martedì 4 ottobre 2011

Ballon d'essai



Vent’anni per venirne a capo, quando già da subito la pappa era pronta.

Avessero avuto anche una misera porziuncola dello zelo d’oggi, nello sbobinare intercettazione, l’avrebbero acchiappato subito, il filippino Manuel Winston Reyes, di professione domestico e, all’occasione, assassino.
L’evidenza era lì, che li guardava, a prova di scemo...ma non del superlativo di tal classe.

«Devo piazzare un piccolo tesoro: un girocollo in oro giallo, un paio d’orecchini ed un anello con brillante» dice Manuel ad un connazionale, chiedendogli consiglio per sbarazzarsi di merce che scotta;

quegli ori erano sudati: per averli aveva dovuto accoppare la padrona, la contessa Alberica Filo Della Torre, nella sua bella villetta all’Olgiata, alle porte di Roma.
Eccola lì, la “pistola fumante”, la prova provata e regina, sgravio di fatiche per ogni investigatore cui piace “vincere facile”.
Manuel, un criminale nel merito, ladro di polli per capacità delinquenziale, praticamente l’aveva gridato ai quattro venti:

«Eccomi, sono qui: l’Alberica l’ho accoppata io!»

Troppo impegnati - come oggi - a presentare il profilo migliore, a rifarsi la scriminatura o coprire la pelata con il riporto, davanti alle telecamere, oppure a fare i fighetti dinanzi all’intervistatore di turno, criminologi da operetta, periti da piccolo chimico, divise da circo ed operetta e toghe in sfilata di moda, altro avevano a pensare che leggere ponderose e noiose trascrizioni di spiate telefoniche su chiacchiere di potenziali colpevoli.
C’è voluto la tenacia di un marito e l’attacco ai fianchi dei suoi avvocati, per la riaprire e studiare con più attenzione muffi e polverosi fascicoli, dimostrando quanto dilettantismo, superficialità, faciloneria e menefreghismo ci fu, da parte d’uomini di legge, ci misero nel mestiere loro.

Oggi non siamo messi meglio, visto che i dilettanti allo sbaraglio, i “tuttologi” un tanto il chilo, i ciarlatani, ancora impestano il tubo catodico e aprono le code di pavone su tutti i mezzi d’informazione;

lasciamo stare i giudici “incontinenti”, che si lasciano scappare dal pannolone tante di quelle cose - cazzate, perlopiù, penalmente irrilevanti ma altamente sputtananti - da essere imbarazzati di quanto spurgo ci sia dai loro gabinetti di giustizia.

Il...fatto quotidiano ormai è la puttanella, il letto e la mutanda, ben meglio spendibili per il “mercato del prurito”, d’assatanati priapici, dove la tendenza mira più all’applicazione del pene che del penale.
Intanto che si spende e si spande tanto, altro sfugge e sfuma, nelle mani di chi cerca parte d’attore e non di comparsa.

Quello t’ammazza la moglie, perché ormai di femmine ne ha un vivaio, nella caserma dove è istruttore; dai, facciamo un poco di cagnara, quel tanto di benzina sul fuoco per lucciole, per brillare quel tanto che basta per poi scegliere la via più breve e scontata: sbattere in cella il marito che, come il maggiordomo, è sempre colpevole.

la ragazzina c’ha il suo bruto che la voleva violentare, che la porta via dalla palestra e te la fa ritrovare poco distante, agonizzante, a portata di mano ma distante dall’attenzione di chi, troppo abbagliato dai flash e dai riflettori, non riesce a vedere quel che sta sotto il naso.
Ritrovata ormai fredda, nel campo ci vanno tutti, cani e porci, prima che, chi ancora doveva spulciare di suo, mettesse nastri per delimitare la zona da indagare, ormai martirizzata dalle mandrie.

Senza contare l’altra povera vittima, ennesima occasione di passerella per il circo Barnum, sia per mostra di vanità come d’incapacità di venirne a capo, foss’anche dove sicuramente colpevole esiste, ma mischiato nel bussolotto, che ancora non si riesce a capire se l’esecutore dell’accoppata è lo zio o la cugina e, sua madre, se complice a frittata fatta o assieme, a rompere l’uovo.

Il gran finale, con tanto di fuochi d’artificio, tric-trac e stelle filanti, è la sceneggiata alla Mario Merola:
«Amanda Knox è innocente: abbiamo scherzato!»

La poveretta non c’entra una beata fava con l’omicidio, a colpi di coltellaccio, della studentessa inglese Meredith Kercher, del novembre di quattro anni fa.
E anche Raffaele Sollecito, suo “compagno di merende”, esce dalla gabbia.

«Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare» sarebbe a dire, come il “Ginaccio Bartali”, toscanaccio, gran signore e campione del pedale d’altri tempi.

Anche qui, abbondanza di “Primedonne”, di sfilate di maestri e maestà, spacciati per esimi luminari dell’arte loro.
Alla prova dei fatti «Solo chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo!» come diceva Robert De Niro, nella parte di Al Capone, nel film “Gli Intoccabili”.
Seguendo la traccia di DNA sul reggipetto della povera Meredith, si sarebbe dovuto mettere in galera anche il perito, la Carla Vecchiotti: c’era anche il suo, a dimostrare con quanta sciatteria era stato manipolato il reperto.
In un filmato, uno degli investigatori faceva bella posa mostrandolo, usando guanti di lattice invece di una pinzetta sterile monouso, altrimenti il rischio era di trasportare con quelli anche materiale ambientale inquinante.

Dilettanti.

Anche nel caso delle Marta Russo, la studentessa freddata da un colpo di pistola all’Università La Sapienza, a Roma, tanta ridicola professionalità fu esposta a pubblica irrisione;
dall’impossibilità di seguire la traiettoria del proiettile - perché il cranio di chi cammina ha molteplici possibilità di movimento, rotazione ed inclinazione - alla “grattata” del davanzale, dove poi si scoprì che la polvere trovata non era da sparo ma frutto di deposito di particelle di ferodo, quello dei freni delle auto, di cui l’aria di città ne è ricca, causa il traffico di veicoli a motore.

Incompetenti e principianti.

Lanciare una monetina per aria è più razionale che avere responso da “Luminari” di tal fatta.
Quanti in galera, innocenti, sono a causa di queste caricature di “Peritinvestigatori” da quattro soldi?
Si facesse come in altri paesi, dove quando scoperto cappellate simili, tutti i precedenti di questi figuri sono rimessi in discussione e sotto la lente, forse si libererebbero posti nelle congestionate prigioni; altro che indulti ed amnistie!
Basterebbe una bella scremata, per riequilibrare le ammucchiate.
Salvo poi ritrovarsele piene se, al loro posto, si dovessero metter dentro quelli che, per propria incompetenza, le hanno stipate con chi non c’entrava nulla, se non vittima di tanta stupidità.

E se, quando li vediamo in fotografia o scorrere nei fotogrammi, tronfi sulle cattedre mediatiche, a darci lezioni con tanta pompa e petto tacchinesco, provassimo a vederli non per fotogenia, stazza o biondazzo con labbra a gommone, ma per argomentatori da Bar Sport, tanto ci andremmo vicino nel giudicarli per quel che sono e valgono.

Per il pregresso e legge dei grandi numeri, per il più, c’azzeccheremmo!!

Cialtroni.

Io, secondo me...04.10.2011