mercoledì 23 settembre 2009

Santanchè subito

Reagiscono a soli due stimoli, del tipo acceso-spento, on-off, bianco-nero, 0-1;
Sono arrivati con la valigia di cartone, chiusa con lo spago, ma al posto di pane e caciocavallo c'hanno tirato fuori il sacro libercolo, che li rassicura di quanto sono bravi e belli, le istruzioni per l'uso del filo - non interdentale, ma della lama - quattro regolette, elementari quanto loro, da seguire ed imporre "Urbi et orbi", alla città e al mondo, al rimanente di quelli che sono infedeli, cani, scimmie e porci.
Arrivano da noi - nel Nuovo Mondo - e cominciano la distribuzione di specchietti e collanine, l'unica illuminazione che credono noi si capisca;
Con i fogli del regolamento di condominio che gli abbiamo dato c'hanno fatto strati di morbidezza, da portare nel gabinetto di guerra.
Ci hanno restituito il loro, la sharia, il giornalino della parrocchia di provenienza, che vuole riscrivere tutto, partendo addirittura dalla storia del mondo, che la vogliono riveduta e corretta, secondo nuovo editore e edizione.
Sono brutali, volgari, irrispettosi, altezzosi, "sboroni", come dicono a Bologna, ovvero, gradassi, portatori di bullismo da branco.
Prendiamo l'esempio del burqa, il velo integrale: da noi è sgradito e sgradevole, assolutamente estraneo alle abitudini di casa, prigione mobile, ergastolo ambulante, umiliazione unilaterale; insomma: 'na chiavica!
Da noi non ci deve stare, fa schifo, sa di tribù bingo-bongo.
In un mare di vigliacca indifferenza e passiva rassegnazione, c'è chi non si piega alla vaselina e reagisce.
Daniela Santanchè, donna e sommamente attenta ai diritti delle stesse, aveva indetto, a Milano, una manifestazione per la libertà delle donne musulmane e contro il burqa, davanti a quel teatro Ciak, all'interno dell'ex Fabbrica del Vapore dove, a fine '800, si costruivano materiali per le ferrovie, oggi centro culturale e spazio per mostre.
Zotici quanto sono, i più scalmanati "taleban-barbudos" hanno pensato che, alle loro femmine, ci volevano togliere il velo per lasciarle senza buccia, nude come mamma le ha fatte, tant'è che uno, infiammato come uno zolfanello passato sul ruvido, sincopato che pareva un pomodoro maturo, urlava a...squarciagola:
- «Non toccate le nostre donne!»
E che, se gli si toglie anche questo segno di dominanza e prepotente potere, dietro di loro il nulla: con la testa alle stelle, si trovano nelle stalle, ad essere il culo, negli opposti valori della crescita dell'Homo Sapiens Sapiens.
Per trovare dei maestri dell'imballo come loro, si deve andare lontano nel tempo; almeno al tempo dei Faraoni, quando si confezionavano le mummie, avvolgendole nell'equivalente del burqa: ma almeno, gli insaccati, erano già morti, belle che stecchiti.
Qui no: con il lavoro si portano avanti, che ancora la poveretta respira.
Gli imbalsamatori moderni sono gli squinternati di Binallah, la "barbamuffa" sul formaggio andato a male, l'acido del latte rancido, fiaccato dal troppo tempo all'aperto, opprimenti e soffocanti, come la forfora sul capello o il cuscino sulla faccia.
"E qui comando io e questa e casa mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va", così faceva un vecchio ritornello, ma se è vero che comandano, non sono a casa loro, cazzo!
Il rapporto che quei burini hanno con le donne è come quello del "ragno-beduino" con la mosca: una volta prigioniera, la paralizza con il veleno e poi l'avvolge in un bel bozzolo, avviluppante e "burqoso";
sospesa in quel limbo di vita-non-vita, la poveretta attende rassegnata la fine dei giorni, invecchiando in quel coma vigile, a meno che sia consumata prima, secondo i capricci del ragno.
Sono esseri bipedi, all'aspetto somiglianti all'uomo ma, oltre la cotica, c'è il budello con la merenda genetica che un taccagno destino c'ha consegnato, che se guardi meglio ci trovi la crosta con scaglie e squame, callosità formate in quattordici secoli di retromarcia evolutiva.
Alla Santanchè non c'hanno risposto con il muscolo grigio-gelatinoso, ma con il bilanciere tra le gambe:
spintoni, insulti, minacce, e un bel pugno al torace, prima che la polizia bloccasse la mandriallah, impedendo sicuramente tentativi di linciaggio.
Questo in casa nostra, ad invocare rispetto per l'uso delle nostre cose e case, terra, storia e radici, per nostrane e indigene leggi e abitanti;
senza contare considerazione per la "sensibilità", elargita magra a noi e abbondante per gli altri.
Se io vado a casa loro devo mettere la tovaglia in testa a mia moglie, e qui mancherà poco debba fare lo stesso, visto che ci sono state scemette nostre che hanno protestato perché non si vuole il burqini, il tendone da bagno da far indossare, in piscina o in spiaggia, alle donne di proprietà dei talebani importati.
E via il Presepe; e via il Crocefisso; e silenzio alle campane; e a metter in croce le rane e preservativi in testa alla Madonna; attenti a dileggiare il Papa ma prudenti, a non far eguale per il maometto; e a sopportare occupazioni di sprezzanti bovi, che occupano piazze e strade, offrendo fondello e terga in dispetto al nostro sacro, minaccia...velata e possente prova muscolare, a farci prevedere quali sconquassi ci sarebbero qualora decidessero di far sul serio, se non abbassiamo coda e cresta.
L'Istituto culturale islamico di viale Jenner ha denunciato Daniela Santanchè per "turbativa di funzione religiosa autorizzata".
L'azione legale è stata firmata dal direttore del centro, Abdel Shaari, che l'aveva definita "fascista", arrivando alla sparata finale:
- «Non rappresenta nessuno, con me ci sono un milione di musulmani.»
E già, li ha liofilizzati e ridotti ad un dado: se li ributta in acqua ritornano a gonfiarsi in volume, come le sue balle!
Ma il verminaio-Jenner è famoso per l'allevamento di lombrichi.
A far da contrappasso alla schiumarola, ecco la Casa della cultura islamica di Via Padova, un centro moderato che da molti anni opera con iniziative sociali e interreligiose, di cui leggo:
- «Siamo contro ogni violenza», ha detto Mohammed Danova, della direzione della moschea «noi non c'eravamo [...] l'onorevole Santanchè manifestava contro la segregazione delle donne e contro il burqa. Su questo siamo d'accordo e dunque ha la nostra solidarietà [...] poteva venire da noi e può farlo: sarà l'occasione per rimediare a quest'incidente con un dialogo più costruttivo.»
Vediamo di tener separato il grano dal loglio. dall'erbe spinose e dalla tenace gramigna.
Dalle donne di sinistra, silenzio di tomba, ma la talebanizzazione somiglia troppo alla dottrina dei loro nonni e padri politico-ideologici: loro sono asessuate e il burqa l'hanno indossato per un secolo, con le fette di salame sugli occhi, sacrificando ogni femminilità per una rivoluzione, poi abortita nel ventre dell'utopia, fumo d'oppio e cimitero di popoli.
Santanchè - santa - subito!
E al resto di simili bipedi, mi metto la camicia...Brunetta e gli urlo:

- «Annate a morì ammazzati!»


Io, secondo me...23.09.2009

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