Cavaliere di terza classe, dell’ordine di Radonez.
Dei miei ruvidi natali campagnoli mi scappa subito da dire «Checazz’è?»
Oltre a questo, nella mia abissale rustichezza contadinotta, sono a presentare profonda ignoranza, nell’interpretare quella “terza classe” come un che d’incompiuto, come un maturando per la patente, ancora con il foglio rosa e l’obbligo di guida con l’accompagnatore.
Un cavalier precario, con giumenta ma senza patentino di categoria.
Tant’è: la presentazione fa la sua porca figura, come si usa dire nel crudo e scarno vocabolario del volgo.
Vogliamo mettere, come suonerebbe meglio un generoso “Cavalier” Giuseppe, della stirpe dei Fontana, invece che il misero Beppe, il Fontana?
Scopro da subito che il tizio insignito dai tanto pomposo, altisonante e aristocratico titolo è uno dei “tecnosalvatori” del Mariettomonti, apostoli chiamati a far miracoli, al capezzale di una Italia agonica e in fibrillazione e da mettere sotto presa di corrente industriale.
Andrea Riccardi, signorotto del feudo ministeriale per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione.
Cavaliere di Radonez...terza classe.
Come nei film western, ora che anche la cavalleria è arrivata, la cotica sarà salva.
Dello scalpo m’importa meno, giacché la mia “fronte alta” prosegue sino all’altro capo della nuca.
La doccia fredda coglie all’improvviso, come un gavettone: l’Andrea è semplicemente d’altra tribù, quella dei “Baluba”, e il fortino non è salvo.
Anzi, peggio: ci vuol mettere la famiglia sua.
«Basta episodi d’intolleranza nei confronti dei nomadi: si mette a rischio l’integrazione e la tenuta del Paese! Ci vuole più dialogo. Dobbiamo dar loro una casa, per favorire l’integrazione e il superamento della provvisorietà.»
Dobbiamo dar loro una casa.
Ai nomadi.
«Quest chì l'è propi un ciùla...un gran baluba!» sbotterebbe, se ancora vivo, il simpatico Giuan Lüis Brera, “el püssè impurtant giurnal spurtìu italian”...Giovanni Brera, il più importante giornalista sportivo italiano.
Ciùla e baluba...stupidotto e primitivo, che i Baluba erano di una tribù del Congo, perfettamente adattati al loro mondo, ma fuori luogo da noi.
Come il “Cavalier Radonez” di terza classe.
Di grazia, non capisco perché dovrei integrarli, i nomadi.
Se sono “Nomadi”, vuol dire che viaggiano...ora qui, ora là: è nella loro natura.
Piuttosto, mi occuperei dei “Barboni”, quelli che vivono in tutte le stagioni, nelle case di cartone;
o degli anziani, di quelli che non hanno mezzi di sostentamento, o chi la casa non se la può permettere;
o che sono da secoli in lista chilometrica d’attesa di un tetto, in cubicoli popolari o del Comune.
Scavalcati sempre dallo sbarcato del gommone, sfuggito dall’inferno di terra natia per ottenere paradiso da noi.
Senza contare chi, non potendo più pagare il mutuo, il tetto lo perde, per andare ad abitare sotto quello di stelle.
O dagli zingarelli d’Andrea.
Centocinauantamila in Italia;
che in questi anni si sono accontentati dell’incentivo alla buonuscita, in denaro contante, per il “rimpatrio assistito”.
Salvo poi, usciti dalla porta, rientrare dalla finestra.
Inutile dire che, appena s’è sparsa tra loro la notizia degli italiani bamba, c’è stato esodo di massa: tutti in Italia, paese del Bengodi!!
Meglio e più del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, visto che da noi, il miracolo è assicurato!
Chi lo spiega all’Andrea che gli zingari frega ‘na beata fava d’andare nelle case.
Se non in quelle degli altri...quando il proprietario non c’è.
E che non campano facendo gli artigiani: un tempo calderai e stagnini, ora nel mercato del rame.
Quello che fregano.
No: io - ma pure loro - non voglio l’integrazione, dove il valore aggiunto lo mettiamo sempre noi, già taglieggiati dai “Discepoli Montiniani”!
Se non se ne vanno dall’Italia è perché starebbero peggio altrove, visto che il masochismo non gli appartiene.
E non trovano altrettanti fessi, che li accolgono con il mazzo di chiavi del nuovo appartamento e, quando non, li pagano, per andarsene fuori dalle palle.
Ragionamenti forse terra-terra i miei, ma è in questa che possono affondare le fondamenta: non nell’aria, dove i castelli non reggono.
Personalmente non mi fa schifo la mia gente, tra cui bisognosi si trovano già in abbondanza, senza cercarne d’importazione.
Che qui sono “a ufo”, a sbafo, sgraffignando e non offrendo nulla in cambio, come invece fanno quegli immigrati che vengono a portare braccia e forza lavoro.
Prima dei “Nomadi”, c’è una schiera infinita di gente con più diritti e bisogni, per avere quanto invece si vorrebbe omaggiare alle “Cavallette di Riccardi”.
Cavaliere di Radonez.
Terza classe.
Tecnobaluba.
Io, secondo me...20.12.2011
martedì 20 dicembre 2011
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