Ebbene sì: il primo fu Dio, a volerla!
Un sogno nel cassetto, quel naviglio, ma certo premio meritato: sei
giorni di massacrante lavoro per plasmare dal nulla, dall’atomo all’universo,
dai monti al mare.
Il settimo giorno, riposo;
cosa migliore di una gita, a solcare acque e costeggiare terre, a
rimirare opere di faticato creare.
«La barca! Mi sono dimenticato di creare la barca!»
Poi, il lampo di genio: aveva o no creato l’uomo… perché non farne
braccio di propria mente?
Detto fatto, ci parlò.
«Noè, tu sei il prescelto. Ascoltammè: mò devi farmi una cosetta…»
Quello, beatamente sotto il sole del deserto, sdraiato sul telo cammello,
con un bel bicchierone di latte di capra e un piattone di chicchi di mais
abbrustoliti, ebbe il presentimento di una fregatura.
Si guardò attorno: non c’era un buco libero;
tutti, approfittando della bella giornata, si erano concessi la gitarella
fuori porta: tintarella, sabbiature, bambini che creavano piste per le biglie o
giocavano a palla, donne che mostravano le caviglie, venditori che offrivano cocco
e bomboloni ripieni di marmellata di datteri.
“Il prescelto” si guardò attorno, dove sembrava che tutto il genere umano
si fosse riunito in quel francobollo di terra.
“Il prescelto… che culo!”, pensò il povero Noè, badando bene però a non
far trapelare la sua delusione.
«Signore» tentò di schivare il poveretto «io non sono degno di…»
L’avesse mai fatto.
«Poche storie, lazzarone! Tè ti ho scelto e tè lavori: martello e chiodi,
prendi nota e datti da fare!»
Noè trovò grazia agli occhi del Signore…e le istruzioni di montaggio;
“…in legno di cipresso; a piani: inferiore, medio e superiore. Divisa in
scompartimenti e spalmata di bitume dentro e fuori; cubiti trecento per
cinquanta per trenta […] un tetto e, da un lato, la porta d’imbarco”.
Tutti lo presero per i fondelli, spernacchiandolo dall’alto della groppa
delle loro “nave del deserto”, il cammello.
«Vi venisse un accidente… li mortacci vostri!» augurava a tutti il miserello
bistrattato.
Tranne che per i terricoli, Noè si vide accontentato, come il Signore per
la barca.
Da allora… tanta acqua è passata sotto i ponti, ma la barca rimane il
sogno e il segno distintivo di e per eccellenza.
“… in acciaio; scafo suddiviso in tredici compartimenti stagni da paratie
verticali e sei ponti in senso longitudinale. Lunghezza 181 metri, larghezza
quaranta; quattro turbine a gas e due alberi motore, dotati di eliche a cinque
pale fisse, velocità massima di trenta nodi”.
“Tuttoponte”, nel senso che è una vasca da bagno con sopra un asse da stiro.
Pomposamente la si chiama “portaerei”, nel senso che - come la gemella
che le è stata affiancata -imbarca una manciata di aeroplanini: per le
dimensioni “sparagnine” della pista, solo del tipo a decollo e atterraggio
verticale, che altrimenti mancherebbe… la terra da sotto i piedi.
Ecco “Beppe” e “Camillo”, naviglio italiota che si vorrebbe punta di
diamante e insieme fiore all’occhiello di virilità scarsa ma sostenuta da
protesi di galleggiamento.
La vetusta Garibaldi, “classe 1985” e la “badante” Cavour, “classe 2009”:
in giro a gongolare e dondolare sulle onde, giusto per far scena.
Sarebbero delle perfette scialuppe di salvataggio, per le vere portaerei,
come la sovietica “Admiral Kuznetsov” o l’americana “Nimitz”;
a confronto, come il moscerino spiaccicato sul parabrezza di una macchina
da corsa.
Le nostre servono a niente, costosi gingilli da esposizione;
basterebbero pochi barchini di Pasdaran pieni di esplosivo a farle
affondare, quando e più semplice in un conflitto con nazioni più agguerrite e
fornite degli ultimi ritrovati della tecnica d’affondo.
Insomma, hanno le stesse opportunità di cavarsela delle guardie svizzere,
armate solo di alabarda, contro un Drone americano!
La “garibaldina” ormai è “carne” da macello: buona da rottamare;
la “Camillina”, costata un miliardo e trecento milioni di euri, ne
“ciuccia” centomila al giorno solo stando all’ancora; il doppio, quando si fa
il giretto da parata.
«Aspettiamo gli F-35 a decollo verticale… dopo sì, che sono cazzi per
tutti!» rispondono piccati gli Ammiragli.
Anche qui, se la cosa dovesse andare… in porto, ci costerebbe un’altra
valangata di soldi e le prove deludenti promettono sfaceli, sì, dove il
guadagno a chi se ne assicura manutenzione!
Ste barcarole “formato tascabile” sono solo gusci di noce, libido per marinaretti
decorati e guarniti di medaglie.
Nel giocare a soldatini, sembra urgente avere simboli muscolari:
F-35, nuovi carrarmati semoventi da 155 millimetri su ruote motrici invece che cingoli, da affiancare
ai settanta dello stesso calibro, mai usati;
Gallonati di ogni arma battono i pugni, digrignano i denti e sporgono i
menti volitivi.
«La difesa non si tocca!»
Se proprio vogliamo tagliare, mandiamo a casa la truppa, ma la ferraglia
no!
Sacrifichiamo quindi tagli di carne, ma teniamo la carta: barchette e
aeroplanini.
Le urla incazzose salgono al cielo.
Ammi… ragli!
Io, secondo me... 07.05.2012
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