- «L'è rivaa el padrun de la melunera!»
Nel dialetto meneghino si dice così del "bauscia", bullo e prepotente: è arrivato il proprietario della baracca dei cocomeri.
Benedetto XVI ne ha conosciuto qualcuno, alla vigilia del suo viaggio in Terra Santa.
Prima ancora di metter piede nella "melunera", i "signori delle angurie" già gli avevano tirato le orecchie.
- «Caro amico, richiama i tuoi scagnozzi: se continuano a fare proselitismo religioso cristiano in Pakistan, ti riteniamo responsabile di ladrocinio in casa d'altri!»
I furfanti erano soldati "iuessei" che, un servizio di al Jazeera, erano mostrati in possesso di Bibbie, tradotte in pashtu, parlata di un gruppo etnico-linguistico - i Pasthun - che abita a cavallo tra l'Afghanistan e Pakistan.
Questi seguono un codice religioso d'onore e cultura indigeno e pre-islamico, e la presunzione di tenutari di verità assoluta, piuttosto che di bordello, in cui tenere a servitù e schiavitù ragione, rispetto, tolleranza e pensiero illuminato, agganciata alla catena come un cane alla cuccia o un asino alla macina.
Letto da "Il Foglio", giorno 8 maggio, anno del MIO Signore 2009:
"L'Emirato islamico in Afghanistan chiede al papa cristiano di impegnarsi, per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei crociati turbino i sentimenti dei ribelli musulmani, senza attendere le conseguenze di una severa reazione".
I "padrun de la melunera" richiamarono quel che considerato servo, bacchettandolo per una miglior cura del servizio, altrimenti minacciando pesanti rappresaglie.
Questi bischeri sono a pretendere sempre deferenza alle figurine degli eroi del proprio album, ma pronti a prendere il resto del mondo a pesci in faccia, e a trattare il massimo rappresentante dei cristiani peggio di una sguattera a mezzo servizio.
La considerazione che hanno per quegli stessi di loro è come del mandriano per le vacche: marchiate con il sigillo del padrone, sono proprietà, come l'incauto che ha venduto l'anima al diavolo e dove non esiste diritto di recesso.
Casomai, di decesso.
Allora, Mario Rodriguez, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, lanciò un appello al mondo, ad intervenire e far sentire voce contro la campagna di terrore contro i cristiani, ormai non solo in un angolo sperduto di mondo.
Non si sentì proferir verbo, neppure voce bianca e tremula d'eunuco.
Come prima, anche dopo furono disattesi i racconti di Rodriguez;
continuo la lettura da "Il Foglio":
“I Talebani si aggirano minacciosi nei quartieri cristiani [...] terrorizzando le donne e invitando la gente a convertirsi all'islam, pena la morte [...] episodi di violente aggressioni, percosse e maltrattamenti improvvisi [...] famiglie cristiane [...] costrette nelle loro case da militanti armati".
Don Abbondio potrebbe ribattere che è fenomeno localizzato: i talebani, si sa, sono un poco esuberanti, ragazzacci un poco maneschi, ma se li conosci li eviti.
Col c....cavolo!
L'intera "melunera" Pakistan cerca di dar un colpo al cerchio e uno alla botte: combatte i pidocchi che lo infestano, i cosiddetti studenti coranici con il paraocchi, ma cerca di ingraziarsi in qualche modo quel mondo sfumato al grigio, tra gli estremi del bianco e del nero assoluto;
questo è massa consistente, che ancora non se la sente di imbracciare il fucile, ma neppure di lasciare la tenda del deserto, con il corpo nel terzo millennio e il cordone ombelicale nel primo.
Il "contentino", l'osso per il cane mordace, si chiama articolo 295 sulla Blasfemia:
"[...] è reato accostare qualcosa o qualcuno alla venerazione del nome di Allah o del Profeta Maometto".
Non lo dice solo Bin Laden, ma la Corte Suprema di Islamabad;
pena inflitta: quella capitale. Se va meglio: l'ergastolo.
- «Gesù è figlio di Dio.»
Se lo dico nelle - per ora - nostre piazze, chi incontro mi passa cortesia e biglietto da visita, a capir chi è famiglia sua.
Da quelle parti della periferia invece, mi sganciano la testa e me la infilano su una picca, a fare paletto di porta da calcio e, dovesse cadere, usata come sfera per tirare calci.
Stessa solfa e fine nella Gaza di Hamas, come in Iran, Sudan, Yemen e Arabia Saudita.
E scusate se è poco.
Davanti a tanta ingiustizia, prevaricazione e violenza, noi si accetta la legge del "Chi vusa pusé la vacca l'é sua", chi grida di più si aggiudica la mucca, ovvero, la vince sempre.
E noi?
Si gioca.
A nascondino e mosca cieca.
- «Alegher, alegher, bagai e i tusan: l'è rivaa el padrun de la melunera»;
allegri, ragazzi e ragazze, che è arrivato il padrone della baracca dei cocomeri!
Io, secondo me...22.05.2009
venerdì 22 maggio 2009
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