lunedì 26 ottobre 2009
giovedì 22 ottobre 2009
Yes we canna
Correva l'anno 2004, in quel del 31 dicembre: Roberto Dal Bosco, muratore di 29 anni, colpì Silvio Berlusconi con un cavalletto per fotografi, il fatidico treppiede;
alla prima affermazione da bullo, "L'ho fatto per togliermi uno sfizio", il Roby passa a fare il bava, con "È stata una bravata, per far colpo su alcune ragazze" per poi cercare di pararsi dalle conseguenze, con una mano davanti e l'altra dietro, alla vigliacca ritirata del "L'ho colpito involontariamente: volevo solo strattonarlo, ma il treppiede dell'apparecchiatura mi è sfuggito dopo aver perso l'equilibrio".
Scusa penosa, ma la zucca era quella del Presidente del Consiglio, Silvio Berluska, e quindi "Visto, si stampi!", sulla pelata dell'odiato.
Già da allora sotto la brace sortì un focherello, come su Indymedia dove, ad uno che diceva "Doveva tirare un mattone...se lo meritava...Dal Bosco, tu sei stato fortunato perché hai potuto realizzare il sogno di milioni d'italiani; hai messo in pratica il pensiero che ha accarezzato le menti di molti", un altro faceva coro con "Dal Bosco è un esempio: speriamo ke st'altra volta qualcuno tiri un colpo di rivoltella al duce Berlusconi".
La Rosy Bindi, quella che se l'è presa quando le hanno detto che "È più bella che intelligente", allora se ne uscì con un perfido "Doveva aspettarselo".
Già, proprio come le quindici vittime del Luca Bianchini, stupratore seriale e coordinatore del circolo del Torrino all'Eur, militanza Partito Democratico.
Dovevano aspettarselo, il cavallone invece che il cavalletto, e non in testa.
Che fortuna per la Rosy, non essere passata da quelle parti!
- «Ma, santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi!»
Matteo Mezzadri, coordinatore di circolo del Pd a Vignola e membro della segreteria provinciale dei Giovani Democratici di Modena, 22 anni, laureando in Ingegneria, ha pubblicato su Facebook questo deja vu, il già visto, anzi: già sentito.
Poco importa che poi le dimissioni siano presentate e accettate: la pancia aveva fatto i suoi venti, dopo il borbottio della pentola di fagioli, da tempi immemori sul fuoco.
Da tempo la sinistra ripete che siamo in un regime, che il Caimano è un pericolo, che l'Egoarca ( tradotto: chi, egoista e presuntuoso, pretende di imporre la propria autorità e la propria morale) è un tiranno;
e pure il Tontino di Pietro ci mette del suo, con forbito linguaggio: il Cavaliere è Mussolini, Hitler, Stalin, Videla, Saddam!
Morale della favola: la dittatura non si riforma, si abbatte!
Se solo una parte di queste angherie fosse stata applicata al e ai loro, i sinistri, da tempo, avrebbero già aperto gli armadi, imbracciato kalashnikov e grappoli di bombe a mano.
Fortuna che questo regime scassato non riesce a turare le falle dell'informazione, a mandare le sue squadracce a distruggere rotative, spaccar zucche e ungere con olio di ricino, che tanti spurghi sono a venirci tra i piedi, e chi dice di non essere libero cazzeggia come gli pare, vende libri, giornali e sputacchia, da radio e televisione, l'acido corrosivo della propria bile.
L'onda arriva da lontano, meticolosamente preparata, partendo dalla pellicola cinematografica.
"Shooting Silvio", prodotto nel 2006 ed uscito nel 2007: il protagonista è un giovane uomo, sempre più deluso dalla società, che identifica nel piccoletto l'incarnazione del male e decide di fermarlo a tutti i costi: prima con un libro-invettiva, poi, progettando addirittura di rapirlo e ucciderlo.
E "Ho ammazzato Berlusconi", del 2008, opera prima di Gianluca Rossi e Daniele Giometto, ispirato dal romanzo "L'omicidio Berlusconì" di Andrea Salieri, dove lo mettiamo?
- «L'abbiamo proposto a vari distributori di nicchia, ma il titolo e il contenuto del film, spaventano», dissero allora i suoi autori.»
Coraggio, Kompagni: la semina oggi promette buon raccolto.
Sulla rete ora spuntano come i funghi siti inneggianti all'impallinatura del Silvio:
a furia di inviare messaggi non più ormai subliminali, un coglione alla fine si trova, a sostituire un treppiede con la P38, come ai vecchi e nostalgici bei tempi.
Finalmente anche la sinistra potrà tornare alle sue feste ma, sotto la brace non ci saranno più costine e salamelle, ma "La gioiosa macchina da guerra" degli amici di merende, gli stellati a cinque punte;
allora apparirà il messia rosso, il condottiero carismatico, a poter dire:
- «Yes, we canna!».
Quella della pistola.
Io, secondo me...22.10.2009
alla prima affermazione da bullo, "L'ho fatto per togliermi uno sfizio", il Roby passa a fare il bava, con "È stata una bravata, per far colpo su alcune ragazze" per poi cercare di pararsi dalle conseguenze, con una mano davanti e l'altra dietro, alla vigliacca ritirata del "L'ho colpito involontariamente: volevo solo strattonarlo, ma il treppiede dell'apparecchiatura mi è sfuggito dopo aver perso l'equilibrio".
Scusa penosa, ma la zucca era quella del Presidente del Consiglio, Silvio Berluska, e quindi "Visto, si stampi!", sulla pelata dell'odiato.
Già da allora sotto la brace sortì un focherello, come su Indymedia dove, ad uno che diceva "Doveva tirare un mattone...se lo meritava...Dal Bosco, tu sei stato fortunato perché hai potuto realizzare il sogno di milioni d'italiani; hai messo in pratica il pensiero che ha accarezzato le menti di molti", un altro faceva coro con "Dal Bosco è un esempio: speriamo ke st'altra volta qualcuno tiri un colpo di rivoltella al duce Berlusconi".
La Rosy Bindi, quella che se l'è presa quando le hanno detto che "È più bella che intelligente", allora se ne uscì con un perfido "Doveva aspettarselo".
Già, proprio come le quindici vittime del Luca Bianchini, stupratore seriale e coordinatore del circolo del Torrino all'Eur, militanza Partito Democratico.
Dovevano aspettarselo, il cavallone invece che il cavalletto, e non in testa.
Che fortuna per la Rosy, non essere passata da quelle parti!
- «Ma, santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi!»
Matteo Mezzadri, coordinatore di circolo del Pd a Vignola e membro della segreteria provinciale dei Giovani Democratici di Modena, 22 anni, laureando in Ingegneria, ha pubblicato su Facebook questo deja vu, il già visto, anzi: già sentito.
Poco importa che poi le dimissioni siano presentate e accettate: la pancia aveva fatto i suoi venti, dopo il borbottio della pentola di fagioli, da tempi immemori sul fuoco.
Da tempo la sinistra ripete che siamo in un regime, che il Caimano è un pericolo, che l'Egoarca ( tradotto: chi, egoista e presuntuoso, pretende di imporre la propria autorità e la propria morale) è un tiranno;
e pure il Tontino di Pietro ci mette del suo, con forbito linguaggio: il Cavaliere è Mussolini, Hitler, Stalin, Videla, Saddam!
Morale della favola: la dittatura non si riforma, si abbatte!
Se solo una parte di queste angherie fosse stata applicata al e ai loro, i sinistri, da tempo, avrebbero già aperto gli armadi, imbracciato kalashnikov e grappoli di bombe a mano.
Fortuna che questo regime scassato non riesce a turare le falle dell'informazione, a mandare le sue squadracce a distruggere rotative, spaccar zucche e ungere con olio di ricino, che tanti spurghi sono a venirci tra i piedi, e chi dice di non essere libero cazzeggia come gli pare, vende libri, giornali e sputacchia, da radio e televisione, l'acido corrosivo della propria bile.
L'onda arriva da lontano, meticolosamente preparata, partendo dalla pellicola cinematografica.
"Shooting Silvio", prodotto nel 2006 ed uscito nel 2007: il protagonista è un giovane uomo, sempre più deluso dalla società, che identifica nel piccoletto l'incarnazione del male e decide di fermarlo a tutti i costi: prima con un libro-invettiva, poi, progettando addirittura di rapirlo e ucciderlo.
E "Ho ammazzato Berlusconi", del 2008, opera prima di Gianluca Rossi e Daniele Giometto, ispirato dal romanzo "L'omicidio Berlusconì" di Andrea Salieri, dove lo mettiamo?
- «L'abbiamo proposto a vari distributori di nicchia, ma il titolo e il contenuto del film, spaventano», dissero allora i suoi autori.»
Coraggio, Kompagni: la semina oggi promette buon raccolto.
Sulla rete ora spuntano come i funghi siti inneggianti all'impallinatura del Silvio:
a furia di inviare messaggi non più ormai subliminali, un coglione alla fine si trova, a sostituire un treppiede con la P38, come ai vecchi e nostalgici bei tempi.
Finalmente anche la sinistra potrà tornare alle sue feste ma, sotto la brace non ci saranno più costine e salamelle, ma "La gioiosa macchina da guerra" degli amici di merende, gli stellati a cinque punte;
allora apparirà il messia rosso, il condottiero carismatico, a poter dire:
- «Yes, we canna!».
Quella della pistola.
Io, secondo me...22.10.2009
martedì 13 ottobre 2009
Game boy
- «Ehi, Mohammed, abbiamo messo su pancetta, eh?»
Chi l'ha visto, nella bruma del primo mattino, così deve averlo apostrofato, mentre si trascinava appresso una cassetta d'attrezzi e qualche chilo d'esplosivo, che quel che nascondeva non era, purtroppo, il pannicolo delle "maniglie dell'amore", come si dice di chi, dopo il matrimonio, mette su uno strato di pancetta, nel giro vita.
Il Game Mohammed era imbottito di polvere da sparo: come per gli emuli per categoria del dottor House o degli sbirri, alla Starsky e Hutch, pure lui si era invaghito dell'immagine idealizzata dell'eroe, magari stronzo, ma perfetto per la missione cui era chiamato.
Non stava più nella pelle...oddio, quasi pure per davvero, nel voler passare di qualità e lasciare segno di un passaggio, in una vita che riteneva altrimenti povera di contenuto, se non addirittura banale;
e allora, una botta e via: cosa c'è di meglio che far saltare in aria il prossimo?
Una famiglia, un grappolo di figli, un lavoro e regolare permesso di soggiorno: quanti, nelle sue condizioni, farebbero...carte false, pur di mettere tanto equilibrio nella propria vita;
magari usciti con le ossa rotte da persecuzioni, guerre, pestilenze, umiliazioni, bastonate, e trasporti, e sbarchi clandestini, dopo la pigiatura e il macero, tra sudore, piscio ed escrementi, sardine in tanta salsa, ma con speranza d'esistenza migliore.
La benevolenza di un Dio misericordioso l'aveva risparmiato di tanto, ma la mamma, quella degli imbecilli, sempre incinta e prolifica, gli aveva dato poppata e latte d'odio, ed altro dio era quello che voleva servire, e per nulla pietoso, ma alla ricerca perenne di tettarelle di sangue.
Mohammed, sei un cretino!
Dove trovare uno scimunito così, che il premio dello scemo più scemo questo se lo prende al volo;
anche il Nobel di Obama, a confronto, perde di smalto.
Mazziato e cornuto, il Mohammed: nessun danno rilevante a cose e persone, tranne lui, che si ritrova senza una mano e cieco.
- «Dio esiste!» mi sento di dire, felice dell'epilogo, e lo dica con nulla spirito cristiano e con tutto il disprezzo per il quarto di bue senza cervello;
e, Mohammed, ascolta me: ti è andata ancora di culo, che se perdevi pure l'altra mano, andavi al cesso con l'accompagnatore, mangiavi dalla ciotola del cane e cambiavi stazioni radio usando la lingua.
Già, dimenticavo, ora non ci vedi più.
Pazienza: la farai fuori della tazza, ti s'infilerà il naso nel piatto della minestra, ma pensa positivo: risparmierai sulle lampadine.
Caserma dell'esercito Santa Barbara di via Perrucchetti a Milano, sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell'esercito: che t'avevano fatto?
E Guido La Veneziana, caporale di 20 anni, che avvicinatosi ha rischiato di saltare in aria pure lui: che ti aveva fatto?
E quelli che ti stavano attorno, che centravano?
Pirla cammellato: entri in casa mia, mangi dal mio piatto e ne hai goduto ospitalità;
se ti stavamo sui coglioni, perché non sei tornato al paesello, e se proprio ti stava sul piloro la causa Afghana o di Canicattì, perché non sei andato a combattere dove ci si mena le mani, tra gente armata, e non in mezzo agli innocenti?
Beh, coraggio, che se fino ad ora ti avevamo dato...una mano, adesso ti mettiamo quella di Capitan Uncino.
"Nella notte sono stati fermati a Milano due suoi complici: un libico e un egiziano; il primo gli avrebbe dato il materiale esplosivo mentre l'altro - vicino di casa - lo avrebbe accompagnato davanti alla caserma".
- «Mohammed, t'hanno coglionato!»
Si susseguono le notizie:
"Aveva aperto una ditta individuale: muratore ed elettricista, lui che in Libia aveva studiato da ingegnere elettronico, qualcuno dice addirittura laureato".
Vista la figura barbina e l'epilogo, mi verrebbe di avvalorare solo che è un semplice manovale, apprendista del tubo, più che elettricista, ingegnere del menga, da come ha incartato la polvere pirica, e laureato come un comunista uscito con il sei politico, dall'università degli asini.
Aveva cercato di entrare nella caserma senza dare nell'occhio: non ce l'ha fatta, ma l'occhio l'ha lasciato, anzi, tutti e due!
Imbecille.
Giusto ad inquadrare il tipo, continuo a leggerne qualifica:
"La casa popolare, due locali senza bagno nel casermone di via Civitali, l'aveva occupata [...] forzando la porta-finestra del piccolo balcone [...] all'epoca la sua compagna aveva già due bambini, da una precedente relazione e già incinta del primo di Mohamed: l'avevano chiamato Islam. Tre anni dopo, un altro, di nome Omar. In sei, tutti stipati in quei due locali. Da abusivi. All'Aler, l'azienda milanese di edilizia popolare, la pratica era nota: erano morosi di 11mila euro».
Però, aveva imparato in fretta, il Mohammed, di come si sgomita e ci si piazza passando avanti alla fila, al grido di "Mors tua vita mea", la tua morte è la mia vita;
e questo ha cercato di metterlo in pratica sul serio, cercando di dinamitare la pelle d'altri.
'fanculo, stronzo; hai sputato controvento e c'hai il tuo catarro, di ritorno: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Oh, scusa, dimenticavo: per piangere ci vogliono gli occhi, non quelli di vetro.
Ancora in lettura, intravedo dove, quando e come la noce di cervello ha cominciato a sbiellare:
- «Ultimamente si erano aggravati i problemi di salute di Mohamed: soffriva di cuore e anche alla gola. Era convinto che la morte fosse vicina [...] Era da mesi che si era riavvicinato ad Allah. Era anche tornato a frequentare la moschea di viale Jenner [...] era molto, molto arrabbiato per i soldati che l'Italia ha inviato in Afghanistan», racconta il suo amico Israfil.
Eccola, la palude del fiele, quella moschea putrefatta di viale Jenner, discarica d'ogni pensiero fognario del talebanpensiero, lavanderia per centrifugazione di cervelli in gelatina.
Seppure in sei in una casa occupata, senza bagno - tanto che, per lavarsi dovevano andare da parenti od amici, come spiegava la moglie - riuscendo a mettere assieme un migliaio d'euro al mese, tiravano avanti, che ho conosciuto anziani soli, a raccattare gli avanzi del mercato, vedersela peggio, e senza più davanti la prateria della vita, da cui brucare.
L'Afghanistan, Allah, il profeta, il Jihad, centra nulla: il Mohammed era solo alla ricerca di riscattare e dar valore ad una vita, altrimenti fallimentare e trovare vigliacca e facile via d'uscita, in stile "Muoia Sansone con tutti i filistei", a poter rimarcare che "Mancò la fortuna non il valore".
No, il Mohammed Game non mi fa compassione:
Game boy: game over !
Io, secondo me...13.10.2009
Chi l'ha visto, nella bruma del primo mattino, così deve averlo apostrofato, mentre si trascinava appresso una cassetta d'attrezzi e qualche chilo d'esplosivo, che quel che nascondeva non era, purtroppo, il pannicolo delle "maniglie dell'amore", come si dice di chi, dopo il matrimonio, mette su uno strato di pancetta, nel giro vita.
Il Game Mohammed era imbottito di polvere da sparo: come per gli emuli per categoria del dottor House o degli sbirri, alla Starsky e Hutch, pure lui si era invaghito dell'immagine idealizzata dell'eroe, magari stronzo, ma perfetto per la missione cui era chiamato.
Non stava più nella pelle...oddio, quasi pure per davvero, nel voler passare di qualità e lasciare segno di un passaggio, in una vita che riteneva altrimenti povera di contenuto, se non addirittura banale;
e allora, una botta e via: cosa c'è di meglio che far saltare in aria il prossimo?
Una famiglia, un grappolo di figli, un lavoro e regolare permesso di soggiorno: quanti, nelle sue condizioni, farebbero...carte false, pur di mettere tanto equilibrio nella propria vita;
magari usciti con le ossa rotte da persecuzioni, guerre, pestilenze, umiliazioni, bastonate, e trasporti, e sbarchi clandestini, dopo la pigiatura e il macero, tra sudore, piscio ed escrementi, sardine in tanta salsa, ma con speranza d'esistenza migliore.
La benevolenza di un Dio misericordioso l'aveva risparmiato di tanto, ma la mamma, quella degli imbecilli, sempre incinta e prolifica, gli aveva dato poppata e latte d'odio, ed altro dio era quello che voleva servire, e per nulla pietoso, ma alla ricerca perenne di tettarelle di sangue.
Mohammed, sei un cretino!
Dove trovare uno scimunito così, che il premio dello scemo più scemo questo se lo prende al volo;
anche il Nobel di Obama, a confronto, perde di smalto.
Mazziato e cornuto, il Mohammed: nessun danno rilevante a cose e persone, tranne lui, che si ritrova senza una mano e cieco.
- «Dio esiste!» mi sento di dire, felice dell'epilogo, e lo dica con nulla spirito cristiano e con tutto il disprezzo per il quarto di bue senza cervello;
e, Mohammed, ascolta me: ti è andata ancora di culo, che se perdevi pure l'altra mano, andavi al cesso con l'accompagnatore, mangiavi dalla ciotola del cane e cambiavi stazioni radio usando la lingua.
Già, dimenticavo, ora non ci vedi più.
Pazienza: la farai fuori della tazza, ti s'infilerà il naso nel piatto della minestra, ma pensa positivo: risparmierai sulle lampadine.
Caserma dell'esercito Santa Barbara di via Perrucchetti a Milano, sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell'esercito: che t'avevano fatto?
E Guido La Veneziana, caporale di 20 anni, che avvicinatosi ha rischiato di saltare in aria pure lui: che ti aveva fatto?
E quelli che ti stavano attorno, che centravano?
Pirla cammellato: entri in casa mia, mangi dal mio piatto e ne hai goduto ospitalità;
se ti stavamo sui coglioni, perché non sei tornato al paesello, e se proprio ti stava sul piloro la causa Afghana o di Canicattì, perché non sei andato a combattere dove ci si mena le mani, tra gente armata, e non in mezzo agli innocenti?
Beh, coraggio, che se fino ad ora ti avevamo dato...una mano, adesso ti mettiamo quella di Capitan Uncino.
"Nella notte sono stati fermati a Milano due suoi complici: un libico e un egiziano; il primo gli avrebbe dato il materiale esplosivo mentre l'altro - vicino di casa - lo avrebbe accompagnato davanti alla caserma".
- «Mohammed, t'hanno coglionato!»
Si susseguono le notizie:
"Aveva aperto una ditta individuale: muratore ed elettricista, lui che in Libia aveva studiato da ingegnere elettronico, qualcuno dice addirittura laureato".
Vista la figura barbina e l'epilogo, mi verrebbe di avvalorare solo che è un semplice manovale, apprendista del tubo, più che elettricista, ingegnere del menga, da come ha incartato la polvere pirica, e laureato come un comunista uscito con il sei politico, dall'università degli asini.
Aveva cercato di entrare nella caserma senza dare nell'occhio: non ce l'ha fatta, ma l'occhio l'ha lasciato, anzi, tutti e due!
Imbecille.
Giusto ad inquadrare il tipo, continuo a leggerne qualifica:
"La casa popolare, due locali senza bagno nel casermone di via Civitali, l'aveva occupata [...] forzando la porta-finestra del piccolo balcone [...] all'epoca la sua compagna aveva già due bambini, da una precedente relazione e già incinta del primo di Mohamed: l'avevano chiamato Islam. Tre anni dopo, un altro, di nome Omar. In sei, tutti stipati in quei due locali. Da abusivi. All'Aler, l'azienda milanese di edilizia popolare, la pratica era nota: erano morosi di 11mila euro».
Però, aveva imparato in fretta, il Mohammed, di come si sgomita e ci si piazza passando avanti alla fila, al grido di "Mors tua vita mea", la tua morte è la mia vita;
e questo ha cercato di metterlo in pratica sul serio, cercando di dinamitare la pelle d'altri.
'fanculo, stronzo; hai sputato controvento e c'hai il tuo catarro, di ritorno: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Oh, scusa, dimenticavo: per piangere ci vogliono gli occhi, non quelli di vetro.
Ancora in lettura, intravedo dove, quando e come la noce di cervello ha cominciato a sbiellare:
- «Ultimamente si erano aggravati i problemi di salute di Mohamed: soffriva di cuore e anche alla gola. Era convinto che la morte fosse vicina [...] Era da mesi che si era riavvicinato ad Allah. Era anche tornato a frequentare la moschea di viale Jenner [...] era molto, molto arrabbiato per i soldati che l'Italia ha inviato in Afghanistan», racconta il suo amico Israfil.
Eccola, la palude del fiele, quella moschea putrefatta di viale Jenner, discarica d'ogni pensiero fognario del talebanpensiero, lavanderia per centrifugazione di cervelli in gelatina.
Seppure in sei in una casa occupata, senza bagno - tanto che, per lavarsi dovevano andare da parenti od amici, come spiegava la moglie - riuscendo a mettere assieme un migliaio d'euro al mese, tiravano avanti, che ho conosciuto anziani soli, a raccattare gli avanzi del mercato, vedersela peggio, e senza più davanti la prateria della vita, da cui brucare.
L'Afghanistan, Allah, il profeta, il Jihad, centra nulla: il Mohammed era solo alla ricerca di riscattare e dar valore ad una vita, altrimenti fallimentare e trovare vigliacca e facile via d'uscita, in stile "Muoia Sansone con tutti i filistei", a poter rimarcare che "Mancò la fortuna non il valore".
No, il Mohammed Game non mi fa compassione:
Game boy: game over !
Io, secondo me...13.10.2009
lunedì 12 ottobre 2009
giovedì 8 ottobre 2009
mercoledì 7 ottobre 2009
Abbondianza
Ma non diciamo cazzate: la storia del "burqa-hard", il tendone con graticcio sugli occhi, o il "light", senza graticola, chiamato nijab, non deve portare a farisaiche ipocrisie, a bizantinismi, a far credere che il non volerlo a casa nostra è solo per colpa di un Regio Decreto del 1931, a cui sembra ci si deve inchinare, con fare piagnone, da cane bastonato, formato "madonnina infilzata" !!
- «Scusate, signori, se c'impicciamo degli affari vostri...sapete, avete tutta la nostra comprensione, che le donne sono come le conserve: stanno meglio sott'olio, sale o spirito; non vorremmo, ma lo impone una legge, approvata quando ancora c'erano le guerre puniche e quindi, almeno scoprite le facce», e si dice mostrando faccia mesta e tremebonda, alla Don Abbondio.
Come il Roby Cota, deputato della Lega Nord: "Non siamo razzisti, non abbiamo niente contro i musulmani, ma la legge deve essere uguale per tutti. La nostra proposta è assolutamente generale, come deve essere una legge".
"Abbondianza", l'arte de vivaista che coltiva l'erba gramigna del vil pensiero.
Quei teloni ambulanti sono segni di sottomissione, per chi li porta, e di dominanza per chi li impone, come quando metto il cane nel trasportino ma almeno, per il quadrupede, la costrizione dura solo il tempo di un viaggio!
"Not in my back yard", non nel mio giardino o dietro casa mia, che se loro hanno una sensibilità, la nostra non è altrettanto da meno e disprezzabile, rassicurati dall'essere ancora padroni nel e del proprio!
"Burqate" e infibulazioni sono forme di castrazione al femminile, umiliazioni e dimostrazioni di possesso, ma non di una cosa, ma di persone, perché le donne, anche se non sembra, un'anima pur'esse l'hanno, cretini!
L'avere - il volere - dimezzato, se non azzerato, la loro importanza, è solo matematica da somari, con somme tirate su carta da salumaio, e certo non di un dio, che altrimenti avrebbe da sè formato, attorno alla "fimmina", una crosta, con griglia oculare e intracosciale vagina "usa e getta"!
Incrostazioni tribali, e non sono io solo a dirlo;
anche Mohammed Said Tantawi, grande imam dell'università al Azhar - mica un semplice bau-bau micio-micio - certifica che:
"[...] burqa e niqab non sono simboli religiosi. Il velo integrale va abolito nelle classi anche in Egitto; è un'abitudine che non ha nulla a che fare con la religione", rimettendosi a posto le maniche, dopo aver sbattuto fuori una che indossava il sudario, rispondendo alle proteste con un "Io m'intendo di religione più di te e dei tuoi genitori", richiamando la sura più citata a questo proposito, la numero 33, versetto 59, che parla genericamente di mantelli (in arabo jilbab), ma per una mazza di mascherate e scafandri.
Tiè; prendi, incassa e porta a casa!
Immediata la levata di scudi dei giuristi radicali, che hanno fatto una cagnara infernale, minacciato di sommergerlo di merda.
- «Disonore, infamia, sacrilegio. Dopo tanto tempo, mettere in discussione la dominanza del pisello!»
E i Bin Nicolin Al Pasqual, neo convertiti o simpatizzanti:
- «ll'uommene nun se mettono scuorno 'e penzà schifezze!», gli uomini non si vergognano di pensare cose sporche.
La capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta:
"Come può una legge parlare d'affiliazione religiosa? Ma stiamo scherzando? Come si può pensare di modificare una cultura con una norma? L'unico effetto sarebbe quello di segregare in casa le donne islamiche; è una legge cattiva contro gli immigrati, ma soprattutto è una legge razzista e una legge contro le donne".
Cultura il burqa? Legge razzista, contro le donne?
Vabbè, lasciamo stare che altrimenti, oltre a metterle sotto tenda, le sigillerebbero pure in casa!
A Doni, statte zitta, che se fossi tu sotto vuoto non saresti così cruda e cinica.
E non si dica che il divieto è anti-costituzionale, che la prigionia e la schiavitù vale peggio e le Ferranti hanno solo da salvare il cadreghino e servire il partito, non la dignità d'essere "libera donna in libero arbitrio", sia per Giustizia della Camera che per eguaglianza dei sessi, a meno che le signore di sinistra sono neutre e, come gli angeli, asessuate!
La Doni, gemella con l'altre:
"[...] esponenti del Pd, la senatrice Magda Negri e la compagna di partito Sara Paladini, per protestare contro la recente ordinanza del sindaco di Varallo Sesia (Vercelli), Gianluca Buonanno (parlamentare della Lega Nord), che vieta l'uso del costume indossato dalle donne musulmane in piscine, fiumi e torrenti della città, si sono immerse con il burqini, nelle acque del fiume Sesia".
Beh, lasciamo tempo al tempo: se queste son donne, fioriranno.
Prima dell'11 Settembre e dell'attentato alle Torri Gemelle, c'avevamo l'Islam che era come i cinesi e i filippini: faceva andare le manine, lavorava e non rompeva.
Facile capire i peggio;
chi sono, cosa vogliono e dove vogliono arrivare:alla sharia per i dhimmi, le regole per i cani!
Eurabia ad Abbondianza: sgabuzzini di zerbini.
Io, secondo me...07.10.2009
- «Scusate, signori, se c'impicciamo degli affari vostri...sapete, avete tutta la nostra comprensione, che le donne sono come le conserve: stanno meglio sott'olio, sale o spirito; non vorremmo, ma lo impone una legge, approvata quando ancora c'erano le guerre puniche e quindi, almeno scoprite le facce», e si dice mostrando faccia mesta e tremebonda, alla Don Abbondio.
Come il Roby Cota, deputato della Lega Nord: "Non siamo razzisti, non abbiamo niente contro i musulmani, ma la legge deve essere uguale per tutti. La nostra proposta è assolutamente generale, come deve essere una legge".
"Abbondianza", l'arte de vivaista che coltiva l'erba gramigna del vil pensiero.
Quei teloni ambulanti sono segni di sottomissione, per chi li porta, e di dominanza per chi li impone, come quando metto il cane nel trasportino ma almeno, per il quadrupede, la costrizione dura solo il tempo di un viaggio!
"Not in my back yard", non nel mio giardino o dietro casa mia, che se loro hanno una sensibilità, la nostra non è altrettanto da meno e disprezzabile, rassicurati dall'essere ancora padroni nel e del proprio!
"Burqate" e infibulazioni sono forme di castrazione al femminile, umiliazioni e dimostrazioni di possesso, ma non di una cosa, ma di persone, perché le donne, anche se non sembra, un'anima pur'esse l'hanno, cretini!
L'avere - il volere - dimezzato, se non azzerato, la loro importanza, è solo matematica da somari, con somme tirate su carta da salumaio, e certo non di un dio, che altrimenti avrebbe da sè formato, attorno alla "fimmina", una crosta, con griglia oculare e intracosciale vagina "usa e getta"!
Incrostazioni tribali, e non sono io solo a dirlo;
anche Mohammed Said Tantawi, grande imam dell'università al Azhar - mica un semplice bau-bau micio-micio - certifica che:
"[...] burqa e niqab non sono simboli religiosi. Il velo integrale va abolito nelle classi anche in Egitto; è un'abitudine che non ha nulla a che fare con la religione", rimettendosi a posto le maniche, dopo aver sbattuto fuori una che indossava il sudario, rispondendo alle proteste con un "Io m'intendo di religione più di te e dei tuoi genitori", richiamando la sura più citata a questo proposito, la numero 33, versetto 59, che parla genericamente di mantelli (in arabo jilbab), ma per una mazza di mascherate e scafandri.
Tiè; prendi, incassa e porta a casa!
Immediata la levata di scudi dei giuristi radicali, che hanno fatto una cagnara infernale, minacciato di sommergerlo di merda.
- «Disonore, infamia, sacrilegio. Dopo tanto tempo, mettere in discussione la dominanza del pisello!»
E i Bin Nicolin Al Pasqual, neo convertiti o simpatizzanti:
- «ll'uommene nun se mettono scuorno 'e penzà schifezze!», gli uomini non si vergognano di pensare cose sporche.
La capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta:
"Come può una legge parlare d'affiliazione religiosa? Ma stiamo scherzando? Come si può pensare di modificare una cultura con una norma? L'unico effetto sarebbe quello di segregare in casa le donne islamiche; è una legge cattiva contro gli immigrati, ma soprattutto è una legge razzista e una legge contro le donne".
Cultura il burqa? Legge razzista, contro le donne?
Vabbè, lasciamo stare che altrimenti, oltre a metterle sotto tenda, le sigillerebbero pure in casa!
A Doni, statte zitta, che se fossi tu sotto vuoto non saresti così cruda e cinica.
E non si dica che il divieto è anti-costituzionale, che la prigionia e la schiavitù vale peggio e le Ferranti hanno solo da salvare il cadreghino e servire il partito, non la dignità d'essere "libera donna in libero arbitrio", sia per Giustizia della Camera che per eguaglianza dei sessi, a meno che le signore di sinistra sono neutre e, come gli angeli, asessuate!
La Doni, gemella con l'altre:
"[...] esponenti del Pd, la senatrice Magda Negri e la compagna di partito Sara Paladini, per protestare contro la recente ordinanza del sindaco di Varallo Sesia (Vercelli), Gianluca Buonanno (parlamentare della Lega Nord), che vieta l'uso del costume indossato dalle donne musulmane in piscine, fiumi e torrenti della città, si sono immerse con il burqini, nelle acque del fiume Sesia".
Beh, lasciamo tempo al tempo: se queste son donne, fioriranno.
Prima dell'11 Settembre e dell'attentato alle Torri Gemelle, c'avevamo l'Islam che era come i cinesi e i filippini: faceva andare le manine, lavorava e non rompeva.
Facile capire i peggio;
chi sono, cosa vogliono e dove vogliono arrivare:alla sharia per i dhimmi, le regole per i cani!
Eurabia ad Abbondianza: sgabuzzini di zerbini.
Io, secondo me...07.10.2009
martedì 6 ottobre 2009
lunedì 5 ottobre 2009
Carta canta
"Carta canta e villan dorme"...
gemella del più raffinato "Verba volant, scripta manent", le parole volano, gli scritti rimangono, insegna:
la carta porta lo scritto e pure il più semplice degli uomini può dormire tranquillo, che l'inchiostro rimane dove non le balle del marinaio.
Carta canta...il mio dire e riferire vuole essere al canto di un certo tipo di foglio, che non è quello bollato, di notabile o di codice, ma che spesso detta più legge, che tanto e tanti sono ad essere stati giudicati da questo piuttosto che da quelli, e non sempre il villan dorme sonni tranquilli perché anche sulla veste più candida, se gli si lancia merda, rimane macchia.
"...è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente.";
così Humphrey Bogart, nei panni del giornalista Ed Hutchinson, nel film "L'ultima minaccia" sul tema della libertà di stampa, ma lui era il buono, contro i cattivi.
La forza della carta stampata, il suo canto, è tutta in quella frase, ma non sempre sono i criminali a doverne avere paura, che il cattivo uso è come per il coltello da cucina, buono sia per tagliare la bistecca che una pancia!
Da qui c'azzecca, che "Ne uccide più la penna che la spada".
Di tanti crocefissi, inchiodati mani e piedi con i pennini, messi alla gogna seppur innocenti, ce ne sono stati e, quando capita accidentalmente, fa parte della legge dei grandi numeri, ma non se scientemente legati alla ruota del bersaglio per giocarci a freccette nelle rissose osterie Dipietrine o nel tirassegno di botteghe oscure.
Tanta libertà c'è che si è potuto dare del vile o del dormiente al Presidente della Repubblica, lanciar anatemi contro il Papa e lapidare ognuno che passasse a tiro...Di Pietro: dal sacro al profano, da Dio all'ultimo degli uomini, a nessuno è mancato sassi e sagoma.
Ho passato tempo in vacanza e se mutandine, culi e tette son mancati, più facile era in spiaggia che sui giornali.
Tornato, nulla è cambiato, che il tempo mio delle mele, l'acerba gioventù, mi si è trasformato in quello delle mignotte, chiamate oggi a dar lezione a classe loro: quella dei coglioni!
"...è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente.", mi si risponde.
Ebbene, si stampi: non si dica che la libertà l'è morta.
E invece no: se scaracchio, non rispondere, ma passa la mano, a spandere saliva sulla faccia e non fare gargarismi, a caricare la sputazza tua sulla faccia mia.
- «Ti denuncio, e che sia la legge a giudicar se nel giusto io!»
E no, così non va, o zotico, che noi siamo "senza dubbio la parte più acculturata del paese [...] gli italiani che leggono libri, che leggono i giornali [...] minoranza, ma è una minoranza che rappresenta la classe dirigente del paese, in tutti i campi".
Da tanta lesa maestà sale un urlo di dolore:
- «Questa denuncia è da regime di libertà vigilata, attentato all'informazione, rischio di nuovo fascismo, bavaglio alla stampa. In marcia, compagni, tutti a Roma, a far cagnara!»
Dove ho letto tutto questo, dove ho visto?
Ma dai giornali, dalla televisione, che nessuna purga o manganello ha mai zittito, anche se qualcuno denuncia quanto, scrivendolo in inglese, violentando quella grammatica come uso fare con quella italiana: dalle bestialità che ne sono uscite l'olio di ricino ha avuto ritorno di fiamma, sbagliando uscita di spurgo.
Il poverello si difende:
- «L'ho visdo in zogno: me l'ha bromesso: Du sei Pietro e su quesda piedra fonderò il mio bardido!»
Beh, anche uno così ha il suo spazio ma, più che bavaglio, dovrebbero mettergli il bavaglino e dare pacca sulla schiena, ad assorbire sbavature e ruttini.
- «Io a quello lo sfascio!»
Ecco, è meglio che mi allontani, che la pentola comincia a fischiare.
In televisione siamo passati dal film "L'albero degli zoccoli" all'albero delle zoccole, presentato in prima serata dal regista Santoro, della casa cinematografica Annozero: dalle mele, agli zoccoli, alle prugne;
non siamo caduti tanto in basso, ma un poco sotto l'ombelico si.
A sinistra, nessun giornale ha chiuso, nessuna rotativa è stata sfasciata, nessun giornalista e stato sprangato, nessuna manifestazione è stata dispersa o bandiere rosse bruciate, nessuna tromba, trombetta o trombone è silenziato.
Parlano Santoro, Travaglio, Lerner, Floris, la Bignardi, Fazio.
Non ho mai visto un regime più scassato di questo che dove esistiti o esistenti, si sente sempre e solo la voce del padrone.
E il Giorgio, che con quella Bocca può dire ciò che vuole, chiosa:
- «Come per il delitto Matteotti, arriverà il momento in cui questo governo si troverà nella necessità di sopprimere davvero la libertà di stampa.»
Boccadoro teme dover rimettere firma sul nuovo "Manifesto della Razza" dove, ad "ebrei", oggi si sostituisce "giornalisti".
Gli fa...Eco pure il Don, il Tony Sciortino, di Famiglia Cristiana:
- «La stampa non può essere lo zerbino del potere».
E già, lui lo sa: lui ha visto il diavolo ed ora fa l'esorcismo.
Io l'avevo detto, al buon diavolo:
- «Ascolta me, Lucy», che sta per Lucifero «Antonio non è cattivo, mettiti nei suoi panni...»
Troppo tardi mi sono accorto di aver commesso un errore.
- «Lucy, ti scongiuro, non volevo dire questo: in nome della nostra vecchia amicizia, ascoltami: esci dal Sciortino, che se no ti agiti, sudi, prendi freddo e poi muori.»
Ce l'ho quasi fatta: ora Don Sciortino è migliorato;
c'ha solo un diavolo per capello!
- «Antonio, guardami, io ti esorcizzo: vade retro, Satana!»
E voi, a casa, non provateci a farlo con l'altro Antonio, il Di Pietro: non funziona, perché non esce.
Io, secondo me...05.10.2009
gemella del più raffinato "Verba volant, scripta manent", le parole volano, gli scritti rimangono, insegna:
la carta porta lo scritto e pure il più semplice degli uomini può dormire tranquillo, che l'inchiostro rimane dove non le balle del marinaio.
Carta canta...il mio dire e riferire vuole essere al canto di un certo tipo di foglio, che non è quello bollato, di notabile o di codice, ma che spesso detta più legge, che tanto e tanti sono ad essere stati giudicati da questo piuttosto che da quelli, e non sempre il villan dorme sonni tranquilli perché anche sulla veste più candida, se gli si lancia merda, rimane macchia.
"...è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente.";
così Humphrey Bogart, nei panni del giornalista Ed Hutchinson, nel film "L'ultima minaccia" sul tema della libertà di stampa, ma lui era il buono, contro i cattivi.
La forza della carta stampata, il suo canto, è tutta in quella frase, ma non sempre sono i criminali a doverne avere paura, che il cattivo uso è come per il coltello da cucina, buono sia per tagliare la bistecca che una pancia!
Da qui c'azzecca, che "Ne uccide più la penna che la spada".
Di tanti crocefissi, inchiodati mani e piedi con i pennini, messi alla gogna seppur innocenti, ce ne sono stati e, quando capita accidentalmente, fa parte della legge dei grandi numeri, ma non se scientemente legati alla ruota del bersaglio per giocarci a freccette nelle rissose osterie Dipietrine o nel tirassegno di botteghe oscure.
Tanta libertà c'è che si è potuto dare del vile o del dormiente al Presidente della Repubblica, lanciar anatemi contro il Papa e lapidare ognuno che passasse a tiro...Di Pietro: dal sacro al profano, da Dio all'ultimo degli uomini, a nessuno è mancato sassi e sagoma.
Ho passato tempo in vacanza e se mutandine, culi e tette son mancati, più facile era in spiaggia che sui giornali.
Tornato, nulla è cambiato, che il tempo mio delle mele, l'acerba gioventù, mi si è trasformato in quello delle mignotte, chiamate oggi a dar lezione a classe loro: quella dei coglioni!
"...è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente.", mi si risponde.
Ebbene, si stampi: non si dica che la libertà l'è morta.
E invece no: se scaracchio, non rispondere, ma passa la mano, a spandere saliva sulla faccia e non fare gargarismi, a caricare la sputazza tua sulla faccia mia.
- «Ti denuncio, e che sia la legge a giudicar se nel giusto io!»
E no, così non va, o zotico, che noi siamo "senza dubbio la parte più acculturata del paese [...] gli italiani che leggono libri, che leggono i giornali [...] minoranza, ma è una minoranza che rappresenta la classe dirigente del paese, in tutti i campi".
Da tanta lesa maestà sale un urlo di dolore:
- «Questa denuncia è da regime di libertà vigilata, attentato all'informazione, rischio di nuovo fascismo, bavaglio alla stampa. In marcia, compagni, tutti a Roma, a far cagnara!»
Dove ho letto tutto questo, dove ho visto?
Ma dai giornali, dalla televisione, che nessuna purga o manganello ha mai zittito, anche se qualcuno denuncia quanto, scrivendolo in inglese, violentando quella grammatica come uso fare con quella italiana: dalle bestialità che ne sono uscite l'olio di ricino ha avuto ritorno di fiamma, sbagliando uscita di spurgo.
Il poverello si difende:
- «L'ho visdo in zogno: me l'ha bromesso: Du sei Pietro e su quesda piedra fonderò il mio bardido!»
Beh, anche uno così ha il suo spazio ma, più che bavaglio, dovrebbero mettergli il bavaglino e dare pacca sulla schiena, ad assorbire sbavature e ruttini.
- «Io a quello lo sfascio!»
Ecco, è meglio che mi allontani, che la pentola comincia a fischiare.
In televisione siamo passati dal film "L'albero degli zoccoli" all'albero delle zoccole, presentato in prima serata dal regista Santoro, della casa cinematografica Annozero: dalle mele, agli zoccoli, alle prugne;
non siamo caduti tanto in basso, ma un poco sotto l'ombelico si.
A sinistra, nessun giornale ha chiuso, nessuna rotativa è stata sfasciata, nessun giornalista e stato sprangato, nessuna manifestazione è stata dispersa o bandiere rosse bruciate, nessuna tromba, trombetta o trombone è silenziato.
Parlano Santoro, Travaglio, Lerner, Floris, la Bignardi, Fazio.
Non ho mai visto un regime più scassato di questo che dove esistiti o esistenti, si sente sempre e solo la voce del padrone.
E il Giorgio, che con quella Bocca può dire ciò che vuole, chiosa:
- «Come per il delitto Matteotti, arriverà il momento in cui questo governo si troverà nella necessità di sopprimere davvero la libertà di stampa.»
Boccadoro teme dover rimettere firma sul nuovo "Manifesto della Razza" dove, ad "ebrei", oggi si sostituisce "giornalisti".
Gli fa...Eco pure il Don, il Tony Sciortino, di Famiglia Cristiana:
- «La stampa non può essere lo zerbino del potere».
E già, lui lo sa: lui ha visto il diavolo ed ora fa l'esorcismo.
Io l'avevo detto, al buon diavolo:
- «Ascolta me, Lucy», che sta per Lucifero «Antonio non è cattivo, mettiti nei suoi panni...»
Troppo tardi mi sono accorto di aver commesso un errore.
- «Lucy, ti scongiuro, non volevo dire questo: in nome della nostra vecchia amicizia, ascoltami: esci dal Sciortino, che se no ti agiti, sudi, prendi freddo e poi muori.»
Ce l'ho quasi fatta: ora Don Sciortino è migliorato;
c'ha solo un diavolo per capello!
- «Antonio, guardami, io ti esorcizzo: vade retro, Satana!»
E voi, a casa, non provateci a farlo con l'altro Antonio, il Di Pietro: non funziona, perché non esce.
Io, secondo me...05.10.2009
sabato 3 ottobre 2009
Evacuazioni matematiche
- «Il caso Gelmini e il caso Garfagna sono stati un po l'inizio di queste discussioni sulla vita sessuale del premier» ossia, il Berlusca, sentenzia l'uomo di Odi, sulla santificazione della D'Addario delle Grazie, ora soltanto Beata.
Ecco che nel portafoglio, oltre a San Toro, san Travaglio e san Vauro, ci sta pure santa Patrizia.
Oggi c'ho voglia anche io di dare i numeri, di rispolverare i vecchi ricordi di scuola, la rassicurante matematica, che non è una opinione, e le di lei diramazioni, in assunti, teoremi, logiche, equivalenze ed equazioni;
dunque...facciamo due conti a matita:
Garfagna sta a Gelmini come D'Addario sta a X;
...il prodotto dei medi per quello degli estremi...Gelmini per D'Addario diviso Garfagna uguale...mignotte!
Mignotte?
Certo, mignotte, secondo la logica del calzolaio, maestro nel far le scarpe e trattar di zoccole.
Sicuro, come uno più uno fa due: non lo dico io, ma il PierG, dove G non sta per il punto femminile inteso come interruttore della di loro goduria e orgasmo, ma per Giorgio...Piergiorgio Odifreddi, valente e riconosciuto matematico che, dalla lavagna è passato ad applicare e dar di numero pure nel mischiare prugne e pere, arrivando alla frutta partendo dal prodotto degli estremi...dell'ombelico, inteso come pasta di donna alla puttanesca.
E già, perché il nostro eroe ha scoperto che le pere e la prugna della D'Addario sono facente parte della fisiologia femminile e quindi, come insegna il mercato ortofrutticolo, merce da banchetto, un tot al chilo.
Patty D'Addario è frutto dell'albero degli zoccoli e quindi pure il resto del femmineo deriva da stessa pianta.
Il nostro PierG si illumina d'immenso: le donne la danno via e quindi Garfagna sta a Gelmini come D'Addario sta a X...la sciura Maria sta alla vicina come la casalinga sta a X...il prodotto dei medi per quello degli estremi...e rieccoci, che la matematica non mente: mignotte!
Porca miseria, qualcosa non torna;
Garfagna e Gelmini, rispetto alle D'Addario, presentano più variabili: fatte pari pere e prugnetta, il cervello della Patty è grande come...una noce che, si sa, è frutto secco.
Sorge spontaneo un sospetto, ovvero che le Garfagne e le Gelmini e innesti simili, rispettano la legge dei grandi numeri, non solo per taglia di tette, e sono arrivate dove sono grazie ad una quinta dimensione, che il PierG non conosce: lunghezza, larghezza, altezza, tempo e merito.
Se è pur vero che le aspirazioni aiutano a far salire, quelle della Patty nulla hanno a che spartire con chi oltre alle gambe ha di più, preferendo far accrescere muscoli diversi, privilegiando il fare al dire, che per il primo occorre materia grigia mentre al secondo basta la bocca.
PierG, fai il tuo mestiere, che è si il dare i numeri, ma quelli d'equazione e non di evacuazione.
Te, Odi, ti sei frullato il cervello, che ragioni come i progettisti dell'ex Unione Sovietica, dove il bello non si coniuga con il partito perché lo si vedeva come Narciso, che continuamente era attento alla cura della propria bellezza invece che "A fa andà i manitt", a muovere le mani, a lavorare;
la fucina politica falcemartelluta da sempre versa dal crogiolo la forma liquida negli stampi suoi, dove la donna perde ogni femminilità per diventare come i carri armati: squadrata, spigolosa, massiccia, frontale schiacciato e forme gibbose, di ricco abbondante ai fianchi e soda di armamento, pronta per le campagne invernali, che assai di pelo aveva in dote, come per massa e spessore.
Di conseguenza, quelle prodotte dal nemico possono solo essere "Veline".
O Dio: c'è da ammettere comunque che, quando si tratta di darci dentro, pure i compagni preferiscono la Escort alla Zigulì e alle Trabant, come dimostrato in Puglia, nello scandalo sanità rossa, abbracciando carrozzerie D'Addario, piuttosto che scocca e scheletro Bindi-Hack.
La ricchezza distribuita alle masse, "Cchiù ppilu pè tutti!", più pelo per tutti, certo, ma morbido, di visone, non di setola porcina.
Dato per scontato che una forma angelica nasconde il diavolo e, alle donne in gamba, si preferiscono quelle con due, e ariose, ecco che risulta dimostrato la regola, l'equazione e l'evacuazione del PierG:
- «Il caso Gelmini e il caso Garfagna sono stati un po l'inizio di queste discussioni sulla vita sessuale del premier.»
Garfagna sta a Gelmini come D'Addario sta a X;
...il prodotto dei medi per quello degli estremi...Gelmini per D'Addario diviso Garfagna uguale...tutte mignotte!
Maestra, maestra mia adorata, guida alle certezze della mia lontana gioventù, tu così cara, m'hai ingannato:
- «Beppe, Beppe...pasticcione: non si possono sommare le pere alle mele!»
Maestra, mi perdoni, che bastava metterci le prugne alle mele, e l'ammucchiata ci sta, eccome, parola del compagno PierG!
Io, secondo me...03.09.2009
Ecco che nel portafoglio, oltre a San Toro, san Travaglio e san Vauro, ci sta pure santa Patrizia.
Oggi c'ho voglia anche io di dare i numeri, di rispolverare i vecchi ricordi di scuola, la rassicurante matematica, che non è una opinione, e le di lei diramazioni, in assunti, teoremi, logiche, equivalenze ed equazioni;
dunque...facciamo due conti a matita:
Garfagna sta a Gelmini come D'Addario sta a X;
...il prodotto dei medi per quello degli estremi...Gelmini per D'Addario diviso Garfagna uguale...mignotte!
Mignotte?
Certo, mignotte, secondo la logica del calzolaio, maestro nel far le scarpe e trattar di zoccole.
Sicuro, come uno più uno fa due: non lo dico io, ma il PierG, dove G non sta per il punto femminile inteso come interruttore della di loro goduria e orgasmo, ma per Giorgio...Piergiorgio Odifreddi, valente e riconosciuto matematico che, dalla lavagna è passato ad applicare e dar di numero pure nel mischiare prugne e pere, arrivando alla frutta partendo dal prodotto degli estremi...dell'ombelico, inteso come pasta di donna alla puttanesca.
E già, perché il nostro eroe ha scoperto che le pere e la prugna della D'Addario sono facente parte della fisiologia femminile e quindi, come insegna il mercato ortofrutticolo, merce da banchetto, un tot al chilo.
Patty D'Addario è frutto dell'albero degli zoccoli e quindi pure il resto del femmineo deriva da stessa pianta.
Il nostro PierG si illumina d'immenso: le donne la danno via e quindi Garfagna sta a Gelmini come D'Addario sta a X...la sciura Maria sta alla vicina come la casalinga sta a X...il prodotto dei medi per quello degli estremi...e rieccoci, che la matematica non mente: mignotte!
Porca miseria, qualcosa non torna;
Garfagna e Gelmini, rispetto alle D'Addario, presentano più variabili: fatte pari pere e prugnetta, il cervello della Patty è grande come...una noce che, si sa, è frutto secco.
Sorge spontaneo un sospetto, ovvero che le Garfagne e le Gelmini e innesti simili, rispettano la legge dei grandi numeri, non solo per taglia di tette, e sono arrivate dove sono grazie ad una quinta dimensione, che il PierG non conosce: lunghezza, larghezza, altezza, tempo e merito.
Se è pur vero che le aspirazioni aiutano a far salire, quelle della Patty nulla hanno a che spartire con chi oltre alle gambe ha di più, preferendo far accrescere muscoli diversi, privilegiando il fare al dire, che per il primo occorre materia grigia mentre al secondo basta la bocca.
PierG, fai il tuo mestiere, che è si il dare i numeri, ma quelli d'equazione e non di evacuazione.
Te, Odi, ti sei frullato il cervello, che ragioni come i progettisti dell'ex Unione Sovietica, dove il bello non si coniuga con il partito perché lo si vedeva come Narciso, che continuamente era attento alla cura della propria bellezza invece che "A fa andà i manitt", a muovere le mani, a lavorare;
la fucina politica falcemartelluta da sempre versa dal crogiolo la forma liquida negli stampi suoi, dove la donna perde ogni femminilità per diventare come i carri armati: squadrata, spigolosa, massiccia, frontale schiacciato e forme gibbose, di ricco abbondante ai fianchi e soda di armamento, pronta per le campagne invernali, che assai di pelo aveva in dote, come per massa e spessore.
Di conseguenza, quelle prodotte dal nemico possono solo essere "Veline".
O Dio: c'è da ammettere comunque che, quando si tratta di darci dentro, pure i compagni preferiscono la Escort alla Zigulì e alle Trabant, come dimostrato in Puglia, nello scandalo sanità rossa, abbracciando carrozzerie D'Addario, piuttosto che scocca e scheletro Bindi-Hack.
La ricchezza distribuita alle masse, "Cchiù ppilu pè tutti!", più pelo per tutti, certo, ma morbido, di visone, non di setola porcina.
Dato per scontato che una forma angelica nasconde il diavolo e, alle donne in gamba, si preferiscono quelle con due, e ariose, ecco che risulta dimostrato la regola, l'equazione e l'evacuazione del PierG:
- «Il caso Gelmini e il caso Garfagna sono stati un po l'inizio di queste discussioni sulla vita sessuale del premier.»
Garfagna sta a Gelmini come D'Addario sta a X;
...il prodotto dei medi per quello degli estremi...Gelmini per D'Addario diviso Garfagna uguale...tutte mignotte!
Maestra, maestra mia adorata, guida alle certezze della mia lontana gioventù, tu così cara, m'hai ingannato:
- «Beppe, Beppe...pasticcione: non si possono sommare le pere alle mele!»
Maestra, mi perdoni, che bastava metterci le prugne alle mele, e l'ammucchiata ci sta, eccome, parola del compagno PierG!
Io, secondo me...03.09.2009
venerdì 2 ottobre 2009
Uova...di Pasquale
- «Ma chi glielo ha detto?»
Questa la domanda che, nell'anno del Signore 2009, in quel primo d'Ottobre, all'Urban Center Milano, un meravigliato Magdi Cristiano Allam rivolge alla vulcanica Maria Luisa Chiara, alla mostra del di lei figlio, architetto Joseph di Pasquale, brillante e geniale progettista della nuova città di Jingwu, che sorgerà vicino a TianJin, in Cina.
Per un momento mi sono sentito come Gabriele Paolini, noto rompiscatole e disturbatore della tv, che lo trovi presente dietro ad ogni cronista, che cerca di portare a termine il proprio lavoro d'informatore o intervistatore.
Come il prezzemolo, te lo vedi dappertutto, che si agita come una marionetta o fa una delle sue tante battute e battutacce di sottofondo e, già la presenza, basta a farne disturbatore di professione.
- «L'ho invitato io», candidamente risponde la cara "Isichiara";
Il buon Cristiano, di nome e pur ormai di fatto, abbozza e incassa.
"Vabbè, mi tocca", avrà pensato, e rassegnato è tornato ad ascoltare il buon Joseph che, certamente conoscendo la buona ma a volte mal risposta fede della madre, aveva messo in conto un contrattempo e, imperterrito, ha continuato nell'illustrare opera sua.
- «Ho visto che ci ha parlato...lei lo conosce, Magdi?»
Così, tirandomi un poco di manica, mi apostrofa uno dei curiosi della mostra.
- «Di vista...»
Mi guarda un poco dubbioso ma, dato che nelle immediate vicinanze c'erano solo attente e massicce guardie del corpo, s'accontenta del surrogato, e parte con profluvio di domande, salvando i malcapitati dal subire continuazione della mia ingombrante presenza;
a mia volta, dall'improvvisato comizio che mi sono trovato a fare, mi ha salvato la caritatevole Isichiara che, in un momento di lucidità, deve avere compreso l'errore d'aver portato un campagnolo in città e, con i saluti, mi sgancia dall'amplesso oratorio che mi aveva abbottonato a quello che, non potendo avere il caffè, si era appagato con la cicoria.
Al pensiero del "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso", eccola guidare il Beppe-Paolini in un tavolinetto di cantone, a lasciare ai veri protagonisti spazio e respiro.
Ah, le mamme: quanti dolori e disgrazie prendono su di se, pur di evitarli ai figli!
Messo così, all'angolo, come per i pugili suonati, mi sono trovato a fare il Paolini di me stesso, dando via al personale cazzeggio e centrifuga del pensiero, come i vecchi rimbambiti che parlano e si rispondono da soli.
"Quel ramo del lago di Como d'onde esce l'Adda e che giace fra due catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno...";
Sono i primi versi de "I Promessi Sposi" del del Lisander Manzon, o don Lisander, coma ch'el ciamen i Milanes, il Manzoni Alessandro, che mi riportano al nido dove sono nati e cresciuti i "pulcini" di Pasquale, covata di tre fratelli, che hanno raggiunto alte vette partendo già dall'alto delle spalle di due giganti: i loro genitori.
Buona schiusa, quelle uova...uova di Pasquale.
Como però è anche l'assurdo, una macchietta, la conferma del "Nessuno è profeta in patria", l'occhio guercio di un'amministrazione che ha cercato lontano quel che aveva sotto il naso: un architetto nato dai propri lombi, cosciente e conoscente di sua terra e gente, adatto alla bisogna e competente in forma e sostanza.
Di questi giorni è la notizia del famoso muro, quello che doveva salvare le case dall'esuberanza del lago suo, quando l'abbondanza d'acqua esce dalla bacinella.
Ma chi l'ha fatto: un muratore in pensione del posto?
Manco quello di Berlino faceva così schifo, nel togliere vista e dar impressione di soffoco.
"Il sindaco cede: via la barriera [...] l'orripilante muraglia costruita chissà perché sul lungolago di Como, che aveva l'unica funzione di privare la città di uno dei panorami più famosi del mondo, sarà abbattuta".
Ma come, mi chiedo: proprio lì c'è un di Pasquale e ci fanno una cacchiata mostruosa, per poi arrivare a sposare affermazione, cara a quel buon toscanaccio che era Bartali: «Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!»
Tornando invece a Jingwu, Joseph raccontava così, della meraviglia per essere stato prescelto:
- «Si partecipava in diversi e accreditati professionisti; mai pensavo di vincere, perché nel gruppo ce n'era anche uno cinese.»
Abituati a casa nostra, si stenta a credere che i giochi di campanile, tessera o convenienza, avrebbero mai favorito l'avvento dello "straniero", per costruire pollaio per propri pennuti.
E già, ma siamo in Cina: forse abbonda il riso, ma non il ridicolo, e vogliono sostanza, assieme alla forma.
- «Mi scusi: ma questa è Milano?»
Il tizio che mi aveva appiccicato alla sua carta moschicida, per un momento aveva avuto anche questa forma di cortocircuito mentale.
In effetti, nel laghetto artificiale, sull'isoletta c'è una ruota che assomiglia a quella delle giostre dell'Idroscalo.
- «Magari!», ho risposto «è il progetto della genialità italiana, ma noi siamo in bolletta, e i cinesi no, e tutto quanto sarà a casa loro, che noi neppure per l'Expò ce la tiriamo fuori!»
Ritorno al Joseph-pensiero;
- «Gli elementi di partenza sono di tipo culturale e simbolico: l'asse verde si sviluppa attraverso tutta la città che, al suo interno, contiene un fiume artificiale.»
Vero: dal plastico si vede questa passatoia che scorre, con contorcimenti flessuosi e sinuosi, facendo da specchio a quel che sta di qua e di là.
- «Una leggenda locale narra di due amanti divisi proprio da quel corso d'acqua. E noi, sulle sponde, abbiamo immaginato due edifici che si abbracciano e danno vita ad un'unica struttura, la Diamond Mansion; questo per interpretare l'identità culturale del luogo, rimodellandola in modo riconoscibile dalla gente che ci vive.»
Una marcia in più il nostro Joseph: oltre a squadra e righello, testa e cervello, pure il cuore, da lanciare oltre la barricata!
Una mondo incantato, con 75 mila respiri. Altro che la murella di Como!
Mi piace immensamente "la Ciambella", quella formella con il buco in centro, a cui si arriva percorrendo il fiume, con le tante torri e torrette sull'attenti che, come soldatini, ci accompagnano e, traguardando in quel foro, si ammira la ruota panoramica sul laghetto...dell'Idroscalo cinese.
Il nostro "Michelangiolo" comasco, novello Leonardo lariano, funambolico ed immaginifico Magister, perdonerà il mio maccheronico approccio all'architettura, che chiama Ciambella una margherita, un diamante di vetri e riflessi, dove mente grezza e ristretta, da villan terricolo decifra l'armonia di forme come sagome a mattoncini, sovrapposti, a sbalzo e in equilibrio: nelle campagne, da cui provengo, tanta grazia non l'avevo mai vista.
L'acqua, la vita, il liquido formare e deformare, l'acqua di casa sua: un poco del suo lago, del suo mondo, il Joseph l'ha trapiantato, in quel di Cina.
Jingwu...eco-town...eco-densità: mica quisquilie, bazzecole, pinzillacchere, sciocchezzuole, reboanti parole per riempirsi la bocca, effetti speciali o concetti sacerdotali, a far soggezione allo zotico, al volgo Beppo-vulgaris.
Eco sta per qualcosa a misura d'uomo, la soffice bambagia e il calore naturale della pelle e dell'amore di una mamma, che da piccolo ti protegge e ti scalda: la natura genitrice di tutto il vivente, dal cui ventre siamo venuti e dalle cui mammelle abbiamo succhiato il latte della vita.
Jingwu vuole essere questo, ma anche raccogliere la quantità, oltre che la qualità, a vedere il numero non come un affollamento caotico, "mandrianesco", raffazzonato, raccogliticcio, compromesso del compresso, alla sardine da scatolame.
- «Densificare un territorio, dal punto di vista abitativo, consente di mitigare l'impatto ambientale: per esempio, preservando altre porzioni dello stesso territorio; ma anche per un risparmio economico ed energetico generale. Pensiamo solo a cosa significa poter fare la spesa a piedi [...] Se tutti sono vicini serve meno energia [...] più funzioni e relazioni, nessun rischio di quartieri-alveare [...] si moltiplicano i rapporti sociali, i valori identitari, come nella città medioevale, povera di verde, ma non disumana, ove il simile cercava e trovava il proprio simile [...] trovo più alienante una periferia rarefatta, divisa per zone stagne - qui si dorme, là si produce - che una densamente abitata ma con una molteplicità di funzioni integrate.»
Oltre al cuore, ecco che Joseph ci ha buttato anche l'anima, di là dal muro...non dalla murella comasca.
- «Signora, il dottore vorrebbe salutarla», avvisa lo spallato angelo custode di Cristiano.
Ciao, Magdi, non ti rompo oltre con la mia presenza, che ormai io mi sento valore aggiunto, ma come i chili di troppo per chi già abbonda di ciccia.
Per un momento mi sono sentito illuminato di luce riflessa e, tra Joseph e lui, mi son detto fortunato, d'aver preso...due piccioni con una fava :-))
Ai di Pasquale e al caro Magdi, il saluto del Beppe...il Beppe-Paolini, con l'augurio che la benevolenza del buon destino continui a poggiare sulla loro fronte il serto d'alloro!
Io, secondo me...02.10.2009
Questa la domanda che, nell'anno del Signore 2009, in quel primo d'Ottobre, all'Urban Center Milano, un meravigliato Magdi Cristiano Allam rivolge alla vulcanica Maria Luisa Chiara, alla mostra del di lei figlio, architetto Joseph di Pasquale, brillante e geniale progettista della nuova città di Jingwu, che sorgerà vicino a TianJin, in Cina.
Per un momento mi sono sentito come Gabriele Paolini, noto rompiscatole e disturbatore della tv, che lo trovi presente dietro ad ogni cronista, che cerca di portare a termine il proprio lavoro d'informatore o intervistatore.
Come il prezzemolo, te lo vedi dappertutto, che si agita come una marionetta o fa una delle sue tante battute e battutacce di sottofondo e, già la presenza, basta a farne disturbatore di professione.
- «L'ho invitato io», candidamente risponde la cara "Isichiara";
Il buon Cristiano, di nome e pur ormai di fatto, abbozza e incassa.
"Vabbè, mi tocca", avrà pensato, e rassegnato è tornato ad ascoltare il buon Joseph che, certamente conoscendo la buona ma a volte mal risposta fede della madre, aveva messo in conto un contrattempo e, imperterrito, ha continuato nell'illustrare opera sua.
- «Ho visto che ci ha parlato...lei lo conosce, Magdi?»
Così, tirandomi un poco di manica, mi apostrofa uno dei curiosi della mostra.
- «Di vista...»
Mi guarda un poco dubbioso ma, dato che nelle immediate vicinanze c'erano solo attente e massicce guardie del corpo, s'accontenta del surrogato, e parte con profluvio di domande, salvando i malcapitati dal subire continuazione della mia ingombrante presenza;
a mia volta, dall'improvvisato comizio che mi sono trovato a fare, mi ha salvato la caritatevole Isichiara che, in un momento di lucidità, deve avere compreso l'errore d'aver portato un campagnolo in città e, con i saluti, mi sgancia dall'amplesso oratorio che mi aveva abbottonato a quello che, non potendo avere il caffè, si era appagato con la cicoria.
Al pensiero del "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso", eccola guidare il Beppe-Paolini in un tavolinetto di cantone, a lasciare ai veri protagonisti spazio e respiro.
Ah, le mamme: quanti dolori e disgrazie prendono su di se, pur di evitarli ai figli!
Messo così, all'angolo, come per i pugili suonati, mi sono trovato a fare il Paolini di me stesso, dando via al personale cazzeggio e centrifuga del pensiero, come i vecchi rimbambiti che parlano e si rispondono da soli.
"Quel ramo del lago di Como d'onde esce l'Adda e che giace fra due catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno...";
Sono i primi versi de "I Promessi Sposi" del del Lisander Manzon, o don Lisander, coma ch'el ciamen i Milanes, il Manzoni Alessandro, che mi riportano al nido dove sono nati e cresciuti i "pulcini" di Pasquale, covata di tre fratelli, che hanno raggiunto alte vette partendo già dall'alto delle spalle di due giganti: i loro genitori.
Buona schiusa, quelle uova...uova di Pasquale.
Como però è anche l'assurdo, una macchietta, la conferma del "Nessuno è profeta in patria", l'occhio guercio di un'amministrazione che ha cercato lontano quel che aveva sotto il naso: un architetto nato dai propri lombi, cosciente e conoscente di sua terra e gente, adatto alla bisogna e competente in forma e sostanza.
Di questi giorni è la notizia del famoso muro, quello che doveva salvare le case dall'esuberanza del lago suo, quando l'abbondanza d'acqua esce dalla bacinella.
Ma chi l'ha fatto: un muratore in pensione del posto?
Manco quello di Berlino faceva così schifo, nel togliere vista e dar impressione di soffoco.
"Il sindaco cede: via la barriera [...] l'orripilante muraglia costruita chissà perché sul lungolago di Como, che aveva l'unica funzione di privare la città di uno dei panorami più famosi del mondo, sarà abbattuta".
Ma come, mi chiedo: proprio lì c'è un di Pasquale e ci fanno una cacchiata mostruosa, per poi arrivare a sposare affermazione, cara a quel buon toscanaccio che era Bartali: «Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!»
Tornando invece a Jingwu, Joseph raccontava così, della meraviglia per essere stato prescelto:
- «Si partecipava in diversi e accreditati professionisti; mai pensavo di vincere, perché nel gruppo ce n'era anche uno cinese.»
Abituati a casa nostra, si stenta a credere che i giochi di campanile, tessera o convenienza, avrebbero mai favorito l'avvento dello "straniero", per costruire pollaio per propri pennuti.
E già, ma siamo in Cina: forse abbonda il riso, ma non il ridicolo, e vogliono sostanza, assieme alla forma.
- «Mi scusi: ma questa è Milano?»
Il tizio che mi aveva appiccicato alla sua carta moschicida, per un momento aveva avuto anche questa forma di cortocircuito mentale.
In effetti, nel laghetto artificiale, sull'isoletta c'è una ruota che assomiglia a quella delle giostre dell'Idroscalo.
- «Magari!», ho risposto «è il progetto della genialità italiana, ma noi siamo in bolletta, e i cinesi no, e tutto quanto sarà a casa loro, che noi neppure per l'Expò ce la tiriamo fuori!»
Ritorno al Joseph-pensiero;
- «Gli elementi di partenza sono di tipo culturale e simbolico: l'asse verde si sviluppa attraverso tutta la città che, al suo interno, contiene un fiume artificiale.»
Vero: dal plastico si vede questa passatoia che scorre, con contorcimenti flessuosi e sinuosi, facendo da specchio a quel che sta di qua e di là.
- «Una leggenda locale narra di due amanti divisi proprio da quel corso d'acqua. E noi, sulle sponde, abbiamo immaginato due edifici che si abbracciano e danno vita ad un'unica struttura, la Diamond Mansion; questo per interpretare l'identità culturale del luogo, rimodellandola in modo riconoscibile dalla gente che ci vive.»
Una marcia in più il nostro Joseph: oltre a squadra e righello, testa e cervello, pure il cuore, da lanciare oltre la barricata!
Una mondo incantato, con 75 mila respiri. Altro che la murella di Como!
Mi piace immensamente "la Ciambella", quella formella con il buco in centro, a cui si arriva percorrendo il fiume, con le tante torri e torrette sull'attenti che, come soldatini, ci accompagnano e, traguardando in quel foro, si ammira la ruota panoramica sul laghetto...dell'Idroscalo cinese.
Il nostro "Michelangiolo" comasco, novello Leonardo lariano, funambolico ed immaginifico Magister, perdonerà il mio maccheronico approccio all'architettura, che chiama Ciambella una margherita, un diamante di vetri e riflessi, dove mente grezza e ristretta, da villan terricolo decifra l'armonia di forme come sagome a mattoncini, sovrapposti, a sbalzo e in equilibrio: nelle campagne, da cui provengo, tanta grazia non l'avevo mai vista.
L'acqua, la vita, il liquido formare e deformare, l'acqua di casa sua: un poco del suo lago, del suo mondo, il Joseph l'ha trapiantato, in quel di Cina.
Jingwu...eco-town...eco-densità: mica quisquilie, bazzecole, pinzillacchere, sciocchezzuole, reboanti parole per riempirsi la bocca, effetti speciali o concetti sacerdotali, a far soggezione allo zotico, al volgo Beppo-vulgaris.
Eco sta per qualcosa a misura d'uomo, la soffice bambagia e il calore naturale della pelle e dell'amore di una mamma, che da piccolo ti protegge e ti scalda: la natura genitrice di tutto il vivente, dal cui ventre siamo venuti e dalle cui mammelle abbiamo succhiato il latte della vita.
Jingwu vuole essere questo, ma anche raccogliere la quantità, oltre che la qualità, a vedere il numero non come un affollamento caotico, "mandrianesco", raffazzonato, raccogliticcio, compromesso del compresso, alla sardine da scatolame.
- «Densificare un territorio, dal punto di vista abitativo, consente di mitigare l'impatto ambientale: per esempio, preservando altre porzioni dello stesso territorio; ma anche per un risparmio economico ed energetico generale. Pensiamo solo a cosa significa poter fare la spesa a piedi [...] Se tutti sono vicini serve meno energia [...] più funzioni e relazioni, nessun rischio di quartieri-alveare [...] si moltiplicano i rapporti sociali, i valori identitari, come nella città medioevale, povera di verde, ma non disumana, ove il simile cercava e trovava il proprio simile [...] trovo più alienante una periferia rarefatta, divisa per zone stagne - qui si dorme, là si produce - che una densamente abitata ma con una molteplicità di funzioni integrate.»
Oltre al cuore, ecco che Joseph ci ha buttato anche l'anima, di là dal muro...non dalla murella comasca.
- «Signora, il dottore vorrebbe salutarla», avvisa lo spallato angelo custode di Cristiano.
Ciao, Magdi, non ti rompo oltre con la mia presenza, che ormai io mi sento valore aggiunto, ma come i chili di troppo per chi già abbonda di ciccia.
Per un momento mi sono sentito illuminato di luce riflessa e, tra Joseph e lui, mi son detto fortunato, d'aver preso...due piccioni con una fava :-))
Ai di Pasquale e al caro Magdi, il saluto del Beppe...il Beppe-Paolini, con l'augurio che la benevolenza del buon destino continui a poggiare sulla loro fronte il serto d'alloro!
Io, secondo me...02.10.2009
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