martedì 20 luglio 2010

sVENDOLA

Nel film western "Per un pugno di dollari", uno dei protagonisti afferma che "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto";
un pistola con l'estintore non se la passa meglio.
Il piccolo teppistello, che cercava di linciare dei carabinieri, imprigionati in una camionetta andata a sbattere, c'ha lasciato la buccia, appunto perché era così scemo da credere che dall'altra parte si sarebbero fatti scassare la cervice dal bombolone, senza colpo ferire.
La convinzione, che l'arma dei carabinieri vanta tanti accoppati, sembra obbedire ad una legge fisica, come la caduta dei gravi o la forza di gravità, per cui a terra ci deve andare sempre il poliziotto;
il "Caramba" che non si lascia massacrare è un Bastian contrario, uno che non conosce e segue il galateo che lo vuole agnello sacrificale, eterno capro espiatorio, servo dello Stato e da scannare.
Dal povero Mario Placanica, racchiuso nella camionetta dei militi, sotto spranga, legni e manganelli, ci si attendeva l'"Ave, Carletto, morituri te salutant", l'ennesima versione del giroton...dino:
"Giro giro tondo, che ci faccio in questo mondo?
Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra;
vado giù per terra".
In quel 20 luglio 2001 durante il G8 di Genova, tra i delinquentelli, in cerca del poliziotto da disossare, c'era anche lui, il Carlo Giuliani, con il volto coperto dal classico passamontagna, a non farsi riconoscere qualora gli fosse riuscito di scassare il cranio e spegnere la fiamma sul cappello del milite.
Il Carletto era il classico ottuso, più portato al mestiere delle armi che a quelli del lavoro, dei tanti che si annoiavano perché la vita è monotona e la scarica d'adrenalina la si cerca negli spinelli o nello scassare i gemelli pubici al prossimo.
Vuoi mettere com'è più interessante lo sbattere la vecchietta sotto l'autobus piuttosto che farle attraversare la strada?!
Peccato che la vecchietta di turno c'avesse la pistola e, terrorizzata dall'essere fatta a pezzi, c'ha sparato, più che al coglione, al melone che quello aveva, sopra le spalle.
All'improvviso, tutti quelli come lui, attorno allo scannatoio su gomma, visto che dentro non c'erano più delle pecore, se la sono data a gambe, come conigli, quando scoperto che neppure fare branco garantiva un facile abbattimento del pollo.
Quando un uomo con l'estintore incontra un uomo con la pistola, quello con la bombola è un uomo morto!
Carlo Giuliani non era nessuno, se non un assassino mancato: lo sfigato tra la specie, il Fantozzi della categoria.
Se qualcuno ancora ne vorrebbe fare un eroe, in quel genere lo deve esaltare e non cercare nobiltà che non compete, a chi cercava di affinare l'arte dell'uccidere il prossimo suo.
Quelle immagini di macellai pronti a cavare sangue dei militi, assediati nella camionetta, sono ormai passate dalle mani della cronaca a quelle della storia: non ci sono ambiguità, nel riconoscere il diritto di difesa di chi era in procinto d'essere massacrato;
né ci sono dubbi di chi l'assalitore e di chi l'assalito.
Carlo Giuliani, a dire bene, era un cretino; a pensar male, un mancato omicida.
Vogliamo intitolargli una via? Una statua?
Ebbene, allora sia via dell'Estintore, e la statua: lanciato in avanti, non con la stampella che l'eroico fante Enrico Toti scagliò contro il nemico, ma con la bombola di schiumogeno sporca di sangue, con attaccato capelli e pezzi di cranio dell'uomo in divisa, che agonizza ai suoi piedi e il viso bene coperto, da un cappuccio prepuziale, a coprire la testa di quel che era il tipo.
Ora, non c'è nulla di più osceno quanto il cercare di farne un eroe, quando chiaro fosse uno dei tanti che vanno in cerca di teste da spaccare, come allo stadio o dovunque ci sia modo, mezzo ed occasione di fare il prepotente, il bullo, il bauscia e credersi grande e potente quando si decide della pelle d'altri, quando l'onnipotenza di avere tra le mani la vita e la morte...o un estintore.
Giuliani era tutto questo, non più evoluto del troglodita con la clava, maestro solo nel maneggio dell'attrezzo cui la selezione della specie lo aveva dotato, quanto un dente o un artiglio per chi deve solo operare da predatore e quindi con un programma alquanto semplificato e una struttura modellata solo all'offesa.
Gli è andata male, punto e basta, come per lo sciacallo infilato dal corno della gazzella.
Avrebbero mai cercato di intitolare, qualora a parti inverse, qualcosa alla memoria di un Mario Placanica?
Di questi giorni è il rimestare nel cassonetto dell'ennesimo politicante in cerca di rimasugli e avanzi, per vedere di impastare qualcosa simile ad una polpetta;
addirittura presenta il macinato di Giuliani come paragonabile al miglior filetto, a dar valore pari al Carletto come ai giudici Falcone e Borsellino, assassinati dalla mafia.
Peccato che loro il prossimo lo volevano salvare, non prendere a mazzate.
Il Nichi Vendola, che quando parla pare Paperino e modula vocina allo sputacchio, tromboneggia:
- «Fono qui a fcompaginare la finftra, a fparigliare i giochi. Botte a deftra, via Berlufconi! Vincere per le donne e gli eroi dei noftri giorni, come Falcone, Borfellino...e Carlo Giuliani, l'eroe ragaffino, ucciso da un carabiniere a Genova, quando una generafione perfe l'innocenfa e fece i suoi conti con la morte!»
Caro Nichi, ti rimbecco con l'affettuoso dire, in uso nella mia bella metropoli meneghina, quando si richiama chi ha appena detto una minchiata:

- «Ma và da via i ciapp!»

Senza offesa, a te e al tuo "eroe ragaffino"!


Io, secondo me...20.07.2010