martedì 15 settembre 2009

Rèmore

Dicasi rèmora quel motivo d'indugio e scrupolo, che accompagna chi porta un certo rispetto al prossimo suo e si chiede quanto le proprie azioni possano nuocere o no ai simili.
- «Quel che sto facendo è giusto? Non sto approfittando troppo di lavoro, opere e missioni di altri, a cui per nulla ho contribuito, non partecipando a formare valore aggiunto?»
Quelli di cui andrò a sparlare, non hanno nulla di tutto ciò, perché l'impronta genetica che li caratterizza li ha immunizzati, addestrati ad applicare una sola regola, legge e stile di vita:
"Mors tua vita mea", la tua morte è la mia vita.
Scartata quella classificazione e delicatezza di vita, ecco una che meglio li qualifica: nome comune e genere di pesci provvisti di una ventosa con cui si attaccano al ventre d'altri pesci o alla chiglia delle imbarcazioni: diffusi nelle acque calde e temperate di tutto il mondo.
Bingo: Sono loro!
Ancora non si è al parassitismo, ma ad accontentarsi di stare ai margini e vivere degli avanzi di tavole principesche.
Un antico e poetico retaggio li ricorda e vuole gruppo etnico originario dell'India nord occidentale, poi sciamati il Medio Oriente, in Europa e nell'Africa settentrionale;
evocazione del bel selvaggio, conducono vita nomade: gli uomini esercitando attività come il commercio di cavalli, la lavorazione e la riparazione di oggetti di rame; le donne, la chiromanzia e l'accattonaggio.
Ormai, di cavalli hanno solo quelli nel cofano motore dei loro mezzi gommati e l'unico rame che lavorano è quello che fregano dove trovano.
Rubano, ma è colpa delle occasioni che, si sa, fanno l'uomo ladro;
ma questo non si dice, non è politicamente corretto: si sussurra, si bisbiglia e si mormora, talvolta si borbotta.
Si impreca e si bestemmia, lanciando anatemi e maledizioni solo quando sei tu a subirne le conseguenze di una casa svaligiata, ma guai a dirlo ad alta voce: si è razzisti e xenofobi; al meglio: intolleranti.
Andate a dirlo a quelli che si trovano i terreni occupati da questi, che alla partenza se li ritrovano come a "Ground Zero", dopo la caduta delle torri gemelle!
E anche i moralisti, ipocrite tombe imbiancate, si guardano bene dal non dare tutte le mandate alla serratura della porta blindata, a quella delle inferriate, attivare gli allarmi, ostacolare con Cavalli di Frisia e campi minati e liberare il molossoide dalla museruola, prima di allontanarsi da casa quando, nelle vicinanze, il tam-tam avvisa della tribù ostile alle porte.
Non prendiamoci per i fondelli: i cavalli non li compra più nessuno e il calderaio, che riparava il culo delle pignatte, è scomparso da un pezzo: di che altro campano?
Il passo, dalla rèmora che si attacca e ciba dei rimasugli del pasto dell'animale cui si affranca, è stato a divenire sanguisuga, che gli sono spuntati i dentini per affondare nella carne e ciucciare dal sistema idraulico di chi se li trova addosso.
Allo squillo di tromba si sono mossi in massa, come gli spagnoli di Cortez verso le fantasiose città d'oro degli Aztechi.
Solo che l'Eldorado, luogo leggendario dove si dice vi fossero immense quantità d'oro e pietre preziose, era l''Italia nostra.
Cadute le frontiere, a tanti non è parso vero di liberarsi dalle zecche, a dar da intendere che il nostro pelo era il migliore, e il sangue buono, su cui attaccarsi.
- «In Italia, in Italia! Se beve, se magna e se campa senza fà fatica!»
Come in ogni famiglia che si rispetti, anche quelli si trascinano i parenti poveri, che dal catalogo Ikea dei disperati si portavano in scatole di montaggio casetta e mobilia, fatte di lamiere, sacchi di tela, pietre, mattonelle e legni raccolti nelle discariche, ondulati in plexiglass e quanto di più raccogliticcio e posticcio lo scarto potesse offrire.
I blasonati tra quelli, sono al "Take away" che, più che prendi e porta a casa si legga prendi e torna a casa, che è dovunque, basta che sia spazzolabile;
come i nostri vecchi quando, per non impoverire la terra con uno sfruttamento troppo intensivo, applicavano la tecnica della rotazione: lasciar riposare il suolo, al fine di favorirne di nuovo l'ingrasso e ricominciare a spolpare, all'osso.
Ancora cavalli da mercanteggiare e pignatte di rame da rabberciare, nell'immaginario pubblico.
Altri, i più sfigati, con una vita della consistenza del cartone, tenuta assieme dallo spago di stenti e stracci, hanno solo spostato la miseria.
Per liberarsi di loro c'hanno promesso e dato da intendere che il nostro fosse il paese del bengodi e poi, appena usciti, bam! Gli hanno sbattuto la porta dietro il culo, prima che si accorgessero di essere stati gabbati e scaricati, che nulla era cambiato...o quasi;
e già, perché una differenza c'è: noi siamo fessi!
Ci dobbiamo preparare campi attrezzati, con acqua corrente e servizi adeguati, che costano un occhio a tenerli perché la cultura della cura dell'altrui cosa, dell'ordine e della pulizia è simile a quella degli Unni di Attila, che frollavano la carne da mangiare tenendola tra le proprie chiappe e la schiena del cavallo: il fermarsi e il socializzare duravano il tempo di riempire la sacca degli ori e a che il puledro avesse il tempo per fare la popò.
Qualcuno che campa su di loro però c'è anche qui: tante associazioni che prendono un tot al chilo, per ognuno di quelli, per un'assistenza che assorbe ma spurga meno di tanto che amministra, per quelle galline ovaiole.
Una politica, che aveva ben presente l'opportunità di farsi l'ovetto ogni mattina, ne aveva facilitato l'ingresso, con pari umanità che si ha per un tacchino, sotto la festività del Natale, o per un capretto di Pasqua.
Saggezza avrebbe altrimenti voluto che, per impedire il collasso del sistema, si consentisse l'ingresso solo a chi poteva dimostrare una ragionevole possibilità di mantenersi, con mezzi e produttività propria, non solo a fare lo stagnino da pignatte, marmitte, padelle e tegami, chiromanzia e accattonaggio.
Ma l'indotto che deriva dall'assistenza giustifica un lucroso mercato di un far politica altrimenti fallimentare.
Sempre chiedersi: a chi giova?
Come per i cessi da strada del vecchio imperatore romano Vespasiano, anche qui, nelle baraccopoli e nel degrado, "Pecunia non olet", il denaro non puzza!
Ogni cosa si faccia loro e per loro, porta a movimenti di denaro, che scorre come l'acqua dal cocuzzolo del monte: parte torrente, poi fiume, fiumiciattolo, rio, ruscello, rivolo per arrivare a misera pozza stagnate.
Un finto buonismo attiva le tette del latte, come il mordicchiare del vitello sotto la mammella, ma altri scremano la panna e la poppata.
Dato per scontato che anche dalla miseria si può trarre palanche, ecco dimostrato che ancora non si può cavar sangue dalle rape, ma dalle teste di rapa del "fighettobuonismo", questo sì.
Milano per tutti, Milano docet, insegna.
"[...] Due milioni di euro da stanziare per incoraggiare i Rom a passare dai campi nomadi alla casa in affitto: una media di diecimila euro a testa".
Mi ricorda un vecchio motivetto, già sentito, che pressappoco suonava così:
- «Ehi, Rom: se prendi baracca e burattini e smammi dal mio comune o te ne torni da dove sei venuto, ti offro soldini sonanti.»
Della serie: vai a rompere i coglioni a qualcun altro.
Ovvio che, mostrandoci ricattabili, tanti altri pitocchi sono a piombare in un simile paese dei balocchi.
Diecimila euro...quanti poveri nostri vecchietti sognano un contributo simile, per passare da uno sgabuzzino ad un locale che merita un simile nome; quanti a vivere di pane (poco) e cipolla nei giorni di festa, per arrivare alla fine del mese con la misera pensione?
Quanti, anche nelle case del Comune, appena ricoverati per un acciacco, si sono trovati occupati la casa e, seppur legittimati, niente e nessuno più riesce a far loro riottenere un diritto?
E io, minchione di un contribuente, dovrei scucire baiocchi a chi mai ha dato nulla al mio paese ed ora batte cassa?
Ma il bello è che hanno rifiutato!
"[...] assolutamente troppo pochi", risponde Maurizio Pagani, dell'Opera Nomadi di Milano.
Pochi? Ma chi ci deve mangiare con quei quattrini, oltre agli "immibriganti"?
Cazzo, ma se ho visto pensionati raccattare avanzi di verdura e frutta, dopo che il mercato ha levato le tende, come fanno i topi tra scarti e avanzi, e quelli non li considera nessuno!!
Sono pochi?
Ogni numero, sopra lo zero assoluto, è già troppo, troppo!!!
E questi sgomitano, passando in testa alla coda, ciurlandosi pure la mazzetta?
C'ho le palle piene di vedere pie carampane preoccuparsi per il povero importato e tonache preoccupate di dare spazio al beduino senza tetto per il predicozzo, in manifestazioni di fighettaggio esotico, a fare credere di saper andare oltre al campanilismo di provincia, credendo con ciò di diventare cittadini del mondo!
Come se la pianta si sentisse vergognosa delle proprie radici, credendo meglio le gambe dei boscaioli.
L'aiuto non si nega a nessuno, ma il nostro fare il buon Samaritano non deve pensare pari l'offrire sangue al bisognoso invece che ad una mignatta.
E non si faccia finta di leggere queste mie righe ignorando volutamente che parlo di gramigna e non di foraggio.
Qualcuno, chi che fosse arrivato alla fine di questa mia, potrà odiarmi, ma il fioretto non è l'arma con cui amo tirar di scherma;
e poi, oltre che in testa, non ho peli neppure sulla lingua.
Di più: non ho...remore di sorta nel parlar fuori dai denti.
Chi poi l'avesse da presentare, uno di quelli ancora lo trova, che ricordando l'antica arte dei padri lo prende...per il fondello, che magari non sarà più di rame ma la faccia loro è sempre quella: di bronzo!


Io, secondo me...15.09.2009

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