Correva l'anno 2004, in quel del 31 dicembre: Roberto Dal Bosco, muratore di 29 anni, colpì Silvio Berlusconi con un cavalletto per fotografi, il fatidico treppiede;
alla prima affermazione da bullo, "L'ho fatto per togliermi uno sfizio", il Roby passa a fare il bava, con "È stata una bravata, per far colpo su alcune ragazze" per poi cercare di pararsi dalle conseguenze, con una mano davanti e l'altra dietro, alla vigliacca ritirata del "L'ho colpito involontariamente: volevo solo strattonarlo, ma il treppiede dell'apparecchiatura mi è sfuggito dopo aver perso l'equilibrio".
Scusa penosa, ma la zucca era quella del Presidente del Consiglio, Silvio Berluska, e quindi "Visto, si stampi!", sulla pelata dell'odiato.
Già da allora sotto la brace sortì un focherello, come su Indymedia dove, ad uno che diceva "Doveva tirare un mattone...se lo meritava...Dal Bosco, tu sei stato fortunato perché hai potuto realizzare il sogno di milioni d'italiani; hai messo in pratica il pensiero che ha accarezzato le menti di molti", un altro faceva coro con "Dal Bosco è un esempio: speriamo ke st'altra volta qualcuno tiri un colpo di rivoltella al duce Berlusconi".
La Rosy Bindi, quella che se l'è presa quando le hanno detto che "È più bella che intelligente", allora se ne uscì con un perfido "Doveva aspettarselo".
Già, proprio come le quindici vittime del Luca Bianchini, stupratore seriale e coordinatore del circolo del Torrino all'Eur, militanza Partito Democratico.
Dovevano aspettarselo, il cavallone invece che il cavalletto, e non in testa.
Che fortuna per la Rosy, non essere passata da quelle parti!
- «Ma, santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi!»
Matteo Mezzadri, coordinatore di circolo del Pd a Vignola e membro della segreteria provinciale dei Giovani Democratici di Modena, 22 anni, laureando in Ingegneria, ha pubblicato su Facebook questo deja vu, il già visto, anzi: già sentito.
Poco importa che poi le dimissioni siano presentate e accettate: la pancia aveva fatto i suoi venti, dopo il borbottio della pentola di fagioli, da tempi immemori sul fuoco.
Da tempo la sinistra ripete che siamo in un regime, che il Caimano è un pericolo, che l'Egoarca ( tradotto: chi, egoista e presuntuoso, pretende di imporre la propria autorità e la propria morale) è un tiranno;
e pure il Tontino di Pietro ci mette del suo, con forbito linguaggio: il Cavaliere è Mussolini, Hitler, Stalin, Videla, Saddam!
Morale della favola: la dittatura non si riforma, si abbatte!
Se solo una parte di queste angherie fosse stata applicata al e ai loro, i sinistri, da tempo, avrebbero già aperto gli armadi, imbracciato kalashnikov e grappoli di bombe a mano.
Fortuna che questo regime scassato non riesce a turare le falle dell'informazione, a mandare le sue squadracce a distruggere rotative, spaccar zucche e ungere con olio di ricino, che tanti spurghi sono a venirci tra i piedi, e chi dice di non essere libero cazzeggia come gli pare, vende libri, giornali e sputacchia, da radio e televisione, l'acido corrosivo della propria bile.
L'onda arriva da lontano, meticolosamente preparata, partendo dalla pellicola cinematografica.
"Shooting Silvio", prodotto nel 2006 ed uscito nel 2007: il protagonista è un giovane uomo, sempre più deluso dalla società, che identifica nel piccoletto l'incarnazione del male e decide di fermarlo a tutti i costi: prima con un libro-invettiva, poi, progettando addirittura di rapirlo e ucciderlo.
E "Ho ammazzato Berlusconi", del 2008, opera prima di Gianluca Rossi e Daniele Giometto, ispirato dal romanzo "L'omicidio Berlusconì" di Andrea Salieri, dove lo mettiamo?
- «L'abbiamo proposto a vari distributori di nicchia, ma il titolo e il contenuto del film, spaventano», dissero allora i suoi autori.»
Coraggio, Kompagni: la semina oggi promette buon raccolto.
Sulla rete ora spuntano come i funghi siti inneggianti all'impallinatura del Silvio:
a furia di inviare messaggi non più ormai subliminali, un coglione alla fine si trova, a sostituire un treppiede con la P38, come ai vecchi e nostalgici bei tempi.
Finalmente anche la sinistra potrà tornare alle sue feste ma, sotto la brace non ci saranno più costine e salamelle, ma "La gioiosa macchina da guerra" degli amici di merende, gli stellati a cinque punte;
allora apparirà il messia rosso, il condottiero carismatico, a poter dire:
- «Yes, we canna!».
Quella della pistola.
Io, secondo me...22.10.2009
giovedì 22 ottobre 2009
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