
martedì 30 giugno 2009
(o)nanismo da iranano
Se non una caricatura, poco ci manca, nel presentarsi e nel vestire.
Sembra una via di mezzo tra l'impermeabile del tenente Colombo e la coperta di Linus, quel suo indossato.
Così sgualcito, così vetusto, polveroso, che sembra di sentir la naftalina che lo ha pennellato, a voler salvare dalle tarme della storia quel liso straccetto, ormai di fili e trame sfilacciato, a far da sacchettino per tenere assieme quella polpetta che lo porta in giro.
Ecco in nano, l'Ahmadinejad, nell'immancabile uniforme civile sciita: abito grigio, simbolo di spenta vitalità, camicia bianca e assente cravatta, barba sempre di qualche giorno, accuratamente, volutamente trascurata, da bel tenebroso, su occhi bulbosi da rospetto, in stile "baciami, e diventerò un bel principe azzurro".
Anzi, meglio: forse in fondo si crede l'unghia incarnita del dodicesimo imam scomparso, che già, quando appena sindaco, voleva chiudere al traffico una delle arterie principali di Teheran dove secondo lui il Mahdi sarebbe passato.
E già, perché lui ci crede alla favoletta dell'ultimo Highlander, l'immortale, personaggio del film omonimo, famoso per durare nelle centinaia d'anni a venire, se solo nessuno pensava a mozzagli la testa, unico modo per terminare la corsa nei secoli dell'arzillo e indistruttibile vecchietto.
Le ultime notizie lo davano scomparso misteriosamente a Samarra, nel nono secolo, e da allora atteso dagli sciiti come una sorta di Messia.
Il nostro piccolo Mahmoud sono quasi convinto che addirittura si crede lui, il reincarnato, il predestinato, l'eletto;
il piccolo Narciso si guarda allo specchio e trova in tanto vagheggiare la zeppa da aggiungere per dare spessore all'essere tappo, godendo di tanto (o)nanismo.
L'evocare l'imminente venuta del salvatore, a cui spesso si sovrappone, entrando nella parte, è come la devozione di Linus per la divinità del Grande Cocomero, una sorta di Babbo Natale, a cui si rivolge avvolto nel grigiore e negli straccetti che indossa come abiti sacerdotali, sentiti come la coperta del personaggio della striscia a fumetti Peanuts, di Charles M. Schultz, da lui chiamata "coperta di sicurezza", mai abbandonata e biglietto da visita, come l'immancabile succhiare il pollice.
Con il piccolo Ahmadinejad, Linus van Pelt porta somiglianza: ha una predisposizione sfrenata all'uso della fantasia, come testimonia l'invenzione o l'utilizzo immaginario di vari animali feroci, di cui si sente minacciato, e il creare castelli di sabbia incredibilmente elaborati e campati in aria, destinati a breve a crollare.
Mahmoud parla in nome di Dio, prediligendo gli avvertimenti apocalittici ed inviti alla conversione.
E qui diventa Snoopy, il bracchetto razza beagle e, pronunciato nel maccheronico "bigol", non per nulla ha assonanza con bigolo, che non è un complimento ma, per lui, un complemento e completamento.
Come il nostro "iranano", anche Snoopy cominciò la sua vita nelle strisce come un cane ordinario, ma col passare del tempo si trasformò nel personaggio più dinamico delle strisce, fino a diventare uno dei più famosi personaggi di fumetti nel mondo.
Snoopy sogna di fare lo scrittore, ma a nessuno è interessato a pubblicarlo;
il suo immutabile incipit, "Era una notte buia e tempestosa...", è proverbiale.
Più che bracco il nostro brocco invece, di suo, mandò solo due lettere: una all'allora Presidente George "dabliù" Bush e l'altra a Benedetto XVI, scimmiottando quella che l'ayatollah Khomeini aveva scritta a Gorbachev il primo gennaio 1989.
- «Insisto vivamente affinché nell'abbattere i muri delle fantasie marxiste tu non incappi nella prigione dell'Occidente e del Grande Satana. Ti richiamo a studiare seriamente e a condurre delle ricerche sull'Islam.Ti annuncio pubblicamente che la Repubblica islamica dell'Iran, essendo la base maggiore e più importante del mondo islamico, è in grado di aiutare facilmente a riempire il vuoto ideologico del tuo sistema»;
con fare da maestro, l'Ayatollah Ruhollah mandava in castigo, dietro la lavagna, l'asino di turno.
- «Penitenziaggine! Convertititi, miscredente. Aspetta e spera, che già l'ora s'avvicina! Quando staremo vicino a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro re!»; questo, in pratica, il succo del discorso invece, del Mahmoud.
Cambia un poco la forma, ma la solfa è sempre quella:
- «Ascoltami, dammi retta: io so. Io Tarzan, tu Cita. Non ti preoccupare, che in qualche modo ti salverò dalla dannazione, a costo di scucirti l'anima dal corpo!»
Il Papa, in particolare, è trattato come l'Amministratore Delegato di una Multinazionale, dove tutto è subordinato alla Allah S.p.A. and Company. Poco più che un amanuense, un segretario scribacchino ed archivista, il perfetto Fantozzi occidentale.
Era solo il 2005 quando, rapito dall'estasi dello smarrito imam, l'Ahmadinejad, all'assemblea generale dell'Onu farneticò:
- «O Dio onnipotente, io ti prego perché tu affretti la venuta del tuo ultimo depositario, colui che ci hai promesso, quell'uomo perfetto e puro, che colmerà il mondo di pace e giustizia.»
Dietro le quinte, confidò:
- « Mentre dicevo questo, sono stato avvolto da una luce, e l'intero auditorio ne è stato rapito.»
Colombo-Linus-Snoopy continua ad essere caricatura, ma nulla a far ridere, che più che in fumetto vorrebbe gli altri in fumo.
Manie persecutorie da nanismo, anzi: (o)nanismo da "iranano".
Io, secondo me...30.06.2009
Sembra una via di mezzo tra l'impermeabile del tenente Colombo e la coperta di Linus, quel suo indossato.
Così sgualcito, così vetusto, polveroso, che sembra di sentir la naftalina che lo ha pennellato, a voler salvare dalle tarme della storia quel liso straccetto, ormai di fili e trame sfilacciato, a far da sacchettino per tenere assieme quella polpetta che lo porta in giro.
Ecco in nano, l'Ahmadinejad, nell'immancabile uniforme civile sciita: abito grigio, simbolo di spenta vitalità, camicia bianca e assente cravatta, barba sempre di qualche giorno, accuratamente, volutamente trascurata, da bel tenebroso, su occhi bulbosi da rospetto, in stile "baciami, e diventerò un bel principe azzurro".
Anzi, meglio: forse in fondo si crede l'unghia incarnita del dodicesimo imam scomparso, che già, quando appena sindaco, voleva chiudere al traffico una delle arterie principali di Teheran dove secondo lui il Mahdi sarebbe passato.
E già, perché lui ci crede alla favoletta dell'ultimo Highlander, l'immortale, personaggio del film omonimo, famoso per durare nelle centinaia d'anni a venire, se solo nessuno pensava a mozzagli la testa, unico modo per terminare la corsa nei secoli dell'arzillo e indistruttibile vecchietto.
Le ultime notizie lo davano scomparso misteriosamente a Samarra, nel nono secolo, e da allora atteso dagli sciiti come una sorta di Messia.
Il nostro piccolo Mahmoud sono quasi convinto che addirittura si crede lui, il reincarnato, il predestinato, l'eletto;
il piccolo Narciso si guarda allo specchio e trova in tanto vagheggiare la zeppa da aggiungere per dare spessore all'essere tappo, godendo di tanto (o)nanismo.
L'evocare l'imminente venuta del salvatore, a cui spesso si sovrappone, entrando nella parte, è come la devozione di Linus per la divinità del Grande Cocomero, una sorta di Babbo Natale, a cui si rivolge avvolto nel grigiore e negli straccetti che indossa come abiti sacerdotali, sentiti come la coperta del personaggio della striscia a fumetti Peanuts, di Charles M. Schultz, da lui chiamata "coperta di sicurezza", mai abbandonata e biglietto da visita, come l'immancabile succhiare il pollice.
Con il piccolo Ahmadinejad, Linus van Pelt porta somiglianza: ha una predisposizione sfrenata all'uso della fantasia, come testimonia l'invenzione o l'utilizzo immaginario di vari animali feroci, di cui si sente minacciato, e il creare castelli di sabbia incredibilmente elaborati e campati in aria, destinati a breve a crollare.
Mahmoud parla in nome di Dio, prediligendo gli avvertimenti apocalittici ed inviti alla conversione.
E qui diventa Snoopy, il bracchetto razza beagle e, pronunciato nel maccheronico "bigol", non per nulla ha assonanza con bigolo, che non è un complimento ma, per lui, un complemento e completamento.
Come il nostro "iranano", anche Snoopy cominciò la sua vita nelle strisce come un cane ordinario, ma col passare del tempo si trasformò nel personaggio più dinamico delle strisce, fino a diventare uno dei più famosi personaggi di fumetti nel mondo.
Snoopy sogna di fare lo scrittore, ma a nessuno è interessato a pubblicarlo;
il suo immutabile incipit, "Era una notte buia e tempestosa...", è proverbiale.
Più che bracco il nostro brocco invece, di suo, mandò solo due lettere: una all'allora Presidente George "dabliù" Bush e l'altra a Benedetto XVI, scimmiottando quella che l'ayatollah Khomeini aveva scritta a Gorbachev il primo gennaio 1989.
- «Insisto vivamente affinché nell'abbattere i muri delle fantasie marxiste tu non incappi nella prigione dell'Occidente e del Grande Satana. Ti richiamo a studiare seriamente e a condurre delle ricerche sull'Islam.Ti annuncio pubblicamente che la Repubblica islamica dell'Iran, essendo la base maggiore e più importante del mondo islamico, è in grado di aiutare facilmente a riempire il vuoto ideologico del tuo sistema»;
con fare da maestro, l'Ayatollah Ruhollah mandava in castigo, dietro la lavagna, l'asino di turno.
- «Penitenziaggine! Convertititi, miscredente. Aspetta e spera, che già l'ora s'avvicina! Quando staremo vicino a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro re!»; questo, in pratica, il succo del discorso invece, del Mahmoud.
Cambia un poco la forma, ma la solfa è sempre quella:
- «Ascoltami, dammi retta: io so. Io Tarzan, tu Cita. Non ti preoccupare, che in qualche modo ti salverò dalla dannazione, a costo di scucirti l'anima dal corpo!»
Il Papa, in particolare, è trattato come l'Amministratore Delegato di una Multinazionale, dove tutto è subordinato alla Allah S.p.A. and Company. Poco più che un amanuense, un segretario scribacchino ed archivista, il perfetto Fantozzi occidentale.
Era solo il 2005 quando, rapito dall'estasi dello smarrito imam, l'Ahmadinejad, all'assemblea generale dell'Onu farneticò:
- «O Dio onnipotente, io ti prego perché tu affretti la venuta del tuo ultimo depositario, colui che ci hai promesso, quell'uomo perfetto e puro, che colmerà il mondo di pace e giustizia.»
Dietro le quinte, confidò:
- « Mentre dicevo questo, sono stato avvolto da una luce, e l'intero auditorio ne è stato rapito.»
Colombo-Linus-Snoopy continua ad essere caricatura, ma nulla a far ridere, che più che in fumetto vorrebbe gli altri in fumo.
Manie persecutorie da nanismo, anzi: (o)nanismo da "iranano".
Io, secondo me...30.06.2009
giovedì 25 giugno 2009
mercoledì 24 giugno 2009
martedì 23 giugno 2009
lunedì 22 giugno 2009
venerdì 19 giugno 2009
Tett e Ciapett
Lo stanno marcando stretto, il Berlusca, quasi fosse una delle vestali, le antiche sacerdotesse romane che dovevano custodire il tempio e il sacro lumicino, la fiamma che dentro bruciava di continuo;
quelle curavano il fuoco e altri la loro verginità, quasi che la mancanza di questa agiva da spegni candela, usato una volta nelle chiese per soffocare la fiammella dei ceri.
Non c'erano ancora i paparazzi e i teleobiettivi, che catturano pure il pelo superfluo, ma il "guardone" si chiamava Pontifex Maximus e, per tutti e trenta anni di servizio delle fanciulle, badava che quelle tenessero ben stretta la fonte dell'innocenza e non prendessero il servizio...sotto gamba.
Chi sgarrava, era portata nel "Campus Sceleratus", in una fossa, dotata di un giaciglio, di una lanterna e di poco cibo. Chiusa la fossa, se ne pareggiava il terreno per far sparire ogni traccia delle colpevoli.
Così, se ne cancellava ricordo mettendoci - è il caso di dirlo - una pietra sopra.
Oggi, il "Custode delle pudende" è un reporter sardo, Antonello Zappadu, che ha passato l'ultima era geologica volteggiando in circolo o appollaiato sui rami, cercando scarti e frattaglie, tipica alimentazione della specie sua.
Me lo immagino in piena canicola, sudato come una bestia, disteso in agguato e fumante, con tante mosche attorno che cercano un posto dove atterrare, su quella e tremula gelatina che fotografa a raffica e fissa le immagini di "Tett e Ciapett".
Ecco la prova: Berlusca ha perso la virtù e la Vestale della Repubblica deve essere punita e murata viva.
In un mondo dove l'emancipazione femminile fa sfilare - quanto ben di Dio: grazie, Signore! - tante belle figliole, poppe al vento e patatina coperta da una stringa da scarpe, ci si vuole far scandalizzare perché, in una proprietà privata, circolano donnine ignude.
Te le vedo sui cartelloni pubblicitari, in televisione a tutte le ore, sulle spiagge e in ogni dove, coperte da minigonne che sono come l'ascensore fermo all'ultimo piano.
Talmente c'è abbondanza che rischio l'eiaculazione precoce ormai solo quando ne vedo di vestite.
Però un brivido l'ho avuto, quando ho visto il pisellone di Topolanek, che non è il fratello maggiore di Topolino, dei fumetti di Walt Disney, ma il Mirek Topolanek, che è stato un pezzo da novanta della Repubblica Ceca.
Sempre nella tenuta a Villa Certosa, residenza sarda del premier Silvio Berlusconi, il tipo era su una terrazza, completamente nudo e con il biscione, l'iguana srotolato per tutta la lunghezza, pigro e gonfio come quei serpentoni che digeriscono laboriosamente la preda appena ingoiata.
Ciumbia: roba da far fibrillare la virilità e venir voglia di rischiare la cecità, come ci dicevano da piccoli, se si cede al piacere del gioco di mano!
Nel parco girano delle ninfe con le tettine al vento e i giovin capezzoli inturgiditi e a mirar il sole tesi.
Dalla Repubblica delle Banane siamo a quella della prugnetta, la patatina peccaminosa, la farfallina vellutata che, si dice, sia la ricchezza su cui siede ogni bella gnocca.
A dire il vero, il "cecchino" Zappadu, è entrato in scena nel teatrino dopo la sciura Berlusca, quella Veronica Lario che, da tipica moglie incazzata con il marito, per togliersi il sassolino nella scarpa, getta quella assieme al fastidio.
"Il nemico del mio nemico è mio amico", recita il manuale del buon combattente: eccola andare a frignare nell'armeria del giornale Repubblica, che subito usa la “defecatio mentis” per riempire i propri fogli e farne gavettoni mediatici.
La sinistra parte, mazzolata dall'elettorato e costretta all'angolo, con armi ormai spuntate e toghe partigiane usurate dal troppo strisciare e strusciare, improvvisamente si trova tra le mani una nuova arma di distruzione di massa: quella Veronica che, come per l'evangelica protagonista, asciuga il volto del maritino a cui ha posto croce in spalla e ne vuol catturare su pellicola la smorfia dolorosa.
"Il volto è bagnato dal sudore, è rigato dal sangue, è coperto di sputi insolenti. Chi avrà il coraggio di avvicinarsi? Una donna! Una donna esce allo scoperto e asciuga il viso".
Con il paginone di Repubblica, la mogliettina vendicativa stampa l'immagine sofferente del Silvio.
- «Ecco il maialone, che si circonda di veline porcaiole, il vecchio satiro che adesca e insidia le vergini bambine!»
L'illibata sotto imboscata si chiama Noemi e rischia da verginale a divenire vaginale strumento per le insane bramosie sessuali di un diabolico vecchietto, che la vorrebbe trastullo per il proprio gineceo.
Tra le righe d'inchiostro, il giornaletto infila quelle intinte nel veleno, lasciando intendere focosi soddisfacimenti e contorsionismi sessuali, con complicità e benedizione addirittura dei genitori della candida e ingenua fanciullina.
Come per il fuochista dei vecchi treni, la Veronica ha spalato merda nelle caldaie del vapore, e la locomotiva ormai sbuffa, fischia e rumoreggia gagliarda, spandendo dal fumaiolo quanto metabolizzato nella fornace.
Nel sottobosco dei giornalisti da raccolta differenziata si schiuma il meglio dei ricercatori da discarica, dei mestatori da cassonetto e miscelatori di pattume, abili a cucinare con resti, bucce e rifiuti, schifati pure da mosche, topi e scarafaggi.
Ecco uscire dal mucchio il Gino Flaminio, moroso scaricato della Noemi, operaio e quindi ottimo per far credere scartato per il più blasonato e ricco partito, simbolo di una lotta di classe che ha sempre la peggio contro il cattivo capitalista.
Peccato che la fedina penale del Flaminio vanta una rapina a suo carico;
no, non va bene: è un altro compagno...un compagno che ha sbagliato.
Come una meteora, il Ginetto brilla e si spegne, dopo aver fatto del suo nulla da dire mercanzia da svendere a giornaletti da poche lire: informazione povera per poveracci di aree intellettualmente depresse.
Non c'è nulla da fare: per allontanare gli Zappadu e gli scribacchini in voli pindarici, alla ricerca di carogne, si deve fare come il contadino nel campo, dopo una semina: mettere degli spaventapasseri, quei semplici ed efficienti strumenti atti a tenere alla larga le passere.
Caro Silvio, ascoltami: da ora in poi, in casa tua, invita solo le Rosy Bindi, le Annunziate, le Margherita Hack, e vedi che fai subito pace con tua moglie e con l'incontinenza ormonale, che subito il tutto si ammoscia.
L'ultima grana arriva con una imprenditrice: a dire il vero, è una professionista del...del...come si dice, del c... ah! del cavolo, ma terra terra, che vola basso, che tira. A campare.
La Patrizia D'Addario è una esperta in scosse, come il buon Baffin D'Alema, mago della sfera di cristallo, aveva preannunciato sarebbe successo al presente governo.
Lei e altre ragazze a pagamento, avrebbero frequentato feste e si sarebbero trattenute per la notte nelle residenze del presidente del Consiglio Berlusconi a Roma e in Sardegna.
Come massaggia la Patrizia non c'è nessuno, e la musica che sa suonare con il piffero è celestiale, quando la carne ondeggia, freme, vibra e palpita e tremula, all'apice della "Eiaculatio praecox".
Un popolo volgare, rozzo e zotico simil fauna l'etichetta come "Zoccole", e non perché usano portare calzature di un certo tipo.
Ma il popolo è bue, si sa.
Se non fosse perché già adoperato userei, per quella e le sue emule, il termine di "Altrimenti abili".
Se si può dare una mano al prossimo, perché non godere di tanto talento.
Come per gli Zappadu e i Gino Flaminio, anche le Patrizie sono a reagire, come i cani di Pavlov, ad un unico riflesso condizionato: i soldi, i danee, i ghelli, l'argent, i baiocchi, la pecunia, i piccioli.
Tett e Ciapett son come Bacco, tabacco e Venere, che riducono l'uomo in cenere;
come i Ciapett tanto bramate da un altro Silvio, il Sircana, ai tempi portavoce di Prodi, "pizzicato" mentre seguiva quelle di un transessuale brasiliano - Sandra - lungo le strade buie del quartiere Parioli, che di notte si popolano d'auto d'ogni cilindrata, guidata da persone in cerca d'emozioni forti.
E non scordiamo Tett e Ciapett nel letto dell'albergo Flora, a Roma, del caro Mele, il Cosimo, padre di famiglia con moglie e tre figli: lo "scaldino" si chiamava Francesca Zenobi, che si era sentita male mentre sollazzava il dolce augello dell'esponente dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, in un'ammucchiata festaiola a base di cocaina, alcol, sesso e carnazza.
La mia povera maestra delle elementari usava dire:
- «Non si possono sommare mele e pere!»
E no, cara maestra mia: le pere della Francesca ben si schiacciavano su Mele.
Anche la matematica è diventata un'opinione.
Ah, è proprio vero quel principio fisico, che dice:
"Tira di più un pelo di f...che un carro di buoi! "
Più che quello nell'uovo, siamo oggi a cercare questo, di filato, tanto da aver fatto venire prurigine anche alla vecchia Europa che cavalcando...l'onda, sfoglia l'Italia come per il paginone centrale di Playboy, alla ricerca delle grazie esposte della Playmate - in vista, più che visita, ginecologica - del mese.
In tutto questo, in storie di corna, cornetti e bulbose protuberanze, siamo a sentire il bue che da del cornuto all'asino.
Ma ne usciremo, ne saremo presto fuori;
magari per poco...per un pelo!
Io, secondo me...19.06.2009
quelle curavano il fuoco e altri la loro verginità, quasi che la mancanza di questa agiva da spegni candela, usato una volta nelle chiese per soffocare la fiammella dei ceri.
Non c'erano ancora i paparazzi e i teleobiettivi, che catturano pure il pelo superfluo, ma il "guardone" si chiamava Pontifex Maximus e, per tutti e trenta anni di servizio delle fanciulle, badava che quelle tenessero ben stretta la fonte dell'innocenza e non prendessero il servizio...sotto gamba.
Chi sgarrava, era portata nel "Campus Sceleratus", in una fossa, dotata di un giaciglio, di una lanterna e di poco cibo. Chiusa la fossa, se ne pareggiava il terreno per far sparire ogni traccia delle colpevoli.
Così, se ne cancellava ricordo mettendoci - è il caso di dirlo - una pietra sopra.
Oggi, il "Custode delle pudende" è un reporter sardo, Antonello Zappadu, che ha passato l'ultima era geologica volteggiando in circolo o appollaiato sui rami, cercando scarti e frattaglie, tipica alimentazione della specie sua.
Me lo immagino in piena canicola, sudato come una bestia, disteso in agguato e fumante, con tante mosche attorno che cercano un posto dove atterrare, su quella e tremula gelatina che fotografa a raffica e fissa le immagini di "Tett e Ciapett".
Ecco la prova: Berlusca ha perso la virtù e la Vestale della Repubblica deve essere punita e murata viva.
In un mondo dove l'emancipazione femminile fa sfilare - quanto ben di Dio: grazie, Signore! - tante belle figliole, poppe al vento e patatina coperta da una stringa da scarpe, ci si vuole far scandalizzare perché, in una proprietà privata, circolano donnine ignude.
Te le vedo sui cartelloni pubblicitari, in televisione a tutte le ore, sulle spiagge e in ogni dove, coperte da minigonne che sono come l'ascensore fermo all'ultimo piano.
Talmente c'è abbondanza che rischio l'eiaculazione precoce ormai solo quando ne vedo di vestite.
Però un brivido l'ho avuto, quando ho visto il pisellone di Topolanek, che non è il fratello maggiore di Topolino, dei fumetti di Walt Disney, ma il Mirek Topolanek, che è stato un pezzo da novanta della Repubblica Ceca.
Sempre nella tenuta a Villa Certosa, residenza sarda del premier Silvio Berlusconi, il tipo era su una terrazza, completamente nudo e con il biscione, l'iguana srotolato per tutta la lunghezza, pigro e gonfio come quei serpentoni che digeriscono laboriosamente la preda appena ingoiata.
Ciumbia: roba da far fibrillare la virilità e venir voglia di rischiare la cecità, come ci dicevano da piccoli, se si cede al piacere del gioco di mano!
Nel parco girano delle ninfe con le tettine al vento e i giovin capezzoli inturgiditi e a mirar il sole tesi.
Dalla Repubblica delle Banane siamo a quella della prugnetta, la patatina peccaminosa, la farfallina vellutata che, si dice, sia la ricchezza su cui siede ogni bella gnocca.
A dire il vero, il "cecchino" Zappadu, è entrato in scena nel teatrino dopo la sciura Berlusca, quella Veronica Lario che, da tipica moglie incazzata con il marito, per togliersi il sassolino nella scarpa, getta quella assieme al fastidio.
"Il nemico del mio nemico è mio amico", recita il manuale del buon combattente: eccola andare a frignare nell'armeria del giornale Repubblica, che subito usa la “defecatio mentis” per riempire i propri fogli e farne gavettoni mediatici.
La sinistra parte, mazzolata dall'elettorato e costretta all'angolo, con armi ormai spuntate e toghe partigiane usurate dal troppo strisciare e strusciare, improvvisamente si trova tra le mani una nuova arma di distruzione di massa: quella Veronica che, come per l'evangelica protagonista, asciuga il volto del maritino a cui ha posto croce in spalla e ne vuol catturare su pellicola la smorfia dolorosa.
"Il volto è bagnato dal sudore, è rigato dal sangue, è coperto di sputi insolenti. Chi avrà il coraggio di avvicinarsi? Una donna! Una donna esce allo scoperto e asciuga il viso".
Con il paginone di Repubblica, la mogliettina vendicativa stampa l'immagine sofferente del Silvio.
- «Ecco il maialone, che si circonda di veline porcaiole, il vecchio satiro che adesca e insidia le vergini bambine!»
L'illibata sotto imboscata si chiama Noemi e rischia da verginale a divenire vaginale strumento per le insane bramosie sessuali di un diabolico vecchietto, che la vorrebbe trastullo per il proprio gineceo.
Tra le righe d'inchiostro, il giornaletto infila quelle intinte nel veleno, lasciando intendere focosi soddisfacimenti e contorsionismi sessuali, con complicità e benedizione addirittura dei genitori della candida e ingenua fanciullina.
Come per il fuochista dei vecchi treni, la Veronica ha spalato merda nelle caldaie del vapore, e la locomotiva ormai sbuffa, fischia e rumoreggia gagliarda, spandendo dal fumaiolo quanto metabolizzato nella fornace.
Nel sottobosco dei giornalisti da raccolta differenziata si schiuma il meglio dei ricercatori da discarica, dei mestatori da cassonetto e miscelatori di pattume, abili a cucinare con resti, bucce e rifiuti, schifati pure da mosche, topi e scarafaggi.
Ecco uscire dal mucchio il Gino Flaminio, moroso scaricato della Noemi, operaio e quindi ottimo per far credere scartato per il più blasonato e ricco partito, simbolo di una lotta di classe che ha sempre la peggio contro il cattivo capitalista.
Peccato che la fedina penale del Flaminio vanta una rapina a suo carico;
no, non va bene: è un altro compagno...un compagno che ha sbagliato.
Come una meteora, il Ginetto brilla e si spegne, dopo aver fatto del suo nulla da dire mercanzia da svendere a giornaletti da poche lire: informazione povera per poveracci di aree intellettualmente depresse.
Non c'è nulla da fare: per allontanare gli Zappadu e gli scribacchini in voli pindarici, alla ricerca di carogne, si deve fare come il contadino nel campo, dopo una semina: mettere degli spaventapasseri, quei semplici ed efficienti strumenti atti a tenere alla larga le passere.
Caro Silvio, ascoltami: da ora in poi, in casa tua, invita solo le Rosy Bindi, le Annunziate, le Margherita Hack, e vedi che fai subito pace con tua moglie e con l'incontinenza ormonale, che subito il tutto si ammoscia.
L'ultima grana arriva con una imprenditrice: a dire il vero, è una professionista del...del...come si dice, del c... ah! del cavolo, ma terra terra, che vola basso, che tira. A campare.
La Patrizia D'Addario è una esperta in scosse, come il buon Baffin D'Alema, mago della sfera di cristallo, aveva preannunciato sarebbe successo al presente governo.
Lei e altre ragazze a pagamento, avrebbero frequentato feste e si sarebbero trattenute per la notte nelle residenze del presidente del Consiglio Berlusconi a Roma e in Sardegna.
Come massaggia la Patrizia non c'è nessuno, e la musica che sa suonare con il piffero è celestiale, quando la carne ondeggia, freme, vibra e palpita e tremula, all'apice della "Eiaculatio praecox".
Un popolo volgare, rozzo e zotico simil fauna l'etichetta come "Zoccole", e non perché usano portare calzature di un certo tipo.
Ma il popolo è bue, si sa.
Se non fosse perché già adoperato userei, per quella e le sue emule, il termine di "Altrimenti abili".
Se si può dare una mano al prossimo, perché non godere di tanto talento.
Come per gli Zappadu e i Gino Flaminio, anche le Patrizie sono a reagire, come i cani di Pavlov, ad un unico riflesso condizionato: i soldi, i danee, i ghelli, l'argent, i baiocchi, la pecunia, i piccioli.
Tett e Ciapett son come Bacco, tabacco e Venere, che riducono l'uomo in cenere;
come i Ciapett tanto bramate da un altro Silvio, il Sircana, ai tempi portavoce di Prodi, "pizzicato" mentre seguiva quelle di un transessuale brasiliano - Sandra - lungo le strade buie del quartiere Parioli, che di notte si popolano d'auto d'ogni cilindrata, guidata da persone in cerca d'emozioni forti.
E non scordiamo Tett e Ciapett nel letto dell'albergo Flora, a Roma, del caro Mele, il Cosimo, padre di famiglia con moglie e tre figli: lo "scaldino" si chiamava Francesca Zenobi, che si era sentita male mentre sollazzava il dolce augello dell'esponente dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, in un'ammucchiata festaiola a base di cocaina, alcol, sesso e carnazza.
La mia povera maestra delle elementari usava dire:
- «Non si possono sommare mele e pere!»
E no, cara maestra mia: le pere della Francesca ben si schiacciavano su Mele.
Anche la matematica è diventata un'opinione.
Ah, è proprio vero quel principio fisico, che dice:
"Tira di più un pelo di f...che un carro di buoi! "
Più che quello nell'uovo, siamo oggi a cercare questo, di filato, tanto da aver fatto venire prurigine anche alla vecchia Europa che cavalcando...l'onda, sfoglia l'Italia come per il paginone centrale di Playboy, alla ricerca delle grazie esposte della Playmate - in vista, più che visita, ginecologica - del mese.
In tutto questo, in storie di corna, cornetti e bulbose protuberanze, siamo a sentire il bue che da del cornuto all'asino.
Ma ne usciremo, ne saremo presto fuori;
magari per poco...per un pelo!
Io, secondo me...19.06.2009
lunedì 15 giugno 2009
Ovulazionislam
- «Maometto è il profeta non solo dei musulmani ma di tutte le genti»;
'azzarola, che rivelazione!
Cumpà, non t'allargare.
Che si voglia o no, il Muammar però in qualcosa c'azzecca...nel senso che ci attacca il suo luminoforo al pelo, come un francobollo sulla busta: così "timbrati", marchiati come i cornuti al pascolo, eccoci destinati a poppe lattifere, ad essere, più che eletti, i "munti" di Allah.
Senti, beduino della Jamahirya: tieniti il tuo profeta, che io faccio con il mio, ad accompagnarci ognuno col proprio simile, e non pretendere che l'ultimo arrivato sia maestro a chi prima di lui;
e se lo pensi, statte accuorto guagliò: rumina nei confini del tuo praticello, che mai fu più vero il detto nostro, del "Moglie, buoi...e profeti dei paesi tuoi"!
Da parte mia, applico la regola della prevenzione, che raccomanda: "Se lo conosci, lo eviti", che preferisco un annunciatore di vita che un corteggiatore della morte.
- «[...] se Gesù fosse stato vivo ai tempi di Maometto lo avrebbe seguito».
Meglio il navigatore satellitare o l'antica bussola, che con quelli almeno non ci si perde.
Più facile che se Maometto fosse stato ai tempi di Gesù, avrebbe fatto comunella con Barabba, e a pagare trenta denari per appiccare qualcun altro in croce, al posto suo.
Gesù donò misericordia e un posto in Paradiso, nell'estremo respiro, anche all'ultimo dei ladroni, lasciando ad ognuno, per libero arbitrio, di giocarsi l'animaccia sua;
Maometto e i suoi sono a dirmi invece che non si fanno sconti, che altrimenti l'anima te la scuciono dalla pelle, scorticata con il coltellaccio da cucina.
Io non appartengo che a me stesso, ai miei cari e alle mie genti, ai miei padri e agli antichi avi, che hanno costruito la mia identità, bella o brutta che sia;
sulla terra che ha succhiato il sangue dei miei antenati e ne ricopre le ossa, io reclamo possesso;
che entrino pure in casa mia, espongano merce e vendano del loro, ma mai a voler apparecchiare e presentare propri rospi da ingoio.
Ritornino a quel deserto mentale sabbioso e sterile, che li partorì, se s'avvicinano al prossimo con l'istinto del predone.
Rispetto a costoro, sono più felice riconoscere come fratello il mio cane, che l'impurità non è certo del fedele e fidato batuffolo peloso.
E non si offendano, più di quanto lo fanno a me, quando disprezzano il mio Maestro, quale fosse di categoria inferiore.
- «I cosiddetti Vecchio e Nuovo Testamento sono stati falsificati, furono scritti centinaia d'anni dopo Gesù [...] se vogliamo vivere nel villaggio globale dobbiamo cercare la vera Bibbia perché quella attuale è falsa».
Bene: il mungitore di cammelli sale in cattedra e sputa nella ciotola del mio mangiare;
normale è che io risponda mordendo.
Lasciami indovinare, Muammar: non è che l'hanno già trovata, la vera Bibbia, e si chiama corano?
Immagino che sarà così antico da essere stato scolpito scheggiando la pietra, e avrà le pagine nel formato delle lapidi, da mettere in testa a chi osa contraddire una panzana così colossale, visto che Maometto c'aveva ancora le dita sporche d'inchiostro fresco quando scrisse del suo, rivoltando una frittata che già c'era.
Le uova le aveva fregate dalla dispensa d'altri, oltre alle vite e agli ori loro, grazie alle scorrerie.
D'altronde, chi t'arriva in casa e ti ruba ori e argenti, poi si agghinda con quelli, facendosi bello come la cicala, dopo aver saccheggiato i magazzini delle più laboriose e previdenti formiche.
E poi, sulla cima della montagnola delle tante ruberie, ecco a buttare la spada del vincitore, e dire:
- «Sono l'ultimo e il sigillo».
E già, mica usa lo stampino di ceralacca per il bollo: ci viene meglio con il sangue raggrumato!
- «Abbiamo 50 milioni di musulmani in Europa e la trasformeranno in un continente musulmano in pochi decenni», continua Gheddafi e «Allah sta mobilitando la nazione musulmana della Turchia collegandola all'Unione Europea».
Come il ragno che, dopo averti avvolto e paralizzato nella ragnatela, inietta un veleno che avvia il processo di digestione, riducendo le interiora in pappa e poltiglia, e poi ne succhia il succo, come si fa con la cannuccia.
Ecco, secondo il Gheddafi, l'islam è in piena ovulazione e il suo maschio in fase e-rettile:
l'evoluzionismo, in casa dei Muammar, non tira, ma il "Celodurismo" si.
Anche il parassitismo è in natura: a noi impedire che siano a vivere dei e con i nostri di frutti.
Ovulazionislam in progress...
Io, secondo me...15.06.2009
'azzarola, che rivelazione!
Cumpà, non t'allargare.
Che si voglia o no, il Muammar però in qualcosa c'azzecca...nel senso che ci attacca il suo luminoforo al pelo, come un francobollo sulla busta: così "timbrati", marchiati come i cornuti al pascolo, eccoci destinati a poppe lattifere, ad essere, più che eletti, i "munti" di Allah.
Senti, beduino della Jamahirya: tieniti il tuo profeta, che io faccio con il mio, ad accompagnarci ognuno col proprio simile, e non pretendere che l'ultimo arrivato sia maestro a chi prima di lui;
e se lo pensi, statte accuorto guagliò: rumina nei confini del tuo praticello, che mai fu più vero il detto nostro, del "Moglie, buoi...e profeti dei paesi tuoi"!
Da parte mia, applico la regola della prevenzione, che raccomanda: "Se lo conosci, lo eviti", che preferisco un annunciatore di vita che un corteggiatore della morte.
- «[...] se Gesù fosse stato vivo ai tempi di Maometto lo avrebbe seguito».
Meglio il navigatore satellitare o l'antica bussola, che con quelli almeno non ci si perde.
Più facile che se Maometto fosse stato ai tempi di Gesù, avrebbe fatto comunella con Barabba, e a pagare trenta denari per appiccare qualcun altro in croce, al posto suo.
Gesù donò misericordia e un posto in Paradiso, nell'estremo respiro, anche all'ultimo dei ladroni, lasciando ad ognuno, per libero arbitrio, di giocarsi l'animaccia sua;
Maometto e i suoi sono a dirmi invece che non si fanno sconti, che altrimenti l'anima te la scuciono dalla pelle, scorticata con il coltellaccio da cucina.
Io non appartengo che a me stesso, ai miei cari e alle mie genti, ai miei padri e agli antichi avi, che hanno costruito la mia identità, bella o brutta che sia;
sulla terra che ha succhiato il sangue dei miei antenati e ne ricopre le ossa, io reclamo possesso;
che entrino pure in casa mia, espongano merce e vendano del loro, ma mai a voler apparecchiare e presentare propri rospi da ingoio.
Ritornino a quel deserto mentale sabbioso e sterile, che li partorì, se s'avvicinano al prossimo con l'istinto del predone.
Rispetto a costoro, sono più felice riconoscere come fratello il mio cane, che l'impurità non è certo del fedele e fidato batuffolo peloso.
E non si offendano, più di quanto lo fanno a me, quando disprezzano il mio Maestro, quale fosse di categoria inferiore.
- «I cosiddetti Vecchio e Nuovo Testamento sono stati falsificati, furono scritti centinaia d'anni dopo Gesù [...] se vogliamo vivere nel villaggio globale dobbiamo cercare la vera Bibbia perché quella attuale è falsa».
Bene: il mungitore di cammelli sale in cattedra e sputa nella ciotola del mio mangiare;
normale è che io risponda mordendo.
Lasciami indovinare, Muammar: non è che l'hanno già trovata, la vera Bibbia, e si chiama corano?
Immagino che sarà così antico da essere stato scolpito scheggiando la pietra, e avrà le pagine nel formato delle lapidi, da mettere in testa a chi osa contraddire una panzana così colossale, visto che Maometto c'aveva ancora le dita sporche d'inchiostro fresco quando scrisse del suo, rivoltando una frittata che già c'era.
Le uova le aveva fregate dalla dispensa d'altri, oltre alle vite e agli ori loro, grazie alle scorrerie.
D'altronde, chi t'arriva in casa e ti ruba ori e argenti, poi si agghinda con quelli, facendosi bello come la cicala, dopo aver saccheggiato i magazzini delle più laboriose e previdenti formiche.
E poi, sulla cima della montagnola delle tante ruberie, ecco a buttare la spada del vincitore, e dire:
- «Sono l'ultimo e il sigillo».
E già, mica usa lo stampino di ceralacca per il bollo: ci viene meglio con il sangue raggrumato!
- «Abbiamo 50 milioni di musulmani in Europa e la trasformeranno in un continente musulmano in pochi decenni», continua Gheddafi e «Allah sta mobilitando la nazione musulmana della Turchia collegandola all'Unione Europea».
Come il ragno che, dopo averti avvolto e paralizzato nella ragnatela, inietta un veleno che avvia il processo di digestione, riducendo le interiora in pappa e poltiglia, e poi ne succhia il succo, come si fa con la cannuccia.
Ecco, secondo il Gheddafi, l'islam è in piena ovulazione e il suo maschio in fase e-rettile:
l'evoluzionismo, in casa dei Muammar, non tira, ma il "Celodurismo" si.
Anche il parassitismo è in natura: a noi impedire che siano a vivere dei e con i nostri di frutti.
Ovulazionislam in progress...
Io, secondo me...15.06.2009
venerdì 12 giugno 2009
mercoledì 10 giugno 2009
Tendopol(l)i
"L'ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza", recita un proverbio, ad indicare che, se l'ospitalità dura più del previsto, può incominciare ad infastidire.
Il nostro pesce...scusate, ospite, arriva già scongelato, che già il tanfo attanaglia la gola;
Il leader libico Muammar Gheddafi viene a trovarci, e ce lo dobbiamo sorbire per almeno quattro giorni.
Si trascina dietro le tante tossine, assorbite negli anni in cui è sguazzato in uno stagno, che ha intorbidato con le proprie deiezioni, più che azioni.
Megalomane quanto basta, ha avuto una fase discendente quando le smargiassate furono ridimensionate dalle bombe americane, ma ora riprende la camminata da bauscia, grazie alla forte presa sui testicoli di un occidente che boccheggia, per mancanza più di petrolio che d'ossigeno, per colpa di un metabolismo dipendente da liquido e metano piuttosto che d'aria fresca.
Grazie a questo, da noi il beduino si impone e ai suoi si propone: eccomi, sono il padrone del vapore, quel che tiene il manico sia del coltello che del pisello!
Come per il Messia, sono i segni ad annunciarne venuta: le figure sono più semplici dello scritto, il visto che il sentito, il simbolo che la sostanza, l'istinto che la ragione, il percepito che il reale.
Non importa quello che è, ma quanto si crede sia.
Il maschio alfa, il dominante, passa sopra servi e schiavi che, distesi, lo spulciano e usano, muti, la lingua per leccare; e mostrano pudende, a presentare resa, rassegnazione e sottomissione.
L'Italia non s'è desta, ma chinata, nell'accettare riparazione, con 5 miliardi di dollari, per gli oltre 30 anni di colonialismo, cominciato nel lontano 1911;
intendiamoci: per Muammar sono spiccioli, resto da lasciare in elemosina al cencioso di turno.
A lui interessa la riverenza e il capo chino, di chi si umilia e accetta d'essere menato a guinzaglio per una ciotola d'abbeverata e una crosta di pane...inzuppato nel petrolio, certo, ma sempre pancotto è: se non zuppa, è pan bagnato.
Dobbiamo sorridere ed incassare, costretti in ginocchio, a far novanta per fifa e gradi, dove oltre a denti e cinghia siamo a stringere anche altro, e fortuna che l'oro nero è olio lubrificante!
Il Gheddafi marcherà il terreno, come quei cani rognosi che invasero Piazza Duomo a Milano, chini a riempire lo spazio mostrando il viso alla Mecca e il culo alla nostra chiesa, ostentando rispetto, facce e sorriso diverso per il dio loro e il nostro, modulando suoni da labbra diverse: alloggerà nella sua tenda "beduina", preparata a Villa Doria Pamphili, in quel di Roma.
I petroldollari piovono in società italiane come UniCredit ed Eni;
la Libia fornisce un quarto del greggio importato dall'Italia e collabora con Roma contro l'immigrazione clandestina.
Guai allo sgarro: si chiuderebbero i rubinetti dell'uno e si aprirebbero le cateratte dell'altra!
Siamo al ri(s)catto di un credito o del debito, in conseguenza della risposta: come per i cani di Pavlov e i riflessi condizionati, a rispondere immediatamente con lo zuccherino o la scossa in base alla scelta, giusta o meno.
L'eterna regola del premio e della punizione, a governare la legge, a seconda e che asseconda il più forte.
- «Ormai ci unisce una ritrovata amicizia e soprattutto una gran comunanza d'interessi. Vogliamo portare in Europa molte buone ragioni della Libia, che oggi torna sulla scena internazionale come un partner riconosciuto», siamo a mentire, per un piatto di lenticchie, per un pugno di barili e di dollari.
Sicuramente saranno passati anche a rimuovere i cartelli: "Vietato calpestare le aiuole: i trasgressori saranno severamente puniti";
chissà quante multe, a chi ci ha portato i cani a sporcare.
Forse la cacca di cammello è meglio.
E il bischero è pure recidivo, come riporto a prova e ricordo, in uno scritto del settimo giorno di Gennaio del 2008.
Tutti, bauscia e megalomani, usano anticipare l'arrivo della propria magnificenza annunciando e mandando segnali: vuoi armate, vuoi trombette, trombe e tromboni - ambascerie e leccaculi di professione - o esplicite richieste che, accolte, marcano il territorio e delimitano i confini del proprio ascendente.
Da Lisbona a Parigi, il "Beduinbauscia" ha voluto la tenda, che altrimenti la Spagna di Josè Zapatero o la Francia di Sarkozy si sarebbe attaccata al tram, piuttosto che al rubinetto dei petrodollari.
Gesù entrò in città su un asinello: la gente lo osannava, sventolando frasche di palma;
il beduino è arrivato e, al posto di turibolo ed incenso, annunciato da vapori di petrolio nebulizzato, fumo profumato che dà lo "sballo", meglio che le foglie di coca.
La tenda è messaggio forte per menti deboli, pronte a vedere maturazione dei tempi, guida della Sharia per il Jihad: tempo d'imbottigliare, che la...mezzaluna è quella giusta!
La tenda non è la nostra, nostalgia di momenti giovanili, che si girovagava avendo quella per tetto e coperta;
questa è richiamo di malinconici e nostalgici tempi, quando il piantare quella indicava che, sotto di lei e i piedi, anche la terra era di possesso.
Magdi Allam, sempre attento e conoscitore di queste realtà, ben disegna il pericolo di dare percezione di sottomissione a certi personaggi che, come il lupo, tendono sì a perdere il pelo, ma non il vizio: i denti restano a posto, pronti a mordere, qualora l'occasione offrisse all'uomo la possibilità di tornare ladro.
Nell'articolo "I petrodollari non valgono l'anima", il caro Magdi implora di non arrivare a barattare quella per soldi, ma ormai abbiamo venduto pure le radici per un pugno di lenticchie...o di dollari.
No, non c'è da preoccuparsi: Gheddafi non bivaccherà davanti a san Pietro, che noi c'hanno già preso per il naso, e pure infilato l'anello.
Nessuno ci tiene a visitare la casa del servo, men che meno quel beduino che, al massimo, da noi ci manda il figlio, a dare due calci al pallone nel cortile di casa...dopo avere comprato sia il campo che le comparse.
Tranquillo, Magdi, tranquillo: quello non ci visiterà, con le decine di femminee gnocche, personale "guardia" del corpo e trastullo, a dimostrazione che non è necessario farsi esplodere per averle dall'altra parte...anche se vergini!
Per ora s'accontenta d'essere l'ennesimo serpente, ad indicare la rossa mela...e le fontane, dove abbeverare i cavalli.
'azzarola, mi sbagliavo: il Muammar se n'è impipato, e ha montato la sua tendopol(l)i anche qui;
è proprio vero quel che diceva il mio parroco: «Non c'è più religione!»
Quella dei beduini non so, ma la nostra sicuramente!
Io, secondo me...10.06.2009
Il nostro pesce...scusate, ospite, arriva già scongelato, che già il tanfo attanaglia la gola;
Il leader libico Muammar Gheddafi viene a trovarci, e ce lo dobbiamo sorbire per almeno quattro giorni.
Si trascina dietro le tante tossine, assorbite negli anni in cui è sguazzato in uno stagno, che ha intorbidato con le proprie deiezioni, più che azioni.
Megalomane quanto basta, ha avuto una fase discendente quando le smargiassate furono ridimensionate dalle bombe americane, ma ora riprende la camminata da bauscia, grazie alla forte presa sui testicoli di un occidente che boccheggia, per mancanza più di petrolio che d'ossigeno, per colpa di un metabolismo dipendente da liquido e metano piuttosto che d'aria fresca.
Grazie a questo, da noi il beduino si impone e ai suoi si propone: eccomi, sono il padrone del vapore, quel che tiene il manico sia del coltello che del pisello!
Come per il Messia, sono i segni ad annunciarne venuta: le figure sono più semplici dello scritto, il visto che il sentito, il simbolo che la sostanza, l'istinto che la ragione, il percepito che il reale.
Non importa quello che è, ma quanto si crede sia.
Il maschio alfa, il dominante, passa sopra servi e schiavi che, distesi, lo spulciano e usano, muti, la lingua per leccare; e mostrano pudende, a presentare resa, rassegnazione e sottomissione.
L'Italia non s'è desta, ma chinata, nell'accettare riparazione, con 5 miliardi di dollari, per gli oltre 30 anni di colonialismo, cominciato nel lontano 1911;
intendiamoci: per Muammar sono spiccioli, resto da lasciare in elemosina al cencioso di turno.
A lui interessa la riverenza e il capo chino, di chi si umilia e accetta d'essere menato a guinzaglio per una ciotola d'abbeverata e una crosta di pane...inzuppato nel petrolio, certo, ma sempre pancotto è: se non zuppa, è pan bagnato.
Dobbiamo sorridere ed incassare, costretti in ginocchio, a far novanta per fifa e gradi, dove oltre a denti e cinghia siamo a stringere anche altro, e fortuna che l'oro nero è olio lubrificante!
Il Gheddafi marcherà il terreno, come quei cani rognosi che invasero Piazza Duomo a Milano, chini a riempire lo spazio mostrando il viso alla Mecca e il culo alla nostra chiesa, ostentando rispetto, facce e sorriso diverso per il dio loro e il nostro, modulando suoni da labbra diverse: alloggerà nella sua tenda "beduina", preparata a Villa Doria Pamphili, in quel di Roma.
I petroldollari piovono in società italiane come UniCredit ed Eni;
la Libia fornisce un quarto del greggio importato dall'Italia e collabora con Roma contro l'immigrazione clandestina.
Guai allo sgarro: si chiuderebbero i rubinetti dell'uno e si aprirebbero le cateratte dell'altra!
Siamo al ri(s)catto di un credito o del debito, in conseguenza della risposta: come per i cani di Pavlov e i riflessi condizionati, a rispondere immediatamente con lo zuccherino o la scossa in base alla scelta, giusta o meno.
L'eterna regola del premio e della punizione, a governare la legge, a seconda e che asseconda il più forte.
- «Ormai ci unisce una ritrovata amicizia e soprattutto una gran comunanza d'interessi. Vogliamo portare in Europa molte buone ragioni della Libia, che oggi torna sulla scena internazionale come un partner riconosciuto», siamo a mentire, per un piatto di lenticchie, per un pugno di barili e di dollari.
Sicuramente saranno passati anche a rimuovere i cartelli: "Vietato calpestare le aiuole: i trasgressori saranno severamente puniti";
chissà quante multe, a chi ci ha portato i cani a sporcare.
Forse la cacca di cammello è meglio.
E il bischero è pure recidivo, come riporto a prova e ricordo, in uno scritto del settimo giorno di Gennaio del 2008.
Tutti, bauscia e megalomani, usano anticipare l'arrivo della propria magnificenza annunciando e mandando segnali: vuoi armate, vuoi trombette, trombe e tromboni - ambascerie e leccaculi di professione - o esplicite richieste che, accolte, marcano il territorio e delimitano i confini del proprio ascendente.
Da Lisbona a Parigi, il "Beduinbauscia" ha voluto la tenda, che altrimenti la Spagna di Josè Zapatero o la Francia di Sarkozy si sarebbe attaccata al tram, piuttosto che al rubinetto dei petrodollari.
Gesù entrò in città su un asinello: la gente lo osannava, sventolando frasche di palma;
il beduino è arrivato e, al posto di turibolo ed incenso, annunciato da vapori di petrolio nebulizzato, fumo profumato che dà lo "sballo", meglio che le foglie di coca.
La tenda è messaggio forte per menti deboli, pronte a vedere maturazione dei tempi, guida della Sharia per il Jihad: tempo d'imbottigliare, che la...mezzaluna è quella giusta!
La tenda non è la nostra, nostalgia di momenti giovanili, che si girovagava avendo quella per tetto e coperta;
questa è richiamo di malinconici e nostalgici tempi, quando il piantare quella indicava che, sotto di lei e i piedi, anche la terra era di possesso.
Magdi Allam, sempre attento e conoscitore di queste realtà, ben disegna il pericolo di dare percezione di sottomissione a certi personaggi che, come il lupo, tendono sì a perdere il pelo, ma non il vizio: i denti restano a posto, pronti a mordere, qualora l'occasione offrisse all'uomo la possibilità di tornare ladro.
Nell'articolo "I petrodollari non valgono l'anima", il caro Magdi implora di non arrivare a barattare quella per soldi, ma ormai abbiamo venduto pure le radici per un pugno di lenticchie...o di dollari.
No, non c'è da preoccuparsi: Gheddafi non bivaccherà davanti a san Pietro, che noi c'hanno già preso per il naso, e pure infilato l'anello.
Nessuno ci tiene a visitare la casa del servo, men che meno quel beduino che, al massimo, da noi ci manda il figlio, a dare due calci al pallone nel cortile di casa...dopo avere comprato sia il campo che le comparse.
Tranquillo, Magdi, tranquillo: quello non ci visiterà, con le decine di femminee gnocche, personale "guardia" del corpo e trastullo, a dimostrazione che non è necessario farsi esplodere per averle dall'altra parte...anche se vergini!
Per ora s'accontenta d'essere l'ennesimo serpente, ad indicare la rossa mela...e le fontane, dove abbeverare i cavalli.
'azzarola, mi sbagliavo: il Muammar se n'è impipato, e ha montato la sua tendopol(l)i anche qui;
è proprio vero quel che diceva il mio parroco: «Non c'è più religione!»
Quella dei beduini non so, ma la nostra sicuramente!
Io, secondo me...10.06.2009
martedì 9 giugno 2009
In memoria di Ilan
venerdì 5 giugno 2009
dal Verme
"Giovedì 4 Giugno, ore 20.45: troviamoci dal Verme...".
Certo, per i malfidenti questo messaggio potrebbe apparire sibillino: chi è "il Verme"?
Sicuramente è l'appellativo di un poco di buono, viscido e abituato a lavorare, più che sott'acqua, sotto terra, nel mondo sommerso della malavita.
Bella compagnia frequenta il Fontana, avrà pensato la comare, abituata a spiare il mondo da dietro la cortina, non di ferro ma delle tende.
"...in S. Giovanni sul muro..."
La "gola profonda", la perfetta spiona, tipica d'ogni condominio che si rispetti, gongolerà al pensiero d'aver scoperto un altro altarino, l'ennesimo scheletro nell'armadio del prossimo suo, ovviamente sempre dedito alle pruderie e alle faccende più morbose.
- «Lo dicevo io, che quella faccia da santino del Beppe se la fa con gente equivoca: pure frequenta quei maledetti che scarabocchiano su sacre pareti, ragazzini impertinenti e impenitenti che conciano le facciate e i muri con schifezze, con macchie e ghirigori.
Inutile spiegare che Giovanni è un santo, e mai lo è diventato per aver disegnato sui muri.
- «E guarda te», e qui la nostra portinaia regola al massimo gli ingrandimenti del telescopio «che sul foglietto anonimo c'ha pure la fotografia del suo complice e compagno di merende; faccia da bravo ragazzo, abbronzato, allampanato e tirato a lucido come un figurino, occhialini seriosi e sorridente, come un arcangelo: Lucifero che si nasconde l'anima nera dietro la luce!»
Puntando il potente microfono direzionale, la guardona con le orecchie a scodella, custode delle virtù e della verginità, catturerà i suoni del perfido inquilino, in conversazione con un vicino, sicuramente anche lui tra i sospetti e in odor di zolfo.
- «...Magdi Cristiano Allam, arabo, d'origine egiziana...ha studiato dai Salesiani...prima musulmano...»
Mi par di vederla, la "velata delle tendine", quando batte spazientita su quel capriccioso ricevitore, ordinato per corrispondenza, garantito come l'ultimo ritrovato, protesi per prolungare il senso dell'udito ed entrare meglio negli altrui affari.
- «Ecco! lo sapevo che quell'ipocrita di un Fontana non la contava giusta: oltre che i mafiosi, i teppistelli imbrattatori, anche con i terroristi se la fa; e quell'Allam deve essere uno dei peggiori, che appartiene alla cellula dei Salesiani, sicuramente di Bin Laden!»
Beh, come si dice, nessuno è profeta in patria e, comari, portinaie, gole profonde e spioni permettendo, mi concedo il piacere di incontrare un vecchio amico e altri che gravitano attorno, pianeti e pianetini nell'orbita solare di un uomo di tale spessore e fatta; e il teatro Dal Verme vale bene una messa...a punto dei propri convincimenti ed impegni sul campo, a favore della ricerca: dell'anima, certo, di quella sperduta nelle nebbie della nostra cultura e storia patria e di una Europa smarrita in pari foschie.
- «Ragazzi: una bella bionda mi ha abbracciato, contenta di avermi incontrato!»
- «Che donna coraggiosa!», ribatte uno;
- «C'ha proprio il gusto dell'orrido!», risponde l'acido;
- «Aveva sicuramente lasciato gli occhiali nella borsetta!», ironizza il perfido;
- «Manco se tieni il cuscino sulla faccia lo farebbe, se non per calcarlo meglio!», infierisce l'ennesimo.
Ammetto che, quando l'ho vista precipitarmi incontro, pure io sono rimasto perplesso: sicuramente, sarà come nei film di Fantozzi, dove il poveretto, ben lungi dall'aver ricevuto grazia d'aspetto, si vede la sirena arrivare a fronte e subito scansarlo all'ultimo, per abbracciare, alle sue spalle, il belloccio di turno, rimanendo scornato, a tirar su il moccio al naso, la lacrimuccia d'umiliazione e i pantaloni ascellari.
E no: Valentina Colombo non mi ha schivato, confermando una normale abitudine della famiglia Allam-Colombo, nel far sentire - accogliere - ognuno di noi come uno di famiglia, talvolta quasi unico e, conoscendoli da tempo, ancora più fa piacere perché senti, percepisci che non mi - ci - vedono solo con gli occhi della mente, ma con quelli del cuore, che arriva ancora più lontano.
In questa famiglia ci senti la felicità, la gioia, la completezza, l'amore, la ricchezza di sentimenti, il valore aggiunto dai loro figli, a cui poi, in un filmato, hanno manifestato dediche appassionate e toccanti.
Martino, che ho avuto il piacere finalmente di conoscere in carne ed ossa;
il piccolo Davide, che ho visto poco avanti a me, teneramente pronunciare una delle due più belle parole - oltre a "mamma" - in direzione del palco, all'entrata di Cristiano: «papà!»
Ghighè, piccolo aeroplanino magico, ultimo arrivato, sigillo e grazia di due cuori che si sono dichiarati e trovati perché "era scritto nelle stelle", che assieme li vogliono, "da qui all'eternità".
Sofia e Alessandro, che non conosco di persona ma che saluto;
Nel mio piccolo, anche io faccio il mio bagno di folla: tanti amici, tanti visi, tante persone eccezionali che ho avuto modo di conoscere, attirati, catturati, mossi dal magnetismo di Cristiano.
Ecco il caro Andrea Sartori, i suoi genitori, la dolce Alessandra Boga;
un signore per eccellenza, nei modi, nei fatti, nelle opere, nei rapporti umani: Elio Fumi;
e Mauro...Mauro Farbene, dalla sensibilità e bontà smisurata;
intravedo, subito riassorbito dalla calca, Giuseppe Samir Eid, che da sempre segue Cristiano come un angelo custode;
Elena Rizzi, la nostra candidata per il Nord Est: sempre sentita al telefono, finalmente la piacevole vista e conoscenza dal vivo; deliziosa e, come per la nostra Sara Occhipinti, candidata circoscrizione Centro, da ammirare, sia per bellezza che intelligenza, e scusate se è poco!
E tanti altri avrei da aggiungere e difetta più la memoria dei nomi che lo spazio per ricordarli, ma nel cuore non ne manca nessuno, che di ognuno l'immagine vi è scolpita.
Ecco che, alla spicciolata, entrano poi loro, i componenti dell'arma dei carabinieri, ben amata, oltre che benemerita: un corpo di fedeli e generosi, che è un piacere vederli proteggere Cristiano, ma pure averli attorno, per ogni dove, a vegliare pure noi!
Entra Magdi Cristiano Allam.
Un grande, per tutti, non solo per come si presenta, ma per ciò che rappresenta:
un uomo preceduto, affiancato e seguito solo da un grande amore per il prossimo.
Prima di salire sul palco, ti passa, uno ad uno, tutta la prima fila;
penso che qualcuno, senza farsi notare, alla fine della linea, gli abbia tolto alcune pile dall'alloggiamento, altrimenti avrebbe continuato a passare da uno all'altro.
Kippà a scodellina, in testa, viso lungo e affilato, allungato da una lunga barba che, come i capelli, è resa importante dal colore sale-pepe, che suggerisce pacatezza, saggezza, disposizione e rispetto: così il rabbino, rappresentante della comunità ebraica; intenso e vibrante l'abbraccio tra lui e Magdi Cristiano Allam.
Questo uno dei punti che più mi ha emozionato: qualcosa nel mio profondo mi ha, da sempre, fatto sentire vicino ad Israele, alla sua gente, parte di loro; non è solo la testa con loro, ma tanto del mio cuore me li fa sentire cari.
Lunga vita, Israel!
Cosa è successo poi? Cosa ha detto Cristiano?
Io lo so: io c'ero!
Non è mio compito o volere fare informazione o cronaca: ci penseranno giornali e televisione;
io ho solo voluto dare testimonianza, emozioni, sensazioni, tentare di trasmettere quell'entusiasmo e quelle motivazioni che mi hanno fatto sentire gruppo, appartenenza, risvegliato anima e corpo, voglia di essere.
Protagonista. Anche io.
Io l'ho sentito: io c'ero!
Io, secondo me...05.06.2009
Certo, per i malfidenti questo messaggio potrebbe apparire sibillino: chi è "il Verme"?
Sicuramente è l'appellativo di un poco di buono, viscido e abituato a lavorare, più che sott'acqua, sotto terra, nel mondo sommerso della malavita.
Bella compagnia frequenta il Fontana, avrà pensato la comare, abituata a spiare il mondo da dietro la cortina, non di ferro ma delle tende.
"...in S. Giovanni sul muro..."
La "gola profonda", la perfetta spiona, tipica d'ogni condominio che si rispetti, gongolerà al pensiero d'aver scoperto un altro altarino, l'ennesimo scheletro nell'armadio del prossimo suo, ovviamente sempre dedito alle pruderie e alle faccende più morbose.
- «Lo dicevo io, che quella faccia da santino del Beppe se la fa con gente equivoca: pure frequenta quei maledetti che scarabocchiano su sacre pareti, ragazzini impertinenti e impenitenti che conciano le facciate e i muri con schifezze, con macchie e ghirigori.
Inutile spiegare che Giovanni è un santo, e mai lo è diventato per aver disegnato sui muri.
- «E guarda te», e qui la nostra portinaia regola al massimo gli ingrandimenti del telescopio «che sul foglietto anonimo c'ha pure la fotografia del suo complice e compagno di merende; faccia da bravo ragazzo, abbronzato, allampanato e tirato a lucido come un figurino, occhialini seriosi e sorridente, come un arcangelo: Lucifero che si nasconde l'anima nera dietro la luce!»
Puntando il potente microfono direzionale, la guardona con le orecchie a scodella, custode delle virtù e della verginità, catturerà i suoni del perfido inquilino, in conversazione con un vicino, sicuramente anche lui tra i sospetti e in odor di zolfo.
- «...Magdi Cristiano Allam, arabo, d'origine egiziana...ha studiato dai Salesiani...prima musulmano...»
Mi par di vederla, la "velata delle tendine", quando batte spazientita su quel capriccioso ricevitore, ordinato per corrispondenza, garantito come l'ultimo ritrovato, protesi per prolungare il senso dell'udito ed entrare meglio negli altrui affari.
- «Ecco! lo sapevo che quell'ipocrita di un Fontana non la contava giusta: oltre che i mafiosi, i teppistelli imbrattatori, anche con i terroristi se la fa; e quell'Allam deve essere uno dei peggiori, che appartiene alla cellula dei Salesiani, sicuramente di Bin Laden!»
Beh, come si dice, nessuno è profeta in patria e, comari, portinaie, gole profonde e spioni permettendo, mi concedo il piacere di incontrare un vecchio amico e altri che gravitano attorno, pianeti e pianetini nell'orbita solare di un uomo di tale spessore e fatta; e il teatro Dal Verme vale bene una messa...a punto dei propri convincimenti ed impegni sul campo, a favore della ricerca: dell'anima, certo, di quella sperduta nelle nebbie della nostra cultura e storia patria e di una Europa smarrita in pari foschie.
- «Ragazzi: una bella bionda mi ha abbracciato, contenta di avermi incontrato!»
- «Che donna coraggiosa!», ribatte uno;
- «C'ha proprio il gusto dell'orrido!», risponde l'acido;
- «Aveva sicuramente lasciato gli occhiali nella borsetta!», ironizza il perfido;
- «Manco se tieni il cuscino sulla faccia lo farebbe, se non per calcarlo meglio!», infierisce l'ennesimo.
Ammetto che, quando l'ho vista precipitarmi incontro, pure io sono rimasto perplesso: sicuramente, sarà come nei film di Fantozzi, dove il poveretto, ben lungi dall'aver ricevuto grazia d'aspetto, si vede la sirena arrivare a fronte e subito scansarlo all'ultimo, per abbracciare, alle sue spalle, il belloccio di turno, rimanendo scornato, a tirar su il moccio al naso, la lacrimuccia d'umiliazione e i pantaloni ascellari.
E no: Valentina Colombo non mi ha schivato, confermando una normale abitudine della famiglia Allam-Colombo, nel far sentire - accogliere - ognuno di noi come uno di famiglia, talvolta quasi unico e, conoscendoli da tempo, ancora più fa piacere perché senti, percepisci che non mi - ci - vedono solo con gli occhi della mente, ma con quelli del cuore, che arriva ancora più lontano.
In questa famiglia ci senti la felicità, la gioia, la completezza, l'amore, la ricchezza di sentimenti, il valore aggiunto dai loro figli, a cui poi, in un filmato, hanno manifestato dediche appassionate e toccanti.
Martino, che ho avuto il piacere finalmente di conoscere in carne ed ossa;
il piccolo Davide, che ho visto poco avanti a me, teneramente pronunciare una delle due più belle parole - oltre a "mamma" - in direzione del palco, all'entrata di Cristiano: «papà!»
Ghighè, piccolo aeroplanino magico, ultimo arrivato, sigillo e grazia di due cuori che si sono dichiarati e trovati perché "era scritto nelle stelle", che assieme li vogliono, "da qui all'eternità".
Sofia e Alessandro, che non conosco di persona ma che saluto;
Nel mio piccolo, anche io faccio il mio bagno di folla: tanti amici, tanti visi, tante persone eccezionali che ho avuto modo di conoscere, attirati, catturati, mossi dal magnetismo di Cristiano.
Ecco il caro Andrea Sartori, i suoi genitori, la dolce Alessandra Boga;
un signore per eccellenza, nei modi, nei fatti, nelle opere, nei rapporti umani: Elio Fumi;
e Mauro...Mauro Farbene, dalla sensibilità e bontà smisurata;
intravedo, subito riassorbito dalla calca, Giuseppe Samir Eid, che da sempre segue Cristiano come un angelo custode;
Elena Rizzi, la nostra candidata per il Nord Est: sempre sentita al telefono, finalmente la piacevole vista e conoscenza dal vivo; deliziosa e, come per la nostra Sara Occhipinti, candidata circoscrizione Centro, da ammirare, sia per bellezza che intelligenza, e scusate se è poco!
E tanti altri avrei da aggiungere e difetta più la memoria dei nomi che lo spazio per ricordarli, ma nel cuore non ne manca nessuno, che di ognuno l'immagine vi è scolpita.
Ecco che, alla spicciolata, entrano poi loro, i componenti dell'arma dei carabinieri, ben amata, oltre che benemerita: un corpo di fedeli e generosi, che è un piacere vederli proteggere Cristiano, ma pure averli attorno, per ogni dove, a vegliare pure noi!
Entra Magdi Cristiano Allam.
Un grande, per tutti, non solo per come si presenta, ma per ciò che rappresenta:
un uomo preceduto, affiancato e seguito solo da un grande amore per il prossimo.
Prima di salire sul palco, ti passa, uno ad uno, tutta la prima fila;
penso che qualcuno, senza farsi notare, alla fine della linea, gli abbia tolto alcune pile dall'alloggiamento, altrimenti avrebbe continuato a passare da uno all'altro.
Kippà a scodellina, in testa, viso lungo e affilato, allungato da una lunga barba che, come i capelli, è resa importante dal colore sale-pepe, che suggerisce pacatezza, saggezza, disposizione e rispetto: così il rabbino, rappresentante della comunità ebraica; intenso e vibrante l'abbraccio tra lui e Magdi Cristiano Allam.
Questo uno dei punti che più mi ha emozionato: qualcosa nel mio profondo mi ha, da sempre, fatto sentire vicino ad Israele, alla sua gente, parte di loro; non è solo la testa con loro, ma tanto del mio cuore me li fa sentire cari.
Lunga vita, Israel!
Cosa è successo poi? Cosa ha detto Cristiano?
Io lo so: io c'ero!
Non è mio compito o volere fare informazione o cronaca: ci penseranno giornali e televisione;
io ho solo voluto dare testimonianza, emozioni, sensazioni, tentare di trasmettere quell'entusiasmo e quelle motivazioni che mi hanno fatto sentire gruppo, appartenenza, risvegliato anima e corpo, voglia di essere.
Protagonista. Anche io.
Io l'ho sentito: io c'ero!
Io, secondo me...05.06.2009
giovedì 4 giugno 2009
mercoledì 3 giugno 2009
martedì 2 giugno 2009
Don Beppe
In nome del Padre, del Figlio e...
Quante volte lo abbiamo fatto il segno, quello della croce: quanto i nostri padri e nonni, e così andando all'indietro con la memoria;
già, la memoria, le nostre radici, la Storia di chi ci ha preceduto in un lungo cammino: una staffetta, dove il testimone è passato da chi stava per cadere a chi avrebbe continuato per lui.
Dietro quel segno c'era - c'è - un messaggio che in sé è universale, perché predica la pace, l'uguaglianza tra gli umani, l'amore per il prossimo, la denuncia della propria fragilità ma anche che è in noi la possibilità e la responsabilità di correggere le nostre azioni, gli immancabili errori, per poi comunque risponderne.
La Speranza, perdio!
Ci è stato dato il dono più grande: comunque hai disgrazia e disgrazie nel nascere, una livella alla fine restituirà pari altezza ad ognuno, e non solo nel fisico di nani e storpi.
Fino all'estremo respiro, per quanto male ed errori fatti, la parabola dei lavoranti della vigna ci dice che, anche all'ultimo momento, il signore potrà concedere pure ai ritardatari pari mercede;
il perdono nel pentimento.
Mai prima di allora una figura così era stata; mai il messaggio di un Dio misericordioso, piuttosto che minaccioso, invadente, talvolta crudele, quando non ingiusto, al fianco di questo contro quello, che pareva un mercenario al soldo di una fazione, come oggi quello dei Bin Laden.
Il messaggio di Gesù - che lo si pensi uomo o Dio, ad ognuno scoprirlo - lascia sbigottiti, in un epoca, l'ennesima, di un trascorso in cui violenza, sopraffazione, crudeltà e carneficine parevano far parte della normalità, come le stagioni.
"Ama il prossimo tuo come te stesso...offri l'altra guancia...se non ami anche il tuo nemico, che merito hai?"
Da allora, più nulla fu come prima.
Tu - io - uomo hai nelle mani il destino ultimo: i talenti ti sono stati rivelati e dati e il farli fruttare o avvizzire è nell'uso che ne farai.
Non un essere supremo e superiore ora giocherà con te, come facevano i vetusti dei;
se gioco ci sarà, è nel vender questa primogenitura, riconosciuta a quell'essere chiamato uomo, per un piatto di lenticchie, un tiro di dadi.
Da quel momento, maledire Dio sarà solo l'alibi per chi ha sotterrato i suoi talenti perché, prima di questi, avrà seppellito sé stesso.
Potrai barare, se vorrai, ma all'ultima partita sarà la morte a vincere il banco, e alla fine rimarrà una moneta: quello per Caronte, il traghettatore;
e il tuo cuore sarà pesato e, per contrappeso, una piuma, come raccontavano gli antichi egizi.
Mai disprezzare chi ci precedette, perché anche loro prediletti da Dio, quando l'anima è pura.
Il mio Maestro non mi parla di morte, di conquista, di vittorie, di terre o maestà.
Non di questa terra sarà il mio lavoro, anche se a Cesare dovrò dare del suo.
Non è a dirmi che sono meglio o peggio di questo o quello, perché ognuno ha da dare qualcosa che l'altro non ha.
Forse che in una famiglia, se tuo fratello sta male, non lo aiuti; e lui domani, quando le parti inverse?
Il mio Maestro morì con noi, uomo tra gli uomini: non mandò altri a farlo per lui.
E nessuno può vantarsi di essergli succeduto, a fare da sigillo, dopo avere rimaneggiato quanto già c'era e averlo riscritto, cucendone vesti su proprie forme, a misura di bocca sua!
Un buon albero si vede da ciò che offre e quel che puzza di cadavere può pure fiorire, ma mai costringermi a dire che ha frutti migliori.
Gesù morì in croce, e quel segno non è maledetto, e ce lo fece capire quando portò con sé uno dei ladroni, che entrò nella vigna del Signore ottenendo comunque uguale premio, che Dio per lui, figliol prodigo e quasi perso, preparò il banchetto migliore.
In nome del Padre, del Figlio e...
Nessuna paura, a farmi il segno di quella croce: lassù nacque il nostro riscatto, altro che le settantadue vergini e la speranza di una scopata in un bordello di lusso!
Ora me lo vogliono cancellare, questo simbolo.
Offende la "sensibilità" di Tizio, Caio e Sempronio, mi dicono.
Cazzo! E la mia, quelli così delicati di stomaco, non la contano?
Cosa è per loro: un anatema, una macumba, un rito vudù
Ignoranti!
Prima di parlarne, se si offendono, ne capiscano il significato, la portata, il messaggio.
Ah, già, dimenticavo: chi si agita davanti a tal segno serve un dio da tanto al chilo, che più carne macelli e meglio gode.
Ci guardano e pensano io Tarzan, tu Cita.
Ognuno preghi come meglio crede, con i segni esteriori che più gli aggradano.
Solo, non occupando marciapiedi o piazze dove il presentare "cul in aria", al cospetto del tempio d'altri, mostrando segni e prepotenza del beduino, l'animo del predone rapace, il cervello grippato dalla sabbia del deserto e il manuale del piccolo conquistatore!
E liberiamoci dei nostri Esaù, i Prospero Bonzani, sacerdoti-imam, che svendono la croce e la vogliono in soffitta, per non offendere la sensibilità di animi così delicati;
o degli arrabbiati con Dio e il mondo, tipo Raffaele Cortesi, sindaco che arriva a vietare pure ai morti di avere sulla testa il segno della propria fede, solo perché da radici giudaico-cristiane e non leniniste-staliniste, come le sue!
Non è colpa nostra se, al cimitero e sulla tomba, si preferisce, incrociati, i legni del Salvatore e non la falce e martello!
In nome del Padre, del Figlio e...
Mettiamoci una...croce sopra e finiamola qui, e in special modo te, Prospero, che quello dove c'hai bronzi e batacchi si chiama campanile, non minareto.
Ma guarda un po se mi tocca ricordare il mestiere e far la predica a quelli usciti dal seminario...volevo dire: seminato.
Manco fossi Don Beppe!
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Io, secondo me...02.06.2009
Quante volte lo abbiamo fatto il segno, quello della croce: quanto i nostri padri e nonni, e così andando all'indietro con la memoria;
già, la memoria, le nostre radici, la Storia di chi ci ha preceduto in un lungo cammino: una staffetta, dove il testimone è passato da chi stava per cadere a chi avrebbe continuato per lui.
Dietro quel segno c'era - c'è - un messaggio che in sé è universale, perché predica la pace, l'uguaglianza tra gli umani, l'amore per il prossimo, la denuncia della propria fragilità ma anche che è in noi la possibilità e la responsabilità di correggere le nostre azioni, gli immancabili errori, per poi comunque risponderne.
La Speranza, perdio!
Ci è stato dato il dono più grande: comunque hai disgrazia e disgrazie nel nascere, una livella alla fine restituirà pari altezza ad ognuno, e non solo nel fisico di nani e storpi.
Fino all'estremo respiro, per quanto male ed errori fatti, la parabola dei lavoranti della vigna ci dice che, anche all'ultimo momento, il signore potrà concedere pure ai ritardatari pari mercede;
il perdono nel pentimento.
Mai prima di allora una figura così era stata; mai il messaggio di un Dio misericordioso, piuttosto che minaccioso, invadente, talvolta crudele, quando non ingiusto, al fianco di questo contro quello, che pareva un mercenario al soldo di una fazione, come oggi quello dei Bin Laden.
Il messaggio di Gesù - che lo si pensi uomo o Dio, ad ognuno scoprirlo - lascia sbigottiti, in un epoca, l'ennesima, di un trascorso in cui violenza, sopraffazione, crudeltà e carneficine parevano far parte della normalità, come le stagioni.
"Ama il prossimo tuo come te stesso...offri l'altra guancia...se non ami anche il tuo nemico, che merito hai?"
Da allora, più nulla fu come prima.
Tu - io - uomo hai nelle mani il destino ultimo: i talenti ti sono stati rivelati e dati e il farli fruttare o avvizzire è nell'uso che ne farai.
Non un essere supremo e superiore ora giocherà con te, come facevano i vetusti dei;
se gioco ci sarà, è nel vender questa primogenitura, riconosciuta a quell'essere chiamato uomo, per un piatto di lenticchie, un tiro di dadi.
Da quel momento, maledire Dio sarà solo l'alibi per chi ha sotterrato i suoi talenti perché, prima di questi, avrà seppellito sé stesso.
Potrai barare, se vorrai, ma all'ultima partita sarà la morte a vincere il banco, e alla fine rimarrà una moneta: quello per Caronte, il traghettatore;
e il tuo cuore sarà pesato e, per contrappeso, una piuma, come raccontavano gli antichi egizi.
Mai disprezzare chi ci precedette, perché anche loro prediletti da Dio, quando l'anima è pura.
Il mio Maestro non mi parla di morte, di conquista, di vittorie, di terre o maestà.
Non di questa terra sarà il mio lavoro, anche se a Cesare dovrò dare del suo.
Non è a dirmi che sono meglio o peggio di questo o quello, perché ognuno ha da dare qualcosa che l'altro non ha.
Forse che in una famiglia, se tuo fratello sta male, non lo aiuti; e lui domani, quando le parti inverse?
Il mio Maestro morì con noi, uomo tra gli uomini: non mandò altri a farlo per lui.
E nessuno può vantarsi di essergli succeduto, a fare da sigillo, dopo avere rimaneggiato quanto già c'era e averlo riscritto, cucendone vesti su proprie forme, a misura di bocca sua!
Un buon albero si vede da ciò che offre e quel che puzza di cadavere può pure fiorire, ma mai costringermi a dire che ha frutti migliori.
Gesù morì in croce, e quel segno non è maledetto, e ce lo fece capire quando portò con sé uno dei ladroni, che entrò nella vigna del Signore ottenendo comunque uguale premio, che Dio per lui, figliol prodigo e quasi perso, preparò il banchetto migliore.
In nome del Padre, del Figlio e...
Nessuna paura, a farmi il segno di quella croce: lassù nacque il nostro riscatto, altro che le settantadue vergini e la speranza di una scopata in un bordello di lusso!
Ora me lo vogliono cancellare, questo simbolo.
Offende la "sensibilità" di Tizio, Caio e Sempronio, mi dicono.
Cazzo! E la mia, quelli così delicati di stomaco, non la contano?
Cosa è per loro: un anatema, una macumba, un rito vudù
Ignoranti!
Prima di parlarne, se si offendono, ne capiscano il significato, la portata, il messaggio.
Ah, già, dimenticavo: chi si agita davanti a tal segno serve un dio da tanto al chilo, che più carne macelli e meglio gode.
Ci guardano e pensano io Tarzan, tu Cita.
Ognuno preghi come meglio crede, con i segni esteriori che più gli aggradano.
Solo, non occupando marciapiedi o piazze dove il presentare "cul in aria", al cospetto del tempio d'altri, mostrando segni e prepotenza del beduino, l'animo del predone rapace, il cervello grippato dalla sabbia del deserto e il manuale del piccolo conquistatore!
E liberiamoci dei nostri Esaù, i Prospero Bonzani, sacerdoti-imam, che svendono la croce e la vogliono in soffitta, per non offendere la sensibilità di animi così delicati;
o degli arrabbiati con Dio e il mondo, tipo Raffaele Cortesi, sindaco che arriva a vietare pure ai morti di avere sulla testa il segno della propria fede, solo perché da radici giudaico-cristiane e non leniniste-staliniste, come le sue!
Non è colpa nostra se, al cimitero e sulla tomba, si preferisce, incrociati, i legni del Salvatore e non la falce e martello!
In nome del Padre, del Figlio e...
Mettiamoci una...croce sopra e finiamola qui, e in special modo te, Prospero, che quello dove c'hai bronzi e batacchi si chiama campanile, non minareto.
Ma guarda un po se mi tocca ricordare il mestiere e far la predica a quelli usciti dal seminario...volevo dire: seminato.
Manco fossi Don Beppe!
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Io, secondo me...02.06.2009
lunedì 1 giugno 2009
venerdì 29 maggio 2009
lunedì 25 maggio 2009
Piccoli nani crescono
Prologo.
Siamo stati influenzati.
Accidenti, l'Ahmadinejad ce l'ha fatta ad impestarci tutti e c'ha trasmesso la Teheran/ H1N1, la variante locale della febbre suina!
"Piccolo nanerottolo infetto: ti è riuscito di ammorbare l'aria, anche al di fuori di casa tua", ho pensato;
poi leggo meglio e tiro un sospiro di sollievo.
Hassan Qashqavi, portavoce del ministero degli Esteri iraniano e trombetta del regime, ha fatto la puzzetta:
- «L'Italia ha annullato la visita a Teheran perché si è fatta influenzare.»
Ma senti sta faccia di m....malta che ci viene a dire.
Beh, in effetti il suo piccolo e capriccioso Mahmud c'è rimasto male, quando il nostro Frattini, agli Esteri preposto, gliela data buca e non ha voluto accettare l'invito del nano, a fare da spessore per i tacchi, ad innalzarlo e legittimarlo agli occhi del mondo.
- «Dai, Franco: vieni da me, qui a Teheran, che ci facciamo du spaghi, ajo e ojo.»
Il nostro Francy, immaginando quante taniche di benzina c'avremmo guadagnato nel portare ossequio al bimbo, c'è stato.
- «Vabbè: namo a magnà!»
Il nostro sta ancora preparando i cartocci e il cestinetto per la scampagnata, che gli arriva un gavettone:
- «Ciao, Frank: ho pensato bene di aggiungere un posto a tavola e ho invitato pure Sejil 2.»
M'immagino il buon Frattini, scarabocchiare su un foglietto un messaggio per il suo portaborse:
"Sejil 2...ma che cazz'è? Il figlio di primo letto, la seconda concubina, una passione morbosa?"
- «Sai, non ci si vede più qua, a Teheran, ma a Semnan», prosegue Mahmud, l'Ahmadinejad.
Francesco avrà sicuramente cercato di programmare il suo navigatore satellitare, che gli avrà segnalato un gruppo di fienili ai piedi del Gennargentu o degli ovili, sull'altipiano della Sila.
- «Dai, Francesco, prendi nota dell'indirizzo: Latitudine 35 gradi nord, Longitudine: 53 gradi e 30 primi est; ti porto a vedere la mia nuova creatura!»
Il nostro politico sicuramente avrà pensato ad un figlio illegittimo, per averlo nascosto in una località così sperduta.
- «Vedrai, amico italiano, che resterai con la bocca aperta e il naso all'insù: Sejil 2 e di gran lunga migliore di Shabab 3!»
"Naso all'insù...è che è, un giocatore di basket?", avrà pensato il ministro.
- «Fa 2000 chilometri: fino ad Israele e alle basi americane nel Golfo.»
"Beh, non è un giramondo", si sarà detto Francesco nostro: "Limitato: una cosa...terra terra".
- «Ed è anche veloce!», aggiunge Mahmud.
- «Un missile!», ribatte Frattini.
- «Bravo: C'hai la faccia ma non sei scemo!», risponde sorridente il buon Ahmadinejad.
Solo allora, il buon Francy, capito il trappolone in cui stava per cadere e ben lontano dal volere reggere il moccolo al nanetto persiano, ha declinato l'invito.
- «'azzarola, caro Mahmud: m'è venuto in mente che c'ho un impegno inderogabile: è meglio che ci si veda in un momento più propizio, magari per un "Ménage à trois", con i presidenti afghano Hamid Karzai e il pachistano Asif Ali Zardari, e vedere di metterci una buona parola per cercare un rimedio alla guerra in Afghanistan. E poi, dovete andare al voto, e se ti trombano, che parlo con te a fare, che poi mi tocca ripetere daccapo!»
Al piccoletto deve essere saltata la mosca al naso.
Il Mahmud allora gioca l'ultima carta:
- «Voi avete una grande civiltà e non dovreste lasciarvi influenzare da altri.»
Un così patetico tentativo di solito solletica l'amor proprio, come quando un coniuge accusa l'altro di un comportamento sotto l'influsso della mamma sua.
- «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali che dobbiamo mantenere», risponde imperturbabile il nostro eroe.
Al che, il sottopancia gli fa tintinnare la tanica vuota, e il nostro apre uno spiraglio:
- «Continuiamo a ritenere che l'Iran sia un partner importante.»
Un bella lisciata nel senso del pelo non guasta mai.
Epilogo.
L'Iran sta progettando un altro missile, ora con gittata di 10.000 chilometri, ad arrivare fino alle coste dell'America.
Questione di tempo e, temporeggiando e prendendo per il culo l'Occidente, ci arriverà, come pure ad avvitarci sopra una bella testata nucleare, e non solo per minacciare Israele.
Piccoli nani crescono.
Nella costruzione d'armi nucleari sono pure aiutati dalla complicità di Russia e, in secondo luogo, della Germania.
In questo scenario, non dobbiamo farci gabbare dal vissuto, quando l'equilibrio della guerra fredda faceva sì che nessuno avesse interesse ad una catastrofe nucleare, dove si contavano i morti, ma anche la scomparsa di un'economia che reggeva il benessere materiale e il quieto vivere.
Vivi e lascia vivere, con la classe Mahmud non funziona più.
L'annientamento di Israele mediante un olocausto atomico è una missione divina e la jihad un comandamento che investe la sfera del trascendente, in nome di cui ogni massacro è legittimo e legittimato.
Quando s'interpreta una missione come senza tempo, di conquista, i periodi d'acqua cheta sono solo per riprendere fiato e rifare il filo alle lame.
Dovessero trionfare, si rivolterebbero poi l'un contro l'altro, che il fanatismo è religione cannibale.
Piccoli nani crescono; se non altro, nella presunzione.
Se le mezze seghe non si ridimensionano si credono giganti, e come tali si comportano.
Buonanotte, Occidente.
"Ninna nanna bel bambino fa la nanna sul cuscino..."
Io, secondo me...25.05.2009
Siamo stati influenzati.
Accidenti, l'Ahmadinejad ce l'ha fatta ad impestarci tutti e c'ha trasmesso la Teheran/ H1N1, la variante locale della febbre suina!
"Piccolo nanerottolo infetto: ti è riuscito di ammorbare l'aria, anche al di fuori di casa tua", ho pensato;
poi leggo meglio e tiro un sospiro di sollievo.
Hassan Qashqavi, portavoce del ministero degli Esteri iraniano e trombetta del regime, ha fatto la puzzetta:
- «L'Italia ha annullato la visita a Teheran perché si è fatta influenzare.»
Ma senti sta faccia di m....malta che ci viene a dire.
Beh, in effetti il suo piccolo e capriccioso Mahmud c'è rimasto male, quando il nostro Frattini, agli Esteri preposto, gliela data buca e non ha voluto accettare l'invito del nano, a fare da spessore per i tacchi, ad innalzarlo e legittimarlo agli occhi del mondo.
- «Dai, Franco: vieni da me, qui a Teheran, che ci facciamo du spaghi, ajo e ojo.»
Il nostro Francy, immaginando quante taniche di benzina c'avremmo guadagnato nel portare ossequio al bimbo, c'è stato.
- «Vabbè: namo a magnà!»
Il nostro sta ancora preparando i cartocci e il cestinetto per la scampagnata, che gli arriva un gavettone:
- «Ciao, Frank: ho pensato bene di aggiungere un posto a tavola e ho invitato pure Sejil 2.»
M'immagino il buon Frattini, scarabocchiare su un foglietto un messaggio per il suo portaborse:
"Sejil 2...ma che cazz'è? Il figlio di primo letto, la seconda concubina, una passione morbosa?"
- «Sai, non ci si vede più qua, a Teheran, ma a Semnan», prosegue Mahmud, l'Ahmadinejad.
Francesco avrà sicuramente cercato di programmare il suo navigatore satellitare, che gli avrà segnalato un gruppo di fienili ai piedi del Gennargentu o degli ovili, sull'altipiano della Sila.
- «Dai, Francesco, prendi nota dell'indirizzo: Latitudine 35 gradi nord, Longitudine: 53 gradi e 30 primi est; ti porto a vedere la mia nuova creatura!»
Il nostro politico sicuramente avrà pensato ad un figlio illegittimo, per averlo nascosto in una località così sperduta.
- «Vedrai, amico italiano, che resterai con la bocca aperta e il naso all'insù: Sejil 2 e di gran lunga migliore di Shabab 3!»
"Naso all'insù...è che è, un giocatore di basket?", avrà pensato il ministro.
- «Fa 2000 chilometri: fino ad Israele e alle basi americane nel Golfo.»
"Beh, non è un giramondo", si sarà detto Francesco nostro: "Limitato: una cosa...terra terra".
- «Ed è anche veloce!», aggiunge Mahmud.
- «Un missile!», ribatte Frattini.
- «Bravo: C'hai la faccia ma non sei scemo!», risponde sorridente il buon Ahmadinejad.
Solo allora, il buon Francy, capito il trappolone in cui stava per cadere e ben lontano dal volere reggere il moccolo al nanetto persiano, ha declinato l'invito.
- «'azzarola, caro Mahmud: m'è venuto in mente che c'ho un impegno inderogabile: è meglio che ci si veda in un momento più propizio, magari per un "Ménage à trois", con i presidenti afghano Hamid Karzai e il pachistano Asif Ali Zardari, e vedere di metterci una buona parola per cercare un rimedio alla guerra in Afghanistan. E poi, dovete andare al voto, e se ti trombano, che parlo con te a fare, che poi mi tocca ripetere daccapo!»
Al piccoletto deve essere saltata la mosca al naso.
Il Mahmud allora gioca l'ultima carta:
- «Voi avete una grande civiltà e non dovreste lasciarvi influenzare da altri.»
Un così patetico tentativo di solito solletica l'amor proprio, come quando un coniuge accusa l'altro di un comportamento sotto l'influsso della mamma sua.
- «Non ci facciamo condizionare, abbiamo le nostre profonde convinzioni, ma abbiamo anche degli obblighi internazionali che dobbiamo mantenere», risponde imperturbabile il nostro eroe.
Al che, il sottopancia gli fa tintinnare la tanica vuota, e il nostro apre uno spiraglio:
- «Continuiamo a ritenere che l'Iran sia un partner importante.»
Un bella lisciata nel senso del pelo non guasta mai.
Epilogo.
L'Iran sta progettando un altro missile, ora con gittata di 10.000 chilometri, ad arrivare fino alle coste dell'America.
Questione di tempo e, temporeggiando e prendendo per il culo l'Occidente, ci arriverà, come pure ad avvitarci sopra una bella testata nucleare, e non solo per minacciare Israele.
Piccoli nani crescono.
Nella costruzione d'armi nucleari sono pure aiutati dalla complicità di Russia e, in secondo luogo, della Germania.
In questo scenario, non dobbiamo farci gabbare dal vissuto, quando l'equilibrio della guerra fredda faceva sì che nessuno avesse interesse ad una catastrofe nucleare, dove si contavano i morti, ma anche la scomparsa di un'economia che reggeva il benessere materiale e il quieto vivere.
Vivi e lascia vivere, con la classe Mahmud non funziona più.
L'annientamento di Israele mediante un olocausto atomico è una missione divina e la jihad un comandamento che investe la sfera del trascendente, in nome di cui ogni massacro è legittimo e legittimato.
Quando s'interpreta una missione come senza tempo, di conquista, i periodi d'acqua cheta sono solo per riprendere fiato e rifare il filo alle lame.
Dovessero trionfare, si rivolterebbero poi l'un contro l'altro, che il fanatismo è religione cannibale.
Piccoli nani crescono; se non altro, nella presunzione.
Se le mezze seghe non si ridimensionano si credono giganti, e come tali si comportano.
Buonanotte, Occidente.
"Ninna nanna bel bambino fa la nanna sul cuscino..."
Io, secondo me...25.05.2009
venerdì 22 maggio 2009
La melunera
- «L'è rivaa el padrun de la melunera!»
Nel dialetto meneghino si dice così del "bauscia", bullo e prepotente: è arrivato il proprietario della baracca dei cocomeri.
Benedetto XVI ne ha conosciuto qualcuno, alla vigilia del suo viaggio in Terra Santa.
Prima ancora di metter piede nella "melunera", i "signori delle angurie" già gli avevano tirato le orecchie.
- «Caro amico, richiama i tuoi scagnozzi: se continuano a fare proselitismo religioso cristiano in Pakistan, ti riteniamo responsabile di ladrocinio in casa d'altri!»
I furfanti erano soldati "iuessei" che, un servizio di al Jazeera, erano mostrati in possesso di Bibbie, tradotte in pashtu, parlata di un gruppo etnico-linguistico - i Pasthun - che abita a cavallo tra l'Afghanistan e Pakistan.
Questi seguono un codice religioso d'onore e cultura indigeno e pre-islamico, e la presunzione di tenutari di verità assoluta, piuttosto che di bordello, in cui tenere a servitù e schiavitù ragione, rispetto, tolleranza e pensiero illuminato, agganciata alla catena come un cane alla cuccia o un asino alla macina.
Letto da "Il Foglio", giorno 8 maggio, anno del MIO Signore 2009:
"L'Emirato islamico in Afghanistan chiede al papa cristiano di impegnarsi, per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei crociati turbino i sentimenti dei ribelli musulmani, senza attendere le conseguenze di una severa reazione".
I "padrun de la melunera" richiamarono quel che considerato servo, bacchettandolo per una miglior cura del servizio, altrimenti minacciando pesanti rappresaglie.
Questi bischeri sono a pretendere sempre deferenza alle figurine degli eroi del proprio album, ma pronti a prendere il resto del mondo a pesci in faccia, e a trattare il massimo rappresentante dei cristiani peggio di una sguattera a mezzo servizio.
La considerazione che hanno per quegli stessi di loro è come del mandriano per le vacche: marchiate con il sigillo del padrone, sono proprietà, come l'incauto che ha venduto l'anima al diavolo e dove non esiste diritto di recesso.
Casomai, di decesso.
Allora, Mario Rodriguez, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, lanciò un appello al mondo, ad intervenire e far sentire voce contro la campagna di terrore contro i cristiani, ormai non solo in un angolo sperduto di mondo.
Non si sentì proferir verbo, neppure voce bianca e tremula d'eunuco.
Come prima, anche dopo furono disattesi i racconti di Rodriguez;
continuo la lettura da "Il Foglio":
“I Talebani si aggirano minacciosi nei quartieri cristiani [...] terrorizzando le donne e invitando la gente a convertirsi all'islam, pena la morte [...] episodi di violente aggressioni, percosse e maltrattamenti improvvisi [...] famiglie cristiane [...] costrette nelle loro case da militanti armati".
Don Abbondio potrebbe ribattere che è fenomeno localizzato: i talebani, si sa, sono un poco esuberanti, ragazzacci un poco maneschi, ma se li conosci li eviti.
Col c....cavolo!
L'intera "melunera" Pakistan cerca di dar un colpo al cerchio e uno alla botte: combatte i pidocchi che lo infestano, i cosiddetti studenti coranici con il paraocchi, ma cerca di ingraziarsi in qualche modo quel mondo sfumato al grigio, tra gli estremi del bianco e del nero assoluto;
questo è massa consistente, che ancora non se la sente di imbracciare il fucile, ma neppure di lasciare la tenda del deserto, con il corpo nel terzo millennio e il cordone ombelicale nel primo.
Il "contentino", l'osso per il cane mordace, si chiama articolo 295 sulla Blasfemia:
"[...] è reato accostare qualcosa o qualcuno alla venerazione del nome di Allah o del Profeta Maometto".
Non lo dice solo Bin Laden, ma la Corte Suprema di Islamabad;
pena inflitta: quella capitale. Se va meglio: l'ergastolo.
- «Gesù è figlio di Dio.»
Se lo dico nelle - per ora - nostre piazze, chi incontro mi passa cortesia e biglietto da visita, a capir chi è famiglia sua.
Da quelle parti della periferia invece, mi sganciano la testa e me la infilano su una picca, a fare paletto di porta da calcio e, dovesse cadere, usata come sfera per tirare calci.
Stessa solfa e fine nella Gaza di Hamas, come in Iran, Sudan, Yemen e Arabia Saudita.
E scusate se è poco.
Davanti a tanta ingiustizia, prevaricazione e violenza, noi si accetta la legge del "Chi vusa pusé la vacca l'é sua", chi grida di più si aggiudica la mucca, ovvero, la vince sempre.
E noi?
Si gioca.
A nascondino e mosca cieca.
- «Alegher, alegher, bagai e i tusan: l'è rivaa el padrun de la melunera»;
allegri, ragazzi e ragazze, che è arrivato il padrone della baracca dei cocomeri!
Io, secondo me...22.05.2009
Nel dialetto meneghino si dice così del "bauscia", bullo e prepotente: è arrivato il proprietario della baracca dei cocomeri.
Benedetto XVI ne ha conosciuto qualcuno, alla vigilia del suo viaggio in Terra Santa.
Prima ancora di metter piede nella "melunera", i "signori delle angurie" già gli avevano tirato le orecchie.
- «Caro amico, richiama i tuoi scagnozzi: se continuano a fare proselitismo religioso cristiano in Pakistan, ti riteniamo responsabile di ladrocinio in casa d'altri!»
I furfanti erano soldati "iuessei" che, un servizio di al Jazeera, erano mostrati in possesso di Bibbie, tradotte in pashtu, parlata di un gruppo etnico-linguistico - i Pasthun - che abita a cavallo tra l'Afghanistan e Pakistan.
Questi seguono un codice religioso d'onore e cultura indigeno e pre-islamico, e la presunzione di tenutari di verità assoluta, piuttosto che di bordello, in cui tenere a servitù e schiavitù ragione, rispetto, tolleranza e pensiero illuminato, agganciata alla catena come un cane alla cuccia o un asino alla macina.
Letto da "Il Foglio", giorno 8 maggio, anno del MIO Signore 2009:
"L'Emirato islamico in Afghanistan chiede al papa cristiano di impegnarsi, per impedire che le sciocche e irresponsabili azioni dei crociati turbino i sentimenti dei ribelli musulmani, senza attendere le conseguenze di una severa reazione".
I "padrun de la melunera" richiamarono quel che considerato servo, bacchettandolo per una miglior cura del servizio, altrimenti minacciando pesanti rappresaglie.
Questi bischeri sono a pretendere sempre deferenza alle figurine degli eroi del proprio album, ma pronti a prendere il resto del mondo a pesci in faccia, e a trattare il massimo rappresentante dei cristiani peggio di una sguattera a mezzo servizio.
La considerazione che hanno per quegli stessi di loro è come del mandriano per le vacche: marchiate con il sigillo del padrone, sono proprietà, come l'incauto che ha venduto l'anima al diavolo e dove non esiste diritto di recesso.
Casomai, di decesso.
Allora, Mario Rodriguez, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, lanciò un appello al mondo, ad intervenire e far sentire voce contro la campagna di terrore contro i cristiani, ormai non solo in un angolo sperduto di mondo.
Non si sentì proferir verbo, neppure voce bianca e tremula d'eunuco.
Come prima, anche dopo furono disattesi i racconti di Rodriguez;
continuo la lettura da "Il Foglio":
“I Talebani si aggirano minacciosi nei quartieri cristiani [...] terrorizzando le donne e invitando la gente a convertirsi all'islam, pena la morte [...] episodi di violente aggressioni, percosse e maltrattamenti improvvisi [...] famiglie cristiane [...] costrette nelle loro case da militanti armati".
Don Abbondio potrebbe ribattere che è fenomeno localizzato: i talebani, si sa, sono un poco esuberanti, ragazzacci un poco maneschi, ma se li conosci li eviti.
Col c....cavolo!
L'intera "melunera" Pakistan cerca di dar un colpo al cerchio e uno alla botte: combatte i pidocchi che lo infestano, i cosiddetti studenti coranici con il paraocchi, ma cerca di ingraziarsi in qualche modo quel mondo sfumato al grigio, tra gli estremi del bianco e del nero assoluto;
questo è massa consistente, che ancora non se la sente di imbracciare il fucile, ma neppure di lasciare la tenda del deserto, con il corpo nel terzo millennio e il cordone ombelicale nel primo.
Il "contentino", l'osso per il cane mordace, si chiama articolo 295 sulla Blasfemia:
"[...] è reato accostare qualcosa o qualcuno alla venerazione del nome di Allah o del Profeta Maometto".
Non lo dice solo Bin Laden, ma la Corte Suprema di Islamabad;
pena inflitta: quella capitale. Se va meglio: l'ergastolo.
- «Gesù è figlio di Dio.»
Se lo dico nelle - per ora - nostre piazze, chi incontro mi passa cortesia e biglietto da visita, a capir chi è famiglia sua.
Da quelle parti della periferia invece, mi sganciano la testa e me la infilano su una picca, a fare paletto di porta da calcio e, dovesse cadere, usata come sfera per tirare calci.
Stessa solfa e fine nella Gaza di Hamas, come in Iran, Sudan, Yemen e Arabia Saudita.
E scusate se è poco.
Davanti a tanta ingiustizia, prevaricazione e violenza, noi si accetta la legge del "Chi vusa pusé la vacca l'é sua", chi grida di più si aggiudica la mucca, ovvero, la vince sempre.
E noi?
Si gioca.
A nascondino e mosca cieca.
- «Alegher, alegher, bagai e i tusan: l'è rivaa el padrun de la melunera»;
allegri, ragazzi e ragazze, che è arrivato il padrone della baracca dei cocomeri!
Io, secondo me...22.05.2009
mercoledì 20 maggio 2009
Vin Santo
- «Su, dai, non fare quella faccia scura. C'hai ragione: non è bello essere messo da parte da un giorno all'altro, dopo anni di onorato servizio. Ammettilo però: il cognome non aiuta.»
Povero Carlo: quel pallore cadaverico l'ha da un pezzo, ma l'amarezza e la tristezza negli occhi è cosa recente.
- «Pisacane. Ti rendi conto? Sembra un posto dove portare la tua bestiola a sporcare.»
Mi guarda di traverso, quasi incarognito, e gli occhi diventano due fessure minacciose.
- «Perché, Makiguchi è meglio? E se poi entri in confidenza, lo chiami pure per nome: Tsunesaburo!»
E già, non c'ha tutti i torti...«Dove studia tuo figlio?»...«Alla Makiguchi!»
Vuoi mettere, l'invidia dell'altra: «Ma va? Che figata!»
Povero Carletto, che c'ha dato il sangue per l'Italia ed ora si trova sfrattato, che i patrioti non vanno più di moda.
- «Dai, non ti crucciare, poteva andare peggio: se la Preside, la Nunzia, avesse visto i giornali con le fotografie del "biscione", non della televisione di Berlusconi, ma del Fabrizio nudo, la scuola l'avrebbe chiamata Corona. Sai, il gossip, il pettegolezzo da comare fa più...tendenza.»
Il Carletto l'è proprio incazzato.
- «La fai bella tu, che la targhetta commemorativa con scritto Beppe Fontana, al massimo te la fanno al cimitero, con te sotto!»
Non sarà fine, ma dal pugno chiuso scattano all'insù indice e mignolo, in segno di scongiuro.
Non faccio a tempo a riprendermi che - Bam! - all'angolo della via mi scontro con Salvo.
- «O mio caro e buon Gesù, scusami. Ma che ci fai in giro giù dal legno?»
Anche lui non mi pare del solito umore: è mogio mogio, giù di corda...o meglio, di croce.
- «Taci, va; non farmici pensare, che sennò divento fumino! Stavo lì appeso, bello rilassato e ti sento la Nunzia Marciano, la preside, che dice al bidello di togliermi da lì, che urto la suscettibilità dei non cristiani. In altri casi mi avevano già buttato dalla finestra, schiodato per appendere una rana o, per fare...dello spirito, fissando un cartello con scritto "Torno subito", martellato e persino infilato in un preservativo, ma all'esproprio proletario non c'erano mai arrivati!»
Abbraccio i due meschini e tento di consolarli.
- «La Nunzia dice che vuole cambiare pagina, che la maggioranza non è a favore degli indigeni, e i pochi rimasti sono a dover cantare le filastrocche in arabo e preparare il presepe con pastori in kefiah e le donne in burqa e indossare cappellini di carta che, una volta spacchettati, portano appelli al boicottaggio dei prodotti israeliani e un'immagine di Bush con la pistola alla tempia, sullo sfondo della bandiera americana in fiamme.»
La Marciano vorrebbe cancellare la storia italica come i talebani fecero con le statue del Buddha di Bamiyan, in Afghanistan.
- «Non c'è più religione!» sbotta scandalizzato il candido Pisacane.
Gesù, con le mani dietro la schiena, ha un tremito: dal pugno chiuso si staccano indice e mignolo.
Fatte le corna, spunta un diavolo, quanto povero o buono non so.
- «Siete portatori di barbarie, di fascismo e di pochezza intellettuale», farfuglia il Massimiliano Valeriani, consigliere comunale Pd «considerando la multiculturalità di Tor Pignattara e di Roma tutta».
Io, Carletto e Salvo restiamo di stucco ma, senza attendere risposta, il Max gira l'angolo e si defila, smoccolando.
Carlo sospira e si guarda il buco della palla di piombo di quando si uccise, dopo aver fallito il tentativo di fare l'Italia unita, mentre il Nazareno quelle dei chiodi; io, quello del buco nell'acqua, che abbiamo fatto, non nell'Imitazione di Cristo, ma di Don Abbondio.
I beceri cultori del sei politico sono riusciti a frantumare la famiglia; ora la scuola.
Oggi lavorano per far di macerie l'intero paese, infilando purga nella materia grigia, a far d'identità, radici e ricordo prodotto da lassativo.
- «Forza, ragazzi: beviamo per dimenticare.»
Salvatore, che di spirito abbonda, ammicca e spara la battuta:
- «Dai Beppe, versami un gotto, di quello buono...Vin Santo!»
Guardo il Maestro e mi concedo l'ultimo affondo:
- «E vada per una sorsata; ma, vi raccomando: non di rosso!»
Io, secondo me...20.05.2009
Povero Carlo: quel pallore cadaverico l'ha da un pezzo, ma l'amarezza e la tristezza negli occhi è cosa recente.
- «Pisacane. Ti rendi conto? Sembra un posto dove portare la tua bestiola a sporcare.»
Mi guarda di traverso, quasi incarognito, e gli occhi diventano due fessure minacciose.
- «Perché, Makiguchi è meglio? E se poi entri in confidenza, lo chiami pure per nome: Tsunesaburo!»
E già, non c'ha tutti i torti...«Dove studia tuo figlio?»...«Alla Makiguchi!»
Vuoi mettere, l'invidia dell'altra: «Ma va? Che figata!»
Povero Carletto, che c'ha dato il sangue per l'Italia ed ora si trova sfrattato, che i patrioti non vanno più di moda.
- «Dai, non ti crucciare, poteva andare peggio: se la Preside, la Nunzia, avesse visto i giornali con le fotografie del "biscione", non della televisione di Berlusconi, ma del Fabrizio nudo, la scuola l'avrebbe chiamata Corona. Sai, il gossip, il pettegolezzo da comare fa più...tendenza.»
Il Carletto l'è proprio incazzato.
- «La fai bella tu, che la targhetta commemorativa con scritto Beppe Fontana, al massimo te la fanno al cimitero, con te sotto!»
Non sarà fine, ma dal pugno chiuso scattano all'insù indice e mignolo, in segno di scongiuro.
Non faccio a tempo a riprendermi che - Bam! - all'angolo della via mi scontro con Salvo.
- «O mio caro e buon Gesù, scusami. Ma che ci fai in giro giù dal legno?»
Anche lui non mi pare del solito umore: è mogio mogio, giù di corda...o meglio, di croce.
- «Taci, va; non farmici pensare, che sennò divento fumino! Stavo lì appeso, bello rilassato e ti sento la Nunzia Marciano, la preside, che dice al bidello di togliermi da lì, che urto la suscettibilità dei non cristiani. In altri casi mi avevano già buttato dalla finestra, schiodato per appendere una rana o, per fare...dello spirito, fissando un cartello con scritto "Torno subito", martellato e persino infilato in un preservativo, ma all'esproprio proletario non c'erano mai arrivati!»
Abbraccio i due meschini e tento di consolarli.
- «La Nunzia dice che vuole cambiare pagina, che la maggioranza non è a favore degli indigeni, e i pochi rimasti sono a dover cantare le filastrocche in arabo e preparare il presepe con pastori in kefiah e le donne in burqa e indossare cappellini di carta che, una volta spacchettati, portano appelli al boicottaggio dei prodotti israeliani e un'immagine di Bush con la pistola alla tempia, sullo sfondo della bandiera americana in fiamme.»
La Marciano vorrebbe cancellare la storia italica come i talebani fecero con le statue del Buddha di Bamiyan, in Afghanistan.
- «Non c'è più religione!» sbotta scandalizzato il candido Pisacane.
Gesù, con le mani dietro la schiena, ha un tremito: dal pugno chiuso si staccano indice e mignolo.
Fatte le corna, spunta un diavolo, quanto povero o buono non so.
- «Siete portatori di barbarie, di fascismo e di pochezza intellettuale», farfuglia il Massimiliano Valeriani, consigliere comunale Pd «considerando la multiculturalità di Tor Pignattara e di Roma tutta».
Io, Carletto e Salvo restiamo di stucco ma, senza attendere risposta, il Max gira l'angolo e si defila, smoccolando.
Carlo sospira e si guarda il buco della palla di piombo di quando si uccise, dopo aver fallito il tentativo di fare l'Italia unita, mentre il Nazareno quelle dei chiodi; io, quello del buco nell'acqua, che abbiamo fatto, non nell'Imitazione di Cristo, ma di Don Abbondio.
I beceri cultori del sei politico sono riusciti a frantumare la famiglia; ora la scuola.
Oggi lavorano per far di macerie l'intero paese, infilando purga nella materia grigia, a far d'identità, radici e ricordo prodotto da lassativo.
- «Forza, ragazzi: beviamo per dimenticare.»
Salvatore, che di spirito abbonda, ammicca e spara la battuta:
- «Dai Beppe, versami un gotto, di quello buono...Vin Santo!»
Guardo il Maestro e mi concedo l'ultimo affondo:
- «E vada per una sorsata; ma, vi raccomando: non di rosso!»
Io, secondo me...20.05.2009
martedì 19 maggio 2009
lunedì 18 maggio 2009
Il buco e la ciambella
"Non tutte le ciambelle vengono con il buco", recita un adagio, ad indicare che non sempre le cose vengono bene;
nel caso del dolce, poco male, anzi: il foro non ci sarà e ci perdiamo in forma, ma c'è più sostanza.
In quel che andrò a narrare, abbiamo solo una fossa e, più che nella torta, un buco nell'acqua!
- «C6!»
Chi mai non si è sentito battuto e umiliato, quando ancora non c'erano i giochi elettronici e la battaglia navale si faceva su una griglia, disegnata su un foglio, dove disporre i navigli virtuali.
- «Colpito e affondato!»
Che mestizia, quando l'avversario indovinava l'ultimo legno e ci rimanevi scornato.
Ebbene: sono convinto che alla Frontex ci sono tanti che scarabocchiano la gloriosa matrice e ci danno dentro, per ammazzare il tempo e tirare sera o a campare, come si preferisce.
Ma non hanno solo i quadratini sulla carta: le navi le hanno davvero, almeno 24;
e pure 25 elicotteri, 22 aerei e 89 motovedette!
Nata nel 2004, è una costola dell'Unione Europea, creata per la "gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri".
In pratica dovrebbe fare da setaccio, turare falle ed impedire che, in casa di chi li paga profumatamente per vegliare, non entri ciò che non deve.
- «D8!»
L'ammiraglio di carta studia il puntino, tira un sospiro di sollievo e sbotta:
- «No, non vale: è un barcone di clandestini che vanno a Lampedusa. Lascia passare e riprova con un'altra casella.»
Fatto salvo le vagonate di gommoni e carriole di mare che passano dal crivello a maglie larghe, questi signori battono cassa, a voler altre palanche per comprare nuove carabattole, di cielo, di terra e di mare.
Le loro "battaglie navali", le missioni di pattugliamento, si ammantano di nomi reboanti, pomposi, virili, maschi;
missione Hera, Minerva, Indalo, Hermes, Nautilus, fino a raggiungere l'erezione suprema, con il Poseidon!
Tanto sbandieramento di forze, tanto viagra mediatico solo per arrivare a respingere dati 2008 - poco più di seimila irregolari: come i vigili che fanno una multa, e nel frattempo passa l'intera carovana con il rosso!
Chi passa vince la bambolina: andate e moltiplicatevi, che quella è la terra promessa...dagli scafisti e dai mercanti della disperazione.
Abbiamo raggiunto il fondo: noi per sopportazione, anche fisica e numerica;
i disgraziati sfortunati, quello del mare.
Ma chi se ne frega: avevano già pagato in anticipo!
Nessuno li vuole: Malta piuttosto mette tutti a soffiare nelle vele, per dirottarli sull'italiota sponda;
gli altri blindano e operano di scaccino e ramazza, respingendoli a più non posso, mentre la Spagna ha preferito usare i fucili, che il piombo è il miglior sigillante.
Un esempio per tutti, le parole dell'allora vice capoccia zapatista, la befana Maria Teresa Fernandez de la Vega, enunciatrice dell'Europa pensiero:
- «Chiunque entri illegalmente prima o poi ne uscirà. La stessa tolleranza sarà applicata a chi non rispetta gli accordi bilaterali e multilaterali raggiunti: agiremo con la massima fermezza!»
...accordi bilaterali e multilaterali: la Teresina c'ha messo un poco del suo Kamasutra, ad aprire per voglia e chiudere per necessità, alla Maria Goretti: «dIO non vuole!»
Nostra verginità l'è salva.
Gli altri, si tengano una mano davanti e l'altra dietro.
Parassiti, che sono pagati per giocare a briscola, pelandroni e perditempo, sono i distaccati in Libia, a far parte dell'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati o United Nations High Commissioner for Refugees ( dirlo così fa più scena ), volgarmente: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Che vaglino loro, alla fonte, il diritto ad avere asilo, di quelli che partono per lidi più felici, evitando così il rischio di naufragio, di mogli e figlie violentate, ad ogni tappa dei gendarmi di Gheddafi e a doversi dissanguare per cercare l'obolo da dare ai Caronte di turno.
- «Non vi sono, al momento, le condizioni necessarie per svolgere tale attività.»
La traduco io, questa:
quelli che qui trafficano e lucrano con l'esportazione di disgrazie e sfigati, se cerchiamo di soffiargli la piazza, ci tagliano la gola, c'infilano del ghiaccio e, con la cannuccia, succhiano il sangue!
Budini tremolanti, buoni solo a dare del razzista e dello xenofobo ad altri, ma proni, alla pecorina, quando s'avvicina uno stallone dominante!
Come nel '94, quando definirono "uccisioni" il genocidio in Rwanda per evitare di dover intervenire, che se sono semplici ammazzamenti ci si scomoda per niente.
Nel '95, in Bosnia, a Srebrenica, i compari con il casco blu girarono la faccia altrove, mentre avveniva una mattanza: più di ottomila persone macellate in una settimana.
Tanta cagnara non la fecero neppure nell'Agosto del 2001 quando, al largo del Pacifico, colò a picco una bagnarola di profughi in fuga dall'Afghanistan;
raccolti dalla nave norvegese Tampa, minacciarono e costrinsero l'equipaggio a trasportarli in Australia;
lungi dal voler creare un precedente ed emulare Lampedusa, gli australiani li presero a calcioni sul muso.
Se li beccarono - dietro esborso di dollari australiani - la Nuova Zelanda e Nauru, piccolo scoglio indipendente e semisconosciuto.
Sbraitò l'Onu, la Croce Rossa Internazionale, tanti scribacchini e governi, ma gli australiani se ne sbatterono...i Kiwi.
Morale della favola: nessuno se ne ricorda più e, da allora, i clandestini cercarono altri approdi, altri ventri molli da sfondare.
- «B9!»
- «'zzarola, mi hai colato a picco. Dai, che voglio la rivincita.»
Non tutti i buchi vengono con la ciambella, ma non deve essere l'Italia a prestare il suo!
Io, secondo me...18.05.2009
nel caso del dolce, poco male, anzi: il foro non ci sarà e ci perdiamo in forma, ma c'è più sostanza.
In quel che andrò a narrare, abbiamo solo una fossa e, più che nella torta, un buco nell'acqua!
- «C6!»
Chi mai non si è sentito battuto e umiliato, quando ancora non c'erano i giochi elettronici e la battaglia navale si faceva su una griglia, disegnata su un foglio, dove disporre i navigli virtuali.
- «Colpito e affondato!»
Che mestizia, quando l'avversario indovinava l'ultimo legno e ci rimanevi scornato.
Ebbene: sono convinto che alla Frontex ci sono tanti che scarabocchiano la gloriosa matrice e ci danno dentro, per ammazzare il tempo e tirare sera o a campare, come si preferisce.
Ma non hanno solo i quadratini sulla carta: le navi le hanno davvero, almeno 24;
e pure 25 elicotteri, 22 aerei e 89 motovedette!
Nata nel 2004, è una costola dell'Unione Europea, creata per la "gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri".
In pratica dovrebbe fare da setaccio, turare falle ed impedire che, in casa di chi li paga profumatamente per vegliare, non entri ciò che non deve.
- «D8!»
L'ammiraglio di carta studia il puntino, tira un sospiro di sollievo e sbotta:
- «No, non vale: è un barcone di clandestini che vanno a Lampedusa. Lascia passare e riprova con un'altra casella.»
Fatto salvo le vagonate di gommoni e carriole di mare che passano dal crivello a maglie larghe, questi signori battono cassa, a voler altre palanche per comprare nuove carabattole, di cielo, di terra e di mare.
Le loro "battaglie navali", le missioni di pattugliamento, si ammantano di nomi reboanti, pomposi, virili, maschi;
missione Hera, Minerva, Indalo, Hermes, Nautilus, fino a raggiungere l'erezione suprema, con il Poseidon!
Tanto sbandieramento di forze, tanto viagra mediatico solo per arrivare a respingere dati 2008 - poco più di seimila irregolari: come i vigili che fanno una multa, e nel frattempo passa l'intera carovana con il rosso!
Chi passa vince la bambolina: andate e moltiplicatevi, che quella è la terra promessa...dagli scafisti e dai mercanti della disperazione.
Abbiamo raggiunto il fondo: noi per sopportazione, anche fisica e numerica;
i disgraziati sfortunati, quello del mare.
Ma chi se ne frega: avevano già pagato in anticipo!
Nessuno li vuole: Malta piuttosto mette tutti a soffiare nelle vele, per dirottarli sull'italiota sponda;
gli altri blindano e operano di scaccino e ramazza, respingendoli a più non posso, mentre la Spagna ha preferito usare i fucili, che il piombo è il miglior sigillante.
Un esempio per tutti, le parole dell'allora vice capoccia zapatista, la befana Maria Teresa Fernandez de la Vega, enunciatrice dell'Europa pensiero:
- «Chiunque entri illegalmente prima o poi ne uscirà. La stessa tolleranza sarà applicata a chi non rispetta gli accordi bilaterali e multilaterali raggiunti: agiremo con la massima fermezza!»
...accordi bilaterali e multilaterali: la Teresina c'ha messo un poco del suo Kamasutra, ad aprire per voglia e chiudere per necessità, alla Maria Goretti: «dIO non vuole!»
Nostra verginità l'è salva.
Gli altri, si tengano una mano davanti e l'altra dietro.
Parassiti, che sono pagati per giocare a briscola, pelandroni e perditempo, sono i distaccati in Libia, a far parte dell'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati o United Nations High Commissioner for Refugees ( dirlo così fa più scena ), volgarmente: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Che vaglino loro, alla fonte, il diritto ad avere asilo, di quelli che partono per lidi più felici, evitando così il rischio di naufragio, di mogli e figlie violentate, ad ogni tappa dei gendarmi di Gheddafi e a doversi dissanguare per cercare l'obolo da dare ai Caronte di turno.
- «Non vi sono, al momento, le condizioni necessarie per svolgere tale attività.»
La traduco io, questa:
quelli che qui trafficano e lucrano con l'esportazione di disgrazie e sfigati, se cerchiamo di soffiargli la piazza, ci tagliano la gola, c'infilano del ghiaccio e, con la cannuccia, succhiano il sangue!
Budini tremolanti, buoni solo a dare del razzista e dello xenofobo ad altri, ma proni, alla pecorina, quando s'avvicina uno stallone dominante!
Come nel '94, quando definirono "uccisioni" il genocidio in Rwanda per evitare di dover intervenire, che se sono semplici ammazzamenti ci si scomoda per niente.
Nel '95, in Bosnia, a Srebrenica, i compari con il casco blu girarono la faccia altrove, mentre avveniva una mattanza: più di ottomila persone macellate in una settimana.
Tanta cagnara non la fecero neppure nell'Agosto del 2001 quando, al largo del Pacifico, colò a picco una bagnarola di profughi in fuga dall'Afghanistan;
raccolti dalla nave norvegese Tampa, minacciarono e costrinsero l'equipaggio a trasportarli in Australia;
lungi dal voler creare un precedente ed emulare Lampedusa, gli australiani li presero a calcioni sul muso.
Se li beccarono - dietro esborso di dollari australiani - la Nuova Zelanda e Nauru, piccolo scoglio indipendente e semisconosciuto.
Sbraitò l'Onu, la Croce Rossa Internazionale, tanti scribacchini e governi, ma gli australiani se ne sbatterono...i Kiwi.
Morale della favola: nessuno se ne ricorda più e, da allora, i clandestini cercarono altri approdi, altri ventri molli da sfondare.
- «B9!»
- «'zzarola, mi hai colato a picco. Dai, che voglio la rivincita.»
Non tutti i buchi vengono con la ciambella, ma non deve essere l'Italia a prestare il suo!
Io, secondo me...18.05.2009
giovedì 14 maggio 2009
Memorie al pancotto
Correvano - accidenti se correvano! - i mitici e indimenticabili anni sessanta, quelli del "Boom", che non era ancora lo scoppio delle bombe di Hamas o terroristi e assassini di tal fatta e mestiere;
l'esplosione ci fu, sì, ma dalla rinascita delle genti, dei nostri vecchi, che dalle macerie si sollevarono per mai volerci ricadere.
C'erano capacità, voglia di fare, intelligenze e buona volontà, di non tornare a fare della guerra una professione, un mestiere o, peggio, il rompere i coglioni al prossimo, tuo vicino o dirimpettaio.
Se ne aveva le scuffie piene di riempire bare al posto di dispense ed avere per casa fucili al posto di spaghetti e sfilatini.
Basta rogne, né per il re, per un duce e neppure per Dio!
Un pezzo di terra, seppur piccolo, era una sfida, da coltivare e farci del proprio meglio, a dimostrare a sé e al mondo che, oltre a menare le mani, si poteva fare altro, e per seminare non dovevi sparare in terra per il buco della semenza, e con il coltello tagliavi il formaggio, non teste; e i razzi non li lanciavi sul confinante, ma ci facevi i fuochi d'artificio per festeggiare la pace e il raccolto.
Popolo sconfitto e bastonato per aver cercato rissa, proprio da chi ci legnò ricevemmo aiuti, ma non carità.
Non fu elemosina, nel momento stesso in cui si seppe produrre valore aggiunto, approfittando della spinta per poi correre con proprie gambe, a riempire granai e non polveriere!
A scuola non si insegnò ad odiare, non si parlò di cancellare nessuno, nemmeno dalle cartine geografiche e, ai pochi nostalgici del manganello o dell'olio di ricino, delle purghe o di maglia rossa o nera, si strapparono presto unghie e denti.
Per me, allora acerbo campagnolo in trasferta cittadina, per i nostri vecchi e padri, stavano per finire i tempi grami del "Se non è zuppa è pan bagnato", ad indicare che, comunque lo si chiamasse, sempre pancotto c'era da mangiare; e quello, si sa, poca sostanza aveva, che era meglio il pastone delle galline.
Finita la zuppetta di mollica e crosta, oggi siamo ad un altro tipo di pappette: le memorie del pancotto, altro piatto povero.
Un pugno di gente, sopravvissuti e continuatori di tanti che diventarono cenere di forno, sono riusciti a trasformare una terra sterile e brulla, allora solo transito di pecorame - a due e quattro zampe - in pascolo rigoglioso: ecco Israele.
Esempio pericoloso, per chi gli sta attorno, che vivono di dittatura o sono padri-padroni, con l'istinto dei predoni-ladroni.
- «Cazzarola, ma allora esiste un modo per mangiare tutti e vivere bene, al di la delle tende e dei cammelli, sotto la spada del capoccia, e c'è solo un dio e il suo profeta, perennemente incazzati!
Al che, ignorando il saggio che vuole essere "voce di popolo, voce di Dio", quel che si vede tolto il pallino di mano e bella vita da sanguisuga, corre ai ripari:
- «Chiudete la stalla, prima che mi scappino i buoi: senza di quelli devo lavorare anche io!»
Ecco da dove nato il detto: "Fin che c'è guerra c'è speranza".
Questa copre ogni magagna perché, è risaputo: in battaglia è normale tirare la cinghia e portare la rogna;
lo stesso, non in tempi di pace, che le rivoluzioni fan perdere trono e testa.
Il manuale del buon despota insegna che bisogna avere sempre un nemico, buono per tutte le stagioni, da caricare delle colpe della propria incapacità.
Importante poi è fare cagnara, tenere il fuoco sotto il culo de mondo, che c'è troppa concorrenza di popoli oppressi e bisognosi: se si esporta il casino, si è al centro dell'attenzione;
se minaccio e metto qualche bombetta in casa d'altri, stai sicuro che ottengo ascolto e attenzione: mal comune è mezzo gaudio!
Quelli che stanno meglio, meglio vogliono stare e non avere grattacapi: hanno memoria di pancotto, a breve termine e per gli affari propri.
- «Sono povero palestinese, c'ho famiglia numerosa; babbo sta male, mamma anche. Fate la carità, altrimenti vengo sotto casa vostra a far sentire le bombarde!»
Sono decenni che campano di questua e, come l'ubriacone per i vino dell'osteria, i quattrini se li bevono: l'uno a cercare lo spirito e l'altro la benzina.
- «Marta, porta il libretto degli assegni, che ci liberiamo della scocciatura.»
Le donne, che sono più pratiche, cercano di ottenere qualcosa in cambio:
- «Vedi di fargli smettere di lanciare missili, o di liberare Gilad.»
E già: Gilad Shalit, 20 anni, rapito il 25 giugno 2006 da un commando di Hamas, penetrato in territorio israeliano dalla vicina Striscia di Gaza, grazie ad un tunnel sotterraneo;
tenuto in una buca, come neppure per un animale, schernito e torturato, senza poter essere visitato dalla Croce Rossa, in barba pure alla Convenzione di Ginevra: neanche a parlare di umanità o pietà, che non è patrimonio dei "bestihamas".
Ci smarronano con la storia dei poveri palestinesi, ma gli smemorati del pancotto ipocritamente tacciono le efferatezze di cui sono capaci, ed è spettacolo pure quando si menano tra loro, che sono specie cannibale!
La pace non la vogliono, perché non rende: è più facile andar di rapina, ricattare e prendere paghetta e pizzo che sudare in proprio.
E altri ci sono, a meritare di più e meglio, ma lì, la memoria al pancotto addirittura evapora!
Rebiya Kadeer...«E chicazz'è?», risponderebbe il meglio informato;
Uiguri...«Abitanti della provincia di Savona!», farebbe eco un altro.
Aung San Suu kyi...«Facile: la moglie di Bruce Lee!»
Dalai Lama...«Attenti, che quelle bestie sono irascibili e ti sputano in faccia!»
Due donne, un uomo eccezionali e popoli, derubati di terra, identità e libertà
E, per ammazzamenti e stragi ci sarebbe pure il Darfur, ma è nel continente, quello nero e lì, con il buio, ci si vede poco.
Il Tibet è stato ingoiato dal dragone e ora una ferrovia unisce la Cina al quello: come cavallette, un fiume di "estratti di limone", forti de numero, stanno trasferendo proprie attività e carabattole;
ovvio che, prima o poi, l'operazione renderà il processo omeopatico: solo diluite tracce tradiranno l'esistenza di quello che fu il nativo principio attivo.
Per la combattiva Rebiya Kadeer e il suo popolo, gli uiguri, lo stesso: sono completamente estranei al cinese, per tratti somatici, lingua, religione e cultura.
Mosche bianche, tra tante zafferano: da estirpare, come la gramigna.
Nella più completa indifferenza, dei portatori di memoria da pancotto.
Aung San Suu kyi...sta per morire, agli arresti domiciliari e rinchiusa da 19 anni in una catapecchia fatiscente, alla periferia di Rangoon, in quel di Birmania.
Il paese è ostaggio di una tirannia che vorrebbe tracciata una via al socialismo, ma ha solo lastricato la strada per l'inferno;
Aung San Suu kyi vinse le elezioni del 1990, subito annullate dal regime militare, che raccolse solo il due percento di voti, contro il sessanta di lei.
Nel settembre 2007 assistemmo tutti alla strage di monaci e non, che si ribellarono ai generali.
Ma tibetani, uiguri e birmani non sono palestinesi.
Certo meglio, ma non fanno tendenza: non c'hanno dimestichezza con il terrore e l'assassinio.
E poi, non posseggono la fabbrica del tarocco: la Palliwood mediatica, il taglio e cucito delle balle spaziali; e mancano pure di pelo sullo stomaco.
Imparassero da Hamas, Hezbollah e Al Qaeda, e allora si, che farebbero breccia nella "smemoranda"dei portatori insani di memorie al pancotto!
Io, secondo me...14.05.2009
l'esplosione ci fu, sì, ma dalla rinascita delle genti, dei nostri vecchi, che dalle macerie si sollevarono per mai volerci ricadere.
C'erano capacità, voglia di fare, intelligenze e buona volontà, di non tornare a fare della guerra una professione, un mestiere o, peggio, il rompere i coglioni al prossimo, tuo vicino o dirimpettaio.
Se ne aveva le scuffie piene di riempire bare al posto di dispense ed avere per casa fucili al posto di spaghetti e sfilatini.
Basta rogne, né per il re, per un duce e neppure per Dio!
Un pezzo di terra, seppur piccolo, era una sfida, da coltivare e farci del proprio meglio, a dimostrare a sé e al mondo che, oltre a menare le mani, si poteva fare altro, e per seminare non dovevi sparare in terra per il buco della semenza, e con il coltello tagliavi il formaggio, non teste; e i razzi non li lanciavi sul confinante, ma ci facevi i fuochi d'artificio per festeggiare la pace e il raccolto.
Popolo sconfitto e bastonato per aver cercato rissa, proprio da chi ci legnò ricevemmo aiuti, ma non carità.
Non fu elemosina, nel momento stesso in cui si seppe produrre valore aggiunto, approfittando della spinta per poi correre con proprie gambe, a riempire granai e non polveriere!
A scuola non si insegnò ad odiare, non si parlò di cancellare nessuno, nemmeno dalle cartine geografiche e, ai pochi nostalgici del manganello o dell'olio di ricino, delle purghe o di maglia rossa o nera, si strapparono presto unghie e denti.
Per me, allora acerbo campagnolo in trasferta cittadina, per i nostri vecchi e padri, stavano per finire i tempi grami del "Se non è zuppa è pan bagnato", ad indicare che, comunque lo si chiamasse, sempre pancotto c'era da mangiare; e quello, si sa, poca sostanza aveva, che era meglio il pastone delle galline.
Finita la zuppetta di mollica e crosta, oggi siamo ad un altro tipo di pappette: le memorie del pancotto, altro piatto povero.
Un pugno di gente, sopravvissuti e continuatori di tanti che diventarono cenere di forno, sono riusciti a trasformare una terra sterile e brulla, allora solo transito di pecorame - a due e quattro zampe - in pascolo rigoglioso: ecco Israele.
Esempio pericoloso, per chi gli sta attorno, che vivono di dittatura o sono padri-padroni, con l'istinto dei predoni-ladroni.
- «Cazzarola, ma allora esiste un modo per mangiare tutti e vivere bene, al di la delle tende e dei cammelli, sotto la spada del capoccia, e c'è solo un dio e il suo profeta, perennemente incazzati!
Al che, ignorando il saggio che vuole essere "voce di popolo, voce di Dio", quel che si vede tolto il pallino di mano e bella vita da sanguisuga, corre ai ripari:
- «Chiudete la stalla, prima che mi scappino i buoi: senza di quelli devo lavorare anche io!»
Ecco da dove nato il detto: "Fin che c'è guerra c'è speranza".
Questa copre ogni magagna perché, è risaputo: in battaglia è normale tirare la cinghia e portare la rogna;
lo stesso, non in tempi di pace, che le rivoluzioni fan perdere trono e testa.
Il manuale del buon despota insegna che bisogna avere sempre un nemico, buono per tutte le stagioni, da caricare delle colpe della propria incapacità.
Importante poi è fare cagnara, tenere il fuoco sotto il culo de mondo, che c'è troppa concorrenza di popoli oppressi e bisognosi: se si esporta il casino, si è al centro dell'attenzione;
se minaccio e metto qualche bombetta in casa d'altri, stai sicuro che ottengo ascolto e attenzione: mal comune è mezzo gaudio!
Quelli che stanno meglio, meglio vogliono stare e non avere grattacapi: hanno memoria di pancotto, a breve termine e per gli affari propri.
- «Sono povero palestinese, c'ho famiglia numerosa; babbo sta male, mamma anche. Fate la carità, altrimenti vengo sotto casa vostra a far sentire le bombarde!»
Sono decenni che campano di questua e, come l'ubriacone per i vino dell'osteria, i quattrini se li bevono: l'uno a cercare lo spirito e l'altro la benzina.
- «Marta, porta il libretto degli assegni, che ci liberiamo della scocciatura.»
Le donne, che sono più pratiche, cercano di ottenere qualcosa in cambio:
- «Vedi di fargli smettere di lanciare missili, o di liberare Gilad.»
E già: Gilad Shalit, 20 anni, rapito il 25 giugno 2006 da un commando di Hamas, penetrato in territorio israeliano dalla vicina Striscia di Gaza, grazie ad un tunnel sotterraneo;
tenuto in una buca, come neppure per un animale, schernito e torturato, senza poter essere visitato dalla Croce Rossa, in barba pure alla Convenzione di Ginevra: neanche a parlare di umanità o pietà, che non è patrimonio dei "bestihamas".
Ci smarronano con la storia dei poveri palestinesi, ma gli smemorati del pancotto ipocritamente tacciono le efferatezze di cui sono capaci, ed è spettacolo pure quando si menano tra loro, che sono specie cannibale!
La pace non la vogliono, perché non rende: è più facile andar di rapina, ricattare e prendere paghetta e pizzo che sudare in proprio.
E altri ci sono, a meritare di più e meglio, ma lì, la memoria al pancotto addirittura evapora!
Rebiya Kadeer...«E chicazz'è?», risponderebbe il meglio informato;
Uiguri...«Abitanti della provincia di Savona!», farebbe eco un altro.
Aung San Suu kyi...«Facile: la moglie di Bruce Lee!»
Dalai Lama...«Attenti, che quelle bestie sono irascibili e ti sputano in faccia!»
Due donne, un uomo eccezionali e popoli, derubati di terra, identità e libertà
E, per ammazzamenti e stragi ci sarebbe pure il Darfur, ma è nel continente, quello nero e lì, con il buio, ci si vede poco.
Il Tibet è stato ingoiato dal dragone e ora una ferrovia unisce la Cina al quello: come cavallette, un fiume di "estratti di limone", forti de numero, stanno trasferendo proprie attività e carabattole;
ovvio che, prima o poi, l'operazione renderà il processo omeopatico: solo diluite tracce tradiranno l'esistenza di quello che fu il nativo principio attivo.
Per la combattiva Rebiya Kadeer e il suo popolo, gli uiguri, lo stesso: sono completamente estranei al cinese, per tratti somatici, lingua, religione e cultura.
Mosche bianche, tra tante zafferano: da estirpare, come la gramigna.
Nella più completa indifferenza, dei portatori di memoria da pancotto.
Aung San Suu kyi...sta per morire, agli arresti domiciliari e rinchiusa da 19 anni in una catapecchia fatiscente, alla periferia di Rangoon, in quel di Birmania.
Il paese è ostaggio di una tirannia che vorrebbe tracciata una via al socialismo, ma ha solo lastricato la strada per l'inferno;
Aung San Suu kyi vinse le elezioni del 1990, subito annullate dal regime militare, che raccolse solo il due percento di voti, contro il sessanta di lei.
Nel settembre 2007 assistemmo tutti alla strage di monaci e non, che si ribellarono ai generali.
Ma tibetani, uiguri e birmani non sono palestinesi.
Certo meglio, ma non fanno tendenza: non c'hanno dimestichezza con il terrore e l'assassinio.
E poi, non posseggono la fabbrica del tarocco: la Palliwood mediatica, il taglio e cucito delle balle spaziali; e mancano pure di pelo sullo stomaco.
Imparassero da Hamas, Hezbollah e Al Qaeda, e allora si, che farebbero breccia nella "smemoranda"dei portatori insani di memorie al pancotto!
Io, secondo me...14.05.2009
mercoledì 13 maggio 2009
sBarconi
"La Signoria Vostra è invitata alla Giornata del Rientro; troverà, in allegato, l'opuscolo con la fotografia delle navi che potrà scegliere per l'imbarco. Partecipate numerosi!"
- «Ahmed, passa parola: stavolta ci mandano la Costa Crociere per Lampedusa!»
Ahmed si scuote e distoglie l'attenzione dalla preparazione dell'ennesimo documento falso;
alza la testa e appoggia i gessetti colorati, che gli servono per disegnare la faccia nell'apposito spazio per la fotografia.
Yusuf gli si avvicina, sventolando la lettera d'invito e il pieghevole dei navigli.
- «Ahmed, sei il solito cretino; per forza ci prendono sempre in castagna: Mustafà Berlusconi attira troppo l'attenzione, sa troppo di tarocco. Dai, lascia stare: Le Nazioni Unite hanno fatto un culo grosso così all'Italia, e ora ci riprendono!»
Nel mentre, la Melody fa il suo ingresso nel porto di Tripoli, con tutte le sirene a concerto.
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dall'alto di quel trattore dei mari, il comandante Di Sasso chiama a raccolta:
- «Bobolo di sgonfiddi, boveri, masse che volede resbirare la libertà, residui delle goste: venide a me, voi, senza gasda, naufraghi della dembesda; la mia fiaggola illumina la borda dorada.»
Ahmed e Yusuf, e tanti altri, si guardano l'un l'altro.
- «Ma che cavolo di lingua parla quello?»
Uno spettatore anziano, lasciato a terra dai tempi in cui i colonialisti italiani, sconfitti, lasciarono la Libia, traduce per tutti:
- «Arriva dal Montenero, quello di Bisaccia; tradotto dal gerghese della Murgia dei trulli, all'incirca suona così: "Popolo di sconfitti, poveri, masse che volete respirare la libertà, residui delle coste, venite a me, voi, senza casta, naufraghi della tempesta: la mia fiaccola illumina la porta dorata" Insomma: imbarchiamoci e partite!»
Abshir, che è l'equivalente somalo del San Tommaso cristiano, diffidente e sospettoso, ci mette del suo:
- «E già: ci sbarcano a Lampedusa e poi si resta nei centri di raccolta vita natural durante!»
Yusuf, scafato e scafista, maneggione di prima categoria, con le mani in pasta in tutto, rassicura:
- «Ricordati i fiammiferi: i nostri fiancheggiatori hanno detto che, se non ci ascoltano, di dare ancora alle fiamme la struttura e poi dare del razzista e dello xenofobo. Funziona davvero: gli europei sono incontinenti e se la fanno subito sotto!»
Il secondo di bordo incalza, impaziente:
- «Dai, datevi una mossa: salite che si parte!»
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dalla banchina d'imbarco, l'imam Dar al-Franceschin manda la benedizione di Allah sui migranti:
- «Andate, figli miei, nella vostra nuova casa: un nostro compatriota, da Bruzzano, mi ha chiamato: quelli dei centri sociali hanno detto che c'è un tetto per tutti, e loro di okkupazione se ne intendono.»
Ahmed, di rimando:
- «Ehi, ma io ho sentito che vogliono farci lavorare!»
Dar al-Franceschin tranquillizza:
- «Voi rifiutate! Fate cagnara, appellatevi alla convenzione di Ginevra, alla Costituzione italiana, all'Onu, andate dal Tettamanzi e minacciate di occupare di nuovo piazza del Duomo, a Milano e di riempire i marciapiedi dell'intera città, stendendoci sopra il tappeto della preghiera, nel nome dell'unico e vero dio: Allah nostro!»
Vecchio marpione di un Dar al-Franceschin: ne trova sempre una più del diavolo!
Gli ufficiali Salvioni e Marossi fendono la folla, battendo le mani e gridando:
- «Su, su, signori: tutti nelle lance di salvataggio, forza...Italia!»
Su ogni barca spicca l'immagine del Bersilvio Lusca, il nuovo capoccia italico.
"Con Titanic sforzo il popol d'Italia donò questi legni, a portar verso il sol dell'avvenire l'inverno di genti oppresse".
- «Non c'ho capito 'na mazza!», dice Abshir «ma mi sa di presa in giro e fine in discarica.»
Malfidente.
Improvvisamente tutte le luci si spengono, nel buio pesto di una notte senza luna.
- «Su, signori, ora vi caliamo in mare: remate fino a raggiungere quei puntolini luminosi, che siete arrivati a Ceuta e Melilla. Una volta a terra, tenete la testa bassa e non fate caso agli spari: continuate a correre e seguite la cartina, che porterà i sopravvissuti a destinazione. Quando arrivati, chiedete dell'Alto Commissario per i Rifugiati, palazzo Nazioni Unite, sezione Unhcr e buona permanenza!»
Il compagno Dar al-Franceschin ricevette una lettera, tempo dopo:
"Caro compagno, io, Ahmed e Abshir, appena ci riesce di finire il cunicolo per uscire dal campo, qui in Siberia, ti veniamo a trovare, che non so dove sta il tuo paradiso ma, appena ti acchiappiamo, l'inferno te lo facciamo conoscere noi! "
Da un giornale locale:
"L'imam Dar al-Franceschin è scomparso. Si pensa sia stato sequestrato dai servizi segreti americani. Tre i rapitori, di cui si conoscono i nomi in codice: Yusuf, Ahmed e Abshir. Maledetti imperialisti!»
Io, secondo me...13.05.2009
- «Ahmed, passa parola: stavolta ci mandano la Costa Crociere per Lampedusa!»
Ahmed si scuote e distoglie l'attenzione dalla preparazione dell'ennesimo documento falso;
alza la testa e appoggia i gessetti colorati, che gli servono per disegnare la faccia nell'apposito spazio per la fotografia.
Yusuf gli si avvicina, sventolando la lettera d'invito e il pieghevole dei navigli.
- «Ahmed, sei il solito cretino; per forza ci prendono sempre in castagna: Mustafà Berlusconi attira troppo l'attenzione, sa troppo di tarocco. Dai, lascia stare: Le Nazioni Unite hanno fatto un culo grosso così all'Italia, e ora ci riprendono!»
Nel mentre, la Melody fa il suo ingresso nel porto di Tripoli, con tutte le sirene a concerto.
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dall'alto di quel trattore dei mari, il comandante Di Sasso chiama a raccolta:
- «Bobolo di sgonfiddi, boveri, masse che volede resbirare la libertà, residui delle goste: venide a me, voi, senza gasda, naufraghi della dembesda; la mia fiaggola illumina la borda dorada.»
Ahmed e Yusuf, e tanti altri, si guardano l'un l'altro.
- «Ma che cavolo di lingua parla quello?»
Uno spettatore anziano, lasciato a terra dai tempi in cui i colonialisti italiani, sconfitti, lasciarono la Libia, traduce per tutti:
- «Arriva dal Montenero, quello di Bisaccia; tradotto dal gerghese della Murgia dei trulli, all'incirca suona così: "Popolo di sconfitti, poveri, masse che volete respirare la libertà, residui delle coste, venite a me, voi, senza casta, naufraghi della tempesta: la mia fiaccola illumina la porta dorata" Insomma: imbarchiamoci e partite!»
Abshir, che è l'equivalente somalo del San Tommaso cristiano, diffidente e sospettoso, ci mette del suo:
- «E già: ci sbarcano a Lampedusa e poi si resta nei centri di raccolta vita natural durante!»
Yusuf, scafato e scafista, maneggione di prima categoria, con le mani in pasta in tutto, rassicura:
- «Ricordati i fiammiferi: i nostri fiancheggiatori hanno detto che, se non ci ascoltano, di dare ancora alle fiamme la struttura e poi dare del razzista e dello xenofobo. Funziona davvero: gli europei sono incontinenti e se la fanno subito sotto!»
Il secondo di bordo incalza, impaziente:
- «Dai, datevi una mossa: salite che si parte!»
"TOOOOOOOO...TUUUuuuuu...WOOOoooh...WooooH".
Dalla banchina d'imbarco, l'imam Dar al-Franceschin manda la benedizione di Allah sui migranti:
- «Andate, figli miei, nella vostra nuova casa: un nostro compatriota, da Bruzzano, mi ha chiamato: quelli dei centri sociali hanno detto che c'è un tetto per tutti, e loro di okkupazione se ne intendono.»
Ahmed, di rimando:
- «Ehi, ma io ho sentito che vogliono farci lavorare!»
Dar al-Franceschin tranquillizza:
- «Voi rifiutate! Fate cagnara, appellatevi alla convenzione di Ginevra, alla Costituzione italiana, all'Onu, andate dal Tettamanzi e minacciate di occupare di nuovo piazza del Duomo, a Milano e di riempire i marciapiedi dell'intera città, stendendoci sopra il tappeto della preghiera, nel nome dell'unico e vero dio: Allah nostro!»
Vecchio marpione di un Dar al-Franceschin: ne trova sempre una più del diavolo!
Gli ufficiali Salvioni e Marossi fendono la folla, battendo le mani e gridando:
- «Su, su, signori: tutti nelle lance di salvataggio, forza...Italia!»
Su ogni barca spicca l'immagine del Bersilvio Lusca, il nuovo capoccia italico.
"Con Titanic sforzo il popol d'Italia donò questi legni, a portar verso il sol dell'avvenire l'inverno di genti oppresse".
- «Non c'ho capito 'na mazza!», dice Abshir «ma mi sa di presa in giro e fine in discarica.»
Malfidente.
Improvvisamente tutte le luci si spengono, nel buio pesto di una notte senza luna.
- «Su, signori, ora vi caliamo in mare: remate fino a raggiungere quei puntolini luminosi, che siete arrivati a Ceuta e Melilla. Una volta a terra, tenete la testa bassa e non fate caso agli spari: continuate a correre e seguite la cartina, che porterà i sopravvissuti a destinazione. Quando arrivati, chiedete dell'Alto Commissario per i Rifugiati, palazzo Nazioni Unite, sezione Unhcr e buona permanenza!»
Il compagno Dar al-Franceschin ricevette una lettera, tempo dopo:
"Caro compagno, io, Ahmed e Abshir, appena ci riesce di finire il cunicolo per uscire dal campo, qui in Siberia, ti veniamo a trovare, che non so dove sta il tuo paradiso ma, appena ti acchiappiamo, l'inferno te lo facciamo conoscere noi! "
Da un giornale locale:
"L'imam Dar al-Franceschin è scomparso. Si pensa sia stato sequestrato dai servizi segreti americani. Tre i rapitori, di cui si conoscono i nomi in codice: Yusuf, Ahmed e Abshir. Maledetti imperialisti!»
Io, secondo me...13.05.2009
domenica 10 maggio 2009
O(r)moni
- «Beppe, ma hai visto quella? Roba da far drizzare un morto!»
Il gomito del tipo in calore scatta a raffica e martellante verso il mio fianco, a voler sottolineare la frenesia del maschio in fregola, in cerca di confidenziale complicità e attenzione.
«Alì, scusami, ma a me pare che sono tutte uguali.»
Dallo sguardo si capisce che Alì si sta chiedendo se il Beppe, oltre che d'altra sponda perché italiano, non lo sia anche per preferenze d'accoppiamento e portato verso quelli di pari sesso.
- «Ma come? Guarda quegli occhi malandrini, lo sguardo che invita all'alcova, le movenze che paiono serpentini contorcimenti di lasciva goduria; e la caviglia...bianca come ebano e slanciata come di gazzella. Quella ci sta, Beppe: me lo sento!»
Maledizione a quando mi sono lasciato trascinare in questo concorso di bellezza, che a quest'ora potevo essere a casa, a guardare la televisione e dare di cucchiaio nel barattolone di Nutella.
D'accordo, le donne sono donne e i miei ormoni ancora riescono a far salire la pressione, come le bustine di idrolitina, quella polverina effervescente che una volta ci mettevi nell'acqua di rubinetto per farci fare le bollicine e, se non tappavi subito la bottiglia, quella eruttava e ti ritrovavi come la macchina sotto i getti dell'autolavaggio.
Ora poi che la stagione e propizia e il caldo aiuta a far spogliare le donzelle, sempre più capita di puntare gli occhi nei punti maggiormente torniti e ruotare le palle dei bulbi oculari in modo indipendente, come il camaleonte, a seguire la libidinosa minigonna mentre l'occhio sotto il controllo della moglie, che ti sta a fianco come un carabiniere, resta fisso in una finta simulazione di indifferenza, mentre anni di mestiere riescono ad impedire che la lingua spunti a lato e la salivazione del pervertito sessuale tradisca insane pulsioni.
«Beppe, ma che sei: già in andropausa? Ma non vedi che gnocca di donna sta sfilando sulla passerella? L'aveva mica detto anche quel matematico greco...il...il...l'Archimede, ecco! Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo. Beppe, sei moscio? Davanti a tanta grazia d'appoggio a te ti si grippa la leva?»
Mò mi sta venendo la mosca al naso: cerco di sostenere lo scambio tra i popoli, l'apertura mentale verso le altrui culture, usi ed abitudini e assecondo Alì nella sua ricerca di emozioni sotto ombelico e mi prendo pure del decadente nel sistema di puntamento?
- «Alì, senti: tu ci devi avere una fervida fantasia nell'immaginare l'invisibile!»
Mi guarda un pochino risentito.
«Ma guardala...non vedi con quanta grazia volteggia e si muove? Osserva bene e dimmi se non è un bel pezzo di f...figliola!»
Per un momento resto interdetto, che non ho capito quell'improvvisa inversione di linguaggio, quando era scontata la sequenza vocale-consonante-vocale che, in quattro lettere, descrive ogni femmina che riesce a solleticare la corteccia libido-rettiliana del maschio arrapato.
- «Proprio una bella figliola. Ottima l'organizzazione e il gusto, che sposa tanta grazia a bellezza, rispettabile Khadra.»
Ah, ora ho capito l'improvvisa scomparsa di fulcro e leva, nella fisica di Alì; quatta quatta si era avvicinato lei, Khadra al-Mubarak, l'artefice del concorso per l'elezione della Miss.
Miss Arabia.
Come un termometro, aveva capito che la temperatura di Alì stava salendo vertiginosamente, visto il colorito scarlatto e la sudorazione, e per nulla convinta che fosse la camicia a gonfiargli la patta dei pantaloni.
«L'aspetto fisico esteriore che interessa tutti gli altri concorsi in giro per il mondo a noi non interessa affatto. I requisiti sono altri, non certamente quelli decadenti che si concentrano sulle misure del corpo femminile e sulla sua immagine: ci interessa la bellezza dell'anima e la morale!»
Chissà perché mena l'indice accusatore sul naso di Alì, ma fissa me.
Fino ad ora è riuscita a rendere decadente il povero Alì, mica il Beppe.
Per prudenza faccio sparire il volantino con il programma della manifestazione, dove tenevo l'inserto del paginone centrale e pieghevole con la coniglietta di Playboy.
- «C'hai ragione, Khadra: non di sola carne vive l'uomo!»
La tipa cambia bersaglio e, con i pugni sui fianchi, si china fino ad avere la punta del suo naso contro il generoso mio.
«Le duecento concorrenti non devono sfilare discinte! Per dieci settimane dovranno seguire corsi per scoprire la forza interiore, il tutto ispirato alle parole di Maometto: "Il Paradiso è sotto i piedi delle mamme". Impareranno ad ubbidire ai genitori ed essere esempio di moralità!»
C'ho messo meno ad addestrare il mio cane... lo penso ma non lo dico, alla Khandra.
Abbozzo un sorrisetto e, dopo un ultimo sguardo dubbioso, la via di mezzo tra una cariatide e la virago mi presenta la poppa - in termine marinaresco - e se ne va.
- «Caro Alì, te lo avevo detto che erano tutte uguali: con il Burqa addosso...tiri di fantasia, e nient'altro! E la Khadra avrebbe bisogno di una bella cura. Di o(r)moni!»
Io, secondo me...10.05.2009
Il gomito del tipo in calore scatta a raffica e martellante verso il mio fianco, a voler sottolineare la frenesia del maschio in fregola, in cerca di confidenziale complicità e attenzione.
«Alì, scusami, ma a me pare che sono tutte uguali.»
Dallo sguardo si capisce che Alì si sta chiedendo se il Beppe, oltre che d'altra sponda perché italiano, non lo sia anche per preferenze d'accoppiamento e portato verso quelli di pari sesso.
- «Ma come? Guarda quegli occhi malandrini, lo sguardo che invita all'alcova, le movenze che paiono serpentini contorcimenti di lasciva goduria; e la caviglia...bianca come ebano e slanciata come di gazzella. Quella ci sta, Beppe: me lo sento!»
Maledizione a quando mi sono lasciato trascinare in questo concorso di bellezza, che a quest'ora potevo essere a casa, a guardare la televisione e dare di cucchiaio nel barattolone di Nutella.
D'accordo, le donne sono donne e i miei ormoni ancora riescono a far salire la pressione, come le bustine di idrolitina, quella polverina effervescente che una volta ci mettevi nell'acqua di rubinetto per farci fare le bollicine e, se non tappavi subito la bottiglia, quella eruttava e ti ritrovavi come la macchina sotto i getti dell'autolavaggio.
Ora poi che la stagione e propizia e il caldo aiuta a far spogliare le donzelle, sempre più capita di puntare gli occhi nei punti maggiormente torniti e ruotare le palle dei bulbi oculari in modo indipendente, come il camaleonte, a seguire la libidinosa minigonna mentre l'occhio sotto il controllo della moglie, che ti sta a fianco come un carabiniere, resta fisso in una finta simulazione di indifferenza, mentre anni di mestiere riescono ad impedire che la lingua spunti a lato e la salivazione del pervertito sessuale tradisca insane pulsioni.
«Beppe, ma che sei: già in andropausa? Ma non vedi che gnocca di donna sta sfilando sulla passerella? L'aveva mica detto anche quel matematico greco...il...il...l'Archimede, ecco! Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo. Beppe, sei moscio? Davanti a tanta grazia d'appoggio a te ti si grippa la leva?»
Mò mi sta venendo la mosca al naso: cerco di sostenere lo scambio tra i popoli, l'apertura mentale verso le altrui culture, usi ed abitudini e assecondo Alì nella sua ricerca di emozioni sotto ombelico e mi prendo pure del decadente nel sistema di puntamento?
- «Alì, senti: tu ci devi avere una fervida fantasia nell'immaginare l'invisibile!»
Mi guarda un pochino risentito.
«Ma guardala...non vedi con quanta grazia volteggia e si muove? Osserva bene e dimmi se non è un bel pezzo di f...figliola!»
Per un momento resto interdetto, che non ho capito quell'improvvisa inversione di linguaggio, quando era scontata la sequenza vocale-consonante-vocale che, in quattro lettere, descrive ogni femmina che riesce a solleticare la corteccia libido-rettiliana del maschio arrapato.
- «Proprio una bella figliola. Ottima l'organizzazione e il gusto, che sposa tanta grazia a bellezza, rispettabile Khadra.»
Ah, ora ho capito l'improvvisa scomparsa di fulcro e leva, nella fisica di Alì; quatta quatta si era avvicinato lei, Khadra al-Mubarak, l'artefice del concorso per l'elezione della Miss.
Miss Arabia.
Come un termometro, aveva capito che la temperatura di Alì stava salendo vertiginosamente, visto il colorito scarlatto e la sudorazione, e per nulla convinta che fosse la camicia a gonfiargli la patta dei pantaloni.
«L'aspetto fisico esteriore che interessa tutti gli altri concorsi in giro per il mondo a noi non interessa affatto. I requisiti sono altri, non certamente quelli decadenti che si concentrano sulle misure del corpo femminile e sulla sua immagine: ci interessa la bellezza dell'anima e la morale!»
Chissà perché mena l'indice accusatore sul naso di Alì, ma fissa me.
Fino ad ora è riuscita a rendere decadente il povero Alì, mica il Beppe.
Per prudenza faccio sparire il volantino con il programma della manifestazione, dove tenevo l'inserto del paginone centrale e pieghevole con la coniglietta di Playboy.
- «C'hai ragione, Khadra: non di sola carne vive l'uomo!»
La tipa cambia bersaglio e, con i pugni sui fianchi, si china fino ad avere la punta del suo naso contro il generoso mio.
«Le duecento concorrenti non devono sfilare discinte! Per dieci settimane dovranno seguire corsi per scoprire la forza interiore, il tutto ispirato alle parole di Maometto: "Il Paradiso è sotto i piedi delle mamme". Impareranno ad ubbidire ai genitori ed essere esempio di moralità!»
C'ho messo meno ad addestrare il mio cane... lo penso ma non lo dico, alla Khandra.
Abbozzo un sorrisetto e, dopo un ultimo sguardo dubbioso, la via di mezzo tra una cariatide e la virago mi presenta la poppa - in termine marinaresco - e se ne va.
- «Caro Alì, te lo avevo detto che erano tutte uguali: con il Burqa addosso...tiri di fantasia, e nient'altro! E la Khadra avrebbe bisogno di una bella cura. Di o(r)moni!»
Io, secondo me...10.05.2009
venerdì 8 maggio 2009
mercoledì 6 maggio 2009
Gonzi
- «E mò, basta!»
Anche una caccola di mare si permette voce grossa e ci tratta da gonzi, tanto ci considera.
A dire il vero, il vero Gonzi sarebbe un altro: il Lawrence, primo ministro maltese.
Fatta franca una volta, ci ritenta, di schiacciare il pedalino della pattumiera per farci entrare ciò che è suo e che ritiene ruffo, da nascondere sotto il largo tappeto dell'italiota sponda.
Clack!
Si apre il coperchio Lampedusa e si getta l'ennesimo scarto.
- «Beppe, guarda che quelli non sono avanzi di pollo, ma resti di carne d'umanità sofferente!»
Certo, concordo.
La nostra brava gente e l'intero Belpaese hanno fatto la loro parte, prendendosi sulle spalle molti di quei reietti, portati da chi veramente li considera come rifiuti, da scaricare nell'orto del vicino.
Siamo meglio della Spagna dello Zapatero, che c'ha sparato addosso e li scaccia come cani, così come fa Francia e Germania: ma noi, no.
Cercare di applicare stessi metodi ci fa chiamare razzisti e xenofobi, ed è con questo marchio che cercano di farci rimanere il ricettacolo di tutto quanto agli altri andrebbe di strozzo.
Vogliono che noi si rimanga una spugna, ad assorbire quanto trabocca da un bicchiere ormai colmo.
Tra sparatorie, lucchetti e rigetti, tutti quelli attorno hanno formato un percorso obbligato, un corridoio, dei binari, su cui far marciare i disperati, indirizzandoli a noi.
- «Sciò, sciò...andate in Italia che n'atu sole cchiu' bello, oi nè: là ce sta 'o sole, là c'è rimasto 'o mare, na nénna a core a core, na canzone pè cantá...Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...chi ha dato, ha dato, ha dato...scurdáteve 'o ppassato, annate in Italy, cumpá!»
Pure uno sputo del Mediterraneo, come la Malta del Gonzo Lawrence, ci prende per i fondelli.
L'ennesimo barcone di disgraziati stanzia in acque maltesi ma, visto che gli è andata bene con quelli della Pinar, che se li è accollati l'Italia, ci riprovano con i nuovi, nella loro piscina: un primo natante con 144 migranti è fermo a 56 miglia marine a sud della costa siciliana e una seconda barca si trova sempre nel Canale di Sicilia, a 45 miglia dalla costa e trasporta 75 persone.
Tutte sotto l'ombra di parrocchia, che non è la nostra.
- «Italioti, son cazzi vostri: prendeteveli voi 'sti straccioni, che non vogliamo diventare "Maltusa", succursale di Lampedusa.»
Giuro che se lo prendo, il Lawrence Gonzi, lo affogo nella tazza del cesso: il bamba ha espresso "disgusto" verso quello che ha definito come "l'intransigenza dell'Italia nei confronti di vite umane" e "inaccettabile" il mancato soccorso d'immigrati, a pochi passi dalla costa di Lampedusa!
Capito l'antifona? In casa sua, ma "a pochi passi" dalla nostra!
Ponzio Pilato se ne lava mani e piedi, ma gli facciamo schifo, nell'ostinazione a voler mercanteggiare su vite umane.
Lawrence, tu non sei solo Gonzi: «Tu sì scemo!»
Una volta a Malta c'erano i cavalieri e poi se ne sono andati, portandosi via baracca, burattini e cavalli;
gli asini no, quelli sono rimasti a far specie a sé: quella dei Gonzi di Lawrence.
Io, secondo me...06.05.2009
Anche una caccola di mare si permette voce grossa e ci tratta da gonzi, tanto ci considera.
A dire il vero, il vero Gonzi sarebbe un altro: il Lawrence, primo ministro maltese.
Fatta franca una volta, ci ritenta, di schiacciare il pedalino della pattumiera per farci entrare ciò che è suo e che ritiene ruffo, da nascondere sotto il largo tappeto dell'italiota sponda.
Clack!
Si apre il coperchio Lampedusa e si getta l'ennesimo scarto.
- «Beppe, guarda che quelli non sono avanzi di pollo, ma resti di carne d'umanità sofferente!»
Certo, concordo.
La nostra brava gente e l'intero Belpaese hanno fatto la loro parte, prendendosi sulle spalle molti di quei reietti, portati da chi veramente li considera come rifiuti, da scaricare nell'orto del vicino.
Siamo meglio della Spagna dello Zapatero, che c'ha sparato addosso e li scaccia come cani, così come fa Francia e Germania: ma noi, no.
Cercare di applicare stessi metodi ci fa chiamare razzisti e xenofobi, ed è con questo marchio che cercano di farci rimanere il ricettacolo di tutto quanto agli altri andrebbe di strozzo.
Vogliono che noi si rimanga una spugna, ad assorbire quanto trabocca da un bicchiere ormai colmo.
Tra sparatorie, lucchetti e rigetti, tutti quelli attorno hanno formato un percorso obbligato, un corridoio, dei binari, su cui far marciare i disperati, indirizzandoli a noi.
- «Sciò, sciò...andate in Italia che n'atu sole cchiu' bello, oi nè: là ce sta 'o sole, là c'è rimasto 'o mare, na nénna a core a core, na canzone pè cantá...Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...chi ha dato, ha dato, ha dato...scurdáteve 'o ppassato, annate in Italy, cumpá!»
Pure uno sputo del Mediterraneo, come la Malta del Gonzo Lawrence, ci prende per i fondelli.
L'ennesimo barcone di disgraziati stanzia in acque maltesi ma, visto che gli è andata bene con quelli della Pinar, che se li è accollati l'Italia, ci riprovano con i nuovi, nella loro piscina: un primo natante con 144 migranti è fermo a 56 miglia marine a sud della costa siciliana e una seconda barca si trova sempre nel Canale di Sicilia, a 45 miglia dalla costa e trasporta 75 persone.
Tutte sotto l'ombra di parrocchia, che non è la nostra.
- «Italioti, son cazzi vostri: prendeteveli voi 'sti straccioni, che non vogliamo diventare "Maltusa", succursale di Lampedusa.»
Giuro che se lo prendo, il Lawrence Gonzi, lo affogo nella tazza del cesso: il bamba ha espresso "disgusto" verso quello che ha definito come "l'intransigenza dell'Italia nei confronti di vite umane" e "inaccettabile" il mancato soccorso d'immigrati, a pochi passi dalla costa di Lampedusa!
Capito l'antifona? In casa sua, ma "a pochi passi" dalla nostra!
Ponzio Pilato se ne lava mani e piedi, ma gli facciamo schifo, nell'ostinazione a voler mercanteggiare su vite umane.
Lawrence, tu non sei solo Gonzi: «Tu sì scemo!»
Una volta a Malta c'erano i cavalieri e poi se ne sono andati, portandosi via baracca, burattini e cavalli;
gli asini no, quelli sono rimasti a far specie a sé: quella dei Gonzi di Lawrence.
Io, secondo me...06.05.2009
martedì 5 maggio 2009
Milanhamas
La cosa se n'è uscita come quei piccoli peti traditori, che scappano contro volontà, ma se n'avverte presenza dall'odore e dal fatto che tutti si guardano in faccia, l'uno l'altro, a voler trasmettere il messaggio:
"Che schifo! Guarda però che io non centro niente...non è farina del mio sacco".
Una di queste puzzette c'è scappata al Comune di Milano, il sabato di maggio, nel secondo giorno dell'anno del Signore 2009: l'evaporato, e non di violetta, s'è distribuito in tutto il Palalido.
Fortuna ha voluto che la più parte della gente meneghina fosse in altre cose affaccendata, sparpagliata per l'intera penisola, ad approfittare di un ponte festaiolo e giornate di sole da sogno.
Hanno sporcato in casa, ma almeno c'è stato risparmiato l'aver visto tanto scempio, come quando migliaia di "cul in aria" avevano invaso il cortile del Duomo, sotto gli occhi della Madonnina, ad usare lo spazio come tappeto di preghiera, infischiandosene di essere in casa d'altri; anzi: addirittura usando ed abusando con prepotenza dell'altrui dabbenaggine, ad aver allungato mano senza proteggere il braccio.
Questo nostro paese - l'Eurabia, come proiezione - è usato come latrina, che tanto un popolo senza Dio è come un allevamento di maiali, da ingrassare per il mattatoio.
Appunto allora, il congresso dei macellai: la gente di Hamas, i leccaculo di contorno e il verbo del loro pappagallo, Ismail Haniyeth, trasmesso in videomessaggio, ad uso e consumo d'apprendisti e garzoni di bottega, pronti a "rubare il mestiere".
Gli è stato fatto dono di mangiatoia e abbeveratoio: galline che offrono del loro, a volpi e faine.
L'antipasto, per preparare lo stomaco.
Perché, alla fine, anche un bel caffè con un gotto di grappa?
Si chiama "ammazzacaffè" proprio perché, con l'acquavite cambia sapore.
Come l'ammazzacristiano, pratica ormai ben collaudata in tutto il mondo.
- «Beppe, ma che cazzo centra questo con il breve siparietto del Palalido? Non ti sembra di creare una tempesta nel bicchiere?»
Beh, deve essere lo stesso che affermò Ponzio Pilato:
- «Ahò, namo a magnà 'na sarciccia e levamoce er pensiero.»
Se ne lavò le mani e pure Roma intera che, da quel fare, iniziò a scivolare verso lo scarico.
Noi, fessacchiotti, siamo a voler credere di aver a che fare con episodi isolati, a vedere un tassello e non capire che è di un mosaico.
Quelli, a far d'ogni cacata una montagna e volo di mosche.
- «Ohè, sciori capoccioni: lo sapete d'aver dato la birreria a Hitler? I bischeri hanno ripetuto quel tanto che scritto - nero su bianco - nel loro statuto: l'unico ebreo buono è quello passato al forno! Siete andati anche voi a mangiare 'na sarsiccia, tanto per stare in tema di griglia e carbonella?»
E sono talmente cretini, i "poveri resistenti palestinesi", da sputare controvento e lasciarsi cadere l'incudine sui testicoli - dopo tanta dichiarazione d'intenti - accusando Israele di fascismo e di voler pulizia etnica e favorire l'apartheid: il bue che da del cornuto all'asino!
- «Ma sì, Beppe, non metterla giù così dura: è vero, i ragazzi sono vivaci, esuberanti, talvolta troppo fumini, ma sono giovani; dai tempo e impareranno; per ora, si stanno facendo...le ossa.»
Mi par così di sentirlo, il Mirko "Pilato" Paletti, presidente della società che ha lasciato che tutto questo accadesse.
- «Ho avuto l'autorizzazione dalla Questura e dal Prefetto; autorizzazioni e permessi erano in regola.»
Mai colpa di nessuno, che la poveretta è orfana, ma quando - raramente - qualcosa va bene, il merito ha tanti...e di una madre di larghe vedute, e non solo quelle.
Hanno consegnato sputacchiera a dei catarroici, a poter spalmare moccio in faccia al prossimo.
Della serie bizantina: teniamoci buoni tutti, che così si menano fuori dei nostri confini;
è un buon metodo di ginnastica, la pilates...Ponzio!
Bravo, Comune di Milano: hai saputo prendere la cosa di petto...o di peto?
Viva Milanhamas!
Io, secondo me...05.05.2009
"Che schifo! Guarda però che io non centro niente...non è farina del mio sacco".
Una di queste puzzette c'è scappata al Comune di Milano, il sabato di maggio, nel secondo giorno dell'anno del Signore 2009: l'evaporato, e non di violetta, s'è distribuito in tutto il Palalido.
Fortuna ha voluto che la più parte della gente meneghina fosse in altre cose affaccendata, sparpagliata per l'intera penisola, ad approfittare di un ponte festaiolo e giornate di sole da sogno.
Hanno sporcato in casa, ma almeno c'è stato risparmiato l'aver visto tanto scempio, come quando migliaia di "cul in aria" avevano invaso il cortile del Duomo, sotto gli occhi della Madonnina, ad usare lo spazio come tappeto di preghiera, infischiandosene di essere in casa d'altri; anzi: addirittura usando ed abusando con prepotenza dell'altrui dabbenaggine, ad aver allungato mano senza proteggere il braccio.
Questo nostro paese - l'Eurabia, come proiezione - è usato come latrina, che tanto un popolo senza Dio è come un allevamento di maiali, da ingrassare per il mattatoio.
Appunto allora, il congresso dei macellai: la gente di Hamas, i leccaculo di contorno e il verbo del loro pappagallo, Ismail Haniyeth, trasmesso in videomessaggio, ad uso e consumo d'apprendisti e garzoni di bottega, pronti a "rubare il mestiere".
Gli è stato fatto dono di mangiatoia e abbeveratoio: galline che offrono del loro, a volpi e faine.
L'antipasto, per preparare lo stomaco.
Perché, alla fine, anche un bel caffè con un gotto di grappa?
Si chiama "ammazzacaffè" proprio perché, con l'acquavite cambia sapore.
Come l'ammazzacristiano, pratica ormai ben collaudata in tutto il mondo.
- «Beppe, ma che cazzo centra questo con il breve siparietto del Palalido? Non ti sembra di creare una tempesta nel bicchiere?»
Beh, deve essere lo stesso che affermò Ponzio Pilato:
- «Ahò, namo a magnà 'na sarciccia e levamoce er pensiero.»
Se ne lavò le mani e pure Roma intera che, da quel fare, iniziò a scivolare verso lo scarico.
Noi, fessacchiotti, siamo a voler credere di aver a che fare con episodi isolati, a vedere un tassello e non capire che è di un mosaico.
Quelli, a far d'ogni cacata una montagna e volo di mosche.
- «Ohè, sciori capoccioni: lo sapete d'aver dato la birreria a Hitler? I bischeri hanno ripetuto quel tanto che scritto - nero su bianco - nel loro statuto: l'unico ebreo buono è quello passato al forno! Siete andati anche voi a mangiare 'na sarsiccia, tanto per stare in tema di griglia e carbonella?»
E sono talmente cretini, i "poveri resistenti palestinesi", da sputare controvento e lasciarsi cadere l'incudine sui testicoli - dopo tanta dichiarazione d'intenti - accusando Israele di fascismo e di voler pulizia etnica e favorire l'apartheid: il bue che da del cornuto all'asino!
- «Ma sì, Beppe, non metterla giù così dura: è vero, i ragazzi sono vivaci, esuberanti, talvolta troppo fumini, ma sono giovani; dai tempo e impareranno; per ora, si stanno facendo...le ossa.»
Mi par così di sentirlo, il Mirko "Pilato" Paletti, presidente della società che ha lasciato che tutto questo accadesse.
- «Ho avuto l'autorizzazione dalla Questura e dal Prefetto; autorizzazioni e permessi erano in regola.»
Mai colpa di nessuno, che la poveretta è orfana, ma quando - raramente - qualcosa va bene, il merito ha tanti...e di una madre di larghe vedute, e non solo quelle.
Hanno consegnato sputacchiera a dei catarroici, a poter spalmare moccio in faccia al prossimo.
Della serie bizantina: teniamoci buoni tutti, che così si menano fuori dei nostri confini;
è un buon metodo di ginnastica, la pilates...Ponzio!
Bravo, Comune di Milano: hai saputo prendere la cosa di petto...o di peto?
Viva Milanhamas!
Io, secondo me...05.05.2009
giovedì 30 aprile 2009
panDHIMMIa

Non so se tra quei quattro gatti che mi leggono c'è pure un astronomo:
se si, l'invito a guardare alto nel cielo, le "lune gemelle".
.- «Beppe, guarda che non esistono lune gemelle, nel nostro quadrante astronomico, fuori della porta di casa.»
Certo che no: l'amico avrebbe perfettamente ragione, sul piano di costellazioni, astri e sferoidi, ma non sulle palle.
Sono le mie, e orbitano e girano...oh, si: eccome se girano!
Santa pazienza: e come si fa a fermare il frullino, quando ti tocca sentire, per l'ennesima volta, il solito coretto di pappagalli, che sale in cattedra e sentenzia.
Oh, buon Dio, guarda bene, nel tuo laboratorio, che forse di qualcuno c'hai lasciato la polpettina grigia;
sai, di quella che sta tra quei distanziatori chiamate orecchie: nel vuoto che c'hai lasciato si formano correnti d'aria, che poi uno si agita, suda e poi muore.
- «Ecco dimostrata l'infallibilità della fede musulmana che [...] l'Islam non avrebbe vietato di magiare la carne di maiale se l'animale non fosse la causa di gravi danni alla salute degli uomini [...] è una punizione divina contro gli occidentali, che per la loro blasfemia non hanno saputo attenersi al volere di Allah".
E te pareva, che il prezzemolo non ritornasse in tavola.
Tempo addietro, la stessa manica d'imbecilli era ancora a pestare sui preziosi gemelli e ragliare identica litania:
- «Il terremoto? Il castigo di Allah!»
Ma, mi chiedo: non c'ha nient'altro da fare? Qualcosa di buono, almeno per sbaglio, non gli riesce di fare?
Alla fine, cosa siamo: degli oggetti per giochi sadomaso?
E daje, con la menata di torrone: e questo è immondo, e quello è infetto, e quell'altro c'ha un difetto, e questo è fallato, è sbeccato, è basso, è alto, è pelato, è bianco, è rosso, è nero, è infedele, è miscredente, è peccatore, e di qui, e di là, e questo e quello.
Mi viene naturale chiedere chi le ha fabbricate, 'ste cose: neanche ero nato.
Una cosa doveva fare Lui, e nessuno gli correva dietro: poteva prendersi tutto il tempo che voleva;
l'eternità, se necessario.
Comincia con gli angeli: belli di papà loro.
Gli si rivoltano contro.
Ritenta con l'uomo: bello di papà suo.
Peggio che andar di notte.
Che, ci devi mandare a loro gli accidenti?
E io, povero esserino, a difendermi c'ho solo un avvocato: quello del diavolo!
- «Ussìgnur, grazie per lo scampato pericolo, merito di saggezza divina, che ci rende immuni a questo nuovo flagello, abbattutosi sugli apostati», recita il bischero beduino.
Uccello, maiale, uomo...Allah la prende alla larga, gioca di sponda.
Nessuno di questi è però il vero colpevole: il carognino è il virus, un altro uscito dalla bottega artigianale di chi s'è messo ad impastare gli elementi.
- «E adesso, che fò?», avrà pensato il cuoco; «Che gli racconto a quelli, che mi adorano, convinti che mi riesce tutto bene?»
Errata corrige: non mangiate il maiale.
Il porcello è d'accordo.
E poi prende il più fessacchiotto dell'opera bipede lo fa berciare:
- «La Legge di Allah accade sulla Sua creazione ed Egli ha fatto alcuni della Sua creazione una prova (fitnah) per gli altri. Così, dalla creazione ha fatto credenti e miscredenti, ricchi e poveri, intelligenti e ignoranti, e questo era dalle massime ragioni per il loro differire».
Una prova...ma va a da via i ciapp!
Si è fatto di necessità virtù.
- Ti massacro, ma lo faccio per il tuo bene: ti frullo la carne, ma salvi l'anima.»
"Grazie per lo scampato pericolo, la saggezza divina ci ha reso immuni a questo flagello, scodellato sugli apostati".
- «Ohè, pirlotto: guarda che si trasmette attraverso l'aria, non il cibo! L'immunità ce l'hai solo se smetti di respirare. Non te l'ha detto il papi? Il tuo manuale del piccolo dottore ha bisogno di qualche aggiornamento e della ristampa.»
Studia, ignorante.
E poi: alla conta dei morti, il povero suino - così per cani e scimmie - resta abbondantemente staccato, che la spada di Allah e del suo profeta ne ha fatti molti, tanti di più!
Peggio della pandemia, c’è solo la...panDHIMMIa.
E guarda che non è stagione di castagne: piantale di rompermi i marroni!
Io, secondo me...04.05.2009
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