«Famolo strano, Presidente, sto 2 giugno!»
Ah, quando prende la nostalgia delle belle parate dell’armata
falcemartelluta, nella Piazza Rossa!
Missili in batteria, come i polli; otto milioni di baionette…. no, quelli
erano quattro gatti di casa nostra.
La Santa Madre Russa sì che ne aveva un fottio: quanto le zampe di un
formicaio.
Carri armati mica di cartone e aerei, non con le ali di tela e il
“Francesco Baracca” scritto sul fianco.
Portaerei immense, che quasi ci stavano i Comuni di una nostra regione; e
sottomarini, dove pochi in fila bastavano a sostituire il tunnel sotto la
Manica.
Bei tempi, quando i Breznev e gli Andropov erano sul palco… Imbalsamati.
Se li ricorda, Presidente?
Statuari, ritti come uno stoccafisso, praticamente mummificati: morti da
giorni ma indispensabili a far presenza, intanto che si mischiavano le carte,
per chi doveva prenderne il cadreghino.
Dica la verità: non aveva pensato a questo, vero?
La prego, non si tocchi laggiù, dove non batte il sole, in zona zebedei.
Non sta bene per un Presidente fare gesti scaramantici.
Faccia gli scongiuri di rito, ma con il pensiero: la Macumba la potrà
fare poi, da un esorcista Voodoo.
Ho sentito uno che, dicono, sia un vero portento: Baron Samedi, anche se
le sue feste sono un vero mortorio!
Lasci stare: lei ha ancora una bella cera, che le dà lustro.
Dimentichi i suoi “nonni politici”, quelli di novant’anni fa.
Malinconia canaglia, eh?
«L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria
cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo».
Era il ’56 quando, all'indomani dell'invasione dei carri armati sovietici
a Budapest, lei si sperticava in elogi ai sovietici: «In Ungheria l'Urss porta
la pace!», andava a ripetere, a destra e a manca;
anzi, no: svicolando tutto a sinistra.
Antonio Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano - schifati -
lasciarono il Partito Comunista Italiano.
Lei no.
Con le belle fette di salame sugli occhi, sicuramente appoggiava il verbo
della gloriosa ”Unità”, il cartaceo che bollava come “teppisti” gli operai e
gli studenti insorti.
L'Unione Sovietica, che sparava con i carri armati sulle folle inermi e
faceva fucilare i rivoltosi di Budapest, “porta la pace”.
Certo: eterna!
Ora, Presidente, è bello averla qui, a darci lezioni di libertà e
democrazia.
«Commettono un tragico errore i governanti là dove, come nella vicina
Siria, respingono con la forza e la violenza le legittime rivendicazioni dei
loro popoli!»
Presidente… ma… è sicuro che non siano ”teppisti”, quelli contro Assad?
Assad, se lo ricorda?
Quello che incontrò nel marzo 2010, nei quattro giorni in cui foste pappa
e ciccia.
«Lo stato delle relazioni è eccellente e ci sono ulteriori margini per
rafforzarle.»
Tanto sbrodolare che financo le venne un rigurgito di passione, la
leccata al despota, certo a preferire la compianta stella rossa, invece che del
firmamento dei figli di David.
Quei carognoni, la canaglieria di Israele: che restituiscano il Golan
alla Siria!
Mancava poco che si facesse una bella briscola, con il Bashar al-Assad,
tanto ci sbrodolava dietro.
Sai però che pacchia, se la stessa regola si applicasse a tutti: chi
restituirebbe cosa a chi?
E già, perché sai quanti si sono fatti la dote, dopo le guerre?
Il Golan, lungi dall’essere il belvedere di amena località, sarebbe una
perfetta panoramica rialzata, da cui far rotolare bombarda selvaggia su chi sta
sotto.
Israele si troverebbe come oggi con la bombarderia terroristica, che li
innaffia dalla striscia di Gaza.
E poi… pura pelosa ipocrisia.
Presidente, che coraggio c’ha avuto, quando già al tempo della sua
eccitata visita, una certa Amnesty International (do you know?) denunciava Assad
e il suo regime, che no, non era a bastonare per “impedire che la Siria cadesse
nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo”!
Inforcò gli occhiali con il paraocchi e le particole delle salamelle, al
posto delle lenti dei tempi ungheresi, anche li: non vedo, non sento, non
parlo.
Presidente, stia alla larga da quei posti, ora: non si faccia convincere
per un intervento armato, che non è il materasso libico!
Là ci sono più missili che aculei sulla gobba di un istrice.
C’hanno l’amico con l’atomica, il nanerottolo di Teheran e pure il vivaio
di Hezbollah, che tanto ha contribuito ad armare.
‘nu bordello, Presidente!
Se le venisse la malaugurata idea di spedire nei paraggi le nostre
bacinelle, le barcarole con il tavolato sopra, spacciate pomposamente per
portaerei - costosissime bagnarole - quelli le affondano con il trapanino del
traforo, che usavamo al tempo di applicazioni tecniche, a scuola, per bucare il
compensato!
E gli aerei… ce li tirano giù con la fionda!
Specialmente i nonnetti, quelli a decollo verticale, gli Harrier, che non
ce li ritirerebbe più neppure il rottamaio dietro l’angolo!
Assad non la guarderà inebetito, come Gheddafi, che non si aspettava la
pugnalata da noi.
Non dirà mai «Tu quoque, Giorginus, fili mi!»
Stiamocene tranquilli: giochiamo alla guerra.
Magari qualcuno dei suoi generali trova in cantina un vecchio cingolato,
un carrarmatino di quelli che portò la pace in Ungheria un tremito di passione
le scorra nelle vene, nel rivedere la bella bocca di fuoco di quel cannone, del
primo amore?
«Celebreremo il 2 giugno sobriamente e dedicheremo le celebrazioni alle
popolazioni colpite dal terremoto.»
Oui, oui, monsieur le President… c'est magnifique!
‘na goduria.
Quelli non vedono l’ora di vedere il circo!
Zum, zum, patabum, bum bum!
«Ssssssssssttt….» meno cagnara. Misura e sobrietà, che le virazioni non
fanno bene.
Magari, in sottofondo, alla sfilata del tollame, mettiamoci qualcosa di
allegro, per risollevare, se non le case, il morale.
Un motivetto allegro, pure questo dedicato alle popolazioni colpite dal
terremoto, con qualche milionata di euri in meno per la ricostruzione.
“Zum zum zum zum zum zum zum zum zum / Stamattina la cantavo io soltanto
/ ma stasera già mi sembra di sentire chiaramente tanta gente che la canta
insieme a me zum zum zum zum zum zum zum zum zum”.
Dieci o dodici milioni di Euro, alla fine, cosa sono? Bruscolini.
«Sì, famolo strano, Presidente, sto 2 giugno, Presidente… meglio: sobrio!»
Tante trombette, a sostenere il barrito dei tromboni e far la serenata ai
trombati!
Io, secondo me... 30.05.2012