giovedì 26 gennaio 2012

Picinin brut e catif

C'era una volta...
beh, non fu sempre così;
e Dio creò il cielo e la terra, e gli alberi, gli animali, i mari e il firmamento.
Ah, già...e l'uomo.
E lo chiamò Beppe.

Non venne proprio bene: tozzo, rotondo, stempiato e con un bel naso pinnato...una frana!
No, non fu cosa buona e giusta.
Al secondo tentativo non gli andò meglio: migliorò la forma, ma perse in sostanza;
deluso, buttò nella pattumiera tutto il cucinato.

Anche il peggio passò alla storia: dall’ammutinato Lucifero alla coppia di fessacchiotti, l’Adamo ed Eva, che persero il Paradiso per una mela ma, ancora oggi, li si ricorda;
come per il Caino, che accoppò il fratello perché era un gran ruffiano e cercava sempre di far bella figura con il principale.

Nel bene e nel male, tutti si trovarono una comoda sistemazione ed ebbero sprazzi di luce a illuminarli.

Solo il Beppe non capì: perché, per cosa, i due Cherubini, prima gli sfiammarono il culo con delle spade ardenti, poi lo calciarono fuori dal locale.
E di lui nessuno mai portò ricordo, che anche per quel Caino Dio ebbe a raccomandare di non toccarlo, ma il Beppe no: “E Dio disse «Sia zerbino!”; e sotto i piedi rimase.

Da allora, in qualche modo gli riuscì di generare, di rimbalzare prole da riproduzione all’altra, di mantenere traccia del primo orrore - se non errore - del Divino Creatore.
Scampò al diluvio: catalogato come animale, fu imbarcato e accoppiato a una femmina di gorilla.
Emerse dalle acque, gli riuscì di stare a galla, mai in prima fila, neppure tra le quinte: la maglia nera della staffetta evolutiva, addirittura dietro a Fantozzi!

Passarono i giorni, si alternarono le notti e il rincorrersi del sole con la luna.

La soluzione omeopatica chiamata Beppe, sempre mantenne il suo profilo: basso mai, visto il naso, ma certamente assai piatto, di nulla spessore.
Seppure primate, con il primato del primigenio avo, a essere stato modellato dal Padreterno, nulla rimane di tanto, oscurato addirittura dalla fama demoniaca di personaggi sanguinari: da Gengis Khan sino ad arrivare a Hitler, Stalin e Mao.
Quasi che l’importante sia sempre al servizio del detto: che se ne parli male, che se ne parli bene, l’importante è che se ne parli.

E del Beppe, nisba!

La stirpe del Beppe strinse i denti, e andò avanti, sul saggio “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia!”.

Passarono i giorni, si alternarono le notti e il rincorrersi del sole con la luna…sino ai giorni nostri.

Un altro Beppe occupa quest’angolo di tempo, sempre fedele al destino degli avi.

“[…] Edgar era stato dimenticato dall’ospite precedente, nella camera d’albergo di Werne, nel Land tedesco del Nordreno-Vestfalia; si era mimetizzato talmente bene sulla carta da parati verde della stanza, che il suo accompagnatore era ripartito senza rendersi conto dell’assenza”.

Edgar è un camaleonte…tenera e simpatica bestiolina, abile nel confondersi nell’ambiente che abita.

Beppe ne provò subito simpatia e complicità: qualcosa li accomunava.

SI ricordò un’esperienza simile, al lavoro;
attardatosi in ascensore, fermandola per aspettare l’arrivo di due suoi importanti superiori, schiacciato sul fondo per lasciar loro spazio, fu ignorato: quelli continuarono nella conversazione, senza minimamente avvertire la sua presenza, e sbarcarono lesti dalla cabina appena al piano.

Il Beppe guardò attentamente le pareti: erano grigie.
Come Edgar, su altro colore: confuso nella tappezzeria.

Nel momento invece, che la disgrazia può essere d’aiuto, non funziona: se la fortuna non lo vede, la sfiga, chissà perché, chissà come, lo punta sempre bene.

Sfig(ur)ato nella carne, Beppe cerca riparo nello spirito, nelle parole del Padre Superiore:

“[…] Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò”.

Rincuorato da questo, commosso, con la lacrimuccia che spuntava dall’occhio, rivolse lo sguardo al cielo.

«…a sua immagine…allora….allora…tu sei bello come me!»

“Una forte scossa di terremoto è stata avvertita poco dopo le nove a Milano; paura nel Nord Italia”.

No, forse non è il caso di prendere sempre tutto alla lettera.

Beep…beep…beep.

Ussignur, è arrivata una Mail.

“Causa scossa di terremoto, s’invita il personale a non usare l’ascensore”.

«No, no…non la prendo, l’ascensore» mormora il Beppe.

Tanto poi non lo troverebbero.
Come per il povero Edgar.

Picinin, brut e cativ…piccolo, brutto e cattivo.

Io, secondo me...26.01.2012

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