Non c’è due senza tre, dice la memoria storica popolare: pare che la regola della terzina sia anche oggi a confermare ragione.
7 ottobre 1571: una botta di fortuna a Lepanto e, con la vittoria, l'allontanamento del turco in fregola di conquista;
Giusto per sfoggiare un poco di “Latinorum”, che fa sempre scena, vero fu che
"Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit"… non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori".
E quel poco di culatello, che non guasta mai.
E rieccoli.
Vienna 1683:
“Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, casca Vienna, tutti giù per terra!!”.
Come per la serratura di casa, se entra il piede di porco, i briganti sono in e di casa: via la città, poi l’impero e, come per le ciliegie, una cosa avrebbe tirato l’altra e il domino fatto cadere la religione cattolica, e la Civiltà cristiana di tutta l'Europa occidentale.
Al din-don-dan delle campane e senza il campanile, saremmo a rispondere alla chiamata gracchiata dal muezzin, dal minareto!
Anche qui - si voglia la cara madonnina, la solita botta di fondello, Leopoldo I, con l’aiuto di Jan Sobieski, re di Polonia - l'11 settembre se lo cuccarono i... Mamelucchi, bastonati e costretti a smammare.
Il gran visir Kara Mustafa abbassò coda e orecchie, fece i bagagli e se ne andò, insalutato e sgradito ospite.
Ma il lupo ha per natura di perdere il pelo, ma non il vizio.
Cambia solo la strategia, dove alla forza si sostituisce la semina dell’erba gramigna, da mischiare con quella del vicino, da sempre vista come la più verde.
La tecnica del cuculo, che infila il suo uovo infra mezzo a quelli dell’altrui nido e prole;
una volta schiuso quello del “cuculide”, questi ha nel patrimonio genetico già arte di scalzare gli altri vicini e farne frittata, per poi restare solo consumatore di pappa e ciccia.
Così, il “Cuculus canorus” fischia e canta, mentre ingenui e giuggioloni nuovi genitori apparecchiano per lui.
L’Eurislam li ha oggi, tanti Cuculi, unghie incarnite nel suo ditone d’appoggio.
Neppure possiamo più gridare… «Ahia…Kemal» visto che il suo insegnamento è fallito;
Mustafa Kemal Ataturk - nel 1924 – provò a fondare una Turchia laica, scevra da fanatismi, catene e zavorre religiose, tenendo ben distinto quel che era carne di Cesare dallo spirito di un dio inteso nel senso più lato e confinato nel suo;
avrà poi - nell’aldilà - l’ultima parola, ma nel pieno rispetto di una creatura libera di farsi bene o male, grazie al libero arbitrio: moneta da spendere per poi - dopo Cesare - reclamare crediti o piangere debiti, da saldare in Paradiso o all’inferno.
Garante di questa libertà, a fare differenza tra marionette o creature di Allah: l’esercito;
che fece del suo meglio per cacciare quelli che di spirito ne avevano bevuto più distillato dalla damigiana che dal cuore del creatore.
Nel 1960 contro il governo autoritario di Menderes, poi appeso per il collo;
nel 1980 contro Ecevit e Demirel, che stavano trascinando il paese nel baratro di una guerra civile; nel 1997 contro Erbakan, leader del partito islamico, accusato di “deriva islamista”.
In cui allora militava - non c’è due senza tre - Recep Tayyip Erdogan.
«Alegher, alegher, bagai e i tusan: l'è rivaa el padrun de la melunera!»
Nel dialetto meneghino, è il "bauscia", il bullo e prepotente che crede di essere “Er mejo”: il proprietario della baracca dei cocomeri!
All’inizio del mandato, coperto con lana caprina che, una volta nel pollaio, mostrò del suo vero: pelo di lupo.
Facendo tesoro dei finali alla Menderes, Ecevit e Demirel fino al compagno di merende suo, Erbakan, tagliò le unghie ai soli che lo potevano impensierire: i militari;
Con un raid improvviso, pochi anni fa, mise ai ferri quaranta esponenti militari, tra cui quattordici di altissimo rango: in gattabuia, con l’accusa di avere tramato per realizzare un colpo di Stato e scalzare il governo.
Meglio prevenire che curare… giocando d’anticipo, si garantì la “Melunera”, finalmente tutta sua!
Un colpo al cerchio e uno alla botte.
Secchio, straccio e scopa e cominciano le pulizie di fino: quelle per spazzare i cristiani dal paese, già ridotti al lumicino.
Dallo sparamento di don Santoro allo sgozzamento di Monsignor Luigi Padovese e i giubilanti assassini urlanti:
«Ho ammazzato il grande satana!» e «Allah Akbar!»
Ma un po’ ovunque si umilia, si bastona e si ammazza, nell’indifferenza, se non con la tacita approvazione di autorità e stato “Erdogano”.
II mezzi d’informazione non si stancano di mostrare “come il cristianesimo e l’ebraismo cercano di distruggere la religione islamica”, mentre manifesti pubblicitari mostrano i cristiani come serpenti, che indossano croci;
sui libri di scuola si legge che il Vangelo cristiano è stato “falsificato”;
le chiese: o si chiudono d’ufficio o se ne soffoca la voce, “naturalmente”, dagli altoparlanti dei muezzin;
i sacerdoti rischiano del loro, a uscire per strada con l’abito talare o con i segni esteriori della loro fede: nessuno chiude un occhio e più che una pietra, una croce, ci mettono sopra!
A Malatya, nel 2007, tre impiegati di una casa editrice cristiana furono torturati e assassinati.
I cristiani sono in via di estinzione.
Nel 1880 rappresentavano il trenta per cento della popolazione… quattro milioni d’individui.
La mentalità visceralmente anticristiana che ha guidato il genocidio dei cristiani armeni e assiro-caldei all’inizio del XX si ripresenta oggi, concimando il terreno all’idea del diavolo, per poi procedere all’esorcismo;
Per questo i cristiani turchi, ancora presenti sono chiamati “I centomila nemici della nazione”.
Questa è la Turchia che si vorrebbe oggi aver compagna, nell’Unione Europea.
Pazzi e sconsiderati siamo.
Per noi, Amen, e così sia;
per Erdogan e la SUA Turchia… Armen!
Io, secondo me... 30.03.2012
venerdì 30 marzo 2012
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