«Signora, si
spogli!»
La
“Carabiniera” infila il guanto di lattice.
«Non
penserete che nasconda documenti segreti nelle mutande?» prova a sdrammatizzare
l’Anna Maria.
La
“militaressa”, senza capire la sottile ironia, si sgranchisce e fa scroccare le
dita, fasciate dal lattiginoso guanto. Chiude il pugno lasciando sull’attenti
il solo dito medio.
«Chiavette
USB, microschede e memorie elettroniche oggi sono talmente piccole che si
possono infilare dappertutto» ribatte l’”ispettrice”.
L’Anna
Maria Greco forse avrà pensato anche al CD, indovinando dove la tipa si sarebbe
spinta nella ricerca, avendo bene a mente la forma del supporto e la naturale
scanalatura, dove potrebbe essere ospitato!
“Dura
lex, sed lex”: la legge è dura, ma è la legge.
Questo,
in sintesi, il succo del discorso che le fecero i “Rambo” in divisa (una donna
e quattro uomini!), dopo essersi presentati, poco prima della nove di mattina,
in quel di febbraio, nell’anno del Signore 2011.
Tutte
le portinaie e le pettegole del vicinato (migliori delle spie del KGB!) saranno
ancora oggi a raccontarsi di quella muscolare prova di forza bruta e a
malignare che, per tanto casino, qualchhe scheletro nell’armadio l’Anna lo
doveva avere.
«Te
l’avevo detto che nascondeva qualcosa:
quello sguardo fuggente, sempre di fretta, con cartellette e borse piene di
documenti… sicuramente compromettenti! E poi... lavora al Giornale, quel fogliaccio
destroide, dove lavora quel tipo pelato con la zucca da Duce… l’Alessandro
Sallusti, ecco!»
Senza saperlo,
le betoniche, esperte nel farsi i cazzi degli altri, almeno in questo avevano
fatto centro.
L’Anna
era dalla parte sbagliata della barricata, quella avversa ai rossi… e alla
rossa: l’Ilda Boccassini, una toga che contava, nel palazzone di Giustizia di
Milano.
Il
Giornale, aveva riportato una notiziola succulenta, su quella che sentenziava
sui costumi - o dei non costumi - del Berlusca, il satiro depravato, affetto da
priapismo e sempre a caccia delle “patatine”.
La
moralizzatrice, il Savonarola meneghino, fu pescata con la veste alzata, mentre
giocava al dottore con un giornalista di sinistra.
Mica
un pettegolezzo campato in aria, ma riportato in atti giudiziari: un processo,
dove l’Ilda doveva spiegare cosa ci faceva in luogo pubblico con la toga ad
altezza ombelico e un maschietto a occupare lo spazio lasciato -
momentaneamente - libero.
Ora,
se le notizie più goderecce e "porcellose" sono proprio quelli come
lei, a tollerare che escano dalle muffe mura, per ingrossare le ventole che poi
ne spandono merda al mondo, contro quelli che gli stanno antipatici o lo sono
per “amici di merende”, passi.
Ma non
sia mai il contrario!
Occorreva
un atto di terrore, onde scoprire la “gola profonda”, che aveva rivelato quanto
anche gli inquisitori erano votati all’orgasmo del “Dura lex… SEX lex!”.
Sulle
vergogne loro c’è un cartello con un teschio, come quello sulle linee
elettrificate:
“Chi CI
tocca muore!”.
A
tanto, per fortuna, mancando la possibilità di infliggere la pena di morte, non
possono arrivare, ma hanno talmente tanto potere e nessuno “sfogatoio”, che
quando scoppiano fanno massacri.
Contro
l’Anna Maria hanno sventagliato tutta la feròcia che può solo un nido di
calabroni, quando è violato!
Truffatori,
malversatori, ricattatori e spacciatori spesso non hanno pari trattamento.
Ben
cinque armigeri - dicasi cinque - per irrompere in casa di una madre e moglie,
alla buonora.
Un avvertimento…
colpirne uno per educarne cento!
Vergogna,
umiliazione, terrore… tanto bastava: uomo - o donna - avvisato…
Oggi
tocca all’Alessandro prendersi una bella… lavata di capo!
Sallusti
dimostra di non essere stato tra i cento educati e di tenere “Testa de coccio”.
Occorre
provvedere e risvegliare la “Santa Inquisizione”.
Per
farlo, sono tornati a pescare nella spazzatura, riportando a galla putride croste
di formaggio dal fondo della pattumiera.
Roba
vecchia, frattaglie e avanzi da riutilizzare quando manca di meglio, da
cucinare “Pro domo loro”.
Il
nastro del film è riavvolto ancora più indietro nel tempo: febbraio 2007.
Alex
Sallusti era allora Direttore di Libero, che pubblicò un corsivo anonimo, per
cui un giudice (arieccoci!), si sentì diffamato e denunciò per tanto.
Che
avesse torto o ragione, la cosa fu liquidata - come dovrebbe, per cazzate
simili - con una pena pecuniaria, dove generalmente l’entità dovrebbe coprire
ogni qualsivoglia danno fosse stato cagionato, quando provato il reato e la
colpa.
Ebbene
no… colpirne uno per educarne cento!
Botteghe
e toghe oscure vorrebbero affondare il colpo e aggiungere pena detentiva:
quattordici mesi di galera!
Non
sarà forse confermata, ma il segno rimarrà, a futura memoria.
Per le
strade intanto girano liberi criminali della peggior specie, perché nelle
patrie galere non c’è più posto.
Di
tutto e di più, ma hanno l’accortezza di non rompere gli zebedei agli
“Intoccabili”.
Io,
secondo me… così pensa il Bepp… Mister X!!
Io, secondo me... 26.09.2012
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