martedì 30 marzo 2010

Calorfreddo

- «No, stavolta non mi freghi!»

Questa la solenne promessa che mi feci, all'inizio dello scorso inverno.
Ho letto, mi sono documentato, sono stato informato e ho visto la fine dei tempi: montagne di ghiaccio che si scioglievano, orsi polari costretti su sputi d'acqua gelata, della dimensione di un francobollo e altri, assieme a foche, trichechi, pinguini, che si sfilavano la tuta e si liberavano del grasso, che li riparava dal gelo, come il piumino d'oca per la giacca a vento;
navi sospese su dune di sabbia, là, dove c'era una volta il mare;
città con l'acqua alla gola: Milano, Bologna, Firenze, Roma e altre piene di gondole, gozzi e barconi;
e la Madonnina del Duomo con i piedi sull'acqua, ad imitare il figliolo suo ed il miracolo del galleggiamento.
Il Colosseo come un colino, con rovesci torrentizi che uscivano da tutte le sue volte e bocche e dai tanti "Vomitoria", gli accessi da dove il pubblico saliva poi alle gradinate, come pure i pertugi da dove le fiere, sbucando affamate, entravano dicendosi, le une alle altre:
- «Annamo a magnà!»
E tutto il mondo pesciforme, pronosticando ai propri discendenti e guardando la terra che annega:
- «Figlio mio, branchia delle mie branchie: un giorno tutto questo sarà tuo!»
No, non mi faccio fregare: sono avvertito, so cosa mi aspetta e, prevenuto, mi adatto all'umidiccio futuro.
Canotto, salvagente con testa di papera, infradito, costumino-braghettone, cinturato ascellare, occhialoni da sole rigorosamente specchiati, crema abbronzante al massimo della protezione - grassa, spessa, che seccandosi forma un bel crostone - sombrerone messicano, ombrellone, sdraio, abbonamento ai bagni Sport, palettina e secchiello, biglie, pallone, telo e salviettina, collirio, doposole, carote...insomma: tutto l'occorrente per affrontare l'effetto serra, il riscaldamento globale, il "si stava meglio quando si stava peggio" e "le stagioni non sono più quelle di una volta";
la melanconia e il ricordo di un tempo da batter di denti, di brividi e geloni, di bufere e pupazzi di neve.
E palle.
Anzi: balle, ma non di candida massa spumosa.
- «Dannati figlia d'androcchia! Mi aspettavo un'invernata torrida e mi sono trovato a dover fare i conti con l'inverno più freddo degli ultimi dieci anni.»
I...soloni del clima, i gran sacerdoti del rito voodoo, che infilavano le coscienze d'ognuno con spilloni da rimorso, incubatori e incubi del nostro sonno, erano a pontificare, a fare gli sboroni e a sacramentare a destra e manca, a gettar sfiga e anatemi: «Penitenziaggine! State per arrostire la crosta della palla planetaria!»
Siete voi, maledetti, che avete fatto girare e arrostire le mie, di palle, nefasti guitti da scienza spannometrica!
Andate dai francesi, dai tedeschi, e financo dagli spagnoli, dall’America alla Mongolia, a dire che no, non è vero: l'inverno che hanno appena passato, sommersi dalla neve, dai ghiaccioli, dalle bufere nevose, "teoricamente" non aveva da essere.
Il buco dell'ozono si è chiuso, così come si era presentato, ma a voi, mi sa, se vi prendiamo, vi apriamo in due come una cozza e ci si parcheggia la bicicletta, nel pertugio!
E noi, come dei rimbambiti, a nasconderci, per spruzzare un poco di deodorante proibito, frutto di scorte da smaltire che, a noi uomini, le donne ci regalano ad ogni anniversario, come il dopobarba e la cravatta!
Subito dopo, ad andare a vedere se il buchino della camera d'aria atmosferica si fosse fessurato ancora di un poco, grazie alla dabbenaggine, al fare malaccorto con cui abbiamo nebulizzato nell'aria il fatidico CFC, il famigerato cloro fluoro carburo e metano: nessuno mi aveva detto che le bombolette che prendevo al supermercato erano prodotto dalle centrifughe di Ahmadinejad, cazzo!
Da quel momento, ho cambiato: a mia moglie, al posto dello spruzzino al peperoncino, contro i malintenzionati, ho dato il deodorante ascellare, che uso pure per fare i buchi nel muro, per appendere i quadri, visto che il foro sembra venga bene.
- «Una rondine non fa primavera!», urlano tuttologi di turno, il cui scibile spazia dall'Alfa all'Omega «Siamo all'eccezione che conferma la regola.»
Sono d'accordo.
Tra qualche migliaio, milione o eone d'anni, da qui all'eternità, certamente il gelato si scioglierà, e le cassandre avranno ragione di tanto allarmismo, secondo la regola che vuole l’orologio fermo segnare l’ora esatta, almeno due volte al giorno, e il gridare "Al lupo! Al lupo!", alfine il suo arrivare.
Avendo a disposizione un tempo infinito, pure un'ameba, saltellando a caso su una tastiera, riscriverebbe l’intera Divina Commedia.
Da qui all'eternità tutto è possibile e, prima o dopo, anche un asino c'azzecca.
Magari l'uomo manco ci sarà più, ma a lui sarà ascritta la colpa d'aver acceso uno zolfanello accanto ad un vulcano, provocando una deflagrazione a catena e l'eruzione di tutti i tubi magmatici del mondo, con incendi, piogge acide, cenere e lapilli, terremoti, maremoti, il diluvio e l'estinzione di massa, grazie a quell'effetto serra, che fa sì che la polvere nell'aria non permette l'uscita del calore verso l'alto;
e poi, a seguire, neppure l'entrata dei raggi del sole, che si frangeranno e torneranno indietro e, una volta smaltito il sovrappiù di calore, il gelo incrosterà l'intera nostra palla.
Ma non ci sarà più nessuno che, con una provvidenziale bombolettina, riuscirà più ad aprire un buchino salvifico.
Ma guarda tè se alla natura un coglioncello qualunque, traballante su due zampette ridicole e rachitiche, sarebbe ad impedirgli di fare i cazzi suoi: quelli che ha sempre fatto, da miliardi d'anni, dandosi le arie che vuole, il freddo e il caldo a piacere, secondo propri cazzeggi e in barba ad ogni pidocchio sulla cotica!
PSSSSsssssst...PSSSSsssssst
Ah, che bella rinfrescatina ascellare;
ma si, abbondiamo...PSSSSsssssst...PSSSSsssssst...PSSSSsssssst.


Io, secondo me...30.03.2010