mercoledì 18 novembre 2015

Akbarbari

C'è chi la perde per una donna, chi per la paura, per una provocazione o uno sgarbo;
così si dice di chi la ragione smarrisce: quello, ha perso la testa!
Ma in senso figurato;
invero, quella c'è sempre, ben piantata sul collo: quel che manca è la capacità del discernimento.
Ci si uccide per amore, si salta nel vuoto da un grattacielo in fiamme, si picchia se offesi o si accoppa per uno sgarro e la zucca, anche se vuota, si accompagna sempre allo sfortunato, che ci ha tolto il sale per metterci l'aria.
Altra cosa per chi veramente se la trova tagliata, solo perché ha trovato sulla sua strada un coglione che, dopo averla spiccata dal corpo, la mostra come trofeo, gridando:
«Ho ucciso il grande satana: Allah Akbar!»
Pirla.
Figlio di un dio minore, povero d'intelligenza quanto di verbo, tanto da preferire, al filo del discorso, quello della lama;
di lui si potrebbe dire, come per un animale che gli manca solo la parola ma, a differenza di quello, non è neppure intelligente!
Che sgozzino o facciano saltare le teste con bombe o con il kalashnikov, segue la regola che, invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia.
Se non zuppa, è pan bagnato: sempre sono a significare che “Noi siamo noi e voi un cazzo”!
Allah Akbar...ma va da via i ciapp, paciaratt: offri il tuo didietro, mangiatopi!
Nel mondo degli "akbarbari"  così è fatto tacere chi oppone Cristo, maestro di pace, ad un profeta che diffonde spade e catene.
Senza questi "ferri" del mestiere, pochi accetterebbero di servire da inferiori, quando possibile essere trattati da pari.
La ragione della forza è il bastone del pecoraio, dove a lui spetta latte e carne e al gregge fornire quello e questa, da brave bestie da macello.
Solo a Roma, ad un tiro di schioppo, abitano la Chiesa di San Pietro, una bella Sinagoga e una paffuta Moschea, tanto che, se ognuno si affacciasse, potrebbero  darsi voce, come nel cortile di case di ringhiera.
Nel cuore della cristianità, un segno di fratellanza, a pari livello: in quello dell'Islam, solo segni di un padrone.
Cazzeggiamo pure sui distinguo, ma la sostanza, il succo del discorso, quello è!
Entra nel mucchio e sei come le vacche del cow-boy: marchiato a fuoco!
Da quel momento non esisti più, come individuo, ma come numero: prova saltare lo steccato e ti trovi...stecchito!
Non esiste divorzio, nessuna possibilità di riscattare l'ipoteca; sei una proprietà indivisibile...tranne che nel breve spazio tra il mento e le spalle!
Da ultimi arrivati, nella gestione delle cose del buon Dio, vorrebbero esserne sigillo, quasi che le la Storia iniziasse dal fondo e i piedi, d'improvviso, volessero che fossero le mani a camminare, di modo che il sotto diventasse il sopra e il fondello la testa.
Nulla da eccepire, se solo con lo scolapasta in testa e la mano sul petto, infilata nella camicia, il novello califfo imperasse tra le mura del manicomio.
E la Storia, quella con la “S” maiscola, che scredita gran parte delle loro balle? Basta riscriverla.
Se vincitori, potranno farla iniziare da dove si vuole, reinventando avvenimenti e personaggi!
Da subito si partì su fondamenta fesse.
Università di Oxford, anno del Signore 2015, mese di luglio.
“[…] annunciato la scoperta della più antica copia del Corano che si conosca; l'esame del carbonio 14 dimostrerebbe che è stata scritta prima della predicazione del profeta islamico […] alcuni frammenti dell’antico Corano: scritti già nel 568 dopo Cristo, mentre Maometto visse tra il 570 e il 632 […] che avrebbe usato un testo già esistente. Secondo la tradizione, Maometto avrebbe appunto ricevuto la rivelazione, che poi ha portato al Corano, fra il 610 e il 632 dopo Cristo”.
Altro che Arcangelo in sogno, con copriletto di broccato con sopra scritto i primi versi del Corano!
SI vorrà mica credere che sia andato in giro anni con la copertina, per poi dispiegarla e farla leggere all’eletto, quando ormai doveva avere più tarme che caratteri?
Nessuno problema… la Storia per loro si scrive sul filo di spada, che pesa e taglia più di penna e calamaio: se cittoriosi, potranno comunque favoleggiare di asini che volano.
Allah Akbar...beh, anche il mio Dio è grande e certo ben da prima che il novello si presentasse sulla punta delle scimitarre!
Come quello d'ogni creatura, pienamente in diritto di cercarlo, chiamarlo, pregarlo, adorarlo come meglio crede.
I grilli hanno lasciato lavorare le formiche, per poi sedersi al banchetto e voler dare misura e porzione, usando il coltello per tagliare pane, companatico e gole.
Il tappo di sughero vuole e pretende di valere più e quanto l'intera damigiana e del vino!
Libero di crederci, ma non d'imporre, cazzo!!
E se la forza è la sostanza di un dio e del suo profeta, poveri tutti: chi ne è servo non può certo amarli, ma solo temerli e nulla è più vile di chi usa tale semenza, che di anima ha solo quella del fagiolo.
Cani, scimmie e maiali saranno pure animali impuri, ma ben contento sono d'accompagnarmi a loro, piuttosto che agli Akbarbari, figli di Caino e di null’altro!
‘fanculo, Akbarbari: adorate pure il PADRONE.
Io, un PADRE!
È vero: noi amiamo la vita, dono di Dio PADRE.
Voi la morte? E sia: sparatevi e andate da schiavi al padrone vostro, a restituire la carcassa!


Io,  secondo me... 18.11.2015

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