venerdì 17 dicembre 2010

Rosso di sera

Rosso di sera, bel tempo si spera...

Stavolta però, non ha fatto a tempo ad imbrunire, che già la feccia e il bestiario dei centri sociali comincia la festa: al posto delle fette di panettone, generose razioni di porfido sanpietrino, in tocchetti da un chilo e più al pezzo.
Sembra che siano particolarmente graditi dalle zucche di poliziotti che carabinieri, a cui era dedicato gradito omaggio;
senza lesinare, se una cattiva mira magari intercettava pure la testa di qualche povero, innocente e ignaro passante, convinto di girare per una città e non nel bel mezzo della terra di nessuno, in una guerra di trincea.
Si erano ben preparati, i delicati virgulti, coltivati nei vivai dei sinistri, i cui istruttori saranno pure entrati nei salotti della democrazia, ma rimangono portatori insani d’impronta e riflessi condizionati, assimilati in gioventù da studi di scuola moscovita.
Come avere messo giacca e cravatta alla scimmia di Tarzan; tanto non basta a cambiare sostanza solo pennellandone la forma.
I bracci armati di costoro, brace cui, all’occorrenza, soffiar sopra per farne fiamme da incendio, mandrie di vacche a cui basta solo urlare all’orecchio per farle zoccolare impazzite, contro il nemico, questi, dicevo, non sono stati neppure stavolta sordi alle urla di dolore e rabbia dei loro mandriani.
Roma storica aveva subito la caduta e i saccheggi, per mano di barbari e torme di mercenari in razzia, ma venivano da fuori, mentre questi sono parassiti cresciuti sul suo pelo, ingrassati dal suo sangue, metastasi che radicano e suggono del sudore dell’altrui lavoro, che vogliono, ma non offrono nulla.
La loro civiltà è il manganello, il concetto di purezza deriva dalle purghe, quello di rettitudine, dal bastone, la voce dalle bombe e lo slancio dal lancio di porfidi e graniti e il senso di pulizia, se l'avessero, sarebbero per quella etnica.
Mentre attorno mulinava una serie d’eventi che andavano dai roghi alla frantumazione d’ogni bene, dall’assalto fisico alla ricerca del linciaggio alla divisione cranica, uno di costoro, apostrofato da un giornalista, che diceva che quella era violenza allo stato puro, replicava che “la violenza vera era altrove, non lì”, riferendosi alle votazioni di Camera e Senato, dove chi non la pensava come loro era sopravvissuto al voto di sfiducia, contro ogni previsione che, dalla rosea dei terroristi nella piazza convinti della vittoria, sconfinava ormai nella rossa, di rabbia e di voglia di porporino sangue, dopo l’ennesima mazzolata.
Questi figli del sei politico, inetti, incapaci, inutili, zotici, allo stato brado e con cervello fermo al rettiliano e di reazione pari a quella di un interruttore della luce, hanno dato il meglio nel loro peggio, nel presentare “gioiosa macchina da guerra”.
Bella la reazione di quelli che cascano dal pero, fingendo ignoranza, se non invece possedendola, quando intravedendo, nei filmati, “l’uomo dal giubbotto beige”, con delle manette e prima accanto agli agenti, e poi che si scaglia contro i blindati degli stessi, azzardano:
“Sono infiltrati pagati; tutto un complotto, uno sputtanamento preparato ad arte, degenerazione pilotata dalle forze dell’ordine stesse o, peggio, dal ministro dell’interno in persona”.
Il tizio poi, fermato ed identificato dalla questura, si presenta per quello che è, e matrice di quello che sono questi animali: un noto e conosciuto estremista di sinistra, con una fedina lunga più della carta igienica Scottex!!
Non posso, a questo punto, non ricordare la veemenza di quelli che urlarono quasi al tentativo di colpo di stato, quando si decise di mettere in campo l’esercito, per pattugliare e aiutare le altre forze dell’ordine sul territorio, per contenere uno stato di criminalità e violenza che sempre più tendeva all’iperbole.
Allora spuntarono fuori le menti eccelse, il miglior caravanserraglio dell’intelligenza di sinistra, quella che “legge libri e giornali”, a dar a credere che c’era nell’aria odor di camicia nera e marcia su Roma.
Oggi, la marcia su Roma l’hanno fatta in camicia rossa e le forze che potrebbero minacciare lo Stato sono di quel colore.
Giusto per ricordare i mestatori d’allora, cattivi maestri e i mantici d’oggi, riporto quanto scrissi, che basta cambiare il nero con il rosso e i conti tornano.
...

Era il lontano 13 di agosto dell’anno del Signore 2008, quando mi ritrovai a scrivere “Ritorno di...fiamma”, a prendere per il culo il buon Umberto Eco, cima certo, per quanto riguarda intelletto, ma di rapa quando entra in pascoli non suoi, ed ecco...anzi, eco:

La fiamma risale, dentro la lancia del cannello:
POP !
Un piccolo scoppiettio e si spegne, ad impedire che il continuo del ritorno arrivi al miscelatore e poi, su su, fino alle bombole d'ossigeno e gas combustibile, rendendo la situazione alquanto esplosiva;
senza quel POP ! liberatorio, il Beppe Fontana la penna non sarebbe qui ad usarla, che l'avrebbe avuta bruciata, assieme alla buccia.
Ai tempi, quando cominciai con il lavoro d'officina, usando la saldatura ossiacetilenica, i vecchi c'intimorivano con i racconti di rovinosi botti, di cui erano stati testimoni: un poco per spaventarci, un poco per ammonire, a non prendere sottogamba i rischi che il lavoro comportava.
Oggi, il massimo rischio è che la stilografica mi perda inchiostro nel taschino della camicia immacolata.
Certo, erano i tempi de "Carlo Cudega";
Oh, scusate, anche questo è un termine del mio giurassico, a rispolverare e richiamare ere ancora più lontane, quando gli uomini usavano lisciarsi i capelli utilizzando del grasso di maiale ( ovvero, la cotenna, la "codega" ) sul codino, per mantenerlo compatto e lucido.
Madonna mia, mi sto facendo melanconico che, con il passare degli anni, mi si allunga il dietro e s'accorcia il davanti...
non siate maliziosi: è riferito alle misure del vissuto e dell'aspettativa di vita.

"All'armi! All'armi !
All'armi siam Fascisti !
Noi siam del fascio la falange ardita
[...]
abbiam con noi la forza e l'ardimento,
che ci fa fieri all'ora del cimento".

No, non è un rigurgito, un ritorno di fiamma...tricolore: solo un...Eco di rimbalzo.
- «[...] ci sono fascisti al governo. Rinasco rinasco nel millenovecentoquaranta !»
Mizziga, allora c'è proprio arrivata al collo;
questo non lo dice un qualsiasi bao-bao-micio-micio, ma un Santone, un Guru, un Illuminato, un Maestro, anzi, il Messia: l'Umberto Eco, fior fiore dell'Intellighenzia letteraria e pure comunista, che ha una storia ancora più truculenta di tutto il peggio del passato messo assieme.
- «[...] non più esattamente fascisti, ma che importa, si sa che la storia si dà una prima volta in forma di tragedia e una seconda in forma di farsa».
Dalla piazza...rossa sale l'invocazione all'Eco di Carlo Cudega: "E mò facce ride !!!"
L'Umbertino agita sonagli e campanelli, a far buffone per Sovrano proletario.
- «[...] ricordo con tenerezza le notti passate nel rifugio antiaereo [...] un sotterraneo umido, tutto in cemento armato, illuminato da lampadine fioche [...] mentre sopra le nostre teste esplodevano colpi sordi che non sapevamo se fossero della contraerea o delle bombe».
Io glielo avevo raccomandato al Gianfranco Fini, di Alleanza Nazionale, ora Presidente della Camera, in quel di Montecitorio:
- «'A Frà, batti piano il martelletto, che qualcuno sicuramente n'esce rintronato da quei colpi sordi; fai cambiare le lampadine, che mi sembrano un poco fioche e arieggia la camera, che c'è umidità !»
Intanto la pentola di fagioli continua a sobbollire:
- «[...] siamo disposti ad accettare tutto ciò che ci ricordi gli orribili anni [...] è il tributo che paghiamo alla nostra vecchiaia».
Ussignùr, l'Eco è rimasto come la puntina del grammofono: ferma, incantata sul disco, a ripetere stesso motivetto all'infinito.
- «[...] le città a quell'epoca? Buie di notte».
Ho capito: l'Umby rimpiange il sol dell'avvenire, che era gratis, costava meno che la bolletta dell'Enel.
- «[...] era percorsa da reparti militari [...] nelle metropoli passavano continuamente manipoli e ronde di marò della San Marco o di Brigate Nere [...] armati sino ai denti [...] CITTÀ MILITARIZZATA».
Non ci vuole molto a capire dove vuole andare a parare il tipo:
vuole insinuare un parallelo tra i soldatini del fascio d'allora e i militari d'oggi, che presidiano le città con Polizia e Carabinieri, per la nostra sicurezza;
- «[...] vedo REPARTI DELL'ESERCITO, BENE ARMATI e CON TUTE MIMETICHE, anche sui marciapiedi delle nostre città».
da parte mia ho solo una cosa da dire:
- «Grazie ragazzi, di tutte le armi, che il vedervi assieme mi rassicura ancora di più, in special modo quelli che non sono "soldatini" da esposizione, ma soldati che collaborano a migliorare e preservare la nostra vita e incolumità.
E poi, Umby, non dire pirlate: in Piazza Duomo, a Milano, il soldato aveva la normale divisa e pistola;
forse ti sei confuso con quelli di Putin, che sono andati a trovare gli amici, in Georgia, sempre che non sei rimasto a quelli di Praga, nel '68.
- «[...] andavano a comprare il poco che si trovava nei negozi d'alimentari».
'azzarola, è vero: con il Ferragosto tutti i negozi sono chiusi, e pensionati e gli anziani sono alla ricerca del "poco che si trova", vaganti laceri ed affamati.
- «[...] a notte si dormiva col mattone caldo nel letto e ricordo con tenerezza persino i geloni».
Dai, Ecoberto, che al posto del mattone ci puoi mettere ora una bella ragazza dell'Est, delle tante costrette a far da scaldino per aver creduto alle balle raccontate dai favolisti del Paradiso del "poppolo" proletario: nulla ci hanno avuto, che a prendere non è il sole e dare, sai bene cosa !
- «[...] Ora non posso dire che tutto questo sia tornato, certo non integralmente. Ma comincio a riavvertirne il profumo».
Caro amico, almeno per le mutande e i calzini, spesso bisogna cambiarsi, altrimenti ti voglio vedere, a "riavvertirne il profumo".
- «[...] a quei tempi apparivano [...] manifesti [...] si vedeva un nero americano ributtante (e ubriaco) [...] la mano adunca verso una bianca [...] oggi vedo in televisione volti minacciosi di negri smagriti che stanno invadendo [...] le nostre terre [...] la gente è ancora più spaventata di allora».
La legge dei grandi numeri è quella che fa grande anche una minoranza all'interno di un insieme:
i più saranno bravi ed onesti disperati, ma anche il poco fa tanto, in un formicaio, e ne basta uno, deciso e determinato a buttare il cerino nel fienile.
A meno che il nostro gioca sul calcolo della probabilità, il restane fuori, secondo la filosofia meneghina del:
"A chi tuca tuca", a chi tocca, tocca. Cazzi suoi !
- «[...] il sindaco leghista di Novara ha proibito che di notte, nel parco, si riuniscano più di tre persone. Attendo [...] il ritorno del coprifuoco».
Caro segugio dall'olfatto nostalgico, ti auguro di non dover passare DI NOTTE in un parco cittadino, che "Il nome della rosa", tra i cespugli, si chiama "Uccelli di rovo", e l'odore che sentirai è dello sniffo e il coprifuoco serve a spegnere l'erba, ma non quella medica !
- «[...] odo discorsi assai simili a quelli che leggevo [...] che non solo attaccavano gli ebrei ma anche zingari, marocchini e stranieri in genere. Il pane sta diventando carissimo. Ci stanno avvertendo che dovremo risparmiare sul petrolio, limitare lo spreco d'energia elettrica, spegnere le vetrine di notte. Calano le auto e riappaiono i ladri di biciclette. Come tocco d'originalità, tra un pò sarà razionata l'acqua».
Accidenti: sembra di essere nella culla del comunismo, di ripercorrere novant'anni di vita prospera;
- «[...] Non abbiamo ancora un governo al Sud e uno al Nord, però c'è chi sta lavorando in questa direzione».
Non è che ti confondi con Est e Ovest, con i rispettivi governi, separati da quel che fu il muro di Berlino ?
- « Mi manca un Capo che abbracci e baci castamente sulla guancia prosperose massaie rurali, ma ciascuno ha i suoi gusti».
E già: tu sceglieresti i ruvidi baffi di papà Baffone Stalin o l'ispida barbetta di nonno Lenin ?
... ciascuno ha i suoi gusti.

Io, secondo me...16.12.2010