"Qui ce stanno a coglionà", come si dice a Roma;
lavorano sott'acqua - è il caso di dirlo - come quei pescecani che attaccano da sotto e ingoiano, masticano e risputano solo l'osso spolpato.
La manovra che hanno progettando e vorrebbero attuare è quella di privatizzare una delle cose più vitali e preziose che mai esiste: l'acqua.
Non è tanto il bene comune a farne tesoro inestimabile, ma il fatto che è vitale;
posso anche scegliere di non andare in macchina, qualora il prezzo della benzina diventi impossibile per coprire magre finanze; così come metto una pezza e faccio rivoltare un abito vecchio, se non ho mezzi per prenderne di nuovi, e lo stesso vale per le scarpe, adattandomi a calzare quelle di cartone compresso invece che di pelle, come il mangiare lattuga e pomodori al posto della carne succulenta, ma l'acqua no, non posso farne merce di compromesso, che di ripieghi non ne esistono.
Ma se al peggio non c'è mai fine, ecco che di peggio c'è: la...fame che c'è del prezioso liquido in ogni prodotto e produzione di mercato.
Quasi ogni prodotto che esce dalle fabbriche si abbevera, nella catena del suo assemblare, di quantità enormi di acqua: per raffreddare, pulire, emulsionare, integrare e tanto altro.
Passare un bene così prezioso, in mano a dei privati, sarebbe come allungare la corda al boia.
E non mi si venga a dire che la concorrenza porterebbe ad una drastica riduzione di prezzo, che comunque non sarebbe più basso di quello che già esiste.
In Italia, oltre a quelli pubblicitari, esistono una miriade di cartelli, intesi come accomodamenti occulti tra gente che si ritrova e si accorda, nel dire:
- «Perché scannarci tra noi? Di polli da spennare ce n'è per tutti, e sono quelli che devono farci le uova, non noi romperle.»
Questi adottano il principio dei vasi comunicanti dove si crea un equilibrio tra contenitori di varia portata, dove i livelli, alla fine, si pareggiano.
Guardiamo solo l'esempio dell'acqua minerale, liscia o gasata che si voglia, che costa uno sproposito per quel che è;
posso bere quella del rubinetto - dove si ha fortuna di avere acquedotti ben rattoppati, e non colabrodo - senza per questo incidere sul bilancio famigliare, specialmente in tempi di vacche magre come questi;
e del "minerale" dell'acqua in bottiglia, nulla ci perdo, che quello lo trovo negli alimenti d'ogni giorno: dalla frutta alla verdura, dai formaggi alle uova e latticini vari.
Ci vogliono...dare a bere che il privato sanerà quelle condotte ridotte a bucarole, e con lo sputo sigilleranno quelle altre;
ma non è vero, perché un conto è la fantasia e altro la realtà: Babbo Natale sarà simpatico, ma non esiste.
Il cane non mena la coda per niente, e i costi devono rientrare: dal rubinetto te la daranno, l'acqua, ma avremo sopra come il tassametro del taxista o il display del benzinaio, e per non ridurci in mutande si dovrà aggiungere, al termine del tubo, un contagocce!
Al posto di quella gran cazzata del ponte di Messina - dove peraltro funziona un sistema di traghetti collaudato e consolidato - non sarebbe meglio studiare un bel progetto, dove il sigillare, riparare e ottimizzare il tubo sia una grande iniziativa dello Stato, come quando si inaugurò, in un fortunato passato, la costruzione di strade e autostrade?
Anche il recuperare le tante vie d'acqua sarebbe da fare, rendendo ancora navigabile una buona parte di quello che era, un tempo, la ramificazione dei tanti fiumi e fiumiciattoli sparsi per la penisola.
Certo, per fare queste opere faraoniche ci vorrebbero "i", non "dei" coglioni, ma si potrebbe almeno tentare, che almeno si creerebbero posti di lavoro e, con l'indotto, si riavvierebbe il volano dell'economia.
Non sono sogni o chimere: oltre ad obbedire e combattere, nella vita bisogna anche credere.
Non ce la si facesse, almeno ai nostri figli potremo dire d'averci provato e che quel che manca lo finiranno loro:
almeno lasciamo qualcosa in dote, non solo debiti.
Dovessimo fallire, usciremo di scena con i titoli di coda che riporteranno le parole dei soldati del settimo bersaglieri - sconfitti ad El Alamein - incisi su una lapide: mancò la fortuna, non il valore.
Non lasciamo in eredità il vivere con l'acqua alla gola;
Il "liquido" nel portafoglio me lo possono pure fare sparire, ma non quello del rubinetto.
L'acqua alla gola, proprio no, solo per doverci annegare dentro.
Io, secondo me...19.03.2010