"Per ogni cosa c'è la sua stagione, c'è un tempo per ogni situazione sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire";
anche per me è giunto il tempo di ricevere sputi ma, nel bene come nel male, questo sono io.
"Chi te lo fa fare"..."Un bel tacere non fu mai detto" o, nel mio caso, scritto... "parola che fugge mai più ritorna", fino al "Boccaccia mia statte zitta": tutta la saggezza popolare, quanto lo spirito di sopravvivenza, esperienza d'antichi padri, sono a suggerirmi di non incocciare e incrociare stracci con la porpora, a non dar di zucca contro testa d'ariete, ma questa storia mi sta sul piloro, non la digerisco;
e allora via, a farmi del male, a disegnar bersaglio sulla mia carcassa, rifiutando di portare la benda, al grido di:
- «Signori, puntate i vostri pennini e mirate al cuore !».
Beato fui io, prima che la lingua mi partisse, l'inchiostro più che il sangue a scorrere ed io a dar di lettere.
Ma del beato, a lui, il "Pio ics i i", alias XII, proprio no, non mi va giù, che glielo si dà, neppure se, per farmelo digerire, al fin di tutto, mi si purgherà per bene;
"[...] c'è un tempo per sradicare [...] un tempo per demolire [...] un tempo per strappare".
Milioni di esseri umani, ridotti ad essere trattati come topi e, come sorci, da disinfestare ed eliminare: "derattizzare", era la consegna.
Silenzio.
Denudati per la vergogna, divisi dagli affetti e dai cari - dal sangue del proprio sangue prima e asciugati dallo stesso poi - picchiati, insultati, umiliati, usati e gettati, accartocciati come cartaccia, prima di essere seppelliti o inceneriti, come immondizia;
Silenzio.
Seviziati, ridotti alla fame, per renderli simili ad animali, a dover raccattare gli avanzi, come i cani;
Silenzio.
A ridurli gli uni contro gli altri, disperati, annullati, riportati all'istinto primordiale, alla ricerca della propria sopravvivenza in cambio dell'altrui.
Silenzio.
Ancora ho negli occhi la vita distrutta di uno di questi, quando confessò il suo tormento;
attraversò l'inferno, ma quello gli entrò, e lo dilaniò dall'interno:
nel campo, dove fu prigioniero, c'era l'obbligo di presentarsi all'appello con il berretto e lui, non ritrovando il suo, lo rubò, condannando a morte quello che non riuscì a presentarlo.
Allora la morte lo risparmiò, ma solo per poi giocare con lui, giorno per giorno, fino alla fine dei suoi respiri.
E videro i propri affetti avviarsi alle camere a gas, ad essere trucidati per un nonnulla, a crepare come mosche tra patimenti e, i più sfortunati, dopo lunga agonia;
Silenzio.
Era tutto studiato a tavolino, per dare il massimo del dolore, nel fisico e nella mente, ma il silenzio dei vili coprì ogni loro straziante grido.
"[...] c'è un tempo per la guerra [...] per morire".
Per i topi, non per la chiesa di "Pio ics i i", il XII, che non capisco cosa abbia da essere beato, "che fece per viltade il gran rifiuto", di prendere la croce sulle spalle e tornare nel Colosseo, in pasto ai leoni.
Anche per la porpora era tempo di entrare in quei campi, di macchiare le vesti non solo del colore, ma della sostanza del sangue.
Là, dietro il filo spinato, con gli ebrei, ma anche con zingari e omosessuali, e testimoni di Geova !
Tutto il mondo civile avrebbe reagito allora, più velocemente, perché il demonio era alle fondamenta del Paradiso.
"[...] c'è un tempo per morire";
Ma la porpora era pallida, del colore di Don Abbondio quando disse:
- «Se uno il coraggio non ce l'ha,. non se lo può dare».
"[...] c'è un tempo stabilito per ogni cosa e per ogni opera".
Ma non sempre: chi ha potuto, l'amaro calice l'ha allontanato;
Beato...beato lui !
Io, secondo me...27.10.2008
lunedì 27 ottobre 2008
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