Black Flag
«È mezzanotte e tutto va
bene!»
La sera, dopo aver sbarrato
gli accessi, la ronda passava sugli spalti e pronunciava la rassicurante frase.
Porte chiuse o ponte
levatoio alzato: non si entra e non si esce.
Ci si sentiva al sicuro
allora, nelle fortezze con le ciclopiche torri, la cinta coronata dai merli, rialzi
in muratura eretti a intervalli regolari, che coronavano i possenti muri
perimetrali zeppi di feritoie, da dove far piovere frecce sugli eventuali
assalitori.
Nei punti strategici, calderoni
pronti a far bollire olio e pece, da versare sul groppone e “squamare” i
furfanti che volessero scavalcare.
La “Fortezza” Italia è
sicura.
“!” per gli “Alfarenzi”.
“?” dico io.
«In 1/2 ora e tutto va
bene!»'
A febbraio il presidente
del Consiglio, in studio da Lucia Annunziata, affermava che gli sbarchi di
migranti non sono un problema per quanto riguarda il terrorismo di matrice
islamica.
Evoco il buon Fausto
Biloslavo, penna eccellente de “Il Giornale”, e il suo articolo del 17 aprile:
“[…] li hanno buttati in
pasto ai pesci, perché erano cristiani. Dodici disgraziati, con l'unica colpa
di credere in Gesù, sono morti annegati dopo essere stati scaraventati in mare
dai compagni musulmani di viaggio […] la strage è stata provocata dall'odio
religioso […] i cristiani superstiti della Nigeria e del Ghana hanno raccontato
in lacrime la mattanza”.
Sto pensando a questi
coglioni, quando sbarcati sul suolo italiano, penisola e piattaforma in mezzo
al mare… un gommone un poco più grande: quanti altri cristiani da buttare a
mare!
Se non hanno avuto pietà di
compagni di sventura, con che animo e come si comporteranno su un barcone più
grande, con più infedeli?
Il fardelli dei disperati
sono colmi di violenza, estorsioni, ricatti a non finire;
per le donne - mogli,
figlie, madri o fidanzate - abusi e stupri;
repressioni se ti ribelli,
fino all’abbandono, se diventi un peso: peggio di un cane, che almeno lo
lasciano sull’autostrada.
Sull’acqua, solo Gesù sia
riuscito a camminarci sopra, ma i comuni mortali affondano, tanto che neppure i
pesci tengono più la conta di quanti sono diventati loro pasto!
Partiamo dalla piramide…
quella di Maslow,
non d’Egitto.
Il nostro Abraham, ne ha
costruita una che, se non è come quella dei Faraoni, non è meno importante.
Negli anni '50, ha
elaborato una teoria denominata "scala dei bisogni" o "piramide
dei bisogni" e ne spremiamo il succo:
“[…] si presentano secondo
una precisa scala gerarchica, e un bisogno di livello più elevato non è
motivante per un individuo se egli non ha soddisfatto prima i bisogni di
livello inferiore”.
Come dire: sono organizzati
secondo una precisa graduatoria, per cui uno è irrilevante sino a che sono soddisfatti
quelli di livello inferiore, nella scala di priorità.
“[…] alla base della
piramide vi sono i bisogni fisiologici, legati alla stessa SOPRAVVIVENZA
DELL'UOMO: fame, sete, riposo, riparo […] solamente quando appagati, sorgono
nell'individuo le altre necessità di livello superiore”.
Ebbene, l’imperativo di chi
è sul gommone dovrebbe essere solo uno: sopravvivere… e lascia vivere!
Sofismi, filosofia, la
religione e cazzeggi derivati, sono zavorra.
Se devo combattere per
rimanere vivo - e ci tengo - non mi frega un cazzo di dove uno porta il culo a
pregare.
Se no, allora vuol dire che
la mia vita non è importante, quanto il servizio a un dio-padrone.
«Getterò il terrore nei
cuori dei miscredenti. Colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le
falangi […] Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi!»
Getterò il terrore… non a mare
ma qualche pirla zelante c’è sempre e ogni villaggio ha i suoi scemi.
Ma “gli sbarchi di migranti
non sono un problema per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica”.
Insomma, Renzi come Alfano:
«Nessun jihadista sui barconi!»
Fino all’arresto di Abdel
Majid Touil, il marocchino che ha pianificato ed eseguito il tirassegno al
museo del Bardo di Tunisi,
con ventidue morti innocenti: sui barconi, era arrivato per ben due volte, nel
nostro Paese!
Da allora, ecco partire la
giostra dei “distinguo”, del “sono stato frainteso”, quando non al darci degli
ignoranti, perché “non abbiamo capito” o tradotto peggio l’Angelinpensiero o il
Renzipontificare.
I “Ponziopilati” hanno
individuato prontamente il nocciolo del problema, la causa di tutti i mali, ciò
che attira i fulmini su di noi.
“[…] ospitare la massima
autorità del Cristianesimo e la vocazione filo atlantista e la tradizionale
amicizia dell’Italia con gli Usa sono due dei principali elementi che
esporrebbero il nostro Paese al rischio di attentati, come confermato anche da
fonti d'intelligence israeliane e americane”.
Mai visto delle talpe
peggiori di queste.
Anche dovessimo esiliare il
Papa e la sua Curia a Lampedusa e interrompere ogni “compagnia di merende” con
l’”O’bamba” americano, non sposteremmo l’asticella dell’allarme rosso di uno
sputo!
L’Occidente ha una banda di
ciechi e “minus habentes” mostruoso, in politica estera e conoscenza del nuovo
corso degli avvenimenti e dell’evoluzione in Medio Oriente.
Abu Bakr al-Baghdadi è nato
dai lombi di questi imbecilli, che l’hanno generato, allattato e armato.
Obama lo ha foraggiato, per
rovesciare il “crudele” Assad di Siria: la sola amministrazione Obama ha
investito un miliardo di dollari nei gruppi anti-Assad e partecipato all’addestramento
di circa diecimila combattenti;
con prontezza volse le
spalle a Mubarak, in Egitto: perfetta banderuola al servizio di dove tira il
vento.
Ci volle un generale con i
controcoglioni, Abdel Fattah Al Sisi, per spuntare le unghie ai “Fratelli musulmani”…
fratelli di Abu Bakr al-Baghdadi, sicuramente.
Un capolavoro di
destabilizzazione lo fece un nanerottolo: Nicolas Paul Stéphane Sarközy de
Nagy-Bocsa. Il “Nicolino” francese, con il nome più lungo della sua altezza,
quando mandò affanculo l’equilibrio dell’intero scacchiere mediterraneo,
facendo ammazzare Gheddafi.
Quelli che noi definiamo
dittatori, erano e sono i “tappi” che chiudevano le fogne.
Tolto il tombino, tanti scarafaggi
- che aprono negozietti in franchising, “ISIStyle” - ce li troviamo ora in casa
e la disinfestazione non sarà facile!
Al-Dawla al-Islāmiyya ha
avuto padrini Occidentali, che ora hanno un bel daffare nel cercare di negarne
paternità.
Il Califfato, guidato dal
califfo Abu Bakr al-Baghdali, con capitale Al-Raqqa, una propria moneta, il
Dinaro dello Stato Islamico, un proprio inno nazionale e un proprio motto.
Bāqiya wa Tatamaddad… CONSOLIDAMENTO
ed ESPANSIONE.
Il territorio si estende da
Aleppo, nel nord della Siria, alla regione di Diyala, nell’est dell’Iraq: trentacinquemila
chilometri quadrati e oltre sei milioni di persone sotto il suo controllo;
con l’ambizione di fagocitare
il cosiddetto “LEVANTE”, cioè l’area del Mediterraneo Orientale: Siria,
Giordania, Palestina, Libano, Israele e Cipro!
Al-Dawla al-Islāmiyya, l’ISIS,
è il gruppo terroristico più ricco e potente del mondo: gestisce petrolio ed
energia elettrica, saccheggia città occupate, ricicla denaro e finanziamenti
privati derivanti da alcuni stati del golfo.
La litania è sempre la
stessa: l’ISIS lo schiacciamo quando ci pare, dicono i “generaloni”
occidentali.
Lo stesso del drogato:
«Smetto quando voglio!»
Il Jihadistan ha già messo
radici profonde… CONSOLIDAMENTO ed ESPANSIONE.
Ma le ha anche allungate.
Dopo la conquista di
Palmira, l’ISIS controlla più della metà del paese e i prossimi obiettivi saranno
Aleppo, dove sono presenti anche altre forze ribelli e la capitale Damasco già
parzialmente occupata.
Caduta questa, ci si
concentrerebbe su Bagdad.
In Iraq, acchiappata
Ramadi, hanno preso controllo dei rubinetti della diga sull’Eufrate: Baghdad
rischia di restare a secco e la sua chiusura addirittura creerebbe un’emergenza
umanitaria, costringendo le popolazioni a un esodo di massa, con conseguente
caos, dove gli jihadisti… sguazzerebbero.
La caduta di una capitale
così storicamente importante, darà al Califfato un enorme ascendente
sull’intera comunità sunnita mondiale e attirerebbe combattenti come mosche sul
miele, percependone il gusto.
Qualcuno obietterà:
l’Occidente non starà guardare e interverrà, quasi a dare l’impressione di un
gigante, che ancora scaccia delle mosche fastidiose ma, al momento giusto, le
schiaccerà.
Ci penseranno le cellule
dormienti, svegliate all’occorrenza, a rintuzzare l’attacco.
Con pazienza, le pedine
sono già state disposte e lo scacchiere europeo sarà messo a ferro e fuoco, con
azioni sincronizzate: fino ad ora abbiamo visto solo alcune (perfettamente
riuscite!) prove.
L’ISIS ormai è un cancro
che ha già prodotto metastasi.
In Libia continua la
propria avanzata allargando il proprio territorio attorno alle città di Sirte e
Derna e minacciando sempre più seriamente le città di Bengasi e di Misurata: la
conquista del paese ne farebbe la base della Jihad nell’intero Nord Africa e
nel Sahel, dove si ricongiungerebbe a Boko Haram e ai gruppi islamisti che
controllano vaste zone del deserto.
Intanto martellano la
Tunisia, per ammorbidirla e creare dissesto economico, per poi procedere alla
conquista territoriale.
I contemporanei attentati
alle moschee sciite in Yemen e in Arabia Saudita provano, senza ombra di
dubbio, che il Califfato picchia duro e dappertutto e anche i “fratelli” nella
fede, ma sciiti, vanno fatti arrostire;
In Yemen i qaedisti
controllano parte del paese e se non già fatto e subito, un’alleanza con il
Califfato, se non utile, sarà inevitabile.
L’esercito saudita ha
dimostrato di non essere preparato a terra e le buscherebbe da jihadisti pronti
al martirio.
Di Afghanistan e Pakistan è
quasi inutile parlare: martoriati dall’estremismo islamico dei Talebani e di
al-Qaeda, alleanza tra i Talebani e l’ISIS sarebbe come l’incontro naturale tra
il culo e la camicia.
Recenti attacchi da parte
di guerriglieri kosovari-albanesi islamici in territorio macedone, ne
denunciano contaminazione e ammorbamento. In Kosovo e Bosnia fanno comunella
con l’ideologia del Califfato. Attraverso i Balcani, vista l’instabilità e le
frammentazioni economiche e politiche della regione, l’ISIS vi entra bene, come
il verme nella mela.
CONSOLIDAMENTO ed
ESPANSIONE… ma tanto che viene facile, perché non dare qualche colpettino a
cerchio e botte, tanto per “marcare” il territorio, come fanno gli animali con
il piscio?
Solo da noi regna la calma,
come nell’occhio del ciclone:
“Gli sbarchi di migranti
non sono un problema per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica”.
Stiamo entrando nelle
tenebre della civiltà: dove questi hanno preso posto, il mondo è tornato
indietro di secoli e secoli: dalla scimmia all’uomo, ora il ritorno.
Credo che anche Abu Bakr
al-Baghdadi, come l’imperatore Costantino, abbia fatto un sogno e un a voce gli
abbia sussurrato che “In hoc signo vinces”…: con questo segno vincerai.
Una bandiera nera… sopra il
vessillo, la scritta in bianco, la Shahada, la professione di fede della
religione islamica:
“Testimonio che non c’è
divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muhammad è il suo Messaggero”.
La seconda parte della
Shahada è scritta sulla bandiera dell’Isis, all’interno di un cerchio bianco:
rappresenta il sigillo del
profeta.
Secondo la tradizione
Maometto avrebbe firmato così le lettere inviate ai primi califfi, così come i
documenti ufficiali da lui scritti.
Al-Baghdadi - il vero EREDE
DEI PRIMI CALIFFI ISLAMICI - ha voluto una scritta che richiamasse in modo
esplicito l’antica grafia musulmana utilizzata al tempo di Maometto.
Black
Flag… in hoc signo vinces!
Funziona.
Io, secondo me... 07.07.2015
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