lunedì 3 gennaio 2011

Bananarìa

Ci ruberanno prima la libertà, poi lo spazio e, infine, tardi e se solo si alzerà il capo - zac! - pure il melone e la cotica.
Allora, sotto l’ombra delle nostre chiese ci saranno tante cotenne distese, con scritto a sangue le giaculatorie del profeta.
Il loro, ovviamente: l’ultimo, quello che vorrebbero fosse sigillo, suggello e tappo, dopo aver declassato il buon Gesù nostro, che si vedrebbe divenire zerbinotto del Maometto.
Ultimi arrivati, ecco l’ennesima versione degli "Über Alles" tentare di riscrivere la storia, non dal principio, ma da dove fa comodo: come la foglia che vorrebbe il mondo capovolto, per spacciarsi radice.
C’è chi ha edificato la casa e questi, arrivati quando già c’era chi aveva sgobbato, mettere sulla porta il proprio nome, sottolineato con il filo tagliente delle lame.
Mica sono andati in giro a predicare con carta e penna; mica hanno mollato una pecora, ma una bella volpe da pollaio; mica poi ti salutano con il fazzoletto e le lacrime agli occhi, se pensi d’esser capitato tra bingo-bongo e di voler andare via.
No: imboccato il vicolo cieco dell’evoluzione, ti portano ad estinzione, prima che lo faccia madre natura.
Nel mondo dell’uomo che è stato sulla Luna, e poi chissà, a vedere anche le stelle, ecco che c’è chi ti tira giù per le braghe, a far credere di quanto sia bello vivere tra le foglie e mangiando banane.
Vorrebbero infilarci la “bananarìa”, una serie di “addendum”, aderenze e appendici aggiunte man mano, a tappare i buchi di un libro che si vorrebbe inattaccabile;
Dio che si è fatto uomo, incarnandosi con Gesù, Allah che si è fatto testo incartato nel Corano:
la carne contro carta e inchiostro.
Il primo, a dare la speranza ad ogni uomo, fino al più umile e miserabile: l’altro che seleziona, azionando le lame della falciatrice.
All’”Homo Binallahdensis” Gesù, il suo messaggio, fa paura: ha fatto crollare un impero, quello di Roma, senza la spada e, se non passato a scolorina, pure gli riuscirebbe di arrugginire scimitarre e far impallidire mezzelune.
Tanta forza va zittita, con il fragore delle bombe e il rimbalzare di teste mozze.
Se anche l’ultimo si sentisse pari al primo, se pure la donna all’uomo, dove i tromboni avrebbero posto, nell’orchestra?
Neanche a parlarne, se altri volessero essere depositari di verità, che l’unica è custodita solo dai simili dell'imam del centro teologico Al Azhar, al Cairo: lo sceicco Ahmed Al Tayeb.
Una vita ad imparare a memoria una storia letta con il paraocchi.
Papa Benedetto XVI ha definito l’ultima strage, l'attentato della notte di Capodanno ad Alessandria, con più di venti morti: "Un vile gesto di morte che offende Dio e l’umanità intera" che, alla pari di altre, è “Vera e propria strategia di violenze che ha di mira i cristiani”;
il piano ormai è scoperto, sotto gli occhi di tutti: scacciare gli unici che possono far massa e paragone con loro;
per divenire “padrun de la melunera”, come si dice a Milano: unici proprietari della baracca dei cocomeri.
L’ Ahmed Al Tayeb dice: "No ad ingerenze del Vaticano”.
E già, altrimenti come mettere in atto l’opera meritoria di rendere i “cristiani obiettivi legittimi, e i centri della cristianità, organizzazioni e istituzioni, leader religiosi e i loro seguaci, bersagli legittimi dei mujahidin, ovunque si trovino”;
parole degli accoliti di Al Qaeda, che non possono suonare sgradite alle orecchie di Al Tayeb, che ora può tornare a dormire tra due guanciali di...foglie, dopo essere risalito sulla pianta, con la sua bananarìa.


Io, secondo me...03.01.2011