venerdì 24 giugno 2011
Magdamleto
L’arte del cazzeggio non mi è sconosciuta e, giacché ne sono degno rappresentante, azzardo del mio.
All’Amleto di Shakespeare, principe di Danimarca, a voler vedere, gli era andata ancora bene:
con il suo dubbio, “Essere o non essere”, se la doveva vedere con due soli incerti.
Peggio a noi, de “Io amo l’Italia” e alla guida: Magdi Cristiano Allam.
Dal binario al tridente.
Essere tutto di un pezzo e camminare sulle proprie gambe?
Farlo, ma decidere man mano, in corsa, alleanza e appoggi: all’occorrenza, alla bisogna, nell’interesse, ma sempre al servizio e al perseguimento dei nostri ideali?
Diventare prodotto omeopatico, da diluire e stemperare nel "Mare magnum" del partito di Berlusca, fidando nella dimostrazione teorica, secondo cui l’organismo ospitante poi riuscirà a metabolizzare e produrre da solo gli anticorpi migliori, partendo dalla matrice infusa, da “pantografare”, ovvero copiare, ingrandendo, il punto origine?
‘azzarola...mica uno scherzo!
Sono scese già in campo le migliori menti del movimento, nella prima spremitura di meningi per affrontare spinoso problema, prendere il toro per le corna e cercare sintesi finale.
A confronto, mi sento ridicolo, come Fantozzi in spiaggia, bianco come una mozzarella e con i mutandoni ascellari.
Ho aspettato mentre una vocina mi sussurrava:
«Che cazzo parli, che di cose così ne capisci ‘na mazza! Già sei rovinato di tuo, che la natura non ti ha favorito: ringrazia il cielo che qualcuno ti da retta, ma non tirare troppo la corda; lo scemo del villaggio lo compatiscono, ne ridono ma, se scoccia troppo, alla fine nessuno più gli apre più linea di credito. Accontentati di fare il giullare, fai ridere o sorridere, ma lascia stare la “tuttologia” che non è arte tua!»
Beh, mi dico, da buffon di corte, vado a trattare, sperando alfine di applicare al meglio il motto di mia povera casata e blasone: Meglio far ridere che piangere!
Prendo il rasoio...no, non per tagliarmi le vene, ma quello famoso, di un altro William: quello di Occam, che fece, del suo metodo d’analisi, saggio e suggerimento per il pensiero scientifico moderno.
Il rasoio di Occam...inutile formulare più assunti di quelli che si siano trovati per spiegare un dato fenomeno, evitando ipotesi aggiuntive, quando quelle iniziali sono sufficienti: se una teoria funziona, basta e avanza.
Tolto i cespugli, quel che rimane è l’essenziale.
Il prolasso, l’escrescenza, il grasso da colare, io credo sia nel terzo assunto;
Nella realtà dei politicanti, più che politici italiani, così come nel meccanismo che da quel fare produce rotismi, difficilmente la cura omeopatica potrà mai far da acciarino, per produrre scintilla e far brillare la luce dal fuoco;
saremmo considerati anime belle, ma con assoluti e valori estremi: favole difficili da tradurre a vero; belle utopie, perciò ci guarderanno con commiserazione, trattandoci e considerandoci ibridi in evoluzione, tra Don Chisciotte e Brancaleone.
Entrare nel corpaccione di un gran partito significherebbe solo essere un pelo di un manto folto;
un capello tra i tanti, che si può acquisire o perdere senza che nessuno avverta differenza.
Credo sarebbe ingenuo pensare mai di ottenere più attenzione di quanta avesse opinione di bambino al genitore.
Se poi alle strette, saremmo a ripetere copione già recitato, dovendo rispondere:
«Che fai...mi cacci!?»
E ritrovarci orfani, tra i tanti cespuglietti.
Meglio allora la via di mezzo: aggregarsi alla carovana che più, in un dato momento, offra ragionevoli garanzie di non lasciarci in mezzo al deserto, come indesiderata zavorra da espellere.
Anzi, meglio: quella che avrà interesse a considerarci valore aggiunto;
dove sia possibile simbiosi e mai parassitismo, trovando - usando un termine che fa scena - “sinergie”, ovvero, collaborazione tra parti con fine comune, dove l’effetto complessivo è più soddisfacente di quello che otterrebbero separatamente...insomma, detto dai nonni: l’unione fa la forza!
Spogliamoci dall’illusione che si possa avere piena adesione a quel che non appartiene ai tempi: l’etica, la morale, la coerenza, i valori non negoziabili andranno difesi, aspettandosi parti dolorosi;
un apparato grande non possiede agilità cinetiche - sia mentali che fisiche - dovendo diversamente collegare nel giusto modo le troppe e tante sue articolazioni, per stare assieme e potersi muovere.
Piccolo è bello nel momento che può saltellare avanti, in avanscoperta, per insegnare al gigante la giusta via da seguire, all’ennesimo crocicchio.
Solo questo modo di stare garantirà e consiglierà le nostre scelte;
io sono la remora, tu lo squalo: faccio strada, mi segui e spiani gli ostacoli, che dovessero frapporsi alla meta.
Mangiamo entrambi a sazietà, allora, secondo proporzioni ma nel giusto.
Altrimenti, arrangiati: cercherò altro.
Ecco che ci siamo semplificati la vita;
ringraziando Occam, il nostro Magdi Cristiano Allam diventa...Magdamleto.
...essere o non essere; sposati, no, ma...in due o soli?
Soli...uhmm...no, rischioso.
Sulle spalle dei giganti si viaggia meglio e non si corre rischio - ancora nell’età dello sviluppo - che ci schiaccino, volutamente o no.
Questo non significa che dobbiamo stare appiccicati alle gonne per sempre ma, credo, siamo ancora allo svezzamento...dobbiamo farci le ossa.
Manca visibilità e, senza di questa, ancora poco radicati sul territorio, siamo ignoti ai più che, al massimo, hanno sentito parlare di “un certo” Magdi Allam...vicedirettore del Corriere della Sera.
L’uscire con un: “Ecco, siamo qui: votateci!”, credo sarebbe un sospiro, a confronto della cannonata.
In una società troppo e tutta basata sulla vista e con il cervello nella pancia, ben altro occorrerebbe, per far breccia.
Come per un prodotto, sullo scaffale di un Ipermercato, offerto ad un consumatore stordito dalle troppe offerte: senza un abito stravagante, che colpisca allo stomaco e dia smalto, ci si perderebbe, come il filo d’erba nella prateria.
Trattati, educati e condizionati, come i cani di Pavlov, ci siamo abbrutiti e abituati a reagire agli stimoli per riflesso condizionato: non di cervello, ma di pancia.
Ormai la società d’oggi è stata “addomesticata” dalla pubblicità e dal mantra mediatico a rispondere con la corteccia rettiliana, degli istinti e non del raziocinio.
La forma ha cancellato la sostanza.
Una scesa in campo solitaria, parlando di “valori non negoziabili”, accenderebbe un rifiuto;
quel “non” è negazione e negativo, trasportato nel subconscio, subdolo messaggio subliminale: un divieto che offende, quasi violenta l’idea godereccia di questa epoca;
un attentato alla beata pigrizia e al tirare a campare, dove “chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza”.
Tutto si relativizza: da soli e con un programma così ambizioso, la cura da cavallo per questa realtà porterebbe al rifiuto di tanto purgante, anche se disintossicante per un organismo ingolfato e intasato.
Ancora molto c’è da fare, per occupare tutti i pori della cotica del nostro paese.
Solo quando percepiti ed accettati potremo lasciare ormeggio e porto sicuro.
Ma non ho la sfera di cristallo, carisma e magari preveggenza, per affermare ragionevolezza del mio tanto bla-bla-bla;
è solo un...Io, secondo me...
E se, da tanto dire, d’intelligente nulla è uscito, allora scusar mi devo e, giullare vostro, mi purgo con le parole del gran maestro:
"Se io ombra vi ho irritato,
non prendetela a male, ma pensate
di aver dormito, e che questa sia
una visione della fantasia.
Non prendetevela, miei cari signori,
perché quel che ho scritto d'ogni logica è fuori:
altro non vi offro che un’opinione;
della vostra indulgenza ho bisogno.
Come è vero che sono un Beppe onesto,
se ho fallito vi prometto questo:
che per fuggir lingua impertinente,
farò assai di più prossimamente".
Io, secondo me...23.06.2011