul davanti, la scritta "Aperto" e, sul didietro, "Torno subito".
Oggi quasi scomparsi, li usano solo due personaggi: Dio e la Morte, due giganti che, per un motivo o per l'altro, si cerca di dimenticare, visto che l'evitarli è impossibile.
Ci passo davanti spesso, ormai abituato, assuefatto alla sua grandezza, alla magnificenza della sua storia, all'armonia delle forme, al corpo scolpito, all'agile spinta aerea del corpo massiccio ma flessuoso, piantato su giganteschi obelischi, sodi, imponenti e solidi come le gambe degli smisurati sauri di preistorica memoria;
parlo del Duomo di Milano, che per me è come averlo davanti a casa e che, nel mio girovagare, spesso incrocio.
A vedere tanta gente con il naso all'insù anche quest'indifferenza, derivata dall'abitudine di una continua visione, mi è passata, e sono entrato, a vagabondare tra le sue mura.
Enorme, ma scomparso per un certo tempo, lasciato in soffitta tra le cose comuni, alla fine, prepotentemente, s'è rimesso a farmi ombra.
Così è per Dio.
Così è la morte.
Rimuoverli non serve, che al massimo possono ritardare..."Torno subito".
A dire il vero, c'hanno provato in tanti a farne senza, almeno per il primo.
Tanto per fare nomi, ecco il prolisso e chiacchierone Denis Diderot, filosofo della metà del '700, quello a cui commissionano di tradurre dall'inglese al francese un'enciclopedia in un solo volume.
C'ha messo trent'anni, e di volumi ne ha sfornati ben 28: la monumentale "Encyclopedie".
Meritevole lavoro, infarcito d'informazioni pratiche, sunto dell'allora scibile umano.
Mancava solo una voce: Dio.
Non serve: la condizione umana può migliorare anche senza, bastano ragione e scienza e la fede è solo zavorra.
Rincorrere Dio è una perdita di tempo.
L'anticipo fu il famoso "Cogito ergo sum", penso dunque sono e quindi io sono quello che penso...non c'è altro dio all'infuori di me;
parola di Cartesio, nome italianizzato di Renè Descartes.
Senza volerlo, fu l'inizio del cercare di mettere Dio alla porta, e a nulla valse la precisazione di Giambattista Vico:
- «No, amico, si deve dire: "penso dunque CI sono".
Mica poco: dal centro, quel "CI" rimetterebbe l'uomo alla periferia del creato, sempre che non ritrovi l'antico Padre.
Non servì a nulla: il caro Diderot, che coabitò per un periodo del suo tempo con il Vico...sVicolò e si perse nei meandri della razionalità di nuove dottrine: è più semplice per l'uomo fare le sue ( comode ) leggi, piuttosto che
Indossare quelle strette, pancera troppo contenitiva per l'esuberanza della ciccia.
Diciamo che un poco d'elasticità nel girovita ci deve essere, a lasciare un poco d'agio, ma ogni mutanda alla fine deve avere un perimetro, una circonferenza e un confine.
Oh, scusate, mi sono lasciato trascinare dall'entusiasmo, dimenticando i "Cogiti" sono altri, ed io conto un cazzo.
Ritorniamo nel seminato.
Davanti alla casa del Signore prima si appese il fatidico "Torno subito", poi un "Chiuso per ferie", ad arrivare al temuto "Sotto sfratto". Proletario, ovviamente.
Altri presero quel posto vacante.
- «Non abbiamo più bisogno della morale quindi, neppure della religione !» dichiarò Friedrich NIETzsche.
- «La religione è un sogno della mente umana !» asserì Ludwig Feuerbach.
- «[...] è l'oppio dei popoli [...] voglio rendere la mente sempre più libera dalle sue catene» tuonò Karl Marx.
Torri d'assedio, balliste, catapulte e arieti, trasformano a macerie le antiche mura.
Siamo come primitivi che ignorano o, peggio, negano il resto del mondo perché non sono in grado di sentire le onde radio che, attraversandoli e scavalcandoli, fanno comunicare altri.
Il dubbio è necessario, "nostro dovere e fonte di salvezza": l'assolutismo della negazione, no.
Da allora il gioco al massacro crebbe in maniera esponenziale e Dio diventò dio, da Padre a padre e poi fu annoverato tra i parenti scomodi, fra le anticaglie, destinato al cimitero degli elefanti.
Beh, lasciamolo un attimo "parcheggiato", nel dimenticatoio, con il suo "Torno subito".
L'altra se ne sbatte, che lei arriva alla fine del Cogito e quando "Sum" diventa e si legge "Fu"...siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro.
La falce, anche senza martello, scivola, a togliere l'erba da sotto i piedi.
Nei tempi grami, quando la pelle era legata ad un filo e crepare era moneta inflazionata, la rassegnazione e il fatalismo prendeva piede e spesso la propria morte dava spettacolo, come alle "Tricoteuses", che lavoravano e sferruzzavano a maglia mentre, ai piedi della ghigliottina, rotolavano le teste dei decapitati.
In momenti immemori c'erano proibizioni, ad impedire danze tra le tombe, giochi di prestigio, imitazioni e maschere e, se il richiamo era forte, alla presenza di venditori ambulanti, scrivani pubblici, librai e rivenditrici d'abiti usati.
Oggi la morte non si vuole, non si deve vedere;
messo Dio nello sgabuzzino degli stracci, ci si accorge che quella se ne frega che si faccia finta di nulla.
Lei trebbia.
Ci sono stati casi di persone investite sulla strada, e attorno indifferenza, un via vai che provava fastidio a trovare ostacolo sui propri passi, di quel mucchio d'ossa che sbatteva in faccia quanto si è fragili, nonostante le tavole del dio Scienza e la sua religione, il materialismo.
L'appendere "Chiuso per cessata attività" dietro le spalle a Dio, non impedisce alla signora dei sepolcri di continuare a mietere.
Lei ha messo il cartello: "Sempre aperto" e se ne impipa della presunzione dei Diderot, dei Nietzsche, dei Feuerbach e della genia dei Karl Marx: anche lei è invisibile...eppur si muove.
Anzi: eppur si muore !
Bene, per oggi ho finito, però aspettatemi... "Torno subito".
Io, secondo me...27.08.2008
Erano veramente simpatici quei cartellini di una volta con, sul davanti, la scritta "Aperto" e, sul didietro, "Torno subito".
Oggi quasi scomparsi, li usano solo due personaggi: Dio e la Morte, due giganti che, per un motivo o per l'altro, si cerca di dimenticare, visto che l'evitarli è impossibile.
Ci passo davanti spesso, ormai abituato, assuefatto alla sua grandezza, alla magnificenza della sua storia, all'armonia delle forme, al corpo scolpito, all'agile spinta aerea del corpo massiccio ma flessuoso, piantato su giganteschi obelischi, sodi, imponenti e solidi come le gambe degli smisurati sauri di preistorica memoria;
parlo del Duomo di Milano, che per me è come averlo davanti a casa e che, nel mio girovagare, spesso incrocio.
A vedere tanta gente con il naso all'insù anche quest'indifferenza, derivata dall'abitudine di una continua visione, mi è passata, e sono entrato, a vagabondare tra le sue mura.
Enorme, ma scomparso per un certo tempo, lasciato in soffitta tra le cose comuni, alla fine, prepotentemente, s'è rimesso a farmi ombra.
Così è per Dio.
Così è la morte.
Rimuoverli non serve, che al massimo possono ritardare..."Torno subito".
A dire il vero, c'hanno provato in tanti a farne senza, almeno per il primo.
Tanto per fare nomi, ecco il prolisso e chiacchierone Denis Diderot, filosofo della metà del '700, quello a cui commissionano di tradurre dall'inglese al francese un'enciclopedia in un solo volume.
C'ha messo trent'anni, e di volumi ne ha sfornati ben 28: la monumentale "Encyclopedie".
Meritevole lavoro, infarcito d'informazioni pratiche, sunto dell'allora scibile umano.
Mancava solo una voce: Dio.
Non serve: la condizione umana può migliorare anche senza, bastano ragione e scienza e la fede è solo zavorra.
Rincorrere Dio è una perdita di tempo.
L'anticipo fu il famoso "Cogito ergo sum", penso dunque sono e quindi io sono quello che penso...non c'è altro dio all'infuori di me;
parola di Cartesio, nome italianizzato di Renè Descartes.
Senza volerlo, fu l'inizio del cercare di mettere Dio alla porta, e a nulla valse la precisazione di Giambattista Vico:
- «No, amico, si deve dire: "penso dunque CI sono".
Mica poco: dal centro, quel "CI" rimetterebbe l'uomo alla periferia del creato, sempre che non ritrovi l'antico Padre.
Non servì a nulla: il caro Diderot, che coabitò per un periodo del suo tempo con il Vico...sVicolò e si perse nei meandri della razionalità di nuove dottrine: è più semplice per l'uomo fare le sue ( comode ) leggi, piuttosto che
Indossare quelle strette, pancera troppo contenitiva per l'esuberanza della ciccia.
Diciamo che un poco d'elasticità nel girovita ci deve essere, a lasciare un poco d'agio, ma ogni mutanda alla fine deve avere un perimetro, una circonferenza e un confine.
Oh, scusate, mi sono lasciato trascinare dall'entusiasmo, dimenticando i "Cogiti" sono altri, ed io conto un cazzo.
Ritorniamo nel seminato.
Davanti alla casa del Signore prima si appese il fatidico "Torno subito", poi un "Chiuso per ferie", ad arrivare al temuto "Sotto sfratto". Proletario, ovviamente.
Altri presero quel posto vacante.
- «Non abbiamo più bisogno della morale quindi, neppure della religione !» dichiarò Friedrich NIETzsche.
- «La religione è un sogno della mente umana !» asserì Ludwig Feuerbach.
- «[...] è l'oppio dei popoli [...] voglio rendere la mente sempre più libera dalle sue catene» tuonò Karl Marx.
Torri d'assedio, balliste, catapulte e arieti, trasformano a macerie le antiche mura.
Siamo come primitivi che ignorano o, peggio, negano il resto del mondo perché non sono in grado di sentire le onde radio che, attraversandoli e scavalcandoli, fanno comunicare altri.
Il dubbio è necessario, "nostro dovere e fonte di salvezza": l'assolutismo della negazione, no.
Da allora il gioco al massacro crebbe in maniera esponenziale e Dio diventò dio, da Padre a padre e poi fu annoverato tra i parenti scomodi, fra le anticaglie, destinato al cimitero degli elefanti.
Beh, lasciamolo un attimo "parcheggiato", nel dimenticatoio, con il suo "Torno subito".
L'altra se ne sbatte, che lei arriva alla fine del Cogito e quando "Sum" diventa e si legge "Fu"...siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro.
La falce, anche senza martello, scivola, a togliere l'erba da sotto i piedi.
Nei tempi grami, quando la pelle era legata ad un filo e crepare era moneta inflazionata, la rassegnazione e il fatalismo prendeva piede e spesso la propria morte dava spettacolo, come alle "Tricoteuses", che lavoravano e sferruzzavano a maglia mentre, ai piedi della ghigliottina, rotolavano le teste dei decapitati.
In momenti immemori c'erano proibizioni, ad impedire danze tra le tombe, giochi di prestigio, imitazioni e maschere e, se il richiamo era forte, alla presenza di venditori ambulanti, scrivani pubblici, librai e rivenditrici d'abiti usati.
Oggi la morte non si vuole, non si deve vedere;
messo Dio nello sgabuzzino degli stracci, ci si accorge che quella se ne frega che si faccia finta di nulla.
Lei trebbia.
Ci sono stati casi di persone investite sulla strada, e attorno indifferenza, un via vai che provava fastidio a trovare ostacolo sui propri passi, di quel mucchio d'ossa che sbatteva in faccia quanto si è fragili, nonostante le tavole del dio Scienza e la sua religione, il materialismo.
L'appendere "Chiuso per cessata attività" dietro le spalle a Dio, non impedisce alla signora dei sepolcri di continuare a mietere.
Lei ha messo il cartello: "Sempre aperto" e se ne impipa della presunzione dei Diderot, dei Nietzsche, dei Feuerbach e della genia dei Karl Marx: anche lei è invisibile...eppur si muove.
Anzi: eppur si muore !
Bene, per oggi ho finito, però aspettatemi... "Torno subito".
Io, secondo me...27.08.2008
martedì 26 agosto 2008
Luci ed ombre
Luci soffuse, calde, morbide come bambagia, suadenti come il canto delle sirene, che t'invitano ad entrare tra quelle mura, a passare tra le mensole, distribuite come fossero una torma di bambinelli tra i giochi, nel cortile dell'asilo;
sopra, una selva infinita di scarpe da donna: eleganti, raffinate, fascinose, luccicanti, con il tacco e senza, con lustrini e brillantini, sgargianti, con fibbie e laccioli che somigliano a braccialetti, con faville e fiammelle di luce, riflessa nelle perline incastonate come fossero diamantini, che pare di vedere il rincorrersi di scintille sulla superficie di specchi d'acqua, a danzare come le lucciole, durante il volo nuziale.
Per tante signore e signorinette è come il guardare attraverso la lente un mondo incantato, un sogno destinato a restare tale che, a quei prezzi, è un capriccio che richiederebbe troppo il soddisfarlo, nell'economia del quotidiano di una studentessa, di una casalinga, di chi deve pensare la famiglia, ai figli e a portare avanti una sempre più esigente normalità.
Come a vedere i bambini poveri di una volta, con il nasino schiacciato e le manine appiccicate sulle vetrine dei negozi di dolciumi, che non era tanto il vetro a separarli da quelli, ma la condizione e il dove erano nati.
Ecco, come questi, altri piccoli angeli sono oggi a dover rinunciare, ma ben di peggio, che gli è stata tolta pure la libertà, il vivere la parte più bella che è l'innocenza della fanciullezza.
Guardo le vetrine di Via Montenapoleone o di Via della Spiga, che a Milano sono banchetti per quei ricchi che possono spendere per un paio di ciabattine firmate o una sciarpetta, riccamente ricamata, una cifra che è pari al mio stipendio mensile, al prezzo dell'abito per andare a matrimonio o del televisore, spentosi con un ultimo brillio dopo anni d'onorato servizio o al Pc portatile, che mi serve per continuare a parlare e conoscere il resto del mondo, che non si comunica più con il piccione viaggiatore o la letterina.
Attraverso con passo spedito, che mi pare d'essere osservato da cento occhi che, infastiditi, mi dicono:
- «Dai, pezzente, smamma alla svelta, che con i tuoi straccetti addosso inquini la limpidezza delle fonti del piacere !»;
è allora che rivedo le immagini di chi ha fabbricato quei distintivi d'opulenza.
Ecco scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi e umidi di un posto qualunque in Pakistan o in India: persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti, tagliano, incollano e cuciono, respirano vernici e coloranti, accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali, per guadagnare spazio e incrementare lavoro;
si mischiano sudori ed odori, stanchezza e aria viziata, dolori e malattie, circondati da muri scrostati e pavimenti quasi nudi, tra polvere, sporcizia e insetti, pure quelli creature sfortunate di un mondo schiavizzato ed emarginato, ridotto a sopravvivere, che il solo vivere è un lusso.
Eccoli, i bambini, figli di un dio minore, costretti a fare le stesse ore dei grandi, a non avere un passato e neppure un futuro, che la loro vita si è cristallizzata in un tempo che non si muove più, immemori dello scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni: sempre uguali, sempre scanditi dagli stessi ritmi e movimenti, stampati in serie, uniti da una catena che, più che di montaggio, è dello schiavo.
"[...] scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi...persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti...respirano vernici...accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali".
Un Euro al giorno, per i poveri operai; due Euro per le ciabatte.
"Luci soffuse, calde, morbide come bambagia...mensole...sopra, una selva infinita di scarpe da donna";
- «Solo duemila Euro le ciabattine; per una donna di classe come lei, cosa sono ? Vuole mettere l'invidia delle sue amiche, quando vedranno ai suoi piedi la firma del maestro, del grande stilista ?»
Qualcosa deve avere distratto il commesso.
"E vattene, togliti dalla vetrina; ma guardati come sei brutto, con la pancetta, la pelata e il nasone. E quei ridicoli straccetti che ti sei messo addosso, dove li hai presi: nel cassonetto dei vestiti ?"
Scivolo via dalla sua vista, come un uovo sul fondo antiaderente della padella.
Quel lavorante doveva aver visto qualcosa di sgradevole, che continuava a guardare nella mia direzione, fuori, sul marciapiede o sulla strada.
Strano: in quel momento non c'era nulla !
Io, secondo me...26.08.2008
sopra, una selva infinita di scarpe da donna: eleganti, raffinate, fascinose, luccicanti, con il tacco e senza, con lustrini e brillantini, sgargianti, con fibbie e laccioli che somigliano a braccialetti, con faville e fiammelle di luce, riflessa nelle perline incastonate come fossero diamantini, che pare di vedere il rincorrersi di scintille sulla superficie di specchi d'acqua, a danzare come le lucciole, durante il volo nuziale.
Per tante signore e signorinette è come il guardare attraverso la lente un mondo incantato, un sogno destinato a restare tale che, a quei prezzi, è un capriccio che richiederebbe troppo il soddisfarlo, nell'economia del quotidiano di una studentessa, di una casalinga, di chi deve pensare la famiglia, ai figli e a portare avanti una sempre più esigente normalità.
Come a vedere i bambini poveri di una volta, con il nasino schiacciato e le manine appiccicate sulle vetrine dei negozi di dolciumi, che non era tanto il vetro a separarli da quelli, ma la condizione e il dove erano nati.
Ecco, come questi, altri piccoli angeli sono oggi a dover rinunciare, ma ben di peggio, che gli è stata tolta pure la libertà, il vivere la parte più bella che è l'innocenza della fanciullezza.
Guardo le vetrine di Via Montenapoleone o di Via della Spiga, che a Milano sono banchetti per quei ricchi che possono spendere per un paio di ciabattine firmate o una sciarpetta, riccamente ricamata, una cifra che è pari al mio stipendio mensile, al prezzo dell'abito per andare a matrimonio o del televisore, spentosi con un ultimo brillio dopo anni d'onorato servizio o al Pc portatile, che mi serve per continuare a parlare e conoscere il resto del mondo, che non si comunica più con il piccione viaggiatore o la letterina.
Attraverso con passo spedito, che mi pare d'essere osservato da cento occhi che, infastiditi, mi dicono:
- «Dai, pezzente, smamma alla svelta, che con i tuoi straccetti addosso inquini la limpidezza delle fonti del piacere !»;
è allora che rivedo le immagini di chi ha fabbricato quei distintivi d'opulenza.
Ecco scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi e umidi di un posto qualunque in Pakistan o in India: persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti, tagliano, incollano e cuciono, respirano vernici e coloranti, accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali, per guadagnare spazio e incrementare lavoro;
si mischiano sudori ed odori, stanchezza e aria viziata, dolori e malattie, circondati da muri scrostati e pavimenti quasi nudi, tra polvere, sporcizia e insetti, pure quelli creature sfortunate di un mondo schiavizzato ed emarginato, ridotto a sopravvivere, che il solo vivere è un lusso.
Eccoli, i bambini, figli di un dio minore, costretti a fare le stesse ore dei grandi, a non avere un passato e neppure un futuro, che la loro vita si è cristallizzata in un tempo che non si muove più, immemori dello scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni: sempre uguali, sempre scanditi dagli stessi ritmi e movimenti, stampati in serie, uniti da una catena che, più che di montaggio, è dello schiavo.
"[...] scantinati, baracche, catapecchie e topaie, buchi bui, muffi...persone, con le mani nude, conciano pelli o colorano tessuti...respirano vernici...accucciati per terra o su ripiani, allineati come bottiglie su scaffali".
Un Euro al giorno, per i poveri operai; due Euro per le ciabatte.
"Luci soffuse, calde, morbide come bambagia...mensole...sopra, una selva infinita di scarpe da donna";
- «Solo duemila Euro le ciabattine; per una donna di classe come lei, cosa sono ? Vuole mettere l'invidia delle sue amiche, quando vedranno ai suoi piedi la firma del maestro, del grande stilista ?»
Qualcosa deve avere distratto il commesso.
"E vattene, togliti dalla vetrina; ma guardati come sei brutto, con la pancetta, la pelata e il nasone. E quei ridicoli straccetti che ti sei messo addosso, dove li hai presi: nel cassonetto dei vestiti ?"
Scivolo via dalla sua vista, come un uovo sul fondo antiaderente della padella.
Quel lavorante doveva aver visto qualcosa di sgradevole, che continuava a guardare nella mia direzione, fuori, sul marciapiede o sulla strada.
Strano: in quel momento non c'era nulla !
Io, secondo me...26.08.2008
lunedì 25 agosto 2008
Free...GAzZAra
I gusci di noce sono arrivati e, in quella che ormai è una caserma, hanno scaricato quanto serviva:
duecento apparecchi acustici per bambini sordi e migliaia di palloni;
a furia di sentire il botto dei missili, lanciati incessantemente contro Sderot, capisco che il "lavorare" senza protezioni acustiche abbia ridotto molti a diventare sordi come campane: ben vengano quindi le preziose cornette acustiche, per orecchie tappate, più che dal cerume, dalla polvere da sparo.
Sarebbe bastato accendere e avvicinare un cerino, in prossimità delle trombe d'Eustacchio, per rimuovere l'ostacolo, che da sempre chiude le sventole di chi non vuol sentire;
e vogliamo mica dimenticare le palle ?
Tante palle, come quelle che raccontano ad un mondo di babbei, infantili, fermi ai tempi in cui la mamma li addormentava con la fiaba della buonanotte:
ancora oggi sono a viaggiare nei sogni e, oltre all'Amplifon, servono pure spesse lenti, ma ormai penso che, più che orbi, abbiamo a che fare con ciechi.
Eccoli, i pacifisti: imbarcati su "Free Gaza" e "Liberty", hanno navigato per 240 miglia nautiche per raggiungere Gaza da Larnaca, sgravando vagonate di roba inutile, che al pane e medicine s'è preferito palloni e scodelle da usare come cassa acustica.
Più che "Free Gaza" è stata una Free Gazzara", una chiassata, un gran baccano, nel tentativo di dare importanza e risalto ad un avvenimento dello spessore della carta igienica.
E "Liberty"...libertà da cosa ?
Quella se l'erano già presa, continuando a rompere i coglioni al prossimo, spedendo migliaia dei loro razzi su una cittadina indifesa, dove non esistevano basi militari, ma solo strutture civili: abitazioni, scuole, asili, negozi e mercati.
E Ghilad Shalit, parte di una pattuglia assalita e lui rapito, che fine ha fatto ?
Cosa cazzo si aspettavano in cambio: omaggi pure alle loro signore ?
Quei quattro rincoglioniti, sono ad ignorare tutto questo, accettandolo come normale, quando a rimetterci è un ebreo;
Gratuitamente era stato ceduto un territorio da amministrare: ogni essere dotato di ragionevolezza e buon senso avrebbe approfittato, per costruirvi attorno il nocciolo di una nuova esistenza, fabbrica dove applicare le proprie doti e voglia di lavorare e ricostruire, fare politica ed amministrazione per realizzare un'identità, a presentarsi al mondo duttili e malleabili all'uso d'altri mezzi, che non le armi.
All'istante si sono adoperati a distruggere tutte le infrastrutture, a spianare il terreno per erigere rampe di lancio, subito messe in funzione.
Free Gaza lo era già allora, pacifessi dei miei stivali !
Liberty pure, e se la sono giocata: hanno fatto del loro peggio, tutto da soli, così come lo scannarsi tra fratelli, che se non ci fosse Israele già c'hanno dato assaggio di com'è profonda la loro cultura: quella del lacrimare quando in inferiorità e della belva, per occasione ed opportunità.
Un mare di bamba girava la faccia dall'altra parte, quando questi straccioni di terroristi si facevano esplodere sugli autobus, nei bar e nei cinema o dovunque, in Israele, ci fossero mucchi di persone inermi ed innocenti;
prima che si costruisse quel provvidenziale muro, e allora, solo allora, la loro letargia è terminata, pronti a starnazzare perché un popolo costruiva delle difese, a proteggere i propri figli, come fecero i cinesi contro dei mongoli !
E l'energia elettrica la vogliono da Israele, e così le cure;
e quando questi, stanchi di aver la faccia ed essere pure scemi, hanno stretto la cinghia, eccoli, ad aprirsi un varco verso l'Egitto, e subito portarsi in casa nuove bombarde e quanto serve a preparare la carbonella per grigliare i soliti ebrei, che non hanno mai nascosto di voler estinguere, così come scritto a chiare lettere, nero su bianco, nel loro statuto: della terra non gli frega nulla, che gli serve solo per seppellirci il prossimo !
Free Gaza...Liberty...
"[...] poco più di un milione di palestinesi vivono "prigionieri" nella Striscia in condizioni al limite dell'emergenza [...] solo grazie agli aiuti umanitari";
no, non prigionieri, ma ostaggi, specchietti per allodole, che servono ad impietosire dei baluba, boccaloni dall'abboccata facile, pronti a scucire palanche poi dirottate a far la spesa, non per riempire il frigorifero, ma l'armeria.
La discesa a terra e la cagnara, che ha fatto seguito alla propaganda, era solo la raccolta di pecorame, che una mandria d'assassini raccoglie alla bisogna e strumenti acustici e palloncini sono come specchietti e collanine, che erano dati a gente inselvatichita e di cui si aveva poca stima e rispetto:
costa nulla, che è inutile dare perle ai porci; quel che conta è il pensiero.
Solo ignobile GAzZAra.
Io, secondo me...25.08.2008
duecento apparecchi acustici per bambini sordi e migliaia di palloni;
a furia di sentire il botto dei missili, lanciati incessantemente contro Sderot, capisco che il "lavorare" senza protezioni acustiche abbia ridotto molti a diventare sordi come campane: ben vengano quindi le preziose cornette acustiche, per orecchie tappate, più che dal cerume, dalla polvere da sparo.
Sarebbe bastato accendere e avvicinare un cerino, in prossimità delle trombe d'Eustacchio, per rimuovere l'ostacolo, che da sempre chiude le sventole di chi non vuol sentire;
e vogliamo mica dimenticare le palle ?
Tante palle, come quelle che raccontano ad un mondo di babbei, infantili, fermi ai tempi in cui la mamma li addormentava con la fiaba della buonanotte:
ancora oggi sono a viaggiare nei sogni e, oltre all'Amplifon, servono pure spesse lenti, ma ormai penso che, più che orbi, abbiamo a che fare con ciechi.
Eccoli, i pacifisti: imbarcati su "Free Gaza" e "Liberty", hanno navigato per 240 miglia nautiche per raggiungere Gaza da Larnaca, sgravando vagonate di roba inutile, che al pane e medicine s'è preferito palloni e scodelle da usare come cassa acustica.
Più che "Free Gaza" è stata una Free Gazzara", una chiassata, un gran baccano, nel tentativo di dare importanza e risalto ad un avvenimento dello spessore della carta igienica.
E "Liberty"...libertà da cosa ?
Quella se l'erano già presa, continuando a rompere i coglioni al prossimo, spedendo migliaia dei loro razzi su una cittadina indifesa, dove non esistevano basi militari, ma solo strutture civili: abitazioni, scuole, asili, negozi e mercati.
E Ghilad Shalit, parte di una pattuglia assalita e lui rapito, che fine ha fatto ?
Cosa cazzo si aspettavano in cambio: omaggi pure alle loro signore ?
Quei quattro rincoglioniti, sono ad ignorare tutto questo, accettandolo come normale, quando a rimetterci è un ebreo;
Gratuitamente era stato ceduto un territorio da amministrare: ogni essere dotato di ragionevolezza e buon senso avrebbe approfittato, per costruirvi attorno il nocciolo di una nuova esistenza, fabbrica dove applicare le proprie doti e voglia di lavorare e ricostruire, fare politica ed amministrazione per realizzare un'identità, a presentarsi al mondo duttili e malleabili all'uso d'altri mezzi, che non le armi.
All'istante si sono adoperati a distruggere tutte le infrastrutture, a spianare il terreno per erigere rampe di lancio, subito messe in funzione.
Free Gaza lo era già allora, pacifessi dei miei stivali !
Liberty pure, e se la sono giocata: hanno fatto del loro peggio, tutto da soli, così come lo scannarsi tra fratelli, che se non ci fosse Israele già c'hanno dato assaggio di com'è profonda la loro cultura: quella del lacrimare quando in inferiorità e della belva, per occasione ed opportunità.
Un mare di bamba girava la faccia dall'altra parte, quando questi straccioni di terroristi si facevano esplodere sugli autobus, nei bar e nei cinema o dovunque, in Israele, ci fossero mucchi di persone inermi ed innocenti;
prima che si costruisse quel provvidenziale muro, e allora, solo allora, la loro letargia è terminata, pronti a starnazzare perché un popolo costruiva delle difese, a proteggere i propri figli, come fecero i cinesi contro dei mongoli !
E l'energia elettrica la vogliono da Israele, e così le cure;
e quando questi, stanchi di aver la faccia ed essere pure scemi, hanno stretto la cinghia, eccoli, ad aprirsi un varco verso l'Egitto, e subito portarsi in casa nuove bombarde e quanto serve a preparare la carbonella per grigliare i soliti ebrei, che non hanno mai nascosto di voler estinguere, così come scritto a chiare lettere, nero su bianco, nel loro statuto: della terra non gli frega nulla, che gli serve solo per seppellirci il prossimo !
Free Gaza...Liberty...
"[...] poco più di un milione di palestinesi vivono "prigionieri" nella Striscia in condizioni al limite dell'emergenza [...] solo grazie agli aiuti umanitari";
no, non prigionieri, ma ostaggi, specchietti per allodole, che servono ad impietosire dei baluba, boccaloni dall'abboccata facile, pronti a scucire palanche poi dirottate a far la spesa, non per riempire il frigorifero, ma l'armeria.
La discesa a terra e la cagnara, che ha fatto seguito alla propaganda, era solo la raccolta di pecorame, che una mandria d'assassini raccoglie alla bisogna e strumenti acustici e palloncini sono come specchietti e collanine, che erano dati a gente inselvatichita e di cui si aveva poca stima e rispetto:
costa nulla, che è inutile dare perle ai porci; quel che conta è il pensiero.
Solo ignobile GAzZAra.
Io, secondo me...25.08.2008
giovedì 21 agosto 2008
Ciaparatt
- «AAAAAAaaaaarrrrrrrgh cameriere, guardi: c'è un capello nella minestra...che schifo !»
Una cosa del genere è l'incubo d'ogni ristorante, che per tenere alta fama e prezzi deve giocare sull'immagine, qui più che mai legata ad un pelo, più che al filo.
Certo che la casistica annovera di tutto, che il bagnetto nel piatto dove si mangia l'hanno fatto in tanti, del mondo d'insettilandia: mosche, moschini, mosconi e formiche, ragnetti, moscerini e ognuno di quelli che hanno scambiato la pozza per una piscina.
Per uno come me, nato in cascina, felicemente partorito da padre e madre che vantavano ascendenti tra il contadino e il montanaro, convivere con questa insetteria è cosa normale: ripesco o sposto il malcapitato da quel che è mio e continuo il pasto.
Certo riconosco che, in un mondo divenuto più asettico e schizzinoso, l'avversione e la reazione verso assalti ed intrusioni di questi sgambettanti o alati personaggi, è spiccata.
Grazie a Dio siamo a questo livello, che vuol dire abbondanza e pasti assicurati;
altri paesi, altri sfortunati, non possono permettersi il mangiare con i guanti, una posata per ogni occasione, la cristalleria secondo la bevanda, i piatti a misura e mostra del contenuto, il tovagliato fantasioso e la compagnia d'altri piccoli e meno piccoli compagni di scodella, al pari costretti a dividere poco e il nulla: dove spesso manca la sostanza, figuriamoci la forma;
anzi, alla broda, se ci casca il piccoletto ronzante è meglio: alla sciacquatura s'aggiunge un poco di companatico.
La sicurezza di cibo caldo, certo e ricco ci fa guardare con fastidio all'ennesimo documentario su chi muore di fame, dei bambini scheletriti, con l'addome gonfio e le mosche che ruotano, satelliti del pianeta "ancheogginonsimangia".
La tavola per noi è imbandita, con attorno gli amici, ognuno con la sua razione, impasto d'ingredienti selezionati, che quel che non ne fa parte è visto come gli ebrei nei campi di concentramento: da evitare ed eliminare, anche se sono stati appena grigliati e sfornati.
Nell'altro campo, gli sfigati della storia, nati nel momento e nel posto sbagliato, sono a dividere il pancotto in un mondo dove anche gli insetti sono risotti all'osso e usano le zampe come il poveretto le mani, per pescare nel vuoto di una scodella che di pieno c'ha solo il fondello.
La via di mezzo, tra questi reietti e noi, si vede in tanti paesi del Sud-Est asiatico o dell'america latina, dove, il mangiare cavallette arrostite, formiche grigliate, cagnotti in salsina, lombrichi in guazzetto, è ritenuto prelibatezza, memoria forse di tempi in cui si doveva fare di necessità virtù.
Molta di questa gente non lo sa, ma sono spesso vittime di una scommessa.
Una volta era la fatalità, il destino avverso, una carestia, una pestilenza, una stagione più arida, meno umida o troppo fredda, ad ammazzare raccolto e gente: la morte e l'uomo giravano a braccetto, giocavano la partita con il fatalismo e la rassegnazione d'essere mezzo ed oggetto di trame, filato ed ordito del caso, del fato o del destino.
Ognuno recitava ruolo e parte rispettando il copione che gli era capitato, restava o usciva dal gioco per i capricci della fortuna e della natura, in un mondo dove anche la scienza afferma che il caos ha delle regole e basta
"il piccolo battito d'ali di una farfalla per provocare un uragano dall'altra parte del mondo".
Oggi, quel battito è una battuta, una leggera pressione sul tasto d'invio della tastiera di uno scatolozzo elettronico, e un messaggio: "Scommetto che sale" o "no, scenderà".
Cosa ? Qualunque cosa: il mais, la soia, il cacao, il caffè, le aringhe...
Il granturco, vale una scommessa, andrà alle stelle, letteralmente a ruba: serve per produrre biocarburanti.
No, non lo dice l'indovino, a predire, guardando nella sfera di cristallo, l'avvenire;
il futuro oggi si legge "future": è mercato, scommessa e azzardo, il profetizzare, più che presagire quel che si vorrebbe che sia, per il proprio portafoglio.
Chi "gioca", muove carta, che spesso è maggiore il virtuale sul concreto, ma questo basta a dirottare risorse a sfamare la "finanza creativa" piuttosto che la creatura, l'uomo che invece crepa di fame, non potendosi più permettere di pagare cifre gonfiate: lui sarà "game over".
La mia macchina andrà a granturco e la michetta costerà più dell'oro, mentre la nuova scommessa sul riso toglierà quello dalle bocche di altri, sia come nutrimento che come segno esteriore di serenità.
La bolla speculativa ha bisogno di sempre più aria, per tenersi gonfia, altrimenti il crollo dei prezzi porterebbe gli investitori alla bancarotta;
è la vecchia logica del cerino, che passa di mano in mano, sicuri che uno si scotterà:
scommettiamo che non saremo noi ?
Sotto le guglie della madonnina, della Milano meneghina, quando qualcuno tira per le lunghe, cincischia inconcludente, lo si apostrofa con un sonoro:
- «Va a ciapà i ratt !» vai a perder tempo rincorrendo i topi.
Altrove invece la cosa rappresenta una soluzione al crepare di fame al rialzo del prezzo dei cereali e del riso, che anche di poco si rivela disastroso, per chi vive con un dollaro al mese.
- «Mangiate i ratti !»
In uno degli stati più poveri dell'India, il Bihar, le autorità hanno rivolto quest'appello, senza per nulla voler fare dell'umorismo.
Leggo il trafiletto:
"Vijay Prakash, appartenente al dipartimento del welfare state locale, ha sostenuto che così facendo si evita che divorino il grano, aumentandone le riserve [...] così come del riso da alimento, pure lui saccheggiato dai voraci topi, nei campi e poi nei depositi";
e, continuando a scorrere le righe:
"[...] il ministro delle caste, il signor Jitan Ram Manjhi, mangia la salutare carne di ratto fin dall'infanzia e ne propone il commercio pure nei ristoranti e nelle mense pubbliche, quale fonte di proteine a poco prezzo".
Fino a qualche decennio fa sostituire gli alimenti più cari con il menù topesco, nei momenti difficili, era abituale.
Con il crescere del benessere e la lotta al sistema delle caste l'abitudine era diventata impura e messa da parte.
- «Cameriere...Ooooh, cameriereeeee: c'è una massa di pelo nella minestra...che schifo !»
Ora, che ritornano i tempi delle vacche magre e in varie parti del mondo si tira la cinghia, mangiando cani, gatti e lucertole, perché no delle grasse pantegane ?
Almeno, fino a quando il mercato dei "Future" s'accorgerà della nuova bolla speculativa;
- «Scommettiamo ?!»
Io, secondo me...21.08.2008
Una cosa del genere è l'incubo d'ogni ristorante, che per tenere alta fama e prezzi deve giocare sull'immagine, qui più che mai legata ad un pelo, più che al filo.
Certo che la casistica annovera di tutto, che il bagnetto nel piatto dove si mangia l'hanno fatto in tanti, del mondo d'insettilandia: mosche, moschini, mosconi e formiche, ragnetti, moscerini e ognuno di quelli che hanno scambiato la pozza per una piscina.
Per uno come me, nato in cascina, felicemente partorito da padre e madre che vantavano ascendenti tra il contadino e il montanaro, convivere con questa insetteria è cosa normale: ripesco o sposto il malcapitato da quel che è mio e continuo il pasto.
Certo riconosco che, in un mondo divenuto più asettico e schizzinoso, l'avversione e la reazione verso assalti ed intrusioni di questi sgambettanti o alati personaggi, è spiccata.
Grazie a Dio siamo a questo livello, che vuol dire abbondanza e pasti assicurati;
altri paesi, altri sfortunati, non possono permettersi il mangiare con i guanti, una posata per ogni occasione, la cristalleria secondo la bevanda, i piatti a misura e mostra del contenuto, il tovagliato fantasioso e la compagnia d'altri piccoli e meno piccoli compagni di scodella, al pari costretti a dividere poco e il nulla: dove spesso manca la sostanza, figuriamoci la forma;
anzi, alla broda, se ci casca il piccoletto ronzante è meglio: alla sciacquatura s'aggiunge un poco di companatico.
La sicurezza di cibo caldo, certo e ricco ci fa guardare con fastidio all'ennesimo documentario su chi muore di fame, dei bambini scheletriti, con l'addome gonfio e le mosche che ruotano, satelliti del pianeta "ancheogginonsimangia".
La tavola per noi è imbandita, con attorno gli amici, ognuno con la sua razione, impasto d'ingredienti selezionati, che quel che non ne fa parte è visto come gli ebrei nei campi di concentramento: da evitare ed eliminare, anche se sono stati appena grigliati e sfornati.
Nell'altro campo, gli sfigati della storia, nati nel momento e nel posto sbagliato, sono a dividere il pancotto in un mondo dove anche gli insetti sono risotti all'osso e usano le zampe come il poveretto le mani, per pescare nel vuoto di una scodella che di pieno c'ha solo il fondello.
La via di mezzo, tra questi reietti e noi, si vede in tanti paesi del Sud-Est asiatico o dell'america latina, dove, il mangiare cavallette arrostite, formiche grigliate, cagnotti in salsina, lombrichi in guazzetto, è ritenuto prelibatezza, memoria forse di tempi in cui si doveva fare di necessità virtù.
Molta di questa gente non lo sa, ma sono spesso vittime di una scommessa.
Una volta era la fatalità, il destino avverso, una carestia, una pestilenza, una stagione più arida, meno umida o troppo fredda, ad ammazzare raccolto e gente: la morte e l'uomo giravano a braccetto, giocavano la partita con il fatalismo e la rassegnazione d'essere mezzo ed oggetto di trame, filato ed ordito del caso, del fato o del destino.
Ognuno recitava ruolo e parte rispettando il copione che gli era capitato, restava o usciva dal gioco per i capricci della fortuna e della natura, in un mondo dove anche la scienza afferma che il caos ha delle regole e basta
"il piccolo battito d'ali di una farfalla per provocare un uragano dall'altra parte del mondo".
Oggi, quel battito è una battuta, una leggera pressione sul tasto d'invio della tastiera di uno scatolozzo elettronico, e un messaggio: "Scommetto che sale" o "no, scenderà".
Cosa ? Qualunque cosa: il mais, la soia, il cacao, il caffè, le aringhe...
Il granturco, vale una scommessa, andrà alle stelle, letteralmente a ruba: serve per produrre biocarburanti.
No, non lo dice l'indovino, a predire, guardando nella sfera di cristallo, l'avvenire;
il futuro oggi si legge "future": è mercato, scommessa e azzardo, il profetizzare, più che presagire quel che si vorrebbe che sia, per il proprio portafoglio.
Chi "gioca", muove carta, che spesso è maggiore il virtuale sul concreto, ma questo basta a dirottare risorse a sfamare la "finanza creativa" piuttosto che la creatura, l'uomo che invece crepa di fame, non potendosi più permettere di pagare cifre gonfiate: lui sarà "game over".
La mia macchina andrà a granturco e la michetta costerà più dell'oro, mentre la nuova scommessa sul riso toglierà quello dalle bocche di altri, sia come nutrimento che come segno esteriore di serenità.
La bolla speculativa ha bisogno di sempre più aria, per tenersi gonfia, altrimenti il crollo dei prezzi porterebbe gli investitori alla bancarotta;
è la vecchia logica del cerino, che passa di mano in mano, sicuri che uno si scotterà:
scommettiamo che non saremo noi ?
Sotto le guglie della madonnina, della Milano meneghina, quando qualcuno tira per le lunghe, cincischia inconcludente, lo si apostrofa con un sonoro:
- «Va a ciapà i ratt !» vai a perder tempo rincorrendo i topi.
Altrove invece la cosa rappresenta una soluzione al crepare di fame al rialzo del prezzo dei cereali e del riso, che anche di poco si rivela disastroso, per chi vive con un dollaro al mese.
- «Mangiate i ratti !»
In uno degli stati più poveri dell'India, il Bihar, le autorità hanno rivolto quest'appello, senza per nulla voler fare dell'umorismo.
Leggo il trafiletto:
"Vijay Prakash, appartenente al dipartimento del welfare state locale, ha sostenuto che così facendo si evita che divorino il grano, aumentandone le riserve [...] così come del riso da alimento, pure lui saccheggiato dai voraci topi, nei campi e poi nei depositi";
e, continuando a scorrere le righe:
"[...] il ministro delle caste, il signor Jitan Ram Manjhi, mangia la salutare carne di ratto fin dall'infanzia e ne propone il commercio pure nei ristoranti e nelle mense pubbliche, quale fonte di proteine a poco prezzo".
Fino a qualche decennio fa sostituire gli alimenti più cari con il menù topesco, nei momenti difficili, era abituale.
Con il crescere del benessere e la lotta al sistema delle caste l'abitudine era diventata impura e messa da parte.
- «Cameriere...Ooooh, cameriereeeee: c'è una massa di pelo nella minestra...che schifo !»
Ora, che ritornano i tempi delle vacche magre e in varie parti del mondo si tira la cinghia, mangiando cani, gatti e lucertole, perché no delle grasse pantegane ?
Almeno, fino a quando il mercato dei "Future" s'accorgerà della nuova bolla speculativa;
- «Scommettiamo ?!»
Io, secondo me...21.08.2008
mercoledì 20 agosto 2008
Do ut des
- «Doctor D'Alema, I suppose ?»
Hussein, prontamente, fa gli onori di casa al farlocco italiano, lo liscia, lecca corteggia e sviolina nel mentre gli mette due belle fette di salame, il paraocchi e lo accompagna, come il cane un cieco;
lui che, politicamente, dalla campagna si trova in città, s'attacca a braccetto, gongola, gode, si lusinga e s'alza di una spanna.
Hussein, che c'avrà pure la faccia, ma non è scemo, coglie l'attimo, aggancia il tontolone e fa segno al fotografo di immortalare la scena, che vale un credito alla categoria cui appartiene: quella del terrorista.
15 Agosto 2006: ecco il ministro degli esteri Massimo D'Alema, in visita a Beirut, a braccetto con Hussein Haji Hassan, deputato Hezbollah.
Come spessore politico, a confronto, più credulone che credibile, il nostro fa la figura del paesanotto, con le braghe che lasciano scoperte le caviglie, la giacca di una taglia più grossa, con le spalle imbottite, a cercare di dare aspetto marziale ad un grissino, e l'aria smarrita che si legge negli occhi che si chiede:
- «Ma dove cazzo sono finito; Oh, mamma: vuoi vedere che mi sono perso ?»
Inizia la sceneggiata:
- «Guardi, guardi come ci hanno ridotto casa, quegli schifosi israeliani...macerie su macerie».
Cita guarda Tarzan e, candidamente, se ne esce con una domanda ingenua e...disarmante:
- «Scusi, ma che ci faceva quella batteria di missili Katiuscia a lato della scuola...e l'altra, a fianco della Moschea, e quella, alle spalle dell'asilo, vicino alla bottega oscura, nel mezzo del mercato ?»
Hussein quasi perde le staffe, e mette mano sull'impugnatura del coltellaccio, poi s'accorge che lo può rivoltare come un calzino:
- «Le postazioni missilistiche c'erano già: sono gli altri che si sono fatti sotto», dice, accecando il Max con un sorriso,
come aver incrociato uno con gli abbaglianti, in piena galleria.
- «Ehm...ma mi hanno detto che avevate rapito dei soldati di Israele, e poi gli tiravate i razzi».
Haji Hassan non poteva credere che la provvidenza gli avesse mandato un simile bamba.
- «Ma no: noi stavamo festeggiando, con petardi, mortaretti, tric trac, botti, bombette e fuochi d'artificio, tant'è vero che abbiamo fatto la festa pure a due dei loro, Ehud Goldwasser ed Eldad, che siamo andati a prendere da noi, per non farli scarpinare fino a qui».
Alla nascita il Max, trovatosi davanti ad un quadretto di Stalin, l'aveva adottato come padre e guida, politico, spirituale e dottrinale, dove insegnava che gli ebrei vanno tollerati come l'incudine sui coglioni.
- «Ghe pensi mi...ci penso io: vi mando i miei soldati, a far da divaricatore, tra voi e quelli».
Hussein non poteva credere in tanta fortuna, che faceva fatica a non ridergli addosso, asciugandosi le lacrime del ghigno represso.
- «E...per i preparativi delle prossime feste ?»
Baffino, che era convinto d'essere alla pari di mediatori, tra Talleyrand e Joachim von Ribbentrop, abbocca:
- «Tranquilli, fate pure: dirò ai miei di darvi le spalle e guardare gli aerei, per aria, mentre voi potrete far passare i fuochi».
Oggi, eccoli qui, quelli di Hezbollah: padroni assoluti del Libano, armati fino ai denti e pronti ad aggredire ancora, più forti che prima e in barba alla risoluzione, che li voleva disarmati e la lista che li conta tra i cattivi.
Hussein Haji Hassan mostra la mossa dell'ombrello: «Toh, vi abbiamo fregati, fessacchiotti !»
A nessuno piace fare la figura del pirla e, chi prima, chi dopo, ecco i distinguo:
- «Chi ha scritto che io sono andato a spasso a braccetto con Hezbollah a Beirut è un deficiente, prima ancora che un reazionario»: deficienti, si, che detto da uno che di nome fa Massimo...eeeehhhhhh !
Reazionario poi...accusa di uno che ha borbottato incessantemente, come una pentola di fagioli:
l'esalazione dell'anima del borlotto che sale a Dio.
E i generaloni, quelle macchiette che ci hanno sempre resi ridicoli, che mai più ne abbiamo avuti di decenti, dalla caduta dell'Impero Romano ?
- «Nessuno va in giro armato nell'area che controlliamo. Tranne noi, l'esercito libanese e qualche cacciatore».
Il gallonato Claudio Graziano non vede, non sente, non parla: nelle riserve in cui siamo confinati, parlare di "cacciatori" è calzante, dal punto di vista della selvaggina !
Di questi giorni è il macigno, gettato dal Senatore Cossiga nello stagno:
- «[...] conoscere il giudizio del governo della Repubblica [...] sulle dichiarazioni [...] di grande ostilità verso le forze armate israeliane e di grandi riconoscimenti verso le milizie sciite di Hezbollah [...] in particolare del contingente italiano, una forza determinante per il massiccio riarmo delle forze militari del movimento[...] ad organizzare, armare e utilizzare le proprie milizie, senza alcuna dipendenza dalle autorità politiche e militari legali [...] che ha portato anche alla resa degli onori militari alle salme di terroristi sciiti uccisi in territorio israeliano dalle forze di sicurezza, mentre commettano atti di terrore anche contro la popolazione civile».
La vera chicca è la "pastetta": "Non ci fate male, che noi vi lasciamo fare".
Così il Libano ( si mormorava fosse anche in Irak ), come su terra patria, che abbiamo "affittato" alle consorterie del terrore, a poter usare le mura per preparare bombarole e bombarde, con la clausola però di farle esplodere altrove...che so...a Madrid o a Londra, a Bagdad come a Kabul.
- «Qualche ebreuccio, in Italia ?»
Come da contratto:
- «Fate pure: mirate bene».
Ecco la "pax islamica", nei confronti della popolazione italiana, messa al riparo da attacchi terroristici;
e non da oggi: l'accordo è decennale, e risale all'alba dei massacri bombaroli, tra terroristi palestinesi e servizi segreti italiani;
garantiva ai primi libertà di movimento da noi, in cambio dell'immunità del nostro paese dalle loro azioni violente.
Do ut des...io do affinché tu dia.
E i cocci sono degli altri.
Ti do l'anima, caro Mefistofele, in cambio dell'eterna...sicurezza.
Io, secondo me...20.08.2008
Hussein, prontamente, fa gli onori di casa al farlocco italiano, lo liscia, lecca corteggia e sviolina nel mentre gli mette due belle fette di salame, il paraocchi e lo accompagna, come il cane un cieco;
lui che, politicamente, dalla campagna si trova in città, s'attacca a braccetto, gongola, gode, si lusinga e s'alza di una spanna.
Hussein, che c'avrà pure la faccia, ma non è scemo, coglie l'attimo, aggancia il tontolone e fa segno al fotografo di immortalare la scena, che vale un credito alla categoria cui appartiene: quella del terrorista.
15 Agosto 2006: ecco il ministro degli esteri Massimo D'Alema, in visita a Beirut, a braccetto con Hussein Haji Hassan, deputato Hezbollah.
Come spessore politico, a confronto, più credulone che credibile, il nostro fa la figura del paesanotto, con le braghe che lasciano scoperte le caviglie, la giacca di una taglia più grossa, con le spalle imbottite, a cercare di dare aspetto marziale ad un grissino, e l'aria smarrita che si legge negli occhi che si chiede:
- «Ma dove cazzo sono finito; Oh, mamma: vuoi vedere che mi sono perso ?»
Inizia la sceneggiata:
- «Guardi, guardi come ci hanno ridotto casa, quegli schifosi israeliani...macerie su macerie».
Cita guarda Tarzan e, candidamente, se ne esce con una domanda ingenua e...disarmante:
- «Scusi, ma che ci faceva quella batteria di missili Katiuscia a lato della scuola...e l'altra, a fianco della Moschea, e quella, alle spalle dell'asilo, vicino alla bottega oscura, nel mezzo del mercato ?»
Hussein quasi perde le staffe, e mette mano sull'impugnatura del coltellaccio, poi s'accorge che lo può rivoltare come un calzino:
- «Le postazioni missilistiche c'erano già: sono gli altri che si sono fatti sotto», dice, accecando il Max con un sorriso,
come aver incrociato uno con gli abbaglianti, in piena galleria.
- «Ehm...ma mi hanno detto che avevate rapito dei soldati di Israele, e poi gli tiravate i razzi».
Haji Hassan non poteva credere che la provvidenza gli avesse mandato un simile bamba.
- «Ma no: noi stavamo festeggiando, con petardi, mortaretti, tric trac, botti, bombette e fuochi d'artificio, tant'è vero che abbiamo fatto la festa pure a due dei loro, Ehud Goldwasser ed Eldad, che siamo andati a prendere da noi, per non farli scarpinare fino a qui».
Alla nascita il Max, trovatosi davanti ad un quadretto di Stalin, l'aveva adottato come padre e guida, politico, spirituale e dottrinale, dove insegnava che gli ebrei vanno tollerati come l'incudine sui coglioni.
- «Ghe pensi mi...ci penso io: vi mando i miei soldati, a far da divaricatore, tra voi e quelli».
Hussein non poteva credere in tanta fortuna, che faceva fatica a non ridergli addosso, asciugandosi le lacrime del ghigno represso.
- «E...per i preparativi delle prossime feste ?»
Baffino, che era convinto d'essere alla pari di mediatori, tra Talleyrand e Joachim von Ribbentrop, abbocca:
- «Tranquilli, fate pure: dirò ai miei di darvi le spalle e guardare gli aerei, per aria, mentre voi potrete far passare i fuochi».
Oggi, eccoli qui, quelli di Hezbollah: padroni assoluti del Libano, armati fino ai denti e pronti ad aggredire ancora, più forti che prima e in barba alla risoluzione, che li voleva disarmati e la lista che li conta tra i cattivi.
Hussein Haji Hassan mostra la mossa dell'ombrello: «Toh, vi abbiamo fregati, fessacchiotti !»
A nessuno piace fare la figura del pirla e, chi prima, chi dopo, ecco i distinguo:
- «Chi ha scritto che io sono andato a spasso a braccetto con Hezbollah a Beirut è un deficiente, prima ancora che un reazionario»: deficienti, si, che detto da uno che di nome fa Massimo...eeeehhhhhh !
Reazionario poi...accusa di uno che ha borbottato incessantemente, come una pentola di fagioli:
l'esalazione dell'anima del borlotto che sale a Dio.
E i generaloni, quelle macchiette che ci hanno sempre resi ridicoli, che mai più ne abbiamo avuti di decenti, dalla caduta dell'Impero Romano ?
- «Nessuno va in giro armato nell'area che controlliamo. Tranne noi, l'esercito libanese e qualche cacciatore».
Il gallonato Claudio Graziano non vede, non sente, non parla: nelle riserve in cui siamo confinati, parlare di "cacciatori" è calzante, dal punto di vista della selvaggina !
Di questi giorni è il macigno, gettato dal Senatore Cossiga nello stagno:
- «[...] conoscere il giudizio del governo della Repubblica [...] sulle dichiarazioni [...] di grande ostilità verso le forze armate israeliane e di grandi riconoscimenti verso le milizie sciite di Hezbollah [...] in particolare del contingente italiano, una forza determinante per il massiccio riarmo delle forze militari del movimento[...] ad organizzare, armare e utilizzare le proprie milizie, senza alcuna dipendenza dalle autorità politiche e militari legali [...] che ha portato anche alla resa degli onori militari alle salme di terroristi sciiti uccisi in territorio israeliano dalle forze di sicurezza, mentre commettano atti di terrore anche contro la popolazione civile».
La vera chicca è la "pastetta": "Non ci fate male, che noi vi lasciamo fare".
Così il Libano ( si mormorava fosse anche in Irak ), come su terra patria, che abbiamo "affittato" alle consorterie del terrore, a poter usare le mura per preparare bombarole e bombarde, con la clausola però di farle esplodere altrove...che so...a Madrid o a Londra, a Bagdad come a Kabul.
- «Qualche ebreuccio, in Italia ?»
Come da contratto:
- «Fate pure: mirate bene».
Ecco la "pax islamica", nei confronti della popolazione italiana, messa al riparo da attacchi terroristici;
e non da oggi: l'accordo è decennale, e risale all'alba dei massacri bombaroli, tra terroristi palestinesi e servizi segreti italiani;
garantiva ai primi libertà di movimento da noi, in cambio dell'immunità del nostro paese dalle loro azioni violente.
Do ut des...io do affinché tu dia.
E i cocci sono degli altri.
Ti do l'anima, caro Mefistofele, in cambio dell'eterna...sicurezza.
Io, secondo me...20.08.2008
martedì 19 agosto 2008
LETTAme
La prima pietra l'aveva posata quel pavone gonfiato del baffino, il "Red" Max D'Alema:
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»;
costruito il recinto, ecco entrare gli amplificatori, tutta la "Corte dei Miracoli", non seconda a quella descritta da Victor Hugo in Notre-Dame, ove coloro che di giorno si fingevano storpi, ciechi, paralitici per esigenze professionali, guarivano miracolosamente dalle loro infermità: luogo comune nell'agone politico dove, generoso numero di banderuole e mercenariato a basso costo, sono ad offrir servigi, a legarsi dove la greppia promette miglior fieno e opportunità, o a far di necessità virtù, non avendo altro dove approdare.
Oggi bastonati, trombe, trombette, tromboni e trombati sono a fare concerto e starnazzare, credendosi pari alle famose oche del Campidoglio, che, con il loro strillare, fecero scoprire i Galli di Brenno, che stavano per scavalcare le mura.
Brenno, il barbaro, oggi è Berlusconi, che si porta addosso il peccato originale: aver fermato e ridicolizzato la possente macchina da guerra, di geometrica potenza e affondata la corazzata Potemkin della rivoluzione.
Gente che tiene nel portafoglio l'immagine del nonno Lenin e bel babbo Stalin, sono a demonizzare il Silvio Berlusca, che gli ha spuntato la falce e fatto sbalzare il martello.
A questi figuri si erano aggregati compagni di merende, a fare comunella ed arrivare per primi a spolpare l'Italia e la sua dispensa, gettando i resti nella pattumiera di Napoli e le casse ad arieggiare.
Ma loro sono i figli del Migliore, leggono libri, sono la parte più acculturata, i privilegiati, della famiglia di Napoleon, personaggio de "La fattoria degli animali", di George Orwell:
nel racconto gli animali, sfruttati dall'uomo e guidati dai maiali, si ribellano;
una volta assunto il totale controllo, Napoleon, il capo dei porcelli, si dimostra ancor più crudele del vecchio fattore: inizia a regnare senza tregua, e commercia con gli uomini, cercando di conquistare le fattorie vicine, non mostrando differenze tra animali e gli umani.
Da noi, scoperta la "maialata", gli elettori li hanno scacciati e quelli, eccoli, a darci del cretino, sciocchi, ingenui e ignoranti, che abbiamo portato il paese al "punto più basso della storia d'Italia", "verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori della vita", in "città militarizzate" dove "reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche" anticipano il nuovo fascismo, di cui siamo a "riavvertirne il profumo".
Ci considerano alla stregua di polli d'allevamento, cresciuti in batteria e destinati solo a fare uova, se non carne e brodo, all'occorrenza.
Guai a sconfinare in altri ruoli, che c'è già chi occupa quei posti, favoriti e unti, razza eletta depositaria del sapere e del decidere, che noi basta che si righi diritto e si risponda: «Obbedisco !», come formiche operaie, bassa manovalanza, buoi da traino, braccianti, servi e schiavi di chi detiene verità, libri e cultura.
La fregatura è nel meccanismo elettorale: si contano teste, quantità e non qualità e la forza delle Molotov non è tale da permettere di convincere il popolo bue usando il bastone, e allora serve la carota, lasciare i cavalli dei cosacchi per i cornuti e cavalcare l'onda, per stare a galla.
- «Basta con gli inseguimenti alla sinistra: serve il centro»: cavallo che perde, si cambia, Parola di Enrico Letta, considerato il capo dei tecnocrati del camaleontico Partito Democtratico, di Veltroni e compagnia.
Il congresso di Rifondazione Comunista ha riproposto la rotta di collisione, dando la barra del timone a Paolo Ferrero, che ideologicamente è uscito battezzato, dall'immersione nelle acque del Don.
- «[...] bisogna rifare la rotta [...] il centro è fatto anche di tanti elettori, che hanno votato Silvio Berlusconi [...] il risultato elettorale ci ha reso eccentrici rispetto al cuore degli italiani».
Fino a qui, tutto prevedibile: si cerca la tetta che da più latte.
Ma la "Dalemite" è una zecca uncinata, che non molla la presa troppo presto, e il l'Enrico passa pure lui a spandere LETTAme:
- «Gli studi sui flussi elettorali ci dicono che il nostro elettorato è in prevalenza maschile ( brutte t...e, perché non ci votate ?! ) tendenzialmente più anziano e più istruito della media. Peccato che la maggioranza del paese sia formata da donne ( p.....e ! ), e non certo da laureati».
Ci credo: sai quanti ne hanno sdoganati, al tempo del sei politico.
Roba da far arrossire pure i talebani !
- «Dobbiamo diventare meno intellettuali e noiosi, sforzarci di entrare in sintonia anche con l'Italia di Pippo Baudo».
E già: quella "Nazionalpopolare", del "popol(l)ame" sempliciotto e ciula.
Con il dito ( medio ) inumidito e alzato, sto studiando dove tira il vento, per non rischiare di prendere in faccia, di ritorno, lo sputo che sto lanciando a questo ciarpame, il meglio dei presuntuosi figli di Togliatti, il Migliore.
Io, secondo me...19.08.2008
- «Il centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane, tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del paese»;
costruito il recinto, ecco entrare gli amplificatori, tutta la "Corte dei Miracoli", non seconda a quella descritta da Victor Hugo in Notre-Dame, ove coloro che di giorno si fingevano storpi, ciechi, paralitici per esigenze professionali, guarivano miracolosamente dalle loro infermità: luogo comune nell'agone politico dove, generoso numero di banderuole e mercenariato a basso costo, sono ad offrir servigi, a legarsi dove la greppia promette miglior fieno e opportunità, o a far di necessità virtù, non avendo altro dove approdare.
Oggi bastonati, trombe, trombette, tromboni e trombati sono a fare concerto e starnazzare, credendosi pari alle famose oche del Campidoglio, che, con il loro strillare, fecero scoprire i Galli di Brenno, che stavano per scavalcare le mura.
Brenno, il barbaro, oggi è Berlusconi, che si porta addosso il peccato originale: aver fermato e ridicolizzato la possente macchina da guerra, di geometrica potenza e affondata la corazzata Potemkin della rivoluzione.
Gente che tiene nel portafoglio l'immagine del nonno Lenin e bel babbo Stalin, sono a demonizzare il Silvio Berlusca, che gli ha spuntato la falce e fatto sbalzare il martello.
A questi figuri si erano aggregati compagni di merende, a fare comunella ed arrivare per primi a spolpare l'Italia e la sua dispensa, gettando i resti nella pattumiera di Napoli e le casse ad arieggiare.
Ma loro sono i figli del Migliore, leggono libri, sono la parte più acculturata, i privilegiati, della famiglia di Napoleon, personaggio de "La fattoria degli animali", di George Orwell:
nel racconto gli animali, sfruttati dall'uomo e guidati dai maiali, si ribellano;
una volta assunto il totale controllo, Napoleon, il capo dei porcelli, si dimostra ancor più crudele del vecchio fattore: inizia a regnare senza tregua, e commercia con gli uomini, cercando di conquistare le fattorie vicine, non mostrando differenze tra animali e gli umani.
Da noi, scoperta la "maialata", gli elettori li hanno scacciati e quelli, eccoli, a darci del cretino, sciocchi, ingenui e ignoranti, che abbiamo portato il paese al "punto più basso della storia d'Italia", "verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori della vita", in "città militarizzate" dove "reparti dell'esercito, bene armati e con tute mimetiche" anticipano il nuovo fascismo, di cui siamo a "riavvertirne il profumo".
Ci considerano alla stregua di polli d'allevamento, cresciuti in batteria e destinati solo a fare uova, se non carne e brodo, all'occorrenza.
Guai a sconfinare in altri ruoli, che c'è già chi occupa quei posti, favoriti e unti, razza eletta depositaria del sapere e del decidere, che noi basta che si righi diritto e si risponda: «Obbedisco !», come formiche operaie, bassa manovalanza, buoi da traino, braccianti, servi e schiavi di chi detiene verità, libri e cultura.
La fregatura è nel meccanismo elettorale: si contano teste, quantità e non qualità e la forza delle Molotov non è tale da permettere di convincere il popolo bue usando il bastone, e allora serve la carota, lasciare i cavalli dei cosacchi per i cornuti e cavalcare l'onda, per stare a galla.
- «Basta con gli inseguimenti alla sinistra: serve il centro»: cavallo che perde, si cambia, Parola di Enrico Letta, considerato il capo dei tecnocrati del camaleontico Partito Democtratico, di Veltroni e compagnia.
Il congresso di Rifondazione Comunista ha riproposto la rotta di collisione, dando la barra del timone a Paolo Ferrero, che ideologicamente è uscito battezzato, dall'immersione nelle acque del Don.
- «[...] bisogna rifare la rotta [...] il centro è fatto anche di tanti elettori, che hanno votato Silvio Berlusconi [...] il risultato elettorale ci ha reso eccentrici rispetto al cuore degli italiani».
Fino a qui, tutto prevedibile: si cerca la tetta che da più latte.
Ma la "Dalemite" è una zecca uncinata, che non molla la presa troppo presto, e il l'Enrico passa pure lui a spandere LETTAme:
- «Gli studi sui flussi elettorali ci dicono che il nostro elettorato è in prevalenza maschile ( brutte t...e, perché non ci votate ?! ) tendenzialmente più anziano e più istruito della media. Peccato che la maggioranza del paese sia formata da donne ( p.....e ! ), e non certo da laureati».
Ci credo: sai quanti ne hanno sdoganati, al tempo del sei politico.
Roba da far arrossire pure i talebani !
- «Dobbiamo diventare meno intellettuali e noiosi, sforzarci di entrare in sintonia anche con l'Italia di Pippo Baudo».
E già: quella "Nazionalpopolare", del "popol(l)ame" sempliciotto e ciula.
Con il dito ( medio ) inumidito e alzato, sto studiando dove tira il vento, per non rischiare di prendere in faccia, di ritorno, lo sputo che sto lanciando a questo ciarpame, il meglio dei presuntuosi figli di Togliatti, il Migliore.
Io, secondo me...19.08.2008
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