lunedì 7 maggio 2012

Ammi… ragli




Ebbene sì: il primo fu Dio, a volerla!



Un sogno nel cassetto, quel naviglio, ma certo premio meritato: sei giorni di massacrante lavoro per plasmare dal nulla, dall’atomo all’universo, dai monti al mare.

Il settimo giorno, riposo;

cosa migliore di una gita, a solcare acque e costeggiare terre, a rimirare opere di faticato creare.



«La barca! Mi sono dimenticato di creare la barca!»



Poi, il lampo di genio: aveva o no creato l’uomo… perché non farne braccio di propria mente?

Detto fatto, ci parlò.



«Noè, tu sei il prescelto. Ascoltammè: mò devi farmi una cosetta…»



Quello, beatamente sotto il sole del deserto, sdraiato sul telo cammello, con un bel bicchierone di latte di capra e un piattone di chicchi di mais abbrustoliti, ebbe il presentimento di una fregatura.



Si guardò attorno: non c’era un buco libero;

tutti, approfittando della bella giornata, si erano concessi la gitarella fuori porta: tintarella, sabbiature, bambini che creavano piste per le biglie o giocavano a palla, donne che mostravano le caviglie, venditori che offrivano cocco e bomboloni ripieni di marmellata di datteri.

“Il prescelto” si guardò attorno, dove sembrava che tutto il genere umano si fosse riunito in quel francobollo di terra.



“Il prescelto… che culo!”, pensò il povero Noè, badando bene però a non far trapelare la sua delusione.



«Signore» tentò di schivare il poveretto «io non sono degno di…»



L’avesse mai fatto.



«Poche storie, lazzarone! Tè ti ho scelto e tè lavori: martello e chiodi, prendi nota e datti da fare!»



Noè trovò grazia agli occhi del Signore…e le istruzioni di montaggio;



“…in legno di cipresso; a piani: inferiore, medio e superiore. Divisa in scompartimenti e spalmata di bitume dentro e fuori; cubiti trecento per cinquanta per trenta […] un tetto e, da un lato, la porta d’imbarco”.



Tutti lo presero per i fondelli, spernacchiandolo dall’alto della groppa delle loro “nave del deserto”, il cammello.



«Vi venisse un accidente… li mortacci vostri!» augurava a tutti il miserello bistrattato.



Tranne che per i terricoli, Noè si vide accontentato, come il Signore per la barca.



Da allora… tanta acqua è passata sotto i ponti, ma la barca rimane il sogno e il segno distintivo di e per eccellenza.



“… in acciaio; scafo suddiviso in tredici compartimenti stagni da paratie verticali e sei ponti in senso longitudinale. Lunghezza 181 metri, larghezza quaranta; quattro turbine a gas e due alberi motore, dotati di eliche a cinque pale fisse, velocità massima di trenta nodi”.



“Tuttoponte”, nel senso che è una vasca da bagno con sopra un asse da stiro.

Pomposamente la si chiama “portaerei”, nel senso che - come la gemella che le è stata affiancata -imbarca una manciata di aeroplanini: per le dimensioni “sparagnine” della pista, solo del tipo a decollo e atterraggio verticale, che altrimenti mancherebbe… la terra da sotto i piedi.



Ecco “Beppe” e “Camillo”, naviglio italiota che si vorrebbe punta di diamante e insieme fiore all’occhiello di virilità scarsa ma sostenuta da protesi di galleggiamento.



La vetusta Garibaldi, “classe 1985” e la “badante” Cavour, “classe 2009”: in giro a gongolare e dondolare sulle onde, giusto per far scena.



Sarebbero delle perfette scialuppe di salvataggio, per le vere portaerei, come la sovietica “Admiral Kuznetsov” o l’americana “Nimitz”;

a confronto, come il moscerino spiaccicato sul parabrezza di una macchina da corsa.



Le nostre servono a niente, costosi gingilli da esposizione;

basterebbero pochi barchini di Pasdaran pieni di esplosivo a farle affondare, quando e più semplice in un conflitto con nazioni più agguerrite e fornite degli ultimi ritrovati della tecnica d’affondo.

Insomma, hanno le stesse opportunità di cavarsela delle guardie svizzere, armate solo di alabarda, contro un Drone americano!



La “garibaldina” ormai è “carne” da macello: buona da rottamare;

la “Camillina”, costata un miliardo e trecento milioni di euri, ne “ciuccia” centomila al giorno solo stando all’ancora; il doppio, quando si fa il giretto da parata.



«Aspettiamo gli F-35 a decollo verticale… dopo sì, che sono cazzi per tutti!» rispondono piccati gli Ammiragli.

Anche qui, se la cosa dovesse andare… in porto, ci costerebbe un’altra valangata di soldi e le prove deludenti promettono sfaceli, sì, dove il guadagno a chi se ne assicura manutenzione!



Ste barcarole “formato tascabile” sono solo gusci di noce, libido per marinaretti decorati e guarniti di medaglie.



Nel giocare a soldatini, sembra urgente avere simboli muscolari:

F-35, nuovi carrarmati semoventi da 155 millimetri su ruote motrici invece che cingoli, da affiancare ai settanta dello stesso calibro, mai usati;

Gallonati di ogni arma battono i pugni, digrignano i denti e sporgono i menti volitivi.



«La difesa non si tocca!»



Se proprio vogliamo tagliare, mandiamo a casa la truppa, ma la ferraglia no!



Sacrifichiamo quindi tagli di carne, ma teniamo la carta: barchette e aeroplanini.



Le urla incazzose salgono al cielo.



Ammi… ragli!

  

Io, secondo me... 07.05.2012

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