Me lo chiedo spesso: per fare il giornalista occorre il porto d'armi?
Tanti "Signori grandi firme" maneggiano la penna inchiostrandola nella propria bile, nel fiele del proprio abbrutimento professionale, usando il mezzo d'informazione da aspersorio, per benedire con soda caustica il prossimo.
Una bella parte sono amanuensi, estensori sotto dettatura, polli in batteria che si passano la velina uno con l'altro, così come il turibolo pieno d'incenso, con cui amano affumicarsi a manetta, in moto rettilineo alternato;
così come nell'indossare il serto d'alloro, spesso a contornare cotanto fumo, ma in totale assenza d'arrosto.
Altra fetta sono i Lanzichenecchi, usi ad usare gli spadoni e a tagliar all'ingrosso, come il macellaio di vecchia memoria: «Ecco fatto...un tanto il chilo: che faccio, lascio?»
Pennaioli da miglior offerente;
come si dice in milanese: "Un cicinin taglia giò cul falciott", sgrossati con il falcetto.
Mi viene a mente quegli allevamenti di galline, affiancate, a sfornar ova, dove il becchime è dato e serve solo per ingrassare, non la carne ma il prezioso passaggio del pregiato cocco, non di mamma ma con tuorlo e albume.
Eccoli, li vedo...i pennuti di Repubblica, di El Pais, di El Mundo, del Daily Telegrafh, del Times piuttosto che del Guardian: tanta fanteria contro un solo...Cavaliere.
Il battitore sul tamburo a gridare a quelli ai remi, a dare il tempo come a controllare le contrazioni per lo spurgo.
- «Forza, spingete: mi dovete far uovo di giornata; voglio tette, culi e No(e)mi importanti, su cui spander liquame. Su, su, datemi il frutto dei vostri lo(m)bi; meningi spremute, a dar di zanne contro chi ci aizza il padrone!»
Pazienza.
Si capisce: fan gioco di scuderia, a secondo di dove hanno attacco per l'anello al naso.
Come l'inchiostro loro, sono neri nell'animo e nell'anima: i Black Bloc dell'occhiello, i maestri del catenaccio, i "colpobassisti" della Testata, i magliari del Frontespizio, i cesellatori della circolare e dell'ellittica, i mestatori corpo e della pancia tipografica, i professionisti del som(m)ario.
Non giustifico ma comprendo, che di carta devono campare, e non dell'obolo di san Pietro che, se non d'informazione gridata, non rifilano e guadagnano del loro, al mercato.
- «Venghino, signori, venghino. Non ve la dò per tre e neppure per due e neanche per uno: Qui non si vende: si regala!»
Imbonitori, mercanti in fiera, presentatori da baraccone, intrallazzatori da circo Barnum, quello famoso per presentare le mostruosità della natura.
Come ogni foresta, nella sua maestosità nasconde il sottobosco, rovi e ramaglia secca, che ci si deve abbassare per arrivare all'altezza e vederne gli scarti.
Ogni maestà ha la sua "Corte dei miracoli", i suoi nani e le ballerine, tanti disperati alla catena, il Fido cane che s'accontenta dell'osso del «Primum vivere», altrimenti detto "Tiriamo a campare".
Tra il mediocre e l'artista, il vegetale e il genio, c'è sempre un "terra di nessuno", un limbo d'anime perse, dannati da Purgatorio, attenti a non scivolare all'Inferno.
Anime, anime perse, anime morte, alla Gogol.
Per pochi che arrivano a toccare la vetta, i sentieri sono lastricati d'ossa, e tanti s'accontentano dei piani bassi, a scartar cartoccio di pane e formaggio e un gotto...di rosso.
Normale grigiore, tra il bianco e il nero.
Beh, m'accontento di sputar controvento, che anche io, nel mio piccolo, non vivo di colore assoluto.
Ma una cosa mi fa incazzare come una bestia: i Savonarola, i talebani del crocefisso, gli untorelli sempre a gridare «Crucifige!»
Di Crociata ce n'è stata più di una, e di Mariano basta la devozione alla Madonna, che c'ho gli zebedei pieni di chi gira ancora con il bastone e l'ampolla con la purga, ululando alla luna condanna:
- «[...] disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile, che invera la parola lussuria [...] esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista [...] libertà intesa come sfrenatezza e sregolatezza».
Di tanta "penitenziaggine" sarebbe, anzi...sharia ora di spulciarsi!
Il tempo delle Marie Goretti è un altro, e don Sciortini e Mariani non hanno a dover dire che «No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all'inferno», in special modo quando sono loro stessi a far da cassa di risonanza e offrire altre pale per i ventilatori, quelli usati da spanditori per quel che è cattiva s(c)emenza.
Una cosa mi agghiaccia, del Mariano, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ed è altra sua bolla:
- «Non si deve pensare che non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti d'affari privati, soprattutto quando sono implicati minori».
Indubbio che neppure il dito riesce a nascondere per chi era la stoccata e la verginella insidiata.
Ma forse sono io diffidente e sospettoso, e il nostro "monsignIORe" si riferiva all'ombrosa pedofilia da sagrestia, ad indicare che il diavolo si dimena non solo sotto le gonne, ma anche nelle pieghe della tonaca.
Se così è, faccio ammenda e chiedo perdono per tanta mia ignoranza.
Chiudo baracca seguendo quell'invito che tanto hanno fatto agli italiani, di lasciar stare e andare al mare.
Vado.
Al mare.
Prima che qualcuno mi mandi altrove, magari al diavolo o affanculo.
Io, secondo me...09.07.2009
giovedì 9 luglio 2009
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