Horresco referens. Rabbrividisco a raccontare;
“Mors et fugacem persequitur virum”… la morte raggiunge anche l'uomo che fugge;
Lo diceva Orazio: non il marito della mucca Clarabella, dei tanti personaggi fantastici di Walt Disney.
Quinto e Flacco, noto ai “Latinorum” del suo tempo come Quintus Horatius Flaccus: per noi, acerbi studenti dei miei tempi di banco, l’Orazio.
Non un normale baio-bao, micio-micio, ma un “er mejo”, dei poeti dell'età antica: elegante nello stile e pungente per ironia;
cui sono oggi a chieder perdono, augurandogli proseguo d’eterno e, soprattutto, sereno riposo;
in pace e tranquillità, spoglio da incubi e d’agitazione sepolcrale, nell’aver avuto in me il massacratore della lingua sua, ai tempi di mio scolastico macellare di latina grammatica.
Da par mio, spero vero sia il detto “Mortui non mordent”, i morti non mordono, che altrimenti sarei spolpato dal suo volersi vendicare.
Alfine, sfortunato Maestro caro, a modo mio sono a ricordarti;
da vecchio che, non potendo far retrocedere anni ormai dissolti, vi ritorno volentieri con la memoria, nell’essere “Laudatores tempore acti”: nostalgico del tempo passato.
Magister… avevi ragione: la morte corre sempre più veloce e il vile lo prende prima, perché corre in ginocchio!
Maestro, come te il buon Virgilio raccomandò attenzione, che “Latet anguis in herba”, nell’erba sta nascosta una serpe.
L’erba mia, rimpianti avi, si chiama Eurabia, quel posto che ben rappresenta la frase dell’anonimo:
“In praetoriis leones, in castris lepores”.
Nel palazzo leoni, nell'accampamento lepri.
Dentro le mura contano e impilano monete, digrignando i denti e difendendo quelle, peggio del cane che con la ciotola del mangiare.
Fuori, vigliacchi come non mai, nel non avere tanta difesa e timorosi che quel tesoro gli sia sfilato.
Lasciano alle volpi libertà di assalire altrui pollai, pensando di essere così al riparo e continuare a far frittata, con le uova d’oro dei polli loro;
ormai il sole ha cambiato posto, e l’ombra che allungava il nano ormai non nasconde più il verme che è.
“Il Real Madrid ha scelto di eliminare la piccolissima croce, che dal 1920 appariva sul suo stemma”.
Vabbè, verrebbe da dire: anche l’occhio vuole la sua parte e una riverniciata alla facciata magari svecchia un poco e ci si allinea con i tempi e i suoi nuovi simboli.
Fosse solo questo, passi, ma il motivo è ben più gretto e meschino, coinvolgendo non solo la crosta, ma l’intero motivo di quadro e dell’opera;
“ […] ostacolo alla costruzione di un fantasmagorico impianto turistico miliardario nell'isola di Ras-al-Khaimah degli Emirati Arabi Uniti”.
Peggio di Esaù, non stiamo svendendo la primogenitura, ma il culo per intero!
“[…] alberghi e ristoranti di lusso, piscine e campi sportivi, un piccolo stadio che si affaccia direttamente sul mare, un parco a tema e un museo del Real Madrid”… valgono bene un inchino?
Indocti discant et ament meminisse periti… imparino gli ignoranti e, quelli che sanno, amino di ricordare!
Così nel piccolo così nel grande: errore madornale credere insignificante un refolo di vento, quando è da quel poco e nulla che nasce ogni uragano.
E neppure è prima volta.
Appena dietro l’angolo, dicembre del 2007;
"L’Inter offende i musulmani [...] la maglia bianca con la croce rossa sul davanti, adottata in occasione del centenario della società. […] è un attentato all'Islam […] un avvocato turco, Barsia Kaska, ha chiesto alla Uefa di multare la società […] ricorda il simbolo dei Templari”.
Fosse stata solo la sparata di un pirlotto, passi, ma…
“[…] si sono accodati diversi mezzi d’informazione turchi che hanno accompagnato la foto della maglia con le immagini dei monaci soldati […] maglia razzista […] ricorda giorni sanguinosi”.
E poi, il massimo della “presinculite”:
“[…] una forma esplicita di superiorità razzista di una religione”.
Fatto calcolo del come sono stati trattati i cristiani da loro - sgozzamenti e sparamenti compresi - vien da chiedersi quanto scemi siano per evoluzione e quanto per dote genetica.
E sarebbero sti... "mamelucchi", che si vorrebbe far entrare nella Comunità Europea, con la complicità di una banda di fessi nostrani “de noatri”, che tiene aperto la porta!
Diverrebbero “Imperium in imperio”: uno Stato nello Stato.
Tuto questo però è la frana: il sassolino che la provocò iniziò da allora, in quel fatidico 26 Giugno 2005, quando persino la Croce Rossa, per superare le “differenze religiose”, sostituì lo storico e tradizionale segno con un cristallo rosso.
Il baratto della sostanza per la forma, l’identità per il vestito!
Per non offendere, restiamo offesi, meritevoli del passare da “Homo Sapiens Sapiens” a “Calabraghensis Minus Habens”… calabraghe minorato.
Dalla testa, eccoci arrivati ai titoli di coda;
Ecco il “Memento mori”, il rammentar che qui si appresta a morire Il mio scrivere e, nell’attesa di “Ire ad patres”, di andare dagli antenati, arrivato sono alla fine.
In cauda venenum… nella coda, il veleno.
Io, secondo me... 02.04.2012
martedì 3 aprile 2012
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