venerdì 29 maggio 2009
lunedì 25 maggio 2009
Piccoli nani crescono
Prologo.
Siamo stati influenzati.
Accidenti, l'Ahmadinejad ce l'ha fatta ad impestarci tutti e c'ha trasmesso la Teheran/ H1N1, la variante locale della febbre suina!
"Piccolo nanerottolo infetto: ti è riuscito di ammorbare l'aria, anche al di fuori di casa tua", ho pensato;
poi leggo meglio e tiro un sospiro di sollievo.
Hassan Qashqavi, portavoce del ministero degli Esteri iraniano e trombetta del regime, ha fatto la puzzetta:
- «L'Italia ha annullato la visita a Teheran perché si è fatta influenzare.»
Ma senti sta faccia di m....malta che ci viene a dire.
Beh, in effetti il suo piccolo e capriccioso Mahmud c'è rimasto male, quando il nostro Frattini, agli Esteri preposto, gliela data buca e non ha voluto accettare l'invito del nano, a fare da spessore per i tacchi, ad innalzarlo e legittimarlo agli occhi del mondo.
- «Dai, Franco: vieni da me, qui a Teheran, che ci facciamo du spaghi, ajo e ojo.»
Il nostro Francy, immaginando quante taniche di benzina c'avremmo guadagnato nel portare ossequio al bimbo, c'è stato.
- «Vabbè: namo a magnà!»
Il nostro sta ancora preparando i cartocci e il cestinetto per la scampagnata, che gli arriva un gavettone:
- «Ciao, Frank: ho pensato bene di aggiungere un posto a tavola e ho invitato pure Sejil 2.»
M'immagino il buon Frattini, scarabocchiare su un foglietto un messaggio per il suo portaborse:
"Sejil 2...ma che cazz'è? Il figlio di primo letto, la seconda concubina, una passione morbosa?"
- «Sai, non ci si vede più qua, a Teheran, ma a Semnan», prosegue Mahmud, l'Ahmadinejad.
Francesco avrà sicuramente cercato di programmare il suo navigatore satellitare, che gli avrà segnalato un gruppo di fienili ai piedi del Gennargentu o degli ovili, sull'altipiano della Sila.
- «Dai, Francesco, prendi nota dell'indirizzo: Latitudine 35 gradi nord, Longitudine: 53 gradi e 30 primi est; ti porto a vedere la mia nuova creatura!»
Il nostro politico sicuramente avrà pensato ad un figlio illegittimo, per averlo nascosto in una località così sperduta.
- «Vedrai, amico italiano, che resterai con la bocca aperta e il naso all'insù: Sejil 2 e di gran lunga migliore di Shabab 3!»
"Naso all'insù...è che è, un giocatore di basket?", avrà pensato il ministro.
- «Fa 2000 chilometri: fino ad Israele e alle basi americane nel Golfo.»
"Beh, non è un giramondo", si sarà detto Francesco nostro: "Limitato: una cosa...terra terra".
- «Ed è anche veloce!», aggiunge Mahmud.
- «Un missile!», ribatte Frattini.
- «Bravo: C'hai la faccia ma non sei scemo!», risponde sorridente il buon Ahmadinejad.
Solo allora, il buon Francy, capito il trappolone in cui stava per cadere e ben lontano dal volere reggere il moccolo al nanetto persiano, ha declinato l'invito.
- «'azzarola, caro Mahmud: m'è venuto in mente che c'ho un impegno inderogabile: è meglio che ci si veda in un momento più propizio, magari per un "Ménage à trois", con i presidenti afghano Hamid Karzai e il pachistano Asif Ali Zardari, e vedere di metterci una buona parola per cercare un rimedio alla guerra in Afghanistan. E poi, dovete andare al voto, e se ti trombano, che parlo con te a fare, che poi mi tocca ripetere daccapo!»
Al piccoletto deve essere saltata la mosca al naso.
Il Mahmud allora gioca l'ultima carta:
- «Voi avete una grande civiltà e non dovreste lasciarvi influenzare da altri.»
Un così patetico tentativo di solito solletica l'amor proprio, come quando un coniuge accusa l'altro di un comportamento sotto l'influsso della mamma sua.
- «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali che dobbiamo mantenere», risponde imperturbabile il nostro eroe.
Al che, il sottopancia gli fa tintinnare la tanica vuota, e il nostro apre uno spiraglio:
- «Continuiamo a ritenere che l'Iran sia un partner importante.»
Un bella lisciata nel senso del pelo non guasta mai.
Epilogo.
L'Iran sta progettando un altro missile, ora con gittata di 10.000 chilometri, ad arrivare fino alle coste dell'America.
Questione di tempo e, temporeggiando e prendendo per il culo l'Occidente, ci arriverà, come pure ad avvitarci sopra una bella testata nucleare, e non solo per minacciare Israele.
Piccoli nani crescono.
Nella costruzione d'armi nucleari sono pure aiutati dalla complicità di Russia e, in secondo luogo, della Germania.
In questo scenario, non dobbiamo farci gabbare dal vissuto, quando l'equilibrio della guerra fredda faceva sì che nessuno avesse interesse ad una catastrofe nucleare, dove si contavano i morti, ma anche la scomparsa di un'economia che reggeva il benessere materiale e il quieto vivere.
Vivi e lascia vivere, con la classe Mahmud non funziona più.
L'annientamento di Israele mediante un olocausto atomico è una missione divina e la jihad un comandamento che investe la sfera del trascendente, in nome di cui ogni massacro è legittimo e legittimato.
Quando s'interpreta una missione come senza tempo, di conquista, i periodi d'acqua cheta sono solo per riprendere fiato e rifare il filo alle lame.
Dovessero trionfare, si rivolterebbero poi l'un contro l'altro, che il fanatismo è religione cannibale.
Piccoli nani crescono; se non altro, nella presunzione.
Se le mezze seghe non si ridimensionano si credono giganti, e come tali si comportano.
Buonanotte, Occidente.
"Ninna nanna bel bambino fa la nanna sul cuscino..."
Io, secondo me...25.05.2009
Siamo stati influenzati.
Accidenti, l'Ahmadinejad ce l'ha fatta ad impestarci tutti e c'ha trasmesso la Teheran/ H1N1, la variante locale della febbre suina!
"Piccolo nanerottolo infetto: ti è riuscito di ammorbare l'aria, anche al di fuori di casa tua", ho pensato;
poi leggo meglio e tiro un sospiro di sollievo.
Hassan Qashqavi, portavoce del ministero degli Esteri iraniano e trombetta del regime, ha fatto la puzzetta:
- «L'Italia ha annullato la visita a Teheran perché si è fatta influenzare.»
Ma senti sta faccia di m....malta che ci viene a dire.
Beh, in effetti il suo piccolo e capriccioso Mahmud c'è rimasto male, quando il nostro Frattini, agli Esteri preposto, gliela data buca e non ha voluto accettare l'invito del nano, a fare da spessore per i tacchi, ad innalzarlo e legittimarlo agli occhi del mondo.
- «Dai, Franco: vieni da me, qui a Teheran, che ci facciamo du spaghi, ajo e ojo.»
Il nostro Francy, immaginando quante taniche di benzina c'avremmo guadagnato nel portare ossequio al bimbo, c'è stato.
- «Vabbè: namo a magnà!»
Il nostro sta ancora preparando i cartocci e il cestinetto per la scampagnata, che gli arriva un gavettone:
- «Ciao, Frank: ho pensato bene di aggiungere un posto a tavola e ho invitato pure Sejil 2.»
M'immagino il buon Frattini, scarabocchiare su un foglietto un messaggio per il suo portaborse:
"Sejil 2...ma che cazz'è? Il figlio di primo letto, la seconda concubina, una passione morbosa?"
- «Sai, non ci si vede più qua, a Teheran, ma a Semnan», prosegue Mahmud, l'Ahmadinejad.
Francesco avrà sicuramente cercato di programmare il suo navigatore satellitare, che gli avrà segnalato un gruppo di fienili ai piedi del Gennargentu o degli ovili, sull'altipiano della Sila.
- «Dai, Francesco, prendi nota dell'indirizzo: Latitudine 35 gradi nord, Longitudine: 53 gradi e 30 primi est; ti porto a vedere la mia nuova creatura!»
Il nostro politico sicuramente avrà pensato ad un figlio illegittimo, per averlo nascosto in una località così sperduta.
- «Vedrai, amico italiano, che resterai con la bocca aperta e il naso all'insù: Sejil 2 e di gran lunga migliore di Shabab 3!»
"Naso all'insù...è che è, un giocatore di basket?", avrà pensato il ministro.
- «Fa 2000 chilometri: fino ad Israele e alle basi americane nel Golfo.»
"Beh, non è un giramondo", si sarà detto Francesco nostro: "Limitato: una cosa...terra terra".
- «Ed è anche veloce!», aggiunge Mahmud.
- «Un missile!», ribatte Frattini.
- «Bravo: C'hai la faccia ma non sei scemo!», risponde sorridente il buon Ahmadinejad.
Solo allora, il buon Francy, capito il trappolone in cui stava per cadere e ben lontano dal volere reggere il moccolo al nanetto persiano, ha declinato l'invito.
- «'azzarola, caro Mahmud: m'è venuto in mente che c'ho un impegno inderogabile: è meglio che ci si veda in un momento più propizio, magari per un "Ménage à trois", con i presidenti afghano Hamid Karzai e il pachistano Asif Ali Zardari, e vedere di metterci una buona parola per cercare un rimedio alla guerra in Afghanistan. E poi, dovete andare al voto, e se ti trombano, che parlo con te a fare, che poi mi tocca ripetere daccapo!»
Al piccoletto deve essere saltata la mosca al naso.
Il Mahmud allora gioca l'ultima carta:
- «Voi avete una grande civiltà e non dovreste lasciarvi influenzare da altri.»
Un così patetico tentativo di solito solletica l'amor proprio, come quando un coniuge accusa l'altro di un comportamento sotto l'influsso della mamma sua.
- «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali che dobbiamo mantenere», risponde imperturbabile il nostro eroe.
Al che, il sottopancia gli fa tintinnare la tanica vuota, e il nostro apre uno spiraglio:
- «Continuiamo a ritenere che l'Iran sia un partner importante.»
Un bella lisciata nel senso del pelo non guasta mai.
Epilogo.
L'Iran sta progettando un altro missile, ora con gittata di 10.000 chilometri, ad arrivare fino alle coste dell'America.
Questione di tempo e, temporeggiando e prendendo per il culo l'Occidente, ci arriverà, come pure ad avvitarci sopra una bella testata nucleare, e non solo per minacciare Israele.
Piccoli nani crescono.
Nella costruzione d'armi nucleari sono pure aiutati dalla complicità di Russia e, in secondo luogo, della Germania.
In questo scenario, non dobbiamo farci gabbare dal vissuto, quando l'equilibrio della guerra fredda faceva sì che nessuno avesse interesse ad una catastrofe nucleare, dove si contavano i morti, ma anche la scomparsa di un'economia che reggeva il benessere materiale e il quieto vivere.
Vivi e lascia vivere, con la classe Mahmud non funziona più.
L'annientamento di Israele mediante un olocausto atomico è una missione divina e la jihad un comandamento che investe la sfera del trascendente, in nome di cui ogni massacro è legittimo e legittimato.
Quando s'interpreta una missione come senza tempo, di conquista, i periodi d'acqua cheta sono solo per riprendere fiato e rifare il filo alle lame.
Dovessero trionfare, si rivolterebbero poi l'un contro l'altro, che il fanatismo è religione cannibale.
Piccoli nani crescono; se non altro, nella presunzione.
Se le mezze seghe non si ridimensionano si credono giganti, e come tali si comportano.
Buonanotte, Occidente.
"Ninna nanna bel bambino fa la nanna sul cuscino..."
Io, secondo me...25.05.2009
venerdì 22 maggio 2009
La melunera
- «L'è rivaa el padrun de la melunera!»
Nel dialetto meneghino si dice così del "bauscia", bullo e prepotente: è arrivato il proprietario della baracca dei cocomeri.
Benedetto XVI ne ha conosciuto qualcuno, alla vigilia del suo viaggio in Terra Santa.
Prima ancora di metter piede nella "melunera", i "signori delle angurie" già gli avevano tirato le orecchie.
- «Caro amico, richiama i tuoi scagnozzi: se continuano a fare proselitismo religioso cristiano in Pakistan, ti riteniamo responsabile di ladrocinio in casa d'altri!»
I furfanti erano soldati "iuessei" che, un servizio di al Jazeera, erano mostrati in possesso di Bibbie, tradotte in pashtu, parlata di un gruppo etnico-linguistico - i Pasthun - che abita a cavallo tra l'Afghanistan e Pakistan.
Questi seguono un codice religioso d'onore e cultura indigeno e pre-islamico, e la presunzione di tenutari di verità assoluta, piuttosto che di bordello, in cui tenere a servitù e schiavitù ragione, rispetto, tolleranza e pensiero illuminato, agganciata alla catena come un cane alla cuccia o un asino alla macina.
Letto da "Il Foglio", giorno 8 maggio, anno del MIO Signore 2009:
"L'Emirato islamico in Afghanistan chiede al papa cristiano di impegnarsi, per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei crociati turbino i sentimenti dei ribelli musulmani, senza attendere le conseguenze di una severa reazione".
I "padrun de la melunera" richiamarono quel che considerato servo, bacchettandolo per una miglior cura del servizio, altrimenti minacciando pesanti rappresaglie.
Questi bischeri sono a pretendere sempre deferenza alle figurine degli eroi del proprio album, ma pronti a prendere il resto del mondo a pesci in faccia, e a trattare il massimo rappresentante dei cristiani peggio di una sguattera a mezzo servizio.
La considerazione che hanno per quegli stessi di loro è come del mandriano per le vacche: marchiate con il sigillo del padrone, sono proprietà, come l'incauto che ha venduto l'anima al diavolo e dove non esiste diritto di recesso.
Casomai, di decesso.
Allora, Mario Rodriguez, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, lanciò un appello al mondo, ad intervenire e far sentire voce contro la campagna di terrore contro i cristiani, ormai non solo in un angolo sperduto di mondo.
Non si sentì proferir verbo, neppure voce bianca e tremula d'eunuco.
Come prima, anche dopo furono disattesi i racconti di Rodriguez;
continuo la lettura da "Il Foglio":
“I Talebani si aggirano minacciosi nei quartieri cristiani [...] terrorizzando le donne e invitando la gente a convertirsi all'islam, pena la morte [...] episodi di violente aggressioni, percosse e maltrattamenti improvvisi [...] famiglie cristiane [...] costrette nelle loro case da militanti armati".
Don Abbondio potrebbe ribattere che è fenomeno localizzato: i talebani, si sa, sono un poco esuberanti, ragazzacci un poco maneschi, ma se li conosci li eviti.
Col c....cavolo!
L'intera "melunera" Pakistan cerca di dar un colpo al cerchio e uno alla botte: combatte i pidocchi che lo infestano, i cosiddetti studenti coranici con il paraocchi, ma cerca di ingraziarsi in qualche modo quel mondo sfumato al grigio, tra gli estremi del bianco e del nero assoluto;
questo è massa consistente, che ancora non se la sente di imbracciare il fucile, ma neppure di lasciare la tenda del deserto, con il corpo nel terzo millennio e il cordone ombelicale nel primo.
Il "contentino", l'osso per il cane mordace, si chiama articolo 295 sulla Blasfemia:
"[...] è reato accostare qualcosa o qualcuno alla venerazione del nome di Allah o del Profeta Maometto".
Non lo dice solo Bin Laden, ma la Corte Suprema di Islamabad;
pena inflitta: quella capitale. Se va meglio: l'ergastolo.
- «Gesù è figlio di Dio.»
Se lo dico nelle - per ora - nostre piazze, chi incontro mi passa cortesia e biglietto da visita, a capir chi è famiglia sua.
Da quelle parti della periferia invece, mi sganciano la testa e me la infilano su una picca, a fare paletto di porta da calcio e, dovesse cadere, usata come sfera per tirare calci.
Stessa solfa e fine nella Gaza di Hamas, come in Iran, Sudan, Yemen e Arabia Saudita.
E scusate se è poco.
Davanti a tanta ingiustizia, prevaricazione e violenza, noi si accetta la legge del "Chi vusa pusé la vacca l'é sua", chi grida di più si aggiudica la mucca, ovvero, la vince sempre.
E noi?
Si gioca.
A nascondino e mosca cieca.
- «Alegher, alegher, bagai e i tusan: l'è rivaa el padrun de la melunera»;
allegri, ragazzi e ragazze, che è arrivato il padrone della baracca dei cocomeri!
Io, secondo me...22.05.2009
Nel dialetto meneghino si dice così del "bauscia", bullo e prepotente: è arrivato il proprietario della baracca dei cocomeri.
Benedetto XVI ne ha conosciuto qualcuno, alla vigilia del suo viaggio in Terra Santa.
Prima ancora di metter piede nella "melunera", i "signori delle angurie" già gli avevano tirato le orecchie.
- «Caro amico, richiama i tuoi scagnozzi: se continuano a fare proselitismo religioso cristiano in Pakistan, ti riteniamo responsabile di ladrocinio in casa d'altri!»
I furfanti erano soldati "iuessei" che, un servizio di al Jazeera, erano mostrati in possesso di Bibbie, tradotte in pashtu, parlata di un gruppo etnico-linguistico - i Pasthun - che abita a cavallo tra l'Afghanistan e Pakistan.
Questi seguono un codice religioso d'onore e cultura indigeno e pre-islamico, e la presunzione di tenutari di verità assoluta, piuttosto che di bordello, in cui tenere a servitù e schiavitù ragione, rispetto, tolleranza e pensiero illuminato, agganciata alla catena come un cane alla cuccia o un asino alla macina.
Letto da "Il Foglio", giorno 8 maggio, anno del MIO Signore 2009:
"L'Emirato islamico in Afghanistan chiede al papa cristiano di impegnarsi, per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei crociati turbino i sentimenti dei ribelli musulmani, senza attendere le conseguenze di una severa reazione".
I "padrun de la melunera" richiamarono quel che considerato servo, bacchettandolo per una miglior cura del servizio, altrimenti minacciando pesanti rappresaglie.
Questi bischeri sono a pretendere sempre deferenza alle figurine degli eroi del proprio album, ma pronti a prendere il resto del mondo a pesci in faccia, e a trattare il massimo rappresentante dei cristiani peggio di una sguattera a mezzo servizio.
La considerazione che hanno per quegli stessi di loro è come del mandriano per le vacche: marchiate con il sigillo del padrone, sono proprietà, come l'incauto che ha venduto l'anima al diavolo e dove non esiste diritto di recesso.
Casomai, di decesso.
Allora, Mario Rodriguez, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, lanciò un appello al mondo, ad intervenire e far sentire voce contro la campagna di terrore contro i cristiani, ormai non solo in un angolo sperduto di mondo.
Non si sentì proferir verbo, neppure voce bianca e tremula d'eunuco.
Come prima, anche dopo furono disattesi i racconti di Rodriguez;
continuo la lettura da "Il Foglio":
“I Talebani si aggirano minacciosi nei quartieri cristiani [...] terrorizzando le donne e invitando la gente a convertirsi all'islam, pena la morte [...] episodi di violente aggressioni, percosse e maltrattamenti improvvisi [...] famiglie cristiane [...] costrette nelle loro case da militanti armati".
Don Abbondio potrebbe ribattere che è fenomeno localizzato: i talebani, si sa, sono un poco esuberanti, ragazzacci un poco maneschi, ma se li conosci li eviti.
Col c....cavolo!
L'intera "melunera" Pakistan cerca di dar un colpo al cerchio e uno alla botte: combatte i pidocchi che lo infestano, i cosiddetti studenti coranici con il paraocchi, ma cerca di ingraziarsi in qualche modo quel mondo sfumato al grigio, tra gli estremi del bianco e del nero assoluto;
questo è massa consistente, che ancora non se la sente di imbracciare il fucile, ma neppure di lasciare la tenda del deserto, con il corpo nel terzo millennio e il cordone ombelicale nel primo.
Il "contentino", l'osso per il cane mordace, si chiama articolo 295 sulla Blasfemia:
"[...] è reato accostare qualcosa o qualcuno alla venerazione del nome di Allah o del Profeta Maometto".
Non lo dice solo Bin Laden, ma la Corte Suprema di Islamabad;
pena inflitta: quella capitale. Se va meglio: l'ergastolo.
- «Gesù è figlio di Dio.»
Se lo dico nelle - per ora - nostre piazze, chi incontro mi passa cortesia e biglietto da visita, a capir chi è famiglia sua.
Da quelle parti della periferia invece, mi sganciano la testa e me la infilano su una picca, a fare paletto di porta da calcio e, dovesse cadere, usata come sfera per tirare calci.
Stessa solfa e fine nella Gaza di Hamas, come in Iran, Sudan, Yemen e Arabia Saudita.
E scusate se è poco.
Davanti a tanta ingiustizia, prevaricazione e violenza, noi si accetta la legge del "Chi vusa pusé la vacca l'é sua", chi grida di più si aggiudica la mucca, ovvero, la vince sempre.
E noi?
Si gioca.
A nascondino e mosca cieca.
- «Alegher, alegher, bagai e i tusan: l'è rivaa el padrun de la melunera»;
allegri, ragazzi e ragazze, che è arrivato il padrone della baracca dei cocomeri!
Io, secondo me...22.05.2009
mercoledì 20 maggio 2009
Vin Santo
- «Su, dai, non fare quella faccia scura. C'hai ragione: non è bello essere messo da parte da un giorno all'altro, dopo anni di onorato servizio. Ammettilo però: il cognome non aiuta.»
Povero Carlo: quel pallore cadaverico l'ha da un pezzo, ma l'amarezza e la tristezza negli occhi è cosa recente.
- «Pisacane. Ti rendi conto? Sembra un posto dove portare la tua bestiola a sporcare.»
Mi guarda di traverso, quasi incarognito, e gli occhi diventano due fessure minacciose.
- «Perché, Makiguchi è meglio? E se poi entri in confidenza, lo chiami pure per nome: Tsunesaburo!»
E già, non c'ha tutti i torti...«Dove studia tuo figlio?»...«Alla Makiguchi!»
Vuoi mettere, l'invidia dell'altra: «Ma va? Che figata!»
Povero Carletto, che c'ha dato il sangue per l'Italia ed ora si trova sfrattato, che i patrioti non vanno più di moda.
- «Dai, non ti crucciare, poteva andare peggio: se la Preside, la Nunzia, avesse visto i giornali con le fotografie del "biscione", non della televisione di Berlusconi, ma del Fabrizio nudo, la scuola l'avrebbe chiamata Corona. Sai, il gossip, il pettegolezzo da comare fa più...tendenza.»
Il Carletto l'è proprio incazzato.
- «La fai bella tu, che la targhetta commemorativa con scritto Beppe Fontana, al massimo te la fanno al cimitero, con te sotto!»
Non sarà fine, ma dal pugno chiuso scattano all'insù indice e mignolo, in segno di scongiuro.
Non faccio a tempo a riprendermi che - Bam! - all'angolo della via mi scontro con Salvo.
- «O mio caro e buon Gesù, scusami. Ma che ci fai in giro giù dal legno?»
Anche lui non mi pare del solito umore: è mogio mogio, giù di corda...o meglio, di croce.
- «Taci, va; non farmici pensare, che sennò divento fumino! Stavo lì appeso, bello rilassato e ti sento la Nunzia Marciano, la preside, che dice al bidello di togliermi da lì, che urto la suscettibilità dei non cristiani. In altri casi mi avevano già buttato dalla finestra, schiodato per appendere una rana o, per fare...dello spirito, fissando un cartello con scritto "Torno subito", martellato e persino infilato in un preservativo, ma all'esproprio proletario non c'erano mai arrivati!»
Abbraccio i due meschini e tento di consolarli.
- «La Nunzia dice che vuole cambiare pagina, che la maggioranza non è a favore degli indigeni, e i pochi rimasti sono a dover cantare le filastrocche in arabo e preparare il presepe con pastori in kefiah e le donne in burqa e indossare cappellini di carta che, una volta spacchettati, portano appelli al boicottaggio dei prodotti israeliani e un'immagine di Bush con la pistola alla tempia, sullo sfondo della bandiera americana in fiamme.»
La Marciano vorrebbe cancellare la storia italica come i talebani fecero con le statue del Buddha di Bamiyan, in Afghanistan.
- «Non c'è più religione!» sbotta scandalizzato il candido Pisacane.
Gesù, con le mani dietro la schiena, ha un tremito: dal pugno chiuso si staccano indice e mignolo.
Fatte le corna, spunta un diavolo, quanto povero o buono non so.
- «Siete portatori di barbarie, di fascismo e di pochezza intellettuale», farfuglia il Massimiliano Valeriani, consigliere comunale Pd «considerando la multiculturalità di Tor Pignattara e di Roma tutta».
Io, Carletto e Salvo restiamo di stucco ma, senza attendere risposta, il Max gira l'angolo e si defila, smoccolando.
Carlo sospira e si guarda il buco della palla di piombo di quando si uccise, dopo aver fallito il tentativo di fare l'Italia unita, mentre il Nazareno quelle dei chiodi; io, quello del buco nell'acqua, che abbiamo fatto, non nell'Imitazione di Cristo, ma di Don Abbondio.
I beceri cultori del sei politico sono riusciti a frantumare la famiglia; ora la scuola.
Oggi lavorano per far di macerie l'intero paese, infilando purga nella materia grigia, a far d'identità, radici e ricordo prodotto da lassativo.
- «Forza, ragazzi: beviamo per dimenticare.»
Salvatore, che di spirito abbonda, ammicca e spara la battuta:
- «Dai Beppe, versami un gotto, di quello buono...Vin Santo!»
Guardo il Maestro e mi concedo l'ultimo affondo:
- «E vada per una sorsata; ma, vi raccomando: non di rosso!»
Io, secondo me...20.05.2009
Povero Carlo: quel pallore cadaverico l'ha da un pezzo, ma l'amarezza e la tristezza negli occhi è cosa recente.
- «Pisacane. Ti rendi conto? Sembra un posto dove portare la tua bestiola a sporcare.»
Mi guarda di traverso, quasi incarognito, e gli occhi diventano due fessure minacciose.
- «Perché, Makiguchi è meglio? E se poi entri in confidenza, lo chiami pure per nome: Tsunesaburo!»
E già, non c'ha tutti i torti...«Dove studia tuo figlio?»...«Alla Makiguchi!»
Vuoi mettere, l'invidia dell'altra: «Ma va? Che figata!»
Povero Carletto, che c'ha dato il sangue per l'Italia ed ora si trova sfrattato, che i patrioti non vanno più di moda.
- «Dai, non ti crucciare, poteva andare peggio: se la Preside, la Nunzia, avesse visto i giornali con le fotografie del "biscione", non della televisione di Berlusconi, ma del Fabrizio nudo, la scuola l'avrebbe chiamata Corona. Sai, il gossip, il pettegolezzo da comare fa più...tendenza.»
Il Carletto l'è proprio incazzato.
- «La fai bella tu, che la targhetta commemorativa con scritto Beppe Fontana, al massimo te la fanno al cimitero, con te sotto!»
Non sarà fine, ma dal pugno chiuso scattano all'insù indice e mignolo, in segno di scongiuro.
Non faccio a tempo a riprendermi che - Bam! - all'angolo della via mi scontro con Salvo.
- «O mio caro e buon Gesù, scusami. Ma che ci fai in giro giù dal legno?»
Anche lui non mi pare del solito umore: è mogio mogio, giù di corda...o meglio, di croce.
- «Taci, va; non farmici pensare, che sennò divento fumino! Stavo lì appeso, bello rilassato e ti sento la Nunzia Marciano, la preside, che dice al bidello di togliermi da lì, che urto la suscettibilità dei non cristiani. In altri casi mi avevano già buttato dalla finestra, schiodato per appendere una rana o, per fare...dello spirito, fissando un cartello con scritto "Torno subito", martellato e persino infilato in un preservativo, ma all'esproprio proletario non c'erano mai arrivati!»
Abbraccio i due meschini e tento di consolarli.
- «La Nunzia dice che vuole cambiare pagina, che la maggioranza non è a favore degli indigeni, e i pochi rimasti sono a dover cantare le filastrocche in arabo e preparare il presepe con pastori in kefiah e le donne in burqa e indossare cappellini di carta che, una volta spacchettati, portano appelli al boicottaggio dei prodotti israeliani e un'immagine di Bush con la pistola alla tempia, sullo sfondo della bandiera americana in fiamme.»
La Marciano vorrebbe cancellare la storia italica come i talebani fecero con le statue del Buddha di Bamiyan, in Afghanistan.
- «Non c'è più religione!» sbotta scandalizzato il candido Pisacane.
Gesù, con le mani dietro la schiena, ha un tremito: dal pugno chiuso si staccano indice e mignolo.
Fatte le corna, spunta un diavolo, quanto povero o buono non so.
- «Siete portatori di barbarie, di fascismo e di pochezza intellettuale», farfuglia il Massimiliano Valeriani, consigliere comunale Pd «considerando la multiculturalità di Tor Pignattara e di Roma tutta».
Io, Carletto e Salvo restiamo di stucco ma, senza attendere risposta, il Max gira l'angolo e si defila, smoccolando.
Carlo sospira e si guarda il buco della palla di piombo di quando si uccise, dopo aver fallito il tentativo di fare l'Italia unita, mentre il Nazareno quelle dei chiodi; io, quello del buco nell'acqua, che abbiamo fatto, non nell'Imitazione di Cristo, ma di Don Abbondio.
I beceri cultori del sei politico sono riusciti a frantumare la famiglia; ora la scuola.
Oggi lavorano per far di macerie l'intero paese, infilando purga nella materia grigia, a far d'identità, radici e ricordo prodotto da lassativo.
- «Forza, ragazzi: beviamo per dimenticare.»
Salvatore, che di spirito abbonda, ammicca e spara la battuta:
- «Dai Beppe, versami un gotto, di quello buono...Vin Santo!»
Guardo il Maestro e mi concedo l'ultimo affondo:
- «E vada per una sorsata; ma, vi raccomando: non di rosso!»
Io, secondo me...20.05.2009
martedì 19 maggio 2009
lunedì 18 maggio 2009
Il buco e la ciambella
"Non tutte le ciambelle vengono con il buco", recita un adagio, ad indicare che non sempre le cose vengono bene;
nel caso del dolce, poco male, anzi: il foro non ci sarà e ci perdiamo in forma, ma c'è più sostanza.
In quel che andrò a narrare, abbiamo solo una fossa e, più che nella torta, un buco nell'acqua!
- «C6!»
Chi mai non si è sentito battuto e umiliato, quando ancora non c'erano i giochi elettronici e la battaglia navale si faceva su una griglia, disegnata su un foglio, dove disporre i navigli virtuali.
- «Colpito e affondato!»
Che mestizia, quando l'avversario indovinava l'ultimo legno e ci rimanevi scornato.
Ebbene: sono convinto che alla Frontex ci sono tanti che scarabocchiano la gloriosa matrice e ci danno dentro, per ammazzare il tempo e tirare sera o a campare, come si preferisce.
Ma non hanno solo i quadratini sulla carta: le navi le hanno davvero, almeno 24;
e pure 25 elicotteri, 22 aerei e 89 motovedette!
Nata nel 2004, è una costola dell'Unione Europea, creata per la "gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri".
In pratica dovrebbe fare da setaccio, turare falle ed impedire che, in casa di chi li paga profumatamente per vegliare, non entri ciò che non deve.
- «D8!»
L'ammiraglio di carta studia il puntino, tira un sospiro di sollievo e sbotta:
- «No, non vale: è un barcone di clandestini che vanno a Lampedusa. Lascia passare e riprova con un'altra casella.»
Fatto salvo le vagonate di gommoni e carriole di mare che passano dal crivello a maglie larghe, questi signori battono cassa, a voler altre palanche per comprare nuove carabattole, di cielo, di terra e di mare.
Le loro "battaglie navali", le missioni di pattugliamento, si ammantano di nomi reboanti, pomposi, virili, maschi;
missione Hera, Minerva, Indalo, Hermes, Nautilus, fino a raggiungere l'erezione suprema, con il Poseidon!
Tanto sbandieramento di forze, tanto viagra mediatico solo per arrivare a respingere dati 2008 - poco più di seimila irregolari: come i vigili che fanno una multa, e nel frattempo passa l'intera carovana con il rosso!
Chi passa vince la bambolina: andate e moltiplicatevi, che quella è la terra promessa...dagli scafisti e dai mercanti della disperazione.
Abbiamo raggiunto il fondo: noi per sopportazione, anche fisica e numerica;
i disgraziati sfortunati, quello del mare.
Ma chi se ne frega: avevano già pagato in anticipo!
Nessuno li vuole: Malta piuttosto mette tutti a soffiare nelle vele, per dirottarli sull'italiota sponda;
gli altri blindano e operano di scaccino e ramazza, respingendoli a più non posso, mentre la Spagna ha preferito usare i fucili, che il piombo è il miglior sigillante.
Un esempio per tutti, le parole dell'allora vice capoccia zapatista, la befana Maria Teresa Fernandez de la Vega, enunciatrice dell'Europa pensiero:
- «Chiunque entri illegalmente prima o poi ne uscirà. La stessa tolleranza sarà applicata a chi non rispetta gli accordi bilaterali e multilaterali raggiunti: agiremo con la massima fermezza!»
...accordi bilaterali e multilaterali: la Teresina c'ha messo un poco del suo Kamasutra, ad aprire per voglia e chiudere per necessità, alla Maria Goretti: «dIO non vuole!»
Nostra verginità l'è salva.
Gli altri, si tengano una mano davanti e l'altra dietro.
Parassiti, che sono pagati per giocare a briscola, pelandroni e perditempo, sono i distaccati in Libia, a far parte dell'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati o United Nations High Commissioner for Refugees ( dirlo così fa più scena ), volgarmente: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Che vaglino loro, alla fonte, il diritto ad avere asilo, di quelli che partono per lidi più felici, evitando così il rischio di naufragio, di mogli e figlie violentate, ad ogni tappa dei gendarmi di Gheddafi e a doversi dissanguare per cercare l'obolo da dare ai Caronte di turno.
- «Non vi sono, al momento, le condizioni necessarie per svolgere tale attività.»
La traduco io, questa:
quelli che qui trafficano e lucrano con l'esportazione di disgrazie e sfigati, se cerchiamo di soffiargli la piazza, ci tagliano la gola, c'infilano del ghiaccio e, con la cannuccia, succhiano il sangue!
Budini tremolanti, buoni solo a dare del razzista e dello xenofobo ad altri, ma proni, alla pecorina, quando s'avvicina uno stallone dominante!
Come nel '94, quando definirono "uccisioni" il genocidio in Rwanda per evitare di dover intervenire, che se sono semplici ammazzamenti ci si scomoda per niente.
Nel '95, in Bosnia, a Srebrenica, i compari con il casco blu girarono la faccia altrove, mentre avveniva una mattanza: più di ottomila persone macellate in una settimana.
Tanta cagnara non la fecero neppure nell'Agosto del 2001 quando, al largo del Pacifico, colò a picco una bagnarola di profughi in fuga dall'Afghanistan;
raccolti dalla nave norvegese Tampa, minacciarono e costrinsero l'equipaggio a trasportarli in Australia;
lungi dal voler creare un precedente ed emulare Lampedusa, gli australiani li presero a calcioni sul muso.
Se li beccarono - dietro esborso di dollari australiani - la Nuova Zelanda e Nauru, piccolo scoglio indipendente e semisconosciuto.
Sbraitò l'Onu, la Croce Rossa Internazionale, tanti scribacchini e governi, ma gli australiani se ne sbatterono...i Kiwi.
Morale della favola: nessuno se ne ricorda più e, da allora, i clandestini cercarono altri approdi, altri ventri molli da sfondare.
- «B9!»
- «'zzarola, mi hai colato a picco. Dai, che voglio la rivincita.»
Non tutti i buchi vengono con la ciambella, ma non deve essere l'Italia a prestare il suo!
Io, secondo me...18.05.2009
nel caso del dolce, poco male, anzi: il foro non ci sarà e ci perdiamo in forma, ma c'è più sostanza.
In quel che andrò a narrare, abbiamo solo una fossa e, più che nella torta, un buco nell'acqua!
- «C6!»
Chi mai non si è sentito battuto e umiliato, quando ancora non c'erano i giochi elettronici e la battaglia navale si faceva su una griglia, disegnata su un foglio, dove disporre i navigli virtuali.
- «Colpito e affondato!»
Che mestizia, quando l'avversario indovinava l'ultimo legno e ci rimanevi scornato.
Ebbene: sono convinto che alla Frontex ci sono tanti che scarabocchiano la gloriosa matrice e ci danno dentro, per ammazzare il tempo e tirare sera o a campare, come si preferisce.
Ma non hanno solo i quadratini sulla carta: le navi le hanno davvero, almeno 24;
e pure 25 elicotteri, 22 aerei e 89 motovedette!
Nata nel 2004, è una costola dell'Unione Europea, creata per la "gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri".
In pratica dovrebbe fare da setaccio, turare falle ed impedire che, in casa di chi li paga profumatamente per vegliare, non entri ciò che non deve.
- «D8!»
L'ammiraglio di carta studia il puntino, tira un sospiro di sollievo e sbotta:
- «No, non vale: è un barcone di clandestini che vanno a Lampedusa. Lascia passare e riprova con un'altra casella.»
Fatto salvo le vagonate di gommoni e carriole di mare che passano dal crivello a maglie larghe, questi signori battono cassa, a voler altre palanche per comprare nuove carabattole, di cielo, di terra e di mare.
Le loro "battaglie navali", le missioni di pattugliamento, si ammantano di nomi reboanti, pomposi, virili, maschi;
missione Hera, Minerva, Indalo, Hermes, Nautilus, fino a raggiungere l'erezione suprema, con il Poseidon!
Tanto sbandieramento di forze, tanto viagra mediatico solo per arrivare a respingere dati 2008 - poco più di seimila irregolari: come i vigili che fanno una multa, e nel frattempo passa l'intera carovana con il rosso!
Chi passa vince la bambolina: andate e moltiplicatevi, che quella è la terra promessa...dagli scafisti e dai mercanti della disperazione.
Abbiamo raggiunto il fondo: noi per sopportazione, anche fisica e numerica;
i disgraziati sfortunati, quello del mare.
Ma chi se ne frega: avevano già pagato in anticipo!
Nessuno li vuole: Malta piuttosto mette tutti a soffiare nelle vele, per dirottarli sull'italiota sponda;
gli altri blindano e operano di scaccino e ramazza, respingendoli a più non posso, mentre la Spagna ha preferito usare i fucili, che il piombo è il miglior sigillante.
Un esempio per tutti, le parole dell'allora vice capoccia zapatista, la befana Maria Teresa Fernandez de la Vega, enunciatrice dell'Europa pensiero:
- «Chiunque entri illegalmente prima o poi ne uscirà. La stessa tolleranza sarà applicata a chi non rispetta gli accordi bilaterali e multilaterali raggiunti: agiremo con la massima fermezza!»
...accordi bilaterali e multilaterali: la Teresina c'ha messo un poco del suo Kamasutra, ad aprire per voglia e chiudere per necessità, alla Maria Goretti: «dIO non vuole!»
Nostra verginità l'è salva.
Gli altri, si tengano una mano davanti e l'altra dietro.
Parassiti, che sono pagati per giocare a briscola, pelandroni e perditempo, sono i distaccati in Libia, a far parte dell'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati o United Nations High Commissioner for Refugees ( dirlo così fa più scena ), volgarmente: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Che vaglino loro, alla fonte, il diritto ad avere asilo, di quelli che partono per lidi più felici, evitando così il rischio di naufragio, di mogli e figlie violentate, ad ogni tappa dei gendarmi di Gheddafi e a doversi dissanguare per cercare l'obolo da dare ai Caronte di turno.
- «Non vi sono, al momento, le condizioni necessarie per svolgere tale attività.»
La traduco io, questa:
quelli che qui trafficano e lucrano con l'esportazione di disgrazie e sfigati, se cerchiamo di soffiargli la piazza, ci tagliano la gola, c'infilano del ghiaccio e, con la cannuccia, succhiano il sangue!
Budini tremolanti, buoni solo a dare del razzista e dello xenofobo ad altri, ma proni, alla pecorina, quando s'avvicina uno stallone dominante!
Come nel '94, quando definirono "uccisioni" il genocidio in Rwanda per evitare di dover intervenire, che se sono semplici ammazzamenti ci si scomoda per niente.
Nel '95, in Bosnia, a Srebrenica, i compari con il casco blu girarono la faccia altrove, mentre avveniva una mattanza: più di ottomila persone macellate in una settimana.
Tanta cagnara non la fecero neppure nell'Agosto del 2001 quando, al largo del Pacifico, colò a picco una bagnarola di profughi in fuga dall'Afghanistan;
raccolti dalla nave norvegese Tampa, minacciarono e costrinsero l'equipaggio a trasportarli in Australia;
lungi dal voler creare un precedente ed emulare Lampedusa, gli australiani li presero a calcioni sul muso.
Se li beccarono - dietro esborso di dollari australiani - la Nuova Zelanda e Nauru, piccolo scoglio indipendente e semisconosciuto.
Sbraitò l'Onu, la Croce Rossa Internazionale, tanti scribacchini e governi, ma gli australiani se ne sbatterono...i Kiwi.
Morale della favola: nessuno se ne ricorda più e, da allora, i clandestini cercarono altri approdi, altri ventri molli da sfondare.
- «B9!»
- «'zzarola, mi hai colato a picco. Dai, che voglio la rivincita.»
Non tutti i buchi vengono con la ciambella, ma non deve essere l'Italia a prestare il suo!
Io, secondo me...18.05.2009
giovedì 14 maggio 2009
Memorie al pancotto
Correvano - accidenti se correvano! - i mitici e indimenticabili anni sessanta, quelli del "Boom", che non era ancora lo scoppio delle bombe di Hamas o terroristi e assassini di tal fatta e mestiere;
l'esplosione ci fu, sì, ma dalla rinascita delle genti, dei nostri vecchi, che dalle macerie si sollevarono per mai volerci ricadere.
C'erano capacità, voglia di fare, intelligenze e buona volontà, di non tornare a fare della guerra una professione, un mestiere o, peggio, il rompere i coglioni al prossimo, tuo vicino o dirimpettaio.
Se ne aveva le scuffie piene di riempire bare al posto di dispense ed avere per casa fucili al posto di spaghetti e sfilatini.
Basta rogne, né per il re, per un duce e neppure per Dio!
Un pezzo di terra, seppur piccolo, era una sfida, da coltivare e farci del proprio meglio, a dimostrare a sé e al mondo che, oltre a menare le mani, si poteva fare altro, e per seminare non dovevi sparare in terra per il buco della semenza, e con il coltello tagliavi il formaggio, non teste; e i razzi non li lanciavi sul confinante, ma ci facevi i fuochi d'artificio per festeggiare la pace e il raccolto.
Popolo sconfitto e bastonato per aver cercato rissa, proprio da chi ci legnò ricevemmo aiuti, ma non carità.
Non fu elemosina, nel momento stesso in cui si seppe produrre valore aggiunto, approfittando della spinta per poi correre con proprie gambe, a riempire granai e non polveriere!
A scuola non si insegnò ad odiare, non si parlò di cancellare nessuno, nemmeno dalle cartine geografiche e, ai pochi nostalgici del manganello o dell'olio di ricino, delle purghe o di maglia rossa o nera, si strapparono presto unghie e denti.
Per me, allora acerbo campagnolo in trasferta cittadina, per i nostri vecchi e padri, stavano per finire i tempi grami del "Se non è zuppa è pan bagnato", ad indicare che, comunque lo si chiamasse, sempre pancotto c'era da mangiare; e quello, si sa, poca sostanza aveva, che era meglio il pastone delle galline.
Finita la zuppetta di mollica e crosta, oggi siamo ad un altro tipo di pappette: le memorie del pancotto, altro piatto povero.
Un pugno di gente, sopravvissuti e continuatori di tanti che diventarono cenere di forno, sono riusciti a trasformare una terra sterile e brulla, allora solo transito di pecorame - a due e quattro zampe - in pascolo rigoglioso: ecco Israele.
Esempio pericoloso, per chi gli sta attorno, che vivono di dittatura o sono padri-padroni, con l'istinto dei predoni-ladroni.
- «Cazzarola, ma allora esiste un modo per mangiare tutti e vivere bene, al di la delle tende e dei cammelli, sotto la spada del capoccia, e c'è solo un dio e il suo profeta, perennemente incazzati!
Al che, ignorando il saggio che vuole essere "voce di popolo, voce di Dio", quel che si vede tolto il pallino di mano e bella vita da sanguisuga, corre ai ripari:
- «Chiudete la stalla, prima che mi scappino i buoi: senza di quelli devo lavorare anche io!»
Ecco da dove nato il detto: "Fin che c'è guerra c'è speranza".
Questa copre ogni magagna perché, è risaputo: in battaglia è normale tirare la cinghia e portare la rogna;
lo stesso, non in tempi di pace, che le rivoluzioni fan perdere trono e testa.
Il manuale del buon despota insegna che bisogna avere sempre un nemico, buono per tutte le stagioni, da caricare delle colpe della propria incapacità.
Importante poi è fare cagnara, tenere il fuoco sotto il culo de mondo, che c'è troppa concorrenza di popoli oppressi e bisognosi: se si esporta il casino, si è al centro dell'attenzione;
se minaccio e metto qualche bombetta in casa d'altri, stai sicuro che ottengo ascolto e attenzione: mal comune è mezzo gaudio!
Quelli che stanno meglio, meglio vogliono stare e non avere grattacapi: hanno memoria di pancotto, a breve termine e per gli affari propri.
- «Sono povero palestinese, c'ho famiglia numerosa; babbo sta male, mamma anche. Fate la carità, altrimenti vengo sotto casa vostra a far sentire le bombarde!»
Sono decenni che campano di questua e, come l'ubriacone per i vino dell'osteria, i quattrini se li bevono: l'uno a cercare lo spirito e l'altro la benzina.
- «Marta, porta il libretto degli assegni, che ci liberiamo della scocciatura.»
Le donne, che sono più pratiche, cercano di ottenere qualcosa in cambio:
- «Vedi di fargli smettere di lanciare missili, o di liberare Gilad.»
E già: Gilad Shalit, 20 anni, rapito il 25 giugno 2006 da un commando di Hamas, penetrato in territorio israeliano dalla vicina Striscia di Gaza, grazie ad un tunnel sotterraneo;
tenuto in una buca, come neppure per un animale, schernito e torturato, senza poter essere visitato dalla Croce Rossa, in barba pure alla Convenzione di Ginevra: neanche a parlare di umanità o pietà, che non è patrimonio dei "bestihamas".
Ci smarronano con la storia dei poveri palestinesi, ma gli smemorati del pancotto ipocritamente tacciono le efferatezze di cui sono capaci, ed è spettacolo pure quando si menano tra loro, che sono specie cannibale!
La pace non la vogliono, perché non rende: è più facile andar di rapina, ricattare e prendere paghetta e pizzo che sudare in proprio.
E altri ci sono, a meritare di più e meglio, ma lì, la memoria al pancotto addirittura evapora!
Rebiya Kadeer...«E chicazz'è?», risponderebbe il meglio informato;
Uiguri...«Abitanti della provincia di Savona!», farebbe eco un altro.
Aung San Suu kyi...«Facile: la moglie di Bruce Lee!»
Dalai Lama...«Attenti, che quelle bestie sono irascibili e ti sputano in faccia!»
Due donne, un uomo eccezionali e popoli, derubati di terra, identità e libertà
E, per ammazzamenti e stragi ci sarebbe pure il Darfur, ma è nel continente, quello nero e lì, con il buio, ci si vede poco.
Il Tibet è stato ingoiato dal dragone e ora una ferrovia unisce la Cina al quello: come cavallette, un fiume di "estratti di limone", forti de numero, stanno trasferendo proprie attività e carabattole;
ovvio che, prima o poi, l'operazione renderà il processo omeopatico: solo diluite tracce tradiranno l'esistenza di quello che fu il nativo principio attivo.
Per la combattiva Rebiya Kadeer e il suo popolo, gli uiguri, lo stesso: sono completamente estranei al cinese, per tratti somatici, lingua, religione e cultura.
Mosche bianche, tra tante zafferano: da estirpare, come la gramigna.
Nella più completa indifferenza, dei portatori di memoria da pancotto.
Aung San Suu kyi...sta per morire, agli arresti domiciliari e rinchiusa da 19 anni in una catapecchia fatiscente, alla periferia di Rangoon, in quel di Birmania.
Il paese è ostaggio di una tirannia che vorrebbe tracciata una via al socialismo, ma ha solo lastricato la strada per l'inferno;
Aung San Suu kyi vinse le elezioni del 1990, subito annullate dal regime militare, che raccolse solo il due percento di voti, contro il sessanta di lei.
Nel settembre 2007 assistemmo tutti alla strage di monaci e non, che si ribellarono ai generali.
Ma tibetani, uiguri e birmani non sono palestinesi.
Certo meglio, ma non fanno tendenza: non c'hanno dimestichezza con il terrore e l'assassinio.
E poi, non posseggono la fabbrica del tarocco: la Palliwood mediatica, il taglio e cucito delle balle spaziali; e mancano pure di pelo sullo stomaco.
Imparassero da Hamas, Hezbollah e Al Qaeda, e allora si, che farebbero breccia nella "smemoranda"dei portatori insani di memorie al pancotto!
Io, secondo me...14.05.2009
l'esplosione ci fu, sì, ma dalla rinascita delle genti, dei nostri vecchi, che dalle macerie si sollevarono per mai volerci ricadere.
C'erano capacità, voglia di fare, intelligenze e buona volontà, di non tornare a fare della guerra una professione, un mestiere o, peggio, il rompere i coglioni al prossimo, tuo vicino o dirimpettaio.
Se ne aveva le scuffie piene di riempire bare al posto di dispense ed avere per casa fucili al posto di spaghetti e sfilatini.
Basta rogne, né per il re, per un duce e neppure per Dio!
Un pezzo di terra, seppur piccolo, era una sfida, da coltivare e farci del proprio meglio, a dimostrare a sé e al mondo che, oltre a menare le mani, si poteva fare altro, e per seminare non dovevi sparare in terra per il buco della semenza, e con il coltello tagliavi il formaggio, non teste; e i razzi non li lanciavi sul confinante, ma ci facevi i fuochi d'artificio per festeggiare la pace e il raccolto.
Popolo sconfitto e bastonato per aver cercato rissa, proprio da chi ci legnò ricevemmo aiuti, ma non carità.
Non fu elemosina, nel momento stesso in cui si seppe produrre valore aggiunto, approfittando della spinta per poi correre con proprie gambe, a riempire granai e non polveriere!
A scuola non si insegnò ad odiare, non si parlò di cancellare nessuno, nemmeno dalle cartine geografiche e, ai pochi nostalgici del manganello o dell'olio di ricino, delle purghe o di maglia rossa o nera, si strapparono presto unghie e denti.
Per me, allora acerbo campagnolo in trasferta cittadina, per i nostri vecchi e padri, stavano per finire i tempi grami del "Se non è zuppa è pan bagnato", ad indicare che, comunque lo si chiamasse, sempre pancotto c'era da mangiare; e quello, si sa, poca sostanza aveva, che era meglio il pastone delle galline.
Finita la zuppetta di mollica e crosta, oggi siamo ad un altro tipo di pappette: le memorie del pancotto, altro piatto povero.
Un pugno di gente, sopravvissuti e continuatori di tanti che diventarono cenere di forno, sono riusciti a trasformare una terra sterile e brulla, allora solo transito di pecorame - a due e quattro zampe - in pascolo rigoglioso: ecco Israele.
Esempio pericoloso, per chi gli sta attorno, che vivono di dittatura o sono padri-padroni, con l'istinto dei predoni-ladroni.
- «Cazzarola, ma allora esiste un modo per mangiare tutti e vivere bene, al di la delle tende e dei cammelli, sotto la spada del capoccia, e c'è solo un dio e il suo profeta, perennemente incazzati!
Al che, ignorando il saggio che vuole essere "voce di popolo, voce di Dio", quel che si vede tolto il pallino di mano e bella vita da sanguisuga, corre ai ripari:
- «Chiudete la stalla, prima che mi scappino i buoi: senza di quelli devo lavorare anche io!»
Ecco da dove nato il detto: "Fin che c'è guerra c'è speranza".
Questa copre ogni magagna perché, è risaputo: in battaglia è normale tirare la cinghia e portare la rogna;
lo stesso, non in tempi di pace, che le rivoluzioni fan perdere trono e testa.
Il manuale del buon despota insegna che bisogna avere sempre un nemico, buono per tutte le stagioni, da caricare delle colpe della propria incapacità.
Importante poi è fare cagnara, tenere il fuoco sotto il culo de mondo, che c'è troppa concorrenza di popoli oppressi e bisognosi: se si esporta il casino, si è al centro dell'attenzione;
se minaccio e metto qualche bombetta in casa d'altri, stai sicuro che ottengo ascolto e attenzione: mal comune è mezzo gaudio!
Quelli che stanno meglio, meglio vogliono stare e non avere grattacapi: hanno memoria di pancotto, a breve termine e per gli affari propri.
- «Sono povero palestinese, c'ho famiglia numerosa; babbo sta male, mamma anche. Fate la carità, altrimenti vengo sotto casa vostra a far sentire le bombarde!»
Sono decenni che campano di questua e, come l'ubriacone per i vino dell'osteria, i quattrini se li bevono: l'uno a cercare lo spirito e l'altro la benzina.
- «Marta, porta il libretto degli assegni, che ci liberiamo della scocciatura.»
Le donne, che sono più pratiche, cercano di ottenere qualcosa in cambio:
- «Vedi di fargli smettere di lanciare missili, o di liberare Gilad.»
E già: Gilad Shalit, 20 anni, rapito il 25 giugno 2006 da un commando di Hamas, penetrato in territorio israeliano dalla vicina Striscia di Gaza, grazie ad un tunnel sotterraneo;
tenuto in una buca, come neppure per un animale, schernito e torturato, senza poter essere visitato dalla Croce Rossa, in barba pure alla Convenzione di Ginevra: neanche a parlare di umanità o pietà, che non è patrimonio dei "bestihamas".
Ci smarronano con la storia dei poveri palestinesi, ma gli smemorati del pancotto ipocritamente tacciono le efferatezze di cui sono capaci, ed è spettacolo pure quando si menano tra loro, che sono specie cannibale!
La pace non la vogliono, perché non rende: è più facile andar di rapina, ricattare e prendere paghetta e pizzo che sudare in proprio.
E altri ci sono, a meritare di più e meglio, ma lì, la memoria al pancotto addirittura evapora!
Rebiya Kadeer...«E chicazz'è?», risponderebbe il meglio informato;
Uiguri...«Abitanti della provincia di Savona!», farebbe eco un altro.
Aung San Suu kyi...«Facile: la moglie di Bruce Lee!»
Dalai Lama...«Attenti, che quelle bestie sono irascibili e ti sputano in faccia!»
Due donne, un uomo eccezionali e popoli, derubati di terra, identità e libertà
E, per ammazzamenti e stragi ci sarebbe pure il Darfur, ma è nel continente, quello nero e lì, con il buio, ci si vede poco.
Il Tibet è stato ingoiato dal dragone e ora una ferrovia unisce la Cina al quello: come cavallette, un fiume di "estratti di limone", forti de numero, stanno trasferendo proprie attività e carabattole;
ovvio che, prima o poi, l'operazione renderà il processo omeopatico: solo diluite tracce tradiranno l'esistenza di quello che fu il nativo principio attivo.
Per la combattiva Rebiya Kadeer e il suo popolo, gli uiguri, lo stesso: sono completamente estranei al cinese, per tratti somatici, lingua, religione e cultura.
Mosche bianche, tra tante zafferano: da estirpare, come la gramigna.
Nella più completa indifferenza, dei portatori di memoria da pancotto.
Aung San Suu kyi...sta per morire, agli arresti domiciliari e rinchiusa da 19 anni in una catapecchia fatiscente, alla periferia di Rangoon, in quel di Birmania.
Il paese è ostaggio di una tirannia che vorrebbe tracciata una via al socialismo, ma ha solo lastricato la strada per l'inferno;
Aung San Suu kyi vinse le elezioni del 1990, subito annullate dal regime militare, che raccolse solo il due percento di voti, contro il sessanta di lei.
Nel settembre 2007 assistemmo tutti alla strage di monaci e non, che si ribellarono ai generali.
Ma tibetani, uiguri e birmani non sono palestinesi.
Certo meglio, ma non fanno tendenza: non c'hanno dimestichezza con il terrore e l'assassinio.
E poi, non posseggono la fabbrica del tarocco: la Palliwood mediatica, il taglio e cucito delle balle spaziali; e mancano pure di pelo sullo stomaco.
Imparassero da Hamas, Hezbollah e Al Qaeda, e allora si, che farebbero breccia nella "smemoranda"dei portatori insani di memorie al pancotto!
Io, secondo me...14.05.2009
mercoledì 13 maggio 2009
sBarconi
"La Signoria Vostra è invitata alla Giornata del Rientro; troverà, in allegato, l'opuscolo con la fotografia delle navi che potrà scegliere per l'imbarco. Partecipate numerosi!"
- «Ahmed, passa parola: stavolta ci mandano la Costa Crociere per Lampedusa!»
Ahmed si scuote e distoglie l'attenzione dalla preparazione dell'ennesimo documento falso;
alza la testa e appoggia i gessetti colorati, che gli servono per disegnare la faccia nell'apposito spazio per la fotografia.
Yusuf gli si avvicina, sventolando la lettera d'invito e il pieghevole dei navigli.
- «Ahmed, sei il solito cretino; per forza ci prendono sempre in castagna: Mustafà Berlusconi attira troppo l'attenzione, sa troppo di tarocco. Dai, lascia stare: Le Nazioni Unite hanno fatto un culo grosso così all'Italia, e ora ci riprendono!»
Nel mentre, la Melody fa il suo ingresso nel porto di Tripoli, con tutte le sirene a concerto.
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dall'alto di quel trattore dei mari, il comandante Di Sasso chiama a raccolta:
- «Bobolo di sgonfiddi, boveri, masse che volede resbirare la libertà, residui delle goste: venide a me, voi, senza gasda, naufraghi della dembesda; la mia fiaggola illumina la borda dorada.»
Ahmed e Yusuf, e tanti altri, si guardano l'un l'altro.
- «Ma che cavolo di lingua parla quello?»
Uno spettatore anziano, lasciato a terra dai tempi in cui i colonialisti italiani, sconfitti, lasciarono la Libia, traduce per tutti:
- «Arriva dal Montenero, quello di Bisaccia; tradotto dal gerghese della Murgia dei trulli, all'incirca suona così: "Popolo di sconfitti, poveri, masse che volete respirare la libertà, residui delle coste, venite a me, voi, senza casta, naufraghi della tempesta: la mia fiaccola illumina la porta dorata" Insomma: imbarchiamoci e partite!»
Abshir, che è l'equivalente somalo del San Tommaso cristiano, diffidente e sospettoso, ci mette del suo:
- «E già: ci sbarcano a Lampedusa e poi si resta nei centri di raccolta vita natural durante!»
Yusuf, scafato e scafista, maneggione di prima categoria, con le mani in pasta in tutto, rassicura:
- «Ricordati i fiammiferi: i nostri fiancheggiatori hanno detto che, se non ci ascoltano, di dare ancora alle fiamme la struttura e poi dare del razzista e dello xenofobo. Funziona davvero: gli europei sono incontinenti e se la fanno subito sotto!»
Il secondo di bordo incalza, impaziente:
- «Dai, datevi una mossa: salite che si parte!»
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dalla banchina d'imbarco, l'imam Dar al-Franceschin manda la benedizione di Allah sui migranti:
- «Andate, figli miei, nella vostra nuova casa: un nostro compatriota, da Bruzzano, mi ha chiamato: quelli dei centri sociali hanno detto che c'è un tetto per tutti, e loro di okkupazione se ne intendono.»
Ahmed, di rimando:
- «Ehi, ma io ho sentito che vogliono farci lavorare!»
Dar al-Franceschin tranquillizza:
- «Voi rifiutate! Fate cagnara, appellatevi alla convenzione di Ginevra, alla Costituzione italiana, all'Onu, andate dal Tettamanzi e minacciate di occupare di nuovo piazza del Duomo, a Milano e di riempire i marciapiedi dell'intera città, stendendoci sopra il tappeto della preghiera, nel nome dell'unico e vero dio: Allah nostro!»
Vecchio marpione di un Dar al-Franceschin: ne trova sempre una più del diavolo!
Gli ufficiali Salvioni e Marossi fendono la folla, battendo le mani e gridando:
- «Su, su, signori: tutti nelle lance di salvataggio, forza...Italia!»
Su ogni barca spicca l'immagine del Bersilvio Lusca, il nuovo capoccia italico.
"Con Titanic sforzo il popol d'Italia donò questi legni, a portar verso il sol dell'avvenire l'inverno di genti oppresse".
- «Non c'ho capito 'na mazza!», dice Abshir «ma mi sa di presa in giro e fine in discarica.»
Malfidente.
Improvvisamente tutte le luci si spengono, nel buio pesto di una notte senza luna.
- «Su, signori, ora vi caliamo in mare: remate fino a raggiungere quei puntolini luminosi, che siete arrivati a Ceuta e Melilla. Una volta a terra, tenete la testa bassa e non fate caso agli spari: continuate a correre e seguite la cartina, che porterà i sopravvissuti a destinazione. Quando arrivati, chiedete dell'Alto Commissario per i Rifugiati, palazzo Nazioni Unite, sezione Unhcr e buona permanenza!»
Il compagno Dar al-Franceschin ricevette una lettera, tempo dopo:
"Caro compagno, io, Ahmed e Abshir, appena ci riesce di finire il cunicolo per uscire dal campo, qui in Siberia, ti veniamo a trovare, che non so dove sta il tuo paradiso ma, appena ti acchiappiamo, l'inferno te lo facciamo conoscere noi! "
Da un giornale locale:
"L'imam Dar al-Franceschin è scomparso. Si pensa sia stato sequestrato dai servizi segreti americani. Tre i rapitori, di cui si conoscono i nomi in codice: Yusuf, Ahmed e Abshir. Maledetti imperialisti!»
Io, secondo me...13.05.2009
- «Ahmed, passa parola: stavolta ci mandano la Costa Crociere per Lampedusa!»
Ahmed si scuote e distoglie l'attenzione dalla preparazione dell'ennesimo documento falso;
alza la testa e appoggia i gessetti colorati, che gli servono per disegnare la faccia nell'apposito spazio per la fotografia.
Yusuf gli si avvicina, sventolando la lettera d'invito e il pieghevole dei navigli.
- «Ahmed, sei il solito cretino; per forza ci prendono sempre in castagna: Mustafà Berlusconi attira troppo l'attenzione, sa troppo di tarocco. Dai, lascia stare: Le Nazioni Unite hanno fatto un culo grosso così all'Italia, e ora ci riprendono!»
Nel mentre, la Melody fa il suo ingresso nel porto di Tripoli, con tutte le sirene a concerto.
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dall'alto di quel trattore dei mari, il comandante Di Sasso chiama a raccolta:
- «Bobolo di sgonfiddi, boveri, masse che volede resbirare la libertà, residui delle goste: venide a me, voi, senza gasda, naufraghi della dembesda; la mia fiaggola illumina la borda dorada.»
Ahmed e Yusuf, e tanti altri, si guardano l'un l'altro.
- «Ma che cavolo di lingua parla quello?»
Uno spettatore anziano, lasciato a terra dai tempi in cui i colonialisti italiani, sconfitti, lasciarono la Libia, traduce per tutti:
- «Arriva dal Montenero, quello di Bisaccia; tradotto dal gerghese della Murgia dei trulli, all'incirca suona così: "Popolo di sconfitti, poveri, masse che volete respirare la libertà, residui delle coste, venite a me, voi, senza casta, naufraghi della tempesta: la mia fiaccola illumina la porta dorata" Insomma: imbarchiamoci e partite!»
Abshir, che è l'equivalente somalo del San Tommaso cristiano, diffidente e sospettoso, ci mette del suo:
- «E già: ci sbarcano a Lampedusa e poi si resta nei centri di raccolta vita natural durante!»
Yusuf, scafato e scafista, maneggione di prima categoria, con le mani in pasta in tutto, rassicura:
- «Ricordati i fiammiferi: i nostri fiancheggiatori hanno detto che, se non ci ascoltano, di dare ancora alle fiamme la struttura e poi dare del razzista e dello xenofobo. Funziona davvero: gli europei sono incontinenti e se la fanno subito sotto!»
Il secondo di bordo incalza, impaziente:
- «Dai, datevi una mossa: salite che si parte!»
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dalla banchina d'imbarco, l'imam Dar al-Franceschin manda la benedizione di Allah sui migranti:
- «Andate, figli miei, nella vostra nuova casa: un nostro compatriota, da Bruzzano, mi ha chiamato: quelli dei centri sociali hanno detto che c'è un tetto per tutti, e loro di okkupazione se ne intendono.»
Ahmed, di rimando:
- «Ehi, ma io ho sentito che vogliono farci lavorare!»
Dar al-Franceschin tranquillizza:
- «Voi rifiutate! Fate cagnara, appellatevi alla convenzione di Ginevra, alla Costituzione italiana, all'Onu, andate dal Tettamanzi e minacciate di occupare di nuovo piazza del Duomo, a Milano e di riempire i marciapiedi dell'intera città, stendendoci sopra il tappeto della preghiera, nel nome dell'unico e vero dio: Allah nostro!»
Vecchio marpione di un Dar al-Franceschin: ne trova sempre una più del diavolo!
Gli ufficiali Salvioni e Marossi fendono la folla, battendo le mani e gridando:
- «Su, su, signori: tutti nelle lance di salvataggio, forza...Italia!»
Su ogni barca spicca l'immagine del Bersilvio Lusca, il nuovo capoccia italico.
"Con Titanic sforzo il popol d'Italia donò questi legni, a portar verso il sol dell'avvenire l'inverno di genti oppresse".
- «Non c'ho capito 'na mazza!», dice Abshir «ma mi sa di presa in giro e fine in discarica.»
Malfidente.
Improvvisamente tutte le luci si spengono, nel buio pesto di una notte senza luna.
- «Su, signori, ora vi caliamo in mare: remate fino a raggiungere quei puntolini luminosi, che siete arrivati a Ceuta e Melilla. Una volta a terra, tenete la testa bassa e non fate caso agli spari: continuate a correre e seguite la cartina, che porterà i sopravvissuti a destinazione. Quando arrivati, chiedete dell'Alto Commissario per i Rifugiati, palazzo Nazioni Unite, sezione Unhcr e buona permanenza!»
Il compagno Dar al-Franceschin ricevette una lettera, tempo dopo:
"Caro compagno, io, Ahmed e Abshir, appena ci riesce di finire il cunicolo per uscire dal campo, qui in Siberia, ti veniamo a trovare, che non so dove sta il tuo paradiso ma, appena ti acchiappiamo, l'inferno te lo facciamo conoscere noi! "
Da un giornale locale:
"L'imam Dar al-Franceschin è scomparso. Si pensa sia stato sequestrato dai servizi segreti americani. Tre i rapitori, di cui si conoscono i nomi in codice: Yusuf, Ahmed e Abshir. Maledetti imperialisti!»
Io, secondo me...13.05.2009
domenica 10 maggio 2009
O(r)moni
- «Beppe, ma hai visto quella? Roba da far drizzare un morto!»
Il gomito del tipo in calore scatta a raffica e martellante verso il mio fianco, a voler sottolineare la frenesia del maschio in fregola, in cerca di confidenziale complicità e attenzione.
«Alì, scusami, ma a me pare che sono tutte uguali.»
Dallo sguardo si capisce che Alì si sta chiedendo se il Beppe, oltre che d'altra sponda perché italiano, non lo sia anche per preferenze d'accoppiamento e portato verso quelli di pari sesso.
- «Ma come? Guarda quegli occhi malandrini, lo sguardo che invita all'alcova, le movenze che paiono serpentini contorcimenti di lasciva goduria; e la caviglia...bianca come ebano e slanciata come di gazzella. Quella ci sta, Beppe: me lo sento!»
Maledizione a quando mi sono lasciato trascinare in questo concorso di bellezza, che a quest'ora potevo essere a casa, a guardare la televisione e dare di cucchiaio nel barattolone di Nutella.
D'accordo, le donne sono donne e i miei ormoni ancora riescono a far salire la pressione, come le bustine di idrolitina, quella polverina effervescente che una volta ci mettevi nell'acqua di rubinetto per farci fare le bollicine e, se non tappavi subito la bottiglia, quella eruttava e ti ritrovavi come la macchina sotto i getti dell'autolavaggio.
Ora poi che la stagione e propizia e il caldo aiuta a far spogliare le donzelle, sempre più capita di puntare gli occhi nei punti maggiormente torniti e ruotare le palle dei bulbi oculari in modo indipendente, come il camaleonte, a seguire la libidinosa minigonna mentre l'occhio sotto il controllo della moglie, che ti sta a fianco come un carabiniere, resta fisso in una finta simulazione di indifferenza, mentre anni di mestiere riescono ad impedire che la lingua spunti a lato e la salivazione del pervertito sessuale tradisca insane pulsioni.
«Beppe, ma che sei: già in andropausa? Ma non vedi che gnocca di donna sta sfilando sulla passerella? L'aveva mica detto anche quel matematico greco...il...il...l'Archimede, ecco! Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo. Beppe, sei moscio? Davanti a tanta grazia d'appoggio a te ti si grippa la leva?»
Mò mi sta venendo la mosca al naso: cerco di sostenere lo scambio tra i popoli, l'apertura mentale verso le altrui culture, usi ed abitudini e assecondo Alì nella sua ricerca di emozioni sotto ombelico e mi prendo pure del decadente nel sistema di puntamento?
- «Alì, senti: tu ci devi avere una fervida fantasia nell'immaginare l'invisibile!»
Mi guarda un pochino risentito.
«Ma guardala...non vedi con quanta grazia volteggia e si muove? Osserva bene e dimmi se non è un bel pezzo di f...figliola!»
Per un momento resto interdetto, che non ho capito quell'improvvisa inversione di linguaggio, quando era scontata la sequenza vocale-consonante-vocale che, in quattro lettere, descrive ogni femmina che riesce a solleticare la corteccia libido-rettiliana del maschio arrapato.
- «Proprio una bella figliola. Ottima l'organizzazione e il gusto, che sposa tanta grazia a bellezza, rispettabile Khadra.»
Ah, ora ho capito l'improvvisa scomparsa di fulcro e leva, nella fisica di Alì; quatta quatta si era avvicinato lei, Khadra al-Mubarak, l'artefice del concorso per l'elezione della Miss.
Miss Arabia.
Come un termometro, aveva capito che la temperatura di Alì stava salendo vertiginosamente, visto il colorito scarlatto e la sudorazione, e per nulla convinta che fosse la camicia a gonfiargli la patta dei pantaloni.
«L'aspetto fisico esteriore che interessa tutti gli altri concorsi in giro per il mondo a noi non interessa affatto. I requisiti sono altri, non certamente quelli decadenti che si concentrano sulle misure del corpo femminile e sulla sua immagine: ci interessa la bellezza dell'anima e la morale!»
Chissà perché mena l'indice accusatore sul naso di Alì, ma fissa me.
Fino ad ora è riuscita a rendere decadente il povero Alì, mica il Beppe.
Per prudenza faccio sparire il volantino con il programma della manifestazione, dove tenevo l'inserto del paginone centrale e pieghevole con la coniglietta di Playboy.
- «C'hai ragione, Khadra: non di sola carne vive l'uomo!»
La tipa cambia bersaglio e, con i pugni sui fianchi, si china fino ad avere la punta del suo naso contro il generoso mio.
«Le duecento concorrenti non devono sfilare discinte! Per dieci settimane dovranno seguire corsi per scoprire la forza interiore, il tutto ispirato alle parole di Maometto: "Il Paradiso è sotto i piedi delle mamme". Impareranno ad ubbidire ai genitori ed essere esempio di moralità!»
C'ho messo meno ad addestrare il mio cane... lo penso ma non lo dico, alla Khandra.
Abbozzo un sorrisetto e, dopo un ultimo sguardo dubbioso, la via di mezzo tra una cariatide e la virago mi presenta la poppa - in termine marinaresco - e se ne va.
- «Caro Alì, te lo avevo detto che erano tutte uguali: con il Burqa addosso...tiri di fantasia, e nient'altro! E la Khadra avrebbe bisogno di una bella cura. Di o(r)moni!»
Io, secondo me...10.05.2009
Il gomito del tipo in calore scatta a raffica e martellante verso il mio fianco, a voler sottolineare la frenesia del maschio in fregola, in cerca di confidenziale complicità e attenzione.
«Alì, scusami, ma a me pare che sono tutte uguali.»
Dallo sguardo si capisce che Alì si sta chiedendo se il Beppe, oltre che d'altra sponda perché italiano, non lo sia anche per preferenze d'accoppiamento e portato verso quelli di pari sesso.
- «Ma come? Guarda quegli occhi malandrini, lo sguardo che invita all'alcova, le movenze che paiono serpentini contorcimenti di lasciva goduria; e la caviglia...bianca come ebano e slanciata come di gazzella. Quella ci sta, Beppe: me lo sento!»
Maledizione a quando mi sono lasciato trascinare in questo concorso di bellezza, che a quest'ora potevo essere a casa, a guardare la televisione e dare di cucchiaio nel barattolone di Nutella.
D'accordo, le donne sono donne e i miei ormoni ancora riescono a far salire la pressione, come le bustine di idrolitina, quella polverina effervescente che una volta ci mettevi nell'acqua di rubinetto per farci fare le bollicine e, se non tappavi subito la bottiglia, quella eruttava e ti ritrovavi come la macchina sotto i getti dell'autolavaggio.
Ora poi che la stagione e propizia e il caldo aiuta a far spogliare le donzelle, sempre più capita di puntare gli occhi nei punti maggiormente torniti e ruotare le palle dei bulbi oculari in modo indipendente, come il camaleonte, a seguire la libidinosa minigonna mentre l'occhio sotto il controllo della moglie, che ti sta a fianco come un carabiniere, resta fisso in una finta simulazione di indifferenza, mentre anni di mestiere riescono ad impedire che la lingua spunti a lato e la salivazione del pervertito sessuale tradisca insane pulsioni.
«Beppe, ma che sei: già in andropausa? Ma non vedi che gnocca di donna sta sfilando sulla passerella? L'aveva mica detto anche quel matematico greco...il...il...l'Archimede, ecco! Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo. Beppe, sei moscio? Davanti a tanta grazia d'appoggio a te ti si grippa la leva?»
Mò mi sta venendo la mosca al naso: cerco di sostenere lo scambio tra i popoli, l'apertura mentale verso le altrui culture, usi ed abitudini e assecondo Alì nella sua ricerca di emozioni sotto ombelico e mi prendo pure del decadente nel sistema di puntamento?
- «Alì, senti: tu ci devi avere una fervida fantasia nell'immaginare l'invisibile!»
Mi guarda un pochino risentito.
«Ma guardala...non vedi con quanta grazia volteggia e si muove? Osserva bene e dimmi se non è un bel pezzo di f...figliola!»
Per un momento resto interdetto, che non ho capito quell'improvvisa inversione di linguaggio, quando era scontata la sequenza vocale-consonante-vocale che, in quattro lettere, descrive ogni femmina che riesce a solleticare la corteccia libido-rettiliana del maschio arrapato.
- «Proprio una bella figliola. Ottima l'organizzazione e il gusto, che sposa tanta grazia a bellezza, rispettabile Khadra.»
Ah, ora ho capito l'improvvisa scomparsa di fulcro e leva, nella fisica di Alì; quatta quatta si era avvicinato lei, Khadra al-Mubarak, l'artefice del concorso per l'elezione della Miss.
Miss Arabia.
Come un termometro, aveva capito che la temperatura di Alì stava salendo vertiginosamente, visto il colorito scarlatto e la sudorazione, e per nulla convinta che fosse la camicia a gonfiargli la patta dei pantaloni.
«L'aspetto fisico esteriore che interessa tutti gli altri concorsi in giro per il mondo a noi non interessa affatto. I requisiti sono altri, non certamente quelli decadenti che si concentrano sulle misure del corpo femminile e sulla sua immagine: ci interessa la bellezza dell'anima e la morale!»
Chissà perché mena l'indice accusatore sul naso di Alì, ma fissa me.
Fino ad ora è riuscita a rendere decadente il povero Alì, mica il Beppe.
Per prudenza faccio sparire il volantino con il programma della manifestazione, dove tenevo l'inserto del paginone centrale e pieghevole con la coniglietta di Playboy.
- «C'hai ragione, Khadra: non di sola carne vive l'uomo!»
La tipa cambia bersaglio e, con i pugni sui fianchi, si china fino ad avere la punta del suo naso contro il generoso mio.
«Le duecento concorrenti non devono sfilare discinte! Per dieci settimane dovranno seguire corsi per scoprire la forza interiore, il tutto ispirato alle parole di Maometto: "Il Paradiso è sotto i piedi delle mamme". Impareranno ad ubbidire ai genitori ed essere esempio di moralità!»
C'ho messo meno ad addestrare il mio cane... lo penso ma non lo dico, alla Khandra.
Abbozzo un sorrisetto e, dopo un ultimo sguardo dubbioso, la via di mezzo tra una cariatide e la virago mi presenta la poppa - in termine marinaresco - e se ne va.
- «Caro Alì, te lo avevo detto che erano tutte uguali: con il Burqa addosso...tiri di fantasia, e nient'altro! E la Khadra avrebbe bisogno di una bella cura. Di o(r)moni!»
Io, secondo me...10.05.2009
venerdì 8 maggio 2009
mercoledì 6 maggio 2009
Gonzi
- «E mò, basta!»
Anche una caccola di mare si permette voce grossa e ci tratta da gonzi, tanto ci considera.
A dire il vero, il vero Gonzi sarebbe un altro: il Lawrence, primo ministro maltese.
Fatta franca una volta, ci ritenta, di schiacciare il pedalino della pattumiera per farci entrare ciò che è suo e che ritiene ruffo, da nascondere sotto il largo tappeto dell'italiota sponda.
Clack!
Si apre il coperchio Lampedusa e si getta l'ennesimo scarto.
- «Beppe, guarda che quelli non sono avanzi di pollo, ma resti di carne d'umanità sofferente!»
Certo, concordo.
La nostra brava gente e l'intero Belpaese hanno fatto la loro parte, prendendosi sulle spalle molti di quei reietti, portati da chi veramente li considera come rifiuti, da scaricare nell'orto del vicino.
Siamo meglio della Spagna dello Zapatero, che c'ha sparato addosso e li scaccia come cani, così come fa Francia e Germania: ma noi, no.
Cercare di applicare stessi metodi ci fa chiamare razzisti e xenofobi, ed è con questo marchio che cercano di farci rimanere il ricettacolo di tutto quanto agli altri andrebbe di strozzo.
Vogliono che noi si rimanga una spugna, ad assorbire quanto trabocca da un bicchiere ormai colmo.
Tra sparatorie, lucchetti e rigetti, tutti quelli attorno hanno formato un percorso obbligato, un corridoio, dei binari, su cui far marciare i disperati, indirizzandoli a noi.
- «Sciò, sciò...andate in Italia che n'atu sole cchiu' bello, oi nè: là ce sta 'o sole, là c'è rimasto 'o mare, na nénna a core a core, na canzone pè cantá...Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...chi ha dato, ha dato, ha dato...scurdáteve 'o ppassato, annate in Italy, cumpá!»
Pure uno sputo del Mediterraneo, come la Malta del Gonzo Lawrence, ci prende per i fondelli.
L'ennesimo barcone di disgraziati stanzia in acque maltesi ma, visto che gli è andata bene con quelli della Pinar, che se li è accollati l'Italia, ci riprovano con i nuovi, nella loro piscina: un primo natante con 144 migranti è fermo a 56 miglia marine a sud della costa siciliana e una seconda barca si trova sempre nel Canale di Sicilia, a 45 miglia dalla costa e trasporta 75 persone.
Tutte sotto l'ombra di parrocchia, che non è la nostra.
- «Italioti, son cazzi vostri: prendeteveli voi 'sti straccioni, che non vogliamo diventare "Maltusa", succursale di Lampedusa.»
Giuro che se lo prendo, il Lawrence Gonzi, lo affogo nella tazza del cesso: il bamba ha espresso "disgusto" verso quello che ha definito come "l'intransigenza dell'Italia nei confronti di vite umane" e "inaccettabile" il mancato soccorso d'immigrati, a pochi passi dalla costa di Lampedusa!
Capito l'antifona? In casa sua, ma "a pochi passi" dalla nostra!
Ponzio Pilato se ne lava mani e piedi, ma gli facciamo schifo, nell'ostinazione a voler mercanteggiare su vite umane.
Lawrence, tu non sei solo Gonzi: «Tu sì scemo!»
Una volta a Malta c'erano i cavalieri e poi se ne sono andati, portandosi via baracca, burattini e cavalli;
gli asini no, quelli sono rimasti a far specie a sé: quella dei Gonzi di Lawrence.
Io, secondo me...06.05.2009
Anche una caccola di mare si permette voce grossa e ci tratta da gonzi, tanto ci considera.
A dire il vero, il vero Gonzi sarebbe un altro: il Lawrence, primo ministro maltese.
Fatta franca una volta, ci ritenta, di schiacciare il pedalino della pattumiera per farci entrare ciò che è suo e che ritiene ruffo, da nascondere sotto il largo tappeto dell'italiota sponda.
Clack!
Si apre il coperchio Lampedusa e si getta l'ennesimo scarto.
- «Beppe, guarda che quelli non sono avanzi di pollo, ma resti di carne d'umanità sofferente!»
Certo, concordo.
La nostra brava gente e l'intero Belpaese hanno fatto la loro parte, prendendosi sulle spalle molti di quei reietti, portati da chi veramente li considera come rifiuti, da scaricare nell'orto del vicino.
Siamo meglio della Spagna dello Zapatero, che c'ha sparato addosso e li scaccia come cani, così come fa Francia e Germania: ma noi, no.
Cercare di applicare stessi metodi ci fa chiamare razzisti e xenofobi, ed è con questo marchio che cercano di farci rimanere il ricettacolo di tutto quanto agli altri andrebbe di strozzo.
Vogliono che noi si rimanga una spugna, ad assorbire quanto trabocca da un bicchiere ormai colmo.
Tra sparatorie, lucchetti e rigetti, tutti quelli attorno hanno formato un percorso obbligato, un corridoio, dei binari, su cui far marciare i disperati, indirizzandoli a noi.
- «Sciò, sciò...andate in Italia che n'atu sole cchiu' bello, oi nè: là ce sta 'o sole, là c'è rimasto 'o mare, na nénna a core a core, na canzone pè cantá...Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...chi ha dato, ha dato, ha dato...scurdáteve 'o ppassato, annate in Italy, cumpá!»
Pure uno sputo del Mediterraneo, come la Malta del Gonzo Lawrence, ci prende per i fondelli.
L'ennesimo barcone di disgraziati stanzia in acque maltesi ma, visto che gli è andata bene con quelli della Pinar, che se li è accollati l'Italia, ci riprovano con i nuovi, nella loro piscina: un primo natante con 144 migranti è fermo a 56 miglia marine a sud della costa siciliana e una seconda barca si trova sempre nel Canale di Sicilia, a 45 miglia dalla costa e trasporta 75 persone.
Tutte sotto l'ombra di parrocchia, che non è la nostra.
- «Italioti, son cazzi vostri: prendeteveli voi 'sti straccioni, che non vogliamo diventare "Maltusa", succursale di Lampedusa.»
Giuro che se lo prendo, il Lawrence Gonzi, lo affogo nella tazza del cesso: il bamba ha espresso "disgusto" verso quello che ha definito come "l'intransigenza dell'Italia nei confronti di vite umane" e "inaccettabile" il mancato soccorso d'immigrati, a pochi passi dalla costa di Lampedusa!
Capito l'antifona? In casa sua, ma "a pochi passi" dalla nostra!
Ponzio Pilato se ne lava mani e piedi, ma gli facciamo schifo, nell'ostinazione a voler mercanteggiare su vite umane.
Lawrence, tu non sei solo Gonzi: «Tu sì scemo!»
Una volta a Malta c'erano i cavalieri e poi se ne sono andati, portandosi via baracca, burattini e cavalli;
gli asini no, quelli sono rimasti a far specie a sé: quella dei Gonzi di Lawrence.
Io, secondo me...06.05.2009
martedì 5 maggio 2009
Milanhamas
La cosa se n'è uscita come quei piccoli peti traditori, che scappano contro volontà, ma se n'avverte presenza dall'odore e dal fatto che tutti si guardano in faccia, l'uno l'altro, a voler trasmettere il messaggio:
"Che schifo! Guarda però che io non centro niente...non è farina del mio sacco".
Una di queste puzzette c'è scappata al Comune di Milano, il sabato di maggio, nel secondo giorno dell'anno del Signore 2009: l'evaporato, e non di violetta, s'è distribuito in tutto il Palalido.
Fortuna ha voluto che la più parte della gente meneghina fosse in altre cose affaccendata, sparpagliata per l'intera penisola, ad approfittare di un ponte festaiolo e giornate di sole da sogno.
Hanno sporcato in casa, ma almeno c'è stato risparmiato l'aver visto tanto scempio, come quando migliaia di "cul in aria" avevano invaso il cortile del Duomo, sotto gli occhi della Madonnina, ad usare lo spazio come tappeto di preghiera, infischiandosene di essere in casa d'altri; anzi: addirittura usando ed abusando con prepotenza dell'altrui dabbenaggine, ad aver allungato mano senza proteggere il braccio.
Questo nostro paese - l'Eurabia, come proiezione - è usato come latrina, che tanto un popolo senza Dio è come un allevamento di maiali, da ingrassare per il mattatoio.
Appunto allora, il congresso dei macellai: la gente di Hamas, i leccaculo di contorno e il verbo del loro pappagallo, Ismail Haniyeth, trasmesso in videomessaggio, ad uso e consumo d'apprendisti e garzoni di bottega, pronti a "rubare il mestiere".
Gli è stato fatto dono di mangiatoia e abbeveratoio: galline che offrono del loro, a volpi e faine.
L'antipasto, per preparare lo stomaco.
Perché, alla fine, anche un bel caffè con un gotto di grappa?
Si chiama "ammazzacaffè" proprio perché, con l'acquavite cambia sapore.
Come l'ammazzacristiano, pratica ormai ben collaudata in tutto il mondo.
- «Beppe, ma che cazzo centra questo con il breve siparietto del Palalido? Non ti sembra di creare una tempesta nel bicchiere?»
Beh, deve essere lo stesso che affermò Ponzio Pilato:
- «Ahò, namo a magnà 'na sarciccia e levamoce er pensiero.»
Se ne lavò le mani e pure Roma intera che, da quel fare, iniziò a scivolare verso lo scarico.
Noi, fessacchiotti, siamo a voler credere di aver a che fare con episodi isolati, a vedere un tassello e non capire che è di un mosaico.
Quelli, a far d'ogni cacata una montagna e volo di mosche.
- «Ohè, sciori capoccioni: lo sapete d'aver dato la birreria a Hitler? I bischeri hanno ripetuto quel tanto che scritto - nero su bianco - nel loro statuto: l'unico ebreo buono è quello passato al forno! Siete andati anche voi a mangiare 'na sarsiccia, tanto per stare in tema di griglia e carbonella?»
E sono talmente cretini, i "poveri resistenti palestinesi", da sputare controvento e lasciarsi cadere l'incudine sui testicoli - dopo tanta dichiarazione d'intenti - accusando Israele di fascismo e di voler pulizia etnica e favorire l'apartheid: il bue che da del cornuto all'asino!
- «Ma sì, Beppe, non metterla giù così dura: è vero, i ragazzi sono vivaci, esuberanti, talvolta troppo fumini, ma sono giovani; dai tempo e impareranno; per ora, si stanno facendo...le ossa.»
Mi par così di sentirlo, il Mirko "Pilato" Paletti, presidente della società che ha lasciato che tutto questo accadesse.
- «Ho avuto l'autorizzazione dalla Questura e dal Prefetto; autorizzazioni e permessi erano in regola.»
Mai colpa di nessuno, che la poveretta è orfana, ma quando - raramente - qualcosa va bene, il merito ha tanti...e di una madre di larghe vedute, e non solo quelle.
Hanno consegnato sputacchiera a dei catarroici, a poter spalmare moccio in faccia al prossimo.
Della serie bizantina: teniamoci buoni tutti, che così si menano fuori dei nostri confini;
è un buon metodo di ginnastica, la pilates...Ponzio!
Bravo, Comune di Milano: hai saputo prendere la cosa di petto...o di peto?
Viva Milanhamas!
Io, secondo me...05.05.2009
"Che schifo! Guarda però che io non centro niente...non è farina del mio sacco".
Una di queste puzzette c'è scappata al Comune di Milano, il sabato di maggio, nel secondo giorno dell'anno del Signore 2009: l'evaporato, e non di violetta, s'è distribuito in tutto il Palalido.
Fortuna ha voluto che la più parte della gente meneghina fosse in altre cose affaccendata, sparpagliata per l'intera penisola, ad approfittare di un ponte festaiolo e giornate di sole da sogno.
Hanno sporcato in casa, ma almeno c'è stato risparmiato l'aver visto tanto scempio, come quando migliaia di "cul in aria" avevano invaso il cortile del Duomo, sotto gli occhi della Madonnina, ad usare lo spazio come tappeto di preghiera, infischiandosene di essere in casa d'altri; anzi: addirittura usando ed abusando con prepotenza dell'altrui dabbenaggine, ad aver allungato mano senza proteggere il braccio.
Questo nostro paese - l'Eurabia, come proiezione - è usato come latrina, che tanto un popolo senza Dio è come un allevamento di maiali, da ingrassare per il mattatoio.
Appunto allora, il congresso dei macellai: la gente di Hamas, i leccaculo di contorno e il verbo del loro pappagallo, Ismail Haniyeth, trasmesso in videomessaggio, ad uso e consumo d'apprendisti e garzoni di bottega, pronti a "rubare il mestiere".
Gli è stato fatto dono di mangiatoia e abbeveratoio: galline che offrono del loro, a volpi e faine.
L'antipasto, per preparare lo stomaco.
Perché, alla fine, anche un bel caffè con un gotto di grappa?
Si chiama "ammazzacaffè" proprio perché, con l'acquavite cambia sapore.
Come l'ammazzacristiano, pratica ormai ben collaudata in tutto il mondo.
- «Beppe, ma che cazzo centra questo con il breve siparietto del Palalido? Non ti sembra di creare una tempesta nel bicchiere?»
Beh, deve essere lo stesso che affermò Ponzio Pilato:
- «Ahò, namo a magnà 'na sarciccia e levamoce er pensiero.»
Se ne lavò le mani e pure Roma intera che, da quel fare, iniziò a scivolare verso lo scarico.
Noi, fessacchiotti, siamo a voler credere di aver a che fare con episodi isolati, a vedere un tassello e non capire che è di un mosaico.
Quelli, a far d'ogni cacata una montagna e volo di mosche.
- «Ohè, sciori capoccioni: lo sapete d'aver dato la birreria a Hitler? I bischeri hanno ripetuto quel tanto che scritto - nero su bianco - nel loro statuto: l'unico ebreo buono è quello passato al forno! Siete andati anche voi a mangiare 'na sarsiccia, tanto per stare in tema di griglia e carbonella?»
E sono talmente cretini, i "poveri resistenti palestinesi", da sputare controvento e lasciarsi cadere l'incudine sui testicoli - dopo tanta dichiarazione d'intenti - accusando Israele di fascismo e di voler pulizia etnica e favorire l'apartheid: il bue che da del cornuto all'asino!
- «Ma sì, Beppe, non metterla giù così dura: è vero, i ragazzi sono vivaci, esuberanti, talvolta troppo fumini, ma sono giovani; dai tempo e impareranno; per ora, si stanno facendo...le ossa.»
Mi par così di sentirlo, il Mirko "Pilato" Paletti, presidente della società che ha lasciato che tutto questo accadesse.
- «Ho avuto l'autorizzazione dalla Questura e dal Prefetto; autorizzazioni e permessi erano in regola.»
Mai colpa di nessuno, che la poveretta è orfana, ma quando - raramente - qualcosa va bene, il merito ha tanti...e di una madre di larghe vedute, e non solo quelle.
Hanno consegnato sputacchiera a dei catarroici, a poter spalmare moccio in faccia al prossimo.
Della serie bizantina: teniamoci buoni tutti, che così si menano fuori dei nostri confini;
è un buon metodo di ginnastica, la pilates...Ponzio!
Bravo, Comune di Milano: hai saputo prendere la cosa di petto...o di peto?
Viva Milanhamas!
Io, secondo me...05.05.2009
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