giovedì 5 luglio 2012

Gladiatonti

 
Il contrassegno per i disabili non lo devono tenere sul cruscotto, ma appiccicato al culo, dove hanno la faccia, i “moderni gladiatori”!



Poveretti, ne hanno diritto: deficienti lo sono, mancandogli il cervello.

Quel bruscolino, la noce che portano, infatti, è completamente dedicata alla gestione dei piedi e alle funzioni fisiologiche;

Tanto - anzi, poco - a bastare per quel che devono fare: correre in mutande e rotolare una palla dentro una rete. Possibilmente avversaria.



Ecco, diamoglielo, il contrassegno, da mostrare sempre, invece della carta d’identità, giacché la funzione è medesima: a qualificare l’individuo.



I calciatori del Bologna erano a dover rispondere di un fatto schifoso: belli, giovani, fighettoni, coccolati, lecca e paraculati, tenuti nella bambagia e anche più pagati probabilmente del Presidente americano Obama, entravano nel centro storico con il contrassegno per gli invalidi.

Pare usassero un permesso, poi associato alle targhe delle loro “macchinine”, assegnato a una donna disabile, che da anni lavora per loro.



Ora, chiariamo una cosa: non ci vuole essere un geniaccio, per mettere in pratica una furbata del genere; È alla portata anche di un analfabeta o dell’ultimo dei tontoloni che, visto come funziona una cosa, è in grado - lo fanno anche le scimmie- di imitare gli stessi della specie sua, usi a questi espedienti.

In genere, sono poveracci, che tentano di sbarcare il lunario e lo fanno per sopravvivenza: malizie da portinaia.

I “moderni gladiatori”, non hanno bisogno di questo: cosa cazzo gli manca, che ormai c’hanno pure l’erba voglio, quella che si diceva non nascesse neppure nel giardino del re!



Quelli che il procuratore aggiunto bolognino, Valter Giovannini, chiama con termine maschio “moderni gladiatori” e assolve, quasi - tolgo il quasi - con ammirazione, la professoressa Vera Slepoj, psicologa e psicoterapeuta (già nel ’92, se non ricordo male) li catalogava così: "I calciatori, specialmente i più famosi, sembrano vivere in un mondo inconsapevole e comunque infantile e sono mantenuti al livello dei polli di allevamento".

Non assoluzione, per ogni bischerata facessero: semplicemente, amara constatazione di un quoziente mentale statisticamente a livello di galline ovaiole



Polli di allevamentoappunto: i veri gladiatori, infatti, erano uomini e non stupidi bambocci capricciosi.

Oltretutto, difficilmente la scampavano, per andare in giro a fare i pavoni!



«La domanda sorge spontanea» era il tormentone del bravo giornalista Antonio Lubrano, quando era attanagliato da un sospettoso dubbio: vuoi vedere che il “Valterino”, sotto sotto, c’ha la maglietta della squadra e ha la golosa voglia - purtroppo comune a tanti della razza - di volere il colore al posto del bianco e nero; Uscire dal grigiore di muffe aule di tribunale per apparire in televisione e sul giornale?

Insomma: una botta di vita.



E già, perché il suo giudizio fa a botte con la regola de “La legge è uguale per tutti”, del “Dura lex sed lex” dura da digerire, ma è la legge.

Senza contare il “Lex ignorantia negat”: la legge non ammette ignoranza!



Ma dove c’è… che si dia giusto contrassegno, per manifesta deficienza.

Che non è un insulto, ma semplicemente la definizione di una mancanza.

“Valterino” non ha emesso una sentenza, alla fine, ma una diagnosi medica, nel chiedere l’archiviazione del reato dei bolognotti.



«Nel nostro paese i “moderni gladiatori” vivono in una sorte di bolla immateriale che, salvo rare eccezioni, li mantiene avulsi dal quotidiano, al limite dell’incapacità di badare agli affari correnti di natura burocratica, che affaticano invece ogni persona che non pratica, ad alti livelli, l’arte pedatoria!»



Bene: se sono così, non diciamo cazzate e meniamo il torrone, con la solita manfrina che sia sempre colpa della società, che ormai c’ha le spalle grosse.



Diamo, ai moderni “Gladiatonti”, l’accompagnamento e la badante.



E al Valter, quattro calci… amichevolmente, da tirare sul campo di calcetto!





Io, secondo me... 05.07.2012

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