venerdì 11 maggio 2012

Un Cristiano per Rita


Via: si parte!

Compito in classe: “La crisi demografica e la promozione della cultura della vita in Europa”.



Cammino, dunque sono.



«No, non basta: troppo comodo, troppo facile!»: ribatte severamente Rita, bacchettando sulle mani;



Caro Beppe, inutile che cerchi scappatoie, scimmiottando il famoso “Cogito, ergo sum”, penso, dunque sono, del caro René Descartes: Cartesio, per gli amici.

Anche a quello fecero le pulci, quando Giambattista Vico ci mise lo zampino… anzi, un cuneo: "ci";



“Penso, dunque CI sono”.



Cammino, dunque CI sono.



Continua l’invito, la provocazione e il pungolo alla riflessione, dalla vibrante Rita…. Rita Coruzzi, costretta in carrozzina, dopo un’operazione sbagliata.

Troppo comodo - illusorio - dare per scontato ciò che non è: la salute come rendita e grazia dovuta e non puro prestito, “a rendere”.



Eppure…



Serata calda, questa di giovedì 10 maggio, dell’anno del Signore 2012;

accalorata direi anche, per la magia dei momenti, la capacità di un Magdi Cristiano Allam di catalizzare e coagulare attorno a sé tante persone, doti e dotazioni di testa e di cuore.

E di Rita, il carico da quaranta, la briscola.

Poco distante dalla madonnina, che ci fa compagnia in lontananza, sopra le guglie del Duomo, in una Milano afosa, la saletta di via Benedetto Marcello, dilata i suoi spazi: non è più un “ottanta posti” ma, man mano che Rita e Cristiano danno atto al loro raccontare, le pareti spariscono e il mondo entra; non è più “fuori”, spesso percepito come minaccioso, nemico.

Ecco, bussa, si presenta: né bello né brutto; semplicemente come l’uomo l’ha plasmato, per la cerimonia.

Non solo “fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”!

Rita ricorda quanto più attiri attenzione il rumore dell’albero schiantato che il fruscio del fiore che cresce.

Rispolvera e presenta i tesori, sepolti come vergogne, in soffitta: quelli che una società di struzzi ha nascosto, con la testa, sotto la sabbia.



L’occhio vuole la sua parte: via la sofferenza, il dolore, la morte, il brutto, la ruggine insidia lo smalto, la crosta che denuncia ferite, cicatrici che deturpano l’immagine.

Anche le carrozzine, con chi ci abita, rispetto al bipede “cammino, dunque sono”!



Gli occhi, come gli specchi ustori di Archimede, fissano, fiammeggiano e oltrepassano i nostri.

«Quanti di voi sono coscienti della propria fortuna?» castiga Rita.

E già: quanti ringraziano, per la tregua, Dio, la Provvidenza, la fortuna, l’attimo fuggente, l’ingegno della medicina, lo stregone del villaggio o il mago Otelma, la cabala, l’oroscopo, la distrazione del diavolo, che ancora non ci ha messo la coda o la Morte, lenta nell’appello, nell’avvicinare il nostro momento?



Eppure, questa forma di vigliaccheria si scontra con un pessimismo mostruoso, una corsa di Lemming verso il baratro, come si dice facciano quei roditori artici: piccoli e carini ma scemi, che si vorrebbe seguano il primo della fila, anche dentro il burrone!

A questo rito di frustrazione, a questo flagellamento, a pestarsi quotidianamente gli zebedei tra martello e incudine, facciamo comunella, quando ci abbeveriamo ai mezzi d’informazione;

quelli che Cristiano conosce bene - lui c’era, c’è stato, nei retrobottega della cultura giornalistica - dove anche l’essere è tanto subordinato all’apparire, dove il sopravvivere, al mercato e al mercanteggiare.



«Per campare, devono fare “audience”, ascolti, calamitare attenzione, perché sono i soldi della pubblicità a far differenza, tra chi deve vivere e chi morire.»



La via di mezzo tra la selezione della specie di Darwin e la piramide delle aspirazioni, di Maslow, per indicare i bisogni, le ragioni e i desideri legati, che sottintendono al comportamento umano;

per il primo, la sopravvivenza del più reattivo ad adattarsi al cambiamento, al nuovo;

il secondo, dove Il dottor Jekyll - la parte razionale, raziocinante e pensante - arriva alla tavola dopo che mr. Hyde - la bestia, il “mostro” - ha avuto precedenza di pasto.

Chi muore giace, chi vive, vince.

“La spinta motivazionale è innescata ogni qual volta l'individuo sente che il suo equilibrio interno è stato modificato, avverte cioè un bisogno”.

Dapprima, soddisfare sete e fame: solo da vivo passo oltre, nella scala evolutiva e migliorativa, a coniugare sociale, etica e morale.

Ma solo a pancia piena, altrimenti, col cavolo che “cogito”… perché non “sum”, ma “fui”!



«La regola e l’effetto speciale: non fa notizia il cane che morde l’uomo, ma il contrario» ricorda Cristiano.

Come non chi aiuta la vecchietta ad attraversare la strada, ma la getta sotto la macchina.



No, caro Cartesio: non basta pensare, per essere.

Lo stesso per il fare o il camminare.

Senza dare valenza e valore a tanto, saranno per noi come le perle per i porci.

Il mondo dell’informazione è come il Colosseo degli antichi romani: sangue, sudore e lacrime, altrimenti non ci si diverte.

Di ogni cosa, che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.

Se non lo vedi, la senti, la tocchi con mano, non esiste.



«No!» picchia duro la Rita «tutto non è negativo: s’impari a parlare anche di quel che va bene, che non è poco!»



L’uomo è più della somma delle sue parti: esiste anche il bicchiere mezzo pieno, la scala di grigi tra il bianco e il nero;

A chiedersi non solo cosa il prossimo può fare per te, ma tu per lui!



Nelle vere priorità della vita, non si eviti di affrontare e confrontarci con “testimoni scomodi”, come Rita, distogliendone occhi ed attenzione: alla fine saremo anche noi a farne parte, perché destinati comunque a usura, decadimento e consumazione;

“Io ero come tu sei, tu sarai come io sono”, ricordava il cranio dalle orbite vuote, deposto su un altare, a monito;

ringraziamo di quel che c’è, a non dover dire,, come il poeta: “Potea, non volle; or che vorria, non puote”.

E, se non messo in pratica prima, a dolerci ed essere causa del proprio male, quando avremo di ritorno la stessa indifferenza, se non imbarazzo e vergogna, di chi a percorrere la tratta dei nostri tempi felici, quando condizionati a evitare gli “untori” del mondo di bella facciata.

Dietro, niente.

Rita e i suoi fratelli, e le sorelle sono come il maestro Manzi di mia vecchia memoria: a insegnare.

Come quel piccolo grande uomo, che aiutò, con le prime trasmissioni televisive, a sconfiggere l’analfabetismo in Italia, anche noi dobbiamo guardare e ascoltare, per il nostro, di analfabetismo di ritorno.



Si è toccato anche il tema dei suicidi, così attuale nel nostro paese, oggi a sofferenza di valori e non solo quelli bollati o monetari.

Manca fede e fiducia, ci si sente spogliati di dignità, quando la boccia in cui si nuotava (lavoro, attività, famiglia), si frantuma.

L’uomo, più che la donna, condizionato a sentirsi colonna portante per l’amata e i suoi figli, cede alla disperazione, quando privato delle “protesi”, che ne aumentavano altezza, forza e prestanza: i soldi, quelli che gli hanno sempre detto fossero la soluzione a sconfiggere le basi della piramide di Maslow; l’occorrente per vivere. E sentirsi vivi.



Anche qui, Rita ci ha scosso.



«Ma che suicidio d’Egitto (… scusa Cristiano, questo ce l’ho messo io, per vedere di strappare un sorriso)! Anch’io, prima della disgrazia, andavo a dire che, nella vita, avrei accettato tutto, ma non di rimanere in carrozzina… ed eccomi qui!»

E via a spiegare come, di necessità virtù, lo scoprire nuove strade, nuove potenzialità, un riorganizzare le armate in base al nuovo disporsi dell’avversario e delle avversità.



Rita sì, può dire “Cogito, ergo sum”.

Con la testa fuori dalla sabbia, il nemico l’ha affrontato e sconfitto.

E la carrozzina, come un carrarmato di Rommel!



Per un momento, senza che lei lo potesse mai immaginare, mi ha sferrato un terribile diretto, rafforzato anche da uno dei partecipanti, toccato come me: quando ha parlato del “Giardino degli angeli”;

uno spicchio nel cimitero di Roma, voluto dall’associazione “Difendere la vita con Maria”, per tenere ricordo e sepoltura anche quegli sfortunati esserini, espulsi dalla vita.

Prima che io nascessi, era – doveva essere – Marina.

La mia sorellina.

Morì alla nascita.

Cara sorellina… Marina… un bacio.



E te, Rita: sei stata come Pietro Micca, quando ha acceso il fiammifero nella polveriera!



Marina… i feti… assenze, numeri mancati, buchi nel registro delle presenze.

Si possono tappare con…i turchi.

Monti, il nostro “Professorino”, maestro della statistica del pollo, chiama Erdogan, il loro “babbo”.



«Mamma, lì turchi!!»



Si, sono tanti e figliano come conigli: importateli e moltiplicate!



Ah, il Marietto - arido mezzzemaniche - che cima, che acume: sessanta milioni di polli… uno per ogni italiano. La statistica… l’arte di mentire con i numeri!



Matematica elementare, tra spizzichi e… Bocconi.



Grazie, Cristiano.

E grazie a te, Rita.



Forse ancora per molto, da noi, la crisi resterà demografica, quando la soluzione è sempre lavoro e speranza;

da qui, la fiducia nel generare, perché dignità nella famiglia, fede e fiducia di avere i mezzi per non costringere quegli esserini a soffrire, quando non in condizioni di avere ragionevole sicurezza di pane e futuro.



Giusto? Sbagliato?

Non so, ma tant’è.

Tanto, dopo il Viagra e il Cialis, arriveranno i turchi!



Io, secondo me... 11.05.2012

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