«Ciao, sono Moroni.»
Ce l’avevo quasi fatta, anche se solo nel sogno: me la stava dando!
Lei, una vera dea: i migliori pezzi della catena di montaggio del Creatore;
un lato “B” superbo, una formazione a mandolino tra la chiappa di Jennifer Lopez e la mitica “Pippa”, la Philippa Charlotte Middleton, sorella di Catherine, duchessa di Cambridge, moglie del principe William;
le labbra, due polpe rosso fuoco, tra Angelina Jolie e Ilary Blasi e così andare, dal tettume capezzoluto ai trampoli, che a starci sopra vengono le vertigini: divino!
La aspettavo, la rimiravo mentre si avvicinava a me, lasciando cadere velo dopo velo e mostrando tutto quel ben di Dio.
Io ero al culmine della fregola: occhi a palla, che schizzavano dalle orbite, lingua che frustava l’aria e bava alla bocca, con il corpo a polpetta e i mutandoni ascellari a pallini rossi, che faticavano a contenere la contentezza.
Poi, il cono d’ombra e una faccia da scemo che più non si può.
«Ciao, sono Moroni.»
Gli occhi si sgonfiano, la lingua rientra nella guaina e la saliva nel serbatoio, così come si affloscia l’orgoglio della bandiera.
«E tu, che cazzo ci fai nel mio sogno!» lo apostrofo con rabbia.
Per niente turbato d’avermi privato dell’onirico amplesso, risponde beato.
«La parola di Dio è stata travisata e il cristianesimo dei due millenni è stato corrotto, riveduto e corretto secondo edizione di convenienza! Nella fioriera del tuo balcone troverai sepolte delle tavole, dove scritta la storia dell’esodo di una tribù d’Israele a Cologno Monzese, 600 anni circa prima della venuta di Cristo. Loro hanno portato e custodito le tavole, dove scritta la vera legge. Tu sei stato nominato Profeta, per portare l’Evangelio in mondovisione!»
Ancora in pieno travaglio orgasmo-ormonale, rispondo sgarbatamente: «Frega niente!!»
«Le tavole sono d’oro» risponde.
«Ciumbia! Caro Moroni, hai trovato la persona giusta: fidati… ghe pensi mì!»
Sogno tranquillo, ora tra soffici cuscini e lenzuola di seta, mentre discinte odalische mi fanno aria con ventagli di morbide piume di struzzo.
Brillo e sfavillo come un cristallo Svarosky; merito della doratura: catenona con crocefisso, anello che pare un fanale, braccialetto a maglia gigante, orecchino catarifrangente, montatura di occhiali e dentiera giallo paglierino, orologione a cipollona extra large, diadema a forma di serto imperiale, con foglie d’oro grandi come quelle di fico… come mi sento io.
Riecco che ritorna, la bonona.
Durante l’assenza ha messo su carne, che solo a scalare il monte di Venere e arrivare in… tetta, mi sento agitato e strizzato, come nella centrifuga della lavatrice.
«Ciao, sono Gabriele… la mano sinistra di Dio.»
Questo è più tosto, mette soggezione.
«Piacere, io sono Beppe» rispondo un poco intimorito, nascondendo la vergogna e le vergogne sotto il lenzuolo, che improvvisamente monta a neve come la meringa e tremola come budino.
Accidenti: mi ero dimenticato della bonazza.
Prima Moroni, poi Gabriele… uno proprio non è libero di sognare gnocche in santa pace!
Sotto le coperte c’è un terremoto e fatico a dissimulare imbarazzo verso il Gabriele: non so come fargli capire che non sarebbe il momento… tornasse più tardi, grazie.
Niente da fare: continua ostinato.
«Tu sei stato nominato… »
E ti pareva: deve essere parente di quello di prima.
«…Profeta, per portare l’Evangelio in mondovisione» concludo per lui.
«Beh…sì... lo sapevi già? Vabbè… leggi e impara a memoria quel che scritto sui rotoli di pergamena, che ti mostrerò; poi ingoiali, per cancellarne traccia!»
Pian piano Gabriele scorre i vari foglietti scritti in bella calligrafia: la “vox Dei”;
un lungo elenco di divieti, che si faceva prima a vergare quanto e poco restava da poter fare.
A seguire, le maledizioni e gli anatemi, le pestilenze, le esecrazioni e le condanne verso un libero arbitrio per nulla tollerato.
“Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: spezzategli l’osso del coppino e le falangette delle dita!”
Roba da far accapponare la pelle, e non era certo per i brividi di quella che - sempre in sogno - mi stava sotto la coperta.
Da sogno a incubo, neppure a lei riusciva il resuscitare natura morta.
«Dio li distrugga! Essi sono fuorviati. I miscredenti avranno il castigo del fuoco!» tuona un alterato Gabriele, agitando lo spadone, che continua a fare scintille, come l’acciarino usato per accendere i fornelli.
Ci deve aver preso gusto nel menare le mani, durante la “rivolta ai cornuti”, quelli che si ribellarono a Dio.
«O credenti, non sceglietevi per alleati quegli sfigati: Dio non li ama!»
La pergamena comincia a prendere una brutta piega.
“L’Ultimo Giorno non verrà finché gli eletti non li combatteranno e non li uccideranno; si nasconderanno dietro una pietra o un albero e la pietra o l’albero faranno la spia: occhio, c’è n’è uno nascosto dietro di me… accoppalo! Solo uno gli darà asilo e riparo: l’albero di Gharqad“.
Non so perché, ma Gharqad mi è simpatico.
Gabriele c’ha preso gusto e, tutto congestionato che pare un pomidoro al mercato, trafelato e sbuffante per la tiritera, conclude, ammonisce e raccomanda.
«Letto e divulgato: impara a memoria, ripeti e vai a predicare la lieta novella!»
«Caro Gabriele, quei cornetti che ti spuntano dal parrucchino mi sembrano sospetti; il codino rosso a punta di lancia, che sbuca da sotto il vestitino e gli zoccoletti caprini mi danno a credere che tu mi stia a coglionare!»
Con il pugnetto chiuso e l’indice teso verso… il basso, saluto e invito il travestito a tornarsene nella fossa.
«Uno, cento, mille Gharqad siano a mettere radici e difendere le pecorelle dai lupi. E il vero Dio è quello che non dimentica e ricerca anche l’ultima, quella smarrita. E che aspetta il ritorno del figlio prodigo, non che ne vuole la morte. Tutto il resto è macinato e farina del diavolo!»
Viva Gharqad, il giusto!!
Io, secondo me... 27.02.2012
mercoledì 29 febbraio 2012
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