giovedì 13 gennaio 2011

FINIamola

Si, un pochino il fiato mi manca: sarà per la puzza che sale e non è certo di violetta.

« L'Italia è sul punto dell’asfissia e ha bisogno di convergenze.»

Quando la faccia è come il...quello che ha tentato il taglio del tubo dell’ossigeno ora vorrebbe farsi credere soccorritore!
Certo la tolla deve abbondare, su tanto grugno.

Convergenze una beata fava!!!

C’hai provato, ad accoppare il vecchio, il Berlusca, credendo che fosse il flebo che lo teneva in vita, ma è andata male:
nessuno si è preso la responsabilità di soffocarlo con il cuscino e fregargli l’eredità, e il figlioletto frettoloso si è trovato trombato.
Eccolo, il Fini, il Gianfranco: il delfino, ora acciughina, da dare in pasto alle foche del circo.

«Il governo è paralizzato, ma sono magnanimo: superiamo lo scontro dei mesi scorsi...per il bene dell'Italia.»

Il bene dell’Italia?
Ambizioso, permaloso, presuntuoso oltre ogni dire, vendicativo quanto mai: a tutto questo ha anteposto l’Italia, pur di affogare nell’acido della sua bile il bersaglio di turno;
peccato per lui che il vissuto del Silvio gli ha formato spessore e callo alla cotica, tanto da far spezzare i canini al Gianfry.
Come un cecchino, veterano di mille agguati, ben si è guardato di abbandonare la postazione favorevole, da dove poter sparare alla selvaggina, da quella di pelo politico a quella di penna, inteso come giornalistica.
Come un calcolo ben incarognito, si è fermato dove l’ostruire faceva più male: sulla poltrona del Presidente della Camera, supremo direttore dei lavori, come un vigile in un incrocio trafficato;
ad un segnale tutto scorreva, altrimenti l’ingorgo era assicurato.
Poi parla di Governo paralizzato, dove le bastonate sulla spina dorsale le ha date lui!
Per fregare la corona ha buttato il paese nel caos più assoluto, legandolo con lacci e laccioli, proprio mentre da tante parti la stretta al collo di un’economia globale mostrava...la corda.
«Serve un patto per l'emergenza», dice ora.
Perché, prima cosa era: la festa della befana?
Già, dimenticavo: ora che è sdentato e deve masticare il pancotto al posto della carne, il volpone vorrebbe che le galline non se lo mangino, assieme al pastone.
«Il paese è fermo e sfiduciato», ancora insiste.
‘azzarola: certo che tu sul freno a mano e alla fiducia ti ci eri buttato, quando pensavi di avere le palle, per fare lo sborone!
«Rivolgo la proposta a tutti, maggioranza e opposizione», prosegue l’ibrido tra Caino e Bruto;
Visto che ormai per tutti è diventato un osso senza ciccia, ora vorrebbe dare a credere d’essere buono a fare altro e non solo da gettare al cane;
e poi, dopo aver cannato le “idi di marzo”, per l’augusto Cesare-Silvio-Berlusca, vorrebbe evitare le sue: quelle di febbraio.
Per il prossimo 2 di quel mese, infatti, è fissata l’udienza per discutere la richiesta d’archiviazione o meno per truffa aggravata, riguardo alla cessione della casa di Montecarlo;
di proprietà dell’allora Alleanza Nazionale, fu svenduta ad una società off-shore per una frazione del suo valore di mercato, rivenduta ad altra con un margine di nulla e dove una prova documentale porta firma come affittuario e proprietario del cognatino suo: il Tulliani, Gianfranco pure lui.
Famiglia questa che si è appiccicata a lui come un francobollo sulla busta, e la saliva che fa da collante si chiama Elisabetta, sua attuale compagna.
Francesca Frau, mammetta della Eli e Gianfrancuccio Tulliani, si cuccò un lucroso contratto in Rai, grazie alle abbondanti schizzate d’olio lubrificante che il Fini spruzzò sugli ingranaggi.
La società At Media (Absolute Television Media, per un percento del 51 della mammina d’oro, fondata soltanto nel 2009, proprio nella stagione aveva ottenuto un bel contratto: per assicurare in appalto esterno - in una trasmissione che in precedenza era stata interamente prodotta dalla Rai - lo spazio «Per capirti», dedicato al contrasto tra genitori e figli, aveva concordato un compenso di 8.120 euro a puntata che, moltiplicati per le 183 puntate previste, arrivava ad un milione e mezzo d’euro
Niente male, per una che di palinsesti e programmi ne capiva ‘na mazza, che mai neppure aveva fatto da garzone nel raccogliere cartacce nell’ambiente.
Con i soldi, quel che porta all’orgasmo è anche il potere, e il nostro, che si ricicla oggi come salvatore della Patria, portò ad eccitazione e godimento.
«Elezioni: rischiosissime», ammonisce il Fini.
D’accordo. Ma per chi?
Non è come di un perdente, che da una foresta si ritrova a predicare nel deserto.
Se i saloni della politica sono assimilati a mercato delle vacche, dove s’intrecciano le urla di chi offre e chi acquista, pure possiamo pensare ai mercenari: fanno a botte per te solo se li paghi.
Forse se il cognatino vende la casa di Montecarlo e la Ferrari, e la mamma acquisita scuce qualcosa di quanto ramazzato in Rai, forse il Gianfranco riuscirà ancora a pagare qualcuno;
magari, se non Conan, almeno Brancaleone.
Se proprio, gli rimane Bocchino.

Per gli italiani, c’è solo una via di salvezza, ovvero, svuotare il pitale al grido di...FINIamola!


Io, secondo me...12.01.2011