venerdì 22 giugno 2012

FOccia di tolla





La Russia ci tiene per le palle con il gas;

la Libia, con il petrolio.

Così come ogni paese ci abbia al guinzaglio, nel fornire materie prime di cui siamo assolutamente mancanti.

Il bello e il cattivo tempo - da sempre - lo fanno quelli che hanno il coltello dalla parte del manico.



La filosofia spicciola in genere la fa chi la pancia piena o, all’opposto, talmente abituato a mangiare aria e bere l’acqua di pozza da non avere altro da perdere; anzi, magari neppure mai nulla avuto.



Il buon Silvio, il Berlusca, andava da Putin e da Gheddafi con il cappello in mano perché, se l’uno o l’altro di quei beni veniva a mancare, al lato pratico qualunque filosofia casereccia sarebbe venuta meno.

Macchina a riposo e culetto freddo d’inverno.



Senza contare impennate d’ogni cosa e costi, quando il fare gli schizzinosi o alzare scudi crociati (ma pur quelli guerreggiarono per ben altri interessi!) portava chi teneva la valvola della nostra bombola d’ossigeno a chiuderne i rubinetti.



Il difendere alto e nobile ideale porta nefaste conseguenze; è qualcosa che può affrontare chi ha le palle, non quelli che, sentendole strizzare, guaiscono e si ritirano, quando abituati a vincere facile, a essere forti con i deboli e deboli con i forti!



Perché è a far di conto con la cruda realtà che casca l’asino, così come i bocconiani di Monti insegnano, quando il passaggio dalla teoria cattedratica - infallibile, sulla carta - si passa a far di conto con il mondo reale, dove la pratica si prende gioco e beffa ogni cazzeggio mentale.



“Tu proverai sì come sa di sale

lo pane altrui, e come è duro calle

lo scendere e 'l salir per l'altrui scale”.



L’impietoso e nodoso legno del bastonatore di turno, piega ogni schiena che non abbia abbastanza callo da assorbirne i colpi.

Silvio era demonizzato, un “vil scodinzolante” che addentava l'osso da crudeli padri-padroni.

Chi oggi in vece sua, comunque è a seguire traiettoria del rametto, che il padrone agita per farlo poi correre al riporto e avere biscottino in premio… un pezzo di pane con il sale e la scalinata dell’umiliazione da salire per leccar le mani del signore suo.



«Tutta la mia stima e solidarietà […] è colpa del potere di ricatto della Cina. Quando l'economia batte e umilia la democrazia è una brutta situazione […] comprendo le ragioni degli attuali amministratori, persone civili e oneste, costrette a mandar giù il rospo per il bene della città!»



Ohibo! Ancora Berlusconi?



No: Fo… Dario, premio Nobel per la letteratura 1997, che nella tradizione dei giullari medievali “fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati"!



Giuliano PIsapia, Sindaco di Milano, cala le braghe di fronte al dragone - non avendo il cuore di San Giorgio - e nega al Dalai Lama la cittadinanza onoraria.

Ha visto il viso corrucciato di chi tiene lo zuccherino, e abbassa orecchie e coda: la sottomissione con cui riconosce il capo, che ha marcato il territorio con il giallo paglierino dei suoi liquidi umori.



No Cina, no Expo!



Giulietto china la testa e Fo, il suo giullar di corte, ne magnifica il gran senso di responsabilità… per il “bene del popolo”, dove pelosa e collaudata ipocrisia  nasconde nudità e vergogne del re.

Si accorge, il… FOccia di tolla, di aver d’Abbondio animo al budino, e cerca di adattar elasticità di mutanda alla deformità della propria “viltade ragione”.



«Spero almeno in un gesto riparatore. Il Comune si organizzi per riceverlo con tutti gli onori nella sala principale di Palazzo Marino. Sarebbe un segnale forte, ci eviterebbe di fare la figura di peracottari di provincia.»



Il Dalai Lama come la foca: diamogli un contentino… lontano dai riflettori, in una saletta anonima.

Magari liberandola da stracci e scope, adornando con specchietti e collanine clorate, per accattivarsi e accontentare le semplici passioni del “selvaggio” indigeno.



Questi sono i paladini dei palestinesi, quelli che si fanno ascoltare con le bombe, quando lo stesso e più hanno da dire i tibetani, dove casa loro è stata occupata e “bianchettata” dai… Comunisti, tanto per cambiare.

Ma che ci frega del Tibet: quelli mica ricattano il mondo con attentati e terrorismo!

Spariscano con discrezione, che già siamo impegnati a salvare il Panda.



Dai, diamo un “segnale forte”.



Zum-zum pappà… zum-zum-pappà.



Tromboni e fanfare per Tenzin Gyatso, leader spirituale del Tibet… in un salottino defilato.



Colpa del potere di ricatto… quando l'economia batte e umilia la democrazia… persone civili e oneste, costrette a mandar giù il rospo per il BENE DELLA CITTÀ!

Avrò torto io... Il coraggio, uno non se lo può dare!



Pensa te che Berlusconi giocava invece in grande: per IL BENE DELLA NAZIONE!



Ma quello non andava bene: non era del brancodi FOccia di tolla!





Io, secondo me... 22.06.2012

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