«Bambini, il maestro si toglierà il pisellino!»
«Ooh!»
“Quando i bambini fanno ‘oh’
che meraviglia, che meraviglia”!
«Bambini, Fabio diventerà Greta!»
«Ooh!»
“Quando i bambini fanno ‘oh’ c'è un topolino.
Mentre i bambini fanno ‘oh’ c'è un cagnolino.
Se c'è una cosa che ora so
ma che mai più io rivedrò…”
No, non ce la faccio… è più forte di me… mi scappa…
«… il pisellino, il pisellino!»
Aaaah… che liberazione… proprio non mi riusciva di tenerla. La notizia.
Coteto, quartiere di periferia di Livorno: terza classe della scuola materna.
I bambini sono alti un soldo di cacio; piccoli, come la monetina che una
volta permetteva di comprare solo una particola di formaggio, trasparente come carta
velina.
Fabio, il maestro, dopo una vita tribolata, dove non gli è riuscito prima
di fare il gran passo, ha deciso di darci un taglio e avviare la metamorfosi.
«Cambio sesso! Dopo una vita vissuta come una crisalide, in un’identità
non mia, ho deciso. Mi farò operare a Pisa. Ho iniziato a prendere ormoni e
farò un intervento per impiantare protesi al seno. Non voglio più continuare a
vivere nel bozzolo sbagliato.»
Dal farfallone Fabio alla farfalla Greta.
“Tutti i bambini fanno ‘oh’
dammi la mano
perché mi lasci solo,
sai che da soli non si può,
senza qualcuno,
nessuno può diventare un uomo”.
Beh… uomo… ora non più: finalmente Fabio Franchini, 46 anni, laureato
Isef e per tre volte campione di pattinaggio, ce l’ha fatta a liberare la sua parte
femminile.
La natura è crudele: a volte genera e degenera, con aberrazioni di tal
genere, dove un povero essere si trova condannato a dimorare in vesti non sue.
Sono felice per Fabio… Greta: è un diritto - anche un dovere! - correggere
gli errori della natura, che non è perfetta, infallibile e certamente perfettibile.
Benvenuta Greta.
“… i bambini non hanno peli
né sulla pancia né sulla lingua”.
Naturalezza e innocenza, è la loro forza: spesso mi capita di ricordare
che il bambino che fui è ancora in me, ma non so più riscoprirlo e parlarci.
Circuiti mentali complessi - talvolta tortuosi, calcarei e contorti -
fanno scattare automatismi e riflessi condizionati: reagiscono restituendo
pensieri già amalgamati, impastati e pronti all’uso.
Come reagenti chimici, Nitro e Fosforo mentali si fondono al fulmicotone:
notizie di questo tipo, fatte deflagrare in un asilo, portano subito ad accendere
polveri.
L’istinto mi ha fatto cercare acciarino e pietra focaia, per la miccia.
«Eh» mi sono detto «ah» ho ripetuto «boom» mi sono risposto: Fabio ha
fatto scoppiare la bomba all’asilo, in mezzo a esserini semplici e ancora da
plasmare.
Una cosa così sofferta e umana forse non era ancora da venire: come se a
chi ancora debba imparare a leggere e scrivere arrivassi a parlare di fare, del
Bosone di Higgs, la “Particella di Dio”, una tesi di laurea.
Sono fermo al mio tempo, quando si giocava al “dottore”, si esplorava
l’interno del pantaloncino corto e sotto la sottanina dell’amichetta,
domandandosi se ero io ad avere un problema o lei a non averlo.
Le prime esplorazioni quando si era acerbi e di poche primavere: lo
scoprire, con curiosa e candida naturalezza le prime timide scoperte della
diversità, che è la ricchezza del mondo.
«Ooh!»
“… finché i cretini fanno ‘eh’
finché i cretini fanno ‘ah’
finché i cretini fanno ‘boom’
[…]
ma se i bambini fanno "oh"
[…]
invece i grandi fanno "no".
Ebbene, li ho passati tutti, gli “eh”, le “ah”, il “boom” e il “no” di
primo botto.
Vicino a sessanta inverni, mi sono accorto di avere un cranio con materia
grigia che è come la casa, dove per tanto non ho cambiato aria e la fuga di gas
ha riempito quel chiuso;
e la notizia ha acceso la luce!
“Boooom”.
«Quello è scemo!» ho esclamato di primo acchito «tutto quel che vuole, ma
non in un asilo.»
“Così ogni cosa è nuova
è una sorpresa
e proprio quando piove
i bambini fanno ‘oh’
che meraviglia, che meraviglia!
[…]
ma che scemo vedi però, però
che mi vergogno un po’
perché non so più fare ‘oh’
non so più andare sull'altalena
di un fil di lana non so più fare una collana”.
Ebbene, la sfida è questa: la capacità di ritrovare il bambino, che non
fu, ma è sempre raggomitolato nel profondo di noi.
Parlare con lui; scoprire come spiegare al bambino che è negli altri e ai
bambini degli altri.
È compito dei grandi: insegnare e spiegare.
Il difficile non è il dipanare la matassa dei massimi sistemi, del
rispondere al “chi sono, da dove vengo, dove vado?”, ma ai molti “perché” dei
nostri bimbi.
Di come e perché Fabio DEVE diventare Greta!
“… e ognuno è perfetto
uguale è il colore
evviva i pazzi che hanno capito cos'è l'amore”.
Nel piccolo seme, che scompare quasi nella piega della mano, sta la
quercia, che un giorno ci sovrasterà e farà ombra.
Quel seme sarà piccolo, ma non così fragile: capace di stare fermo per
tanto, anche in un terreno arido ma pronto a crescere velocemente, con le prime
gocce d’acqua.
A noi dosare, senza annegare per il troppo o inaridire con il poco.
“Fabio-Greta” aveva correttamente preavvisato i genitori che,
riconoscendone dramma e animo, hanno capito cosa, come e quel che andava fatto.
In una società che nasconde la testa sotto la sabbia, non sa più gestire
il dolore e la morte, le diversità e il continuo trasformarsi delle cose e
anche la crudeltà e la crudezza del vivere, qualcuno ha saputo accettare la
sfida ed esercitare il ruolo del genitore.
“Quando i genitori fanno ‘oh’
che meraviglia, che meraviglia”.
Io, secondo me... 10.07.2012
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