“Tutto è relativo e dipende dal punto di vista dell’osservatore”.
Il buon Einstein, con la sua teoria della relatività, aveva condensato in poche righe quel che l’intuito popolare sapeva da sempre: la verità della mutanda elastica, dove spesso s’infila la morale d’oggi, a cercare di infilare una sgraziata sostanza in una forma che riesca a contenerla, salvandosi la faccia con un alibi costruito a misura, cioè che Il peccato è negli occhi di chi guarda;
ottimo sistema per sgravare del proprio e rigettare la patata bollente nelle mani dell’altro.
Io sono peccatore solo visto dai tuoi occhiali: cambiando lenti, diverso appare il mondo, e quel che era male diventa bene, il nero bianco e il sotto diventa sopra.
...il peccato è negli occhi di chi guarda... dipende dal punto di vista dell’osservatore.
Gli attori sono tre: un vecchio, il bambino e l’asino;
Le combinazioni si alternano: sull’asino ci sale prima il vecchio, poi il bambino, tutti e poi più nessuno, ma nulla cambia;
la mossa mai pare azzeccata.
«Che egoista, con un bambino così piccolo, con le gambe così corte, lui sta sull’asino e il povero bimbo, deve corrergli appresso.»
L’acido commento arriva alle orecchie del canuto personaggio che, vergognoso, scende e mette in groppa il bimbo.
«Che maleducato quel bambino: lui sta sull’asino, mentre il vecchio che ha le gambe stanche, cammina a piedi.»
Tutti in groppa allora.
«Un asinello così piccolo...gli stanno sopra in due: finiranno per sfiancarlo.»
Il terzetto ora cammina affiancato: l’anziano, il bimbo e il somarello;
“Bene, allora pedalare!”, pensa il nonnetto.
«Quelli devono essere proprio stupidi: hanno un asino a disposizione e vanno a piedi!»
Ebbene: la storiella pare voler dire che non esiste una verità, ma tante che, come universi paralleli, viaggiano appaiate senza mai toccarsi; a seconda dello scambio, uno va da una parte e gli altri secondo le diramazioni.
Tutto vero, tutto valido, tutto permesso, tutto rispettabile, tutto giusto...tutto relativo.
Non è vero.
Esiste un semaforo, un qualcosa che dirige il traffico: si chiama regola.
La signora regola è quella sposata con il signor diritto: dove finisce la tua libertà inizia la mia.
L’individuo è una cosa, la società un’altra.
Da solo, il primo sceglie la rotta, ma in branco, di relativo non c’è nulla;
come le sardine, lo spazio da occupare e la direzione da prendere devono essere ben calcolati, altrimenti sai che bello, veder cozzare capocce e carrozzerie.
Nulla impedisce che, un domani, si possa cambiare, ma sempre il corpaccione deve seguire una linea ben dritta, una rotta coerente con la sopravvivenza: regola e non regolatività.
Se la sardina vuole far parte delle acciughe, deve remare secondo regola di questa, e così pure il contrario.
«Va bene così!», dice il leone;
Come dar torto: sai com’è più facile abbattere un bufalo, isolato dal branco.
Ecco, l’Eurabia è tutto ciò: avanti, in ordine sparso, rinuncia a difendere il suo, pensando che poche sarde date allo squalo bastino a saziarne la fame - sempre sperando che la lisca ce la lascino altri - e a far filosofia spicciola, dando a credere che è cosa buona e giusta il sacrificio di pochi figli per risparmiare la pellaccia degli altri.
Ebbene, c’è un piccolo difetto nel ragionamento: lo squalo non si ferma mai perché, non avendo vescica natatoria, che si riempie d’aria e lo fa galleggiare; se si ferma affonda e muore.
Niente pennichella, e l’appetito non deve mancare mai, come la benzina per muovere la macchina.
Il predatore, quello che oggi si muove nel “Mare nostrum”, si chiama integralismo e non ha relatività, ma certezze: quella che il grande mangia il piccolo e il più forte vince.
Infilare la testa nella sabbia porta ad una china pericolosa e non è meno doloroso l'offerta dell'altra...guancia.
La vita agita i dadi;
«Messieurs, faites vos jeux!»
«Sei!» urla uno;
«No, guarda che è un tre» risponde l’altro;
«Siete ciechi: è un due!»
Senza regole, tutto è relativo e tutto giusto: dipende dal punto di vista dell’osservatore.
La morte raccoglie i dadi.
«Rien ne va plus, les jeux sont faits!»
Nulla è più valido, i giochi sono fatti.
E la luce che si spegne non ha nulla di relativo, e pure l’elastico della mutanda cede.
Io, secondo me...10.01.2011