martedì 30 marzo 2010

L'anno della trota

- «Hanno preso la trota!»

Anche al sciur Bossi, paron della Lega Nord, finalmente, gli è riuscito di metterlo a posto, il pesciolino suo, che quello, fino ad oggi, mai era stato - vergogna del "celodurista" - un duro;
anzi, era talmente mollaccione da far tenerezza quando, puntuale come la morte, era bocciato agli esamini di maturità.
Come per il Tramaglino di manzoniana memoria, anche al Renzo Bossi gli si precludeva l'unione con il diplomino:
- «Questo esame non s'ha da passare!»
Dai che ci dai, vero che la goccia scava la roccia, alla fine una breccia si è aperta;
se non quella di Porta Pia, almeno in quel di Brescia, incoronato Consigliere.
Renzo Bossi, la "trota" - parola di "papino" suo, quando gli chiesero se ne fosse delfino e successore - lattante di 22 anni, poggia chiappa sul cadreghino del consiglio regionale.
Meno male che al pupo almeno hanno trovato la tettarella buona.
Forse anche il capodanno cinese annunciava l'avvento, che questo era l'anno giusto: quello della trota, razza "Salmobossi Nordiensis".
Il pargolo entra nell'arena, pronto a farsi - o lasciarci - le ossa.
O la lisca.
Beh, la Lega tira, è il suo momento e, meritatamente, raccoglie quel che seminato;
il popolo si è espresso e questo è incontestabile: per i tontini, che non lo sanno, si chiama Democrazia, basata sulla libera espressione e conquista del voto elettorale;
vorrà dire che, chi non l'accetta e parla di Regime, sarà libero di fare armi e bagagli e - "Camel e barchetta" - migrare, portandosi appresso la valigia, chiusa con lo spago e piena di caciocavallo, ottimo formaggio stagionato, a pasta...filante.
Ma non accadrà;
dicono che c'è fuga di cervelli: è vero.
Ma, come per le bottiglie, il vuoto è a rendere o a perdere, e a noi rimane quello.
7 regioni a sinistra e 6 al centrodestra;
A qualcuno dei mancini, ragionando in termini calcistici, gli è venuto di dire: «Abbiamo vinto noi!»
Fino a ieri, ne avevano quattro in più: Lazio, Piemonte, Campania e Calabria.
Le hanno perse ma, con una di vantaggio, si sentono capolista della serie "A".
Penso che anche Pirro, con i suoi elefanti, nella battaglia Eraclea - in quel lontano 280 a.C. - di primo acchito abbia manifestato pari e iniziale goduria, polluzione abbondante ed "ejaculatio praecox".
Salvo poi far meglio i conti della "partita" appena giocata: Romani 15.000 – Epiro (oggi Albania) 13.000;
con quel che di risicato gli restò, collezionò poi un rosario continuo di legnate, tornandosene con la coda tra le gambe nel paesello suo a leccarsi le ferite, per morire poi lasciando ai posteri l'eterno ricordo del biscaro, contento ma trombato.
7 a 6...«Abbiamo vinto noi!»
gli elefanti-ventilatori spandimerda ancora stanno girando, per inerzia;
magistrati, giudici e scribacchini gossipari sono ancora con le dita nell'inchiostro e a lasciare la chiave del magazzino-intercettazioni sotto lo zerbino;
e tontini sandipietrini, travaglini e santorini a ripulirsi i denti del veleno.
Tutti belli in carne, grassi, floridi e pasciuti, nonostante il duro vivere sotto il Regime del Berluska.
Pure il Pannella, con i tanti scioperi della fame, ha una camera d'aria bella pienotta, come quella dell'"omino Michelin".
Sicuramente è parte di un disegno diabolico, la volontà di ingrassarli, come i capponi per Natale.
Mefistofelico Silvio.
Gallina vecchia fa buon brodo, si usava dire;
ma qui, l'hanno letteralmente spremuta, che dal di dietro spara uova a raffica.
E già: al brodo c'hanno preferito una bella frittata!
Palla al centro: si ricomincia.
Da...annozero.

Io, secondo me...30.03.2010

Calorfreddo

- «No, stavolta non mi freghi!»

Questa la solenne promessa che mi feci, all'inizio dello scorso inverno.
Ho letto, mi sono documentato, sono stato informato e ho visto la fine dei tempi: montagne di ghiaccio che si scioglievano, orsi polari costretti su sputi d'acqua gelata, della dimensione di un francobollo e altri, assieme a foche, trichechi, pinguini, che si sfilavano la tuta e si liberavano del grasso, che li riparava dal gelo, come il piumino d'oca per la giacca a vento;
navi sospese su dune di sabbia, là, dove c'era una volta il mare;
città con l'acqua alla gola: Milano, Bologna, Firenze, Roma e altre piene di gondole, gozzi e barconi;
e la Madonnina del Duomo con i piedi sull'acqua, ad imitare il figliolo suo ed il miracolo del galleggiamento.
Il Colosseo come un colino, con rovesci torrentizi che uscivano da tutte le sue volte e bocche e dai tanti "Vomitoria", gli accessi da dove il pubblico saliva poi alle gradinate, come pure i pertugi da dove le fiere, sbucando affamate, entravano dicendosi, le une alle altre:
- «Annamo a magnà!»
E tutto il mondo pesciforme, pronosticando ai propri discendenti e guardando la terra che annega:
- «Figlio mio, branchia delle mie branchie: un giorno tutto questo sarà tuo!»
No, non mi faccio fregare: sono avvertito, so cosa mi aspetta e, prevenuto, mi adatto all'umidiccio futuro.
Canotto, salvagente con testa di papera, infradito, costumino-braghettone, cinturato ascellare, occhialoni da sole rigorosamente specchiati, crema abbronzante al massimo della protezione - grassa, spessa, che seccandosi forma un bel crostone - sombrerone messicano, ombrellone, sdraio, abbonamento ai bagni Sport, palettina e secchiello, biglie, pallone, telo e salviettina, collirio, doposole, carote...insomma: tutto l'occorrente per affrontare l'effetto serra, il riscaldamento globale, il "si stava meglio quando si stava peggio" e "le stagioni non sono più quelle di una volta";
la melanconia e il ricordo di un tempo da batter di denti, di brividi e geloni, di bufere e pupazzi di neve.
E palle.
Anzi: balle, ma non di candida massa spumosa.
- «Dannati figlia d'androcchia! Mi aspettavo un'invernata torrida e mi sono trovato a dover fare i conti con l'inverno più freddo degli ultimi dieci anni.»
I...soloni del clima, i gran sacerdoti del rito voodoo, che infilavano le coscienze d'ognuno con spilloni da rimorso, incubatori e incubi del nostro sonno, erano a pontificare, a fare gli sboroni e a sacramentare a destra e manca, a gettar sfiga e anatemi: «Penitenziaggine! State per arrostire la crosta della palla planetaria!»
Siete voi, maledetti, che avete fatto girare e arrostire le mie, di palle, nefasti guitti da scienza spannometrica!
Andate dai francesi, dai tedeschi, e financo dagli spagnoli, dall’America alla Mongolia, a dire che no, non è vero: l'inverno che hanno appena passato, sommersi dalla neve, dai ghiaccioli, dalle bufere nevose, "teoricamente" non aveva da essere.
Il buco dell'ozono si è chiuso, così come si era presentato, ma a voi, mi sa, se vi prendiamo, vi apriamo in due come una cozza e ci si parcheggia la bicicletta, nel pertugio!
E noi, come dei rimbambiti, a nasconderci, per spruzzare un poco di deodorante proibito, frutto di scorte da smaltire che, a noi uomini, le donne ci regalano ad ogni anniversario, come il dopobarba e la cravatta!
Subito dopo, ad andare a vedere se il buchino della camera d'aria atmosferica si fosse fessurato ancora di un poco, grazie alla dabbenaggine, al fare malaccorto con cui abbiamo nebulizzato nell'aria il fatidico CFC, il famigerato cloro fluoro carburo e metano: nessuno mi aveva detto che le bombolette che prendevo al supermercato erano prodotto dalle centrifughe di Ahmadinejad, cazzo!
Da quel momento, ho cambiato: a mia moglie, al posto dello spruzzino al peperoncino, contro i malintenzionati, ho dato il deodorante ascellare, che uso pure per fare i buchi nel muro, per appendere i quadri, visto che il foro sembra venga bene.
- «Una rondine non fa primavera!», urlano tuttologi di turno, il cui scibile spazia dall'Alfa all'Omega «Siamo all'eccezione che conferma la regola.»
Sono d'accordo.
Tra qualche migliaio, milione o eone d'anni, da qui all'eternità, certamente il gelato si scioglierà, e le cassandre avranno ragione di tanto allarmismo, secondo la regola che vuole l’orologio fermo segnare l’ora esatta, almeno due volte al giorno, e il gridare "Al lupo! Al lupo!", alfine il suo arrivare.
Avendo a disposizione un tempo infinito, pure un'ameba, saltellando a caso su una tastiera, riscriverebbe l’intera Divina Commedia.
Da qui all'eternità tutto è possibile e, prima o dopo, anche un asino c'azzecca.
Magari l'uomo manco ci sarà più, ma a lui sarà ascritta la colpa d'aver acceso uno zolfanello accanto ad un vulcano, provocando una deflagrazione a catena e l'eruzione di tutti i tubi magmatici del mondo, con incendi, piogge acide, cenere e lapilli, terremoti, maremoti, il diluvio e l'estinzione di massa, grazie a quell'effetto serra, che fa sì che la polvere nell'aria non permette l'uscita del calore verso l'alto;
e poi, a seguire, neppure l'entrata dei raggi del sole, che si frangeranno e torneranno indietro e, una volta smaltito il sovrappiù di calore, il gelo incrosterà l'intera nostra palla.
Ma non ci sarà più nessuno che, con una provvidenziale bombolettina, riuscirà più ad aprire un buchino salvifico.
Ma guarda tè se alla natura un coglioncello qualunque, traballante su due zampette ridicole e rachitiche, sarebbe ad impedirgli di fare i cazzi suoi: quelli che ha sempre fatto, da miliardi d'anni, dandosi le arie che vuole, il freddo e il caldo a piacere, secondo propri cazzeggi e in barba ad ogni pidocchio sulla cotica!
PSSSSsssssst...PSSSSsssssst
Ah, che bella rinfrescatina ascellare;
ma si, abbondiamo...PSSSSsssssst...PSSSSsssssst...PSSSSsssssst.


Io, secondo me...30.03.2010

La bella e la bestia

- «Amore mio, te la do!»

Il culmine dell'apoteosi, la giusta ricompensa del guerriero, dopo un lungo assedio;
il puccio del biscotto dopo tanto corteggiamento, il colpo da maestro del pugile, il knock-out, il fuori combattimento che abbatte un avversario da mettere al materasso, più che a tappeto.
La resa incondizionata: lei che cede e offre la chiave per aprire la cintura di castità.
Dopo tanto lavorare ai fianchi, la femmina, spossata, si arrende: la cittadella fortificata si offre e spalanca le porte del Paradiso, cedendo sotto i colpi della testa d'Ariete.
King Kong si appresta a possedere le grazie della bionda preda, che a lui si offre languidamente.
Le settantadue vergini di Allah possono aspettare, che di qua ce n'è belle pronta una ad offrire pelo, senza bisogno di dover trapassare ad altro mondo che, si sa: chi si accontenta gode, ed è meglio una gallinella oggi che l'intero pollaio domani.
- «Beppe, ma guarda che io gliela do senza che lui debba fare tutta sta fatica: gliela metto su un piatto d'argento, al Mahmud.»
Guardo la Silvia, la Silvia Valerio: devo ammettere che è una bella gnocca, bionda, esile carina e con tutto l'armamentario al posto giusto.
Penso per un momento che...la butta li, tanto per trovare visibilità, come tante scemette d'oggi che vogliono la celebrità o la notorietà, accontentandosi anche dell'attimo fuggente, di un fuoco fatuo, una scintilla d'acciarino, pur di luccicare almeno una volta, anche lucciola, sul palcoscenico del mondo.
Tanto sa che non firma una cambiale, e l'Ahmadinejad c'ha altro per la testa: in questo la patatina della Silvia non ha peso, più interessato a quello specifico dell'uranio che delle prugnette.
Ma la passera scopaiola, la bella scrittrice diciottenne, non demorde;
- «L'ho scritto anche nel mio libro: Ahmadinejad è l'unico vero uomo sulla terra, lontano dai modelli superficiali degli uomini d'oggi; é un eretico del nostro tempo. Nega l'olocausto; pensa di usare l'atomica; mette a tacere l'opposizione; minaccia l'America.»
E già: l'uomo forte, che non deve chiedere mai, che ti prende per i capelli e ti trascina nella grotta dove, grugnendo e gemendo, maneggia il bollente tubero.
La bella e la bestia.
Un mugolio, un sospiro, l'urlo orgasmico e liberatorio e l'omaggio al dio che gli grufola sulla pancia:
- «Come nel circo: lui è un lanciatore di coltelli mentre gli altri solo dei clown!»
L'ultimo gemito, mentre quello affonda la lama nella...piega.
Si può fare, quando si ha il coltellaccio dalla parte del manico.
Madida di sudore, ancora fremente nell'intimo dopo l'atto solitario, consumato nel sogno d'essere posseduta dal peloso primate, Silvy si lascia andare alla confessione del piacere masochista, nell'annullamento di sè nel piacere e nel godimento, nell'essere presa dal bruto, forte e selvaggio:
- «Fino ad ora la preziosa esistenza delle donne è stata solo oggetto da parte dei detentori del potere di un mero strumento di pubblicità. l'emancipazione è solo una fatica in più, anche se non sempre hanno l'onestà di ammetterlo.»
La capitolazione della femmina.
E pensare che una volta si diceva che chi non lavora non fa l'amore, mentre ora ecco il take away, la confezione dei fazzolettini kleenex usa e getta, da aprire, stropicciare e consumare per l'organo d'ogni "macho in fregola, carne e patatina alla McDonald.

Amore mio, possente e lanoso Mahmud, ariete dal vello d'oro: te la do, gratis!
Firmato: Silvy e la sua passerina.


Io, secondo me...26.03.2010

Cucina al flambé

La cucina al flambé è arte "franciosa", di grande impatto e scena, quando le ombre sono scacciate, al culmine del "flambage", la classica fiammeggiata, durante o al termine della cottura di una pietanza;
Il Maitre si avvicina al tavolo del cliente con il "Guéridon" di servizio - il tavolo alto e stretto - su cui troneggia la lampada alimentata a gas o ad alcol.
Attorno, i "fuochisti", con l'accurata "Mise en place" di servizio e le decorazioni.
Ed ecco il momento culminante: il Maitre-sacerdote irrora la preparazione con un liquore o distillato ad alta gradazione e, con gesti studiati e affettati, elegantemente gli dà fuoco.
Parte la sospirata fiammata, che fa evaporare l'alcol e trattiene gli aromi.
Il cliente resta stregato dalla coreografia o ustionato, secondo la distanza dalla fiamma;
più che cucina, è rito, consumazione di una liturgia dove ogni movimento è misurato, cauto e rispettoso, come quello del Gran Sacerdote, quando entrava nel "Sancta Sanctorum", l'area più sacra, che custodiva l'arca dell'alleanza.
Ci vuole esperienza, scuola, pratica e grammatica: non s'improvvisa, ma si impara.
Oggi è entrata come nuova materia di studio coranico, nelle madrasse, la tecnica della fiammata, anche se ancora da raffinare.
Zolfanello e benza e il cristianuccio brucia, come uno zampirone.
La polpa, ricca di ciccia, si presta bene ad essere abbrustolita: in fin dei conti, è infedele maiale e, si sa, che del porco non si butta via niente.
Il Pakistan sembra la nuova Francia, dove il flambé viene meglio, ma sicuramente farà da apripista, per essere imitato da buona parte del mondo islamico, quello che è convinto che si può costruire dalla cenere, come strizzar sangue dalle rape o latte dalle...moschee.
Certo, siamo ancora ad usare la nafta al posto del Cognac ma, prima o poi si troverà il giusto aromatizzante.
Per ora, la carne mantiene ancora uno sgradevole retrogusto amaro di brucio e carbonella ma, a furia di provare e riprovare, per tentativi, sempre più ci avvicinerà alla perfezione;
anche i tedeschi, nei campi di concentramento, alfine dovettero arrivare alle giuste temperature per...gradi, prima di avere abbondanza di grasso che cola.
Un vecchio adagio dice che si nasce incendiari e si muore pompieri;
l'islam più intollerante e ottuso deve aver trovato la madre di tutti gli imbecilli, da rendere ancora più gravida, visto la scarsità di pompieri.
- «Che volete, sono ragazzi; sono giovani e intemperanti e si infiammano subito, ma sono casi sporadici: così, un tot al chilo, una goccia nel mare», ci rassicurano.
Beh, allora devono essere un poco come il detersivo concentrato: ne basta una goccia per riempirlo di schiuma.
La religione è come la politica o il calcio: quando ci si accalora, si prende fuoco.
Vabbè, però, una coincidenza è una coincidenza; due sono un indizio, ma più sono una prova, e quella ci dice che non sono più beghe o risse da campanile.
Scientemente si sta soffiando sulle braci, si getta benzina sul fuoco e si riscaldano gli animi: è aperta la stagione della caccia ai cristiani che, tolta la concorrenza, ne rimarrà uno solo: il dio con più muscoli.
Prologo: ti sopporto ma ti disprezzo;
epilogo: sei un servo ed io ti uso, a mio comodo e discrezione.
"L'autista di una ricca famiglia della città pakistana di Rawalpindi è stato bruciato vivo da estremisti musulmani".
Motivo?
Arshad Masih non voleva convertirsi all'islam.
La moglie, Martha Bibi, in caserma, dove era andata a denunciare gli assassini, è stata stuprata, davanti ai figli!
Da una parte i macellai; dall'altra la legge.
Nessuna differenza.
- «Mi dispiace, ma io sò io e voi non siete un cazzo!», diceva Alberto Sordi, nei panni del personaggio de "Il Marchese Del Grillo".
E la caccia ai figli del dio minore, accade in tutto il mondo dove "Allahden" ha preso piede.
Di poco più vecchia la notizia della piccola Kiran George, anche lei cristiana e al servizio, domestica presso di un'altra famiglia, a Sheikhupura, vicino a Lahore.
Anche lei portata al "flambage" da Mohammad Ahmad Reza che, assieme alla sorella, hanno gettato benzina sulla poveretta dandole fuoco, per evitare il venire a galla che il gran figlio di cammella aveva usato il padronale pistolino su di lei.
Ma guarda un te, che nessuno può usare la sguattera come uno strofinaccio: se non serve, che serva è?
E poi, non è forse scritto che l'infedele è un animale, assimilabile a cani, scimmie e porci?
Lo stesso fu per la dodicenne Shazia Bashir, morta il 21 gennaio, sempre a Lahore: una volta stuprata, è stata poi massacrata dall'avvocato Mohammad Naeem, che la teneva a servizio.
Cane non mangia cane.
Musulmano ed ex giudice dell'Alta Corte provinciale, non trova nessuno disposto a condannarlo, il Naeem.
Per una servetta, poi.
Arshad Masih, ucciso perché cristiano;
Kiran George e Shazia Bashir e altre come loro, dal disprezzo di chi le ha usate e abbattute poi, come cagne.
Giusto per far capire che non sono casi isolati, ma è una febbre che gira, come per gli ebrei, quando gli si tolse scudo e protezione della legge, non più uguale per tutti, ecco l'affondo:
"10 marzo, ancora Sheikhupura: una folla di musulmani assale e brucia diverse abitazioni di cristiani e, deliberatamente, delle Bibbie".
Qualcuno ricorderà la cagnara che fece tutto l'Islam, quando si vociferò che, nella prigione di Guantanamo, fecero lo stesso con copie del Corano;
non solo protestarono quelli della mezzaluna, ma addirittura i pacifessi, i calabraghe, i cacasotto e le mammole di casa nostra;
salvo mai, quando accade per il Papa, la Croce o, appunto la Bibbia.
Giusto per dar d'intendere come ci considerano, continua l'articolo:
"[...] la magistratura non agirà, in base alla sezione 295-B del codice penale pachistano", che prevede fino all'ergastolo per chi dissacra il Corano.
Testi d'altre fedi non sono inclusi, nella dissacrazione.
- «Mi dispiace, ma io sò io e voi non siete un cazzo!»
E qui c'hanno proprio stufato, nel senso del cotto, ma fuoco vivace.

Cucina al flambé.


Io, secondo me...24.03.2010

Boccatontini

"Faccio appello alla comunità internazionale perché [...] eserciti la pressione necessaria per assicurare i principi di libertà democratica e di indipendenza [...] per evitare che l'Italia si trasformi in una dittatura di fatto".

Togliatti? Gramsci? Matteotti?
No: Antonio, il Tony Di Pietro, in quel non lontano Luglio del 2009.
- « Ho dovuto acquistare una pagina dell'Herald Tribune per lanciare un appello alla comunità internazionale e denunciare la deriva anti-costituzionale del Belpaese», disse.
Giusto per non perdere l'aria da madonnina infilzata, ci aggiunse pure un bel:
- «Qui nessuno parla; il mio movimento poi ha una copertura mediatica davvero insufficiente.»
Visto oggi, lo troviamo presente dovunque, con più attività e frequenza delle pulci sul mantello di un cane.
Bello e paciarrotto, per essere sotto Regime, tanto da tallonare il Berlusca nella conta delle palanche intascate: al secondo posto, per pinguedine monetaria.
Mai visto nessuno, contro il potere di un regime, da lui definito pure fascista, mettere su polpa, lardo, cuscinetti e maniglie dell'amore: probabilmente rischia che gli salta pure il bottone dell'ombelico.
Come avrà fatto a non entrare nei "Gulag" o nei "Laogai" che ogni tirannia appronta per i riottosi come lui?
Mah!
Forse i suoi scritti non sono stati ancora tradotti in lingua locale, in dolce "stil novo".
Speriamo che la comunità internazionale lo aiuti a rimuovere il bubbone derivato dalla democrazia parlamentare, su base elettiva, per cui gli italiani - che hanno il potere - esprimono i propri rappresentanti e la maggioranza di essi governa.
Un poco di vaselina e una bella sorsata d'olio di ricino, alla "Dipietrese", e tutto si aggiusterebbe!
Al fin della fiera, la sconfitta va interpretata, come ebbe ad insegnare "il professorino", il "sor baffino", il Max D'Alema:
- «I centrosinistra è minoranza, ma siamo il primo partito nelle aree urbane tra gli italiani che leggono libri, e giornali, insomma la parte più acculturata del Paese».
Ecco, il pranzo è servito;
milioni d'italiani ne escono descritti come rozzi, villani, ignoranti, rincoglioniti e rimbambiti, ma saranno riscattati da auto-referenziati figli dell'Intellighenzia o, "più meglio", intelligencija.
La crema, il meglio del sol dell'avvenire.
Gli altri: scarti, cascame, rottamazione, refusi, difetti di fabbrica, Paria, figli di un dio minore, squadre - anzi, squadracce di serie minore.
Democrazia parlamentare, su base elettiva, maggioranza che governa...frescacce!
Il disprezzo corre sul filo, che sia nero o rosso poco importa, che l'istinto di chi si reputa "Il Migliore" tende a piegare ogni cosa alla propria ambizione, al narcisismo, alla megalomania o presunzione.
Una "Razza Eletta" c'è sempre, ad identificare il formicaio per caste e categorie: gli operai, i guerrieri, i ventri da ingravidare e gli "Illuminati", abitanti le torri d'avorio, dove guardare il prossimo come insetti da poter calpestare.
E che dire di quel Salvatore Borsellino, che raccomandò, riferito al Berlusconi:
- «Vada via. Se ne vada dall'Italia; noi non vogliamo neanche processarlo, vogliamo che vada via!»
Noi?
Neanche processarlo?
E chi gli darebbe simile potere, di vita e di morte, il diritto di dare menare pollice alto o verso, di graziare offrendo, ad un nemico che fugge, ponti d'oro?
Un mandato popolare? Uno parlamentare? La licenza di uccidere?
Oppure, caricando quei famosi meccanismi ad orologeria, che danno la sveglia a Magistratura...Democratica.
Certo: nel mondo dei Di Pietro questo sarebbe possibile: tutto è permesso, agli...eletti;
e il Tonino ha sempre fatto capire di che pasta è fatto, contro di quel che non gli si piega:
- «Io, a quello, lo sfascio!»
Ma ce n'è uno in particolare che mi sta sugli zebedei, anche se forse è l'usura dell'età ad averlo stordito: il Giorgio Bocca.
- «Berlusconi è Presidente del Consiglio perché una buona parte degli italiani è antidemocratica; è stata fascista e lo è ancora.»
Vecchi puledri purosangue: il Bocca ci giura, ci mette faccia e firma, nero su bianco, sul...Manifesto della razza.
Una buona parte degli italiani è antidemocratica; è stata fascista e lo è ancora.
Miracolo di sartoria: quello che ha rivoltato tanti panni, portando il nero a contatto di pelle - che così l'ha salvata - e il rosso al sole.
Giorgino, guarda che l'inchiostro t'ha lasciato una macchia.
Nera.
Ma guarda te, da che pulpiti arrivano le prediche!


Io, secondo me...22.03.2010

domenica 21 marzo 2010

Acqua alla gola

"Qui ce stanno a coglionà", come si dice a Roma;

lavorano sott'acqua - è il caso di dirlo - come quei pescecani che attaccano da sotto e ingoiano, masticano e risputano solo l'osso spolpato.
La manovra che hanno progettando e vorrebbero attuare è quella di privatizzare una delle cose più vitali e preziose che mai esiste: l'acqua.
Non è tanto il bene comune a farne tesoro inestimabile, ma il fatto che è vitale;
posso anche scegliere di non andare in macchina, qualora il prezzo della benzina diventi impossibile per coprire magre finanze; così come metto una pezza e faccio rivoltare un abito vecchio, se non ho mezzi per prenderne di nuovi, e lo stesso vale per le scarpe, adattandomi a calzare quelle di cartone compresso invece che di pelle, come il mangiare lattuga e pomodori al posto della carne succulenta, ma l'acqua no, non posso farne merce di compromesso, che di ripieghi non ne esistono.
Ma se al peggio non c'è mai fine, ecco che di peggio c'è: la...fame che c'è del prezioso liquido in ogni prodotto e produzione di mercato.
Quasi ogni prodotto che esce dalle fabbriche si abbevera, nella catena del suo assemblare, di quantità enormi di acqua: per raffreddare, pulire, emulsionare, integrare e tanto altro.
Passare un bene così prezioso, in mano a dei privati, sarebbe come allungare la corda al boia.
E non mi si venga a dire che la concorrenza porterebbe ad una drastica riduzione di prezzo, che comunque non sarebbe più basso di quello che già esiste.
In Italia, oltre a quelli pubblicitari, esistono una miriade di cartelli, intesi come accomodamenti occulti tra gente che si ritrova e si accorda, nel dire:
- «Perché scannarci tra noi? Di polli da spennare ce n'è per tutti, e sono quelli che devono farci le uova, non noi romperle.»
Questi adottano il principio dei vasi comunicanti dove si crea un equilibrio tra contenitori di varia portata, dove i livelli, alla fine, si pareggiano.
Guardiamo solo l'esempio dell'acqua minerale, liscia o gasata che si voglia, che costa uno sproposito per quel che è;
posso bere quella del rubinetto - dove si ha fortuna di avere acquedotti ben rattoppati, e non colabrodo - senza per questo incidere sul bilancio famigliare, specialmente in tempi di vacche magre come questi;
e del "minerale" dell'acqua in bottiglia, nulla ci perdo, che quello lo trovo negli alimenti d'ogni giorno: dalla frutta alla verdura, dai formaggi alle uova e latticini vari.
Ci vogliono...dare a bere che il privato sanerà quelle condotte ridotte a bucarole, e con lo sputo sigilleranno quelle altre;
ma non è vero, perché un conto è la fantasia e altro la realtà: Babbo Natale sarà simpatico, ma non esiste.
Il cane non mena la coda per niente, e i costi devono rientrare: dal rubinetto te la daranno, l'acqua, ma avremo sopra come il tassametro del taxista o il display del benzinaio, e per non ridurci in mutande si dovrà aggiungere, al termine del tubo, un contagocce!
Al posto di quella gran cazzata del ponte di Messina - dove peraltro funziona un sistema di traghetti collaudato e consolidato - non sarebbe meglio studiare un bel progetto, dove il sigillare, riparare e ottimizzare il tubo sia una grande iniziativa dello Stato, come quando si inaugurò, in un fortunato passato, la costruzione di strade e autostrade?
Anche il recuperare le tante vie d'acqua sarebbe da fare, rendendo ancora navigabile una buona parte di quello che era, un tempo, la ramificazione dei tanti fiumi e fiumiciattoli sparsi per la penisola.
Certo, per fare queste opere faraoniche ci vorrebbero "i", non "dei" coglioni, ma si potrebbe almeno tentare, che almeno si creerebbero posti di lavoro e, con l'indotto, si riavvierebbe il volano dell'economia.
Non sono sogni o chimere: oltre ad obbedire e combattere, nella vita bisogna anche credere.
Non ce la si facesse, almeno ai nostri figli potremo dire d'averci provato e che quel che manca lo finiranno loro:
almeno lasciamo qualcosa in dote, non solo debiti.
Dovessimo fallire, usciremo di scena con i titoli di coda che riporteranno le parole dei soldati del settimo bersaglieri - sconfitti ad El Alamein - incisi su una lapide: mancò la fortuna, non il valore.
Non lasciamo in eredità il vivere con l'acqua alla gola;
Il "liquido" nel portafoglio me lo possono pure fare sparire, ma non quello del rubinetto.
L'acqua alla gola, proprio no, solo per doverci annegare dentro.


Io, secondo me...19.03.2010

Maialaide

Il porcello si è sentito male, e non perché lo dovevano scannare.
Purtroppo.

Se è vero che il suino merita rispetto e riconoscenza per aver salvato dalla fame i nostri vecchi, in tempo di vacche magre, guerre e carestie, nulla è dovuto ai maiali bipedi, travestiti e rivestiti di pelle simil-umana.

- «Mi sento male», esclama il ciarlatano di turno, con le manette ai polsi e menato in galera;

e già: abituato a volare alto, adorato e servito dalle sue pecorelle, certo si era pure lui convinto di essere di poco sotto a Dio, ma solo per una mera questione di anzianità.
Brutto risveglio, il ritrovarsi in gabbia con un vestito a rigoni, fotografato di faccia e di profilo e costretto a lasciare ditate su un foglietto, con i polpastrelli spugnati nell'inchiostro.
Lisciato e coccolato come un gattone, abituato a veder i suoi fargli da sgabello e zerbino, proprio non deve essergli andata giù quella caduta di stile e di scranno.
- «Mi sento male...»
Con tutta la comprensione e lo spirito cristiano che mi pervade, sento di doverlo sostenere in questo momento doloroso e difficile, e mi esce dallo strato del cervello rettiliano una spontanea manifestazione di umana pietà.
- «Crepa!»
Brutta cosa essere ancora preda di istinti così bestiali, ad un'età come la mia dove il grigio dei capelli dovrebbe essere segno di moderazione, equilibrio e saggezza.
Ci provo.
- «Ca't vegniss un cancher!»
No, non ci riesco e, con gli occhi al cielo e le mani giunte sono a sperare che il buon Dio sia più clemente di me, quando sarò alla sua presenza e sarà lui a farmi l'esame di ammissione.
Ma non so trovare clemenza in me, che pur amando gli animali, lo stesso non per le bestie, in special modo quando queste si chiamano Danilo Speranza, capetto della setta "R.E. Maya".
Zio Danilo, come lo chiamavano almeno due delle ragazzine - 10 e 12 anni - accalappiate, intruppate e ingroppate dal "parente acquisito".
- «Stai tranquilla, che non ti farò del male...anzi», diceva alla vittima di turno, intanto che le stava sopra con panza, gemelli e pistolino, e la violava.
Vuoi mettere l'onore che ne ricevi, quando a montarti sopra è una quasi divinità, ora chiamato "Illuminato", ora "Buddha" o "maestro di yoga";
o anche "Settimo saggio"...forse ad indicare che, prima di lui, le bimbe erano già passate in regime di "multiproprietà", una via di mezzo, una forma comune tra il "take away", il "mordi e fuggi" e "l'usa e getta".
Ah, dimenticavo: il vecchio satiro, prima di zompare sulle bambine, si era già sollazzato le madri e probabilmente un nutrito gruppo di donne del suo gregge, plagiate e sottomesse, svuotate prima d'ogni personalità e poi riempite, di scempiaggini, oltre che del dolce suo augello.
- «Ignoranti! Io ho modificato il Karma e trasmesso il mio Dna, sano e curativo; ho impedito loro che subissero un destino negativo e sofferenze inevitabili.»
Sta a vedere che ora, oltre alle scuse, gli dobbiamo pure offrire un lavoro come stallone da monta, per generare progenie di razza.
Mi vedo già l'annuncio pubblicitario sui giornali:
"Fatti ingravidare da zio Danilo e avrai figli con denominazione d'origine controllata e garantita. Sveglia il bambino che è in te!"
Le iscritte alla sua "Schola scopatorum" dovevano considerarsi privilegiate dall'essere prescelte per far sussultare i sacri lombi del maialotto.
- «Zio Danilo, che culo che c'hai; in gattabuia troverai un sacco di omaccioni che non vedono femmina da secoli: vedrai come te lo modificheranno, il Karma!»


Io, secondo me...18.03.2010

IDVacco: Bivacco in Parlamento

sabato 13 marzo 2010

Il tribunale delle vecchie pip(p)e

Istanbullo

Importante è la scelta di tempo;
colpire duro e più in fretta possibile, intanto che l'avversario ancora dorme.
Se l'altro la pensa come te, sempre sul tempo lo devi fregare, giocando d'anticipo.

Un insegnamento di come si deve gestire la prima soluzione, ci arriva da un lontano venerdì, quello del 13 dell'ottobre 1307, quando tutti i Cavalieri Templari del regno di Francia furono arrestati in un solo colpo e sottoposti ad un processo farsa, con le accuse più varie, dall'aver rinnegato Cristo, sputato sulla Croce, di sodomia e idolatria, estorcendo confessioni sotto tortura e facendo carne arrosto di quella gente.
Filippo IV, detto il Bello e il suo fido leccaculo, il consigliere Guglielmo di Nogaret, coniugò la voglia di delegittimare il Papa per nominarne uno gradito e obbediente, oltre ad azzerare i numerosi debiti che aveva con i cavalieri e con un occhio sul tesoro dei Templari, su cui sperava di mettere mano.
Ce la fece, a gabbare quei coraggiosi guerrieri, giocando appunto sulla sorpresa e sul tempo: colse impreparati e disarmati quei rudi lottatori, usando il fattore sorpresa.

La seconda possibilità, quella di arrivare prima a gabbare l'altro, prima che lo faccia lui, lo troviamo nel Patto Molotov-Ribbentrop - altrimenti chiamato Patto Hitler-Stalin - fra la Germania nazista e l'Unione Sovietica, firmato a Mosca il 23 agosto 1939 tra il Ministro degli Esteri sovietico Vjaceslav Molotov e quello degli Esteri tedesco, Joachim von Ribbentrop.
Era una pagliacciata visto che, da una parte e dall'altra, c'era un solo padrone del vapore, comunque sanguinario e, per selezione naturale, belva, animale da preda, destinato ad uccidere;
arrivò prima il tedesco a sfoderare gli artigli, ma entrambi avevano unghie affilate, sotto i guanti di velluto.
La Storia ce li mostrò per bene: il baffetto ammazzò prima e il baffone poi, ma i morti ognuno li computò a milioni.

Di là dai numeri, uno che potrebbe fare da sintesi tra le due lezioni di Storia - maestra di vita - è certamente Recep Tayyip Erdogan, il leader del partito filoislamico Akp, arrivato al potere nel 2002.
L'operazione "Boyloz" - martello - scatta all'improvviso, come una tagliola, e decima di netto una bella fetta di gallonati delle forze armate turche, presi con le braghe ancora calate, accomunando gente di potere di università, tribunali e caserme.
Un bel taglio d'attributi.
Il vecchio volpone ha mazzolato bene, mettendo in pratica il vecchio adagio che raccomanda di bastonare prima, perché "chi picchia per primo, picchia due volte"!
Recentemente il botolo ha gettato la maschera, mostrando il lato da dove pende;
il Recep ha fatto come Ulisse che, per scappare dal gigante monocolo Polifemo, si mette vello da pecora e con quelle esce dalle grinfie di quello per poi, fuori della portata della sua clava, far pernacchie e il gesto dell'ombrello:
- «Tiè! Ti ho fregato, grullo!»
L'Erdogan ha fatto fessa - ma è come sparare alla Croce Rossa! - l'Eurabia che, affamata di Islam "moderato", è sempre alla ricerca dell'uomo che non c'è, che quello che segue alla lettera il Corano è uguale ai nostri vecchi coglioni, che facevano lo stesso con la Bibbia, urlando "Deus vult", Dio lo vuole, nel mentre accendevano il fuoco sotto la catasta di legna, dove arrostivano le costolette di quelli che dicevano "Parliamone".
Recep Tayyip, l'Erdogan, non è diverso dai tanti dissimulatori: quelli che, dopo aver fatto le fusa, piantano i dentini nella giugulare.
Ora si permette di fare il bauscia, mostrando il pelo sullo stomaco, che non è fatto con fili di lana.
Negli ultimi anni l'esercito turco ha evitato il ricorso ai colpi di Stato e, quando successo, ha sempre poi lasciato il campo, appena la situazione poteva dirsi "normalizzata", ovvero il paese tornava a ritrovare quel volto laico, come voluto dal padre della patria, il grande Kemal Ataturk.
Sicuramente il fiuto, l'istinto animalesco di Erdogan gli ha fatto sentire il pericolo: quello di essere rimesso nel casotto degli atrezzi, per essere sostituito da un altro, non allineato o simpatizzante con i fanatici dell'Islam, quelli che vorrebbero riportare l'uomo alla condizione d'essere servo e schiavo di un dio ormai declassato ad immagine e somiglianza del loro sadismo.
Erdogan ha la pelle del serpente; ora è in muta, e si vede sotto quel che è dal vero: un essere viscido e velenoso.

Importante è la scelta di tempo;
chi picchia per primo, picchia due volte.
Povera Eurabia, che ancora crede nelle favole, e vorrebbe portare in seno una simile serpe, diventare incubatrice e poi pasto per la crescita di vermicelli!


Io, secondo me...11.03.2010

Grazie America

Devo ringraziare dei ragazzi americani...4400 per l'esattezza;
tanti sono quelli morti in questi anni, in Iraq, dopo la caduta del dittatore, Saddam Hiussein.
La cronaca non rende loro giustizia, ma sarà l'ampio respiro della Storia ad avere l'ultima parola, cancellando tanti meschini esseri che hanno tifato spesso per un fanatico, crudele e assassino invasore.
Tanti di questi, con la testa infarcita di Lambrusco, costine e salamelle, saranno ad esultare:
- «Ecco, che anche tu ci sei arrivato: gli "amerikani" sono malvagi occupanti!»
Imbecilli.
Figli illusi, oppiati dai propri padri, nutriti al pascolo della menzogna e addestrati - come i cani di Pavlov - a reagire ad elementari impulsi, sono a recitare l'eterno rosario, imparato a memoria e recitato a pappagallo, alibi perfetto per giustificare i fallimenti di un'intera generazione di sprovveduti fessacchiotti.
I veri occupanti, le zecche sul pelo del cane, sono i macellai di Al Qaeda, la feccia arrivata da oltre confine e volta a seminare zizzania, a tentare di costruire un'altra latrina, dopo essere stati scacciati da quella che avevano scavato in Afghanistan.
O forse qualcuno c'è, ad avere ancora coraggio a dire che sono "resistenti", patrioti accorsi per aiutare dei fratelli a cacciare l'esercito della bandiera a stelle e strisce?
Cen-to-mi-la.
Centomila iracheni sono a sputare loro in faccia: sono i tanti accoppati e fatti scoppiare dai "fratelli" di Al Qaeda, che hanno sempre applicato la tattica del "n'do cojo cojo", a mettere bombe in mercati, su autobus, davanti a scuole o dovunque si potesse trovare carne da scoppio, accomunati in questo pensiero con quel gran cornuto di Lenin, che amava quel terrore, tanto da farne dottrina e pastura per i suoi polli d'allevamento e averne orgasmo.
I simili si attirano, qualunque bandiera, dio o simulacro sia a dar loro tetta da succhio.
Del come si ammazza il porco, ormai non c'è segreto.
A Qaeda ne ha ancora di strada da fare, per raggiungere il maestro;
forse è per questo che - facendo tesoro del passato - si cerca di strozzare la bestia quando ancora in fasce.
Grazie, ragazzi, per tutti voi...4400 morti, ma non per nulla.
Un popolo intero, vittima come loro di sicari venuti da fuori, sono a far da leva per innalzare un popolo coraggioso, eroico, che in massa si è recato a votare per il futuro suo e dei propri figli, sfidando l'intera schiera di terroristi, che hanno minacciato:
- «Statevene in casa, nei vostri pollai, altrimenti ci lasciate le penne!»
Questi hanno messo le bombe e hanno ancora ucciso, passando dalle minacce ai fatti.
Loro, non gli americani!
E a difendere questa gente meravigliosa e coraggiosa c'erano soldati iracheni.
Due libere elezioni in cinque anni: macchiate di sangue, ma sempre libere, perdio!
Libere.
Forse che se Al Qaeda avesse avuto in mano la manetta del manovratore oggi si sarebbe a vedere la stessa cosa?
Il voto, sì, lo avrebbero conteggiato per uno a testa, ma con il resto del corpo da un'altra parte e le urne sarebbero a fare raccolta, come i cestini sotto la ghigliottina!
Penso a noi, quando si preferisce andare al mare e si svilisce con l'assenza quel formidabile mezzo che è il voto;
noi, che dobbiamo solo fare quattro passi per andare al seggio, dopo aver fatto colazione e comprato il giornale o un bell'aperitivo, con olivetta e patatine.
Quella gente no: ha dovuto farlo rasente i muri, lontano da automobili parcheggiate in posti sospetti e attenti a che non ci fosse un cecchino, a mirare la cozza come per un cocomero, da far esplodere.
Alcuni ci sono rimasti, mentre altri ci hanno perso i propri cari, per aver voluto difendere quel diritto fino in fondo, quando provenivano già da un regime che era uso sceneggiare il tutto, a far credere in una libertà su pellicola da distribuire ai grulli.
Non so perché, ma mi viene alla mente il ghetto-campo di concentramento per Ebrei a Terezin, in Bohemia, una zona della Cecoslovacchia. Conosciuta con il suo nome tedesco, Theresienstadt, era praticamente un set cinematografico, preparato per coglionare il prossimo e far credere che nulla fosse vero di quel che si mormorava, sullo sterminio degli ebrei;
era stato confezionato così bene che pure rappresentanti della Croce Rossa ci cascarono, entrandoci come pecore in un percorso guidato;
un pò come le cronache giornalistiche da Bagdad, della giornalista Lilli Gruber, che ci deliziò con immagini dall'albergo dove alloggiava o nei brevi tragitti cui era menata dall'addetto di Saddam, che spergiurava che tutto andava bene quando dietro di lui già sferragliavano i carri armati americani.
Di babbioni è pieno il mondo.
Beh, il tempo dei giochi di prestigio è finito.
Grazie a 4400 ragazzi e a centomila innocenti.
E ai milioni di iracheni che ancora una volta ci hanno dimostrato di cosa vuol dire avere i coglioni!

Impara, Eurabia, impara.

Io, secondo me...09.03.2010

venerdì 5 marzo 2010

Peste e corna

Ormai se ne dice peste e corna, come si dichiarava nei secoli antichi, indicando le due più grandi disgrazie che potevano capitare ad una persona;
la peste forse non c'è, ma le corna sì e non sono quelle che si scambiano coniugi in fregola, desiderosi di emozioni forti, ma del diavolo: spuntano che è una bellezza, e proprio nel posto dove non ci dovrebbero stare, ovvero sotto le tonache e nella penombra delle sacrestie!
Capisco che in questi tempi disincantati, immunizzati dall'ignoranza e dalle paure del più buio medioevo, il diavolo non fa più paura, tanto non c'è: era una balla dei preti per far star buono il popolo bue.
Eppur si muove.
E più che corale, il lamento degli innocenti, è un coro intero quello che denuncia la biscia nascosta sotto l'abito monacale o di chi bazzica tra i fumi dell'incenso: da quel di Ratisbona alla Cappella Giulia, Città del Vaticano.
A dire il vero, quel di casa nostra è stato un gioco di sponda, del Chinedu Thomas Ehiem, cantore nigeriano nel complesso di voci della basilica di San Pietro che, a tempo perso, si trastullava nell'organizzare incontri omosessuali; al momento, sembra, solo "Extra moenia", fuori le mura della città, nello specifico, dalle sottane monastiche.
Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile, si dice, dove giovani ragazzi presentati, talvolta, come seminaristi erano classificati per altezza, peso, colore della pelle e misure anatomiche.
Speriamo che la cosa si fermi qua e non si estenda poi anche allo spogliar di vesti sotto il segno della croce;
quel che invece fa scandalo, sono gli abusi sessuali su minorenni nelle scuole religiose tedesche, nel celebre coro di voci bianche, anche nel lungo periodo in cui padre Georg Ratzinger, cioè il fratello di papa Benedetto XVI, ne era il direttore: è quanto l'attuale vescovo di Ratisbona, monsignor Ludwig Mueller, ha scritto in una "lettera ai genitori", pubblicata sul suo sito.
Gli abusi sessuali su minorenni membri del coro sarebbero avvenuti tra il 1958 e il 1973.
- «Acqua passata!», dirà qualcuno, ma non era quella santa: nulla deve cancellare l'odioso atto di chi ha infierito su dei bimbi, nessuna misericordia.
E non lo dico io.
- «Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me», disse Gesù, ma aggiungendo che « chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d'asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare!»
Bene, è ora che oltre a quella del Mulino Bianco, per i biscotti, altre se ne preparino, e non per macinare la farina del demonio.
Troppe volte - impunita - la coda del diavolo ha fatto breccia tra l'innocenza dei bambini, sotto abiti religiosi e l'evangelico "Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me" diventò richiamo per caccia ai passeri.
Detto per i teutonici ma déjà vu, già visto in altri luoghi, leggo:
"Scuole cattoliche, soprattutto quelle dirette dai gesuiti: dopo aver taciuto per decenni, per vergogna, molti ex allievi del prestigioso ginnasio cattolico Canisius di Berlino hanno denunciato abusi ai loro danni. I casi [...] sono stati forse 120 e hanno coinvolto diverse scuole religiose in tutto il paese".
Il diavolo non esiste se non come balla dei preti per controllare le pecore loro.
Eppur si muove.
La Chiesa deve forse richiamare gli esorcisti suoi, a scacciarne possessione, che troppo ha cercato il cornuto zoccolo fesso fuori delle porte sue, dove mai ne era uscito.
- «Anche in Vaticano ci sono membri di sette sataniche: ci sono coinvolti preti, monsignori e anche cardinali!»,
afferma padre Gabriele Amorth, esorcista scafato e forgiato da mille scontri con il maleficio.
- «[...] è una cosa confessata più volte dal demonio stesso sotto obbedienza, durante gli esorcismi.»
E qui forse nasce lo sghignazzo dell'uomo razionale del terzo millennio, offeso dall'essere accostato all'ignorante e zotico villano dei secoli bui, abbrutito e schiacciato nella tana dei suoi tempi, quasi allo stato animalesco;
- «Baggianate: l'inferno non esiste; il demonio non esiste!»
- «Purtroppo», denuncia padre Amorth «moltissimi preti e molti vescovi non credono a Satana.»
Proprio loro, che dovrebbero essere la prima linea di contenimento.
Proprio questo fa di un nemico il proprio carnefice: resta invisibile fino al colpo fatale, trovando facile preda.
- «Il fumo di Satana è entrato nella chiesa», diceva in tempi remoti Paolo VI.
Il sulfureo figlio della luce abbaglia e rende ciechi proprio grazie alla luce del sole.
Come l'uomo nero, Babbo Natale e la Befana, anche Belzebù è illusione, dicono quelli che non usano più sfregare i legnetti per avere il fuoco.
Ma quanti, in cuor loro hanno rinnovato il patto di Faust, con Mefistofele?
- «Dammi tutto, soddisfa le mie voglie: ricchezza, fama, donne, emozioni e piaceri oltre i limiti conosciuti, e una giovinezza lunga, sino alla fine del contratto, quando ti consegnerò la mia anima.»
Un pensiero, attraversa certo la mente dell'illuminato, figlio della ragione:
quanto è sciocco questo tipo, che tanto mi prendo il meglio e poi gli faccio il gesto dell'ombrello;
- «Tiè, grullo: t'ho fregato!»
Poverino, mi fa tenerezza, tanto è ingenuo: sotto sotto, è proprio un buon...diavolo.
Ma io penso per me: mors tua vita mea, la tua morte è la mia vita.
Tloch! Tloch! Tloch!
Cosa è questo sfregar di mano, anzi, di zoccoli?


Io, secondo me...05.03.2010

mercoledì 3 marzo 2010

martedì 2 marzo 2010

Pandatoghe

Il "Pandatoga" è un essere strano: vive nel sottobosco, rifugge la luce ed ha una geografia ridotta ai confini del proprio orticello.
Se vogliamo vedere, è una razza altamente specializzata, occupante una nicchia ristretta entro la quale sviluppa al massimo le doti, come il Panda nel boschetto di bambù;
c'è il boschetto? Rimane il Panda; sparisce l'arboricola verdura? Poff! Scompare l'orsetto.
Ci sono beghe e garbugli tra comari, sotto il campanile? Il giudice compare;
una causa fuori giardinetto? Eccolo scomparire - Poff! - come il Panda.
Scazzottatevi, scannatevi, sbudellatevi, ma "Not in my backyard", non nel mio giardino!
Dalla stampa d'oggi:
"Guerrigliero, non terrorista. Giudice di Venezia rispolvera il teorema della Forleo";
la Forleo, è stata la madre di tutti i Panda, e Vincenzo Santoro uno dei suoi cuccioli, da cui ha preso "Imprinting", quella forma d'apprendimento di base che si copia - pari pari - alla nascita, quando ci si appiccica alla prima forma che si vede muovere, appena aperto gli occhi, riconosciuta come genitore e ci si accoda.
Brutta cosa se un anatroccolo vede prima un motorino, che per tutta la vita andrà a fare Brumm-Bruuuummmm con la bocca e sgommerà, consumando il battistrada dei piedi palmati, fermandosi ad ogni distributore per fare il pieno di miscela.
Il Vincenzo ha visto la Clementina...ed ora è a fare Brumm-Bruuuummmm!
- «'A Vincè: guarda che abbiamo pizzicato l'Hussein Saber Fadhil, detto il "Califfo"» dice la polizia «vuole imbottirsi d'esplosivo e fare Bum, per colpire "chi dissacra l'islam"!»
Vincenzo ci pensa un poco, ricorda mamma Clementina e s'illumina d'immenso:
- «Pur essendo militarmente attivo, non è un "terrorista", perché la condotta non è rivolta a colpire la popolazione civile o personale estraneo alle operazioni belliche, ma operante "nell'ambito di un conflitto armato".»
Nello specifico, il "Califfo" è classificato come "petardo per l'Iraq", e ha il patentino per farsi saltare in aria laggiù.
Mi immagino la scena:
- «Ehi, via, via! Devo farmi saltare in aria: tu, moccioso, smettila di farti dare le caramelle dal fante italiano; e lei, signora, giri alla larga dal soldato americano e pensi al bambino che si porta in grembo; e tu, vecchio, sgomma lontano dal poliziotto iracheno, che devo farli scoppiare!»
Come per l'automobile in panne, vedo l'Hussein di turno mettere il triangolo d'avvertimento: attenti, pericolo di scoppio;
ovviamente, non dovuto ad una gomma forata.
Tutto bene che, come si dice, lontano dagli occhi, lontano dal cuore: not in my backyard.
Se poi, laggiù, in terra lontana, salta in aria qualcuno dei nostri ragazzi in divisa, poco male: doveva stare a casa, nell'illusoria convinzione che quattro mura bastano a chiudere fuori il corso degli eventi.
Impariamo ad impicciarci dei fatti nostri; parola d'ordine: degli altri non m'intrigo.
Peccato che nella nostra minestra ormai ci sono cadute tante...moschee e l'intera Eurabia è "percepita" come Dar- al-Islam, terra di sottomissione;
e noi siamo disprezzati figli di un dio minore, come dimostrato dalle migliaia di "Cul in aria" che, nel gennaio del 2009, videro chinati a novanta gradi un formicaio orante di Allah, sciamato in Piazza Duomo, a Milano, come le cavallette sul raccolto.
Dimostrarono bene come sotto la brace covasse un focolare, pronto a ritrovar fiamma al primo soffio, quando arriverà la notizia che si, si può fare: la mela con il verme è ormai marcia e pronta a cadere.
Il cazzotto d'assaggio ha trovato il ventre molle, il bersaglio grosso dove affondare il pugno per mandare a tappeto un avversario dai piedi d'argilla.
Il "Pandatoga" è simile al pollo d'allevamento;
gira in tondo, convinto che la rete che lo contiene lo protegga, e che basta fare un uovo per evitare di finire in padella.
Nel buio della ragione il Panda continua imperterrito a non capire che nuovi scenari richiedono novelle regole e forme d'adattamento, altrimenti sarà la selezione naturale a farne aborto.
Le "Pandaclementina" e i "Pandavincenzo" seguitano ad ignorare il nuovo mondo e, non scoprendolo, saranno tra i destinati a ricevere specchietti e collanine, nell'attesa di essere rinchiusi nelle "riserve del Dhimmi";
quelle dove i tacchini sono protetti.
Fino al giorno del ringraziamento...di Allah.


Io, secondo me...02.03.2010

lunedì 1 marzo 2010