mercoledì 2 aprile 2008

Le moscheE il cappuccino

Stavo facendo colazione in contemporanea con la lettura del giornale e il cornetto sospeso sulla tazza del caffellatte:
un occhio a tracciare mira per l'immersione e l'altro in rotazione camaleontica, a tenere puntato volo e rotta di una fastidiosa mosca, che non volevo c'avesse nulla a che fare con il mio, che le moscheE il cappuccino è matrimonio che non s'ha da fare.

Dai rumori di liquido in sommovimento e dallo smoccolare, ecco arrivare premurosa e allarmata, la mogliettina, certo sicura che, nella tazza, ci fossi finito io, e la fida cagnolina, speranzosa invece che, a cadere, fosse stata la brioche.
Come per la valvola della pentola a pressione, ecco la cara sposa battere sulla schiena, a cercare di sbloccare vie aeree per lo sfiato d'eccedente vapore, che mi stava gonfiando le coronarie, e andarsene solo al rassicurante fischio, che riporta la borbottante pentola di fagioli a più miti e sopportabili valori di bollitura.

Mai mi sono sentito tanto vicino al regno animale, parte di seppie e polipi, nel cambiare colore d'incazzatura e passando dal nero al rosso, dal viola al giallo ittero, dall'azzurro al violetto sino a coprire e sfumare tutti i colori dell'arcobaleno.

M'immagino la gioia della controparte, al ricevimento della scarsella con i denari:
"Salam eleik ! Grazie, grazie, grazie, alla grande...coglioNazione italiana, che ci ha fatto piovere tante palanche, e al cappuccino, che ama le mosche".
Qui deve esserci stato un errore di battitura, che manca la "e" finale, a non confondere con il dittero che, a sua volta, non ha parentela con il dattero, come il cappuccino è tonaca e non bevanda.
Ecco l'avverarsi d'antica profezia:

"Se la moschea non va al cappuccino, il cappuccino va alla moschea" !

Anche io, galvanizzato dalla notizia, vado ad aggiungere del mio e, non sapendo l'arabo, cerco di manifestare stesso entusiasmo in arabese, ossia, arabomilanese maccheronico:

- «Salam a lei, Giorg Al Butterin» altrimenti detto Giorgio Butterini;
- «bello il suo ricercare pecorella smarrita che, se la moschea non entra nel cappuccino, è lui ad andare alla moschea».

La notizia:
"Trento: raccolta fondi per incrementare la colletta a favore dell'imam locale, a sostituire la costruzione vecchia e angusta [...] questua promossa dalla comunità di base di S. Francesco Saverio, guidata dal padre cappuccino Giorgio Butterini [...] per la nuova moschea".
Ma Al Butterin non conduce una comunità, ma una comUMMAnità, dove la Umma rappresenta la comunità dei fedeli, sì, ma insieme e unità delle genti arabe.

- «AAAAAAAAAaaaaaaaaaaRRRRRrrrrrrrrrggggggg !!»,

neppure Tarzan riuscirebbe a coprire il mio urlo di battaglia;

- «Ma che cazzo mi si chiede a fare il contributo per la chiesa cattolica, quando poi i giorgini di turno, invece che sulla panca, mi fanno stendere sul tappeto, in direzione della Mecca ?!»

E poi, non è finita, che il Butterini si butta a pancia all'aria, si flagella gli zebedei, si siede sul paracarro della strada e urla e geme offrendo la cassetta delle offerte nell'orgasmo di un masochismo che si libera nel pannolone:

- «...come segno di penitenza dei nostri peccati».

Ma se ti sei fatto una pugnetta, a mano libera alternata, di nascosto e con il paginone della playmate del mese e con Playboy nascosto nel messale, purgati da te e, se proprio, cura il tuo di gregge, che d'elemosine lì troverai chi ingrassare, anche se, capisco, è preferibile coniglietta a pecorella.

Cambia gregge e, come diciamo noi meneghini, sotto la madonnina del Duomo:

«Ma va a ciapà i ratt !!»


Io, secondo me...02.04.2008

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