sabato 14 novembre 2009

Roland Cuor di Coniglio

Ormai si sente l'odore di nebbie e di neve e l'avvio della vecchia carretta, lasciata per strada, necessita del sacro rito del saluto all'alba e la preparazione all'accensione del catorcio che, ad andar bene, te lo trovi avvolto in una coperta di brina e ghiacci.
Armato di fiamma ossidrica per scongelare la serratura, guantoni da pugile per le mani infreddolite, pastrani pelosi per il corpo, cappellacci con paraorecchie grandi come un lenzuolo, che pari un elefantino, dai di fresa per togliere la spessa coltre di gelo dal finestrino - almeno un rettangolino, quel tanto per vederci - intanto che il motorino del tuo gommato ronfa e fa le fusa come un gatto, insomma, si scalda.
Ormai le partenze a freddo sono un sogno e intanto che passi il tempo ad intiepidire la situazione, non resta che scambiare quattro parole con il vicino di posto - giusto per non dar l'impressione di essere degli orsi - e parlare del tempo, con le conseguenti frasi fatte;
- «Non sono più gli inverni di una volta, che piuttosto che togliere la neve conveniva scavarci delle gallerie e passarci in macchina!»
Giusto per non stare indietro, il dirimpettaio aumenta la posta:
- «E le nebbie...se le ricorda, quelle toste, belle dense, che ti pareva di entrare nella melassa e si affittavano i cani per ciechi, per riportarti a casa.»
Certo che, una tempo la natura faceva le cose per bene, senza mezze misure; oggi invece...
- «Oh, mi scusi. ora che l'ho sbrinata mi sono accorto che questa deve essere la sua - maledetto: sei l'unico nel condominio che l'ha presa uguale e la sera prima hai occupato il posto dove d'abitudine parcheggio! - io ce l'ho nella via dopo!»
E già, più avanti, nell'angolino...l'ultima rimasta in ghiacciaia, che gli altri sono già sgommati via.
Stavolta guardo la targa: si, è la mia vecchia.
Grattugia, accendino, carbonella, scaldino per le mani...la batteria sembra avere la tosse e la cinghia miagola come un gatto che viene spellato, ma ancora per oggi ce la fa, si avvia, borbotta, muggisce, mugola e poi prende ritmo regolare e i pistoni cominciano a dar di gomito;
Nell'attesa, anche le mie celluline grigie cominciano ad ingranare, scoppiettano, si chiamano, cominciano a tracciare le prime elementari reti di connessione; insomma: comincia il cazzeggio mentale.
Sarà per reagire al freddo che penso a qualcosa di caldo, contorcendomi in un gioco di associazioni strane: caldo, secco, siccità, carestia, povertà, decadenza, miseria, fame, scomparsa...i Maya!
- «Beppe, più che spruzzare sul vetro per togliere la parti appannate, dovresti infilare la cannuccia nell'orecchio e togliere la patina dal cervello!»
No, no, un momento, c'ho la faccia ma non sono scemo: l'ho presa da lontano, ma ora c'arrivo, al nocciolo della questione.
Non è colpa mia se la profezia, più che la storia di quelli ce la stanno smarronando un giorno si e l'altro pure.
Prima c'era il famoso "Mille e non più mille!", poi ti ripropongono il Giovanni, quello dell'Apocalisse, che dopo una mangiata di carbonara con le cotiche vede peste e corna a non finire...anzi, no: a finire il mondo, certo che si.
Driiin...driin...driiiiiiiiin
- «Chi è?»
- «Cosa ne pensa della fine del mondo?»
E rieccoli, quelli dei Testimoni di Geova.
- «Aspetti, che guardo se c'ho impegni, per quella data!»
Ora è il momento dei Maya, del loro calendario da sfigati che, non essendoci più, non possono aggiornare.
Durarono una manciata si secoli e, come tutti i grandi imperi, si fecero dal nulla, raggiunsero l'apice della grandezza, cominciarono a perdere colpi per poi arrivare alla rottamazione;
ne più, ne meno che per tutto l'ordine delle cose e del creato: si nasce, si cresce, si invecchia e si muore.
La vita è uno dei film dove il gusto si sente nello scorrere dei fotogrammi, che la fine già la si sa.
Giusto per non rovinare del tutto la festa agli spettatori, qualcuno ha messo in giro la voce che no, ci sarà un secondo tempo e l'essere morti stecchiti è come l'intervallo: giusto il tempo di andare a prendere i pop corn per poi rimettersi seduto e godersi il classico colpo di scena, il finale ad effetto, dove tutto s'aggiusta per il meglio e tutti vissero felici e contenti.
Vabbè, la storia dell'uomo è fatta di migrazioni, anche se questa non troverà il nuovo, ma il trapasso sarà per "l'altro" mondo.
Beh, morale della favola: la vita scorre lesta, tutte le cose passano, noi pure.
Nel nostro corpo, siamo in affitto: prima o dopo c'arriva lo sfratto.
Visto che non possiamo farci nulla, ridiamoci o piangiamoci sopra, secondo la disposizione di ognuno.
Magari esorcizziamo la dipartita, andiamo a vederci un bel filmone catastrofico, con crolli, inondazioni, incendi, eruzioni vulcaniche, terremoti, macerie, morti, appestati e chi più ne ha, ne metta.
Magari - perché no? - proprio "2012", del regista Roland Emmerich.
L'antica popolazione mesoamericana, aveva preparato un calendario complesso, basato su diversi cicli terrestri: il tredicesimo si conclude proprio tra poco, e i nostri amici Maya null'altro avevano proposto dopo.
Qualche Fantozzi dei giorni nostri ha pensato: vuoi vedere che quelli non ce l'hanno voluto dire, ma aggiunte non ne hanno fatte perché siamo arrivati alla canna del gas?
Abituati a vedere il bicchiere mezzo vuoto, neppure questi baciati dalla scalogna arrivano a supporre che, semplicemente, dopo il tredici, magari si ricomincia da uno, e via così, all'infinito;
o magari, quei nostri antenati c'avevano da pensare a siccità e pestilenze, a sopravvivere, e il calendario, chi cazzo ci aveva più voglia di pensarci, che il tempo loro magari era già risicato.
No, no, no, Beppe, dacci retta: lascia tutto, vestiti di stracci, vai nel deserto, mangia miele e cavallette e aspetta la fine.
Giusto per farmi una idea, di che morte devo morire...e dai, Roland: facce ride!
Notre Dame va in pezzi, così come l'abbazia di Westminster, il Big Ben, si sbriciola il Cristo Redentore, che sovrasta Rio de Janeiro e va in polvere la Casa Bianca , il Congresso di Washington e il Vaticano, con San Pietro e il cupolone.
La Kaaba alla Mecca no, come tanto altro dell'altra sponda!
Sarà in ragione della qualità della malta, del cemento del gesso...le fondamenta, le nervature, i pilastri, le colonne, i muraglioni, fatti come...dio comanda?
No: merito del coniglio!
Qui, certamente, anche uno dei pochi che mi legge - e mi regge - arrivato a fatica, getterà la spugna.
- «E no, Beppe ! Sei un caso umano e cerchiamo di accudirti, ma non puoi chiedere l'impossibile!»
A costo di far scappare pure i rimasti, ribadisco: la Kaaba sta in piedi grazie ad un coniglio!
- «Far crollare il Vaticano non comporta alcun rischio: i cattolici non mi condanneranno a morte; far sprofondare la Mecca mi avrebbe procurato una fatwa dagli islamici!»
Ah, Roland...Roland Cuor di Coniglio: su te poggia la Kaaba.
- «Non credo nella religione organizzata.»
E allora, muoia pure il Vaticano con tutti i Filistei!
"2012", la fine del mondo.
- «La fede e la religione non possono aiutarti in momenti così, perché se c'è un terremoto non ti rifugi in una Chiesa: ti può cadere in testa.»
Hai ragione Roland Cuor di Coniglio...e allora vai, con la mia benedizione...vai...

- «Roland: ma và a...kaaba!»


Io, secondo me...14.11.2009

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