domenica 30 gennaio 2011
giovedì 27 gennaio 2011
Sput(t)anieri
«Avanti la prossima, avanti la prossima. Una alla volta!»
Tempo d’assemblaggio, cinque minuti, moltiplicato per sei o sette: tanto sarebbero state le carrozzerie da montare.
Ce la facesse Marchionne, con la sua Fiat, a mantenere un simile ritmo, la sua catena sfornerebbe tante auto da saturare l’intero mercato, non dico nazionale, ma addirittura mondiale.
Peccato che, a dover reggere tale cadenza e offerta di prestazioni, non fosse una fredda macchina ma un vispo e arzillo ultrasettantenne.
Che però deve avere il cuore e il pisello di uno stallone;
o essere imbottito di Viagra o Cialis, quelle pasticche tanto miracolose da far rizzare...anche un morto.
Una...due...cinque, sei, sette...Silvio, hai tutta la mia ammirazione e invidia!!
Io, con una ventina d’anni meno di te, finirei con le coronarie sgonfie, dopo le prime...non dico quante.
Bene: per la Nadia Macrì, Silvio Berlusconi non sarebbe un uomo normale, ma un trapano a percussione, con un sistema di pompaggio più efficace di quello per estrarre il petrolio!
Nemmeno il vecchietto all’ospizio riuscirebbe a riempire un pannolone in così poco tempo, e questo poi solo per incontinenza, mentre il Silvio produrrebbe più spermatozoi in pochi minuti che le zanzare in una stagione ovaiola.
Interrogata per cinque ore, dai Pubblici Ministeri di Milano Pietro Forno e Antonio Sangermano, l'ex escort Nadia Macrì racconta:
« [...] andiamo in un posto, una specie di privé dove c'è un palo piccolino, con le luci da discoteca. Abbiamo fatto il bagno in piscina, dove ci raggiunse il presidente. Nudo. Noi eravamo sei, sette ragazze. Siamo stati tutti quanti insieme a ridere, a scherzare, a toccarci. Poi lui dopo un po' si è avvicinato ad un'altra camera dove c'è un lettino in cui fai i massaggi [...] ogni cinque minuti noi aprivamo la porta e consumavamo il rapporto sessuale.»
Cinque minuti, una botta e via...avanti l’altra; che fottitor superbo!
«[...] fui pagata cinquemila euro, dal presidente direttamente.»
Mike Tyson lo remuneravano per usare i pugni, Totti i piedi, un tennista per le braccia: ognuno per il muscolo che più mostra virilità nel turgore.
Le Macrì, come le D’Addario, sono come le vecchie cassette a nastro: con un lato "A" e - soprattutto - uno "B", oltre alla lingua, che non sempre usano per chiudere le buste.
Detto questo, ognuno adopera quel che di meglio la natura ha donato e se ci fai cinquemila euro a botta, ben vengano!
Nessuna delle “signorine a noleggio” aveva verginità da custodire, né ingenuità da educanda, ma concorrenziale rapacità nell’offerta di grazie, in un mercato ingolfato di domanda.
“Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda”, una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata e, come i panni, si possono indossare nuovamente per altra festa.
Ed oggi, con ago e filo, un buon chirurgo riesce pure a ricostruire ogni virtù deflorata.
La sessualità è cosa privata, quando non esiste violenza né costrizione.
Con il resto, ognuno può portarsi il raccontato al gabinetto - sia esso di grazia o di giustizia - gettandolo nello sciacquone o facendone materia di piacere, come il pieghevole di Palyboy.
Per raccattare tanta pruriginosa paccottiglia, fior di magistratura ha messo in campo tanti mezzi e forze che è come se usassi un missile Cruise per colpire una zanzara;
di tanto, hanno mercificato lavoro d’indagine, che doveva essere materia al vaglio di uomini di legge e non “spu(t)tanieri”, prodotto catarrale di un vecchio tisico sulla pubblica piazza.
Seppure voluminose, quelle centinaia di pagine, hanno consistenza dell’aria in un palloncino.
Hanno scoperto che, in un luogo privato, ci possono scappare una...due...tre...sette scopate.
Libero mercato in libero Stato e, se si devono riaprire case, siano quelle benemerite e chiuse di una volta, dove le uniche cimici sarebbero quelle da grattare via, non dei guardoni, alla “cinque contro uno”.
Dove vige un rapporto di reciproca soddisfazione tra le parti e nessuna violenza, invito a seguire il detto:
«Pensa ai cassi tò!», segui la tua coscienza senza “talebanizzare” la vita d’altri.
Avanti il prossimo.
Io, secondo me...27.01.2011
Tempo d’assemblaggio, cinque minuti, moltiplicato per sei o sette: tanto sarebbero state le carrozzerie da montare.
Ce la facesse Marchionne, con la sua Fiat, a mantenere un simile ritmo, la sua catena sfornerebbe tante auto da saturare l’intero mercato, non dico nazionale, ma addirittura mondiale.
Peccato che, a dover reggere tale cadenza e offerta di prestazioni, non fosse una fredda macchina ma un vispo e arzillo ultrasettantenne.
Che però deve avere il cuore e il pisello di uno stallone;
o essere imbottito di Viagra o Cialis, quelle pasticche tanto miracolose da far rizzare...anche un morto.
Una...due...cinque, sei, sette...Silvio, hai tutta la mia ammirazione e invidia!!
Io, con una ventina d’anni meno di te, finirei con le coronarie sgonfie, dopo le prime...non dico quante.
Bene: per la Nadia Macrì, Silvio Berlusconi non sarebbe un uomo normale, ma un trapano a percussione, con un sistema di pompaggio più efficace di quello per estrarre il petrolio!
Nemmeno il vecchietto all’ospizio riuscirebbe a riempire un pannolone in così poco tempo, e questo poi solo per incontinenza, mentre il Silvio produrrebbe più spermatozoi in pochi minuti che le zanzare in una stagione ovaiola.
Interrogata per cinque ore, dai Pubblici Ministeri di Milano Pietro Forno e Antonio Sangermano, l'ex escort Nadia Macrì racconta:
« [...] andiamo in un posto, una specie di privé dove c'è un palo piccolino, con le luci da discoteca. Abbiamo fatto il bagno in piscina, dove ci raggiunse il presidente. Nudo. Noi eravamo sei, sette ragazze. Siamo stati tutti quanti insieme a ridere, a scherzare, a toccarci. Poi lui dopo un po' si è avvicinato ad un'altra camera dove c'è un lettino in cui fai i massaggi [...] ogni cinque minuti noi aprivamo la porta e consumavamo il rapporto sessuale.»
Cinque minuti, una botta e via...avanti l’altra; che fottitor superbo!
«[...] fui pagata cinquemila euro, dal presidente direttamente.»
Mike Tyson lo remuneravano per usare i pugni, Totti i piedi, un tennista per le braccia: ognuno per il muscolo che più mostra virilità nel turgore.
Le Macrì, come le D’Addario, sono come le vecchie cassette a nastro: con un lato "A" e - soprattutto - uno "B", oltre alla lingua, che non sempre usano per chiudere le buste.
Detto questo, ognuno adopera quel che di meglio la natura ha donato e se ci fai cinquemila euro a botta, ben vengano!
Nessuna delle “signorine a noleggio” aveva verginità da custodire, né ingenuità da educanda, ma concorrenziale rapacità nell’offerta di grazie, in un mercato ingolfato di domanda.
“Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda”, una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata e, come i panni, si possono indossare nuovamente per altra festa.
Ed oggi, con ago e filo, un buon chirurgo riesce pure a ricostruire ogni virtù deflorata.
La sessualità è cosa privata, quando non esiste violenza né costrizione.
Con il resto, ognuno può portarsi il raccontato al gabinetto - sia esso di grazia o di giustizia - gettandolo nello sciacquone o facendone materia di piacere, come il pieghevole di Palyboy.
Per raccattare tanta pruriginosa paccottiglia, fior di magistratura ha messo in campo tanti mezzi e forze che è come se usassi un missile Cruise per colpire una zanzara;
di tanto, hanno mercificato lavoro d’indagine, che doveva essere materia al vaglio di uomini di legge e non “spu(t)tanieri”, prodotto catarrale di un vecchio tisico sulla pubblica piazza.
Seppure voluminose, quelle centinaia di pagine, hanno consistenza dell’aria in un palloncino.
Hanno scoperto che, in un luogo privato, ci possono scappare una...due...tre...sette scopate.
Libero mercato in libero Stato e, se si devono riaprire case, siano quelle benemerite e chiuse di una volta, dove le uniche cimici sarebbero quelle da grattare via, non dei guardoni, alla “cinque contro uno”.
Dove vige un rapporto di reciproca soddisfazione tra le parti e nessuna violenza, invito a seguire il detto:
«Pensa ai cassi tò!», segui la tua coscienza senza “talebanizzare” la vita d’altri.
Avanti il prossimo.
Io, secondo me...27.01.2011
giovedì 20 gennaio 2011
Patatina bollente
Collodi, da un pezzo di legno ne cavò un capolavoro: Pinocchio, con l’indimenticabile inizio dove il falegname Mastro Ciliegia, trovato un tronchetto che rideva e piangeva come un bambino, lo regalò a Geppetto, che ne scolpì burattino per compagnia;
dal legno, anche il regista Ermanno Olmi trovò ispirazione, per un film bello e struggente:
l'albero degli zoccoli.
Oggi prosegue l’arte dell’intaglio ma, ai burattini, s’accoppiano le zoccole.
La migliore di quelle è come la galleria per il treno: ariosa e aperta per tanto passaggio e gli scambi sono altra cosa, che quelli dei binari.
Alla Maria Teresa Goretti, santificata per essersi fatta accoppare, piuttosto che rinunciare alla virtù, ecco sopravvenire le edizioni, rivedute corrette ed aggiornate, di quelle che, mostrando pollice e indice uniti, erano a consacrare esclusivo possesso, da “L’utero è mio e me lo gestisco io!” per finire con l’annunciazione della “Passera al potere!”;
preferito a “Potere al popolo!” dove, a confronto, il sol dell’avvenire era irraggiungibile rispetto al “Cchiú pilu pè tutti”, quello che pare abbia miglior referenze per sovvertire la legge di Archimede, dove si vuole sia la leva a far forza.
Al "Datemi una leva e vi solleverò il mondo" si oppone il "Tira pusse un pel de vaca che un car de boeu", tira di più un pelo di f**a che un carro di buoi!!
La Storia del mondo - quella con la “s” maiuscola - da sempre ha provato che, al vero che dietro un grande uomo c’è sempre una gran donna, spesso pure era gran gnocca!
Mai sapremo abbastanza, di quanto tanto pelo abbia invero mosso buoi e cavalli, e sopra questi eserciti tirati da quel filo, spesso invisibile ma onnipresente.
Senza di quello, Cleopatra non sarebbe riuscita a far litigare il bell’Antonio con Ottaviano, risparmiandogli una manica di botte e Giuseppina a mandare Napoleone suo a far danni in giro per l’Europa, per potersi far tenere caldo il letto dallo stallone di turno, mentre il poveretto era al fronte.
Mai detto fu più azzeccato, nel dire che la verità sta nel mezzo, quel che, giustificato dal fine, ne ha fatto arte più antica e l’etichetta porta secondo a chi ci è attaccata;
da “accompagnatrice” a “escort”, se sei d’alto bordo;
puttana, battona, zoccola, sguangia, baldracca, bagascia, troia, sgualdrina e via dicendo, se la marchetta è con poveracci.
Comunque sia: il mercato delle vacche, dove il capo migliore se lo aggiudica chi ha più da investire.
Con la differenza che le peggio conciate magari sono costrette, dalla necessità piuttosto che dal pappone, mentre quelle che bazzicano con i danarosi lo fanno perché “L’utero è mio e me lo gestisco io, perché la passera vicina al potere porta grana!”.
Qui non siamo alla disperazione, a darla via per il tozzo di pane;
queste lo fanno per la regola della resa in multiproprietà: “Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda”, una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata!
A questi livelli non esistono verginelle e una Maria Goretti non si vede manco in fotografia.
Le bustarelle con i quattrini sono per un tanto al chilo, e quelle ci si buttano sopra con la frase d’abbondanza del salumaio quando incarta il prosciutto:
«Papino, fa tremila euro: che faccio lascio?»
Poi ci sono le varianti sul tema: da un Marrazzo, che predilige il brivido del dare-avere, si passa ad un Sircana, che invece si accontentava di un solo lato della cosa.
Senza contare la prestazione da stallone di razza, che fu dell'allora deputato dell'Udc Cosimo Mele, cinquantenne, pugliese, sposato e con moglie incinta, che si fece trovare a fare mucchio con due prostitute e contorno di droga.
E si parla di briciole, croste di pane: non conosceremo mai l’identità di “chiappe d’oro”, l’Onorevole Eccellenza di cui parlarono alcuni Trans del giro-Marrazzo;
un paio di ammazzati del giro, il messaggio ricevuto ed ecco messa a tacere la faccenda: tante altre chiappe d’oro che ora dormono sonni tranquilli, “Onorevoli” od “Eminenze” che magari ora stanno a pontificare e far prediche contro l’uso chi, a par loro, ha avuto solo la sfiga di approvvigionarsi a stesso mercato, ma di non rientrare nel giro della “specie protetta”.
Interesse vuole che oggi può capitare che spesso sia la vacca a salire in cattedra e fissare prezzo di mercato.
Ma così è, dove la legge e la sentenza è comodo portarla fuori dai palazzi di giustizia, sulla piazza e sotto i riflettori, dove è più facile far risaltare il grigiore e allontanare quell’aria di muffa e di stantio che regna negli anfratti e negli angoli bui di una giustizia gelosa del proprio immacolato, ma generosa nel badilare merda nei ventilarori.
«La magistratura è la più grande minaccia allo Stato italiano»;
Il sito di Julian Assange, Wikileaks, accettata incondizionatamente come la bibbia di questo millennio, vorrebbe scritto, su documenti riservati e secretati, da Ronald Spogli, a suo tempo ambasciatore americano a Roma;
Parlato dell’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema.
Ecco che, d’improvviso, quanto adorato come sorgente di verità rivelata, ora che si ritorce, subito è rinnegata:
«Accanto ad osservazioni ovvie su fughe di notizie e intercettazioni, è riportato un giudizio abnorme sulla magistratura che non ho mai pronunciato, che non corrisponde al mio pensiero e che evidentemente all’epoca è stato frutto di un fraintendimento tra l’ambasciatore Spogli e me.»
Ma Wikileaks non era Vangelo?
A chi allora il separare grano dal loglio, vero dal falso, il giusto dall’ingiusto?
Una bella gatta da pelare: una...patatina bollente!
Io, secondo me...20.01.2011
dal legno, anche il regista Ermanno Olmi trovò ispirazione, per un film bello e struggente:
l'albero degli zoccoli.
Oggi prosegue l’arte dell’intaglio ma, ai burattini, s’accoppiano le zoccole.
La migliore di quelle è come la galleria per il treno: ariosa e aperta per tanto passaggio e gli scambi sono altra cosa, che quelli dei binari.
Alla Maria Teresa Goretti, santificata per essersi fatta accoppare, piuttosto che rinunciare alla virtù, ecco sopravvenire le edizioni, rivedute corrette ed aggiornate, di quelle che, mostrando pollice e indice uniti, erano a consacrare esclusivo possesso, da “L’utero è mio e me lo gestisco io!” per finire con l’annunciazione della “Passera al potere!”;
preferito a “Potere al popolo!” dove, a confronto, il sol dell’avvenire era irraggiungibile rispetto al “Cchiú pilu pè tutti”, quello che pare abbia miglior referenze per sovvertire la legge di Archimede, dove si vuole sia la leva a far forza.
Al "Datemi una leva e vi solleverò il mondo" si oppone il "Tira pusse un pel de vaca che un car de boeu", tira di più un pelo di f**a che un carro di buoi!!
La Storia del mondo - quella con la “s” maiuscola - da sempre ha provato che, al vero che dietro un grande uomo c’è sempre una gran donna, spesso pure era gran gnocca!
Mai sapremo abbastanza, di quanto tanto pelo abbia invero mosso buoi e cavalli, e sopra questi eserciti tirati da quel filo, spesso invisibile ma onnipresente.
Senza di quello, Cleopatra non sarebbe riuscita a far litigare il bell’Antonio con Ottaviano, risparmiandogli una manica di botte e Giuseppina a mandare Napoleone suo a far danni in giro per l’Europa, per potersi far tenere caldo il letto dallo stallone di turno, mentre il poveretto era al fronte.
Mai detto fu più azzeccato, nel dire che la verità sta nel mezzo, quel che, giustificato dal fine, ne ha fatto arte più antica e l’etichetta porta secondo a chi ci è attaccata;
da “accompagnatrice” a “escort”, se sei d’alto bordo;
puttana, battona, zoccola, sguangia, baldracca, bagascia, troia, sgualdrina e via dicendo, se la marchetta è con poveracci.
Comunque sia: il mercato delle vacche, dove il capo migliore se lo aggiudica chi ha più da investire.
Con la differenza che le peggio conciate magari sono costrette, dalla necessità piuttosto che dal pappone, mentre quelle che bazzicano con i danarosi lo fanno perché “L’utero è mio e me lo gestisco io, perché la passera vicina al potere porta grana!”.
Qui non siamo alla disperazione, a darla via per il tozzo di pane;
queste lo fanno per la regola della resa in multiproprietà: “Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda”, una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata!
A questi livelli non esistono verginelle e una Maria Goretti non si vede manco in fotografia.
Le bustarelle con i quattrini sono per un tanto al chilo, e quelle ci si buttano sopra con la frase d’abbondanza del salumaio quando incarta il prosciutto:
«Papino, fa tremila euro: che faccio lascio?»
Poi ci sono le varianti sul tema: da un Marrazzo, che predilige il brivido del dare-avere, si passa ad un Sircana, che invece si accontentava di un solo lato della cosa.
Senza contare la prestazione da stallone di razza, che fu dell'allora deputato dell'Udc Cosimo Mele, cinquantenne, pugliese, sposato e con moglie incinta, che si fece trovare a fare mucchio con due prostitute e contorno di droga.
E si parla di briciole, croste di pane: non conosceremo mai l’identità di “chiappe d’oro”, l’Onorevole Eccellenza di cui parlarono alcuni Trans del giro-Marrazzo;
un paio di ammazzati del giro, il messaggio ricevuto ed ecco messa a tacere la faccenda: tante altre chiappe d’oro che ora dormono sonni tranquilli, “Onorevoli” od “Eminenze” che magari ora stanno a pontificare e far prediche contro l’uso chi, a par loro, ha avuto solo la sfiga di approvvigionarsi a stesso mercato, ma di non rientrare nel giro della “specie protetta”.
Interesse vuole che oggi può capitare che spesso sia la vacca a salire in cattedra e fissare prezzo di mercato.
Ma così è, dove la legge e la sentenza è comodo portarla fuori dai palazzi di giustizia, sulla piazza e sotto i riflettori, dove è più facile far risaltare il grigiore e allontanare quell’aria di muffa e di stantio che regna negli anfratti e negli angoli bui di una giustizia gelosa del proprio immacolato, ma generosa nel badilare merda nei ventilarori.
«La magistratura è la più grande minaccia allo Stato italiano»;
Il sito di Julian Assange, Wikileaks, accettata incondizionatamente come la bibbia di questo millennio, vorrebbe scritto, su documenti riservati e secretati, da Ronald Spogli, a suo tempo ambasciatore americano a Roma;
Parlato dell’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema.
Ecco che, d’improvviso, quanto adorato come sorgente di verità rivelata, ora che si ritorce, subito è rinnegata:
«Accanto ad osservazioni ovvie su fughe di notizie e intercettazioni, è riportato un giudizio abnorme sulla magistratura che non ho mai pronunciato, che non corrisponde al mio pensiero e che evidentemente all’epoca è stato frutto di un fraintendimento tra l’ambasciatore Spogli e me.»
Ma Wikileaks non era Vangelo?
A chi allora il separare grano dal loglio, vero dal falso, il giusto dall’ingiusto?
Una bella gatta da pelare: una...patatina bollente!
Io, secondo me...20.01.2011
lunedì 17 gennaio 2011
sabato 15 gennaio 2011
JEanSUS
Gli sputi, le botte e le nerbate, le spine e i chiodi e fortuna che poi è morto in fretta, altrimenti gli avrebbero spezzato pure le gambe!
Conciato peggio che una bistecca sotto il pestacarne, allora il poveretto avrà pensato d’essere al capolinea: peggio di così...si muore.
Ma ha avuto la cattiva pensata di resuscitare e da lì i guai sono continuati;
se ne fosse stato schiscio schiscio, come si suol dire in Lombardia, ovvero, tranquillo nel suo bel sepolcro, si sarebbe risparmiato il seguito.
Beh, a dir il vero, per un paio di millenni la cosa è durata: chi avesse osato tanto quanto oggi, avrebbe visto la testina rotolare a terra o il culo riscaldato dalle fiamme;
ma i tempi cambiano, ci si evolve, ci si umanizza, si diventa sempre più civili.
Bruciare il corpo per salvare l’anima non è più di moda, almeno, da noi.
Basta stare attenti a non sbagliare bersaglio, magari con qualche vignetta irridente ad altro profeta, e tutto fila liscio come l’olio;
anzi: dimostri d’essere moderno, all’avanguardia, d’ampie vedute, di non puzzare d’incenso e sagrestia.
Ecco allora fare a gara, a riprendere il poveretto, che di croce ne ha portata una ma bella grande e il gioco è fatto.
Lo getti dalla finestra, lo fai diventare verde e lo raffiguri come una rana o lo fai diventare donna, con la schiena rivolta a chi guarda, lo metti nell’urina o gli infili un bel preservativo in testa - et voilà! – il mondo accademico applaude all’artista, al genio, all’intellettuale, all’incompreso, che precorre i tempi e guarda avanti, dove le talpe non arrivano.
Povero Jesus nostro!
Cominciano le danze.
Avendone probabilmente in abbondanza, per il pannolone ed oltre, ecco l’Andres Serrano, fotografo statunitense, che nel 1987 comincia con “Piss Christ”, Cristo di piscio:
la raffigurazione di un piccolo crocefisso di plastica, immerso in un bicchiere di vetro contenente minzione d'autore.
Alla mezza sega - siamo nel 1990 - segue la mezza calzetta.
Martin Kippenberge alla crocetta infilzò una rana e la espose al Museion, il museo di arte contemporanea di Bolzano;
L’anfibio stringe nella mano destra un boccale di birra e nella mano sinistra un uovo.
Vorrebbe rappresentare l’uomo ridotto ad animale, che beve fino all’abbrutimento, che non riesce a liberarsi dalla croce dell’alcool vissuto come piaga;
lo spaccato di una società che appare perfetta, ma che in realtà è ipocrita che, alla fine giornata, si abbrutisce di birra nei bar, si lascia andare alle battutacce sul sesso ed a frasi sconce.
L’uovo rappresenterebbe la perfezione tradita. Sarebbe bastata una frittata;
e il nostro pataccaro vorrebbe convincere ad ingoiare; più che il rospo, la rana.
E poi, il tocco finale: Kippenberger condanna una società che da una parte si dice cristiana e che dall’altra, proprio sotto o davanti al Cristo che dice di venerare, riesce ad esprimere solo il peggio di sé.
C’è riuscito!
A rimorchio della moda, arriva la donna crocifissa, di Maurizio Cattelan: di schiena, all’interno di una cassa di legno, attaccata alla parete esterna di un’ex sinagoga, a circa quattro metri d’altezza dal suolo.
Ad agitare le acque prosegue Adel Smith, presidente dell'Unione musulmani d'Italia, lanciando dalla finestra il crocifisso della stanza dell'ospedale dove, nel dicembre 2003, era ricoverata la madre.
Forse la vecchia era impressionabile, e lui temeva che gli venisse un accidente.
Visto il preludio, facile immaginare che ogni diga rompe gli argini e qualunque cazzone di passaggio ha mano libera, come gli Unni che, una volta travolto le difese d’ogni presidio, si danno al saccheggio e agli stupri.
Ecco sfilare l’opera “Sacred love”: il cristo coperto da un condom.
Si vorrebbe spacciare per una forma educativa: riflessione sul tema condom e prevenzione dell'Aids;
Beh, l’artista (sic!) poteva infilarci la sua, di testa e, per i simili, mi basta applicare la raccomandazione più calzante: se li conosci, li eviti!
La più vicina a noi, in termini temporali, è il Topolino crocifisso: la statua, esposta in un centro commerciale di Pechino, il Beijing's Luxury Yintai Shopping Mall.
Commento dell’intellettualoide di turno, di quelli che riuscirebbero a vedere l’immensità nel buco fatto in una tela da sacco: “A migliore sintesi della cultura americana”.
Ciumbia, che raffinatezza: si sarebbe dovuto mettere i diritti d’autore, sul legno della croce; sai quanti soldi si sarebbero fatti, affittando lo spazio!
L’ultimissima, fresca di giornata: un gigantesco cartellone di dieci metri per dieci, con un Cristo in croce le cui ultime parole sono state raccolte dall’ennesimo evangelista, il Carlo Chionna, stilista bolognese.
Sotto la croce, avrebbe sentito il delirio dell’agonia:
«Perdona loro perché non sanno quello che indossano.»
Buono è che non ha fatto a tempo ad infilare al buon Gesù un paio di Jeans o di mutandine Cagi.
«Voglio difendere il Made in Italy, dove gli artigiani dell’abbigliamento sarebbero in braghe di tela, nell’indifferenza e nel menefreghismo totale.
Il classico sistema di buttare la vecchina sotto il tram, invece che aiutarla ad attraversare le rotaie, che tutto è buono per emergere dall’omologazione.
Potrei finire qui, che è solo una miseria di raccontato, in rapporto alla gran massa di merda e merdaioli, che si raccolgono attorno al dolore della croce.
Ma voglio andare fino in fondo, in questo letamaio dove tanti scarafaggi razzolano.
Raccogliendo tanta melassa, sono venuto a conoscere che le fogne sono traboccate, dove mercati “on line” offrono “giocattoli sessuali” a forma...vediamo il catalogo:
vibratore Gesù crocifisso;
vibratore Maria vergine...
la Vergine Maria, come ogni donna elegante, sa che c’è una Seconda Venuta. E una terza. E una quarta. Dunque, dai alla Vergine Fortunata quello che vuole! E puoi scommetterci che non sarà una cosa immacolata;
vibratore Gesù bambino:
Quando ti sei svegliata stamattina sapevi che qualcosa mancava nella tua vita. Non era la macchina nuova, il lavoro nuovo o un ragazzo, ma il tappo da [non lo dico, che anche con il mio stomaco trabocco] del Bambin Gesù.
Dell’ultimo pezzo non me ne glorio, ma si deve sapere con chi abbiamo a che fare, dove pure nel bidone delle immondizie c’è chi trova di che sfamarsi.
Sfido questo liquame umano a fare “arte” usando anche materiale tratto dal Corano, estensori ed interpreti.
Sarò felice di vedere le loro teste profondere altrettanto, prima di trovarmele a rotolare tra i piedi!
Io, secondo me...14.01.2011
Conciato peggio che una bistecca sotto il pestacarne, allora il poveretto avrà pensato d’essere al capolinea: peggio di così...si muore.
Ma ha avuto la cattiva pensata di resuscitare e da lì i guai sono continuati;
se ne fosse stato schiscio schiscio, come si suol dire in Lombardia, ovvero, tranquillo nel suo bel sepolcro, si sarebbe risparmiato il seguito.
Beh, a dir il vero, per un paio di millenni la cosa è durata: chi avesse osato tanto quanto oggi, avrebbe visto la testina rotolare a terra o il culo riscaldato dalle fiamme;
ma i tempi cambiano, ci si evolve, ci si umanizza, si diventa sempre più civili.
Bruciare il corpo per salvare l’anima non è più di moda, almeno, da noi.
Basta stare attenti a non sbagliare bersaglio, magari con qualche vignetta irridente ad altro profeta, e tutto fila liscio come l’olio;
anzi: dimostri d’essere moderno, all’avanguardia, d’ampie vedute, di non puzzare d’incenso e sagrestia.
Ecco allora fare a gara, a riprendere il poveretto, che di croce ne ha portata una ma bella grande e il gioco è fatto.
Lo getti dalla finestra, lo fai diventare verde e lo raffiguri come una rana o lo fai diventare donna, con la schiena rivolta a chi guarda, lo metti nell’urina o gli infili un bel preservativo in testa - et voilà! – il mondo accademico applaude all’artista, al genio, all’intellettuale, all’incompreso, che precorre i tempi e guarda avanti, dove le talpe non arrivano.
Povero Jesus nostro!
Cominciano le danze.
Avendone probabilmente in abbondanza, per il pannolone ed oltre, ecco l’Andres Serrano, fotografo statunitense, che nel 1987 comincia con “Piss Christ”, Cristo di piscio:
la raffigurazione di un piccolo crocefisso di plastica, immerso in un bicchiere di vetro contenente minzione d'autore.
Alla mezza sega - siamo nel 1990 - segue la mezza calzetta.
Martin Kippenberge alla crocetta infilzò una rana e la espose al Museion, il museo di arte contemporanea di Bolzano;
L’anfibio stringe nella mano destra un boccale di birra e nella mano sinistra un uovo.
Vorrebbe rappresentare l’uomo ridotto ad animale, che beve fino all’abbrutimento, che non riesce a liberarsi dalla croce dell’alcool vissuto come piaga;
lo spaccato di una società che appare perfetta, ma che in realtà è ipocrita che, alla fine giornata, si abbrutisce di birra nei bar, si lascia andare alle battutacce sul sesso ed a frasi sconce.
L’uovo rappresenterebbe la perfezione tradita. Sarebbe bastata una frittata;
e il nostro pataccaro vorrebbe convincere ad ingoiare; più che il rospo, la rana.
E poi, il tocco finale: Kippenberger condanna una società che da una parte si dice cristiana e che dall’altra, proprio sotto o davanti al Cristo che dice di venerare, riesce ad esprimere solo il peggio di sé.
C’è riuscito!
A rimorchio della moda, arriva la donna crocifissa, di Maurizio Cattelan: di schiena, all’interno di una cassa di legno, attaccata alla parete esterna di un’ex sinagoga, a circa quattro metri d’altezza dal suolo.
Ad agitare le acque prosegue Adel Smith, presidente dell'Unione musulmani d'Italia, lanciando dalla finestra il crocifisso della stanza dell'ospedale dove, nel dicembre 2003, era ricoverata la madre.
Forse la vecchia era impressionabile, e lui temeva che gli venisse un accidente.
Visto il preludio, facile immaginare che ogni diga rompe gli argini e qualunque cazzone di passaggio ha mano libera, come gli Unni che, una volta travolto le difese d’ogni presidio, si danno al saccheggio e agli stupri.
Ecco sfilare l’opera “Sacred love”: il cristo coperto da un condom.
Si vorrebbe spacciare per una forma educativa: riflessione sul tema condom e prevenzione dell'Aids;
Beh, l’artista (sic!) poteva infilarci la sua, di testa e, per i simili, mi basta applicare la raccomandazione più calzante: se li conosci, li eviti!
La più vicina a noi, in termini temporali, è il Topolino crocifisso: la statua, esposta in un centro commerciale di Pechino, il Beijing's Luxury Yintai Shopping Mall.
Commento dell’intellettualoide di turno, di quelli che riuscirebbero a vedere l’immensità nel buco fatto in una tela da sacco: “A migliore sintesi della cultura americana”.
Ciumbia, che raffinatezza: si sarebbe dovuto mettere i diritti d’autore, sul legno della croce; sai quanti soldi si sarebbero fatti, affittando lo spazio!
L’ultimissima, fresca di giornata: un gigantesco cartellone di dieci metri per dieci, con un Cristo in croce le cui ultime parole sono state raccolte dall’ennesimo evangelista, il Carlo Chionna, stilista bolognese.
Sotto la croce, avrebbe sentito il delirio dell’agonia:
«Perdona loro perché non sanno quello che indossano.»
Buono è che non ha fatto a tempo ad infilare al buon Gesù un paio di Jeans o di mutandine Cagi.
«Voglio difendere il Made in Italy, dove gli artigiani dell’abbigliamento sarebbero in braghe di tela, nell’indifferenza e nel menefreghismo totale.
Il classico sistema di buttare la vecchina sotto il tram, invece che aiutarla ad attraversare le rotaie, che tutto è buono per emergere dall’omologazione.
Potrei finire qui, che è solo una miseria di raccontato, in rapporto alla gran massa di merda e merdaioli, che si raccolgono attorno al dolore della croce.
Ma voglio andare fino in fondo, in questo letamaio dove tanti scarafaggi razzolano.
Raccogliendo tanta melassa, sono venuto a conoscere che le fogne sono traboccate, dove mercati “on line” offrono “giocattoli sessuali” a forma...vediamo il catalogo:
vibratore Gesù crocifisso;
vibratore Maria vergine...
la Vergine Maria, come ogni donna elegante, sa che c’è una Seconda Venuta. E una terza. E una quarta. Dunque, dai alla Vergine Fortunata quello che vuole! E puoi scommetterci che non sarà una cosa immacolata;
vibratore Gesù bambino:
Quando ti sei svegliata stamattina sapevi che qualcosa mancava nella tua vita. Non era la macchina nuova, il lavoro nuovo o un ragazzo, ma il tappo da [non lo dico, che anche con il mio stomaco trabocco] del Bambin Gesù.
Dell’ultimo pezzo non me ne glorio, ma si deve sapere con chi abbiamo a che fare, dove pure nel bidone delle immondizie c’è chi trova di che sfamarsi.
Sfido questo liquame umano a fare “arte” usando anche materiale tratto dal Corano, estensori ed interpreti.
Sarò felice di vedere le loro teste profondere altrettanto, prima di trovarmele a rotolare tra i piedi!
Io, secondo me...14.01.2011
giovedì 13 gennaio 2011
FINIamola
Si, un pochino il fiato mi manca: sarà per la puzza che sale e non è certo di violetta.
« L'Italia è sul punto dell’asfissia e ha bisogno di convergenze.»
Quando la faccia è come il...quello che ha tentato il taglio del tubo dell’ossigeno ora vorrebbe farsi credere soccorritore!
Certo la tolla deve abbondare, su tanto grugno.
Convergenze una beata fava!!!
C’hai provato, ad accoppare il vecchio, il Berlusca, credendo che fosse il flebo che lo teneva in vita, ma è andata male:
nessuno si è preso la responsabilità di soffocarlo con il cuscino e fregargli l’eredità, e il figlioletto frettoloso si è trovato trombato.
Eccolo, il Fini, il Gianfranco: il delfino, ora acciughina, da dare in pasto alle foche del circo.
«Il governo è paralizzato, ma sono magnanimo: superiamo lo scontro dei mesi scorsi...per il bene dell'Italia.»
Il bene dell’Italia?
Ambizioso, permaloso, presuntuoso oltre ogni dire, vendicativo quanto mai: a tutto questo ha anteposto l’Italia, pur di affogare nell’acido della sua bile il bersaglio di turno;
peccato per lui che il vissuto del Silvio gli ha formato spessore e callo alla cotica, tanto da far spezzare i canini al Gianfry.
Come un cecchino, veterano di mille agguati, ben si è guardato di abbandonare la postazione favorevole, da dove poter sparare alla selvaggina, da quella di pelo politico a quella di penna, inteso come giornalistica.
Come un calcolo ben incarognito, si è fermato dove l’ostruire faceva più male: sulla poltrona del Presidente della Camera, supremo direttore dei lavori, come un vigile in un incrocio trafficato;
ad un segnale tutto scorreva, altrimenti l’ingorgo era assicurato.
Poi parla di Governo paralizzato, dove le bastonate sulla spina dorsale le ha date lui!
Per fregare la corona ha buttato il paese nel caos più assoluto, legandolo con lacci e laccioli, proprio mentre da tante parti la stretta al collo di un’economia globale mostrava...la corda.
«Serve un patto per l'emergenza», dice ora.
Perché, prima cosa era: la festa della befana?
Già, dimenticavo: ora che è sdentato e deve masticare il pancotto al posto della carne, il volpone vorrebbe che le galline non se lo mangino, assieme al pastone.
«Il paese è fermo e sfiduciato», ancora insiste.
‘azzarola: certo che tu sul freno a mano e alla fiducia ti ci eri buttato, quando pensavi di avere le palle, per fare lo sborone!
«Rivolgo la proposta a tutti, maggioranza e opposizione», prosegue l’ibrido tra Caino e Bruto;
Visto che ormai per tutti è diventato un osso senza ciccia, ora vorrebbe dare a credere d’essere buono a fare altro e non solo da gettare al cane;
e poi, dopo aver cannato le “idi di marzo”, per l’augusto Cesare-Silvio-Berlusca, vorrebbe evitare le sue: quelle di febbraio.
Per il prossimo 2 di quel mese, infatti, è fissata l’udienza per discutere la richiesta d’archiviazione o meno per truffa aggravata, riguardo alla cessione della casa di Montecarlo;
di proprietà dell’allora Alleanza Nazionale, fu svenduta ad una società off-shore per una frazione del suo valore di mercato, rivenduta ad altra con un margine di nulla e dove una prova documentale porta firma come affittuario e proprietario del cognatino suo: il Tulliani, Gianfranco pure lui.
Famiglia questa che si è appiccicata a lui come un francobollo sulla busta, e la saliva che fa da collante si chiama Elisabetta, sua attuale compagna.
Francesca Frau, mammetta della Eli e Gianfrancuccio Tulliani, si cuccò un lucroso contratto in Rai, grazie alle abbondanti schizzate d’olio lubrificante che il Fini spruzzò sugli ingranaggi.
La società At Media (Absolute Television Media, per un percento del 51 della mammina d’oro, fondata soltanto nel 2009, proprio nella stagione aveva ottenuto un bel contratto: per assicurare in appalto esterno - in una trasmissione che in precedenza era stata interamente prodotta dalla Rai - lo spazio «Per capirti», dedicato al contrasto tra genitori e figli, aveva concordato un compenso di 8.120 euro a puntata che, moltiplicati per le 183 puntate previste, arrivava ad un milione e mezzo d’euro
Niente male, per una che di palinsesti e programmi ne capiva ‘na mazza, che mai neppure aveva fatto da garzone nel raccogliere cartacce nell’ambiente.
Con i soldi, quel che porta all’orgasmo è anche il potere, e il nostro, che si ricicla oggi come salvatore della Patria, portò ad eccitazione e godimento.
«Elezioni: rischiosissime», ammonisce il Fini.
D’accordo. Ma per chi?
Non è come di un perdente, che da una foresta si ritrova a predicare nel deserto.
Se i saloni della politica sono assimilati a mercato delle vacche, dove s’intrecciano le urla di chi offre e chi acquista, pure possiamo pensare ai mercenari: fanno a botte per te solo se li paghi.
Forse se il cognatino vende la casa di Montecarlo e la Ferrari, e la mamma acquisita scuce qualcosa di quanto ramazzato in Rai, forse il Gianfranco riuscirà ancora a pagare qualcuno;
magari, se non Conan, almeno Brancaleone.
Se proprio, gli rimane Bocchino.
Per gli italiani, c’è solo una via di salvezza, ovvero, svuotare il pitale al grido di...FINIamola!
Io, secondo me...12.01.2011
« L'Italia è sul punto dell’asfissia e ha bisogno di convergenze.»
Quando la faccia è come il...quello che ha tentato il taglio del tubo dell’ossigeno ora vorrebbe farsi credere soccorritore!
Certo la tolla deve abbondare, su tanto grugno.
Convergenze una beata fava!!!
C’hai provato, ad accoppare il vecchio, il Berlusca, credendo che fosse il flebo che lo teneva in vita, ma è andata male:
nessuno si è preso la responsabilità di soffocarlo con il cuscino e fregargli l’eredità, e il figlioletto frettoloso si è trovato trombato.
Eccolo, il Fini, il Gianfranco: il delfino, ora acciughina, da dare in pasto alle foche del circo.
«Il governo è paralizzato, ma sono magnanimo: superiamo lo scontro dei mesi scorsi...per il bene dell'Italia.»
Il bene dell’Italia?
Ambizioso, permaloso, presuntuoso oltre ogni dire, vendicativo quanto mai: a tutto questo ha anteposto l’Italia, pur di affogare nell’acido della sua bile il bersaglio di turno;
peccato per lui che il vissuto del Silvio gli ha formato spessore e callo alla cotica, tanto da far spezzare i canini al Gianfry.
Come un cecchino, veterano di mille agguati, ben si è guardato di abbandonare la postazione favorevole, da dove poter sparare alla selvaggina, da quella di pelo politico a quella di penna, inteso come giornalistica.
Come un calcolo ben incarognito, si è fermato dove l’ostruire faceva più male: sulla poltrona del Presidente della Camera, supremo direttore dei lavori, come un vigile in un incrocio trafficato;
ad un segnale tutto scorreva, altrimenti l’ingorgo era assicurato.
Poi parla di Governo paralizzato, dove le bastonate sulla spina dorsale le ha date lui!
Per fregare la corona ha buttato il paese nel caos più assoluto, legandolo con lacci e laccioli, proprio mentre da tante parti la stretta al collo di un’economia globale mostrava...la corda.
«Serve un patto per l'emergenza», dice ora.
Perché, prima cosa era: la festa della befana?
Già, dimenticavo: ora che è sdentato e deve masticare il pancotto al posto della carne, il volpone vorrebbe che le galline non se lo mangino, assieme al pastone.
«Il paese è fermo e sfiduciato», ancora insiste.
‘azzarola: certo che tu sul freno a mano e alla fiducia ti ci eri buttato, quando pensavi di avere le palle, per fare lo sborone!
«Rivolgo la proposta a tutti, maggioranza e opposizione», prosegue l’ibrido tra Caino e Bruto;
Visto che ormai per tutti è diventato un osso senza ciccia, ora vorrebbe dare a credere d’essere buono a fare altro e non solo da gettare al cane;
e poi, dopo aver cannato le “idi di marzo”, per l’augusto Cesare-Silvio-Berlusca, vorrebbe evitare le sue: quelle di febbraio.
Per il prossimo 2 di quel mese, infatti, è fissata l’udienza per discutere la richiesta d’archiviazione o meno per truffa aggravata, riguardo alla cessione della casa di Montecarlo;
di proprietà dell’allora Alleanza Nazionale, fu svenduta ad una società off-shore per una frazione del suo valore di mercato, rivenduta ad altra con un margine di nulla e dove una prova documentale porta firma come affittuario e proprietario del cognatino suo: il Tulliani, Gianfranco pure lui.
Famiglia questa che si è appiccicata a lui come un francobollo sulla busta, e la saliva che fa da collante si chiama Elisabetta, sua attuale compagna.
Francesca Frau, mammetta della Eli e Gianfrancuccio Tulliani, si cuccò un lucroso contratto in Rai, grazie alle abbondanti schizzate d’olio lubrificante che il Fini spruzzò sugli ingranaggi.
La società At Media (Absolute Television Media, per un percento del 51 della mammina d’oro, fondata soltanto nel 2009, proprio nella stagione aveva ottenuto un bel contratto: per assicurare in appalto esterno - in una trasmissione che in precedenza era stata interamente prodotta dalla Rai - lo spazio «Per capirti», dedicato al contrasto tra genitori e figli, aveva concordato un compenso di 8.120 euro a puntata che, moltiplicati per le 183 puntate previste, arrivava ad un milione e mezzo d’euro
Niente male, per una che di palinsesti e programmi ne capiva ‘na mazza, che mai neppure aveva fatto da garzone nel raccogliere cartacce nell’ambiente.
Con i soldi, quel che porta all’orgasmo è anche il potere, e il nostro, che si ricicla oggi come salvatore della Patria, portò ad eccitazione e godimento.
«Elezioni: rischiosissime», ammonisce il Fini.
D’accordo. Ma per chi?
Non è come di un perdente, che da una foresta si ritrova a predicare nel deserto.
Se i saloni della politica sono assimilati a mercato delle vacche, dove s’intrecciano le urla di chi offre e chi acquista, pure possiamo pensare ai mercenari: fanno a botte per te solo se li paghi.
Forse se il cognatino vende la casa di Montecarlo e la Ferrari, e la mamma acquisita scuce qualcosa di quanto ramazzato in Rai, forse il Gianfranco riuscirà ancora a pagare qualcuno;
magari, se non Conan, almeno Brancaleone.
Se proprio, gli rimane Bocchino.
Per gli italiani, c’è solo una via di salvezza, ovvero, svuotare il pitale al grido di...FINIamola!
Io, secondo me...12.01.2011
martedì 11 gennaio 2011
lunedì 10 gennaio 2011
Regolatività
“Tutto è relativo e dipende dal punto di vista dell’osservatore”.
Il buon Einstein, con la sua teoria della relatività, aveva condensato in poche righe quel che l’intuito popolare sapeva da sempre: la verità della mutanda elastica, dove spesso s’infila la morale d’oggi, a cercare di infilare una sgraziata sostanza in una forma che riesca a contenerla, salvandosi la faccia con un alibi costruito a misura, cioè che Il peccato è negli occhi di chi guarda;
ottimo sistema per sgravare del proprio e rigettare la patata bollente nelle mani dell’altro.
Io sono peccatore solo visto dai tuoi occhiali: cambiando lenti, diverso appare il mondo, e quel che era male diventa bene, il nero bianco e il sotto diventa sopra.
...il peccato è negli occhi di chi guarda... dipende dal punto di vista dell’osservatore.
Gli attori sono tre: un vecchio, il bambino e l’asino;
Le combinazioni si alternano: sull’asino ci sale prima il vecchio, poi il bambino, tutti e poi più nessuno, ma nulla cambia;
la mossa mai pare azzeccata.
«Che egoista, con un bambino così piccolo, con le gambe così corte, lui sta sull’asino e il povero bimbo, deve corrergli appresso.»
L’acido commento arriva alle orecchie del canuto personaggio che, vergognoso, scende e mette in groppa il bimbo.
«Che maleducato quel bambino: lui sta sull’asino, mentre il vecchio che ha le gambe stanche, cammina a piedi.»
Tutti in groppa allora.
«Un asinello così piccolo...gli stanno sopra in due: finiranno per sfiancarlo.»
Il terzetto ora cammina affiancato: l’anziano, il bimbo e il somarello;
“Bene, allora pedalare!”, pensa il nonnetto.
«Quelli devono essere proprio stupidi: hanno un asino a disposizione e vanno a piedi!»
Ebbene: la storiella pare voler dire che non esiste una verità, ma tante che, come universi paralleli, viaggiano appaiate senza mai toccarsi; a seconda dello scambio, uno va da una parte e gli altri secondo le diramazioni.
Tutto vero, tutto valido, tutto permesso, tutto rispettabile, tutto giusto...tutto relativo.
Non è vero.
Esiste un semaforo, un qualcosa che dirige il traffico: si chiama regola.
La signora regola è quella sposata con il signor diritto: dove finisce la tua libertà inizia la mia.
L’individuo è una cosa, la società un’altra.
Da solo, il primo sceglie la rotta, ma in branco, di relativo non c’è nulla;
come le sardine, lo spazio da occupare e la direzione da prendere devono essere ben calcolati, altrimenti sai che bello, veder cozzare capocce e carrozzerie.
Nulla impedisce che, un domani, si possa cambiare, ma sempre il corpaccione deve seguire una linea ben dritta, una rotta coerente con la sopravvivenza: regola e non regolatività.
Se la sardina vuole far parte delle acciughe, deve remare secondo regola di questa, e così pure il contrario.
«Va bene così!», dice il leone;
Come dar torto: sai com’è più facile abbattere un bufalo, isolato dal branco.
Ecco, l’Eurabia è tutto ciò: avanti, in ordine sparso, rinuncia a difendere il suo, pensando che poche sarde date allo squalo bastino a saziarne la fame - sempre sperando che la lisca ce la lascino altri - e a far filosofia spicciola, dando a credere che è cosa buona e giusta il sacrificio di pochi figli per risparmiare la pellaccia degli altri.
Ebbene, c’è un piccolo difetto nel ragionamento: lo squalo non si ferma mai perché, non avendo vescica natatoria, che si riempie d’aria e lo fa galleggiare; se si ferma affonda e muore.
Niente pennichella, e l’appetito non deve mancare mai, come la benzina per muovere la macchina.
Il predatore, quello che oggi si muove nel “Mare nostrum”, si chiama integralismo e non ha relatività, ma certezze: quella che il grande mangia il piccolo e il più forte vince.
Infilare la testa nella sabbia porta ad una china pericolosa e non è meno doloroso l'offerta dell'altra...guancia.
La vita agita i dadi;
«Messieurs, faites vos jeux!»
«Sei!» urla uno;
«No, guarda che è un tre» risponde l’altro;
«Siete ciechi: è un due!»
Senza regole, tutto è relativo e tutto giusto: dipende dal punto di vista dell’osservatore.
La morte raccoglie i dadi.
«Rien ne va plus, les jeux sont faits!»
Nulla è più valido, i giochi sono fatti.
E la luce che si spegne non ha nulla di relativo, e pure l’elastico della mutanda cede.
Io, secondo me...10.01.2011
Il buon Einstein, con la sua teoria della relatività, aveva condensato in poche righe quel che l’intuito popolare sapeva da sempre: la verità della mutanda elastica, dove spesso s’infila la morale d’oggi, a cercare di infilare una sgraziata sostanza in una forma che riesca a contenerla, salvandosi la faccia con un alibi costruito a misura, cioè che Il peccato è negli occhi di chi guarda;
ottimo sistema per sgravare del proprio e rigettare la patata bollente nelle mani dell’altro.
Io sono peccatore solo visto dai tuoi occhiali: cambiando lenti, diverso appare il mondo, e quel che era male diventa bene, il nero bianco e il sotto diventa sopra.
...il peccato è negli occhi di chi guarda... dipende dal punto di vista dell’osservatore.
Gli attori sono tre: un vecchio, il bambino e l’asino;
Le combinazioni si alternano: sull’asino ci sale prima il vecchio, poi il bambino, tutti e poi più nessuno, ma nulla cambia;
la mossa mai pare azzeccata.
«Che egoista, con un bambino così piccolo, con le gambe così corte, lui sta sull’asino e il povero bimbo, deve corrergli appresso.»
L’acido commento arriva alle orecchie del canuto personaggio che, vergognoso, scende e mette in groppa il bimbo.
«Che maleducato quel bambino: lui sta sull’asino, mentre il vecchio che ha le gambe stanche, cammina a piedi.»
Tutti in groppa allora.
«Un asinello così piccolo...gli stanno sopra in due: finiranno per sfiancarlo.»
Il terzetto ora cammina affiancato: l’anziano, il bimbo e il somarello;
“Bene, allora pedalare!”, pensa il nonnetto.
«Quelli devono essere proprio stupidi: hanno un asino a disposizione e vanno a piedi!»
Ebbene: la storiella pare voler dire che non esiste una verità, ma tante che, come universi paralleli, viaggiano appaiate senza mai toccarsi; a seconda dello scambio, uno va da una parte e gli altri secondo le diramazioni.
Tutto vero, tutto valido, tutto permesso, tutto rispettabile, tutto giusto...tutto relativo.
Non è vero.
Esiste un semaforo, un qualcosa che dirige il traffico: si chiama regola.
La signora regola è quella sposata con il signor diritto: dove finisce la tua libertà inizia la mia.
L’individuo è una cosa, la società un’altra.
Da solo, il primo sceglie la rotta, ma in branco, di relativo non c’è nulla;
come le sardine, lo spazio da occupare e la direzione da prendere devono essere ben calcolati, altrimenti sai che bello, veder cozzare capocce e carrozzerie.
Nulla impedisce che, un domani, si possa cambiare, ma sempre il corpaccione deve seguire una linea ben dritta, una rotta coerente con la sopravvivenza: regola e non regolatività.
Se la sardina vuole far parte delle acciughe, deve remare secondo regola di questa, e così pure il contrario.
«Va bene così!», dice il leone;
Come dar torto: sai com’è più facile abbattere un bufalo, isolato dal branco.
Ecco, l’Eurabia è tutto ciò: avanti, in ordine sparso, rinuncia a difendere il suo, pensando che poche sarde date allo squalo bastino a saziarne la fame - sempre sperando che la lisca ce la lascino altri - e a far filosofia spicciola, dando a credere che è cosa buona e giusta il sacrificio di pochi figli per risparmiare la pellaccia degli altri.
Ebbene, c’è un piccolo difetto nel ragionamento: lo squalo non si ferma mai perché, non avendo vescica natatoria, che si riempie d’aria e lo fa galleggiare; se si ferma affonda e muore.
Niente pennichella, e l’appetito non deve mancare mai, come la benzina per muovere la macchina.
Il predatore, quello che oggi si muove nel “Mare nostrum”, si chiama integralismo e non ha relatività, ma certezze: quella che il grande mangia il piccolo e il più forte vince.
Infilare la testa nella sabbia porta ad una china pericolosa e non è meno doloroso l'offerta dell'altra...guancia.
La vita agita i dadi;
«Messieurs, faites vos jeux!»
«Sei!» urla uno;
«No, guarda che è un tre» risponde l’altro;
«Siete ciechi: è un due!»
Senza regole, tutto è relativo e tutto giusto: dipende dal punto di vista dell’osservatore.
La morte raccoglie i dadi.
«Rien ne va plus, les jeux sont faits!»
Nulla è più valido, i giochi sono fatti.
E la luce che si spegne non ha nulla di relativo, e pure l’elastico della mutanda cede.
Io, secondo me...10.01.2011
sabato 8 gennaio 2011
la première stupiDAME
E si: a un certo punto, madre natura deve essersi fatto un esame di coscienza;
non sempre è facile, per una mamma, restare imparziale e distribuire equamente grazie e disgrazie.
Qualcuno dei figli, alla fine, si troverà in difetto e l’altro con grasso che cola, secondo la regola del pollo, che statistica vorrebbe di due uno a testa e, nella realtà, spesso c’è chi li spazzola tutti e chi nisba!
Allora, ecco: uno è na’ chiavica, o’ scarafone, bello solo per mamma sua e l’altro, sfolgorante come il sole;
uno con la pancia che brontola d’indigestione e quell’altro di fame.
C’è cascato pure il Padreterno, con Caino e Abele, figuriamoci la natura, che è un gradino sotto.
Il primo, rotto l’uovo e fatta la frittata, ha urlato: «Nessuno la tocchi!»
L’altra, invece, ha giocato di sottrazione, applicando la legge dell’inversamente proporzionale:
tanto hai da una parte, tanto perdi dall’altra.
Beh, non sempre funziona, ma nel caso sì, della Carla Bruni, ora “sciura” Sarkozy, compagna di Monsieur le President de France!
Il far paio, porta a degli automatismi: stai con il gallo e diventi la première dame del pollaio, anche se per meriti di puro accoppiamento.
Da Cenerentola a principessa, solo per grazie ricevute, mentre una racchia in alto così facilmente sale, se solo ne ha di sue, di palle.
Ma ecco che, dopo la fatina, passa la strega cattiva e smonta: tanto un quoziente sale, l’altro precipitevolissimevolmente scende, e si chiama intelligenza.
L’abbondanza è nel tondo dove, alla testa, si contrappone la coda.
E già perché Carletta ha fatto solo passerella, andando su e giù di modella: ha provato a far l’attrice, ma più del guitto non è andata;
e pari è stato nello strimpello di chitarra cui, nel sovrapporre canto, neppure questo è arrivato a pareggiare quello della suorina, che gorgheggia tra i banchi della chiesetta di campagna.
Pazienza: nell’era dell’immagine, dove basta lo smalto a coprire ogni ruggine, tanto basta.
Appollaiata sulla spalla di un mastino, pure una gallinella può spernacchiare la volpe.
Se vogliamo vedere, è ben questo che ha fatto, la damigella nostra che, passeggiando nelle corti dei re, ebbe pure modo di rinnegare la radice sua, nello spregiare origine in un bel dire:
«Spesso sono molto felice di essere diventata francese!»
Pure io ora sono d’accordo, bella mia: nel bene e nel male, lo sputo nel piatto di casa mi schifa, e non vorrei che si attacchi al mio pane, quando passo la mollica per catturare il vile intingolo.
Ochetta giuliva, starnazza e vorrebbe spiccare volo e grida d’aquila:
«Nicolino mio, ascolta ammè: il Cesarino Battisti fallo scappare via, non darlo agli italioti; come abbiamo fatto con la Marinuccia, la Petrella, quella che rapì Moro, ricordi? Meno male che, con Valeriuccia, sorellina mia, ci è riuscito di tirarla fuori, altrimenti andava in depressione diventava anoressica. Il Battistino poi, è così…così…figo! C’ha il profumino dell’intellettuale e, a strusciarsi contro ti senti pure tu una cima…oh, scusa Nicoletto mio: non intendevo dire che tu sei basso.»
Ah, come staremmo, se in giro non ci fossero le Brune, ad impedirci d’essere inumani con gli assassini che, si sa: sono solo compagni.
Compagni che sbagliano.
Come gli gnocchi, anche gli stessi, al femminile, saltano subito a galla perché sono di un leggero che più non si può.
La legge del tondo, dove la faccia è pari all’altro polo: basta poco per diventare grandi dame;
Anzi, la migliore…la première stupiDAME.
Io, secondo me...08.01.2011
non sempre è facile, per una mamma, restare imparziale e distribuire equamente grazie e disgrazie.
Qualcuno dei figli, alla fine, si troverà in difetto e l’altro con grasso che cola, secondo la regola del pollo, che statistica vorrebbe di due uno a testa e, nella realtà, spesso c’è chi li spazzola tutti e chi nisba!
Allora, ecco: uno è na’ chiavica, o’ scarafone, bello solo per mamma sua e l’altro, sfolgorante come il sole;
uno con la pancia che brontola d’indigestione e quell’altro di fame.
C’è cascato pure il Padreterno, con Caino e Abele, figuriamoci la natura, che è un gradino sotto.
Il primo, rotto l’uovo e fatta la frittata, ha urlato: «Nessuno la tocchi!»
L’altra, invece, ha giocato di sottrazione, applicando la legge dell’inversamente proporzionale:
tanto hai da una parte, tanto perdi dall’altra.
Beh, non sempre funziona, ma nel caso sì, della Carla Bruni, ora “sciura” Sarkozy, compagna di Monsieur le President de France!
Il far paio, porta a degli automatismi: stai con il gallo e diventi la première dame del pollaio, anche se per meriti di puro accoppiamento.
Da Cenerentola a principessa, solo per grazie ricevute, mentre una racchia in alto così facilmente sale, se solo ne ha di sue, di palle.
Ma ecco che, dopo la fatina, passa la strega cattiva e smonta: tanto un quoziente sale, l’altro precipitevolissimevolmente scende, e si chiama intelligenza.
L’abbondanza è nel tondo dove, alla testa, si contrappone la coda.
E già perché Carletta ha fatto solo passerella, andando su e giù di modella: ha provato a far l’attrice, ma più del guitto non è andata;
e pari è stato nello strimpello di chitarra cui, nel sovrapporre canto, neppure questo è arrivato a pareggiare quello della suorina, che gorgheggia tra i banchi della chiesetta di campagna.
Pazienza: nell’era dell’immagine, dove basta lo smalto a coprire ogni ruggine, tanto basta.
Appollaiata sulla spalla di un mastino, pure una gallinella può spernacchiare la volpe.
Se vogliamo vedere, è ben questo che ha fatto, la damigella nostra che, passeggiando nelle corti dei re, ebbe pure modo di rinnegare la radice sua, nello spregiare origine in un bel dire:
«Spesso sono molto felice di essere diventata francese!»
Pure io ora sono d’accordo, bella mia: nel bene e nel male, lo sputo nel piatto di casa mi schifa, e non vorrei che si attacchi al mio pane, quando passo la mollica per catturare il vile intingolo.
Ochetta giuliva, starnazza e vorrebbe spiccare volo e grida d’aquila:
«Nicolino mio, ascolta ammè: il Cesarino Battisti fallo scappare via, non darlo agli italioti; come abbiamo fatto con la Marinuccia, la Petrella, quella che rapì Moro, ricordi? Meno male che, con Valeriuccia, sorellina mia, ci è riuscito di tirarla fuori, altrimenti andava in depressione diventava anoressica. Il Battistino poi, è così…così…figo! C’ha il profumino dell’intellettuale e, a strusciarsi contro ti senti pure tu una cima…oh, scusa Nicoletto mio: non intendevo dire che tu sei basso.»
Ah, come staremmo, se in giro non ci fossero le Brune, ad impedirci d’essere inumani con gli assassini che, si sa: sono solo compagni.
Compagni che sbagliano.
Come gli gnocchi, anche gli stessi, al femminile, saltano subito a galla perché sono di un leggero che più non si può.
La legge del tondo, dove la faccia è pari all’altro polo: basta poco per diventare grandi dame;
Anzi, la migliore…la première stupiDAME.
Io, secondo me...08.01.2011
venerdì 7 gennaio 2011
giovedì 6 gennaio 2011
lunedì 3 gennaio 2011
Bananarìa
Ci ruberanno prima la libertà, poi lo spazio e, infine, tardi e se solo si alzerà il capo - zac! - pure il melone e la cotica.
Allora, sotto l’ombra delle nostre chiese ci saranno tante cotenne distese, con scritto a sangue le giaculatorie del profeta.
Il loro, ovviamente: l’ultimo, quello che vorrebbero fosse sigillo, suggello e tappo, dopo aver declassato il buon Gesù nostro, che si vedrebbe divenire zerbinotto del Maometto.
Ultimi arrivati, ecco l’ennesima versione degli "Über Alles" tentare di riscrivere la storia, non dal principio, ma da dove fa comodo: come la foglia che vorrebbe il mondo capovolto, per spacciarsi radice.
C’è chi ha edificato la casa e questi, arrivati quando già c’era chi aveva sgobbato, mettere sulla porta il proprio nome, sottolineato con il filo tagliente delle lame.
Mica sono andati in giro a predicare con carta e penna; mica hanno mollato una pecora, ma una bella volpe da pollaio; mica poi ti salutano con il fazzoletto e le lacrime agli occhi, se pensi d’esser capitato tra bingo-bongo e di voler andare via.
No: imboccato il vicolo cieco dell’evoluzione, ti portano ad estinzione, prima che lo faccia madre natura.
Nel mondo dell’uomo che è stato sulla Luna, e poi chissà, a vedere anche le stelle, ecco che c’è chi ti tira giù per le braghe, a far credere di quanto sia bello vivere tra le foglie e mangiando banane.
Vorrebbero infilarci la “bananarìa”, una serie di “addendum”, aderenze e appendici aggiunte man mano, a tappare i buchi di un libro che si vorrebbe inattaccabile;
Dio che si è fatto uomo, incarnandosi con Gesù, Allah che si è fatto testo incartato nel Corano:
la carne contro carta e inchiostro.
Il primo, a dare la speranza ad ogni uomo, fino al più umile e miserabile: l’altro che seleziona, azionando le lame della falciatrice.
All’”Homo Binallahdensis” Gesù, il suo messaggio, fa paura: ha fatto crollare un impero, quello di Roma, senza la spada e, se non passato a scolorina, pure gli riuscirebbe di arrugginire scimitarre e far impallidire mezzelune.
Tanta forza va zittita, con il fragore delle bombe e il rimbalzare di teste mozze.
Se anche l’ultimo si sentisse pari al primo, se pure la donna all’uomo, dove i tromboni avrebbero posto, nell’orchestra?
Neanche a parlarne, se altri volessero essere depositari di verità, che l’unica è custodita solo dai simili dell'imam del centro teologico Al Azhar, al Cairo: lo sceicco Ahmed Al Tayeb.
Una vita ad imparare a memoria una storia letta con il paraocchi.
Papa Benedetto XVI ha definito l’ultima strage, l'attentato della notte di Capodanno ad Alessandria, con più di venti morti: "Un vile gesto di morte che offende Dio e l’umanità intera" che, alla pari di altre, è “Vera e propria strategia di violenze che ha di mira i cristiani”;
il piano ormai è scoperto, sotto gli occhi di tutti: scacciare gli unici che possono far massa e paragone con loro;
per divenire “padrun de la melunera”, come si dice a Milano: unici proprietari della baracca dei cocomeri.
L’ Ahmed Al Tayeb dice: "No ad ingerenze del Vaticano”.
E già, altrimenti come mettere in atto l’opera meritoria di rendere i “cristiani obiettivi legittimi, e i centri della cristianità, organizzazioni e istituzioni, leader religiosi e i loro seguaci, bersagli legittimi dei mujahidin, ovunque si trovino”;
parole degli accoliti di Al Qaeda, che non possono suonare sgradite alle orecchie di Al Tayeb, che ora può tornare a dormire tra due guanciali di...foglie, dopo essere risalito sulla pianta, con la sua bananarìa.
Io, secondo me...03.01.2011
Allora, sotto l’ombra delle nostre chiese ci saranno tante cotenne distese, con scritto a sangue le giaculatorie del profeta.
Il loro, ovviamente: l’ultimo, quello che vorrebbero fosse sigillo, suggello e tappo, dopo aver declassato il buon Gesù nostro, che si vedrebbe divenire zerbinotto del Maometto.
Ultimi arrivati, ecco l’ennesima versione degli "Über Alles" tentare di riscrivere la storia, non dal principio, ma da dove fa comodo: come la foglia che vorrebbe il mondo capovolto, per spacciarsi radice.
C’è chi ha edificato la casa e questi, arrivati quando già c’era chi aveva sgobbato, mettere sulla porta il proprio nome, sottolineato con il filo tagliente delle lame.
Mica sono andati in giro a predicare con carta e penna; mica hanno mollato una pecora, ma una bella volpe da pollaio; mica poi ti salutano con il fazzoletto e le lacrime agli occhi, se pensi d’esser capitato tra bingo-bongo e di voler andare via.
No: imboccato il vicolo cieco dell’evoluzione, ti portano ad estinzione, prima che lo faccia madre natura.
Nel mondo dell’uomo che è stato sulla Luna, e poi chissà, a vedere anche le stelle, ecco che c’è chi ti tira giù per le braghe, a far credere di quanto sia bello vivere tra le foglie e mangiando banane.
Vorrebbero infilarci la “bananarìa”, una serie di “addendum”, aderenze e appendici aggiunte man mano, a tappare i buchi di un libro che si vorrebbe inattaccabile;
Dio che si è fatto uomo, incarnandosi con Gesù, Allah che si è fatto testo incartato nel Corano:
la carne contro carta e inchiostro.
Il primo, a dare la speranza ad ogni uomo, fino al più umile e miserabile: l’altro che seleziona, azionando le lame della falciatrice.
All’”Homo Binallahdensis” Gesù, il suo messaggio, fa paura: ha fatto crollare un impero, quello di Roma, senza la spada e, se non passato a scolorina, pure gli riuscirebbe di arrugginire scimitarre e far impallidire mezzelune.
Tanta forza va zittita, con il fragore delle bombe e il rimbalzare di teste mozze.
Se anche l’ultimo si sentisse pari al primo, se pure la donna all’uomo, dove i tromboni avrebbero posto, nell’orchestra?
Neanche a parlarne, se altri volessero essere depositari di verità, che l’unica è custodita solo dai simili dell'imam del centro teologico Al Azhar, al Cairo: lo sceicco Ahmed Al Tayeb.
Una vita ad imparare a memoria una storia letta con il paraocchi.
Papa Benedetto XVI ha definito l’ultima strage, l'attentato della notte di Capodanno ad Alessandria, con più di venti morti: "Un vile gesto di morte che offende Dio e l’umanità intera" che, alla pari di altre, è “Vera e propria strategia di violenze che ha di mira i cristiani”;
il piano ormai è scoperto, sotto gli occhi di tutti: scacciare gli unici che possono far massa e paragone con loro;
per divenire “padrun de la melunera”, come si dice a Milano: unici proprietari della baracca dei cocomeri.
L’ Ahmed Al Tayeb dice: "No ad ingerenze del Vaticano”.
E già, altrimenti come mettere in atto l’opera meritoria di rendere i “cristiani obiettivi legittimi, e i centri della cristianità, organizzazioni e istituzioni, leader religiosi e i loro seguaci, bersagli legittimi dei mujahidin, ovunque si trovino”;
parole degli accoliti di Al Qaeda, che non possono suonare sgradite alle orecchie di Al Tayeb, che ora può tornare a dormire tra due guanciali di...foglie, dopo essere risalito sulla pianta, con la sua bananarìa.
Io, secondo me...03.01.2011
sabato 1 gennaio 2011
Allahssassini
Li cercano, li stanano, li rincorrono e li abbattono, inermi e indifesi, innocenti e meravigliati come quaglie, lasciate libere in una riserva di caccia.
Perché questo è diventato il loro destino, ovunque sia il verbo di allah: il dio minore, beninteso, quello piccolo piccolo, che Bin Laden creò a sua immagine e somiglianza; quello che porta i gradi di generale, la fame di sangue e morte, la schiavitù e la mentalità di un mondo fatto di galline ovaiole e vacche da latte, da far divenire bistecche quando non più produttive.
Questo sarà – sarebbe – il mondo di “Bin Allahden”, qualora gli riuscisse di spuntarla.
Glie l’hanno giurata: “Cristiani obiettivi legittimi. Tutti i centri della cristianità, organizzazioni e istituzioni, leader religiosi e i loro seguaci sono bersagli legittimi dei mujahidin, ovunque si trovino”.
Dalle Filippine al Pakistan, dall’Iraq alla Turchia, dalla Somalia fino all’Egitto, solo un grido:
«Macellate, in nome di allahden!»
«E che ci possiamo fare?», direbbe il don Abbondio di manzoniana memoria.
«Il Papa non ha le armi, l'esercito e gli arsenali atomici, per non dire gli appoggi, di Israele né la possibilità di imporre sanzioni come l'America, le sue uniche armi sono il dialogo e la diplomazia, e solo con quelli può difendere i cristiani. E la sua diplomazia ("martirio della pazienza" ricordate?) sta salvando forse molte vite cristiane».
Caro don Abbondio, hai le tue ragioni: il coraggio non si può dare a chi non ce l’ha, ma ancora meno a chi pensa di risparmiare sul pellame con l’economia della prudenza;
diamo le nostre vergini al Minotauro, affinché non ci ingoi tutti quanti.
Peccato però, che l’appetito vien mangiando e, giacché la preda non mostra unghie, perché non affondare le proprie, nell’intera dispensa?
Come un pugile sul ring: comincia con alcuni colpi di assaggio, poi di assestamento e, quando vede che l’avversario è morbido, affonda i colpi e lo finisce.
Con le quaglie è ancora più facile.
«Ma qualora il Papa condannasse l'Islam, tutti i cristiani verrebbero uccisi dal giorno alla notte. il Papa e i sacerdoti del dialogo cercano di non aumentare quella cifra, già abbastanza terrificante», ribatterebbe l’Abbondio nostro.
Se avessimo a che fare con dei parassiti, si: avuta giusta razione, non infierirebbero, sino ad ammazzare la fonte del loro predare;
ma questi non sono parassiti: sono un cancro.
E non cadiamo nelle frescacce: non si condanna l’Islam, ma l’”Isladen”, che è altra cosa.
Pio “ics, i, i” o dodicesimo, applicò il martirio della pazienza, al “meglio Abbondiare che defungere”:
sei milioni di ebrei scomparvero nei forni crematori, contro quelle poche migliaia che gli riuscì di contrabbandare e che pure alla controparte andava bene, che il compromesso salvava la faccia a quelli e la coscienza al XII, il Pio.
Cero che, il pericolo sarebbe stato il vedere un Papa dietro il filo spinato, ma forse che solo ai più umili erano dovuti, in pasto ai leoni? Pure Pietro nostro, buon apostolo, rinnegò Gesù, ma poi non rifuggì il martirio: quello della pellaccia sua, beninteso, non della pazienza.
Tanto poco fa assai: pian piano il massacro sta diventando a due, tre cifre: a quando i grandi numeri?
La strage di Baghdad del 31 ottobre ha tolto la vita a oltre 50 persone nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.
Egitto: strage di cristiani, capodanno di sangue ad Alessandria d'Egitto, dove un'autobomba, esplosa davanti a una chiesa, alla fine della messa di mezzanotte, ha fatto ventuno morti e 8 feriti.
Napolitano: “Rispetto per le diversità”.
Messaggio forte, che certamente farà tremare Al Qaeda dalle fondamenta.
Il Papa: “Servono azioni concrete”.
Azioni concrete?
Il dialogo, la diplomazia, "martirio della pazienza”, da sole sembrano non bastare.
Alle vergini abbiamo aggiunto le quaglie, ma ancora il MInotauro ha fame.
Meglio Abbondiare che defungere?
Forse l’altro morirà dal mal di pancia: dal ridere, certo, se non per l’indigestione.
Duemila anni di storia, una Bibbia non certo ultima arrivata: basta fare le trombette di allahden e dei suoi allahssassini!
Io, secondo me...01.01.2011
Perché questo è diventato il loro destino, ovunque sia il verbo di allah: il dio minore, beninteso, quello piccolo piccolo, che Bin Laden creò a sua immagine e somiglianza; quello che porta i gradi di generale, la fame di sangue e morte, la schiavitù e la mentalità di un mondo fatto di galline ovaiole e vacche da latte, da far divenire bistecche quando non più produttive.
Questo sarà – sarebbe – il mondo di “Bin Allahden”, qualora gli riuscisse di spuntarla.
Glie l’hanno giurata: “Cristiani obiettivi legittimi. Tutti i centri della cristianità, organizzazioni e istituzioni, leader religiosi e i loro seguaci sono bersagli legittimi dei mujahidin, ovunque si trovino”.
Dalle Filippine al Pakistan, dall’Iraq alla Turchia, dalla Somalia fino all’Egitto, solo un grido:
«Macellate, in nome di allahden!»
«E che ci possiamo fare?», direbbe il don Abbondio di manzoniana memoria.
«Il Papa non ha le armi, l'esercito e gli arsenali atomici, per non dire gli appoggi, di Israele né la possibilità di imporre sanzioni come l'America, le sue uniche armi sono il dialogo e la diplomazia, e solo con quelli può difendere i cristiani. E la sua diplomazia ("martirio della pazienza" ricordate?) sta salvando forse molte vite cristiane».
Caro don Abbondio, hai le tue ragioni: il coraggio non si può dare a chi non ce l’ha, ma ancora meno a chi pensa di risparmiare sul pellame con l’economia della prudenza;
diamo le nostre vergini al Minotauro, affinché non ci ingoi tutti quanti.
Peccato però, che l’appetito vien mangiando e, giacché la preda non mostra unghie, perché non affondare le proprie, nell’intera dispensa?
Come un pugile sul ring: comincia con alcuni colpi di assaggio, poi di assestamento e, quando vede che l’avversario è morbido, affonda i colpi e lo finisce.
Con le quaglie è ancora più facile.
«Ma qualora il Papa condannasse l'Islam, tutti i cristiani verrebbero uccisi dal giorno alla notte. il Papa e i sacerdoti del dialogo cercano di non aumentare quella cifra, già abbastanza terrificante», ribatterebbe l’Abbondio nostro.
Se avessimo a che fare con dei parassiti, si: avuta giusta razione, non infierirebbero, sino ad ammazzare la fonte del loro predare;
ma questi non sono parassiti: sono un cancro.
E non cadiamo nelle frescacce: non si condanna l’Islam, ma l’”Isladen”, che è altra cosa.
Pio “ics, i, i” o dodicesimo, applicò il martirio della pazienza, al “meglio Abbondiare che defungere”:
sei milioni di ebrei scomparvero nei forni crematori, contro quelle poche migliaia che gli riuscì di contrabbandare e che pure alla controparte andava bene, che il compromesso salvava la faccia a quelli e la coscienza al XII, il Pio.
Cero che, il pericolo sarebbe stato il vedere un Papa dietro il filo spinato, ma forse che solo ai più umili erano dovuti, in pasto ai leoni? Pure Pietro nostro, buon apostolo, rinnegò Gesù, ma poi non rifuggì il martirio: quello della pellaccia sua, beninteso, non della pazienza.
Tanto poco fa assai: pian piano il massacro sta diventando a due, tre cifre: a quando i grandi numeri?
La strage di Baghdad del 31 ottobre ha tolto la vita a oltre 50 persone nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.
Egitto: strage di cristiani, capodanno di sangue ad Alessandria d'Egitto, dove un'autobomba, esplosa davanti a una chiesa, alla fine della messa di mezzanotte, ha fatto ventuno morti e 8 feriti.
Napolitano: “Rispetto per le diversità”.
Messaggio forte, che certamente farà tremare Al Qaeda dalle fondamenta.
Il Papa: “Servono azioni concrete”.
Azioni concrete?
Il dialogo, la diplomazia, "martirio della pazienza”, da sole sembrano non bastare.
Alle vergini abbiamo aggiunto le quaglie, ma ancora il MInotauro ha fame.
Meglio Abbondiare che defungere?
Forse l’altro morirà dal mal di pancia: dal ridere, certo, se non per l’indigestione.
Duemila anni di storia, una Bibbia non certo ultima arrivata: basta fare le trombette di allahden e dei suoi allahssassini!
Io, secondo me...01.01.2011
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