Don Formentonto
Mi par di vedere e pure
sentire, il portavoce dei transumanti, ordinare:
«Col cazzo a Cagliari… si
va a Reggio!»
Certo non da dire a un
tedesco, al francese o all'inglese, a spagnolo, greco o a turco, ma al
comandante italiano, sì.
Dai l’indirizzo: lo programmi come il navigatore
che si usa in automobile.
Nel paese degli
“scodinzolotti”, puoi lanciare il bastoncino, che vanno a raccoglierlo.
«Vogliamo andare in
Calabria, non in Sardegna. Sterza capitano!»
ARROGANZA.
La nave ha virato di bordo
e si è diretta a Reggio Calabria.
Dico: una nave, mica un tandem,
un taxi o il pulmino della Caritas o dei bambini dell’asilo!
Verrebbe da pensare
all’imperativo di un Ammiraglio o un dirottatore.
«Manco p'ò cazz!» direbbero
a Napoli.
«L'è rivaa el padrun de la
melunera» avrebbero detto i nostri nonni, a Milano: il padrone del campo dei
cocomeri, per indicare un prepotente.
Leggo:
“[…] 550 immigrati,
imbarcati a bordo della nave Bourbon Argos, di Medici Senza Frontiere, hanno
inscenato una rivolta […] scoprendo di essere diretti alla volta di Cagliari
[…] ma ha dovuto invertire la rotta, dopo le proteste dei passeggeri”.
Sempre dal buon dialetto
milanese... Padrun cumanda, caval el trota: padrone comanda, cavallo trotta.
Peccato che neppure abbiamo
del cavallo, ma più dell’asino!
L’ennesima figura di merda
e un rafforzativo, per chi ormai vede nell’iali(di)ota paese quello del
Bengodi, dove il masochismo è alla ricerca del sadico.
Se questa è gente che fugge
da guerre, persecuzioni, miseria o altro, fanno presto a cambiare pelle e da
pecore diventare leoni.
E non sono casi isolati.
“[…] quella struttura, a
San Rossore di Pisa, è troppo isolata dalla città e non c’è neppure linea
wi-fi. In quell’altra, un hotel a Campiglia Marittima (Livorno), vivono già
anche donne sposate e per la religione islamica non si può convivere con loro,
inoltre la cucina è in comune e le camere sono un po’ strette”.
Inammissibile questo peggioramento
della logistica rispetto alla precedente sistemazione, in Sicilia: non uno
spazio dove cucinare autonomamente e il dover alloggiare in camerette d’albergo
e non in spazi più ampi, com’erano abituati nel precedente soggiorno.
E senza wi-fi.
Anche qui, calate le braghe,
eccoli accontentati e sistemati in mini
appartamenti, solitamente utilizzati per le vacanze.
ARROGANZA.
Questa è la parola che più
si adatta a personaggi che tutto hanno, ma non del disperato.
«E io pago!» diceva un
comico come Totò, ma ora la frase non fa più ridere, perché oltre al danno c’è
restituita la beffa, dalla marmaglia.
E non è questione di
razzismo: sono fatti, ben documentati e provati, freschi di questi ultimi mesi.
ARROGANZA.
Spostiamoci nel tempo del
mese “marzaiolo”;
Il copione non cambia e
continua la ricerca dell’”erba voglio”, quella che si diceva non crescesse
neppure nel giardino del re.
Ma in Italia, sì.
“[…] circa 300 immigrati,
ospiti del Cara (il centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Sant'Anna
di Isola Capo Rizzuto, hanno inscenato una manifestazione bloccando la statale
ionica 106”.
«VOGLIAMO il wifi libero
nella struttura, più denaro, in luogo dei pocket money e le lasagne fanno
schifo!»
Nel mese di aprile, altro
posto stessa storia.
“[…] Borgetto, rivolta nel
centro di prima accoglienza […] trasferiti in un hotel tre stelle, rifiutano
l'alloggio. Protagonisti alcuni nigeriani richiedenti asilo politico,
trasferiti da Geraci Siculo a Corleone […] nonostante la sistemazione fosse più
che buona (ex hotel Belvedere di tre stelle, panoramico, immerso nel verde e a
soli 600 metri dal paese) […] si sono rifiutati di scendere dal pullman perché
ritenevano la sistemazione troppo isolata e hanno PRETESO di essere trasportati
a Palermo".
Mentre lo Stato (noi)
risparmia per ogni cosa che riguarda la sanità, l'istruzione e la sicurezza in
particolare, per i migranti non c’è crisi che tenga e, peggio: l'hanno sempre
vinta.
ARROGANZA.
Peschiamo sempre nel
torbido.
“[…] quarantasette migranti
- giovani e in ottima salute - provenienti da Napoli, giunti in pullman davanti
all'albergo Janas di Sadali, un piccolissimo paese della provincia di Nuoro,
cui erano destinati, hanno organizzato la rivolta: per tutta la notte hanno
bivaccato davanti all'albergo, rifiutandosi di entrare dentro. Non ne vogliono
proprio sapere di stare in un paese con meno di mille abitanti, lontanissimo e
mal collegato dai grandi centri dell'Isola […] non si stancano di ripetere che
VOGLIONO andare in una grande città della penisola o almeno a Cagliari dove ci
possiamo muovere agevolmente […] qualcuno ha minacciato di tagliarsi le vene se
non fosse stato portato via”.
Ma da dove cazzo sono
arrivati questi?
Forse che sono partiti dal
paesello con pestilenza, carestia, guerra e persecuzioni per avere il wi-fi, la
paghetta e sputare sulle lasagne nel piatto?
Probabilmente, se andiamo a
cercare, tanta gente di casa nostra sta peggio, dai pensionati con la minima
agli anziani, dai disoccupati a quelli che, in fila per ricevere una casa, si
vedono continuamente scavalcati per “motivi umanitari” e tanti vanno a raccattare
avanzi dopo che i mercati rionali chiudono e lasciano la roba invenduta e mezza
marcia.
Senza contare quelli che
dormono in macchina - se ancora non è stata pignorata - perché lavoro e casa sono
ricordi di tempi migliori, prima della caduta - loro sì - in disgrazia.
Mazziati e cornuti, quando
pure un Alfano qualunque arriva a grattarsi la pelata, con una domanda
esistenziale.
«Come mai questi stranieri
sono giunti a Sadali contro la loro volontà? L'accoglienza non può essere fatta
con questo PRESSAPPOCHISMO!»
Una «Sta minchia!» in
risposta ci scappa.
Forse che la sua politica
“spannivendola” non puzza di pressapochismo?
L’invasione delle
cavallette ce la dobbiamo smazzare noi, che l’”unione” europea si defila,
chiudendo frontiere, mettendo paletti, muri e filo spinato: quelli che da noi
sono profughi, improvvisamente diventano “clandestini”, da respingere!
I centri di raccolta
collassano, gli sbarcati s’incazzano, per il pessimo servizio di alberghi, menù
e mancetta e danno di matto.
Urge soluzione: idee poche ma
confuse.
L’ideona arriva allora a
qualcuno che ha “sniffato” roba tagliata.
Carichiamo, arriviamo
all’improvviso e lasciamo il “pacco” in palazzine, residence e comuni, che si
trovano da un momento all’altro a maneggiare la patata bollente.
Ti svegli la mattina e ti
trovi i nuovi vicini di porta, di casa o di quartiere.
La cosa brucia, quando
neppure ti hanno preparato al colpo con una prima spalmata di vaselina.
Affanculo vanno le tue
attività, il turismo, dove è d’uso, il valore dei tuoi beni e i servizi che,
già carenti nella quotidianità, vanno a puttane nell’emergenza.
E la frase dell’Angelino ha
sapore dello sfottò… l'accoglienza non può essere fatta con questo
pressappochismo;
ma è come al tempo
dell’olio di ricino, quando la purga te lo facevano ingoiare di forza.
Questa non è demagogia, e
neppure populismo.
Questi sono FATTI e non c’è
pressapochismo nell’esporli… casomai, sintesi, che gli episodi si sprecano.
La ciliegina sulla torta ce
la mettono poi quelli alla “franchino” Formenton, il “Don”, parroco di
Sant'Angelo in Mercole a Spoleto.
Il Gianfranco appiccica un
bel cartello sulla porta della chiesetta sua:
“In questa chiesa è vietato
l'ingresso ai razzisti. Tornate a casa vostra”.
La tonaca ha voluto così
replicare ai cittadini di Quinto di Treviso, che si erano opposti
all'insediamento di un centinaio di clandestini nelle villette adiacenti alle
loro.
La nera sottana ha pure
lanciato l’anatema della sfiga, in tipico carattere inquisitorio dei bei tempi
dei focherelli e dei roghi.
“Ero straniero e non mi
avete accolto... lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno".
E già… il fuoco… che
nostalgia è, caro Gianfranchino… ti ci vedrei ben ai piedi della pira, con il
fiammifero in mano.
Caro “carbonella”, ricorda
che quella dove stai è la casa di Dio e tua: ce l'hai in "comodato
d'uso".
Se tu, con arroganza,
pretendi di far entrare o lasciar fuori qualcuno, vuoi che io no, per casa mia?
Chiami razzista gente
esasperata, cui è stato imposto con la forza non di “accogliere”, ma di “raccogliere”
quel che tutta Europa rifiuta, ma ci si può guadagnare.
Mafia Capitale ha insegnato
che “con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”.
Che dici, li arrostiamo un
pochettino oppure hanno la tua benedizione?
Alla fine, sempre accoglienza
è stata.
“In questa casa è vietato
l'ingresso a preti Formentonti. Tornate a casa vostra”.
Frank, mi presti due
chiodini, che lo devo appendere sulla porta di CASA MIA?
Io, secondo me... 22.07.2015
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